Telegrammi. 1093



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 1093 del 14 novembre 2012

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com

 

Sommario di questo numero:

1. Alcuni testi del mese di gennaio 2009 (parte terza e conclusiva)

2. Ogni Comune dovrebbe realizzare strutture e interventi per i diritti umani delle persone, famiglie e comunita' nomadi e viaggianti

3. Ed i massacri della guerra afgana?

4. Il sogno di Martin Luther King

5. Per fatto personale (quasi una parodia)

6. La nonviolenza, ora

7. Parole

8. Narrano gli antichi

9. Eis eauton

10. Una lettera agli amici della Filca-Cisl di Viterbo

11. Una tenzone

12. Il diritto a non essere uccisi

13. In lode di Maria G. Di Rienzo

14. Oggi

15. Consunte sono tutte le parole

16. Le solite stragi che non interessano a nessuno

17. Con tristezza e sdegno

18. Per Sergio Piro

19. Mino Reitano

20. La "Carta" del Movimento Nonviolento

21. Per saperne di piu'

 

1. MATERIALI. ALCUNI TESTI DEL MESE DI GENNAIO 2009 (PARTE TERZA E CONCLUSIVA)

 

Riproponiamo qui alcuni testi apparsi sul nostro foglio nel mese di gennaio 2009.

 

2. OGNI COMUNE DOVREBBE REALIZZARE STRUTTURE E INTERVENTI PER I DIRITTI UMANI DELLE PERSONE, FAMIGLIE E COMUNITA' NOMADI E VIAGGIANTI

 

Mi sembra assolutamente doveroso che anche gli enti locali del viterbese si impegnino per la realizzazione di strutture e interventi per il concreto riconoscimento dei diritti umani delle famiglie e delle comunita' nomadi e viaggianti.

*

Molti anni fa, quando ero un pubblico amministratore, anch'io mi adoperai per questo.

E nell'impegno per l'affermazione dei diritti umani di rom e sinti mi trovai nell'ottima compagnia dell'Opera Nomadi che aveva allora come autorevolissimo rappresentante insieme a figure luminose come don Bruno Nicolini e la professoressa Mirella Karpati, un nostro grande conterraneo, l'indimenticabile Vittorio Emanuele Giuntella, che era stato ufficiale degli alpini internato in lager per aver dopo l'8 settembre 1943 eroicamente rifiutato (come decine di migliaia di soldati italiani) di essere complice dei nazisti, che fu una delle voci della nonviolenza all'Universita' di Roma dove insegnava storia dell'eta' dell'Illuminismo, e che mi fece il dono grande della sua amicizia.

*

Credo e sostengo che:

a) ogni Comune dovrebbe attrezzare un'area di sosta per famiglie nomadi e viaggianti, attrezzata come campo di transito di dimensioni limitate dotato di tutti i servizi fondamentali;

b) i Comuni di dimensioni maggiori (e quindi con maggiori risorse organizzative e finanziarie) dovrebbero attrezzare anche dei campi di sosta di dimensioni maggiori per famiglie nomadi e viaggianti attrezzati anche per permanenze di lungo periodo; non gigantesche bidonville destinate al degrado, ma aree di dimensioni gestibili in modo adeguato, democratico e trasparente, nel pieno rispetto della legalita' e dei diritti umani di ogni persona;

c) per tutte le persone e le famiglie nomadi e viaggianti che vorrebbero sedentarizzarsi in abitazioni stabili in muratura, le istituzioni dovrebbero predisporre sia adeguate provvidenze per l'accesso all'edilizia economica e popolare, sia efficaci interventi di sostegno degli enti locali per il pieno accesso al diritto alla casa;

d) ed in ogni caso ogni Comune - come ogni altra istituzione variamente competente in materia - dovrebbe applicare quanto gia' stabilito dal quadro normativo vigente per il riconoscimento di tutti i diritti previsti dall'ordinamento giuridico in materia di assistenza, salute, istruzione e formazione, diritto al lavoro e all'abitare, diritto a una vita degna, responsabile e solidale nel pieno rispetto della legalita'.

 

3. ED I MASSACRI DELLA GUERRA AFGANA?

 

Ed i massacri della guerra afgana?

su quelli ancora l'omerta' prevale

giacche' l'Italia in quella si' lontana

terra e' tra quanti seminano il male

 

e fan raccolto della disumana

messe di sangue e d'odio, un infernale

rosario di delitti che si sgrana

e che s'irradia e il mondo inonda e assale.

