[Nonviolenza] Ogni vittima ha il volto di Abele. 181



 

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OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVII)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100

Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, centropacevt at gmail.com, web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Numero 181 del 15 ottobre 2016

 

In questo numero:

1. 4 novembre 2016: non festa, ma lutto. A Trento gli "Stati generali della Difesa civile non armata e nonviolenta". Ogni vittima ha il volto di Abele

2. Raniero La Valle: Il vero quesito: approvate di spegnere la politica e non opporvi al potere?

3. Carogno Mozzarecchi: L'hae visto 'r presidente der conzijo

4. Carogno Mozzarecchi: Ariecchete 'sta marcia de la pace

5. Per sostenere il centro antiviolenza "Erinna"

6. Due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia

7. Verso la "Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne" del 25 novembre

8. Un appello nonviolento per il 4 dicembre: Un parlamento eletto dal popolo, uno stato di diritto, una democrazia costituzionale. Al referendum votiamo No al golpe

9. Una bozza di lettera da inviare ai parlamentari

10. A Firenze il 29 ottobre la prima "Giornata nazionale di studio sugli effetti sanitari e ambientali del trasporto aereo"

 

1. APPELLI. 4 NOVEMBRE 2016: NON FESTA, MA LUTTO. A TRENTO GLI "STATI GENERALI DELLA DIFESA CIVILE NON ARMATA E NONVIOLENTA". OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE

 

4 novembre 2016: non festa, ma lutto

Cento anni dopo: basta guerre

Un'altra difesa e' possibile

A Trento gli "Stati generali della Difesa civile non armata e nonviolenta"

Il Movimento Nonviolento, PeaceLink, il Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo e l'Associazione Antimafie Rita Atria lanciano per il 4 novembre l'iniziativa "Ogni vittima ha il volto di Abele", affinche' in ogni citta' si svolgano commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre.

Ogni vittima ha il volto di Abele

Proponiamo che il 4 novembre si realizzino in tutte le citta' d'Italia commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre, commemorazioni che siano anche solenne impegno contro tutte le guerre e le violenze. Affinche' il 4 novembre, anniversario della fine dell'"inutile strage" della prima guerra mondiale, cessi di essere il giorno in cui i poteri assassini irridono gli assassinati, e diventi invece il giorno in cui nel ricordo degli esseri umani defunti vittime delle guerre gli esseri umani viventi esprimono, rinnovano, inverano l'impegno affinche' non ci siano mai piu' guerre, mai piu' uccisioni, mai piu' persecuzioni.

Oltre cento anni dopo lo scoppio della prima guerra mondiale, mentre e' tragicamente in corso la "terza guerra mondiale a pezzi", e' ora di dire basta.

Per questo sosteniamo la campagna "Un'altra difesa e' possibile" che ha depositato in Parlamento la proposta di legge di iniziativa popolare per l'istituzione e il finanziamento del Dipartimento per la difesa civile, non armata e nonviolenta.

Obiettivo della campagna e' quello di organizzare la difesa civile, non armata e nonviolenta - ossia la difesa della Costituzione e dei diritti civili e sociali che in essa sono affermati; la preparazione di mezzi e strumenti non armati di intervento nelle controversie internazionali; la difesa dell'integrita' della vita, dei beni e dell'ambiente dai danni che derivano dalle calamita' naturali, dal consumo di territorio e dalla cattiva gestione dei beni comuni - anziche' finanziare cacciabombardieri, sommergibili, portaerei e missioni di guerra, che lasciano il Paese indifeso dalle vere minacce che lo colpiscono e lo rendono invece minaccioso agli occhi del mondo. La Campagna vuole aprire un confronto pubblico per ridefinire i concetti di difesa, sicurezza, minaccia, dando centralita' alla Costituzione che "ripudia la guerra" (art. 11), afferma la difesa dei diritti di cittadinanza ed affida ad ogni cittadino il "sacro dovere della difesa della patria" (art. 52).

Il 4 e 5 novembre a Trento i promotori della campagna "Un'altra difesa e' possibile" e il Forum Trentino per la Pace e i diritti umani hanno convocato gli "Stati generali della Difesa civile non armata e nonviolenta", un primo passo per coordinare e creare un confronto tra i diversi soggetti che gia' ora agiscono nel settore della difesa civile: le istituzioni preposte alla Difesa, alla Protezione civile, al Servizio Civile Nazionale, la ricerca sulla risoluzione nonviolenta dei conflitti, il Terzo Settore e le organizzazioni non governative che lavorano per la pace e il disarmo.

Tutti coloro che non potranno essere con noi fisicamente a Trento, si uniscano idealmente in una sorta di staffetta civile tra commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre, ribadendo che il 4 novembre e' giorno di lutto e non di festa per la partecipazione all'inutile strage della prima guerra mondiale. Ovunque sia possibile, in ogni piazza d'Italia. Queste iniziative di commemorazione e di impegno morale e civile devono essere rigorosamente nonviolente. Non devono dar adito ad equivoci o confusioni di sorta; non devono essere in alcun modo ambigue o subalterne; non devono prestare il fianco a fraintendimenti o mistificazioni. Queste iniziative di addolorato omaggio alle vittime della guerra e di azione concreta per promuovere la pace e difendere le vite, devono essere rigorosamente nonviolente. Occorre quindi che si svolgano in orari distanti e assolutamente distinti dalle ipocrite celebrazioni dei poteri armati, quei poteri che quelle vittime fecero morire. Ed occorre che si svolgano nel modo piu' austero, severo, solenne: depositando omaggi floreali dinanzi alle lapidi ed ai sacelli delle vittime delle guerre, ed osservando in quel frangente un rigoroso silenzio. Ovviamente prima e dopo e' possibile ed opportuno effettuare letture e proporre meditazioni adeguate, argomentando ampiamente e rigorosamente perche' le persone amiche della nonviolenza rendono omaggio alle vittime della guerra e perche' convocano ogni persona di retto sentire e di volonta' buona all'impegno contro tutte le guerre, e come questo impegno morale e civile possa concretamente limpidamente darsi. Dimostrando che solo opponendosi a tutte le guerre si onora la memoria delle persone che dalle guerre sono state uccise. Affermando il diritto e il dovere di ogni essere umano e la cogente obbligazione di ogni ordinamento giuridico democratico di adoperarsi per salvare le vite, rispettare la dignita' e difendere i diritti di tutti gli esseri umani.

