Grimaldi che ci dici di Telecom Serbia non Bombardata?



Caro Grimaldi,
ho sempre apprezzato il tuo modo di fare giornalismo di trincea, e ho sempre provato simpatia per la modalità con cui presentavi i tuoi servizi, sempre graffianti ma velati dall'ironia, aiutato in questo dalla presenza del tuo fido bassotto , penso perciò che anche la tua ultima debba essere letta attraverso le lenti dell'ironia. Capisco benissimo che tu parli in prima persona, per esperienze e persone conosciute personalmente, e come sia difficile provare con documenti cose successe in periodi di guerra in cui si badava poco a documentare gli "orrori", (solo i nazisti, forse, sono arrivati a raggiungere livelli così bassi, di documentare, cioè, tutti gli orrori). Io, personalmente, ho conosciuto molti "Rom Kossovari" rifugiati in Italia, e qualche cosa ho potuto capire parlando con loro. Che Milosevich non fosse il nuovo Hitler lo possono capire tutti, che però sia un eroe della democrazia, un partigiano della pace ed un martire della nonviolenza (questultima non l'ha detta nemmeno tu) ... è difficile da credere.
Si potrebbe allora dire che sia stato un patriota?
Mi rimane difficile credere che un patriota finanzi miliziani della sua etnia per combattere altri suoi compatrioti (di altre etnie), invece di utilizzare la polizia, le leggi, i parlamenti e le varie istituzioni democratiche che, bene o male, in Yugoslavia esistevano. Mi rimane difficile credere che un patriota accumuli ricchezze personali, approfittando della sua posizione politica. Che poi l'UCK sia formato da farabutti, che hanno approfittato dell'appoggio americano per fare i loro sporchi comodi, e non abbiano mai, dico mai, difeso il loro popolo, quello di cui si dichiaravano i liberatori, è un'altra sacro santa verità ... ma le guerre, si sa, sono sempre roba sporca ed i ratti ci sguazzano nella Merda! I

Se sei arrivato fino a qua senza inc... troppo, vorrei farti una domanda.
Nell'ultimo numero di Mosaico di Pace, Gianni Novelli racconta del suo ultimo viaggio nei Balcani e dice che il grattacielo della Telecom Serba non ha mai cessato di funzionare durante i Bombardamenti, e che è ancora intatto. In effetti anche io mi ricordo il bombardamento alla torre della TV, la fuga dei giornalisti e la morte dei tecnici, ma non ricordo che si sia mai parlato della Telecom Serba. Le questioni che ti pongo sono quindi due: I Bombardamenti non erano stati utilizzati anche per interrompere le comunicazioni (tra cui le telefoniche, suppongo) in Serbia? Qualcuno ha mai scritto a proposito di Telecom Serbia e Bombardamenti?

paceebene Pietro


At 20:53 2001.10.29., you wrote:
Rispondo con la brevità che la lettera richiede. Capisco il fascino che un
predicatore della non-violenza  suscita nei seguaci nel momento in cui i
suoi amici si apprestano e portano a termine la più brutale e sanguinosa
frantumazione di una nazione multiculturale effettuata dopo la seconda
guerra mondiale e programmata, pianificata, organizzata e armata da un
feroce nazionalismo imperialista.
Vedi questi per me sono dati "oggettivi", e lo sono proprio, per
riconoscimento degli stessi autori dei delitti. Avere perplessità e poi
"simpatie umane" per l'UCK quando queste soldataglie delle grandi famiglie
mafiose schipetare, già allora narcotrafficanti agli occhi di chiunque
volesse vedere,  fin dagli anni '80 perpetravano pogrom e "assassini mirati"
di magistrati, professori, medici, poliziotti serbi, riportati da tutta la
stampa mondiale,  indica un davvero intens pcifismo, anche etico. Passare
con disinvoltura sulla costituzione violentissima di uno Stato leghista
paralello, senza legittimazione democratica, etnicamente pulito ( a
sabotaggio di strutture pubbliche plurietniche), finanziato dal bandito
internazionale della speculazione finanziaria George Soros e organizzato
dalla signora Maria Teresa di Calcutta, nota per i tuguri in cui ricoverava
i malati indiani, "fortunati perchè poveri", per le amicizie con i dittatori
centroamericani finan ziatori delle sue campagne antiabortiste, è un'altra
grossa prova di non-violenza, etica.
