R: Incontro con il Prof. Alberto l'Abate



Bravo Paolo! Hai scritto cose giuste in difesa di un uomo giusto come
Alberto. Mi associo.
E' inspiegabile e sconcertante che una persona come Grimaldi, che vorrebbe
agire per la pace, calunni un uomo di pace e gli attribuisca simpatie per la
violenza.
Enrico Peyretti
peyretti at tiscalinet.it
enrico.peyretti at tin.it

----- Original Message -----
From: paolo nerozzi <di14907 at iperbole.bologna.it>
To: <pck-pace at peacelink.it>
Sent: Sunday, October 28, 2001 6:09 PM
Subject: Re: Incontro con il Prof. Alberto l'Abate


> Cara lista,
> credo che sarebbe stato più giusto inviare questa lettera direttamente a
Fulvio Grimandi senza dover intasare la mailing-list con una discussione
povera e senza senso. Quindi se vedete tutta questa storia molto puerile
(non dico solo per Fulvio, ma credo anche per me che non riesco a non
> scrivergli), vi consiglio di non perdere tempo a leggerla e cancellatela
direttamente.
> La invio in mailing list per quelli che magari sono stati toccati dai
discorsi di Fulvio e si chiedono se tutto quello che lui ha scritto sia
vero.
> Ciao, paolo.
> ---------------------------------------------------
>
> Ciao Fulvio,
>
> > Piuttosto che esprimere il tuo leggittimo, per quanto un po' mistico
> > attaccamento a L'Abate, avresti potuto confutare quanto ho scritto. Ma
so
> > che non puoi. E dunque ti tappi gli occhi, le orecchie e il naso.
>
> non riesco a capire perché ho dato l'impressione della mala fede.
> Se ci conoscessimo e ci fossero stati tra noi delle esperienze di sfiducia
reciproca allora capirei maggiormente la tua diffidenza, ma perché sei così
convinto che le mie parole scritte siano per tapparmi gli occhi? perché dato
che io ho un pensiero diverso dal tuo, sono per te in mala fede?
> C'é da dire poi che non stiamo parlando di una divergenza di idee ma di
considerazioni su una persona!
> Ciò che scrivi sono accuse pesanti. é come se io ora che non ti conosco
dicessi che tu sei un seguace della Nato e dell'Uck. Un tuo amico mi
risponde (non accusandomi a sua volta di essere un calunniatore) dicendomi
che lui ti vede diversamente, che lui ti conosce da amico e che quello che
sto
> dicendo é sbagliato. Ora io alla risposta del tuo amico gli dico che lui é
in mala fede. La cosa bella é che direi queste cose di te e al tuo amico
senza conoscere bene nessuna delle due persone. Allora da che cosa mi sto
facendo questo mio castello di carta? Da quale congettura strana particolare
> riuscirei a pensare che avrei due persone davanti da me losche e a dir
poco mafiose?
>
> Le cose che scrivi sono molto pesanti, sono cose che diffamano una
persona. sarebbe per me troppo facile ora riaccusare te di un'operazione di
diffamazione, di distruggere l'onestà di una persona e denigrarti allo
stesso modo, (anche se ciò che hai scritto sembra che vada più in questa
direzione che
> in altre). Voglio invece cercare di capire perché hai questa idea
distruttiva nei confronti di Alberto. Ti confesso che non é semplice andare
avanti su questo piano. Sarebbe più facile confrontarci su un pensiero che
non coinvolga una persona quasi come se fosse la pallina del ping pong. E'
per
> questo motivo che per me questa sarà l'ultima lettera sull'argomento. Dopo
puoi rispondermi come vuoi, ma se il confronto non si sposta dalla persona a
quello che é sucesso in Kossovo, non risponderò più. Per me (e penso e spero
anche per te) le persone non sono palline da ping pong!
>
> La prenderò un po' larga perché penso che dobbiamo fare uno sforzo per
conoscerci un po'.
> Fino allo scoppiare del cft in jugoslavia avevo idee sulla pace tutte
dirette verso la Nato, contro i "comunisti che mangiano bambini", . le
"sante" armi che servono per difenderci, ecc.
