[Nonviolenza] Archivi. 390



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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXI)
Numero 390 del 7 giugno 2020

In questo numero:
1. Alcuni testi del mese di maggio 2020 (parte quinta)
2. Stichi
3. Tre pensieri
4. Due giornate che pongono temi non solo da celebrare, ma da meditare traendone le conseguenze per il nostro agire. La solita cicalata di un vecchio
5. Nel giorno della strage di Capaci
6. Contro mafia ed apartheid
7. Omero Dellistorti: Dispiaceri
8. Omero Dellistorti: Mfecane
9. Omero Dellistorti: Sbudellone
10. Omero Dellistorti: Una lettera a Topolino
11. Mory Kante'
12. Per la Giornata internazionale delle donne per il disarmo
13. Io di mestiere faccio lo schiavista

1. MATERIALI. ALCUNI TESTI DEL MESE DI MAGGIO 2020 (PARTE QUINTA)

Riproponiamo qui alcuni testi apparsi sul nostro foglio nel mese di maggio 2020.

2. STICHI

I.
La grande industria del vuoto, di cui parlo' una volta don Benedetto, rinnova oggi i suoi nefasti fasti.
Si ripresenta una volta ancora quell'autobiografia della nazione che e' la tabe che il nostro paese consuma.
Gli apocalittici e integrati dell'ultima ora si saldano ai loro maggiori a far strame di ogni civile virtu'.
Sono vecchio, presto saro' morto, mi corrode lo sdegno per quello che accade, l'amarezza per il nostro fallimento.

II.
Ma forse e' vero che ogni fatto ha un senso
ogni minima cosa un nome e un nomo
ogni parola un suono ed un significato
forse e' vero che anche il piu' piccolo gesto
argina il caos e si fa tenda e fuoco
forse la felicita' possibile non e' altro
che il bene compiuto tra lo strazio
forse nessuna particola di bene va sprecata
tutte fecondano ancora la terra
forse questa disperazione e' solo un altro nome
della speranza
che fa crescere le piante
che muove i mari e i cieli
che nessuno abbandona al dolore e alla morte
forse e' vero che la nonviolenza
e' in cammino e' il cammino e' un altro nome
dell'umanita' dell'umanita'

III.
Tu non cedere all'orco padrone delle mille discoteche
tu non cedere all'orco dai mile missili e schermi
tu non cedere all'ordine degli scorpioni e delle frustate
tu non cedere alla voce meccanica che dice
che tutto e' niente e nulla niente vale
tu non cedere al virus della menzogna e della violenza
non permettere che nessuna persona sia uccisa
non permettere che nessuna persona sia abbandonata
non permettere che nessuna persona sia umiliata e offesa
non permettere che nessuna persona sia ridotta
a merce a macchina a scarto a sasso a polvere a fumo

Difendila tu l'umanita' oppressa
sii tu il prossimo del tuo prossimo
sii tu tutta l'umanita'
prenditi a cuore ogni persona e il mondo

Oppresse e oppressi di tutti i paesi
unitevi nella lotta per la liberazione comune
per la vita la dignita' i diritti di ogni essere umano
per la difesa del mondo vivente tutto
solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'
solo la nonviolenza resiste alla violenza che tutto annienta

3. TRE PENSIERI

Mi capita di leggere contemporaneamente un vecchio ciclo di conferenze di Ravasi sull'apocalittica, il libro di Vivarelli su Fascismo e storia d'Italia e una raccolta di articoli e interviste uscite su "Repubblica" nei giorni scorsi sul "mondo che sara'" dopo l'epidemia di coronavirus.
Di molti pensieri che queste letture m'inducono ancora una volta a rivolgere nell'animo qui tre ne segnalo.
Il primo: l'apocalittica come pensiero pensato da prigionieri che talora o sovente nuove prigioni prepara. Apocalittici e integrati a un tempo sono coloro che ci governano oggi, e ci traggono al baratro.
Il secondo: La verita' della definizione gobettiana del fascismo: "l'autobiografia della nazione". Ogni giorno ce ne porta nuove prove.
Il terzo: Dopo l'epidemia (ma oggi dobbiamo dire ancora: durante l'epidemia) si ripropone l'alternativa di Rosa Luxemburg: socialismo o barbarie; o si sceglie la nonviolenza (e il progetto politico, economico, sociale della nonviolenza: femminista ed ecologista, socialista e libertario) o la catastrofe ci inghiottira'.
*
Il segretario generale delle Nazioni Unite alcune settimane fa, riprendendo l'ispirazione originaria dell'istituzione che rappresenta, ha convocato tutti gli stati del mondo a cessare di fare le guerre. Ed affinche' le guerre cessino occorre cessare di fabricare armi. Occorre smantellare gli arsenali esistenti. Occorre sciogliere gli eserciti e sostituirli con forze nonviolente di pace che rechino aiuto alle popolazioni ovunque di aiuto vi sia bisogno; sostituirli con la difesa popolare nonviolenta che ad ogni persona garantisca assistenza reale ed autentica sicurezza di non essere abbandonata all'abuso, al dolore, al terrore, alla morte.
Questo appello del segretario generale dell'Onu, cosa attende l'umanita' ad accoglierlo e inverarlo?
*
Mi sembra che fu Bobbio che una volta ricordo' che la democrazia si regge sulle buone leggi e sui buoni costumi. La Costituzione della repubblica italiana a me sembra una buona legge, e sarebbe bene decidersi finalmente ad applicarla; invece viene violata continuamente, e innanzitutto dai governanti che avevano giurato di esserle fedeli. Quanto ai buoni costumi non ci farei molto conto finche' non ci si decide a dire alcune semplici ma decisive verita': ad esempio che l'orgia consumista che i poteri dominanti e le loro agenzie della manipolazione e della sottomissione propongono come universale aspirazione e stile di vita e' incompatibile con i limiti della biosfera e con la dignita' umana. Che occorre far cessare la rapina che ad un tempo consente ai privilegiati una dissipazione obbrobriosa e condanna la stragrande maggioranza dell'umanita' alla sofferenza e all'infelicita'. Che soltanto la ragionata persuasa condivisione del bene e dei beni piu' rendere effettive la liberta' comune, l'eguaglianza di diritti nel rispetto della preziosa diversita' di ogni essere umano, la fraternita' e la sororita' che si prendono cura di ogni persona e del mondo vivente tutto.
Non e' chiaro, ad esempio, che e' giunta l'ora di spegnere i televisori? Di tornare a leggere i libri, di ascoltare il silenzio, di pensare seriamente i propri pensieri, di dialogare e non di darsi sulla voce o darsi la baia a vicenda, di parlarsi e ascoltarsi guardandosi negli occhi, di discutere in comune e di deliberare in comune su cio' che tutte e tutti riguarda?
Non e' chiaro, ad esempio, che l'automobilismo privato e' insostenibile? Non e' chiaro che e' insostenibile il trasporto aereo che non sia per ben definiti scopi di acclarata pubblica utilita' (ad esempio domare un vasto incendio, salvare delle vite)?
Non e' chiaro che le frontiere non hanno piu' senso e che tutte e tutti siamo cittadine e cittadini di quest'unico mondo vivente che abbiamo per casa comune e di cui siamo insieme parte e custodi?
Non e' chiaro che occorre soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto?
E cosi' via, direbbe Kilgore Trout.
Vi e' una sola universale repubblica di cui tutti gli esseri umani fanno parte; vi e' un solo mondo vivente di cui tutti gli esseri viventi fanno parte.
Salvare le vite e' il primo dovere. E' il tuo adempimento del tuo dovere di universale solidarieta' che invera il diritto di ogni persona alla vita, alla dignita', alla felicita'.
Siamo sempre sulla strada tra Gerusalemme e Gerico.
*
Pace, disarmo, smilitarizzazione.
Condivisione del bene e dei beni.
Alla barbarie del fascismo opponiamo la civilta' umana, all'ordine dei rapinatori opponiamo la civilta' della condivisione, alla violenza che tutto annienta opponiamo la nonviolenza che tutte e tutti salva.
E' l'ora della responsabilita', l'ora della decisione. E questa responsabilita', questa decisione, e' la nonviolenza.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