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Per informazioni sulla campagna "Un'altra difesa e' possibile"

vai al sito www.difesacivilenonviolenta.org

Segreteria della Campagna c/o il Movimento Nonviolento

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A tutte le persone amiche della nonviolenza chiediamo di diffondere questa proposta e contribuire a questa iniziativa. Contro tutte le guerre, contro tutte le uccisioni, contro tutte le persecuzioni. Per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.

Ogni vittima ha il volto di Abele. Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

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Movimento Nonviolento

per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. e fax 0458009803

e-mail:an at nonviolenti.org, siti: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it

PeaceLink

per contatti: e-mail: info at peacelink.it, sito: www.peacelink.it

Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo

per contatti: e-mail: nbawac at tin.it, web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Associazione Antimafie Rita Atria

per contatti: e-mail: abruzzo at ritaatria.it, sito: www.ritaatria.it

 

2. RIFLESSIONE. RANIERO LA VALLE: IL VERO QUESITO: APPROVATE DI SPEGNERE LA POLITICA E NON OPPORVI AL POTERE?

[Riceviamo e diffondiamo il testo del discorso tenuto da Raniero La Valle il 7 dicembre 2016 nella Sala consiliare della Provincia a Matera dal titolo "Ancora sulla verita' del referendum. Il vero quesito: approvate di spegnere la politica e non opporvi al potere?".

Raniero La Valle e' nato a Roma nel 1931, prestigioso intellettuale, giornalista, gia' direttore de "L'avvenire d'Italia", direttore di "Vasti - scuola di ricerca e critica delle antropologie", presidente del Comitato per la democrazia internazionale, gia' parlamentare, e' una delle figure piu' vive della cultura della pace; autore, fra l'altro, di: Dalla parte di Abele, Mondadori, Milano 1971; Fuori dal campo, Mondadori, Milano 1978; Dossier Vietnam-Cambogia, 1981; (con Linda Bimbi), Marianella e i suoi fratelli, Feltrinelli, Milano 1983; Pacem in terris, l'enciclica della liberazione, Edizioni Cultura della Pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1987; Prima che l'amore finisca, Ponte alle grazie, Milano 2003; Chi e' dunque l'uomo?, Servitium, 2004; Agonia e vocazione dell'Occidente, Terre di mezzo, 2005; Se questo e' un Dio, Ponte alle grazie, Milano 2008; Paradiso e liberta', Ponte alle grazie, Milano 2010; Quel nostro Novecento, Ponte alle Grazie, Milano 2011; Un Concilio per credere, Emi, Bologna 2013; Chi sono io, Francesco?, Ponte alle Grazie, Milano 2015]

 

Mentre in Italia, nel mondo, nel Mediterraneo, in Siria, a Calais c'e' tanta disperazione, noi siamo costretti a devolvere due mesi della nostra vita privata, e se non della nostra vita privata, della nostra vita pubblica, al referendum per cambiare la Costituzione.

Questo referendum e' stato caricato, da chi pretende l'approvazione della riforma, di significati epocali. Lasciamo stare i catastrofismi di chi dice che se non vince il Si' ci sara' una crisi come quella del '29 con la gente che si suicida per la strada. E' vero pero' che il 4 dicembre e' stato enfatizzato come lo spartiacque da cui tutto dipende. Renzi ci aveva messo perfino la testa di presidente del Consiglio, anzi aveva messo in palio, come in "Lascia o raddoppia", la sua stessa carriera politica; poi se ne e' pentito e ora questo non lo dice piu' "nemmeno sotto tortura". Pero' non pensa ad altro. Di fatto ha smesso di governare, perche' notte e giorno non fa che dedicarsi, in ogni tv e in centinaia di comizi, alla propaganda per il Sì. Questo vuol dire che la cosa è veramente importante anche per noi; forse davvero il 4 dicembre e' uno spartiacque.

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Uno spartiacque?

Ma spartiacque di che? Non puo' trattarsi solo del fatto che Renzi resti o se ne vada. Per quanto possa essere rilevante che ci sia un segretario fiorentino a palazzo Chigi, l'esserci o non esserci di Renzi non puo' rappresentare lo spartiacque di alcunche'. I presidenti del Consiglio passano in fretta, e di molti poi non ci si ricorda piu'. Dunque lo spartiacque deve riguardare qualche altra cosa. Di che spartiacque si tratta?

A mio parere si tratta dello spartiacque che passa tra il 20 novembre e il 4 dicembre. E' questo il tempo in cui non solo qualche governante, ma noi stessi ci giochiamo il futuro.

Il 20 novembre finisce l'anno della misericordia, e il 4 dicembre l'Italia decide sulla sua Costituzione. Che nesso c'e' tra le due cose?

