Re: [pace] NON SVENTOLEREMO IL TRICOLORE



09 09 22 La guerra finisce



La guerra in Afghanistan è discussa, sia in Italia - persino durante i
funerali militari di ieri -, sia in Usa (sempre di più). Solo i personaggi
finti che recitano impalati la tragicommedia del potere armato, che deve
continuamente autoconsacrarsi (con l'aiuto di una religione venduta),
fingono di non sentire la discussione.

La guerra è un assoluto: vuole andare avanti "fino alla vittoria". Ma la
vittoria, se la guardi con entrambi gli occhi, e con normale intelligenza,
non è vittoria, ma rovina.

E' rovina, anche se chi vince con le armi è la parte più giusta, o meno
ingiusta, perché le armi avvelenano a morte la giustizia. Hitler è stato
vinto, ed è davvero meglio così che non la sua eventuale vittoria, ma, vinto
con metodi stragisti simili ai suoi, il suo sangue nero ha inquinato le
democrazie vincenti, che hanno continuato a fare affidamento essenziale
sulla guerra.

La guerra, appena se ne discute, non c'è più, anche se tanti poveri
disgraziati sono ancora condannati, nel circo crudele, ad ammazzarsi tra
loro come gladiatori schiavi; anche se cinici sicari senz'anima volano in
cielo, angeli sterminatori, per bombardare i popoli. Perché? Perché sì. This
is our job.

La guerra discussa è perduta. E va bene così. Va bene non perché la vinca
l'altro tra i due assassini in gara tra loro. Va bene perché la guerra deve
essere "perduta", dimenticata per strada, lasciata nel passato, gettata tra
i rifiuti, "ripudiata" dalla politica.

Va bene discutere la guerra perché discutere è parlare, e se si comincia a
parlare si spara meno. Se discutere è un vero ragionare con se stessi (anche
soltanto per ridurre il danno), il dubbio salutare ci salva dall'ossessione
del colpo su colpo, vede uno spiraglio nel muro che ci reclude, scava un
foro, ma dall'interno verso l'esterno, nell'elmetto ferrigno in cui avevamo
sigillato la nostra testa.

I comandanti lo chiamano disfattismo. Infatti, si tratta di disfare il
meccanismo che ci ha agganciato e ci sta stritolando. Stolti (se no non
sarebbero guerrieri), lo puniscono ferocemente, invece di premiarlo.

Il passo seguente deve essere parlare col nemico. Bisogna chiamare il nemico
a parlare, e liberare così l'uomo imprigionato da una corazza dentro il
combattente, dentro il fanatico, dentro il nemico, e liberare anche l'uomo
imprigionato dentro di noi, nemici del nemico. Ogni nemico fa nemico il suo
nemico. Così lo può disfare.

Non è facile, anzi è molto difficile. Ma è più difficile tollerare di
restare con la guerra dentro la testa, e la testa incastrata nella guerra,
con la guerra come unica idea, distruttiva e autodistruttiva, per la
gestione dei grossi conflitti.

Non è facile, ma neppure impossibile. Ci sono, con ogni probabilità, nella
storia umana degli ultimi 10.000 anni (prima la guerra come istituzione non
esisteva), più guerre evitate che guerre combattute, e ci sono certamente
molti conflitti, anche seri, gestiti con forza umana ma senza violenza,
sebbene la storiografia legata agli stati armati le nasconda volutamene alla
memoria dei popoli, per far rintronare nelle teste solo i rumori, i diritti
della guerra, e far sopportare ai poveri gli enormi profitti dell'economia
di guerra.

Se compare il dubbio (anche solo per paura, e grazie ai morti che abbiamo
sulla coscienza), si buca il pallone del fanatismo assoluto, che è l'unica
anima della guerra.

La guerra, se comincia ad essere discussa, è finita, perché è il contrario
della discussione. E' finita non perché non c'è più, ma perché non ha più
diritto, perché non le diamo più la fede fanatica che essa vuole da noi, e
che io sento nel grido bestiale "Folgore!", sparato anche in quella chiesa
profanata non dai poveri morti, ma dallo sfruttamento bellico della loro
morte.