4. DUE GIORNATE CHE PONGONO TEMI NON SOLO DA CELEBRARE, MA DA MEDITARE TRAENDONE LE CONSEGUENZE PER IL NOSTRO AGIRE. LA SOLITA CICALATA DI UN VECCHIO

Ricorre oggi, 21 maggio, la "Giornata internazionale della diversita' culturale per il dialogo e lo sviluppo", istituita dall'Onu nel 2002.
E domani, 22 maggio, ricorre la "Giornata internazionale della biodiversita'", istituita dall'Onu nel 2000.
E' evidente la decisiva importanza delle cose su cui le due ricorrenze richiamano la nostra attenzione e il nostro impegno: ed e' evidente il nesso che le lega.
*
Vorrei dirlo con le parole di Hannah Arendt: l'umanita' e' costitutivamente plurale; vorrei dirlo con le parole di Aristotele: l'essere umano e' un animale sociale ("zoon politikon").
Il fondamento del riconoscimento dell'eguaglianza di diritti di tutti gli esseri umani e' proprio la preziosa diversita' di ogni persona da ogni altra, che e' un dono per l'umanita' tutta.
Il fondamento di ogni morale e' proprio nel riconoscimento che gli altri esistono e noi stessi esistiamo in virtu' dell'esistenza delle altre persone; e quindi la regola aurea di ogni etica ragionevole e ragionata e' la decisine di agire nei confronti delle altre persone cosi' come vorremmo che le altre persone agissero verso di noi: rispettando, difendendo, sostenendo, promuovendo la vita, la dignita', i diritti, la liberta' e la felicita' di ognuno e di tutti.
Dire diversita' culturale e' dire riconoscimento e riconoscenza per tutte le culture, per tutti i saperi, per tutte le vite e per tutte le memorie che rispettano e tramandano ed alimentano la dignita' umana. Scrisse una volta Amadou Hampate' Ba che ogni volta che muore un anziano brucia per sempre anche una mai piu' recuperabile biblioteca. Dobbiamo adoperarci per salvare tutte le culture, tutte le memorie, tutte le vite. L'umanita' e' questa costellazione che tutti gli esseri umani - passati, presenti, venturi - comprende, e cosi' ogni perdita ci tocca, come e' detto nell'epigrafe di John Donne che Hemingway appose a quel suo capolavoro.
Dire dialogo e' dire incontro attento e accudente con l'altra persona ed ascolto reciproco; e' dire riconoscimento e riconoscenza per l'umanita' intera, e per l'umanita' dell'umanita', intesa sia come umano e quindi responsabile e benevolente sentire e condursi, sia come humanitas, cioe' civilta', memoria, universale riconoscimento e solidarieta'.
Simone Weil, Edith Stein, Martin Buber, Guido Calogero, Claude Levi-Strauss, e tante e tanti altri ce lo hanno dimostrato con dovizia di argomenti.
E dire sviluppo, intendendo sviluppo umano integrale e non brutale grassazione e consumismo sfrenato; promozione della libera e armonica convivenza e non dello sfruttamento e della devastazione; amore per il mondo e rispetto per la vita e non superfetazione dell'egoismo e del vampirismo; svolgimento, approfondimento ed estensione della coscienza e della conoscenza, della condivisione e del bene comune e non irrancidirsi nel delirante solipsismo del bellum omnium contra omnes; dire sviluppo umano integrale significa dire sbocciare come umanita', uscire dalla preistoria del regno della violenza ed entrare nella storia del regno della liberta'.
E' quella lotta contro il male e la morte su cui insiste l'intera opera di Elias Canetti; e' quell'orizzonte di umanesimo integrale di cui e' stato testimone luminoso Primo Levi.
*
Ma l'umanita' vive nel mondo vivente, senza mondo vivente non vi e' umanita': senza natura non vi e' civilta'.
Siamo parte e custodi di quest'unico mondo vivente che e' l'unica casa comune dell'umanita'.
E siamo esseri viventi tra altri esseri viventi: la cui distruzione per effetto del nostro agire e' un crimine non solo nei confronti del mondo ma anche verso noi stessi.
siamo animali razionali, ragionevoli animali: dovremmo agire secondo ragione, e dovremmo ricordarci altresi' che gli altri animali sono nostri prossimi, nostri parenti. Dovremmo cessare di metterli a morte.
Quante specie animali e vegetali lo sviluppo industriale dell'umanita' sta distruggendo per sempre? E' antica saggezza che segare il ramo su cui si sta seduti non e' una buona idea; e' persuasione profonda e ancestrale fin dalla notte dei tempi che abbiamo dei doveri verso il mondo, che distruggere cio' che vive oltre quanto e' strettamente necessario per continuare a vivere e' un male, e un male imperdonabile, un male di cui si paghera' lo scotto, noi o chi verra' dopo di noi.
