[Nonviolenza] Telegrammi. 2323



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 2323 del 19 aprile 2016

Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVII)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com

 

Sommario di questo numero:

1. "Il primo dovere". Un incontro di riflessione a Viterbo

2. Comunicato del Comitato "Vota si'"

3. Papa Francesco: Preghiera in memoria delle vittime delle migrazioni. Lesbo, 16 aprile 2016

4. Ieronymos, arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia: Preghiera in memoria delle vittime delle migrazioni. Lesbo, 16 aprile 2016

5. Bartolomeo, patriarca ecumenico di Costantinopoli: Preghiera in memoria delle vittime delle migrazioni. Lesbo, 16 aprile 2016

6. Otto proposizioni

7. Lea Melandri: Se l'amore si confonde col potere

8. Per sostenere il centro antiviolenza "Erinna"

9. Segnalazioni librarie

10. La "Carta" del Movimento Nonviolento

11. Per saperne di piu'

 

1. INCONTRI. "IL PRIMO DOVERE". UN INCONTRO DI RIFLESSIONE A VITERBO

 

Si e' svolto lunedi' 18 aprile 2016 a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" un incontro di riflessione.

Quattro i temi: l'analisi dell'esito del referendum del 17 aprile; l'impegno per il prossimo referendum di ottobre; l'opposizione alla guerra; la solidarieta' con i migranti.

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L'incontro si e' aperto con un ricordo di Pietro Pinna, l'obiettore di coscienza e fondatore del Movimento Nonviolento deceduto pochi giorni fa. E' stato letto un brano dal suo libro "La mia obbiezione di coscienza" ed e' stato osservato un minuto di silenzio in sua memoria.

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Sull'esito del referendum del 17 aprile e' stato ribadito che si e' trattato di "una grave sconfitta per la democrazia, per l'ambiente, per l'umanita'", come evidenziato nel comunicato diffuso dalla struttura nonviolenta viterbese subito dopo la notizia del mancato raggiungimento del quorum. Ma si e' rilevato altresi' che il mancato raggiungimento del quorum non pregiudica la possibilita' di altre iniziative sul tema specifico oggetto del quesito (mentre se avesse vinto il "no" sarebbe stato impossibile per un quinquennio modificare lo scandaloso disposto normativo vigente); e che il passaggio dalle fonti fossili ed altamente inquinanti alle fonti rinnovabili e pulite e' comunque una urgente necessita' per l'umanita' che gli stessi governi nella recente conferenza di Parigi sui cambiamenti climatici hanno dovuto ammettere, e l'accordo raggiunto a Parigi per contenere al di sotto dei due gradi Celsius l'incremento del riscaldamento globale richiede di ridurre a zero entro pochi anni l'emissione antropica di gas serra. La lotta in difesa di ambiente e salute, per l'umanita' presente e futura, pertanto continua nonostante la sconfitta del 17 aprile.

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Quanto al referendum di ottobre sulla riforma costituzionale la situazione sara' assai diversa: i golpisti non potranno contare a loro vantaggio sull'astensionismo (che il regime della deriva antidemocratica ed eversore dall'alto, della corruzione e dell'imbarbarimento, ha ormai reso un dato costante nel nostro paese), e si andra' quindi a un confronto di merito senza quella sorta di "rendita di posizione": il nostro impegno in difesa della Costituzione repubblicana, e quindi per il "no" al colpo di stato, deve pertanto proseguire ed intensificarsi per contribuire a fare in modo che in ottobre il maggior numero possibile di cittadini sia adeguatamente informato e possa pertanto in scienza e coscienza opporre il proprio "no" alla deriva autoritaria, irresponsabile e corruttrice in corso.

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Ma l'impegno ora e sempre piu' necessario e' perseverare nell'opposizione alla guerra e alle uccisioni, e quindi nell'opposizione agli strumenti che la guerra e le uccisioni realizzano: le armi e le organizzazioni armate. Mentre e' in corso quella che il pontefice cattolico ha definito "la terza guerra mondiale a pezzi", e' assolutamente indispensabile intensificare l'azione nonviolenta per salvare le vite, per disarmare i conflitti, per promuovere pace, giustizia, solidarieta', per difendere il diritto di tutti gli esseri umani alla vita e alla dignita'.

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E connesso all'impegno contro la guerra e tutte le uccisioni vi e' ovviamente l'impegno a soccorrere, accogliere, assistere tutte le persone bisognose di aiuto: in primo luogo i migranti che dalla fame e dalle guerre sono costretti ad abbandonare i loro paesi. I governi europei sono i primi responsabili della strage in corso nel Mediterraneo: poiche' basterebbe che riconoscessero a tutte le persone il diritto ad usare mezzi di trasporto legali e sicuri lungo il cammino che dai luoghi dell'orrore li porta ai luoghi ove poter vivere senza paura di essere aggrediti ed uccisi, ed ipso facto cesserebbe la strage e sarebbe annientata la mafia dei trafficanti. Gli stati europei rispettino finalmente le loro stesse leggi che stabiliscono il dovere di soccorrere chi e' in pericolo, che riconoscono il diritto d'asilo per chi vede violati i propri fondamentali diritti, che sanciscono il rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani - ed il primo di tutti i diritti e' il diritto alla vita. Si aprano le frontiere, si contrasti il razzismo e lo schiavismo, si riconosca che vi e' una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.

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Concludendo l'incontro il responsabile della struttura nonviolenta viterbese, Peppe Sini, ha riaffermato ancora una volta che "la violenza assassina si contrasta salvando le vite. L'Italia avvii una politica nonviolenta: contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni. Ogni vittima ha il volto di Abele. Salvare le vite e' il primo dovere. Come afferma la Costituzione della Repubblica Italiana: l'Italia ripudia la guerra; come chiedeva Sandro Pertini: si svuotino gli arsenali e si riempiano i granai; come Piero Pinna ha testimoniato con la sua intera, integra vita: occorre abolire gli eserciti e le armi. Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' e la biosfera".

 

2. DOCUMENTAZIONE. COMUNICATO DEL COMITATO "VOTA SI'"

[Dal sito www.fermaletrivelle.it]

 

Il Comitato "Vota si'" ringrazia i milioni di italiani che sono andati oggi a votare sul Referendum sulle trivelle promosso da nove Regioni italiane e che hanno espresso la loro opinione sulle politiche energetiche del Paese.

Va ricordato che il Governo ha gia' fatto marcia indietro rispetto allo Sblocca Italia intervenendo nella scorsa Legge di Stabilita' per recepire gli altri cinque quesiti del Referendum. Questa e' stata una grande vittoria di tutti i comitati e delle associazioni che hanno realizzato questo importante risultato.