Tutto questo è oggettivo.
Oggettiva sarà anche la tua buonafede nel ritenere innocente chi si impegna
a fondo a sostenere i prodromi di una guerra civile funzionale ai
bombardamenti Nato.
Ma sicuramente non è verità oggettiva il tuo racconto del Kosovo-Methoja-
E non è per niente oggettiva la definizione di Milosevic come "criminale".
Tanto che metà del mondo non a guida USA ritiene il presidente jugoslavo un
difensore della Patria e della democrazia (oggi scomparsa), un nemico
dell'imperialismo, una persona onesta. Tanto che oggi si trova, non in cima
a una cattedra, ma nel carcere di un tribunale la cui procuratrice ha
affettuosamente inneggiato a Madeleine Albright come "madre del Tribunale
dell'Aja".
Che le tue verità possano essere equilibrate come il tuo stile.
Fulvio.
----- Original Message -----
From: "Enrico Peyretti" <peyretti at tiscalinet.it>
To: <pck-pace at peacelink.it>
Sent: Monday, October 29, 2001 10:41 AM
Subject: R: Incontro con il Prof. Alberto l'Abate


> Bravo Paolo! Hai scritto cose giuste in difesa di un uomo giusto come
> Alberto. Mi associo.
> E' inspiegabile e sconcertante che una persona come Grimaldi, che vorrebbe
> agire per la pace, calunni un uomo di pace e gli attribuisca simpatie per
la
> violenza.
> Enrico Peyretti
> peyretti at tiscalinet.it
> enrico.peyretti at tin.it
>
> ----- Original Message -----
> From: paolo nerozzi <di14907 at iperbole.bologna.it>
> To: <pck-pace at peacelink.it>
> Sent: Sunday, October 28, 2001 6:09 PM
> Subject: Re: Incontro con il Prof. Alberto l'Abate
>
>
> > Cara lista,
> > credo che sarebbe stato più giusto inviare questa lettera direttamente a
> Fulvio Grimandi senza dover intasare la mailing-list con una discussione
> povera e senza senso. Quindi se vedete tutta questa storia molto puerile
> (non dico solo per Fulvio, ma credo anche per me che non riesco a non
> > scrivergli), vi consiglio di non perdere tempo a leggerla e cancellatela
> direttamente.
> > La invio in mailing list per quelli che magari sono stati toccati dai
> discorsi di Fulvio e si chiedono se tutto quello che lui ha scritto sia
> vero.
> > Ciao, paolo.
> > ---------------------------------------------------
> >
> > Ciao Fulvio,
> >
> > > Piuttosto che esprimere il tuo leggittimo, per quanto un po' mistico
> > > attaccamento a L'Abate, avresti potuto confutare quanto ho scritto. Ma
> so
> > > che non puoi. E dunque ti tappi gli occhi, le orecchie e il naso.
> >
> > non riesco a capire perché ho dato l'impressione della mala fede.
> > Se ci conoscessimo e ci fossero stati tra noi delle esperienze di
sfiducia
> reciproca allora capirei maggiormente la tua diffidenza, ma perché sei
così
> convinto che le mie parole scritte siano per tapparmi gli occhi? perché
dato
> che io ho un pensiero diverso dal tuo, sono per te in mala fede?
> > C'é da dire poi che non stiamo parlando di una divergenza di idee ma di
> considerazioni su una persona!