 

Non e' anche quella una guerra stragista?

Non sono le sue vittime persone?

Non alimenta l'orgia terrorista?

 

Non muovono quei morti a compassione

l'illustre movimento pacifista?

Nessuno a questo crimine si oppone?

 

4. IL SOGNO DI MARTIN LUTHER KING

 

Domani ragioneremo su cio' che Obama dovrebbe fare, e come.

Ed ancor piu' dovremo ragionare su cio' che noi dobbiamo fare, noi che non deleghiamo ad altri la lotta per la dignita' e i diritti di ogni essere umano ma sappiamo che questa lotta ogni persona deve condurla in un comune impegno.

Oggi godiamoci la felicita' di questo passo grande compiuto dal popolo americano, di aver eletto e di avere insediato un presidente della repubblica (la res publica, la cosa che e' di tutti) figlio del sogno di Martin Luther King.

 

5. PER FATTO PERSONALE (QUASI UNA PARODIA)

 

Comparendo questo scritto in un supplemento intitolato "Voci e volti della nonviolenza" mi corre l'obbligo di chiarire che non sono e non mi ritengo affatto ne' una voce ne' un volto della nonviolenza (ci mancherebbe), sono solo un vecchio e corrucciato militante politico e un povero ed amaro amico della nonviolenza, e naturalmente un pessimo carattere perennemente insoddisfatto di se'. E con cio' abbiamo messo le mani avanti (e' cosi' facile), ed ora inizino pure le danze.

*

Sono un vecchio militante antirazzista.

Tra altre vicende, per aver espresso un impegno nitido e intransigente contro il razzismo, per ben due volte dirigenti scolastici cui evidentemente quell'impegno non andava a genio mi hanno tolto un incarico di insegnamento: mi e' successo nei primi anni '80, mi e' successo ancora lo scorso anno. Prendendo congedo dai miei studenti l'una e l'altra volta ho pianto per il dispiacere di lasciarli, ma per quanto riguarda la mia persona - devo essere sincero - non mi dispiace affatto di aver avuto anch'io il mio piccolo tozzo di persecuzione, ed anzi sono orgoglioso di poter ripetere quel che disse Simone Weil quando anche a lei capito' la stessa cosa (una volta sola, a me due - ma ho anche vissuto molto piu' a lungo di lei).

Diversi anni fa, quando coordinavo per l'Italia la campagna di solidarieta' con Nelson Mandela detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano, avevo chiesto a Primo Levi - la prima e piu' autorevole voce che aveva espresso sostegno alla nostra iniziativa - di essere con noi a Viterbo il primo maggio 1987 alla manifestazione nazionale che stavo organizzando come momento centrale di quella mobilitazione. Mi aveva telefonato spiegandomi perche' non poteva muoversi da Torino, non insistetti.

Pochi giorni dopo quella telefonata Primo Levi aveva cessato di vivere.

Affranto dal dolore alla notizia, giurai a me stesso che per quanto sarebbe stato nelle mie forze per tutto il resto della mia vita avrei cercato di tramandare ad altri quello che da lui avevo appreso.

Non so con quali risultati, ma e' quanto ho cercato e cerco di fare ogni santo giorno in cui la luce fiede i miei offuscati occhi.

*

Naturalmente sono anche un vecchio militante della solidarieta' con il popolo palestinese.

Per aver scritto un articolo in cui protestavo contro chi negava il diritto di parola in Italia per il rappresentante dell'Olp, circa un quarto di secolo fa si scomodo' a denunciarmi addirittura il segretario nazionale del Partito radicale; ed ancora in questi giorni non manca chi non trova di meglio da fare che scrivermi lettere di insulti per la mia solidarieta' col popolo palestinese. Di esser recidivo mi compiaccio.

*

E naturalmente sono anche da sempre solidale con la popolazione israeliana (che e' altra cosa dai suoi sciagurati governi, cosi' come la popolazione italiana non e' riducibile alla mafia ed al berlusconismo).

Anche perche' a me sembra evidente che l'esistenza dello stato di Israele e quindi della sua popolazione e' tuttora gravemente minacciata di distruzione (certo anche per responsabilita' di scelte politiche criminali di chi quello stato governa), e chi lo nega mente finanche a se stesso. Ed anche questo avverto chiaramente: che se non ci fosse lo stato di Israele i pogrom in Europa ed in altri luoghi del mondo ricomincerebbero subito. Sara' perche' ho una visione tragica della vita, sara' perche' sono un materialista che non si fa illusioni, sara' perche' mi sta a cuore la dignita' e la vita di ogni essere umano, questo sento, questo penso, questo affermo.