Nonostante la campagna di informazione sul Referendum sia stata ostacolata in tutti i modi, nonostante i continui appelli all'astensione da parte del Premier Matteo Renzi, questa campagna referendaria ha acceso un riflettore sulle lobby del petrolio in Italia e sulle scelte energetiche del Paese, e da qui non si potra' piu' tornare indietro.

Il Referendum e' una vittoria delle migliaia di cittadini che si sono mobilitati nel corso della campagna con centinaia di iniziative in tutta Italia, con la convinzione che il governo debba abbandonare le fonti fossili e investire da subito in una nuova politica energetica fatta di energie rinnovabili e di efficienza energetica.

Grazie a questo Referendum finalmente si e' imposto nel dibattito pubblico il tema energetico e gli italiani hanno potuto far sentire la loro voce.

Il prossimo appuntamento in cui si parlera' di energia e di cambiamenti climatici e' il 22 aprile, quando a New York anche il nostro governo sara' chiamato insieme a Paesi di tutto il mondo a ratificare gli impegni della Conferenza del Clima di Parigi per mantenere l'aumento della temperatura globale al di sotto di 1,5 gradi azzerando le emissioni da carbone, petrolio e gas entro la meta' del secolo.

Parigi sigla comunque la fine dell'era dei combustibili fossili per raggiungere l'obiettivo del cento per cento di rinnovabili entro il 2050. Questo Referendum e' il passo piu' importante fatto da tutti i cittadini italiani in questa direzione e noi con loro continueremo.

 

3. DOCUMENTAZIONE. PAPA FRANCESCO: PREGHIERA IN MEMORIA DELLE VITTIME DELLE MIGRAZIONI. LESBO, 16 APRILE 2016

 

Dio di misericordia, Ti preghiamo per tutti gli uomini, le donne e i bambini, che sono morti dopo aver lasciato le loro terre in cerca di una vita migliore.

Benche' molte delle loro tombe non abbiano nome, da Te ognuno e' conosciuto, amato e prediletto.

Che mai siano da noi dimenticati, ma che possiamo onorare il loro sacrificio con le opere piu' che con le parole.

Ti affidiamo tutti coloro che hanno compiuto questo viaggio, sopportando paura, incertezza e umiliazione, al fine di raggiungere un luogo di sicurezza e di speranza.

Come Tu non hai abbandonato il tuo Figlio quando fu condotto in un luogo sicuro da Maria e Giuseppe, cosi' ora sii vicino a questi tuoi figli e figlie attraverso la nostra tenerezza e protezione.

Fa' che, prendendoci cura di loro, possiamo promuovere un mondo dove nessuno sia costretto a lasciare la propria casa e dove tutti possano vivere in liberta', dignita' e pace.

Dio di misericordia e Padre di tutti, destaci dal sonno dell'indifferenza, apri i nostri occhi alle loro sofferenze e liberaci dall'insensibilita', frutto del benessere mondano e del ripiegamento su se' stessi.

Ispira tutti noi, nazioni, comunita' e singoli individui, a riconoscere che quanti raggiungono le nostre coste sono nostri fratelli e sorelle.

Aiutaci a condividere con loro le benedizioni che abbiamo ricevuto dalle tue mani e riconoscere che insieme, come un'unica famiglia umana, siamo tutti migranti, viaggiatori di speranza verso di Te, che sei la nostra vera casa, la' dove ogni lacrima sara' tersa, dove saremo nella pace, al sicuro nel tuo abbraccio.

 

4. DOCUMENTAZIONE. IERONYMOS, ARCIVESCOVO DI ATENE E DI TUTTA LA GRECIA: PREGHIERA IN MEMORIA DELLE VITTIME DELLE MIGRAZIONI. LESBO, 16 APRILE 2016

 

O Dio di ogni spirito e carne, che hai schiacciato la morte, distruggendo il potere del diavolo e donando vita al tuo mondo, concedi, o Signore, alle anime dei tuoi servitori che hanno lasciato questa vita, il riposo in un luogo di luce, in un luogo di verdi pascoli, in un luogo di ristoro, dove il dolore, la tristezza e il pianto sono stati cacciati.

Perdona, Dio buono e amorevole, ogni peccato da loro commesso in pensieri, parole o opere, dato che non c'e' uomo che possa vivere senza peccare, poiche' Tu solo sei senza peccato: la Tua virtu' e la Tua legge sono verita'.

Perche' Tu sei la Risurrezione, la Vita e il Riposo dei tuoi servitori, o Cristo nostro Dio; e a Te eleviamo la Gloria, come anche al Tuo Padre Eterno e al Tuo Santissimo Spirito, buono e creatore di vita, adesso e per sempre, nei secoli dei secoli.

Amen.

 

5. DOCUMENTAZIONE. BARTOLOMEO, PATRIARCA ECUMENICO DI COSTANTINOPOLI: PREGHIERA IN MEMORIA DELLE VITTIME DELLE MIGRAZIONI. LESBO, 16 APRILE 2016

 

Signore di misericordia, di compassione e di ogni consolazione, Ti preghiamo per i nostri fratelli in circostanze difficili e ci rivolgiamo alla tua bonta': nutri i bambini; istruisci i giovani; rafforza gli anziani; da' coraggio ai pavidi; riunisci chi e' separato; naviga con quanti navigano; viaggia con quanti viaggiano; difendi le vedove; proteggi gli orfani; libera i prigionieri; guarisci i malati.

Ricorda, o Dio, chi e' nelle miniere, in esilio, in ardue fatiche e quanti vivono ogni sorta di afflizione, bisogno o sofferenza; e tutti coloro che implorano la tua amorevole gentilezza; coloro che ci amano e coloro che ci odiano; ed effondi su tutti la tua grande misericordia, accogliendo le loro richieste di salvezza.

E ancora preghiamo, Signore della vita e della morte, concedi l'eterno riposo alle anime dei tuoi servitori defunti che hanno perso la vita nel loro esodo da regioni lacerate dalla guerra e nel loro viaggio verso luoghi di sicurezza, pace e prosperita'.

Tu infatti, Signore, sei ausilio di chi non ha aiuto, speranza di chi non ha speranza, salvatore di tutti gli afflitti, porto del navigatore e medico dei malati.

Sii tutto per tutti, Tu che conosci ogni persona, le sue richieste, la sua famiglia, e i suoi bisogni.

Libera, o Signore, questa isola e ogni citta' e paese da fame, piaghe, terremoto, inondazioni, incendi, spada, invasione di nemici stranieri e guerra civile.

Amen.

 

6. REPETITA IUVANT. OTTO PROPOSIZIONI

 

I. La prima radice

La prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera.

Solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'.

Solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.

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II. Non solo l'8 marzo e' l'8 marzo

Non solo l'8 marzo, ma tutti i giorni dell'anno occorre lottare contro il femminicidio e la violenza sessuale.

Non solo l'8 marzo, ma tutti i giorni dell'anno occorre lottare contro il maschilismo e il patriarcato.

Non solo l'8 marzo, ma tutti i giorni dell'anno occorre lottare in difesa della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani.

Non solo l'8 marzo, ma tutti i giorni dell'anno occorre lottare contro tutte le violenze e tutte le complicita' con la violenza e tutte le ideologie della violenza.

Non solo l'8 marzo, ma tutti i giorni dell'anno occorre che siano l'8 marzo.

Vi e' questa ineludibile evidenza: che la violenza maschile contro le donne e' la prima radice di ogni altra violenza.

Vi e' questa ineludibile evidenza: che la violenza maschile contro le donne e' il primo nemico dell'umanita'.

Vi e' questa ineludibile evidenza: ne discende il tuo primo dovere.

La lotta delle donne per la liberazione dell'umanita' e' la corrente calda della nonviolenza in cammino. Questo significa l'8 marzo.

Sostenere la lotta delle donne per la liberazione dell'umanita' e' il primo dovere di ogni persona decente. Questo significa l'8 marzo.

Ogni volta che fai la cosa giusta per contrastare la violenza maschilista, quel giorno e' l'8 marzo.

Non solo l'8 marzo, ma tutti i giorni dell'anno occorre che siano l'8 marzo.

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III. Dal femminismo molti doni

Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che vi e' una sola umanita', composta di persone tutte differenti le une dalle altre e tutte eguali in diritti.

Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che sfera personale e sfera politica non sono separate da un abisso: sempre siamo esseri umani.

Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza del partire da se'.

Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza dell'incontro con l'altro.

Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che e' la nascita, l'esperienza e la categoria che fonda l'umana convivenza, l'umano sapere.

Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che la pluralita', e quindi la relazione, e' la modalita' di esistenza propria dell'umanita'.

Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che i corpi contano, che noi siamo i nostro corpi.

Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che ogni forma di autoritarismo, ogni forma di militarismo, ogni forma di dogmatismo reca gia' la negazione dei diritti umani di tutti gli esseri umani.

Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che la prima radice dell'organizzazione sociale e della trama relazionale violenta e' nel maschilismo e nel patriarcato.

Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che solo la nonviolenza contrasta la violenza, che solo il bene vince il male, che solo l'amore si oppone alla morte, che solo l'ascolto consente la parola.

Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che compito comune e' generare e proteggere la vita, prendersi cura delle persone e del mondo per amore delle persone e del mondo.

Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che compito comune e' opporsi ad ogni oppressione, ad ogni sfruttamento, ad ogni ingiustizia, ad ogni umiliazione, ad ogni denegazione di umanita', ad ogni devastazione della biosfera.

Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che solo l'arte della compassione fonda la lotta di liberazione.

Il femminismo che e' il massimo inveramento storico della nonviolenza.

Il femminismo che e' la corrente calda della nonviolenza.

Il femminismo che e' il cuore pulsante del movimento di autocoscienza e di liberazione dell'umanita'.

E diciamo femminismo e sappiamo che dovremmo dire femminismi, che dovremmo dire pensiero delle donne e movimenti delle donne.

Ma diciamo femminismo e pensiamo a una tradizione che lega infinite donne che hanno praticato l'etica della responsabilita' e della liberazione, da Saffo a Vandana Shiva, da Simone Weil a Virginia Woolf, da Edith Stein a Milena Jesenska, da Etty Hillesum a Ginetta Sagan, da Rosa Luxemburg ad Hannah Arendt, da Germaine Tillion ad Anna Politkovskaja, da Simone de Beauvoir a Franca Ongaro Basaglia, da Olympe de Gouges a Luce Fabbri.

Dal femminismo molti doni tutte e tutti abbiamo ricevuto.

In questo otto marzo di ascolto, di memoria, di lotta, diciamo anche la nostra gratitudine.

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IV. Sommessa un'opinione. Ed un ringraziamento

Se la viva commozione non m'inganna, mi sembra che l'iniziativa One Billion Rising del 14 febbraio 2013 contro la violenza sulle donne sia stata - per estensione planetaria, ma anche per chiarezza di contenuti, adeguatezza delle forme, capacita' di favorire la partecipazione piu' ampia e piu' consapevole, mobilitando teste e cuori, pensieri e passioni, menti e corpi - la piu' grande manifestazione nonviolenta globale nel corso dell'intera storia umana.

Ancora una volta il movimento delle donne, la sapienza delle donne, il coraggio delle donne, la lotta delle donne si conferma essere la corrente calda della nonviolenza, si conferma essere l'esperienza storica decisiva nel cammino di liberazione dell'umanita'.

Ed ancora una volta si conferma questa cruciale verita': che solo se si riuscira' a contrastare, sconfiggere, abolire la violenza maschile, e l'ideologia e le strutture e le prassi della violenza maschilista e patriarcale, solo allora si riuscira' a difendere e promuovere i diritti umani di tutti gli esseri umani, a realizzare pace e giustizia, civile convivenza responsabile e solidale tra tutti gli esseri umani e tra gli esseri umani e l'intero mondo vivente.

La nonviolenza e' in cammino con volto e con voce di donna, con passo lieve di danza, in profonda schiudente armonia, in una trama relazionale che unisce in piena coerenza mezzi e fini, che avvicina persona a persona e l'umanita' intera raggiunge, riconosce, libera.

E che in questa luminosa giornata anche non pochi uomini mettendosi alla scuola e all'ascolto delle donne abbiano saputo cogliere l'occasione per esprimere la volonta' di rompere ogni omerta' e complicita' col femminicidio, col maschilismo, col patriarcato, per esprimere la scelta di opporsi alla violenza maschile, ebbene, anche questo e' un dono e un frutto dell'iniziativa delle donne, del pensiero e del movimento delle donne, di cui anche il vecchio che scrive queste righe ad esse e' grato con tutto il cuore.

E che dopo il 14 febbraio ogni giorno continui e si estenda ed ovunque si inveri quel che il 14 febbraio e' accaduto: il manifestarsi dell'impegno dell'umanita' affinche' cessi la violenza maschile sulle donne.

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V. E quindi

Occorre opporsi al maschilismo e al patriarcato, ed opponendosi al maschilismo e al patriarcato ci si oppone anche al razzismo, alla guerra, alla devastazione dell'ecosistema, a tutti i poteri criminali, a tutte le forme di sfruttamento ed oppressione.