> > Ciò che scrivi sono accuse pesanti. é come se io ora che non ti conosco
> dicessi che tu sei un seguace della Nato e dell'Uck. Un tuo amico mi
> risponde (non accusandomi a sua volta di essere un calunniatore) dicendomi
> che lui ti vede diversamente, che lui ti conosce da amico e che quello che
> sto
> > dicendo é sbagliato. Ora io alla risposta del tuo amico gli dico che lui
é
> in mala fede. La cosa bella é che direi queste cose di te e al tuo amico
> senza conoscere bene nessuna delle due persone. Allora da che cosa mi sto
> facendo questo mio castello di carta? Da quale congettura strana
particolare
> > riuscirei a pensare che avrei due persone davanti da me losche e a dir
> poco mafiose?
> >
> > Le cose che scrivi sono molto pesanti, sono cose che diffamano una
> persona. sarebbe per me troppo facile ora riaccusare te di un'operazione
di
> diffamazione, di distruggere l'onestà di una persona e denigrarti allo
> stesso modo, (anche se ciò che hai scritto sembra che vada più in questa
> direzione che
> > in altre). Voglio invece cercare di capire perché hai questa idea
> distruttiva nei confronti di Alberto. Ti confesso che non é semplice
andare
> avanti su questo piano. Sarebbe più facile confrontarci su un pensiero che
> non coinvolga una persona quasi come se fosse la pallina del ping pong. E'
> per
> > questo motivo che per me questa sarà l'ultima lettera sull'argomento.
Dopo
> puoi rispondermi come vuoi, ma se il confronto non si sposta dalla persona
a
> quello che é sucesso in Kossovo, non risponderò più. Per me (e penso e
spero
> anche per te) le persone non sono palline da ping pong!
> >
> > La prenderò un po' larga perché penso che dobbiamo fare uno sforzo per
> conoscerci un po'.
> > Fino allo scoppiare del cft in jugoslavia avevo idee sulla pace tutte
> dirette verso la Nato, contro i "comunisti che mangiano bambini", . le
> "sante" armi che servono per difenderci, ecc.
> > C'é chi con la guerra in jugoslavia ha perso il suo pensiero e azione
> pacifista e chi come me l'ha invece incominciato a trovare. In quegli anni
> mi ritrovai a leggere un libro che spiegava che cosa stava succedendo in
> Kossovo. Pensai subito che quello era il luogo dove dovevo impegnarmi: la
> guerra
> > in jugoslavia é nata in Kossovo, ma la guerra si combatteva in Croazia e
> Bosnia, mentre in Kossovo la gente resisteva con la lotta non armata. poi
> per alcuni quella era nonviolenza. In quel periodo ritenevo importante
> impegnarmi per il Kossovo appunto per aiutare un fronte dove la gente
stava
> > cercando di lottare senza le armi. Poteva essere un segnale diverso in
> tutta la crisi Jugoslava.
> > Quindi entrai all'interno della campagna Kossovo dove trovai tra gli
altri
> Alberto L'Abate. Io ero quello più esterno che stavo ad ascoltare, non
avevo
> alcuna esperienza in merito, mentre dentro al gruppo c'erano persone che
> avevano già fatto dei viaggi in Kossovo che avevano esperienze in zone di
> > guerre, in altre passate campagne.
> > La campagna nacque nel '93, quindi in tutto questo tempo si é cercato di
> lavorare tanto. Dico cercato, perché non penso che qualcuno abbia la
> bachetta magica.
> > Credo che qualsiasi nostro impegno dobbiamo vederlo sempre come un
> cercare, senza avere delle certezze su risultati miracolosi, il nostro
fare
> non deve essere quello del presuntuoso che senza di lui non si fa niente.
> Questa é anche tra l'altro l'approccio che sencondo me ha Alberto  (e come
> credo
> > che abbiano tante persone, io non ti conosco ma magari qualche tuo amico
> mi direbbe la stessa cosa di te) non si é mai posto con un atteggiamento
di
> presunzione, del sapere a priori cosa fare, del senza di lui non si va
> avanti,. anche se bisogna essere onesti Alberto é stato uno dei pilastri
> > dell'azione della campagna Kossovo, era un riferimento per come agire,
ma
> questo lo sentivamo noi, lui non si é mai messo in questo atteggiamento.
