Telegrammi. 1237



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 1237 del 7 aprile 2013

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com

 

Sommario di questo numero:

1. Senza stancarsi di dirlo

2. "La riflessione di Norberto Bobbio sulla democrazia, la pace, i diritti umani". Un incontro di studio a Viterbo

3. Francesco Lombardi Mantovani

4. Segnalazioni librarie

5. Alcuni testi del mese di giugno 2005 (parte seconda e conclusiva)

6. Un appello a votare i referendum

7. Florence e Hussein

8. Dopo il non-voto

9. L'assessore al razzismo e il ministro del linciaggio

10. Istruzioni per non convincere nessuno

11. E invece

12. Le donne di Kabul

13. Un'eredita' hitleriana

14. Degli eserciti

15. La domanda

16. La "Carta" del Movimento Nonviolento

17. Per saperne di piu'

 

1. EDITORIALE. SENZA STANCARSI DI DIRLO

 

La cosa piu' necessaria ed urgente e' opporsi alle uccisioni e alle persecuzioni.

Il primo impegno di una politica decente e' la lotta contro la guerra e il razzismo.

*

Cessi immediatamente la criminale partecipazione italiana alla guerra afgana che ogni giorno miete vittime innocenti.

Siano abrogate immediatamente le infami misure razziste che perseguitano, schiavizzano, mandano a morte i migranti.

 

2. INCONTRI. "LA RIFLESSIONE DI NORBERTO BOBBIO SULLA DEMOCRAZIA, LA PACE, I DIRITTI UMANI". UN INCONTRO DI STUDIO A VITERBO

 

Si e' svolto sabato 6 aprile 2013 a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" un incontro di studio su "La riflessione di Norberto Bobbio sulla democrazia, la pace, i diritti umani".

Nel corso dell'incontro sono stati letti e commentati brani da varie opere del grande intellettuale democratico scomparso nel 2004.

Concludendo l'incontro il responsabile della struttura nonviolenta viterbese ha rievocato con commozione un ricordo personale di Bobbio "maestro di rigore intellettuale e morale, limpido esempio di impegno civile, persona generosa e sollecita del pubblico bene e dei diritti di ogni essere umano, ascoltatore sempre attento delle altrui ragioni, acuto smascheratore di menzogne e sopraffazioni, militante della sinistra migliore, fedele alla lezione gobettiana e rosselliana".

 

3. LUTTI. FRANCESCO LOMBARDI MANTOVANI

 

E' deceduto nel dicembre scorso

il nostro compagno nonviolento

Francesco Lombardi Mantovani.

 

In una vita sola

quante generose luminose esperienze

di lotta e di solidarieta'.

 

La sua memoria restera' nel cuore

dell'internazionale futura umanita'.

 

4. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Riedizioni

- Barbara Continenza, Darwin. Una vita per un'idea, la teoria dell'evoluzione, Le Scienze, Roma 1998, 2913, pp. 208, euro 6,50 (in supplemento a "Le Scienze").

- Joe R. Lansdale, La sottile linea scura, Einaudi, Torino 2004, 2006, Il sole 24 ore, Milano 2013, pp. 288, euro 9,90.

 

5. MATERIALI. ALCUNI TESTI DEL MESE DI GIUGNO 2005 (PARTE SECONDA E CONCLUSIVA)

 

Riproponiamo qui alcuni testi apparsi sul nostro foglio nel mese di giugno 2005.

 

6. UN APPELLO A VOTARE I REFERENDUM

 

Proviamo ancora una volta ad esprimere nel modo piu' succinto (ed anche, ahinoi, inevitabilmente frettoloso) cio' che sentiamo, cio' che pensiamo.

Sapendo che possiamo sbagliarci, e nel dubbio scegliendo la responsabilita', la prudenza, il rispetto per le altre persone e la solidarieta' con l'umanita' intera incarnata nelle concrete, singole persone umane.

*

1. Una legge che ci sembra scandalosa

La legge 40/2004 ci sembra una legge inetta e crudele.

Pressoche' tutti ammettono che meriti di essere modificata, non pochi ritengono che meriti di essere del tutto abolita, quasi nessuno ritiene che sia adeguata. La sua insostenibilita' etica e' pari alla sua insostenibilita' giuridica e alla sua insostenibilita' logica.