Occorre riconoscere, difendere e promuovere i diritti umani di tutti gli esseri umani.

E quindi: occorre sostenere i centri antiviolenza e le case delle donne.

E quindi: occorre la parita' di rappresentanza di genere ovunque si decide cio' che tutte e tutti riguarda.

E quindi: occorre applicare subito pienamente la Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica.

Vi e' una sola umanita'.

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VI. Ancora sulla prima radice di ogni violenza

L'oppressione maschilista e patriarcale e' la prima radice di ogni violenza.

E' la prima radice delle guerre e di tutte le uccisioni.

E' la prima radice del razzismo e di tutte le persecuzioni.

E' la prima radice dell'oppressione economica, sociale, politica.

E' la prima radice dell'oppressione ideologica.

E' la prima radice dell'organizzazione gerarchica, del sistema dello sfruttamento, del militarismo come metodo e come sistema.

E' la prima radice perche' e' la violenza la piu' intima e la piu' contagiosa, la piu' elaborata e la piu' distruttiva, la piu' primordiale e la piu' celebrata, la piu' diretta e la piu' organizzata, la piu' vile e la piu' feroce.

E' la prima radice perche' e' la prima violenza concretamente agita.

E' la prima radice perche' e' la prima violenza strutturalmente imposta.

E' la prima radice perche' e' l'esperienza e il modello di riferimento per ogni altro rapporto sociale basato sull'ineguaglianza e la subordinazione, l'asservimento e la negazione dell'altrui dignita'.

E' la prima radice perche' e' fatta propria, propagandata e fin esaltata da tradizioni di pensiero e di azione cosi' antiche e pervasive da esser divenuta abito mentale per innumerevoli persone e popoli, culture e societa'.

E' la prima radice perche' e' cosi' violenta che gia' il solo denunciarla suscita sovente reazioni brutali e fin assassine.

L'oppressione maschilista e patriarcale e' la prima radice di ogni violenza.

Come e' possibile che l'umanita' si liberi dalla violenza se non si libera innanzitutto da questa prima violenza?

E come e' possibile ritenere che siano vie alla liberazione dell'umanita' ideologie e pratiche che mantengono questa prima violenza?

E come e' possibile lottare per la liberazione propria e comune se non si lotta innanzitutto contro questa violenza prima e fondante ogni altra?

Solo se si lotta contro l'oppressione maschilista e patriarcale si puo' lottare per la pace e i diritti umani.

Solo se si lotta contro l'oppressione maschilista e patriarcale si puo' lottare contro il razzismo ed ogni persecuzione.

Solo se si lotta contro l'oppressione maschilista e patriarcale si puo' lottare contro tutti i poteri criminali.

Solo se si lotta contro l'oppressione maschilista e patriarcale si puo' lottare in difesa della biosfera.

Poiche' l'oppressione maschilista e patriarcale nega alla radice l'eguaglianza di diritti di tutti gli esseri umani, l'umanita' spaccando in due, rendendone meta' vittima e meta' carnefice.

Poiche' l'oppressione maschilista e patriarcale nega alla radice che una persona sia innanzitutto una persona, ed in quanto tale portatrice di diritti come ogni altra persona.

Poiche' l'oppressione maschilista e patriarcale nega alla radice che la societa' sia alleanza tra pari, nega alla radice che persone diverse siano eguali in diritti e doveri, nega alla radice la pluralita' degli esseri umani ed il loro medesimo esser parte dell'unica umanita', nega alla radice la giustizia e la solidarieta' universale.

Se si accetta l'oppressione maschilista e patriarcale si accetta il principio che fonda ogni ingiustizia, ogni oppressione, ogni violenza.

Se si accetta l'oppressione maschilista e patriarcale si accetta l'ordine che impone insieme il privilegio e l'esclusione, il rapporto servo-padrone, la configurazione di ogni legame sociale nella forma della relazione tra dominanti e dominati, la negazione della piena dignita' umana delle persone che il potere opprime.

Se si accetta l'oppressione maschilista e patriarcale si accetta la perdita della pienezza dell'umanita' propria e dell'altrui.

La lotta contro l'oppressione maschilista e patriarcale e' quindi il primo dovere di ogni essere umano sollecito del pubblico bene.

La lotta contro l'oppressione maschilista e patriarcale e' quindi il primo diritto di ogni essere umano sollecito della propria e comune dignita'.

La lotta contro l'oppressione maschilista e patriarcale e' quindi il primo passo per contrastare la guerra, il razzismo, il fascismo. Il primo passo per la liberazione dell'umanita'.

La lotta contro l'oppressione maschilista e patriarcale e' il primo compito a cui la nonviolenza ti chiama.

Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

Vi e' una sola umanita', in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera. Una sola umanita', di persone tutte diverse l'una dall'altra e tutte eguali in diritti e dignita'.

Il 25 novembre, Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, ci richiama a questa consapevolezza, a questo impegno, a questa urgente necessita': opporsi all'oppressione maschilista e patriarcale, e cosi' difendere i diritti di tutti gli esseri umani, e cosi' costruire la pace e la convivenza, la giustizia e la liberazione.

Con volto e con voce di donna, la nonviolenza e' in cammino.

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VII. Dentro le mura di casa e nelle piazze delle citta'

Dentro le mura di casa e nelle piazze delle citta' la violenza maschilista e' il primo oppressore dell'umanita', la prima radice di ogni altra violenza, il primo facitore di male.

E contrastare la violenza maschilista e' quindi il primo impegno, il primo dovere, la prima vitale necessita' di ogni persona di volonta' buona.

Solo se si contrasta la violenza maschilista si puo' costruire la pace, la giustizia, la solidarieta' che riconosce ed invera l'infinito valore di ogni umana esistenza, la piena dignita' di tutti gli esseri umani.

Due sono le storiche e fondamentali esperienze novecentesche della nonviolenza in Europa: la resistenza antifascista e il movimento femminista; nella preziosa continuita' con esse oggi il primo nostro dovere e' la lotta contro la violenza maschilista e patriarcale, la lotta che fonda e s'intreccia con tutte le resistenze a tutte le menzogne e le oppressioni, con tutte le esperienze di solidarieta' e di liberazione, con tutti i movimenti impegnati per salvare la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente.

Non sara' possibile contrastare la guerra e tutte le uccisioni se non si sconfigge la violenza maschilista.

Non sara' possibile contrastare il razzismo e tutte le persecuzioni se non si sconfigge la violenza maschilista.

Non sara' possibile contrastare le ingiustizie sociali se non si sconfigge la violenza maschilista.

Non sara' possibile la guarigione dalle piu' profonde e dolorose e spaventose occlusioni e repressioni e mutilazioni psicologiche e culturali se non si sconfigge la violenza maschilista.