> C'é chi con la guerra in jugoslavia ha perso il suo pensiero e azione
pacifista e chi come me l'ha invece incominciato a trovare. In quegli anni
mi ritrovai a leggere un libro che spiegava che cosa stava succedendo in
Kossovo. Pensai subito che quello era il luogo dove dovevo impegnarmi: la
guerra
> in jugoslavia é nata in Kossovo, ma la guerra si combatteva in Croazia e
Bosnia, mentre in Kossovo la gente resisteva con la lotta non armata. poi
per alcuni quella era nonviolenza. In quel periodo ritenevo importante
impegnarmi per il Kossovo appunto per aiutare un fronte dove la gente stava
> cercando di lottare senza le armi. Poteva essere un segnale diverso in
tutta la crisi Jugoslava.
> Quindi entrai all'interno della campagna Kossovo dove trovai tra gli altri
Alberto L'Abate. Io ero quello più esterno che stavo ad ascoltare, non avevo
alcuna esperienza in merito, mentre dentro al gruppo c'erano persone che
avevano già fatto dei viaggi in Kossovo che avevano esperienze in zone di
> guerre, in altre passate campagne.
> La campagna nacque nel '93, quindi in tutto questo tempo si é cercato di
lavorare tanto. Dico cercato, perché non penso che qualcuno abbia la
bachetta magica.
> Credo che qualsiasi nostro impegno dobbiamo vederlo sempre come un
cercare, senza avere delle certezze su risultati miracolosi, il nostro fare
non deve essere quello del presuntuoso che senza di lui non si fa niente.
Questa é anche tra l'altro l'approccio che sencondo me ha Alberto  (e come
credo
> che abbiano tante persone, io non ti conosco ma magari qualche tuo amico
mi direbbe la stessa cosa di te) non si é mai posto con un atteggiamento di
presunzione, del sapere a priori cosa fare, del senza di lui non si va
avanti,. anche se bisogna essere onesti Alberto é stato uno dei pilastri
> dell'azione della campagna Kossovo, era un riferimento per come agire, ma
questo lo sentivamo noi, lui non si é mai messo in questo atteggiamento.
> All'interno degli incontri della campagna si parlava molto schiettamente
dei problemi e non ci si nascondevano dubbi o incertezze - come del resto
succede in tutte le riunioni di qualsiasi movimento. Che ricorda io l'Uck si
é incominciato a sentirne parlare sporadicamente dopo gli accordi del '95.
> Il quadro completo come l'abbiamo oggi di quegli avvenimenti allora non
l'avevamo. E' normale questo tutti i fatti commentati a caldo sono diversi
da quelli commentati dopo un po' di tempo. Con il tempo hai più notizie, hai
più elementi da confrontare. Così é per esempio con la guerra di oggi. Gli
> elementi che abbiamo ora sono sufficienti per dichiarci contrari alla
guerra, ma dopo la fine avremo ancora più elemnti e il quadro sarà ancora
più completo. Così anche su l'Uck é stata una scoperta man mano che gli
avvenimenti si sviluppavano.
> L'Uck é sempre stata condannata dalla campagna Kossovo, nessuno si é
espresso in suo favore e ne tanto meno Alberto. Anche all'interno delle
riunioni possono esserci stati mille dubbi su come valutare gli avvenimenti,
ma mai c'é stao un dubbio sul condannare chi imbracciava le armi. Comunque
fosse
> costituita l'Uck (sia di un sincero esercito di liberazione, sia un
esercito manovrato dagli Usa, ecc) é sempre in antitesi con l'agire della
nonviolenza e quindi non condivisibile.
> Prima che degenerasse avevamo più volte fatto presente che si stava
creando uno spostamento dell'opinione pubblica kossovaro-albanese dalle
posizioni della politica dello stato parallelo alla simpatia per l'Uck.
> E qui non voglio entrare nel merito degli errori fatti dalla politca delle
varie diplomazie della comunità internazionale. Credo che su questo saremo
solo a ripeterci cose condivise e risapute.
>
> La condanna all'Uck, non significa che all'interno ci fossero solo
mafiosi, gentaglia ecc.
> Quando esplose il problema febbraio-marzo 98 ci sono stati ad esempio
anche degli studenti che magari si erano impegnati nelle manifestazioni
nonviolente che si convinsero che la nonviolenza era passiva e andarono
sulle montagne a combattere. Ciò non significa sconfessare che l'Uck non
fosse poi
> pilotata da finanziamenti che bla, bla, bla, ma significa che in un
sistema di ingiustizie dove vivono grandi interessi di parte posso
tranquillamente essere strumentalizzati tanta gente onesta.
> Non può essere così anche per qualche Kamikaze islamico?
> Probabilmente hai sentito parlare Alberto della complessità della
situazione e magari ti é rimasto impresso l'aspetto delle persone
(chiamiamole così, non mi piace assolutamente il termine che sto pensando)
"umane" che si ritrovavano all'interno dell'Uck.