Ma il Parlamento, per pusillanimita' di troppi, dapprima l'ha approvata come atto di forza pur tra mille promesse di successive modifiche, poi - ovviamente - non l'ha ancora modificata, ne' sembra intenzionato a farlo, paralizzato da interessi di bottega di spudorate camarille elettorali. Ed ora si prospetta la possibilita' che una "minoranza organizzata" (Gaetano Mosca), facendo leva sull'apatia di tanti, ne imponga la cronicizzazione.

E' gia' accaduto per altre ignobili leggi, e' gia' accaduto per altri referendum: come quello sul veleno in agricoltura e negli alimenti, il veleno che grazie agli astensionisti di allora abbiamo continuato a mangiare, ha continuato ad uccidere, a maggior gloria (e profitto) delle multinazionali.

*

2. Un referendum parzialmente abrogativo

Per modificare al piu' presto la legge 40/2004 sembra esservi oggi quindi ragionevolmente una sola via: votare si' ai referendum (lo strumento giuridico attraverso cui il popolo italiano puo' abrogare una legge o parti di essa).

Referendum che intendono modificare la legge, non aprire le cateratte al dottor Frankenstein. Al dottor Frankenstein le cateratte le apre proprio questa legge e la logica che la sottende; una logica disumanata e dereistica, fallocratica e sessuofobica, scientista e totalitaria (lo stato etico di gentiliana memoria, in questa inedita combinazione col neoliberismo egotista e narcisista, consumista e violentatore, machista e sfruttatore, inquinatore e guerriero, nichilista e onnivoro, ed insieme filosofatore col manganello - e con le bombe all'uranio impoverito).

*

3. Non cambiamo discorso, per favore

Si possono avere tutte le opinioni del mondo sui quesiti referendari, e si puo' liberamente votare o non votare. Ma barare non e' serio. Ed e' mentire

far credere che si voti su altro da cio' su cui effettivamente si vota.

Non si vota tout court e genericamente sull'etica, sulla religione, sulla scienza, sulla tecnica, sulla natura. Si vota semplicemente e precisamente su quattro quesiti che propongono di abolire alcune parti della legge 40/2004. Quattro quesiti gia' abbastanza impegnativi (e dalle molteplici e non univoche conseguenze e implicazioni, su cui interrogarsi e' assolutamente doveroso), senza bisogno di far credere che sia in gioco l'orbe terraqueo. Quattro quesiti su cui esprimersi (o non esprimersi) secondo ragione e coscienza, e sapendosi fallibili.

I diktat e gli anatemi, cosi' come le banalizzazioni e i sofismi, da qualunque parte provengano ed a qualunque fine siano orientati, lasciamoli perdere.

*

4. La prudenza, la misericordia

La prudenza, all'ascolto della coscienza e della ragione; la misericordia, all'ascolto del volto e del dolore degli altri. Il valore del limite e la scelta dell'amore. La responsabilita'. Questo occorre.

Merita questa legge di restare cosi' com'e'? Se e' questo che si pensa la si difenda: con il non voto se si mira a far fallire il referendum (ma e' difesa intrinsecamente fragile, poiche' comunque giuridicamente non vincolante), con il no ai quesiti se si pensa di voler esprimere il proprio voto.

Merita questa legge di essere modificata? Se e' questo che si pensa si voti si' a quei quesiti che introducono le modifiche con cui si concorda, che abrogano specifiche parti della legge.

Per l'appunto, noi voteremo si'. Secondo scienza e coscienza, ed insieme in timore e tremore, con ragionevole persuasione e ragionevole perplessita'. E nel rispetto pieno delle opinioni altrui e del diritto di tutti ad esprimersi, a discutere, a deliberare insieme su cio' che tutti riguarda.

 

7. FLORENCE E HUSSEIN

 

Liberi, finalmente

 

8. DOPO IL NON-VOTO

 

Tralasciando per ora molti altri rilevanti argomenti di riflessione, allineo qui soltanto alcune immediate impressioni. E senza la pretesa di esprimere altro che le mie personali opinioni: molte persone amiche, e tra esse molte che scrivono su questo stesso foglio, so che  sentono altrimenti. Rispetto le loro idee e i loro sentimenti; molto dovremo ancora dialogare su cio' che e' accaduto e su cio' che si dovra' fare, in ascolto reciproco, in condiviso esercizio ermeneutico, in libero e franco e leale confronto.

