[Nonviolenza] Voci e volti della nonviolenza. 747



 

==============================

VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA

==============================

Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVII)

Numero 747 del 18 aprile 2016

 

In questo numero:

1. Massimiliano Pilati ricorda Piero Pinna

2. Lorenzo Porta ricorda Piero Pinna

3. Mao Valpiana ricorda Piero Pinna

4. Una breve notizia su Piero Pinna

 

1. COMPRESENZA. MASSIMILIANO PILATI RICORDA PIERO PINNA

 

Scrivo queste righe in ricordo dell'amico Pietro Pinna sul treno che mi riporta a casa dopo questa lunga giornata fiorentina.

In me ancora l'immenso dolore di vedere un amico dentro una bara, ma per fortuna con me c'erano i visi e il calore di molte amiche e amici che da tutta Italia sono venuti a portare il loro ultimo saluto ad una grande persona.

Ma chi era Pietro Pinna?

Pietro, Piero per gli amici, e' stato uno dei primi obiettori di coscienza al servizio militare per motivi politici in Italia. Non certo il primo, ma forse il primo a fare della sua scelta un'azione politica per suscitare il cambiamento in Italia. Nel 1948 il giovane Pietro, dopo pochi mesi di servizio militare, matura la convinzione che servire militarmente lo stato sia una questione completamente contraria al suo modo di sentirsi e di vedere il mondo. Purtroppo, nonostante proprio in quell'anno l'Italia ottenesse la sua Costituzione democratica con il ripudio della guerra tra i suoi articoli fondamentali, la scelta di non servire militarmente il proprio stato non solo non era prevista ma appariva del tutto impensabile. Il giovane Pinna viene quindi spedito in un duro carcere militare, in cella con lui anche gli stessi personaggi rei di orrendi crimini durante la seconda guerra mondiale che portarono in lui la convinzione di dover opporsi con tenacia alla preparazione della guerra.

Attorno alla scelta di Piero si crea un gruppo di supporto formato da intellettuali e attivisti politici come Aldo Capitini e ben presto l'iter processuale di Piero diventa una splendida vetrina per Piero e amici per promuovere la necessita' di un servizio civile sostitutivo a quello militare e per suscitare il dibattito attorno alla violenza insensata della guerra e della sua preparazione. Di contro una vasta ala della politica e della societa' italiana del tempo (indistintamente da destra a sinistra) si opponeva tenacemente dando a Piero e amici dei "pavidi" che non volevano servire il proprio stato. Il tutto era ben riassunto nella requisitoria della pubblica accusa: "Tutto cio' che turba l'esercito va guardato con occhio sospettoso e severo. Necessita una condanna severa, non tanto per il Pinna, quanto per i principi che voi giudici rappresentate. Per questo chiedo che il soldato Pinna sia condannato".

L'idea di Piero e' quella di servire l'Italia, ma non da militare, tanto da arrivare a chiedere al giudice di essere formato, da civile, per andare a sminare i terreni ancora zeppi di mine della seconda guerra mondiale. In quei tempi non si scherzava certo, in carcere venivano negati i diritti piu' elementari cercando di piegare le idee "balzane" di Piero. Dopo oltre 10 mesi di carcere Piero esce ma poco dopo gli arriva una seconda chiamata alle armi alla quale nuovamente si rifiuta e segue un altro processo e altri 8 mesi di carcere che terminano solo grazie ad un'amnistia natalizia che Pinna cerca invano di rifiutare. Nuovamente arriva un'altra cartolina e Piero si prepara ad un terzo periodo di carcere (e cosi' sarebbe stato all'infinito), ma la risonanza del processo a Piero diventa forse troppo grossa, anche perche' lui tenacemente non molla, e quindi di colpo compare un foglio di congedo dovuto ad una malattia di cui Piero non soffriva. Una semplice soluzione all'italiana per togliere l'apparato militare dalle grane che il soldato Pinna gli stava creando, una sconfitta sia per Piero che aveva cercato invano un modo alternativo per servire lo Stato che per il Ministero della Difesa, che non era riuscito a reintegrare (e piegare) il "disertore".

Negli anni successivi Piero fu una figura determinante nel Movimento Nonviolento, di cui fu segretario dal '68 al '76, e della rivista "Azione Nonviolenta". Fini' in carcere anche negli anni '70 per episodi giudicati come vilipendio alle forze armate, per poi essere graziato dal Presidente della Repubblica. Piero in quegli anni si rese protagonista di numerose lotte politiche, di marce antimilitariste, della pace (come la Perugia-Assisi) e di azioni nonviolente, tutte volte all'ottenimento dell'obiezione di coscienza, al servizio civile o contro le guerre del tempo e per proporre l'alternativa nonviolenta all'uso della violenza militare.