Non c'e' bisogno di aver letto Francesco d'Assisi, o Baruch Spinoza, o Rachel Carson, o Ivan Illich, o Hans Jonas, o Laura Conti, o Giorgio Nebbia, o Vandana Shiva per rendersi conto delle nostre responsabilita' nei confronti della natura.
*
Giustizia sociale e giustizia ecologica sono una cosa sola. Solidarieta' e responsabilita' con e per l'umanita', e con e per la natura, sono una cosa sola.
Ci convocano a meditare su questo queste due giornale: sulla verita' del nostro legame con le altre persone, con tutte le tradizioni culturali dell'umanita', con gli altri esseri viventi e con il mondo vivente tutto; e sulla responsabilita' che ne deriva: perche' e' solo adempiendo ai nostri doveri di riconoscimento, di rispetto, di solidarieta', di soccorso e di condivisione che noi inveriamo gli altrui diritti.
Ci convocano alla scelta di salvare le vite.
Ci convocano alla decisione di opporci alla guerra e a tutte le uccisioni, al razzismo e a tutte le persecuzioni, al maschilismo e a tutte le oppressioni: al maschilismo innanzitutto e soprattutto, che e' la prima radice e il primo paradigma di tutte le violenze.
Ci convocano a difendere i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Ci convocano a difendere l'intero mondo vivente e gli esseri viventi tutti.
Ci convocano ad opporci ad ogni violenza, ad ogni abuso, ad ogni menzogna.
Ci convocano alla scelta della nonviolenza.
Ci convocano alla scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Ci convocano alla scelta concreta e coerente della nonviolenza.
Ci convocano alla scelta responsabile e solidale della nonviolenza.
Ci convocano alla scelta complessa e contestuale, dialettica e dialogica, fallibilista e aperta, modesta e tenace, umile e accudente, sobria e inesauribile della nonviolenza.
Con gli argomenti di Ernst Bloch e con quelli di Guenther Anders, di Virginia Woolf e di Luce Fabbri, di Emmanuel Levinas e di Franca Ongaro Basaglia, di Mohandas Gandhi e di Aldo Capitini, di Margarete Buber Neumann e di Germaine Tillion, di Rosa Luxemburg e di Berta Caceres, di Ginetta Sagan e di Tzvetan Todorov, di Nanni Salio e di Alberto L'Abate, di Piero Pinna e di Hedi Vaccaro, di Danilo Dolci e di Ernesto Balducci, di Chico Mendes e di Marielle Franco, di Marinella Garcia, di Anna Bravo.
La nonviolenza e' in cammino.
La nonviolenza e' il cammino.
La nonviolenza cammina con le tue gambe, le tue braccia, il tuo cuore.
La nonviolenza e' l'incontro con l'umanita' e con il mondo nel segno della comprensione, della benevolenza, della misericordia.
La nonviolenza e' il sentimento della compresenza dei morti e dei viventi, e l'agire con l'intenzione e nella speranza che vi siano dei venturi.
La nonviolenza e' l'impegno affinche' non vi siano piu' vittime.
La nonviolenza e' l'innocenza operosa che agisce nella trama della storia, nel tessuto del mondo.
La nonviolenza e' l'antifascismo vivente. Alla scuola del discorso della montagna e della Ginestra. Senza illusioni, senza menzogne. Scegliendo di fare il bene perche' e' il bene.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la liberazione comune, per il bene comune dell'umanita' e per la difesa del mondo vivente.
Condividere il bene ed i beni, la memoria e la pieta'.
Sii tu l'umanita' come dovrebbe essere.
Chi salva una vita salva il mondo.

5. NEL GIORNO DELLA STRAGE DI CAPACI

Mi sembrano false le commemorazioni
fatte da chi mai si oppose
ai poteri mafiosi
al regime della corruzione suo complice
all'economia della rapina e dello sperpero
alla dominazione razzista e schiavista
al modo di produzione al modello di sviluppo al sistema di potere
che alla maggior parte dell'umanita'
nega il diritto a una vita degna
ed incessatemente il mondo vivente avvelena e devasta

Per essere degni di ricordare
Giovanni Falcone e i suoi compagni
devi essere salito sulla stessa barricata
e il resto e' silenzio o ciarla o suppurante
spettacolo infame di complici e buffoni

Noi non diciamo
andatevene tutti e lasciateci piangere da soli i nostri morti
noi diciamo
la lotta continua

compagne e compagni
non e' mai troppo tardi per entrare in questa lotta
e non e' mai troppo presto