> > All'interno degli incontri della campagna si parlava molto schiettamente
> dei problemi e non ci si nascondevano dubbi o incertezze - come del resto
> succede in tutte le riunioni di qualsiasi movimento. Che ricorda io l'Uck
si
> é incominciato a sentirne parlare sporadicamente dopo gli accordi del '95.
> > Il quadro completo come l'abbiamo oggi di quegli avvenimenti allora non
> l'avevamo. E' normale questo tutti i fatti commentati a caldo sono diversi
> da quelli commentati dopo un po' di tempo. Con il tempo hai più notizie,
hai
> più elementi da confrontare. Così é per esempio con la guerra di oggi. Gli
> > elementi che abbiamo ora sono sufficienti per dichiarci contrari alla
> guerra, ma dopo la fine avremo ancora più elemnti e il quadro sarà ancora
> più completo. Così anche su l'Uck é stata una scoperta man mano che gli
> avvenimenti si sviluppavano.
> > L'Uck é sempre stata condannata dalla campagna Kossovo, nessuno si é
> espresso in suo favore e ne tanto meno Alberto. Anche all'interno delle
> riunioni possono esserci stati mille dubbi su come valutare gli
avvenimenti,
> ma mai c'é stao un dubbio sul condannare chi imbracciava le armi. Comunque
> fosse
> > costituita l'Uck (sia di un sincero esercito di liberazione, sia un
> esercito manovrato dagli Usa, ecc) é sempre in antitesi con l'agire della
> nonviolenza e quindi non condivisibile.
> > Prima che degenerasse avevamo più volte fatto presente che si stava
> creando uno spostamento dell'opinione pubblica kossovaro-albanese dalle
> posizioni della politica dello stato parallelo alla simpatia per l'Uck.
> > E qui non voglio entrare nel merito degli errori fatti dalla politca
delle
> varie diplomazie della comunità internazionale. Credo che su questo saremo
> solo a ripeterci cose condivise e risapute.
> >
> > La condanna all'Uck, non significa che all'interno ci fossero solo
> mafiosi, gentaglia ecc.
> > Quando esplose il problema febbraio-marzo 98 ci sono stati ad esempio
> anche degli studenti che magari si erano impegnati nelle manifestazioni
> nonviolente che si convinsero che la nonviolenza era passiva e andarono
> sulle montagne a combattere. Ciò non significa sconfessare che l'Uck non
> fosse poi
> > pilotata da finanziamenti che bla, bla, bla, ma significa che in un
> sistema di ingiustizie dove vivono grandi interessi di parte posso
> tranquillamente essere strumentalizzati tanta gente onesta.
> > Non può essere così anche per qualche Kamikaze islamico?
> > Probabilmente hai sentito parlare Alberto della complessità della
> situazione e magari ti é rimasto impresso l'aspetto delle persone
> (chiamiamole così, non mi piace assolutamente il termine che sto pensando)
> "umane" che si ritrovavano all'interno dell'Uck.
> >
> > Altro fatto magari che può averti insospettito é il fatto che la
campagna
> fin dall'inizio può aver dato l'impressione di parteggiare per i
> Kossovari-albanesi. Ci sono cose oggettive che non possono divenire
> soggettive. Una di queste era appunto il fatto che la popolazione
> Kossovara-albanese era
> > tenuta dal 90-91 in uno stato di apartheit (sicuramente l'ho scritto
male,
> ma ci siamo capiti). Questo era un fatto che andava detto, come andava
detto
> che il regime di milosevic era un regime criminale.
> > Dire queste cose oggettive non significa che si vuole accusare la
> popolazione Kossovara-serba di essere criminale, e la popolazione
> kossovaro-serba di non essere lei stessa schiacciata dall'oppressione del
> regime e dagli stessi risentimenti che potevano avere i
Kossovari-albanesi.