E naturalmente ancora in questi giorni ci sono persone che ovviamente ignorando molte cose ma nondimeno persuase di sapere tutto, hanno pensato bene di coprirmi di contumelie per la mia solidarieta' col popolo di Israele. Sentitamente ringrazio.

*

Manco a dirlo sono anche un vecchio militante antifascista.

Nel lontano '77 mi e' capitato anche di subire un pestaggio da un gruppetto di neofascisti. Or non e' guari, per aver chiesto qualche mese fa alle istituzioni competenti di non autorizzare una manifestazione di un'organizzazione neonazista sono stato querelato - giacche' alla sfrontatezza non c'e' limite - da un prominente in carriera di quella banda a capo, gia' a lungo latitante e poi rientrato in Italia perche' la sua grave condanna era caduta con gli anni in prescrizione. Apprezzo il progresso: almeno stavolta non mi hanno inseguito per la strada per rompermi la testa.

*

Perche' mi diletto a rievocare questi sbiaditi frammenti del mio fin remoto passato di povero vecchierello annoiando a iosa forse piu' di un gentile lettore?

Perche' forse rendono piu' facile capire il mio punto di vista e la mia mancanza di diplomatici artifizi nell'esprimerlo.

E detto questo non sara' sorprendente che tal punto di vista io qui riassuma una volta di piu' ad uso dei candidi e dei solerti.

*

1. Non intendo in alcun modo essere complice dei nazisti comunque essi si travestano: e ad esempio i gruppi politico-militari del cosiddetto fondamentalismo islamico fascisti sono, e trovo abominevole che si possa dichiararsi con essi solidali. L'islam e' una grande religione della pace (come del resto anche l'ebraismo e il cristianesimo - che peraltro sono nella sua medesima genealogia), e coloro che in suo nome pretendono licenza di uccidere sono dei blasfemi, oltre che degli assassini (ovviamente lo stesso giudizio vale per i fascisti che pretendono di trovar giustificazione ai loro crimini nella religione cristiana, o ebraica, o in qualunque altra religione o ideologia).

2. Non intendo in alcun modo essere complice dei nazisti comunque essi si travestano: e ad esempio coloro che - talora pretendendo di essere democratici, di sinistra, pacifisti e fin "nonviolenti" - ripropongono il pregiudizio e la persecuzione antiebraica, talora finanche utilizzando la stessa identica retorica che fu usata dal nazismo. Chi sostiene o appoggia la tesi che lo stato di Israele vada distrutto, chi sostiene o appoggia la tesi che il movimento risorgimentale ebraico non ha diritto di esistere al mondo, chi sostiene o appoggia la tesi che la popolazione ebraica di Israele vada affogata in mare, chi sostiene o appoggia la propaganda dell'esistenza del "complotto ebraico mondiale dimostrato dai Protocolli eccetera", che se ne renda conto o meno si fa complice e servo del nazismo che torna. Non e' una bella cosa.

3. Non intendo in alcun modo essere complice dei nazisti comunque essi si travestano: e ad esempio tutti coloro che governando l'Italia dall'inizio del decennio violando il diritto internazionale e la legalita' costituzionale ci rendono criminali corresponsabili della guerra terrorista e stragista che insanguina l'Afghanistan; tutti coloro che governando l'Italia dalla fine del secolo scorso violando la dichiarazione universale dei diritti umani e la legalita' costituzionale hanno riaperto nel nostro paese i campi di concentramento ed attuano politiche razziste di persecuzione di migranti e nomadi.

4. Non intendo in alcun modo essere complice dei nazisti comunque essi si travestano: e quindi tengo per fermo il criterio seguente, che ogni essere umano ha diritto a non essere ucciso, che ogni essere umano ha diritto a una vita degna, che e' compito di ogni essere umano esercitare responsabilita' e solidarieta' nei confronti dell'umanita' intera e dell'unico mondo vivente che abbiamo e di cui siamo parte.

*

E non solo non intendo in alcun modo essere complice dei nazisti comunque essi si travestano, ma da molti anni mi sono persuaso che l'unica politica adeguata agli onerosi compiti dell'umanita' presente sia la nonviolenza.