6. CONTRO MAFIA ED APARTHEID

Nessuno e' libero finche' qualcuno e' schiavo
Nelle campagne italiane da anni si sta riproducendo un regime di schiavitu' e di segregazione, di effettuale apartheid, governato dittatorialmente dai poteri mafiosi, dall'economia illegale, dal caporalato, con la complicita' di pubblici amministratori e pubblici funzionari razzisti e conniventi, con la complicita' di chi governa il paese e delle disumane antileggi hitleriane imposte e mantenute da governi ipso facto violatori della dignita' umana.
E' una tragedia ormai pluridecennale: l'aveva gia' fatta emergere drammaticamente nel 1989 l'atroce omicidio di Jerry Essan Masslo, fuggito dal Sudafrica dell'apartheid per poi morire assassinato in Italia, a Villa Literno.
E troppe altre morti si sono susseguite da allora nel nostro paese, una strage infinita causata da schiavitu' e razzismo, nelle campagne e non solo.
Quando finira' questo scandalo, quando finira' questa vergogna?
Cosa diranno di noi gli storici futuri quando dovranno constatare che a settantacinque anni dalla sconfitta del nazifascismo in Italia continuavano schiavitu' e razzismo?
La lotta contro schiavitu' e razzismo, cosi' come la lotta contro il potere mafioso, ci riguarda tutte e tutti.
La liberta' e' una e indivisibile, nessuno e' libero finche' qualcuno e' schiavo.
*
Il razzismo e' un crimine contro l'umanita'
Occorre quindi regolarizzare immediatamente lo status giuridico e la condizione amministrativa di tutte le persone che si trovano in Italia, a tutte riconoscendo immediatamente tutti i diritti sociali, civili, politici, tutti i diritti umani inerenti a tutti gli esseri umani.
Occorre abrogare immediatamente tutte le folli e scellerate misure razziste ed incostituzionali imposte da governi ebbri e criminali, a cominciare dai due cosiddetti "decreti sicurezza".
Occorre che l'Italia torni alla civilta', al rispetto della legalita' che salva le vite, al rispetto del diritto internazionale, al rispetto della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani.
Se non si riconoscono tutti i diritti umani di tutti gli esseri umani presenti nel nostro paese, cio' significa che chi governa l'Italia continua a violare la stessa Costituzione della Repubblica italiana, che e' la legge a fondamento di tutte le altre leggi italiane, la legge che e' il cuore pulsante del nostro ordinamento giuridico, del nostro sistema istituzionale, della nostra civile convivenza.
Se non si riconoscono tutti i diritti umani di tutti gli esseri umani presenti nel nostro paese, cio' significa che chi governa l'Italia continua ad imporre un regime razzista e schiavista incompatibile con lo stato di diritto, incompatibile con la democrazia, incompatibile con la civilta' giuridica e con la dignita' umana.
Se non si riconoscono tutti i diritti umani di tutti gli esseri umani presenti nel nostro paese, cio' significa che chi governa l'Italia e' un criminale e un complice di criminali.
Si torni quindi al rispetto rigoroso e intransigente della Costituzione repubblicana che riconosce e difende i diritti umani di tutti gli esseri umani, che fa obbligo alle istituzioni di recare aiuto a chi di aiuto ha bisogno, che riconosce il diritto d'asilo a tutte le persone che nel loro paese d'origine non hanno i diritti che la Costituzione garantisce ai cittadini italiani.
Il razzismo e' un crimine contro l'umanita'.
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"Una persona, un voto"
E ci si decida finalmente a riconoscere che chi vive in un luogo e' in quel luogo che deve poter esercitare tutti i suoi umani diritti, e' in quel luogo che deve poter vivere una vita degna, nel rispetto e nell'aiuto reciproco: e che quindi ogni persona deve avere anche il diritto di partecipare democraticamente alle decisioni pubbliche che la sua stessa vita riguardano: "una persona, un voto" e' da sempre il motto e la bandiera della democrazia.
In Italia ancor oggi a milioni e milioni di persone che vivono stabilmente qui e perlopiu' da molti anni, che danno un contributo fondamentale all'economia e alla vita civile, i cui figli hanno studiato e studiano nelle scuole italiane e sono gia' parte dell'Italia di domani come i loro genitori sono gia' parte dell'Italia di oggi, ebbene, a questi milioni e milioni di persone oneste e generose sono ancora assurdamente, scelleratamente negati quei diritti e quella dignita' per il cui universale riconoscimento i martiri della Resistenza diedero la vita; quei diritti e quella dignita' che sono l'umanita' dell'umanita'; quei diritti e quella dignita' che sono il concreto fondamento, la sostanza stessa della repubblica democratica ed antifascista.
E' un dolore immenso e indicibile dover riconoscere che in Italia l'orrore e l'infamia del razzismo, e l'orrore e l'infamia del potere mafioso, ancora non siano stati sconfitti.
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Le braccianti e i braccianti che ci hanno salvato la vita
Questi mesi di epidemia hanno messo a nudo una volta di piu' la fragilita' intrinseca e il bisogno di mutuo soccorso che caratterizzano ogni umana esistenza, ogni umana comunita', l'intera umana famiglia.
In questi mesi di epidemia se la catastrofe e'stata contenuta e' stato anche e soprattutto grazie alle braccianti e ai braccianti che hanno garantito l'approvvigionamento delle nostre mense, che ci hanno sfamato con il loro lavoro, sovente rischiando la loro vita, sovente subendo abusi indicibili.
Al contrario delle ripugnanti menzogne della retorica razzista, la verita' e' che le braccianti e i braccianti ci hanno salvato la vita.
Il minimo che si possa fare e' riconoscere questa verita', e far cessare quegli abusi.
Il minimo che si possa fare e' riconoscere loro tutti i diritti inerenti ad ogni essere umano.
Il minimo che si possa fare e' far cessare la schiavitu', il caporalato, la dittatura mafiosa nelle campagne e non solo.
Il minimo che si possa fare e' riconoscere a questi nostri fratelli e a queste nostre sorelle la liberta', l'eguaglianza, la solidarieta' che ad ogni essere umano e' dovuta.
Il minimo che si possa fare e' compiere questo atto di riconoscimento, e di riconoscenza.
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L'ora della verita'
Siamo una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.
Il nostro primo dovere di esseri umani e' salvare le vite: soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Ogni essere umano e' un essere umano, e in quanto tale ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Siano immediatamente abrogate tutte le obbrobriose misure razziste ed incostituzionali imposte da governanti perversi e disumani.
Sia immediatamente finalmente legiferato il pieno riconoscimento di tutti i diritti sociali, civili e politici a tutte le persone che si trovano in Italia.
S'inveri la volonta' della Resistenza, la verita' della repubblica costituzionale, la sostanza dello stato di diritto, il cuore della democrazia, il valore umano e l'umana giustizia cui e' ordinata ogni legittima umana istituzione.
Si contrasti la mafia e l'apartheid.