>
> Altro fatto magari che può averti insospettito é il fatto che la campagna
fin dall'inizio può aver dato l'impressione di parteggiare per i
Kossovari-albanesi. Ci sono cose oggettive che non possono divenire
soggettive. Una di queste era appunto il fatto che la popolazione
Kossovara-albanese era
> tenuta dal 90-91 in uno stato di apartheit (sicuramente l'ho scritto male,
ma ci siamo capiti). Questo era un fatto che andava detto, come andava detto
che il regime di milosevic era un regime criminale.
> Dire queste cose oggettive non significa che si vuole accusare la
popolazione Kossovara-serba di essere criminale, e la popolazione
kossovaro-serba di non essere lei stessa schiacciata dall'oppressione del
regime e dagli stessi risentimenti che potevano avere i Kossovari-albanesi.
>
> Caro fulvio,
> mi dispiace non andare avanti ma non ce l'ha faccio, mi sembrano cose
molto ovvie. Non sono mai stato bravo in italiano e per me scrivere é sempre
un impresa un po' "faraonica". Sto dicendo cose molto scontate e non vedo il
motivo per andare avanti ulteriormente anche sul discorso Nato. Puoi
> immaginarti la posizione che ha avuto la campagna.
> Dico solo un ultima cosa. se Alberto fosse un tipo come l'hai descritto tu
allora non vedo il motivo perché un tipo così dedicava due anni della
propria cariera universitaria a stare (insieme a sua moglie Annaluisa) in
Kossovo e girare tra il Kossovo, Belgrado e L'Italia, quando nessuno sapeva
che
> cos'era il Kossovo. Non vedo perché nel passato si é persino fatto
processare per i missili a comiso, quando dovrebbe essere una persona
favorevole alla Nato. Non vedo il motivo per cui si é fatto pignorare dalla
finanza perché non ha voluto dare i soldi delle tasse allo stato e poi
dovrebbe essere
> favorevole all'uso delle armi. Non vedo il motivo per cui ora ha lavorato
per mettere in piedi il primo corso di laurea in operatori di pace, cercando
di inserire dentro al mondo universitario tutti i vari contenuti a noi cari
e poi dovrebbe essere un guerrafondaio.
>
> Ciao, paolo nerozzi.
>
>
>
>
> >
> > Bassotto
> > ----- Original Message -----
> > From: "paolo nerozzi" <di14907 at iperbole.bologna.it>
> > To: <pck-pace at peacelink.it>
> > Sent: Saturday, October 20, 2001 11:40 AM
> > Subject: Re: Incontro con il Prof. Alberto l'Abate
> >
> > > E' un periodo che ho veramente poco tempo, e non riesco a interagire
per
> > via telematica, ma a questo messaggio dovevo rispondere.
> > > E' triste leggere queste parole su Alberto L'Abate.
> > > Se c'é un persona che appunto mi ha insegnato a cambiare idea su Nato,
> > guerra, sul capire la forza della nonviolenza sia come filosofia che
come
> > strategia. questa é appunto Alberto L'Abate.
> > > Sono troppo giovane per aver conosciuto Aldo Capitini, ma se ora posso
> > immaginarmi questa figura anche nel suo aspetto di umiltà e non
arroganza di
> > chi come professore a volte diventa é appunto anche grazie a conoscere
> > figure come Alberto L'Abate che ne é stato un suo ragazzo.
> > > Non voglio qui ricordare come Alberto L'Abate spende quotidianamente
la
> > sua vita perché basta conoscerlo per capire quanto siano assurde le
parole
> > scritte contro di lui.
> > > Ciao, paolo nerozzi.
> > >
> > >
> > >
> > > Fulvio Grimaldi wrote:
> > >
> > > > Nell'elenco dei meriti del L'Abate c'è una dimenticanza: il suo
totale,
> > > > incondizionato e perenne appoggio alla fanteria NATO,
narcotrafficante
> > ed
> > > > etnopulitrice, chiamata UCK e oggi in Macedonia come ieri in
Jugoslavia
> > > > operativa, con tagliagole formati e inviati da Bin Laden, al
servizio
> > della
> > > > strategia USA di frantumazione di stati e popoli multietnici e
> > > > multiculturali, nonchè di creazioni di enclavi etnicamente pure,
> > premiate
> > > > con licenze di narcotraffico e di amministrazione mafiosa.
> > > > Bassotto.
> > >
> > >
> > >
> > >
>