E quando dico nonviolenza (la lotta la piu' nitida e intransigente contro la violenza e per l'umanita': ahimsa e satyagraha, per usare i preziosi e dischiudenti termini - ovvero i compressi e polifonici concetti - gandhiani) intendo innanzitutto come sua esperienza fondamentale, come sua corrente calda, come decisivo riferimento, la riflessione e le lotte del movimento delle donne.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

Al lavoro, dunque.

*

Una postilla infine, per chiudere in modo meno solenne: so bene che le mie opinioni sul conflitto israelo-palestinese (e sul conflitto arabo-israeliano, sul conflitto nord-sud, eccetera: e decisiva e' un'analisi contestuale, concreta, complessa e - chiedo venia - dialettica) non sono di moda nella societa' dello spettacolo che e' la societa' dei mangiatori di carne umana di cui scriveva Lu Hsun; ma mi consola ed inorgoglisce che esse abbiano trovato a suo tempo ospitalita' su "A. rivista anarchica". Poiche' in verita' oltre ad essere un amico della nonviolenza (e per cosi' dire: taoista e cervantino, feuerbachiano e leopardiano), sono anche un vecchio e non riconciliato militante del movimento operaio legato alle posizioni della Prima Internazionale, e di Virginia Woolf, Hannah Arendt, Franca Ongaro Basaglia, Luce Fabbri e Vandana Shiva.

Ed anche oggi ci siamo fatti qualche amico.

 

6. LA NONVIOLENZA, ORA

 

E' l'ora della nonviolenza.

Il tragico fallimento di quelle progettualita', strategie e tattiche di lotta politica che la violenza ammettevano nel novero degli strumenti della loro azione (finendo cosi' per lasciarsi da essa violenza intrinsecamente pervasiva e deumanizzante insignorire, con gli esiti oppressivi e fin stragisti e totalitari che tutti sappiamo) rivela come la lotta di liberazione dell'umanita' oppressa e di difesa della dignita' di ogni essere umano e dell'unica umana civilta' richieda ormai drastica e ineludibile l'esclusione della violenza dal repertorio degli utensili della politica (e dalle umane relazioni tutte - nella misura in cui se ne e' capaci), ovvero richieda la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.

Troppo a lungo e troppo assurdamente, dimentichi della lezione del movimento delle donne - la massima esperienza di lotta nonviolenta nella storia -, e della lezione di Gandhi e di King, e di Capitini e di Dolci, e di tante e tanti altri, troppo a lungo e troppo assurdamente anche in Italia le persone amiche della nonviolenza hanno sovente sofferto di una sorta di irragionevole complesso di inferiorita' o minorita' che frequentemente e' degenerato in cedimento e rinuncia a proporre il proprio punto di vista, la propria proposta di azione politica e di gestione dei conflitti e di governo della societa' e degli istituti di essa, subendo e talora fin introiettando l'egemonia della politica violenta, la cui maggior astuzia ideologica e' di presentarsi come legittima e inevitabile.

Da un bel pezzo e' giunta l'ora di uscire dalla subalternita', l'ora di rompere le complicita', l'ora di ripudiare le ambiguita'. L'ora di proporre la nonviolenza come progetto e movimento politico di solidarieta' e di liberazione, per il governo della societa'. L'ora di proporre la nonviolenza come via ragionevole e adeguata all'intero movimento storico delle oppresse e degli oppressi in lotta per una societa' di eguali in diritti e dignita', di responsabili e solidali, in una prospettiva socialista e libertaria, di socializzazione autentica e universale dei diritti e dei beni comuni, di rivendicazione piena della liberta' di tutti e di ognuno in relazioni di giustizia, di cura reciproca, di misericordia per gli altri ed il mondo.

*

Ma cosa intendiamo qui per nonviolenza?

La nonviolenza non e' solo un mero repertorio di tecniche: certo, l'uso di tecniche nonviolente nelle lotte sociali e politiche e' comunque sempre meglio che l'uso delle tecniche violente, e la nonviolenza mette a disposizione di chiunque un repertorio di strumenti da chiunque utilizzabili efficacemente. Ma non basta utilizzare tecniche nonviolente per poter affermare di star praticando una prospettiva politica nonviolenta.

La nonviolenza non e' una mera metodologia e proposta di gestione dei conflitti interpersonali e sociali: certo, e' anche questo; ma e' anche molto di piu'.