Fin qui la biografia di Pietro Pinna.

Piero e' stato un incontro fondamentale per la mia vita. Giovane antimilitarista ebbi modo di leggere il suo libro "La mia obbiezione di coscienza" che per me fu una rivelazione, un'apertura. Grazie a Piero la mia rabbia contro il sistema militare riusci' a saldarsi alla necessita' della costruzione di un'alternativa possibile grazie alla nonviolenza. Le sue parole, semplici, spigolose ma determinanti e tenaci, furono per me profetiche e cominciai ad interessarmi di nonviolenza e dell'agire del Movimento Nonviolento. L'impressione fu tanta che gli scrissi una lettera alla quale lui rispose poco dopo e io, giovane studente universitario a Bologna, andai a trovarlo a casa sua a Firenze con la mia compagna Francesca.

Entrai in casa sua con un certo timore: avevo di fronte una persona che per le sue "ragioni di coscienza" e per la sua profonda etica decise di opporsi pagando questa scelta con il carcere e l'"onta" di traditore della patria. Piero invece fu splendido, di una umilta' commovente e ci fece sentire a nostro agio. Ci trattenemmo tutto il giorno pranzando con lui e la moglie Birgitta. Di quel primo incontro (e dei successivi) mi rimangono sempre impressi i suoi occhi, vispissimi e pieni di vitalita', la sua semplicita' volontaria e il suo modo di fare da antieroe (anche se per me era il mio grande eroe). Successivamente, nel 2000, da obiettore di coscienza al servizio militare proposi e ottenni dalla Caritas di Bologna dove svolgevo il mio servizio civile di confezionare con una videomaker un videodocumentario di un incontro tra i giovani in servizio civile e Piero. A 16 anni di distanza dalle riprese casalinghe di quel documentario provo un certo orgoglio nel sapere che tuttora viene usato in varie parti di Italia per la formazione degli attuali volontari in servizio civile.

Ma l'onore piu' grande e' stato quello di conoscere una persona come Piero, tenace, caparbia, al limite della cocciutaggine quando si trattava di etica e di diritti da ottenere ma di una dolcezza disarmante e di una pazienza unica nell'accogliere a casa sua me e molte altre persone che andavano spesso a trovarlo per consigli e per discutere con lui della violenza del nostro mondo. Le sue parole sulla necessita' di opporsi, di disobbedire e di non prestare alcuna collaborazione a questo sistema violento sono scolpite profondamente in me.

Probabilmente Piero non finira' nei libri di storia e chi l'ha conosciuto occasionalmente lo ricordera' per la sua tenacia e cocciutaggine, ma nel mio cuore c'e' il suo sorriso, lo stesso che lo ritrae ventenne in manette mentre viene condotto in carcere. Non era una risata di sfrontatezza e di derisione ma il sorriso di una persona che serenamente aveva scelto di essere artefice in prima persona del cambiamento che voleva vedere nel mondo, una bella persona.

Grazie Piero, ciao.

 

2. COMPRESENZA. LORENZO PORTA RICORDA PIERO PINNA

 

Per Piero Pinna, per tutti noi, per la nonviolenza attiva

Intendo riassumere il mio intervento in memoria di Piero Pinna, che ho pronunciato ieri pomeriggio, nel primo luogo in cui e' avvenuto il ricordo, in stile laico, presso il Centro della Comunita' Valdese di Firenze al quale sono affluiti amiche e amici, collaboratori e compagni di lotta. Ad esso e' seguita una cerimonia religiosa aperta nella chiesa di S. Francesco nei pressi della sua abitazione.

Agli inizi degli anni '80 comincio il mio servizio civile, alternativo al servizio militare, a Milano e decido di terminarlo in Sicilia a Comiso, nel luogo designato ad ospitare i missili nucleari di primo colpo Cruise a medio raggio, secondo gli accordi in ambito Nato, in contrasto con la nostra Costituzione, in quella "guerra fredda" che vedeva schierati oltrecortina gli SS 20.