La vera posta in gioco del 20 novembre e' che l'anno della misericordia non finisca; finira' certo l'anno canonico, indetto con la Bolla di papa Francesco, ma e' il tempo della misericordia che non deve finire: l'anno della misericordia deve tracimare e tradursi in un'eta' della misericordia. Altrimenti sarebbe stato inutile. Certo resta il valore di tante specifiche cose buone che molti hanno fatto, ma che cosa ce ne faremmo di un anno della misericordia se poi tutto tornasse come prima, se poi dovessimo restare incardinati nella durezza di cuore, nella violenza e nella guerra?

Per come ce l'ha raccontata papa Francesco misericordia non e' un sentimento intimistico, un buonismo cosi' dolce da essere disgustoso, ma e' un'altra regola, un'altra condizione e un altro governo del mondo. E per quanto riguarda la dimensione religiosa, l'eta' della misericordia non solo e' una nuova eta' della Chiesa, ma e' una nuova eta' della fede; cioe' e' una nuova eta', un'altra modalita' del rapporto degli uomini e delle donne con Dio, pur nel quadro di religioni, fedi, Chiese e culture diverse, a condizione che esse non si chiudano nei loro fondamentalismi, nelle loro fissazioni identitarie, ma siano sensibili alla conversione.

Perche' c'e' bisogno di un'eta' della misericordia? Perche' cosi' il mondo non puo' vivere. Se il futuro fosse solo la naturale prosecuzione del presente, o anche se, attraverso le conclamate riforme, diventasse la conservatoria ammodernata del presente (come c'e' la conservatoria dei registri immobiliari), il futuro non ci sarebbe, ovvero il futuro avrebbe i giorni, gli anni contati.

La vera posta in gioco del 4 dicembre e' percio' che la democrazia non si riduca a uno scudo per garantire i governi, ma divenga un popolo in lotta per una societa' nuova.

Per fare questa scelta basta guardare il tormento che dilaga. Nel 2015 c'erano nel mondo 65.3 milioni di persone costrette alla fuga, una persona ogni 113 secondo l'agenzia dell'Onu. Nel Mediterraneo quest'anno fino a tutto settembre sono morti 3498 profughi e migranti, che vuol dire dodici persone al giorno. Da quando e' cominciata la tragedia sono piu' di diecimila le persone scomparse nelle acque, "desaparecidos" scrive il Premio Nobel argentino Adolfo Perez Esquivel, secondo il quale "il mare Mediterraneo si sta trasformando nella fossa comune di migliaia di rifugiati che hanno perso la loro vita senza avere un destino". Il sistema economico globale,  in cui 62 persone detengono la meta' della ricchezza dell'intera popolazione mondiale, non è in grado di reggere la vita dei 7 miliardi 349 milioni di abitanti della terra. E per quanto riguarda l'Italia tutti sanno che non c'e' lavoro, le fabbriche che c'erano si dislocano in Paesi dove non c'e' ancora il costo dei diritti, o dove non si pagano le tasse o dove conviene di piu', a cominciare dalla Fiat che invece, quando si e' fatta la Costituzione, stava a Torino. La crescita e' zero. I licenziamenti sono aumentati del 7,4 % rispetto all'anno scorso, dopo la vetrinetta del Jobs Act. Secondo la Caritas si è passati da un milione e 800.000 poveri del 2007, a 4 milioni 600.000 del 2015 (il 7,6 per cento del totale). I giovani sono costretti ad andarsene, e' questa la vera ricchezza che ci sfugge: negli ultimi dodici mesi 107.529 italiani hanno lasciato il Paese, diecimila in piu' rispetto all'anno prima. E in Siria si sta rischiando la guerra mondiale, non piu' "a pezzi", come dice il papa, ma planetaria, per lo scontro tra Russia e Stati Uniti innescato dai jhadisti che combattono contro Assad con l'appoggio degli americani e della NATO.

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Si puo' cambiare?

Si puo' cambiare questo corso delle cose? Si', si puo' cambiare, contro il fatalismo secondo cui non c'e' niente da fare, contro la resa dettata dal motivo che "ce lo chiedono i mercati", "ce lo chiede l'Europa", "non turbiamo le Borse".

E ce la possiamo fare perche' non e' vero che l'uomo e' in mano a forze incontrollabili, che si tratti di un Dio capriccioso o della forza del destino; egli e' invece in grado di prendere in mano le cose, di custodire il mondo e governare la storia. L'uomo, e la donna, come esseri liberi, sono capaci di essere la causa delle cose, senza che cio' significhi farsi superuomini. Questa non e' una tesi progressista, prometeica,  ereticale, ma e' buona teologia, l'ha sostenuta san Tommaso, quando all'uomo ha riconosciuto la "causandi dignitas", la dignita', cioe', di causare le cose. Ne' questa affermazione e' rimasta confinata nella "Summa Teologica", ma ha attraversato l'illuminismo, ed ora e' solennemente riaffermata dalla Chiesa cattolica, all'ora del suo rinnovamento. La si trova in un documento della Commissione Teologica Internazionale, uscito nel primo anno del pontificato di Francesco, in cui si rompeva ogni complicita' con l'idea di un Dio violento, frutto di un fraintendimento di Dio presente gia' nella stessa Bibbia, e si annunciava un "irreversibile congedo del cristianesimo" da ogni violenza religiosa. Il documento romano, nel mostrare il volto di questo Dio nonviolento, spiegava che egli non entra in competizione con le creature. Al contrario, nella sua bonta' e sapienza, Dio ha dato alle creature la "dignita' di essere causa (dignitas causalitatis)". Dio - dicevano i teologi del papa - "agisce in tutto l'agire delle sue creature, ma non agisce come una causa tra le altre". Questo concetto e' stato poi ribadito dallo stesso papa Francesco il 28 luglio scorso in uno dei suoi tweet quotidiani, in cui ha scritto: "Il Signore sta in mezzo a noi e si prende cura di noi, senza decidere al posto nostro". Questa nuova consapevolezza del compito dell'uomo si fa strada anche nella predicazione: dopo il terremoto, nel funerale ad Amatrice, il vescovo di Rieti non ha citato Giobbe e la sua proverbiale sopportazione, ma ha citato Geremia che non chiede conto a Dio delle sue sventure; allo stesso modo il vescovo ha chiesto conto all'uomo della sua responsabilita' di fronte agli eventi: "non e' infatti il terremoto che uccide - ha detto -  uccidono le opere dell'uomo". Qualche giorno dopo lo stesso papa Francesco ha detto che terremoti e vulcani hanno costruito il mondo, hanno fatto emergere le terre, permesso la vita; siamo noi che non custodiamo la terra, maltrattiamo la natura, maltrattiamo i fratelli. E' percio' su di noi che ricade la responsabilita' del cambiamento.