Non sara' possibile la liberazione delle oppresse e degli oppressi se non si sconfigge la violenza maschilista.

Non sara' possibile difendere la biosfera nel suo insieme e nell'infinita varieta' delle forme di vita se non si sconfigge la violenza maschilista.

Non sara' possibile un'umanita' di persone libere e solidali, eguali in diritti e dignita', tutte responsabili del bene comune, se non si sconfigge la violenza maschilista.

Sconfiggere nelle culture e nelle societa' la violenza maschilista, sconficcare dal cuore degli uomini e del mondo la violenza maschilista, liberarsene tutti e tutte, e' il primo passo per restituire umanita' all'umanita', per rendere il mondo abitabile ad ogni persona, per poter vivere un'esistenza degna e solidale, limpidamente conscia della natura relazionale ed empatica della nostra esperienza vitale, del nostro stare in un mondo plurale e condiviso.

Io che scrivo queste righe sono un uomo. Cui il movimento femminista apri' gli occhi e il cuore e la testa molti anni fa. Al militante politico leopardiano e marxista che ero gia', il femminismo insegno' verita' ineludibili sul piano della ragion pura e della ragion pratica, e una percezione, una facolta' di comprensione e giudizio, un sguardo sul mondo, sulle persone e su me stesso persona nel mondo, nella concreta coscienza del partire da se', che i corpi contano, che il personale e' politico, che l'umanita' e' plurale, che ogni relazione e' dialogica, che la lotta per la liberazione delle oppresse e degli oppressi da tutte le menzogne e da tutte le violenze richiede una concreta coerenza, una rigorizzazione dei ragionamenti e delle condotte, un impegno che comincia dal rispetto, dall'accudimento, dall'amore per chi ti e' piu' vicino e solo cosi' l'umanita' intera idealmente connette e raggiunge.

So che la prima lotta che in quanto uomo devo condurre e' quella contro il fascista che e' in me.

So che la violenza sulle donne e' un problema degli uomini.

So che ogni giorno e' da praticare sia il conflitto contro l'iniquita' che la comunicazione con l'umanita', uscendo dal silenzio e disponendosi all'ascolto, abbattendo il muro delle imposte diseguaglianze e delle materiali e immateriali alienazioni che pietrificano; agendo con la fermezza ma anche con la delicatezza della nonviolenza, con la persuasa tenacia e l'avvolgente tenerezza di chi lotta per salvare le vite, di chi lotta per condividere il mondo e la sobria felicita' che nel mondo e' possibile, e possibile solo se condivisa fra tutte e tutti.

Si avvicina il 14 febbraio: e' il giorno in cui le donne di tutto il mondo sfidano la violenza maschilista e patriarcale manifestando in tutte le citta', i paesi, i villaggi nella forma che piu' intensamente afferma il valore, la dignita' dei nostri stessi corpi di esseri fatti di carne che sentono e pensano: danzando.

Si avvicina il 14 febbraio, e poi l'8 marzo. Ma ogni giorno deve essere il 14 febbraio del miliardo di donne che si sollevano, dell'umanita' intera che si solleva con esse dalla barbarie all'umanita'; ogni giorno deve essere l'8 marzo dell'internazionale futura umanita' che Clara Zetkin e Rosa Luxemburg - ed infinite altre - chiamarono alla lotta affinche' la liberazione fosse dell'umanita' intera; ogni giorno e' il giorno in cui devi contrastare la violenza maschilista. Con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza che a tutte le violenze e le menzogne si oppone, con l'amore per il mondo. Vivendo un'esistenza che sappiamo finira', vivendo un'esistenza che possiamo e dobbiamo rendere degna, vivendo un'esistenza che ad ogni esistenza riconosca valore, e speranza di liberazione, e condivisa felicita'.

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VIII. Non passa giorno

Non passa giorno senza che nel nostro paese un marito, un fidanzato, o un ex tale, uccida la donna che sosteneva di amare, e che invece evidentemente riteneva un oggetto di sua proprieta' del quale disporre fino alla distruzione. Non passa giorno.

E' il maschilismo la prima radice di ogni altra violenza.

E' la lotta contro il maschilismo il primo dovere di ogni persona decente.

E' la lotta contro il maschilismo l'indispensabile premessa che fonda la lotta contro la guerra e contro il razzismo, contro ogni oppressione, contro ogni violenza.

Se non si lotta contro il maschilismo, tutto il resto e' vano.

 

7. MAESTRE. LEA MELANDRI: SE L'AMORE SI CONFONDE COL POTERE

[Dal sito www.libreriadelledonne.it riprendiamo il seguente intervento.

Lea Melandri, nata nel 1941, acutissima intellettuale, fine saggista, redattrice della rivista "L'erba voglio" (1971-1975), direttrice della rivista "Lapis", e' impegnata nel movimento femminista e nella riflessione teorica delle donne. Tra le opere di Lea Melandri segnaliamo particolarmente L'infamia originaria, L'erba voglio, Milano 1977, Manifestolibri, Roma 1997; Come nasce il sogno d'amore, Rizzoli, Milano 1988, Bollati Boringhieri, Torino 2002; Lo strabismo della memoria, La Tartaruga, Milano 1991; La mappa del cuore, Rubbettino, Soveria Mannelli 1992; Migliaia di foglietti, Moby Dick 1996; Una visceralita' indicibile, Franco Angeli, Milano 2000; Le passioni del corpo, Bollati Boringhieri, Torino 2001; Amore e violenza, Bollati Boringhieri, Torino 2011. Dal sito www.universitadelledonne.it riprendiamo la seguente scheda: "Lea Melandri ha insegnato in vari ordini di scuole e nei corsi per adulti. Attualmente tiene corsi presso l'Associazione per una Libera Universita' delle Donne di Milano, di cui e' stata promotrice insieme ad altre fin dal 1987. E' stata redattrice, insieme allo psicanalista Elvio Fachinelli, della rivista L'erba voglio (1971-1978), di cui ha curato l'antologia: L'erba voglio. Il desiderio dissidente, Baldini & Castoldi 1998. Ha preso parte attiva al movimento delle donne negli anni '70 e di questa ricerca sulla problematica dei sessi, che continua fino ad oggi, sono testimonianza le pubblicazioni: L'infamia originaria, edizioni L'erba voglio 1977 (Manifestolibri 1997); Come nasce il sogno d'amore, Rizzoli 1988 ( ristampato da Bollati Boringhieri, 2002); Lo strabismo della memoria, La Tartaruga edizioni 1991; La mappa del cuore, Rubbettino 1992; Migliaia di foglietti, Moby Dick 1996; Una visceralita' indicibile. La pratica dell'inconscio nel movimento delle donne degli anni Settanta, Fondazione Badaracco, Franco Angeli editore 2000; Le passioni del corpo. La vicenda dei sessi tra origine e storia, Bollati Boringhieri 2001. Ha tenuto rubriche di posta su diversi giornali: 'Ragazza In', 'Noi donne', 'Extra Manifesto', 'L'Unita''. Collaboratrice della rivista 'Carnet' e di altre testate, ha diretto, dal 1987 al 1997, la rivista 'Lapis. Percorsi della riflessione femminile', di cui ha curato, insieme ad altre, l'antologia Lapis. Sezione aurea di una rivista, Manifestolibri 1998. Nel sito dell'Universita' delle donne scrive per le rubriche 'Pensiamoci' e 'Femminismi'"]