Nel crescendo di iniziative che abbiamo organizzato ricordo un episodio molto significativo che ci ha visti coinvolti nella fase finale della marcia internazionale antimilitarista Catania-Comiso, nella quale Piero ha profuso tutto il suo bagaglio esperienziale. Infatti in quell'occasione fu mostrato al piu' vasto movimento della pace, nelle sue diverse componenti (comunista e cattolica) l'importanza e l'efficacia di un'organizzazione pacata e tenace dell'azione diretta nonviolenta di fronte alla militarizzazione del territorio. La nostra condotta di partecipanti a tale marcia era improntata al raggiungimento dell'obiettivo di rendere pubblica la forte militarizzazione del territorio di quella parte di Sicilia funzionale ad una strategia di controllo del Mediterraneo da Sigonella a Comiso, nel rispetto delle forze di polizia, evitando di vederle come la materializzazione demonica delle scelte militariste, ma come un gruppo di lavoratori ai quali i manifestanti intendevano rendere chiaro con il comportamento i motivi che lo ispiravano. Volevamo infondere loro la certezza che non avremmo in nessun caso utilizzato alcuna forma di violenza fisica, ma soltanto azioni pacifiche nonviolente, che potevano pero' contemplare anche l'entrata nelle zone militari proibite all'accesso, ma senza opporre resistenza ad eventuali arresti o denunce.

Ebbene, passammo con le forze dell'ordine otto giorni di vita intensissima, con turni di lavoro per loro alquanto inusuali. All'ultimo giorno della marcia, giunti davanti all'entrata di quello che era chiamato ancora l'aeroporto militare "Magliocco", costruito in epoca fascista, ora aeroporto civile "Pio La Torre", eravamo tutti piuttosto stanchi, assiepati nel prato dove avevamo anche messo le prime tende di quello che sarebbe diventato un presidio permanente della base missilistica, il Campo internazionale per la pace, appunto. Il responsabile del corpo di polizia presente nella piazza chiama me e Piero Pinna e ci invita ad entrare nella camionetta. E' presente nella piazza il questore che viene rassicurato dallo stesso responsabile del drappello di poliziotti. Ci viene consegnata una busta chiusa che contiene una sottoscrizione dei lavoratori della polizia a sostegno della nostra lotta. In quella fase io ero in posizione di auto-trasferimento dalla sede del mio servizio, Milano, a Comiso, cosa che non era affatto consentita dal codice militare che gravava ancora sugli obiettori di coscienza in servizio civile.

In un primo momento non mi sono reso conto appieno della straordinarieta' dell'evento, a testimonianza del fatto che una preparazione accurata e tenace di forme di lotta nonviolenta puo' toccare l'avversario nell'intimo. Piero Pinna raccontera' l'episodio straordinario, mai accaduto prima nella sua esperienze di marcie nonviolente, in un articolo di "Azione Nonviolenta" dei primi mesi del 1983.

Ma Piero talvolta era imprevedibile: quando ero nella fase di prendere la decisione di andare a vivere a Comiso sul terreno della Verde Vigna, accanto alla base missilistica, acquistato da piu' di mille multiproprietari, lui aveva manifestato una sorta di preoccupazione. Mi diceva che era importante consolidare una professione lavorativa, cosi' come era fondamentale riflettere sui rapporti con la propria famiglia e sulla capacita' di mantenere legami fondamentali nel compiere scelte cosi' forti di distacco. Di questo gli sono grato, lui che in tempi assai piu' difficili, nel 1948, ha rifiutato il servizio militare ed e' stato mandato, dopo tanto carcere, a collaborare alla ricostruzione di aree martoriate dalla guerra appena conclusa ed ha poi abbandonato definitivamente la professione di ragioniere per dedicarsi al Movimento Nonviolento con Aldo Capitini.

Con lui negli anni piu' recenti ricordo con piacere quando mi ha spiegato con grande efficacia la visione di Capitini della compresenza dei morti e dei viventi e su questo ricordo ho letto un passo tratto dal libro omonimo di Aldo. Ne riporto solo una parte: "E un giorno sarai visibile, non perche' ritornerai da una lontananza, ma perche' finira' questa realta' che impedisce di vedere come tu vai avanti in una via di sviluppo e miglioramento" (Aldo Capitini, La compresenza dei morti e dei viventi, Il Saggiatore, 1966, p. 256).

Arrivederci Piero e mi auguro di migliorare nei rapporti e nelle relazioni, avrei dovuto chiamarti di piu' e non dimentichero' come hai saputo giocare con i miei figli quando con Birgitta ed anche dopo la sua scomparsa sei venuto a trovarci.

 

3. COMPRESENZA. MAO VALPIANA RICORDA PIERO PINNA

[Pubblichiamo di seguito l'orazione funebre per Pietro Pinna letta da Mao Valpiana, presidente del Movimento Nonviolento]

 

Oggi Piero con la sua morte ci ha convocati, ci mette insieme.