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Le cose pubbliche si cambiano con la politica

Ma come fa l'uomo a cambiare le cose? Nella vita personale con le virtu' private, certo; molti poi contano sulla preghiera; ma nella dimensione pubblica le cose si cambiano con la politica.

Non si puo' fare a meno dello strumento della politica. Il problema dei profughi, che l'Europa respinge, si risolve con la politica. La societa' dell'esclusione si riforma con la politica. La detronizzazione del denaro che governa invece di servire, si fa con la politica. La tutela della salute si realizza con la politica. Il lavoro si garantisce e si promuove con la politica. La guerra si ripudia con la politica. L'ecosistema si salva con la politica. La sopravvivenza di 7 miliardi e mezzo di persone sulla terra e' possibile solo con la politica. Siamo infatti in una situazione di dipendenza, di fame, di scarsita' di risorse, per cui solo se la politica decide che la maggior parte degli uomini vivano, essi vivranno. Non e' piu' come ai tempi di Aristotele, che alla politica assegnava il compito di procurare la "buona vita", oggi la politica ha il compito di assicurare la "nuda vita". Se essa non decide che i poveri vivano, essi morranno. Ed e' con la politica che si passa dall'ingiustizia, dalla diseguaglianza, dallo sfruttamento, all'eta' della misericordia, anche politica. Per operare questo passaggio, cio' che e' necessario non e' confermare o rafforzare il potere, ma cambiare la societa' e le opere del potere.

E qui veniamo al referendum. Esso vuole rendere piu' efficiente il potere, vuole conservarlo piu' forte e piu' prepotente di prima. Dice Renzi (e dice anche Napolitano) che ci si sta provando da 30 anni - a fare la riforma - e non ci si e' ancora riusciti. Questa sarebbe la volta buona. Ma cio' vuol dire che e' una riforma che risponde ad esigenze di 30 anni fa, e' la riforma del tempo di Craxi, non del tempo di oggi. Il potere di allora doveva vedersela con competitori interni agguerriti, incalzanti, c'erano i partiti, i sindacati, l'associazionismo, c'erano i radicali col loro ostruzionismo, i movimenti per la pace, gli altri movimenti d'opinione. Il potere era in difficolta'. Oggi invece all'interno il potere e' del tutto a suo agio, volitivo e spregiudicato. Libero e farfallone, il potere oggi si libra sul deserto della partecipazione politica. E' dal di fuori invece che e' tallonato, dominato, e' svuotato da poteri esterni piu' grandi di lui, Bruxelles, le banche, i mercati, e' assediato dagli spread e dai paradisi fiscali. Sono questi poteri che gli impediscono ogni possibile politica economica, che vietano ogni investimento o intervento pubblico, che portano all'estero le principali fonti di ricchezza del Paese, i giovani e le fabbriche.

Una riforma adatta ai tempi dovrebbe quindi rilanciare la politica, questa e' la vera risorsa che dovremmo mettere in campo per superare lo spartiacque tra l'anno della misericordia e l'eta' della misericordia, tra il 20 novembre e il 4 dicembre.

Invece la verita' del referendum sta nell'intenzione di minimizzare l'opposizione e spegnere la politica. Intanto si mette fuori gioco il Senato. Renzi ha confessato nelle sue maratone televisive che e' "un incubo" dover avere la fiducia dalla Camera e dal Senato. Poi si fa della Camera, con la legge elettorale, una platea di consenzienti. Poi si prevarica sulla presidenza della Camera dando al governo di decidere il calendario e pretendere le leggi a data fissa. Poi si tolgono tutti i poteri (cioe' la politica) alle Regioni, con il rovesciamento della scelta di fondo del Titolo V, che era il regionalismo, non la supremazia statale. Poi vengono ostruite le vie della democrazia diretta: sono richieste 150.000 firme (con notaio e tutto) invece di 50.000 perche' i cittadini possano presentare una proposta di legge, e se poi si vorra' avere qualche speranza di mandare a buon fine un referendum, si dovranno raccogliere 800.000 firme invece di 500.000.