> >
> > Caro fulvio,
> > mi dispiace non andare avanti ma non ce l'ha faccio, mi sembrano cose
> molto ovvie. Non sono mai stato bravo in italiano e per me scrivere é
sempre
> un impresa un po' "faraonica". Sto dicendo cose molto scontate e non vedo
il
> motivo per andare avanti ulteriormente anche sul discorso Nato. Puoi
> > immaginarti la posizione che ha avuto la campagna.
> > Dico solo un ultima cosa. se Alberto fosse un tipo come l'hai descritto
tu
> allora non vedo il motivo perché un tipo così dedicava due anni della
> propria cariera universitaria a stare (insieme a sua moglie Annaluisa) in
> Kossovo e girare tra il Kossovo, Belgrado e L'Italia, quando nessuno
sapeva
> che
> > cos'era il Kossovo. Non vedo perché nel passato si é persino fatto
> processare per i missili a comiso, quando dovrebbe essere una persona
> favorevole alla Nato. Non vedo il motivo per cui si é fatto pignorare
dalla
> finanza perché non ha voluto dare i soldi delle tasse allo stato e poi
> dovrebbe essere
> > favorevole all'uso delle armi. Non vedo il motivo per cui ora ha
lavorato
> per mettere in piedi il primo corso di laurea in operatori di pace,
cercando
> di inserire dentro al mondo universitario tutti i vari contenuti a noi
cari
> e poi dovrebbe essere un guerrafondaio.
> >
> > Ciao, paolo nerozzi.
> >
> >
> >
> >
> > >
> > > Bassotto
> > > ----- Original Message -----
> > > From: "paolo nerozzi" <di14907 at iperbole.bologna.it>
> > > To: <pck-pace at peacelink.it>
> > > Sent: Saturday, October 20, 2001 11:40 AM
> > > Subject: Re: Incontro con il Prof. Alberto l'Abate
> > >
> > > > E' un periodo che ho veramente poco tempo, e non riesco a interagire
> per
> > > via telematica, ma a questo messaggio dovevo rispondere.
> > > > E' triste leggere queste parole su Alberto L'Abate.
> > > > Se c'é un persona che appunto mi ha insegnato a cambiare idea su
Nato,
> > > guerra, sul capire la forza della nonviolenza sia come filosofia che
> come
> > > strategia. questa é appunto Alberto L'Abate.
> > > > Sono troppo giovane per aver conosciuto Aldo Capitini, ma se ora
posso
> > > immaginarmi questa figura anche nel suo aspetto di umiltà e non
> arroganza di
> > > chi come professore a volte diventa é appunto anche grazie a conoscere
> > > figure come Alberto L'Abate che ne é stato un suo ragazzo.
> > > > Non voglio qui ricordare come Alberto L'Abate spende quotidianamente
> la
> > > sua vita perché basta conoscerlo per capire quanto siano assurde le
> parole
> > > scritte contro di lui.
> > > > Ciao, paolo nerozzi.
> > > >
> > > >
> > > >
> > > > Fulvio Grimaldi wrote:
> > > >
> > > > > Nell'elenco dei meriti del L'Abate c'è una dimenticanza: il suo
> totale,
> > > > > incondizionato e perenne appoggio alla fanteria NATO,
> narcotrafficante
> > > ed
> > > > > etnopulitrice, chiamata UCK e oggi in Macedonia come ieri in
> Jugoslavia
> > > > > operativa, con tagliagole formati e inviati da Bin Laden, al
> servizio
> > > della
> > > > > strategia USA di frantumazione di stati e popoli multietnici e
> > > > > multiculturali, nonchè di creazioni di enclavi etnicamente pure,
> > > premiate
> > > > > con licenze di narcotraffico e di amministrazione mafiosa.
> > > > > Bassotto.
> > > >
> > > >
> > > >
> > > >
> >
>
>