Enrico Peyretti, 22 settembre 2009






----- Original Message ----- 
From: "amalia.navoni" <amalia.navoni at fastwebnet.it>
To: <pace at peacelink.it>
Sent: Monday, September 21, 2009 6:24 PM
Subject: R: [pace] NON SVENTOLEREMO IL TRICOLORE


> Io ho rimesso al balcone a Milano la bandiera della PACE. Se molti la
> rimettessero sarebbe un bel segnale
> Amalia navoni
>
> -----Messaggio originale-----
> Da: pace-request at peacelink.it [mailto:pace-request at peacelink.it] Per conto
> di mary
> Inviato: lunedì 21 settembre 2009 16.07
> A: pace at peacelink.it
> Oggetto: Re: [pace] NON SVENTOLEREMO IL TRICOLORE
>
>
> Per me, la cosa più triste è la sensazione che
> ora voci contro questa guerra (diamo pane al pane
> una volta tanto... soprattutto davanti alla
> morte). Oggi la mia figlia (come milioni d'altri
> bambini e ragazzi), era costretta ad alzarsi in
> piede, salutare "gli eroi che proteggono il
> nostro paese" durante le lezioni. Dopo, hanno
> parlato del valore delle "missioni" (non è una
> parola che riesco ad associare con le mitra e
> carri armati). Mia figlia mi ha detto che ha
> sentito il dovere di "rimanere zitta"... Tanto,
> nessuno avrebbe capito i suoi sentimenti di
> disgusto per la guerra, per le missioni di questo tipo...
>
> Ormai, ragionare della pace ci richiede
> un'autocensura per non essere estromessi dal gruppo, dalla società "per
> bene".
>
> triste. Siamo liberi solo nei pensieri, ma per quanto tempo ancora? mary
>
> At 14.01 21/09/2009, you wrote:
> >NON SVENTOLEREMO IL TRICOLORE
> >( comunicato stampa ) Partito Comunista dei Lavoratori
> >(21 Settembre 2009)
> >
> >Governo e partiti dominanti avvolgono con la
> >retorica tricolore i corpi dei militari uccisi
> >dalla loro guerra, per rilanciare la guerra che
> >li ha uccisi. Usano il dolore straziante delle
> >loro famiglie per preparare altro dolore e altri lutti.
> >Non potendo più recitare la farsa della
> >"missione di pace", né confessare le ragioni
> >coloniali della guerra Nato, governo e PD si
> >rifugiano nella più irrazionale intossicazione
> >nazionalista a reti unificate, per tacitare e intimidire ogni dissenso.
> >Noi non ci faremo intimidire. Non sventoleremo
> >la bandiera tricolore, simbolo tanto più oggi di
> >un'occupazione militare a sostegno di un regime
> >fantoccio e corrotto. Ci batteremo ovunque per
> >il ritiro di tutte le truppe d'invasione, e per
> >il diritto di autodeterminazione e resistenza
> >del popolo afghano, come di ogni popolo
> >oppresso. L'unica nostra bandiera è la
> >liberazione dell'umanità dall'oppressione e
> >dalla guerra, dall'imperialismo che li genera, dalla menzogna che li
copre.
> >
> >
> >Piazza Navona contro la guerra
> >(21 Settembre 2009)
> >Il presidio contro la guerra che si è svolto
> >sabato pomeriggio in piazza Navona a Roma ha
> >visto la partecipazione di qualche centinaio di
> >persone. Il risultato e il buon esito non era
> >affatto scontato, la cancellazione della
> >precedente manifestazione sulla libertà di
> >stampa e i tempi stretti hanno obbligato le
> >strutture di sinisitra ad uno sforzo organizzativo.
> >
> >La richiesta del ritiro dei militari italiani da
> >tutti i teatri di guerra è stata rivendicata da tutti.
> >
> >La presenza di tutte le forze dell'antagoniste
> >politiche, anche quelle come il PRC e il PDCI
> >che in passato hanno votato per le missioni
> >militari, e sociale della sinistra ha di fatto
> >aperto una nuova stagione di lotte e ha dato
> >prova di unità d'azione che fanno ben presagire
> >per il futuro. La vera e unica unità delle
> >sinistre è quella che c'è stata ieri pomeriggio, quella dell'unita
> d'azione.
> >La Piazza romana nei pressi del luogo di
> >concetreazione è stato riempito di striscioni
> >contro la guerrra e di banidiere rosse.
> >
> >Come Partito Comunista dei Lavoratori essendo
> >tra i promotori di questa iniziativa abbiamo
> >dato il nostro contribuito con la presenza
> >organizzata dei nostri militanti , delle nostre
> >bandiere e di uno striscione contro le politiche
> >reazionarie e guerra fondai dellal destra
> >berlusconiana e contro la prospettiva, sconfitta
> >dalla storia, per un nuovo centro sinistra.
> >L'unica alternativa è il governo dei lavoratori.
> >
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Allegato Rimosso