Ed ecco che alla fine appare un manifesto pubblicitario per il Si' che, con potenza freudiana, rivela senza volerlo il vero scopo della riforma e della vittoria renziana nel referendum. Esso dice: "Cara Italia, vuoi diminuire il numero dei politici? Basta un Si'". Poi si sono accorti della gaffe, e l'hanno ritirato. Ma l'obiettivo e' quello, l'incomodo da togliere, per il potere che cerca di vendere "all'Italia" questa sua riforma, sono i politici. Ma chi sono i politici? Al tempo del fascismo i "politici" erano quelli che per ragioni politiche stavano al confino o nelle carceri. Anche allora l'ideale del potere era di diminuire i politici, e il modo era quello. Politici erano Gramsci e Pertini a Turi, Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Camilla Ravera a Ventotene, Amendola, Lelio Basso, Nenni, Romita, Terracini, Zaniboni, Scoccimarro, Pietro Secchia a Ponza, Carlo Levi ad Aliano, Turati, Parri, Carlo e Nello Rosselli, Pacciardi a Ustica, e cosi' via. Oggi, nella Repubblica democratica "politici" sono tutti i cittadini, che, secondo l'art. 49 della Costituzione, hanno il diritto di concorrere con metodo democratico alla determinazione della politica nazionale, non una volta ogni cinque anni, ma tutti i giorni, e hanno il diritto di concorrere alla legislazione, come sovrani, sia attraverso la rappresentanza eletta (non nominata e nemmeno imposta con liste bloccate), sia attraverso le leggi di iniziativa popolare e i referendum. E sono appunto i cittadini come politici (e non certo i duecento senatori) che la riforma, come svolta epocale, vuole "diminuire".

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Tornare alla politica, ripopolare il deserto

Inutile dire che occorrerebbe fare proprio il contrario.

Giunti a questo grado di desertificazione della democrazia, la decisione da prendere e' di ripopolare il deserto, di ripiantare gli alberi divelti, di irrigare le terre inaridite, il che vuol dire il ritorno alla politica, la reinvenzione dei partiti o di altri strumenti di partecipazione e di intervento, l'attivazione di nuovi coinvolgimenti di classi e culture diverse, la creazione di laboratori, scuole e centri di formazione politica. Si tratta di rifondare la democrazia, dare nuove regole al potere, dare nuovi diritti e compiti ai cittadini.

Occorre anzitutto riportare i giovani alla politica, dopo che abbiamo loro tolto ogni incentivo ed ogni strumento per incontrarla. Abbiamo chiuso un serbatoio di formazione politica, quale era il servizio civile derivante dall'obiezione di coscienza al servizio militare. Lo hanno distrutto in odio all'obiezione di coscienza abolendo l'obbligo militare, rendendo volontario e fittizio il servizio civile e passando dall'esercito di leva a quello professionale. Abbiamo abolito i movimenti giovanili dei partiti, distruggendo i partiti popolari - la Dc, il Pci, il Psi - e riservando la politica alle sole nomenclature. Abbiamo costretto le giovani generazioni al precariato per poter vivere, togliendo loro la possibilita' di lottare per come vivere. E il risultato e' che, senza politica, il 65 per cento dei giovani, secondo una ricerca delle Acli di Roma, sono pronti a rinunciare a contratti regolari e ai diritti, pur di avere un lavoro.

Con i giovani si potrebbe mettere mano a vere riforme miranti al futuro, di cui si puo' fare qualche esempio. Si dovrebbe anzitutto estendere dall'Italia all'Europa l'assillo delle necessarie riforme. Occorre riprendere in mano il "Trattato sul funzionamento dell'Unione Europea" e mettere in causa l'art. 107 che proibisce gli aiuti di Stato. E' la normativa che proclama la sovranita' del mercato, inteso come competizione tra i soggetti privati, e impedisce l'assunzione dell'interesse pubblico nel sistema economico. Di conseguenza e' preclusa l'iniziativa statale per correggere gli squilibri e intervenire nel mondo delle produzioni e delle imprese. Non si tratta percio' solo della sovranita' monetaria che e' stata devoluta all'Europa; i Trattati europei mettono fuori legge l'economia mista, consacrano come unico legittimo il liberismo assoluto, e fanno cadere pezzi interi della Costituzione repubblicana, a cominciare dalla prima parte che assegna alla Repubblica il compito di rimuovere gli ostacoli all'eguaglianza e allo sviluppo delle persone. Una riforma che investa l'Europa dovrebbe pertanto restituire alla Repubblica non il governo della moneta, ma la liberta' delluso della moneta e la legittimita' di una politica economica nazionale. La riforma governativa invece, all'art. 117, sottopone esplicitamente la nostra legislazione al vincolo dell'ordinamento dell'Unione Europea, ipotecando in tal senso anche le future sentenze della Corte Costituzionale.

Occorrerebbe poi mettere mano a una legge sui partiti, che ne faccia strumenti non delle istituzioni ma della societa', e ne garantisca trasparenza e democrazia interna.

Si dovrebbe poi ripristinare l'obbligo al servizio militare sancito dall'art. 52 della Costituzione, mutando tale servizio (in accordo con la giurisprudenza della Corte) nella duplice modalita' di un servizio civile e di un servizio di difesa, a sua volta configurata come servizio di difesa armata o di difesa nonviolenta.

Si dovrebbero infine coinvolgere nella determinazione della politica del Paese le comunita' di stranieri che vi abitano stabilmente, facendo cadere la discriminazione della cittadinanza. E allora si' che si potrebbe pensare a un nuovo Senato, non risospinto all'indietro, verso il localismo, ma spinto in avanti, verso l'internazionalismo di un'unica comunita' umana; e in tale Senato si potrebbe realizzare la rappresentanza di tutte le nazioni e le culture che formano la popolazione che vive in Italia, persone che si nutrono della nostra terra e dormono sotto il nostro cielo, su cui il sole sorge e tramonta come su di noi, sicche' ci sia un voto degli stranieri in Italia come c'e' il voto degli italiani all'estero; allora sarebbe non solo il Senato della Repubblica, ma un Senato dei popoli.