*

Il risultato della consultazione referendaria si presta a varie considerazioni e a diverse interpretazioni.

Il dato obiettivo della non partecipazione al voto da parte dei tre quarti dei circa cinquanta milioni di aventi diritto ha come conseguenza che se anche il risultato non consente a rigore di affermare che la maggioranza del popolo italiano ha inteso difendere la legge 40/2004 sulla procreazione medicalmente assistita (poiche' non e' possibile determinare quanti tra i non votanti hanno effettuato questa scelta come forma di sostegno alla legge), consente tuttavia di affermare con certezza che la stragrande maggioranza del popolo italiano non ha sostenuto la proposta di modificare la legge cosi' come i quattro quesiti referendari proponevano.

*

Si puo' discutere su quanta parte dell'astensione dal voto sia di indifferenti o ignari; quanta parte sia di consapevoli oppositori dei quesiti referendari (e tra essi quanti siano anche sostenitori della legge cosi' com'e'); quanta parte sia di persone che non sono riuscite ad informarsi sufficientemente o a prendere una decisione certa e che hanno quindi rinunciato ad esprimersi o per ignoranza o per perplessita' o per scrupolo; quanta parte infine sia di persone che si siano sentite intimidite dalla mancanza del requisito fondamentale della segretezza del voto (poiche' e' evidente che quando una delle grandi agenzie della socializzazione chiede a chi in essa si riconosce di non recarsi alle urne, l'osservanza o l'inosservanza dell'indicazione data e' palesemente verificabile non solo da parte degli scrutatori e dei pubblici ufficiali che hanno accesso agli atti, non solo dall'occhiuto passante o dimorante alla finestra, ma anche da chiunque possa chiedere a un familiare o un amico di fargli vedere la sua tessera elettorale, sulla quale e' annotata la partecipazione al voto).

Ma certo non si puo' contestare che una defezione dalle urne di tali dimensioni costituisca comunque un dato politico rilevante.

*

Tecnicamente, il fallimento del referendum non implica che la legge 40/2004 non possa essere modificata anche in un prossimo futuro. Non essendosi espressa una volonta' positivamente determinata e giuridicamente accertabile e cogente, la legge 40/2004 puo' essere modificata dal Parlamento in qualunque momento; essa puo' anche essere modificata da eventuali pronunciamenti della Corte costituzionale che potrebbe essere chiamata secondo le procedure previste dall'ordinamento a pronunciarsi sugli eventuali profili di incostituzionalita' di taluni suoi articoli, su cui da tempo alcuni autorevoli giuristi hanno espresso fondati rilievi.

Ma politicamente il risultato e' inequivocabile, e - come si usa dire - "pesante".

*

Io che scrivo queste righe, sono tra gli sconfitti.

E non mi consola affatto che la parte degli sconfitti piacque a Catone.

Quella legge, piu' la rileggo, e piu' a me sembra che sia una pessima legge, una legge scandalosa, una legge intimamente e flagrantemente illogica e immorale, inetta e crudele.

Ritenevo cosa buona e giusta che la popolazione italiana indicasse al

Parlamento la necessita' e l'urgenza di modificare quella legge: cosi' non e' stato.

E ritenevo cosa buona e giusta che su argomenti cosi' decisivi la popolazione si pronunciasse: credo che in buona misura cio' non sia accaduto (sarei lieto se mi si dimostrasse che la gran parte dei non partecipanti al voto abbiano assunto consapevolmente tale posizione al termine di un esame di merito dei quesiti referendari e della legge 40, ma mi sembra poco probabile che le cose siano andate cosi').

Sinceramente non credo che abbiano influito in misura preponderante gli appelli di singole personalita' o grandi soggetti collettivi a votare o non votare; credo che decisivo sia stato il fatto che in questa che era una grande occasione di discussione democratica, di partecipazione democratica, di decisione democratica, in cui l'intera popolazione veniva chiamata a riflettere e deliberare su temi importantissimi (certo assai impegnativi, ma e' bene che si venga chiamati a votare sulle cose serie), purtroppo si e' discusso relativamente poco e temo anche relativamente male.

*

A qualcuno puo' dispiacere, ma credo che l'unico soggetto che ha fatto uno sforzo concreto ed efficace per promuovere la riflessione, anche se con modalita' e finalita' che personalmente ritengo in parte dubbie ed in parte non condivisibili, e' stata la Conferenza episcopale italiana: e gliene sia dato merito.

