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da www.cosinrete.it



RIVOLUZIONE NONVIOLENTA



Capitini è stato l’introduttore e il propagatore della nonviolenza in Italia e il primo anche in occidente, mentre si svolgeva in oriente l’esperienza di Gandhi.

Dalla fine degli anni venti del secolo scorso, la scelta della nonviolenza, scelta personale, religiosa e politica, insieme al rifiuto totale del fascismo, lo condussero a studiare e riflettere sui due grandi sistemi che governavano il mondo, quello liberale capitalista e quello socialista collettivista.

L’opinione che ne ricavò fu di insufficienza per ambedue, ma di possibilità di trarre da esse l’esperienze migliori, la democrazia degli uni e la giustizia sociale degli altri, per costruire un nuovo sistema politico e sociale, fondato sulla nonviolenza, che chiamò liberalsocialista.

Per raggiungere questo obiettivo, Capitini parlò chiaramente della necessità di compiere una rivoluzione, che fosse però diversa dalle altre fatte finora.

Una rivoluzione nonviolenta, che coinvolgesse tutti, anche i deboli e gli esclusi, ma che fosse totale.

Uno dei suoi maggiori crucci era che i detentori del potere non avessero paura dei nonviolenti, giudicandoli innocui.

Si è visto poi che con la nonviolenza sono stati raggiunti molti scopi di libertà e di uguaglianza e che quindi ha funzionato come metodo.

Non c’è stato ancora un esempio di rivoluzione nonviolenta totale, con la presa del potere e la costruzione di uno stato libero e socialista come voleva Capitini.

Non sappiamo quindi se, toccati nel punto debole, i capitalisti riserveranno ai nonviolenti lo stesso trattamento riservato ai comunisti.

Dei quali in effetti continuano a temere, essendo stati finora gli unici capaci di toglier loro completamente il potere, magari per farne un uso eccessivo, copiando troppo gli esempi dei potenti spodestati.

Il termometro di questo timore lo vediamo nell’impegno quotidiano dei media capitalisti a demonizzare, con gli aggettivi più truculenti, il comunismo e i suoi esponenti.

Quanto a Capitini, per ora si limitano a ignorarlo.