 

3. VOX POPULI. CAROGNO MOZZARECCHI: L'HAE VISTO 'R PRESIDENTE DER CONZIJO

 

L'hae visto 'r presidente der conzijo

co' la ministra fija der banchiere

tutti bellini, bianchi come 'n gijo

che cce voleveno fa' 'sto cristiere

 

che lloro giocheno a 'ndo tocco pijo

e tte se fregheno 'r cacio e le pere

e a tte te lasseno diggiuno, fijo,

che hae da 'nna' a ccattanno pe' mmestiere.

 

Eppoe le vegghi co' 'sta faccia tosta

che mmo' pe' rrubba' mejo cianno fretta

de faccese 'na legge fatta apposta.

 

Ma gguarda tu, mannaggia a la paletta,

che pe' nun famme metta 'sta supposta

me tocca  a vvota' nno 'nziem'a Brunetta.

 

4. VOX POPULI. CAROGNO MOZZARECCHI: ARIECCHETE 'STA MARCIA DE LA PACE

 

Ariecchete 'sta marcia de la pace

su e ggiu' pe' greppi tra Peruggia e Assisi

che chi ciariva so' ssudate frace

e ttocca faje 'n par de flebbocrisi.

 

Sara' che c'e' quarcuno che je piace,

che ssi sse' svejo e sae fa' du' sorisi

rimorchi quarche regazzotta audace

che je piaceno ll'omini decisi.

 

Ho camminato tutta la ggiornata

e nnun ho rrimediato 'na ciavatta,

la sola vorta che me so' 'nfrattato

 

e' stato solo pe' ffa' 'na pisciata.

La pace nu' lo so ssi ll'hanno fatta

so ssolo ch'io ce so' guasi crepato.

 

5. REPETITA IUVANT. PER SOSTENERE IL CENTRO ANTIVIOLENZA "ERINNA"

[L'associazione e centro antiviolenza "Erinna" e' un luogo di comunicazione, solidarieta' e iniziativa tra donne per far emergere, conoscere, combattere, prevenire e superare la violenza fisica e psichica e lo stupro, reati specifici contro la persona perche' ledono l'inviolabilita' del corpo femminile (art. 1 dello Statuto). Fa progettazione e realizzazione di percorsi formativi ed informativi delle operatrici e di quanti/e, per ruolo professionale e/o istituzionale, vengono a contatto con il fenomeno della violenza. E' un luogo di elaborazione culturale sul genere femminile, di organizzazione di seminari, gruppi di studio, eventi e di interventi nelle scuole. Offre una struttura di riferimento alle donne in stato di disagio per cause di violenze e/o maltrattamenti in famiglia. Erinna e' un'associazione di donne contro la violenza alle donne. Ha come scopo principale la lotta alla violenza di genere per costruire cultura e spazi di liberta' per le donne. Il centro mette a disposizione: segreteria attiva 24 ore su 24; colloqui; consulenza legale e possibilita' di assistenza legale in gratuito patrocinio; attivita' culturali, formazione e percorsi di autodeterminazione. La violenza contro le donne e' ancora oggi un problema sociale di proporzioni mondiali e le donne che si impegnano perche' in Italia e in ogni Paese la violenza venga sconfitta lo fanno nella convinzione che le donne rappresentano una grande risorsa sociale allorquando vengono rispettati i loro diritti e la loro dignita': solo i Paesi che combattono la violenza contro le donne figurano di diritto tra le societa' piu' avanzate. L'intento e' di fare di ogni donna una persona valorizzata, autorevole, economicamente indipendente, ricca di dignita' e saggezza. Una donna che conosca il valore della differenza di genere e operi in solidarieta' con altre donne. La solidarieta' fra donne e' fondamentale per contrastare la violenza]

 

Per sostenere il centro antiviolenza delle donne di Viterbo "Erinna" i contributi possono essere inviati attraverso bonifico bancario intestato ad Associazione Erinna, Banca Etica, codice IBAN: IT60D0501803200000000287042.

O anche attraverso vaglia postale a "Associazione Erinna - Centro antiviolenza", via del Bottalone 9, 01100 Viterbo.

Per contattare direttamente il Centro antiviolenza "Erinna": tel. 0761342056, e-mail: e.rinna at yahoo.it, onebillionrisingviterbo at gmail.com, sito: http://erinna.it, facebook: associazioneerinna1998

Per destinare al Centro antiviolenza "Erinna" il 5 per mille inserire nell'apposito riquadro del modello per la dichiarazione dei redditi il seguente codice fiscale: 90058120560.

 

6. REPETITA IUVANT. DUE PROVVEDIMENTI INDISPENSABILI PER FAR CESSARE LE STRAGI NEL MEDITERRANEO E LA SCHIAVITU' IN ITALIA

 

Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.

Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.

 

7. REPETITA IUVANT. VERSO LA "GIORNATA INTERNAZIONALE PER L'ELIMINAZIONE DELLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE" DEL 25 NOVEMBRE

 

Si svolge il 25 novembre la "Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne".

Ovunque si realizzino iniziative.

Ovunque si contrasti la violenza maschilista e patriarcale.

Ovunque si sostengano i centri antiviolenza delle donne.

Ovunque si educhi e si lotti per sconfiggere la violenza maschilista e patriarcale, prima radice di tutte le altre violenze.

 

8. REPETITA IUVANT. UN APPELLO NONVIOLENTO PER Il 4 DICEMBRE: UN PARLAMENTO ELETTO DAL POPOLO, UNO STATO DI DIRITTO, UNA DEMOCRAZIA COSTITUZIONALE. AL REFERENDUM VOTIAMO NO AL GOLPE

 

Al referendum sulla riforma costituzionale voluta dal governo votiamo No.