Lo aveva fatto tante altre volte, nel 1962 chiamando alla costituzione del Movimento, dal 1968 al 1975 con le marcie antimilitariste, nel 1978 annunciando la seconda marcia Perugia-Assisi, nel 1983 con la marcia Catania-Comiso e ancora nel 2000 con la Marcia specifica nonviolenta per aggregare tutti coloro che credono nella nonviolenza come scelta e alternativa. Tutti noi siamo stati attraversati dal suo incontro, che in qualche modo ci ha cambiati.

Ci si aspetta che i maestri non muoiano mai, perche' sentiamo di avere ancora bisogno della loro parola, del loro esempio, della loro semplice presenza rassicurante. Oggi ci sentiamo come bambini orfani.

Sei stato tante cose per ognuno di noi: amico e punto di riferimento non solo politico, e poi soprattutto educatore di nonviolenza per tanti giovani che trovavano in te finalmente qualche parola di verita', e avvertivano la coerenza tra il tuo dire e il tuo fare. Hai sempre spronato i ragazzi che venivano a trovarti (prima nella sede di Perugia e poi nella tua casa di Firenze) ad approfondire il pensiero, a studiare la nonviolenza, per poi agire con il suo metodo (sembra ancora di sentirti: il pensiero senza azione e' monco, l'azione senza pensiero e' cieca - costituite un piccolo gruppetto, e fate i banchetti - chissa' quante spillette del fucile spezzato hai contato e diffuso nella tua vita...

Hai molto seminato e tanto raccoglierai. Molte generazioni ti sono debitrici: con la tua pioniera obiezione al servizio militare hai aperto la strada al servizio civile universale di cui si parla oggi.

Tra le innumerevoli testimonianze giunte in questi giorni, ne ho scelta una divertente, che sarebbe certamente piaciuta al tuo raffinato umorismo ironico: "mi piace pensarti a parlare di Resistenza Nonviolenta in Paradiso; per come ti conosco, potresti anche convincere Santa Barbara a non proteggere piu' gli arsenali e diventare protettrice del disarmo unilaterale".

Hai tenuto fermo e dritto il timone del Movimento, che non ha mai ceduto alle lusinghe di un pacifismo generico tenendo fede alle radici della storia nonviolenta da Gandhi a Capitini.

Citavi spesso Gandhi che riteneva che la noncollaborazione al male (a partire da quello assoluto, la guerra) fosse un dovere anche piu' grande di quello volto all'effettuazione del bene.

E poi Capitini che ripeteva "dobbiamo dire No alla guerra ed essere duri come pietre". Oggi potremmo dire, ed essere duri come Piero...

Essenzialita', tenacia, semplicita', frugalita', coerenza, fermezza, tenuta, costanza, umilta', gentilezza - sono i valori che hai saputo incarnate per tutta la tua vita. Eri refrattario ai formalismi, all'ipocrisia, all'esteriorita', alla visibilita', che tanto vanno di moda nella politica di oggi...

Ma sarebbe ingiusto relegare Piero solo al suo ruolo pubblico. E' stato un uomo con una vita intensa e sofferta, che ha affrontato con uno spirito mai piegato. Dalle umilissime radici della famiglia sarda cui e' rimasto legatissimo, alla formativa giovinezza ferrarese, fino all'incontro decisivo con Aldo Capitini.

Poi c'e' stata la sua di famiglia: marito dell'amata Birgitta e padre di Anna e Peer. Ci fermiamo sulla soglia della perdita tragica dei due figli. Proprio per dedicarsi ad alleviare le loro sofferenze interiori Piero aveva prima allentato e poi interrotto il lavoro politico con il Movimento, sapendosi anche ritirare al momento giusto senza imporre la sua presenza, ma seguendolo sempre con attenzione e non facendo mai mancare i suoi consigli, avendo cosi' a cuore le sorti del Movimento (da curare come una creatura, dicevi). E l'hai fatto fino agli ultimissimi giorni, senza sbandierarlo, anzi chiedendo l'anonimato.

Hai avuto anche una intensa vita intellettuale e culturale: amante dell'arte, della letteratura, della musica classica, della poesia, con la tua predilezione per le opere di Giacomo Leopardi.