La nonviolenza non e' una semplice strumentazione epistemologica, ermeneutica, deliberativa, operativa: certo, e' anche questo, ma e' anche molto di piu'.

E la nonviolenza infine non e' solo appello o insegnamento, sia pur luminosi: essa e' innanzitutto lotta contro la violenza. Lotta politica contro la violenza. Aiuto concreto a chi e' nel bisogno. Contrasto all'oppressione. Proposta, programma, movimento politico per la liberazione e la convivenza dell'umanita'. Proposta, programma, movimento politico per l'inveramento dei principi sanciti nelle grandi tradizioni morali e nelle grandi carte giuridiche: in primis la Dichiarazione universale dei diritti umani.

*

La proposta della nonviolenza e' compatibile e componibile con diverse tradizioni di pensiero e di azione, religiose e laiche. Essa vuole ereditare e illimpidire e riconoscere e intrecciare in una visione complessa ed aperta, certo in tensione fin conflittuale e senza riduzionismi di sorta, tutte le fonti della civilta' orientate al bene comune, al rispetto per la vita, alla relazione intersoggettiva ecoequosolidale in cui s'invera la natura sociale della persona umana che sempre e solo vive nel processo intersoggettivo, storico, culturale, sociale.

La nonviolenza non e' un'ideologia o una dogmatica, ma una teoria-prassi sperimentale e fallibilista.

La nonviolenza afferma la coerenza tra i mezzi e i fini e il principio responsabilita'.

La nonviolenza riconosce e invera l'umanita' propria ed altrui, fa leva su questa comune appartenenza all'unica famiglia umana, all'unico mondo che abbiamo in comune.

La nonviolenza non esiste in astratto, ma solo nel concreto impegno - ad un tempo comune e liberamente individualmente scelto - per la verita', per la pace e la giustizia, per i diritti di tutti, per la responsabilita' comune che tutti riconosce, libera, protegge e salva.

*

La nonviolenza e' la politica adeguata ai compiti attuali dell'umanita'.

 

7. PAROLE

 

Le stragi "difensive", l'ammazzare

"umanitario", il massacrare masse

"collaterale effetto", le piu' basse

imprese sa la lingua mascherare.

 

Se solo per un'ora si lasciasse

la finta lingua che non fa pensare

altre sarebbero da pronunciare

parole amare in gravi e tristi lasse.

 

Questa menzogna che corrompe tutto

questa ferocia che tutto devasta

quest'empia pira d'infinito lutto

 

e questo fumo che tutto sovrasta

di carni umane che la fiamma ha strutto:

cos'altro ancora occorre per dir basta?

 

8. NARRANO GLI ANTICHI

 

"Narrano gli antichi poeti che Giove prendesse in moglie Metide, il cui nome chiaramente significa Consiglio e che la ingravidasse. Saputolo, invece di aspettare il parto se la divoro', onde egli stesso divenne gravido; il parto fu assai strano poiche' Giove genero' dal capo ossia dal cervello Pallade armata.

"Il senso di questa favola mostruosa e a prima vista insulsissima, sembra contenere l'arcano mistero del potere, descrivendo con quale arte i re si comportino verso i loro Consigli...".

Cosi' Bacone nel De sapientia veterum (che citiamo da Id., Scritti filosofici, Utet, Torino 1975, Mondadori, Milano 2009, p. 508).

Se una glossa ci e' consentito aggiungere, in quell'"arcano mistero del potere" c'e' anche un marito che uccide e si mangia la moglie: alle origini del totalitarismo - e della psicopatologica sua pretesa solipsistica che si' acutamente indago' Canetti in Masse und Macht - c'e' ancora il patriarcato e il femminicidio.

 

9. EIS EAUTON

 

Non frutta gran raccolto dell'ascolto

la pallida virtu', ne' il ben assolto

dovere frutta molto, e piu' lo stolto

gode la vita di chi mesto volto

 

tiene per abito da poi che ha colto

che niun di duolo ne' d'affanno e' sciolto

e che se bene v'e', cosi' e' sepolto

che saria meglio che gli fosse tolto

 

ogni desire ed ogni speme ed ogni

miraggio di belta' e di nobil sogni

sicche' del nudo vero e dei bisogni

 

inesauribili non si vergogni

e resti forte e giammai s'incarogni

ma solo di esser giusto per se' agogni.