 

Non sembra muovere particolare attenzione il fatto che la violenza maschile contro le donne nel suo aspetto piu' manifesto - maltrattamenti, stupri, omicidi domestici, ecc. - sia anche la piu' sfuggente: sono poche le donne che ne fanno denuncia, molti addirittura non la considerano ancora un crimine, alcune vittime dichiarano di amare nonostante tutto il loro aggressore.

Ora, e' vero che non si uccide per amore, ma l'amore c'entra, dal momento che a uccidere le donne sono quasi sempre uomini a loro legati da rapporti intimi: mariti, amanti, padri, fratelli. Stando al dibattito in corso in Italia, e' sicuramente una conquista del femminismo aver fatto riconoscere che non si tratta della patologia del singolo e neppure di culture straniere arretrate, ma che va interrogata la normalita', comportamenti e valori che passano come naturali e percio' scontati.

Difficile tuttavia fare un passo ulteriore: dire che la storia, la civilta' che abbiamo ereditato ha visto un sesso prevalere sull'altro, imporre un dominio del tutto singolare, perche' passa attraverso la vita intima.

Gli uomini sono figli delle donne. Il corpo che hanno sottomesso alla loro legge, sfruttato e violato in tutti i modi, e' il corpo che li ha generati, che ha dato loro le prime cure, le prime sollecitazioni sessuali, un corpo che ritrovano nella vita amorosa adulta e con cui sognano di rivivere l'originaria appartenenza a un altro essere.

Ma e' anche il corpo che li ha tenuti in sua balia nel momento della loro maggiore dipendenza e inermita', che poteva dare loro la vita o la morte, accadimento o abbandono. Confinando la donna nel ruolo di madre, facendola custode della casa e della sessualita', garanzia di sopravvivenza materiale e affettiva, l'uomo ha costretto anche se stesso a restare bambino, a portare una maschera di virilita' sempre minacciata.

Se e' vero - come dice Freud - che "un amore felice vero e proprio corrisponde all'originaria situazione in cui non e' possibile distinguere tra libido d'oggetto e libido dell'Io", che la coppia trova la sua stabilita' "quando la moglie ha fatto del marito il proprio figlio", si potrebbe dire che per questo prolungamento dell'infanzia l'uomo non e' mai andato "oltre le frontiere del narcisismo".

Separandosi, la donna non colpirebbe percio' solo un privilegio e un potere indiscutibile della maschilita', ma l'amore di se', la fonte prima, rimasta tale anche nell'eta' adulta, dell'autoconservazione. Il fatto che chi uccide spesso riservi a se' la medesima sorte sembra esserne la conferma.

E' dunque sulla famiglia che si dovrebbe portare l'attenzione, in quanto luogo che istituzionalizza l'amore nella sua forma originaria, creando vincoli di indispensabilita' reciproca, destinati a diventare una minaccia per l'autonomia del singolo. Si puo' uccidere una donna perche' troppo inglobante, oppure perche' si sottrae alla presa. Se l'uomo fosse il dominatore, il vincitore sicuro di se', non avrebbe bisogno di uccidere.

Dobbiamo riconoscere che dietro il dominio del padre c'e' la nostalgia del figlio. Forse e' questa tenerezza che le donne continuano a spiare dietro la violenza dell'uomo. Verrebbe da dire che, per capire la violenza che passa nella relazione tra i sessi, bisogna interrogare a fondo l'amore, tenendo conto che le figure di genere strutturano, al medesimo tempo, gerarchie di potere e illusioni amorose. La possessivita' parla una lingua diversa nella bocca dell'uomo-padrone e dell'innamorato.

Il dominio maschile non e' mai venuto meno, ma da un secolo a questa parte sono avvenuti grandi cambiamenti nel rapporto tra i sessi. Il terremoto piu' forte e' stato prodotto dal femminismo degli anni '70, in quanto critica radicale ai ruoli del maschile e del femminile, alla loro presunta "naturalita'", alla cancellazione della sessualita' femminile e della donna come individuo/persona, alla divisione sessuale del lavoro, alla maternita' come destino.

E' li', nella sfera domestica, che le donne hanno mostrato di non volere piu' essere un corpo a disposizione di altri. Le separazioni, i divorzi, il numero crescente delle donne single, sono materialmente e simbolicamente la prova che la millenaria oblativita' femminile, come sacrificio di se', sta venendo meno. Di conseguenza, aumentano nell'uomo insicurezza, senso di fallimento e di impotenza, consapevolezza intollerabile della propria dipendenza, finora mascherata o rimossa.

Se, nonostante tutto, l'idealizzazione della famiglia e' cosi' duratura, forse e' perche' e' negli interni della case che tornano a confondersi la nostalgia dell'uomo-figlio, il potere di indispensabilita' della donna-madre e i residui di un dominio patriarcale in declino.

Il saccheggio che subisce quotidianamente il nucleo famigliare per l'invasivita' del mercato e dei nuovi mezzi di comunicazione, se per un verso lo costringono ad aprirsi verso il mondo, per l'altro ne rafforzano la funzione protettiva e l'immagine di riserva salvifica. Il dubbio che le donne "mogli, madri, sorelle, amanti - non siano piu' disponibili a portarne il peso maggiore in fatto di cura e sostegno morale, e' certamente una delle ragioni che mette in questo momento allo scoperto la fragilita' e la violenza maschile.

Che parte ha l'amore nel mantenere l'ambiguita' che si annida in questi vincoli - famigliari, affettivi, sessuali - e che oggi, nel venir meno dei confini tra privato e pubblico, vediamo agire anche nell'economia e nella politica, nell'industria dello spettacolo e della pubblicita', dei consumi?

Non e' forse il fascino che ha ancora il sogno di una ideale riunificazione di nature diverse e complementari a rendere cosi' difficili la volonta' e la fantasia necessarie per ripensare il piacere e la responsabilita' del vivere fuori dalla divisione dei ruoli, dalle gerarchie di potere e di valore che hanno segnato disastrosamente, non solo la relazione uomo-donna, ma anche tra natura e cultura, individuo e societa'?