No al golpe, no al fascismo, no alla barbarie.

Al referendum sulla riforma costituzionale voluta dal governo votiamo No.

Senza odio, senza violenza, senza paura.

*

Il Parlamento, l'istituzione democratica che fa le leggi, deve essere eletto dal popolo, e deve rappresentare tutti i cittadini con criterio proporzionale.

Ma con la sua riforma costituzionale il governo vorrebbe ridurre il senato a una comitiva in gita aziendale, e con la sua legge elettorale (il cosiddetto Italicum) vorrebbe consentire a un solo partito di prendersi la maggioranza assoluta dei membri della camera dei deputati anche se ha il consenso di una risibile minoranza degli elettori, e con il "combinato disposto" della riforma costituzionale e della legge elettorale il governo, che e' gia' detentore del potere esecutivo, vorrebbe appropriarsi di fatto anche del potere legislativo, rompendo cosi' quella separazione e quell'equilibrio dei poteri che e' la base dello stato di diritto.

Se prevalessero le riforme volute dal governo sarebbe massacrata la Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza antifascista, sarebbe rovesciata la democrazia, sarebbe negata la separazione dei poteri e quindi lo stato di diritto.

*

Al referendum sulla riforma costituzionale voluta dal governo votiamo No.

No al golpe, no al fascismo, no alla barbarie.

Al referendum sulla riforma costituzionale voluta dal governo votiamo No.

Senza odio, senza violenza, senza paura.

 

9. REPETITA IUVANT. UNA BOZZA DI LETTERA DA INVIARE AI PARLAMENTARI

 

Al/alla parlamentare ...

Oggetto: proposta di un impegno suo personale affinche' al piu' presto si addivenga alla discussione nelle competenti Commissioni parlamentari dei vari disegni di legge per la formazione alla nonviolenza delle forze dell'ordine

Gentile parlamentare ...,

le scriviamo per formularle la richiesta di un suo personale impegno affinche' al piu' presto si addivenga alla discussione nelle competenti Commissioni parlamentari dei vari disegni di legge per la formazione alla nonviolenza delle forze dell'ordine.

Come gia' sapra', dal 2014 sono state presentati sia al Senato che alla Camera vari disegni di legge che propongono la formazione delle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza. Al Senato il disegno di legge n. 1515 recante "Norme di principio e di indirizzo per l'istruzione, la formazione e l'aggiornamento del personale delle Forze di polizia" presentato in data 10 giugno 2014 ed annunciato nella seduta pomeridiana n. 258 del 10 giugno 2014; il disegno di legge n. 1526 recante "Norme per l'inclusione della conoscenza e dell'addestramento all'uso delle risorse della nonviolenza nell'ambito dei percorsi didattici per l'istruzione, la formazione e l'aggiornamento del personale delle forze di polizia" presentato in data 16 giugno 2014 ed annunciato nella seduta pomeridiana n. 263 del 17 giugno 2014; il disegno di legge n. 1565 recante "Norme per l'inclusione della nonviolenza nei percorsi formativi del personale delle forze di polizia" presentato in data 14 luglio 2014 ed annunciato nella seduta pomeridiana n. 279 del 15 luglio 2014; disegni di legge sottoscritti da numerosi senatori di varie forze politiche: Loredana De Petris, Luigi Manconi, Rita Ghedini, Valeria Fedeli, Paolo Corsini, Silvana Amati, Sergio Lo Giudice, Daniela Valentini, Rosa Maria Di Giorgi, Miguel Gotor, Elena Ferrara, Marco Scibona, Adele Gambaro, Marino Germano Mastrangeli, Daniele Gaetano Borioli, Maria Spilabotte, Erica D'Adda, Monica Cirinna', Manuela Serra, Francesca Puglisi, Pasquale Sollo, Francesco Giacobbe. Ed alla Camera il disegno di legge recante "Norme per l'inclusione della conoscenza e dell'addestramento all'uso delle risorse della nonviolenza nell'ambito dei percorsi didattici per l'istruzione, la formazione e l'aggiornamento del personale delle Forze di polizia" (atto Camera 2698) presentato il 4 novembre 2014; e il disegno di legge recante "Norme di principio e di indirizzo per l'istruzione, la formazione e l'aggiornamento del personale delle Forze di polizia" (atto Camera 2706) presentato il 5 novembre 2014; disegni di legge sottoscritti da deputati di varie forze politiche: Arturo Scotto, Celeste Costantino, Donatella Duranti, Giulio Marcon, Michele Piras, Stefano Quaranta, Massimiliano Bernini.

Ricordera' anche che gia' nel 2001 fu presentato al medesimo fine di istituire la formazione delle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza un disegno di legge sottoscritto da decine di senatori di tutte le forze politiche (ed in particolare i senatori Occhetto, Acciarini, Baratella, Battafarano, Battaglia, Bonfietti, Boco, Calvi, Chiusoli, Cortiana, Coviello, Crema, Dalla Chiesa, D'Ambrosio, Dato, De Paoli, De Petris, De Zulueta, Donati, Falomi, Fassone, Filippini, Formisano, Liguori, Longhi, Malabarba, Marini, Martone, Murineddu, Pascarella, Petruccioli, Ripamonti, Salvi, Tessitore, Turroni, Veraldi, Vicini, Viserta, Zancan), sostenuto anche dall'attenzione e dall'apprezzamento di deputati e parlamentari europei (tra cui i deputati: Bandoli, Bimbi, Bolognesi, Cento, Cima, Deiana, De Simone, Grandi, Grillini, Luca', Lucidi, Panattoni, Pecoraro Scanio, Pinotti, Pisapia, Preda, Realacci, Rognoni, Russo Spena, Ruzzante, Siniscalchi, Tolotti, Valpiana, Violante; tra i parlamentari europei: Imbeni, Di Lello, Fava, Morgantini e Pittella); ma allora quel disegno di legge non giunse ad essere esaminato nelle competenti Commissioni parlamentari.