 

10. UNA LETTERA AGLI AMICI DELLA FILCA-CISL DI VITERBO

 

Carissimi amici,

come sapete a molti di voi mi lega una stima e un affetto di lunga data, che risale ai tempi della nostra comune gioventu' e del nostro comune impegno per tante buone cause, per la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani, per la difesa e la promozione del nostro territorio, per l'emancipazione di tutti i lavoratori e la costruzione di una societa' giusta e solidale.

Vedo che il 22 gennaio incontrerete il Ministro dei Trasporti in un convegno che avete promosso a San Martino al Cimino. E che l'oggetto dell'incontro e' il mega-aeroporto di Viterbo.

Credo sappiate che io sono di quelli che tenacemente si oppongono alla realizzazione di quest'opera. E mi oppongo ad essa per i seguenti motivi:

1. il mega-aeroporto provochera' un disastro ambientale e devastera' irreversibilmente l'area termale del Bulicame, ovvero una risorsa fondamentale per la nostra terra;

2. il mega-aeroporto provochera' un danno enorme alla salute, alla sicurezza e alla qualita' della vita dei cittadini viterbesi;

3. il mega-aeroporto costituira' un colossale sperpero di soldi pubblici per realizzare un'opera nociva e distruttiva, mentre quei soldi pubblici potrebbero e dovrebbero essere utilizzati a vantaggio - e non a danno - della popolazione di Viterbo e dell'Alto Lazio;

4. il mega-aeroporto sara' un'ennesima servitu' speculativa e inquinante che danneggera' il nostro territorio, la nostra economia e i nostri diritti: e sarebbe ora che Viterbo smettesse di essere considerata terra di conquista, colonia da sfruttare e devastare con opere che altri territori ed altre comunita' giustamente rifiutano (vedi Ciampino);

5. il mega-aeroporto contribuira' all'incremento del trasporto aereo, che invece va urgentemente e drasticamente ridotto essendo fortemente corresponsabile dell'inquinamento globale del pianeta ed in particolare di quell'"effetto serra" che costituisce oggi la maggior emergenza ambientale globale che l'umanita' deve fronteggiare;

6. il mega-aeroporto viola fondamentali normative europee ed italiane; la procedura decisionale fin qui seguita e' stata giustamente denunciata come scandalosamente irregolare; e' stato dimostrato che a rigor di legge si tratta di un'opera irrealizzabile. E' quindi un'opera illecita oltre che irragionevole.

In anni passati, voi lo ricordate, ci siamo battuti insieme in difesa dei diritti dei lavoratori e dei cittadini contro operazioni speculative e poteri criminali.

Mi piacerebbe che anche in questa vicenda noi si possa lottare insieme ancora una volta contro un'opera avvelenatrice ed illegale, in difesa dei diritti di tutti, per la nostra terra e per la nostra gente.

Un cordiale saluto dal vostro

Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo

Viterbo, 21 gennaio 2009

 

11. UNA TENZONE

 

I. A parla a B

Sempre credetti soltanto nelle spade

e nelle candele.

Le spade che rossa traggono dalle carni acqua

le candele che piangono e fanno luce

divorate dal fuoco.

Sempre credetti solo nella morte.

 

II. B risponde ad A

Come la notte volli esser tutto orecchio.

Solo silenzio, solo respiro.

Solo la voce del mare e delle foglie.

Solo il ritorno del giorno e delle tenebre.

E la vita, la vita infinita.

 

III. Questo specchio

Questo vetro e' un cavallo di pietra.

Questo vetro non sa benedizioni.

Uno solo sono i due volti

i due lati sono un lato solo.

 

IV. A Gaza

Era tuo figlio che bruciava il tuo fuoco.

Era tua madre che si scioglieva in sangue.

La tua arma squartava le tue carni.

Finche' non cessi di uccidere uccidi

te stesso. Amico mio assassino,

unico nostro volto.

 

12. IL DIRITTO A NON ESSERE UCCISI

 

Agli studenti sempre questo dico: che almeno di una cosa ogni essere umano e' certo, del suo diritto a non essere ucciso. E se ogni persona questo diritto rivendica per se stessa, ne consegue che analogo diritto deve riconoscere ad ogni altra persona, da cui discende che affinche' tale diritto s'inveri occorre che ogni persona s'impegni a non uccidere altri.

Di tutti i diritti umani, il diritto alla vita e' quello fondamentale, poiche' senza di esso nessun altro se ne da'.