Gli ultimi anni hai sofferto parecchio i dolori del corpo, ma non l'hai mai fatto pesare. Come va, Piero? Al solito, un po' peggio... ma non mi lamento, faccio come non mi riguardasse. Ma la tua senectus e' stata anche allietata dall'amore grande per il nipote Michel, sei stato un nonno orgoglioso e quando ne parlavi gli occhi brillavano, e dalle cure amorevoli della tua amica Giovanna, che ti ha accompagnato fino agli ultimi istanti prima che tu chiudessi definitivamente il tuo sguardo bello e intenso sul mondo.

 

4. MAESTRI. UNA BREVE NOTIZIA SU PIERO PINNA

 

Pietro Pinna, nato a Finale Ligure nel 1927 e deceduto a Firenze il 13 aprile 2016, e' stato il primo obiettore di coscienza al servizio militare per motivazioni non confessionali ma specificamente nonviolente, ed e' una delle figure di riferimento per i movimenti e le iniziative per la pace e una delle personalita' piu' illustri della vita civile italiana. Di origine sarda, Pinna viveva a Ferrara quando, alla fine del 1948, fu chiamato alle armi. Diventato fortemente antimilitarista dopo aver vissuto gli orrori della seconda guerra mondiale, e influenzato dal pensiero di Aldo Capitini, decise di rifiutare di prestare il servizio di leva, passando alla storia come il primo obiettore di coscienza d'Italia per motivi politici. Processato per disobbedienza, fu condannato al carcere una prima volta per dieci mesi, e successivamente per altri otto. Al processo venne difeso dall'avvocato Bruno Segre, che diventera' uno dei piu' famosi difensori italiani nel campo dell'obiezione di coscienza. Venne infine riformato per "nevrosi cardiaca". Pinna in seguito divenne uno dei piu' stretti collaboratori di Capitini, con cui organizzo' la prima Marcia per la Pace Perugia-Assisi nel 1961 (e dopo la scomparsa del filosofo perugino le tre successive), e con Capitini fu fondatore del Movimento Nonviolento di cui fu anche segretario nazionale dal 1968 al 1976. Ha continuato ad operare nel Movimento Nonviolento per tutta la vita e ad essere direttore responsabile della rivista "Azione nonviolenta". Infaticabile promotore della nonviolenza, per le sue storiche, luminose azioni dirette nonviolente per la pace, il disarmo e la smilitarizzazione, pago' piu' volte in prima persona con il carcere le sue scelte. Il 17 gennaio 1973, gia' segretario del Movimento Nonviolento, in seguito ad una affissione contro la celebrazione delle Forze armate il 4 novembre ("Non festa ma lutto"), fu arrestato a Perugia e condannato per direttissima per vilipendio alle Forze armate. In seguito alle manifestazioni avvenute in suo sostegno in diverse citta', venne liberato quattro settimane dopo su istanza di grazia dell'allora Presidente della Repubblica. Nell'aprile del '79 fu condannato dalla Corte d'Appello di Trieste ad una pena di otto mesi di reclusione per blocco stradale, pena successivamente condonata. Con Carlo Cassola e Davide Melodia fu animatore della "Lega per il disarmo unilaterale". Fu tra gli organizzatori della Marcia Catania-Comiso (24 dicembre 1982 - 3 gennaio 1983) per protestare contro l'installazione della base missilistica statunitense, prima azione concreta di lotta nonviolenta contro le installazioni militari in Italia. Nel 2008 e' stato insignito del Premio Nazionale Nonviolenza. Nel 2012 la Facolta' di Giurisprudenza dell'Universita' di Pisa gli ha conferito la laurea honoris causa in Scienze per la Pace. Tra le opere di Pietro Pinna, fondamentale e' "La mia obbiezione di coscienza", Edizioni del Movimento Nonviolento, Verona 1994; numerosi suoi contributi sono stati pubblicati in vari volumi, oltre ai molti suoi scritti apparsi su "Azione Nonviolenta". Cfr. anche le interviste riprodotte ne "La nonviolenza e' in cammino" n. 381 e 472, "La domenica della nonviolenza" n. 21 (ripubblicata anche in "Notizie minime della nonviolenza in cammino" n. 252), "Notizie minime della nonviolenza in cammino" n. 285; tutte disponibili on line.

 

==============================

VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA

==============================

Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVII)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 747 del 18 aprile 2016

 

Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su:

nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe

 

Per non riceverlo piu':

nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe

 

In alternativa e' possibile andare sulla pagina web

http://web.peacelink.it/mailing_admin.html

quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione).

 

L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web:

http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html

 

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

Gli unici indirizzi di posta elettronica utilizzabili per contattare la redazione sono: nbawac at tin.it e centropacevt at gmail.com