Le segnaliamo anche che vari altri senatori e deputati hanno espresso il loro sostegno all'iniziativa legislativa per la formazione delle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza; e che, sempre nel 2014, la stessa Presidente della Camera dei Deputati, on. Laura Boldrini, trasmise alla competente Commissione Parlamentare, "affinche' i deputati che ne fanno parte possano prenderne visione", la documentazione a tal fine predisposta dal "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" che dal 2000 ha proposto al Parlamento di legiferare in tal senso.

Non vi e' bisogno di ripetere ancora una volta quanto sia opportuno che nel proprio percorso formativo e conseguentemente nella propria operativita' gli appartenenti alle forze dell'ordine possano disporre anche delle straordinarie risorse che la nonviolenza mette a disposizione di tutti gli attori sociali impegnati in situazione critiche per la sicurezza comune e la difesa dei diritti di tutti.

Con questa lettera vorremmo sollecitare il suo personale impegno affinche' quei disegni di legge giungano al piu' presto all'esame delle competenti Commissioni parlamentari e possano avere esito in un disegno di legge unificato ampiamente meditato e condiviso che possa divenire nel piu' breve tempo possibile legge dello stato.

Distinti saluti,

Firma, luogo e data, recapito del mittente

 

10. INCONTRI. A FIRENZE IL 29 OTTOBRE LA PRIMA "GIORNATA NAZIONALE DI STUDIO SUGLI EFFETTI SANITARI E AMBIENTALI DEL TRASPORTO AEREO"

[Dall'Associazione Italiana Medici per l'Ambiente - Isde Italia riceviamo e diffondiamo]

 

Prima Giornata nazionale di studio sugli effetti sanitari e ambientali del trasporto aereo (Firenze, sabato 29 ottobre 2016)

L'Associazione Italiana Medici per l'Ambiente - Isde Italia promuove per sabato 29 ottobre 2016 a Firenze la prima Giornata nazionale di studio sugli effetti sanitari e ambientali del trasporto aereo.

La giornata di studio sara' occasione anche per individuare e consolidare  strategie  comuni di azione finalizzate ad impedire l'apertura di nuove strutture aeroportuali, ad impedire l'ampliamento di quelle gia' esistenti e per la riduzione e razionalizzazione del trasporto aereo.

Responsabile dell'iniziativa e' la dottoressa Antonella Litta, referente nazionale e coordinatrice del gruppo di studio su "Trasporto aereo come fattore d'inquinamento ambientale e danno alla salute" dell'Associazione italiana medici per l'ambiente - Isde.

*

Di seguito il programma della giornata di studio:

Ore 9.30: Iscrizione e registrazione

Ore 9.45: Saluti e introduzione ai lavori - Dr. Roberto Romizi, Presidente ISDE Italia

Ore 10.00: "Inquinamento ambientale, attivita' umane e cambiamento climatico: le responsabilita' anche del settore aereo" - Prof. Gianni Tamino, Isde Italia

Ore 10.45: "Inquinamento ambientale e salute in eta' prenatale e pediatrica" - Dr. Massimo Generoso, Presidente Isde Firenze

Ore 11.15: Coffe-break

Ore 11.30: "Danno a salute e ambiente da trasporto aereo, le evidenze scientifiche a sostegno delle istanze dei cittadini e dei comitati in Italia e in  Europa" - Dr. Antonella Litta, Isde Italia

Ore 12.15: "Le emissioni degli aeromobili: composizione, quantitativi e misurazione degli inquinanti prodotti" - Ing. Giuseppina Ranalli

Ore 13.00: Pausa pranzo

Ore 14.00: Esperienze  territoriali  a confronto tra i rappresentanti dei comitati italiani

Ore 14.45: "Citta' sempre piu' rumorose: misurazioni dell'inquinamento acustico e normativa vigente" - Prof. ing. Sergio Luzzi

Ore 15.15: "Strumenti legali ed azioni nelle vertenze di opposizione alla costruzione di nuove strutture aeroportuali e all'ampliamento di quelle gia' esistenti nel quadro generale dello strapotere della finanza internazionale" - Prof. Paolo Maddalena, magistrato, vicepresidente emerito della Corte Costituzionale

Ore 16.00: Domande e interventi di approfondimento

Ore 16.30: Approvazione  del documento da inviare alle Istituzioni italiane a sostegno della richiesta di riduzione e razionalizzazione del trasporto aereo in Italia

Ore 17.00: Chiusura dei lavori e rilascio attestati

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L'iniziativa si svolgera' a Campi Bisenzio (Firenze) presso l'Hotel 500, via Tomerello n.1 (www.hotel500firenze.com), ove per chi ne avesse necessita' sara' possibile anche pernottare.

Per le adesioni ed iscrizioni si prega contattare Nadia Conti, responsabile della segreteria organizzativa: tel. 3358162370, e-mail:  n.conti at hotmail.it

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Associazione Medici per l'Ambiente - Isde Italia, ia della Fioraia 17/19, 52100 Arezzo, Tel. 0575-222560575-22256, Fax 0575-28676, Web www.isde.it, E-mail mailto:isde at ats.it, Facebook https://www.facebook.com/isdeitalia, Twitter @ISDEItalia

 

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OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVII)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100

Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, centropacevt at gmail.com, web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Numero 181 del 15 ottobre 2016