E quindi la guerra, che consiste dell'uccisione di esseri umani, e' sempre un crimine.

E quindi l'irrogazione della pena di morte, e gia' la sua stessa inclusione tra le misure punitive, e' sempre un crimine.

Ed e' un crimine la produzione e il commercio delle armi, poiche' l'uso di esse contro esseri umani non sarebbe possibile se appunto di armi non si disponesse.

 

13. IN LODE DI MARIA G. DI RIENZO

 

Sa tutto questa donna, e le parole

conosce che rivelano gli arcani.

Mille dispone l'oppressor tagliole

e lei le smonta con le proprie mani.

 

E smaschera gli inganni nelle fole

dell'ipnotizzatore, e rende vani

i trucchi di chi rapinare vuole

i sogni, le anime, le stelle, i pani.

 

Sa contrastare il male, e modulare

il luminoso canto che guarisce

le egre cure del profondo mare

 

nero del cuore, e la danza tornisce

che reca le soavi gioie e rare

in questa vita che presto finisce.

 

14. OGGI

 

In un paese in cui un partito esplicitamente razzista e' al governo.

In un paese in cui nell'attuale partito di maggioranza relativa che esprime tre delle prime quattro cariche dello stato una forte componente si dichiarava esplicitamente fascista fino alla meta' degli anni '90 (ed alcuni suoi esponenti ancora oggi vogliono insignire di onorificenze gli aguzzini italiani complici degli esecutori della "soluzione finale").

In un paese in cui il capo della principale confessione religiosa proprio a ridosso della Giornata della memoria della Shoah fa un clamoroso gesto di accoglienza verso un sostenitore del negazionismo.

In un paese in cui anche nella koine' di tanta parte di quella che fu e si pretende la sinistra (e che sinistra non e', per la contraddizione che non lo consente) l'antisemitismo si e' profondamente infiltrato con esiti fin allucinanti di ripetizioni di formule e intenzioni naziste.

In questo paese che e' il nostro, in cui deflagra la violenza maschilista, in cui deflagra la violenza razzista, e che criminalmente partecipa col proprio esercito a una guerra terrorista e stragista, colonialista e razzista; in questo paese la Giornata della memoria della Shoah e' un appello alla lotta nonviolenta in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani; e' un appello a contrastare il nazismo che torna, qui, oggi.

Qui, oggi.

 

15. CONSUNTE SONO TUTTE LE PAROLE

 

Consunte sono tutte le parole

a dire l'eruzione di quel male

e come ancora l'anima ti assale

e come ancora morda nelle gole

 

e laceri le carni. E ancora duole

come piaga frugata dal pugnale

inestinguibile che nulla vale

a risanare. E ne' luna ne' sole

 

possono illuminare questa greve

tenebra sempiterna, e questa brace

fermenta ancora, e non vi sono leve

 

che rompano si' crudo carapace

e possano un soccorso recar lieve

alla memoria che non trova pace.

 

16. LE SOLITE STRAGI CHE NON INTERESSANO A NESSUNO

 

Sotto il titolo "Operazione anti-taleban della coalizione: 15 morti" il quotidiano "Il manifesto" del 25 gennaio 2009 riferisce algidamente quanto segue: "In Afghanistan i militari della coalizione internazionale a guida Usa hanno ucciso ieri 15 persone, tra cui anche una donna, in un'operazione che aveva come obiettivo l'eliminazione di un comandante taleban. Secondo fonti militari Usa gli uccisi sarebbero tutti militanti che hanno aperto il fuoco quando le truppe della coalizione li hanno circondati. L'operazione e' avvenuta di notte nella provincia di Laghman, est del Paese. Ma per un portavoce del consiglio provinciale di Laghman sarebbero morti anche civili innocenti. Intanto in Pakistan, all'indomani dell'ennesimo raid americano - il primo della nuova presidenza - contro i militanti al confine con l'Afghanistan, il governo di Islamabad ha chiesto al neopresidente di mettere fine a queste operazioni. Venerdi' in raid condotti contro due diversi obiettivi nel sud Waziristan, i missili sparati da droni americani avevano provocato la morte di 22 persone".

Cosi', senza aggiungere un commento, senza una parola di dolore, quasi a dire: cosi' va il mondo, passiamo ad altro.