7. NUOVI RACCONTI CRUDELI DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: DISPIACERI

Ci ho il dispiacere di aver fatto qualche cattiva azione, come tutti.
Ci ho il dispiacere di non aver imparato a nuotare, che avrei potuto fare il marinaio nei mari del sud che l'avventura mi e' sempre piaciuta.
Ci ho il dispiacere di non aver visto tanti posti belli, ma siccome non li ho visti che ne so se poi erano belli veramente o era solo la pubblicita' che li faceva sembrare belli.
Ci ho il dispiacere di non aver fatto qualche grande scoperta o invenzione a beneficio del genere umano, ma non era mica facile e poi bisognava aver studiato parecchio.
Ci ho il dispiacere di aver perso un mucchio di buone occasioni per starmene zitto, magari campavo meglio.
Ci ho il dispiacere di non aver fatto il calciatore, che mi ci sentivo portato.
Ci ho il dispiacere di tutti gli anni passati a fare il lavoro che ho fatto, e non mi fate dire altro.
Ci ho il dispiacere di non aver mai comprato una televisione, che allora mi pareva una bella idea e invece era proprio una fesseria.
Ci ho il dispiacere di non essere stato miliardario che avrei potuto fare un sacco di carita' e invece niente.
Ci ho il dispiacere di non essere restato al paese, che allora mi faceva schifo e invece si stava sempre meglio dello schifo dove sono stato poi.
Ci ho il dispiacere di non avere mai fumato, che magari mi prendeva un cancro ma almeno avevo fumato.
Ci ho il dispiacere di non aver imparato le lingue straniere, che allora volendo potevo piantare tutto e andarmene in Belgio, in Australia, in Brasile.
Ci ho il dispiacere di non aver amato abbastanza mia moglie, prima di ucciderla perche' l'amavo troppo.

8. NUOVI RACCONTI CRUDELI DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: MFECANE

Io l'ho sempre pensata cosi': che se fai una cosa tanto vale che la fai bene.
Giochi a pallone? E allora devi fare tanti gol e beccarne pochi. Quello che conta e' vincere la partita. Non ci ho ragione? C'e' qualcuno che invece ci ha gusto a perdere? Io non credo, non credo proprio.
Nel lavoro mio il problema e' che le partite non finiscono mai. Perche' finche' c'e' quell'altra squadra vuole sempre la rivincita. E allora non sei mai sicuro di aver vinto. Io sono per la sicurezza, voi no? E la sicurezza c'e' un modo solo, si sa. Che la devi eliminare dal campionato l'altra squadraccia, la devi eliminare tutta.
Ora, certe volte non e' possibile. Per esempio le forze dell'ordine, la magistratura, non e' che le puoi eliminare tutte, no? Perche' lo stato - morammazzati loro, quella massa di ladroni - quanti ostacoli al libero commercio tu elimini tanti lo stato li sostituisce, e che ci vuole? lo fa con i soldacci nostri, morammazzato.
Io sarei pure per l'utopia, per il superuomo, per tutte quelle fregnacce li' che ognuno fa il porco comodo suo come gli pare, pero' l'ordine ci vuole. E all'ordine ci pensiamo noi, che sappiamo come si fa e gestiamo il libero commercio e facciamo girare l'economia, mica ceci. Pero' non e' che e' facile levarselo di torno lo stato, perche' qualcuno ci deve pensare, che ne so, a finanziare gli appalti che poi ce li sughiamo noi, quelli succulenti e quegli altri pure, che fregare i soldi a quei ladroni dello stato io ci ho gusto piu' che in tutti gli altri bisini che ci sto dentro che gioco ricco mi ci ficco dico io. Perche', voi no? Andiamo, non fate i santarellini.
E allora lo stato morammazzato ci tocca tenercelo, massa di ladroni, rubagalline e parassiti che non sono altro.
Ci tocca tenerci pure quella serqua di burini che pagano il pizzo. Sono proprio quattro spiccioli, ma sono sempre quattro spiccioli, e se sei un uomo d'affari non devi mandare sprecato niente, e allora teniamoci pure quelli.
E poi c'e' tutto l'apparato dell'organizzazione: esecutori, contabili, addetti ai trasporti, logistica varia: sono un branco di scimmie senza cervello ma servono pure quelli, e allora teniamoceli, finche' non sgarrano e allora via, ma finche' non sgarrano bisogna tenerceli, e gia' c'e' un affollamento che non vi dico.
E poi tutta la minutaglia, i vassalli, i valvassori e i valvassini fino ai servi della gleba: da quello che smercia le bionde per strada a quella che per strada le facciamo smerciare se stessa, al pusher, al croupier, insomma tutte le merci che producono merci, cioe' reddito per l'organizzazione. Questa e' economia politica, etica protestante e spirito del capitalismo.
Non si tira il collo alla gallina dalle uova d'oro, anche se certe volte ti verrebbe proprio voglia. Ma tu sei il buon pastore del gregge, e le pecore che devi tosare le devi pure accudire quanto basta. La gente e' una mandria, senza buone maniere e senza cervello, per questo ci serve il madriano e il mandriano sono io e l'organizzazione. La civilta' e' organizzazione. La civilta', i soldi, le bocche da fuoco. L'organizzazione e' tutto, senno' e' il caos, il comunismo che s'e' visto com'e' finito: che abbiamo vinto noi, morammazzati. Ne so centomila io, io m'informo, ci ho il computer, leggo Il Sole 24 ore, non come dicono in televisione, che barbari ci saranno loro che infatti vedi come hanno rimbecillito la gente che io dico meglio per noi, meglio per noi, che piu' sono imbecilli e piu' e' facile spremergli i piccioli e tenerli ognuno nel gabbiotto suo.
Insomma, ci tocca essere umanitari con un sacco di gente. Che io poi in fondo in fondo mi considero un umanista, come Lorenzo de' Medici. Che pure lui prestava a strozzo e quando servivia la mano pesante non si faceva ridere dietro, faceva quello che doveva fare, e lo faceva presto e bene; e poi scriveva le poesie. A me di scrivere le poesie non mi piace, pero' faccio le fotografie artistiche: a certe gaglioffe che mica gli faccio solo le fotografie, eh. Poi le metto su Instagram. Le fotografie. Ci ho pure una pagina facebook, pero' con un prestanome che il nome mio e' meglio che resta riservato, e' per la privacy, noi uomini d'affari ci teniamo al rispetto della privacy.
Umanitari sempre. Con le organizzazioni rivali pero' no. E' la legge della concorrenza, del libero mercato. La torta e' piccola, non e' che puoi fare una tavolata lunga come la storia del Pistello, come la camicia di Meo, come la coda lunga delle storie con la coda lunga.
Io sono per la diplomazia, sempre. Per esempio se uno non paga subito gli si da' tempo una settimana. Siamo gente civile. E con quei ladroni morammazzati dello stato ladrone pure: non sono uno tirchio, lo so che per far girare bene gli ingranaggi bisogna ungere, e io ungo, ungo. 'Sta mandria di parassiti che certe volte penso che gli ci vorrebbe un annetto di comunismo con Stalin e tutto, Siberia e Raus. Ma siccome sono un uomo d'affari, ungo, ungo. Morammazzati loro e tutto lo stato, le regioni, le province, i comuni, gli uffici tecnici, l'inps, l'agenzia delle entrate, i caramba e la pula. Tutti ostacoli al libero commercio, tutti nemici del progresso civile, tutti comunisti che ci hanno la fissa di voler impedire la rivoluzione liberale e liberista, l'America agli Americani. Ci vorrebbe il duce, ci vorrebbe.
E invece sempre la diplomazia, che e' la regina delle battaglie, come la fanteria. Ce lo so. Pero' so pure un'altra cosa, ne so parecchie ma so pure questa: che un ostacolo va rimosso subito prima che diventa troppo ingombrante. Subito. Si chiama tempestivita'. Cioe' che bisogna agire come una tempesta: tu pesta subito e porta a termine il lavoro. Abbattere gli ostacoli, cosi' avanza il progresso. Ordine e progresso ci vuole.
Perche' questo l'ho imparato da giovane e poi non l'ho scordato piu', che e' la prima regola di tutte le regole: se meni uno, ammazzalo. Cosi' hai rispettato la sua dignita', no? L'hai ammazzato, e allora non gli vengono i cattivi pensieri, il complesso d'inferiorita', il risentimento e tutte quelle altre panzane che ci campano i dottori dei cervelli e i tribunali della repubblica, morammazzati pure loro, tutte braccia sottratte all'agricoltura dico io. E non gli viene neppure la voglia di vendicarsi. Se uno e' morto gli passa pure la voglia di vendicarsi. Ed e' di esempio per le teste calde. Ordine e disciplina ci vuole.
A me mi piace il duca Valentino, l'avete letto Machiavelli? Io si'. Pure Rodolfo Valentino quando ballava il tango, che modestia a parte anche io il tango lo ballo come un principe. Un uomo d'affari deve saper fare tutto.
Magari adesso era il tempo del Rinascimento, voglio vedere se qualcuno mi chiamava mafioso.