Non condivido gran parte delle posizioni da essa espresse, non apprezzo il modo in cui ha condotto la sua iniziativa, ritengo la scelta del non-voto per piu' motivi decisamente contestabile; ma riconosco ad essa ed al suo presidente che ne e' stato volto e voce di aver promosso una riflessione nel merito, di aver preso sul serio cio' su cui si votava, di essersi impegnati in una lotta decisa e appassionata, per opinioni e valori sinceramente sentiti.

*

Ahime', non mi e' sembrato che da parte del cosiddetto "fronte referendario" ci sia stata una capacita' ugualmente persuasa, appassionata e rigorosa di affrontare i temi su cui si discuteva.

Ho trovato inadeguati ed elusivi del merito delle questioni molti pronunciamenti, finanche chiassosi, centrati su argomenti che con il vero nodo del contendere non c'entravano granche'.

La Cei parlava della vita, del nascere, della dignita' umana: in troppi rispondevano parlando della separazione tra Stato e Chiesa, che e' cosa degnissima e cui plaudo con tutto il cuore, ma che in Italia e' stata gia' risolta da Camillo Benso conte di Cavour; o peggio ancora replicavano banalizzando e per cosi' dire reificando e fin mercificando questioni che afferiscono al cuore della dignita' umana e che non possono essere trattate come bigiotteria da mercatino politicante, o come noiosi intralci al lavoro dei laboratori huxleyani, o come fisime di vecchi barbogi che tediano la giuliva societa' dello spettacolo in cui tutto e' fungibile e sostituibile, l'essere umano e' cosa antiquata, la manipolazione del corpo umano e' indistinguibile da un videogioco, la dignita' della persona e' sussunta all'agire astratto e macchinistico di un desiderio equivalente psichico del capitale e del suo ciclo che non conosce limiti e che tutto omologa a merce e morte, valore di scambio ignaro del valore d'uso, principio egotista e consumista che desertifica quel regno dei fini della seconda critica kantiana.

*

Solo la riflessione femminista, nella sua ricchezza, profondita' e complessita', era all'altezza delle questioni poste; solo essa era adeguata, coerente anche nella sua dialogica pluralita', di straordinaria potenza euristica, non subalterna, non alienata. Ma non e' stata ascoltata.

La riflessione femminista: che sola poteva persuadere non un astratto "corpo elettorale", ma cinquanta milioni di viventi concrete diverse persone (ciascuna con un nome e un cognome, una vita, un corpo e una mente, dei sentimenti e delle relazioni), alla riflessione e all'impegno, alla presa di coscienza, alla partecipazione democratica, alla responsabilita' condivisa, a decidere insieme, al voto. Ma non e' stata ascoltata.

La riflessone femminista: che in questo ambito e' l'unico vero grande sapere morale e politico, il luogo piu' alto del pensiero umano contemporaneo. La presa di parola delle donne: che e' la corrente calda e l'esperienza storica trainante della nonviolenza in cammino. Ma non e' stata ascoltata. Anzi: e' stata silenziata.

E non e' casuale che essa sia stata silenziata.

E silenziata non tanto dalla gerarchia monosessuata vaticana, la cui autorita' in materia di generazione umana, ovvero di maternita', e' ipso facto di dimensioni ben meschine rispetto alla primazia materna, all'autorita' femminile, all'essere delle donne il potere di prolungare nel tempo la presenza umana, di "mettere al mondo il mondo", la potenza pro-creativa (creatrice e creaturale); ma silenziata altresi' e soprattutto dal consumismo onnivoro, dall'autoritarismo proprietario, dallo scientismo disumanato e dal maschilismo ad un tempo sempre piu' impotente e sempre piu' violatore di ogni limite e di ogni dignita', che anche nel campo cosiddetto "laico" e "di sinistra" tuttora trionfano tutto devastando, asfissiando, annichilendo.

Anche questo credo significhi pur qualcosa. Anche di questo dovremo pur ragionare.

 

9. L'ASSESSORE AL RAZZISMO E IL MINISTRO DEL LINCIAGGIO

 

Quando eravamo giovani c'era un bel manifesto, credo del maggio francese, che diceva: "Cedere un poco e' capitolare del tutto".