L'interezza l'uomo l'ha ottenuta dividendo il suo compito civile dagli interessi della famiglia, garantendosi l'accesso al corpo femminile sia come soddisfacimento erotico che come cura, sostegno morale.

Le donne, costrette ad abbandonare il rapporto con la madre, hanno cercato inutilmente di trovare la ricomposizione - bisogno di essere nutrite e di essere amate - nell'uomo; si puo' pensare che abbiano rinunciato per questo alla loro sessualita', sopportato di ricevere - in cambio di amore, cure, piacere - mantenimento, denaro, doni. Non un vero scambio, percio', e tanto meno reciprocita'. Eppure l'amore, nella sua versione romantica, ha mantenuto l'illusione di poter creare - come scrive Sibilla Aleramo - una "fusione assoluta, al di sopra di ogni differenza, il miracolo che fa di due esseri complementari un solo essere armonioso".

In uno dei suoi saggi piu' famosi, Il disagio della civilta', Freud descrive con straordinaria lucidita' le forme che ha preso storicamente la "guerra tra i sessi":

"Le donne rappresentano gli interessi della famiglia e della vita sessuale. Il lavoro civile e' diventato sempre piu' cosa di pertinenza maschile (...) la civilta' si comporta verso la sessualita' come una stirpe o uno strato di popolazione che ne abbia assoggettato un altro per sfruttarlo. Il timore dell'insurrezione di cio' che e' stato represso spinge a severe misure cautelative".

"L'uomo non e' una creatura mansueta, vede nel prossimo non soltanto un eventuale aiuto e oggetto sessuale, ma anche un invito a sfogare su di lui la propria aggressivita', a sfruttarne la forza lavorativa senza ricompensarlo, ad abusarne sessualmente senza il loro consenso, a sostituirsi a lui nel possesso dei suoi beni, ad umiliarlo, a farlo soffrire, a torturarlo, a ucciderlo".

Ma dopo aver mostrato come l'intreccio tra Eros e Thanatos entri nella vita intima dei sessi, l'idealizzazione della coppia madre-figlio - forse l'unica esente da ambivalenze -, tanto da poter essere presa come "modello di ogni rapporto amoroso" - gli impedisce di vedere quanto amore e odio, desiderio e paura, siano gia' presenti nell'esperienza che l'uomo fa del corpo che l'ha generato, soprattutto per avergli consentito di protrarre nella sua vita adulta il potere materiale e psicologico che ha esercitato su di lui bambino.

Ha ragione dunque Pierre Bourdieu quando si chiede, nell'ultimo capitolo del suo libro, Il dominio maschile, se l'amore e' "l'isola incantata", in cui si ferma la "guerra tra i sessi" - "smarrirsi l'una nell'altro senza perdersi", il miracolo della reciprocita', creatori/creatrici e creature -, oppure "la forma suprema, perche' la piu' sottile, la piu' invisibile, della violenza simbolica".

Del resto, se si leggono attentamente i teorici dell'amore romantico - Bachofen, Michelet, Mantegazza, ecc.- non e' difficile accorgersi che, dietro il capovolgimento continuo delle parti - a volte e' la donna-madre che sembra accogliere in se' l'uomo-figlio, altre e' l'uomo che, dalla sua posizione di privilegio, si pone come figura protettiva, materna, rispetto alla donna, piccola figlia debole affidata alle sue cure - passano in realta' il potere e la centralita' dell'uomo. In un rapido passaggio, da figlia la donna gli diventa moglie e madre, fonte di sussistenza e di sostegno morale. La metamorfosi e' completa quando l'uomo puo' "rigenerarla", fino a farla "diventare lui".

Il romanticismo ha riconosciuto alla donna un'anima, ma un'anima che deve nutrirsi e vivere dei pensieri degli uomini, assecondare e prevenire il loro bisogni, compenetrarsi con l'amato fino a identificarsi o sparire in lui.

Il sogno d'amore e' presente in tutta la cultura maschile, ma e' stato visto come un tratto marcatamente femminile. La ragione puo' essere cercata nel segno che lascia l'essere stati tutt'uno col corpo della madre, ma anche il bisogno d'amore, la pretesa di infanzia, che la donna e' costretta a colmare attraverso l'uomo.

Sacerdotessa dell'amore puro, dell'"amore fusione", "estasi", "cosa sacra", Sibilla Aleramo e' anche la coscienza femminile anticipatrice che, all'inizio del '900, riesce a dissacrarlo, a vederne l'invisibile violenza, in quanto "atto sacrilego" dal punto di vista della individualita' della donna, e a raggiungere lentamente "il fastidioso obbligo di vivere per se'".

"Ho bisogno di essere necessaria a un'altra creatura viva per vivere (...) Ecco l'amore e' questo: l'attaccamento a una persona alla quale ci si crede necessari (...) L'amore delle donne almeno. Per otto anni io ho dato tutto di me a Franco, ho compiuto questo atto sacrilego dal punto di vista della mia individualita'".

"Qui ci sono le opere di lui: il suo libro, in cui e' qualcosa di mio, ch'egli non avrebbe scritto senza il mio amore (...) egli e' tornato alla vita, come creatura umana dovrei essere orgogliosa e non lo sono e mi faccio piccola e piango".

"Compiacenza nel donarsi all'essere amato anche senza gioia propria (...) senso interiore di disprezzo per se stessi e considerazione esagerata per gli oppressori".

"Il mio istinto mi dice che devo riconquistarmi (...) ma l'immagine dei giorni che verranno per me senza di lui, di liberta' totale, lenta creazione in me di vita esclusivamente mia, questa immagine mi atterra, mi stempera, come davanti a un cadavere".

A Umberto Boccioni che le rimprovera "il bacillo dell'amore unico, turbinoso, che fonde, innalza", Sibilla risponde richiamandolo al fatto che nella stanza accanto allo studio di lui aveva visto la madre - "bella, mentre ti prepara la cena, e l'abbracci perche' ti dico che e' bella. Dove pensi tu ch'io distingua tra arte e natura, tra spirito e sangue? Io ho avuto in quel giorno di te un senso totale. E tu mi hai amata proprio per la mia sensibilita'".

Fronte a fronte sono qui descritti i due aspetti dell'amore come sogno di interezza: quello fusionale, l'unico che le donne hanno conosciuto come praticabile, e quello maschile fondato sulla complementarita' e la divisione sessuale del lavoro. Rendersi indispensabili, "far trovare buona la vita all'altro" e' stato a lungo il modo alienante con cui le donne hanno cercato di riempire il vuoto apertosi all'origine nell'amore di se'.