9. NUOVI RACCONTI CRUDELI DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: SBUDELLONE

La verita'? La verita' e' che me lo sono messo da me il mio nome d'arte.
Come mi venne in mente? Adesso ve lo racconto.
Dopo aver fatto quel ch'avevo fatto ero entrato al bar per andare al cesso a darmi una lavata che ero tutto sporco degli schizzi di sangue di quel porco, e il barista nuovo che non mi conosceva mi dice: "Aho', qui nun s'entra cosi'". Allora io: "Ah no? E come s'entra?". "S'entra puliti, mo' pussa via". A me pussa via non me l'ha detto mai nessuno e visto che allora allora ne avevo gia' scannato uno non e' che ci avevo problemi a fare il bis, cosi' ho sgarrato pure quello screanzato cosi' s'imparava a fare l'impertinente.
Neppure il tempo di tirargli fuori il coltello dalla trippa con tutte le frattaglie che venivano giu', che Ruggeretto che stava li' che giocava a carte dice: "Ma che fai, Cicciobbo'". Cicciobbo' era come mi chiamavano da regazzino perche' ero un po' sovrappeso, e non m'era mai piaciuto che mi chiamavano cosi'. "Che fo?", rispondo, "Sbudello". Poi andai al cesso a lavarmi le mani e mentre ero li' mi venne in mente che Sbudello era un bel soprannome. Poi pero' la gente, che e' piu' stupida di una crastica e non vede l'ora di metterlo in  mostra che e' piu' stupida di una crastica, l'ha cambiato in Sbudellone, che qui da noi tutti i nomi finiscono o in one o in accio, e se uno ci ha ancora il padre vivo se non ci ha un soprannome proprio suo personale ci ha il soprannome del padre con l'aggiunta di ino e di etto e quando il padre crepa allora diventa one o accio. Perche' succede non lo so, sono cose che le dovrebbero studiare i professori d'italiano e poi insegnarle nelle scuole, invece delle tabelline, le coniugazioni, gli antichi romani, e tutta quella roba che non gliene frega niente a nessuno perche' e' lontana dalla vita vera.
A me mi piaceva di piu' Sbudello, ma alla fine pure Sbudellone poteva andare bene. Sempre meglio di Cicciobbomba.

10. NUOVI RACCONTI CRUDELI DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: UNA LETTERA A TOPOLINO

Caro Signor Topolino,
le scrivo all'indirizzo del Suo giornale non conoscendo quello della Sua privata residenza, e del resto non vorrei disturbarLa violando la Sua privacy.
Sono un fedele lettore del Suo Giornale da molti anni e vorrei in primo luogo congratularmi con Lei per le Sue avventure e per il garbo con cui Le racconta.
Sono un fedele lettore anche di Diabolik, Jacula, Messalina, Tex ed altri giornaletti, ma il Suo Giornale mi sembra il migliore perche' e' piu' di cultura e non ci sono gli ammazzamenti e le porcherie.
A me gli ammazzamenti e le porcherie non piacciono, io sono una Brava Persona.
Le scrivo questa lettera su suggerimento del mio avvocato d'ufficio per segnalarLe un errore giudiziario di cui sono vittima incolpevole e innocente.
In quanto vittima incolpevole e innocente so di poter contare sulla Sua bonta' e sul Suo aiuto.
Le vorrei quindi chiedere se potesse, a titolo gratuito e come Opera di Bene poiche' il sottoscritto non dispone di mezzi di fortuna, svolgere un'inchiesta indipendente sui fatti di sangue a me attribuiti e dei quali mi dichiaro, professo e protesto incolpevole e innocente.
Le due ragazzine, che riposino in pace, neanche le conoscevo.
E poi si sa, l'uomo e' uomo.
RingraziandoLa fin d'ora per la Sua attenzione e per la Sua gentilezza, confidando in un pronto intervento, La ringrazio di tutto cuore e Le auguro tanta salute e buon lavoro.
*
Post scriptum: vorrei anche iscrivermi al pregiato Suo Club di Topolino, ma non ho risorse finanziarie; sarebbe possibile iscriversi gratis? Potrebbe il Club mettermi a disposizione a titolo gratuito e come Opera di Bene un avvocato un po' migliore di questo che mi hanno dato d'ufficio? Che adesso non voglio dire niente che e' meglio che non dico niente, pero' non sono per niente soddisfatto, per niente proprio.
Mi risponda, La prego; anche solo un Suo cenno di riscontro per me avrebbe un grande significato, stante la Sua fama e il Suo prestigio, che lei e' proprio una Gran Brava Persona, che io La seguo sempre attraverso il Suo Giornale.
Mi aiuti, qui ho paura. Anche se lo avessi fatto (e non dico che l'ho fatto, che anzi io mi dichiaro, professo e protesto incolpevole e innocente), erano solo due zozzette che gli piaceva stuzzicare i bei giovanotti come me, non vedo perche' adesso lo Stato deve rovinare la vita a un giovane promettente come me per una scemenza come quella.
Resto in attesa, grazie, grazie, e Le porgo i piu' distinti saluti ed auguri di ogni Bene a Lei e alla sua Gentile Famiglia.

