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DEMOCRAZIA DAL BASSO NEI COMUNI

In questo periodo di ricerca a sinistra sui modelli da seguire per un lavoro rivoluzionario nonviolento, che riparta dal basso sulle macerie dei vecchi partiti, ci sembrano attuali le concrete risposte e proposte di Aldo Capitini, scritte per una lontana discussione sul tema, sollecitata nel 1963 da alcune domande della rivista "Il potere è di tutti" ai sindaci di Todi e Passignano. 


Osservazioni di ALDO CAPITINI sulle risposte date dai Sindaci di Todi e Passignano sul Trasimeno a domande sui C.O.S. il Centri di Orientamento Sociali




a) Per il Sindaco di Todi, prof. Vittorio Antonini, e il Sindaco di Passignano, prof. Maurizio Cavicchi, l'organizzazione di riunioni saltuarie aperte a tutti è il massimo di democrazia attuabile e possibile nei loro Comuni: pur ammettendo il valore di tali riunioni facciamo notare che sono sempre iniziative che partono dall'alto, non periodiche e limitate sempre ai problemi che pongono gli amministratori e non gli amministrati.

Inoltre, poiché sono iniziative non obbligatorie, restano legate al costume e alla sensibilità politica degli amministratori, i quali nella grande maggioranza dei casi ne fanno tranquillamente a meno.

Noi vorremmo invece che l'impegno di consultare gli amministrati periodicamente e di rispettare la loro volontà fosse presente nei programmi elettorali dei partiti rinnovatori e che il mantenere fede a questo impegno fosse il filo conduttore della loro politica amministrativa.

b) Il prof. Cavicchi afferma che la struttura antidemocratica del Comune rende impraticabile una vera vita democratica del Comune stesso. 

Ma questa struttura è parte integrante dello Stato capitalistico e credere di trasformarla senza trasformare lo Stato è una illusione riformistica vecchia di anni e destinata a rimanere illusione. 

Gli elementi rinnovatori che siedono nelle Amministrazioni dovrebbero secondo noi favorire con i mezzi a loro disposizione il sorgere e la vita di quelle forme di autogoverno destinate a trasformare dal basso sia la struttura dei Comuni che quella dello Stato. 

c) Il prof. Cavicchi afferma che i propugnatori dei C.O.S. non sanno spiegarsi il fallimento dei C.O.S. sorti nel dopoguerra. 

Noi sosteniamo che i C.O.S. sorti nel dopoguerra rispecchiavano la coscienza allora diffusa della necessità di trasformare lo Stato italiano accentrato e autoritario in uno Stato in cui il potere fosse ampiamente decentrato e accessibile a tutti. 

I C.O.S. sono falliti perché nei partiti cosiddetti rivoluzionari (fallacemente impegnati a conquistare il potere o con la violenza o con le elezioni) mancò una coscienza rivoluzionaria che valutasse le possibilità e la necessità dei C.O.S. come organismi di potere dal basso. Poiché ancora oggi la necessità di trasformare lo Stato, benché meno cosciente, pur tuttavia sussiste, e poiché i partiti non sanno che proporci le solite cose, noi insistiamo sulla attualità dei C.O.S. 

d) Il prof. Cavicchi sottolinea il fatto negativo rappresentato dalla non ufficialità e dalla non vincolatività delle Consulte, cioè dal fatto che non essendo organi previsti dalla legge gli amministratori non sono tenuti a rispettare le loro richieste. 

A noi sembra che solo lo spirito rinnovatore degli amministratori possa dare realmente ufficialità e vincolatività alle Consulte. 

Si contribuirebbe così alla creazione di quel secondo potere, del potere popolare, unico qualificato a presentarsi con successo come competitivo e sostitutivo del potere attuale. 

e) Il prof. Cavicchi sostiene che un limite agli arbitri possibili con la legislazione vigente è posto concretamente solo dalla vivacità della vita democratica. 

Nonostante ciò egli rifiuta una organizzazione popolare come le Consulte, che si occupi specificamente dei problemi amministrativi! Se ne occupino, dice, i sindacati e i partiti. 

Ma allora delle due l'una: o sindacati e partiti organizzano riunioni popolari periodiche e autorevoli e allora fanno il lavoro delle Consulte, o se ne occupano soltanto i vari comitati direttivi, e allora viene a mancare quella consultazione di base alla quale noi ci riferiamo. 

E in pratica succede che le cose vadano nel secondo modo. 

f) Il prof. Cavicchi teme che Consulte e C.O.S. possano riprodurre lo schieramento dei partiti organizzati e far sottostare la loro azione al monopolio del partito più forte o del gruppo che li organizza. 

Lo ammettiamo. Resta però il fatto che questo schieramento si produrrebbe più in basso, permettendo una maggiore attività politica a masse di cittadini oggi intoccate. 

Inoltre, a quel livello, la burocrazia che appesantisce i partiti, si farebbe molto meno sentire.

g) Il prof. Cavicchi teme che Consulte e C.O.S. possano mettersi al di fuori e al di sopra dei partiti. 

Questo timore ci sembra perlomeno ingenuo, poiché è impossibile attuare in Italia decisioni politiche al di fuori dei normali canali, costituiti dai partiti. 

Il compito delle Consulte e dei C.O.S. è di portare all'aperto, a contatto di tutti il dibattito dei partiti, permettendo una scelta alla massa dei non iscritti e liberando gli iscritti dall'obbedienza passiva verso la burocrazia. 

Una vivificazione quindi del lavoro dei partiti, oggi concentrato tutto nel chiuso delle segreterie. E sarebbe dovere di tutti gli elementi rinnovatori favorire questo decentramento dell'attività politica, essenziale alla realizzazione del controllo dal basso e del potere di tutti. 

h) Il prof. Cavicchi afferma che la organizzazione e la vita delle Consulte non deve essere subordinata a questioni formali, quali il nome che si voglia loro dare. 

Siamo d'accordo. Non lo siamo più quando crede che le Consulte possano essere sostituite da riunioni degli Amministratori con gli esecutivi dei partiti e dei sindacati. 

Proprio perché riunioni di questo genere sono il contrario delle Consulte e dei C.O.S., attraverso i quali gli amministratori stabiliscono un contatto diretto con la base invece che con gli organi direttivi dei partiti e dei sindacati. 

i) Il prof. Cavicchi afferma che la democrazia fa dei passi avanti dove i partiti vivono una vita largamente democratica. 

Ciò è giusto. Ma, a parte il fatto che nella situazione attuale è astratto idealismo proprio il contare sulla vita democratica dei partiti, non vediamo perché si debbano opporre le Consulte ai partiti. 

Se i partiti vogliono essere veramente gli organi della vita democratica, devono secondo noi escogitare e mettere in atto tutti i mezzi, comprese le Consulte, per far partecipare a questa vita masse sempre più grandi di cittadini. 

l) Il prof. Cavicchi giudica le Consulte e i C.O.S. "tentativi generosi ma intellettualistici".

Non respingiamo la definizione. Gli ricordiamo soltanto che anche per Gramsci un partito rivoluzionario deve funzionare da intellettuale collettivo. 

Nella sua azione di rinnovamento un partito rivoluzionario ha incontrato delle difficoltà: quali sono le ragioni di queste difficoltà? 

Il partito deve fare una ricerca intellettuale delle ragioni e arrivare a risultati, a idee, che deve far conoscere e diffondere. Deve poi fornire alle classi rinnovatrici nuovi mezzi di lotta per andare avanti sulla via del socialismo.