I campi di concentramento istituiti dalla legge Turco-Napolitano e recepiti nella legge Bossi-Fini introducevano, era evidente fin dall'inizio, pezzi di hitlerismo nel nostro territorio e nel nostro ordinamento giuridico.

Come le deportazioni di esseri umani innocenti, rigettati nelle fauci di quei poteri criminali e di quelle condizioni di orrore da cui cercavano scampo fuggendo nel nostro paese che nella sua legge fondamentale garantisce ad ogni essere umano che qui trovera' salvezza dai suoi aguzzini.

Come la riduzione in schiavitu' nel nostro paese, visibile a tutti, di migliaia di vittime innocenti a beneficio del maschio bianco "liberale" di una liberta' intesa come diritto del piu' forte a stuprare, rapinare, devastare ed uccidere.

Fino al ministro col cappio, all'asessore e al parlamentare che ripetono pari pari la retorica del "Voelkischer Beobachter". E' l'Italia di oggi.

E cosi' come Dietrich Bonhoeffer seppe dire che chi non aiutava le vittime di Hitler non poteva cantare il Gregoriano, oggi dobbiamo dire che non osi parlare di legalita' e di democrazia chi non aiuta a salvarsi la vita gli immigrati detti clandestini tre e quattro volte perseguitati (dall'ingiustizia planetaria chiamata globalizzazione per non definirla imperialismo, dalle dittature della fame e della guerra, dalle mafie transnazionali, da una legislazione specifica italiana ed europea che denega i diritti umani e contraddice ogni fondamento del diritto).

Abolire i campi di concentramento realizzati dal governo Prodi e confermati da tutti i governi successivi; far rispettare l'articolo 10 della Costituzione della Repubblica Italiana; impedire le deportazioni che uccidono; combattere le mafie schiaviste e i clienti dei loro servizi; abrogare la legge Bossi-Fini; restituire civilta' giuridica, dignita' democratica, umanita' al nostro paese. E' il compito dell'ora cui nessuno puo' sottrarsi. E se non ne siamo capaci, piuttosto dobbiamo preferir di subire noi stessi la persecuzione e la galera, anziche' essere complici - sia pure per mera passivita' - del razzismo al potere.

 

10. ISTRUZIONI PER NON CONVINCERE NESSUNO

 

Dare la baia, saltare sulla panca

scandalizzare i semplici, nitrire

dalla cattedra, mettere i timbri

proporre comitati, pretendere prebende

dir zitti tutti che adesso parlo io.

 

Sentirsi investiti del compito sacro

di raddrizzar le cianche ai cani, parlare

la lingua degli angeli, essersi seduti

anche solo una volta

alla mensa dei padroni.

 

11. E INVECE

 

Si', si vorrebbe potersi dimenticare dell'Afghanistan. Ed invece e' luogo e vicenda che almeno da un quarto di secolo deflagra ed erutta una mole immane di dolore e sciagura, e ci interroga, ci sfida, ci convoca a un impegno comune. Quanto sangue e' gia' stato sparso: dall'invasione dell'Armata rossa, la guerriglia tribale e fondamentalista, un certo Bin Laden armato e sostenuto dagli Usa contro l'Urss, poi il regime dei talebani, e dopo l'11 settembre 2001 l'inizio della guerra infinita; e sempre i signori della guerra, e sempre un patriarcato criminale; e sempiterna la coltivazione dei papaveri da oppio, la materia prima del mercato mondiale dell'eroina: l'eroina, che insieme alle armi e al traffico di esseri umani ridotti in schiavitu' o - sbranati - a pezzi di ricambio, e' l'orribile cifra, il simbolo infame di questo mondo ridotto ad inferno: la merce perfetta, il sogno del capitale se il capitale per un sia pur minimo lasso di tempo dormisse e interrompesse la cupa incessante macelleria di cui consiste l'accumulazione crescente del plusvalore in danno della biosfera e delle vite umane.

L'Afghanistan, primo produttore mondiale di eroina, il piu' grosso affare dei poteri criminali transnazionali, ci riguarda tutti. Poiche' quella barbarie e' la nostra barbarie, quelle uccisioni sono le nostre uccisioni, quell'incubazione ed eruzione di mortifero veleno siamo noi a determinarla.