11. MORY KANTE'

E' deceduto Mory Kante', musicista.
Con gratitudine lo ricordiamo.

12. PER LA GIORNATA INTERNAZIONALE DELLE DONNE PER IL DISARMO

Ricorre il 24 maggio la Giornata internazionale delle donne per il disarmo.
Ed e' una ricorrenza che convoca l'umanita' all'ascolto di due verita' che dovrebbero stare a cuore non solo ad ogni persona di volonta' buona sollecita del bene comune, ma anche ad ogni essere umano che vuole continuare a vivere.
*
La prima verita': che solo la lotta del movimento di liberazione delle donne (alla cui scuola ed alla cui sequela tutti gli esseri umani possono e debbono porsi) libera l'umanita' dalla violenza.
Semplicemente perche' effettualmente, storicamente, concretamente, il potere maschile, l'ideologia maschilista, la prassi maschile fondata sulla violenza, sulla gerarchia, sull'asservimento e sull'esclusione dell'altra persona, e' la prima radice e il primo paradigma di ogni violenza.
E quindi la lotta contro l'oppressione maschilista libera non solo meta' dell'umanita' dalla violenza che subisce, ma libera anche l'altra meta' dalla violenza che esercita (e di cui quindi si fa alienato strumento e disumanata merce), e libera quindi l'umanita' intera anche da ogni portato di quella violenza: la guerra e tutte le uccisioni, il razzismo e tutte le persecuzioni, lo sfruttamento schiavista degli altri esseri umani, la riduzione degli altri esseri viventi a cose annientabili, l'avvelenamento, la devastazione e la distruzione della natura, l'inabissarsi della civilta' nella barbarie, il precipitare dell'umana vicenda nel vuoto infernale.
*
La seconda verita': che solo il disarmo puo' fermare la distruzione della civilta' umana.
Giunti all'attuale stadio di sviluppo delle tecnologie distruttive e' ormai evidente ad ogni persona ragionevole che non solo ora ma gia' originariamente ed intrinsecamente la guerra, e i poteri che l'effettuale uso dello strumento della guerra e la logica intrinseca della guerra - la sua struttura, la sua ideologia, le sue prassi - ha portato a dominare sul mondo, stanno realmente ed immediatamente minacciando di distruzione la civilta' umana, l'intera umana famiglia, l'intero mondo vivente. E' una verita' che nessuno puo' piu' occultare dopo Auschwitz e dopo Hiroshima. Nel mondo vi sono arsenali efficienti a distruggere piu' e piu' volte l'umanita' intera e tanta parte della biosfera, a distruggere il miracolo di quest'unico mondo vivente che conosciamo. E vi sono poteri algidi e brutali, stolti e impazziti, disponibili a farlo.
Chiunque apra gli occhi vede con chiarezza questa abominevole realta'. E chiunque scruti nel suo cuore sa quale sia il suo primo dovere: impedire la catastrofe, salvare le vite.
Abolire la guerra, i suoi strumenti e i suoi apparati, e' per l'intera umanita' l'impegno piu' necessario e piu' urgente.
E per abolire la guerra che minaccia di distruzione l'umanita' e la biosfera occorre il disarmo: perche' e' con le armi che si fanno le guerre, che si esercita la piu' profonda e la piu' vasta violenza, che si impone l'abuso e la morte; le armi sempre e solo servono a uccidere, a uccidere gli esseri umani; le armi sono intrinsecamente assassine, e tutte e tutti ci minacciano di morte.
Abolire la guerra, abolire le organizzazioni armate e in quanto tali predisposte, addestrate e dedite all'uccidere, abolire le armi. Questo occorre. Solo abolendo le armi si puo' salvare l'umanita'.
*
Le piu' grandi esperienze collettive di opposizione alla guerra, di costruzione della pace, di lotta antifascista, di difesa della natura, di affermazione della dignita' umana, sono state guidate da donne.
La lotta del movimento di liberazione delle donne e' la matrice, la fonte inesausta, il cuore pulsante della nonviolenza in tutte le sue concrete e coerenti estrinsecazioni: lo stesso Gandhi fu originariamente ispirato dal movimento suffragista; la grande stagione di lotte nonviolente del movimento per i diritti civili in America fu iniziata da una donna di nome Rosa; e una donna di nome Rosa guido' l'opposizione alla prima guerra mondiale; furono le donne che per prime organizzarono la resistenza alla guerra, che per prime iniziarono la resistenza al fascismo; una donna ha scritto il piu' importante programma politico antimilitarista, antifascista e di liberazione dell'umanita', il cui titolo e' Le tre ghinee; donne hanno guidato e guidano le lotte piu' decisive, piu' nitide e piu' intransigenti contro il razzismo, il colonialismo, l'imperialismo e il totalitarismo; donne hanno guidato e guidano il movimento ecologista in tutto il mondo; una donna di nome Simone e' la massima espressione del pensiero morale dell'umanita' nell'epoca contemporanea; una donna di nome Hannah e' la massima espressione del pensiero politico dell'umanita' nell'epoca contemporanea.
Il femminismo e' il massimo inveramento dell'impegno degli esseri umani per far cessare ogni oppressione, ogni ingiustizia, ogni violenza.
La lotta del movimento di liberazione delle donne e' storicamente l'unica esperienza rivoluzionaria non gerarchica, non militarista, non asservitrice, non reduplicatrice della violenza, che non ha mai provocato stragi, che non ha mai fatto uso di uccisioni, che non ha mai imposto gioghi, che non ha mai costruito carceri, che non ha mai eretto roghi.
La lotta del movimento di liberazione delle donne e' storicamente la corrente calda e il massimo inveramento fin qui realizzato della nonviolenza; e' la nonviolenza in cammino.
La lotta del movimento di liberazione delle donne e' il movimento reale che forte della sua autocoscienza, consapevole a un tempo della propria parzialita' e universalita', e quindi alieno da ogni deriva liberticida e da ogni tentazione totalitaria, liberando le donne libera anche gli uomini dalla violenza di cui sono portatori e insieme schiavi, e libera quindi l'umanita' intera.