*

Non era questo "Il manifesto" della mia lontana gioventu', quando era non solo un giornale ma un movimento politico antitotalitario di lotta per la liberazione dell'umanita'; gli anni in cui passavo le mattine domenicali a fare la "diffusione militante" di quell'unico foglio senza immagini per le strade del paese in cui vivevo (ed era un modo per appassionatamente interloquire con tantissime persone sulle questioni piu' ardue e le piu' quotidiane, le piu' generali e le piu' immediate - ed era una buona scuola).

Ma sono passati tanti anni, l'irrazionalismo e l'elitarismo e la complicita' col regime degli sfruttatori e della corruzione hanno vinto e catturato tutti coloro che a lasciarsi catturare eran disposti; e dopo che la ex-sinistra e' andata al governo tra 2006 e 2008 e alla guerra terrorista e stragista in Afghanistan si e' prostituita, anche questo cartaceo quotidiano come tutti gli altri - tutti gli altri - ha ritenuto di rinunciare ad opporsi ad essa guerra ed alle stragi di cui consiste.

Tristezza e vergogna e orrore ne provo.

Ed anche questo una buona volta andava pur detto.

*

Le stragi in Afghanistan continuano.

Le stragi in Afghanistan.

Continuano.

Le stragi.

In Afghanistan.

E complici degli assassini siamo anche noi, nella misura in cui contro guerra e stragi non ci battiamo.

*

Chi non si oppone alla guerra ne e' complice.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

 

17. CON TRISTEZZA E SDEGNO

 

Leggo una dichiarazione del sindaco di Viterbo, il parlamentare berlusconiano Giulio Marini, in occasione del Giorno della memoria della Shoah: dichiarazione che suona "Ricordare e' un obbligo, un dovere morale, e' l'acquisizione consapevole di una memoria da mantenere viva nei nostri cuori come una lezione e un invito a dire, tutti insieme, mai piu'".

Ed e' ben detto.

Mi chiedo, con tristezza e sdegno, come possa essere lo stesso Giulio Marini firmatario della proposta di legge per insignire di un'onorificenza (l'"Ordine del tricolore") gli aguzzini di Salo' che alla Shoah cooperarono.

 

18. PER SERGIO PIRO

 

Ho conosciuto Sergio Piro trent'anni fa, a un'iniziativa al centro sociale di Pastena, che era animato da Alfonso Natella, a Salerno.

Di Piro ovviamente avevo gia' letto Le tecniche della liberazione, ed altri saggi, ma la persona - come spesso succedeva a quel tempo coi compagni di lotta di Psichiatria democratica (ma anche di Medicina democratica, e di altre analoghe esperienze) che denegando in se' il ruolo di intellettuali come tecnici addetti alla repressione avevano scelto di mettersi non solo al servizio ma all'ascolto delle oppresse e degli oppressi, e delle oppresse e degli oppressi nel comune impegno di solidarieta' e di liberazione divenire compagni nel senso forte e originario del termine (coloro che condividono il pane, e la vita) - era anche migliore dei suoi libri, che erano eccellenti.

La sua scomparsa e' un dolore grande. La sua esistenza un dono che resta.

 

19. MINO REITANO

 

C'era qualcosa di patetico, e di empatico, nel Mino Reitano degli anni del suo successo come cantante: era l'Italia che anche noi eravamo, e con cui e contro cui lottavamo dentro di noi. Del canto facile e del dolore antico, di un'umiliazione senza riscatto. Che sempre chiedeva la carita', fosse pure solo di un sorriso o di un applauso, e che sempre doveva ingegnarsi per trovar da campare la vita, la vita misera e agra, dell'esule sempre. Ma in quella sconsolata afflizione - e fin religiosa alienazione - pur s'intuiva una dialettica marxiana, e quella, quella ci chiamava all'ermeneutica e alla resistenza.

*

C'era qualcosa di grottesco nel Mino Reitano degli ultimi anni, cosi' come veniva esposto dal balcone e sul baratro delle carnivore televisioni, qualcosa che sgomentava. E di ingenuo. Sotto la maschera - ma una maschera piagata dall'eta' e dalle sofferenze - ancora traluceva un volto che chiamava, e che esprimeva una prossimita', una compassione. Era ancora - ne fosse consapevole o no - uno dei nostri. Di noi cafoni in lotta, ed in cammino, per un'umanita' di persone libere ed eguali.

E cosi' lo ricordiamo.

 

20. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

21. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 1093 del 14 novembre 2012

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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