Nell'illusione di foggiare se stesse hanno impegnato tutte le loro energie nello sforzo di aiutare l'altro a divenire se stesso.

La dedica che Andre' Gorz scrive nel libro dedicato alla moglie, Lettera a D. Storia di un amore, dice: "A te, Kay che, dandomi te, mi hai dato Io".

Che cosa e' cambiato nel sogno d'amore? Si puo' ancora considerarlo una copertura dei rapporti di potere tra i sessi, della violenza contro le donne nelle sue varie forme?

Col venire meno dei confini tra privato e pubblico, col prevalere delle logiche di mercato e di consumo, sono venuti allo scoperto legami, nessi che ci sono sempre stati tra i poli opposti della dualita', altri nuovi si sono creati: tra sessualita' e economia, sessualita' e politica, amore e denaro, amore e lavoro.

L'amore dunque non ha piu' la potenza illusoria di mantenere in ombra il dominio maschile, ma se si ha fretta di smascherarlo, si rischia di non vedere quanto ha contato e conta ancora nel rendere le donne complici - inconsapevoli e incolpevoli - dell'oppressione che subiscono.

Il trionfo delle logiche di mercato ha prodotto cambiamenti culturali, sociali, economici e politici che non ci aspettavamo. Il corpo erotico e il corpo materno non sono piu' il rimosso della storia: le doti femminili sono richieste oggi, oltre che dai servizi alla persona, dalla scuola, dall'assistenza, anche dal sistema produttivo. La capacita' di ascolto e di mediazione, le competenze relazionali, l'affettivita' e la seduzione, attribuite tradizionalmente al genere femminile, sono considerate dalla nuova economia, sempre piu' immateriale, una risorsa necessaria per uscire dalla crisi, oltre che un prezioso fattore di innovazione.

La femminilizzazione della sfera pubblica sembra dunque ammorbidire la "guerra tra i sessi" e, come nell'illusione amorosa, fa balenare la possibilita' di una "tregua". Ma proprio come l'amore, lascia aperto il dubbio che sia, per riprendere le parole di Bourdieu, una nuova forma altrettanto insidiosa della violenza simbolica. A differenza del passato, oggi i nessi tra complementarita' dei ruoli e rapporti di potere tra i sessi sono più visibili, cosi' come la spinta a riunificare cio' che la storia ha diviso.

 

8. REPETITA IUVANT. PER SOSTENERE IL CENTRO ANTIVIOLENZA "ERINNA"

[L'associazione e centro antiviolenza "Erinna" e' un luogo di comunicazione, solidarieta' e iniziativa tra donne per far emergere, conoscere, combattere, prevenire e superare la violenza fisica e psichica e lo stupro, reati specifici contro la persona perche' ledono l'inviolabilita' del corpo femminile (art. 1 dello Statuto). Fa progettazione e realizzazione di percorsi formativi ed informativi delle operatrici e di quanti/e, per ruolo professionale e/o istituzionale, vengono a contatto con il fenomeno della violenza. E' un luogo di elaborazione culturale sul genere femminile, di organizzazione di seminari, gruppi di studio, eventi e di interventi nelle scuole. Offre una struttura di riferimento alle donne in stato di disagio per cause di violenze e/o maltrattamenti in famiglia. Erinna e' un'associazione di donne contro la violenza alle donne. Ha come scopo principale la lotta alla violenza di genere per costruire cultura e spazi di liberta' per le donne. Il centro mette a disposizione: segreteria attiva 24 ore su 24; colloqui; consulenza legale e possibilita' di assistenza legale in gratuito patrocinio; attivita' culturali, formazione e percorsi di autodeterminazione. La violenza contro le donne e' ancora oggi un problema sociale di proporzioni mondiali e le donne che si impegnano perche' in Italia e in ogni Paese la violenza venga sconfitta lo fanno nella convinzione che le donne rappresentano una grande risorsa sociale allorquando vengono rispettati i loro diritti e la loro dignita': solo i Paesi che combattono la violenza contro le donne figurano di diritto tra le societa' piu' avanzate. L'intento e' di fare di ogni donna una persona valorizzata, autorevole, economicamente indipendente, ricca di dignita' e saggezza. Una donna che conosca il valore della differenza di genere e operi in solidarieta' con altre donne. La solidarieta' fra donne e' fondamentale per contrastare la violenza]

 

Per sostenere il centro antiviolenza delle donne di Viterbo "Erinna" i contributi possono essere inviati attraverso bonifico bancario intestato ad Associazione Erinna, Banca Etica, codice IBAN: IT60D0501803200000000287042.

O anche attraverso vaglia postale a "Associazione Erinna - Centro antiviolenza", via del Bottalone 9, 01100 Viterbo.

Per contattare direttamente il Centro antiviolenza "Erinna": tel. 0761342056, e-mail: e.rinna at yahoo.it, onebillionrisingviterbo at gmail.com, sito: http://erinna.it, facebook: associazioneerinna1998

Per destinare al Centro antiviolenza "Erinna" il 5 per mille inserire nell'apposito riquadro del modello per la dichiarazione dei redditi il seguente codice fiscale: 90058120560.

 

9. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Riletture

- Poesie di Giosue Carducci MDCCCL-MCM, Zanichelli, Bologna 1921, sedicesima edizione con due ritratti e quattro facsmili, pp. XVI + 1078.

- Prose di Giosue Carducci MDCCCLIX-MCMIII, Zanichelli, Bologna 1909, quarta edizione, pp. IV + 1488. Con un ritratto e tre facsimili.

- Giosue Carducci, Poesie scelte, Mondadori, Milano 1974, pp. LXXX + 280. A cura di Luigi Baldacci, con un saggio di Walter Binni.

- Giosue Carducci, Poesie, Rizzoli, Milano 1979, 1980, pp. 320. Introduzione di Giovanni Getto, scelta e commento a cura di Guido Davico Bonino.

- Giosue Carducci, Tutte le poesie, Newton Compton, Roma 1998, pp. 880, a cura di Pietro Gibellini, note di Marina Salvini.

- Giosue Carducci, Prose scelte, Zanichelli, Bologna 1947, pp. 362. A cura di Lorenzo Bianchi e Paolo Nediani.

- Antonio Piromalli, Introduzione a Carducci, Laterza, Roma-Bari 1988, pp. IV + 188.

*

Riedizioni

- Francesco Benozzo, Carducci, Salerno, Roma 2015, Rcs, Milano 2016, pp. 304, euro 6,90 (in supplemento al "Corriere della sera").

 

10. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

11. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 2323 del 19 aprile 2016

Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVII)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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