In questa lotta ogni essere umano riconosce e vede riconosciuto il valore della propria persona e dell'umanita'.
*
Abolire la guerra e le stragi e' possibile e necessario.
Costruire una societa' umana di persone tutte libere, tutte eguali in diritti proprio perche' ognuna diversa dall'altra, tutte solidali perche' riconoscenti e riconoscentisi fratelli e sorelle in quanto appartenenti all'unica umana famiglia, tutte condividenti il bene e i beni, tutte consapevoli di essere parte e custodi di quest'unico mondo vivente che e' casa comune di tutti gli esseri viventi, ebbene, costruire questa societa' finalmente pienamente umana, che e' il sogno di tutte le culture e le esperienze storiche dell'umanita', e di ogni persona che almeno una volta si e' posta le domande decisive su se stessa e sul mondo, e' possibile; e non solo e' possibile: e' necessario; e non solo e' necessario: e' urgente. E questi mesi di epidemia ne dovrebbero aver persuaso ogni persona che non abbia adbicato alla facolta' del pensare.
Opporsi al maschilismo. Opporsi al razzismo. Opporsi alla guerra.
Pace, disarmo, smilitarizzazione.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Condividere il bene ed i beni.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Alla scuola e alla sequela del movimento di liberazione delle donne la nonviolenza e' in cammino.
Con volto e con voce di donna la nonviolenza e' il cammino.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
*
Nella ricorrenza della Giornata internazionale delle donne per il disarmo ogni persona si fermi a meditare sui doveri comuni.
Nella ricorrenza della Giornata internazionale delle donne per il disarmo ogni persona decida di agire per il bene comune.
Il momento e' ora.
Sii tu l'umanita' come dovrebbe essere.
*
In calce alleghiamo una vecchia meditazione che piu' volte abbiamo riproposto e che forse piu' essere giovevole una volta ancora.
*
Allegato: Dal femminismo molti doni
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che vi e' una sola umanita', composta di persone tutte differenti le une dalle altre e tutte eguali in diritti.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che sfera personale e sfera politica non sono separate da un abisso: sempre siamo esseri umani.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza del partire da se'.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza dell'incontro con l'altro.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che e' la nascita, l'esperienza e la categoria che fonda l'umana convivenza, l'umano sapere.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che la pluralita', e quindi la relazione, e' la modalita' di esistenza propria dell'umanita'.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che i corpi contano, che noi siamo i nostro corpi.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che ogni forma di autoritarismo, ogni forma di militarismo, ogni forma di dogmatismo reca gia' la negazione dei diritti umani di tutti gli esseri umani.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che la prima radice dell'organizzazione sociale e della trama relazionale violenta e' nel maschilismo e nel patriarcato.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che solo la nonviolenza contrasta la violenza, che solo il bene vince il male, che solo l'amore si oppone alla morte, che solo l'ascolto consente la parola.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che compito comune e' generare e proteggere la vita, prendersi cura delle persone e del mondo per amore delle persone e del mondo.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che compito comune e' opporsi ad ogni oppressione, ad ogni sfruttamento, ad ogni ingiustizia, ad ogni umiliazione, ad ogni denegazione di umanita', ad ogni devastazione della biosfera.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che solo l'arte della compassione fonda la lotta di liberazione.
Il femminismo che e' il massimo inveramento storico della nonviolenza.
Il femminismo che e' la corrente calda della nonviolenza.
Il femminismo che e' il cuore pulsante del movimento di autocoscienza e di liberazione dell'umanita'.
E diciamo femminismo e sappiamo che dovremmo dire femminismi, che dovremmo dire pensiero delle donne e movimenti delle donne.
Ma diciamo femminismo e pensiamo a una tradizione che lega infinite donne che hanno praticato l'etica della responsabilita' e della liberazione, da Saffo a Vandana Shiva, da Simone Weil a Virginia Woolf, da Edith Stein a Milena Jesenska, da Etty Hillesum a Ginetta Sagan, da Rosa Luxemburg ad Hannah Arendt, da Germaine Tillion ad Anna Politkovskaja, da Simone de Beauvoir a Franca Ongaro Basaglia, da Olympe de Gouges a Luce Fabbri.
Dal femminismo molti doni tutte e tutti abbiamo ricevuto.
In questo otto marzo di ascolto, di memoria, di lotta, diciamo anche la nostra gratitudine.

13. IO DI MESTIERE FACCIO LO SCHIAVISTA

Io di mestiere faccio lo schiavista
ci ho un master in economia aziendale
gli schiavi non li tratto mica male
finche' rigano dritto e stanno in pista

ma chi si mette a fare il comunista
o s'infortuna e allora poco vale
ch'io ci ho un'azienda mica un ospedale
per chi s'azzoppa o fa il sindacalista

e' pronto il sacco, il fuoco e gli avvoltoi
e zitti e mosca che se l'e' cercato.
Che fine ha fatto? E che vi frega a voi?

E' la legge del libero mercato
e' giusto tutto quel che serve a noi
e chi non serve piu' morammazzato.

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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 390 del 7 giugno 2020
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