Con il nostro stile di vita dissipatore e devastatore, con il nostro ripugnante privilegio pagato dagli altri con la paura la miseria la fame e la morte, con il nostro razzismo di onnivori rapinatori venuti dalla terra del tramonto a impestare e vampirizzare lungo i secolo gli sterminati sud ed orienti del mondo. Con la nostra indifferenza, con la nostra complicita'.

Ci riguarda, l'Afghanistan. La lotta per la pace, la lotta per il disarmo, la lotta contro la mafia, la lotta contro il maschilismo, la lotta contro la fame, la lotta contro lo sfruttamento, la lotta contro l'inquinamento, la lotta contro le dittature, la lotta contro il razzismo: sono una stessa lotta.

 

12. LE DONNE DI KABUL

 

Tu non sapevi che le donne di Kabul

negate, crivellate, avvolte in tenebre

stavano rovesciando la storia.

 

Tu parli, tu parli, tu parli

e loro erano gia' la nonviolenza

in cammino.

 

13. UN'EREDITA' HITLERIANA

 

Solo dopo non pochi anni e molte tragedie cresce finalmente nelle istituzioni e nell'opinione pubblica la consapevolezza che i campi di concentramento istituiti dal governo Prodi con la legge Turco-Napolitano, mantenuti dal governo D'Alema e da quello Amato, e potenziati dal governo Berlusconi con la legge Bossi-Fini, costituiscono un crimine, un orrore; che vanno aboliti.

Perche' e' un crimine, un orrore, che esseri umani cui non si imputa alcun reato vengano privati della liberta' e ristretti in luoghi di sevizie, vengano privati di fondamentali diritti e sovente esposti a pericoli mortali.

Perche' e' un crimine, un orrore, che esseri umani nel nostro paese venuti per sfuggire alla fame e alla morte, in fuga da guerre e dittature, in fuga da devastazioni immani prodotte dalla rapina che il loro paese subisce da secoli e tuttora per mano anche nostra, vengano perseguitati quando null'altro hanno fatto che esercitare il fondamentale, inalienabile diritto che inerisce ad ogni essere umano: il diritto a vivere.

Perche' e' un crimine, un orrore, che mentre uno dei principi fondamentali della Costituzione della Repubblica Italiana testualmente recita che "Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle liberta' democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge" (e questa e' la legge, e questo e' parlar chiaro), questo valore supremo, questo principio fondamentale, questa norma di legge venga violata proditoriamente, scelleratamente, mostruosamente in danno di fratelli e  sorelle che avevano preso sul serio il grido e il patto di liberta' scritto col sangue e le unghie dei morti della Resistenza nella legge fondamentale della nostra Repubblica.

Perche' e' un crimine, un orrore, questo trionfo postumo di Hitler, questa pretesa di apartheid su scala planetaria, di cui i campi di concentramento italiani ed europei sono concreta, abominevole estrinsecazione.

Abolirli subito. Ripristinare la legalita' costituzionale. Cessare di torturare ed uccidere. Poi si puo' cominciare a discutere.

 

14. DEGLI ESERCITI

 

Gli eserciti che bucano corpi

come fossero sacchi polverosi

 

gli eserciti che rompono anime

come fossero bolle di sapone

 

gli eserciti che sanno che tu sai

ed hai paura di dire di no

 

gli eserciti che uccidono col soffio

e con lo sguardo, col batter delle ciglia

 

che svanirebbero in un lampo

se ci decidessimo a dire di no.

 

15. LA DOMANDA

 

Cosa stiamo facendo per fermare la guerra in corso?

Cosa stiamo facendo perche' il nostro paese esca dalla coalizione terrorista e stragista che ha invaso e occupato l'Iraq, dopo aver per decenni prima spalleggiato e armato un sanguinario dittatore, poi imposto un decennale embargo genocida, infine scatenato una guerra di cui non si vede la fine e che, scardinata ogni regola di civilta' e ogni criterio di umanita', minaccia l'umanita' intera?

Cosa stiamo facendo per il ripristino del diritto internazionale e della legalita' costituzionale italiana?

Cosa stiamo facendo per fermare e contrastare il terrorismo, il nostro e l'altrui che reciprocamente si alimentano?

Cosa stiamo facendo per promuovere la convivenza  e una solidarieta' autentica tra i popoli e tra le persone?

Cosa stiamo facendo?

Cosa siamo diventati?

 

16. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

17. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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