Telegrammi. 712



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 712 del 18 ottobre 2011

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

 

Sommario di questo numero:

1. Osvaldo Ercoli: Il piu' grande crimine contro l'umanita'

2. Un appello del Movimento Nonviolento, di Peacelink e del Centro di ricerca per la pace di Viterbo per il 4 novembre: Ogni vittima ha il volto di Abele

3. Germana Cesarano: La strage degli innocenti

4. Giovanni Loreto Colagrossi: Una politica attiva del pacifismo

5. Anna Maria Crispino: L'orrore che ti lascia senza parole

6. Rosella De Leonibus: Perche' no

7. Federico La Sala: Solo la nonviolenza e' una premessa di civilta'. Usciamo dalla preistoria

8. Luisa Mondo: Un "ragazzo di Vittorio Veneto"

9. Antonella Santarelli: Con Scalarini contro la guerra

10. Laura Tussi: La guerra non e' mai giusta

11. Mirko Tutino: Ripudiare la guerra

12. Si e' svolto il 16 ottobre a Viterbo un incontro di studio su "Educare alla pace, opporsi alla guerra e al razzismo"

13. Segnalazioni librarie

14. La "Carta" del Movimento Nonviolento

15. Per saperne di piu'

 

1. EDITORIALE. OSVALDO ERCOLI: IL PIU' GRANDE CRIMINE CONTRO L'UMANITA'

[Ringraziamo Osvaldo Ercoli (per contatti: osvaldo.ercoli at fastwebnet.it) per questo intervento.

Osvaldo Ercoli, gia' professore amatissimo da generazioni di allievi, gia' consigliere comunale e provinciale, impegnato nel volontariato, nella difesa dell'ambiente, per la pace e i diritti di tutti, e' per unanime consenso nel viterbese una delle piu' prestigiose autorita' morali. Il suo rigore etico e la sua limpida generosita' a Viterbo sono proverbiali. E' tra gli animatori del comitato che si oppone al mega-aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo. Nel 2007 ha promosso un appello per salvare l'area archeologica, naturalistica e termale del Bulicame dalla devastazione]

 

4 novembre 1918,  fine della prima guerra mondiale.

Il pontefice Benedetto XV defini' la prima guerra mondiale "un'inutile strage" ricordandoci l'ovvia verita' che ogni guerra e' inutile, che ogni guerra e' una strage.

Il 4 novembre deve cessare di essere il giorno in cui scandalosamente si festeggiano le forze armate e con esse i poteri criminali che sono i padrini di tutte le guerre: la guerra e' il piu' grande crimine contro l'umanita'.

Il 4 novembre deve diventare la giornata del ricordo delle 600.000 vittime innocenti che persero la vita per un'"inutile strage", la giornata del ricordo delle vittime di tutte le guerre, la giornata del ripudio di tutte le armi, la giornata del ripudio di tutti gli eserciti, la giornata della cancellazione del mercato delle armi, la giornata della riconversione delle industrie belliche a produzioni civili.

Il semplice rispetto dell'articolo 11 della nostra Costituzione risolverebbe le apparenti difficolta' di pavidi ed indecisi.

 

2. INIZIATIVE. UN APPELLO DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO, DI PEACELINK E DEL CENTRO DI RICERCA PER LA PACE DI VITERBO PER IL 4 NOVEMBRE: OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE

[Riproponiamo il seguente appello]

 

Intendiamo proporre per il 4 novembre l'iniziativa nonviolenta "Ogni vittima ha il volto di Abele".

Proponiamo che il 4 novembre si realizzino in tutte le citta' d'Italia commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre, commemorazioni che siano anche solenne impegno contro tutte le guerre e le violenze.

Affinche' il 4 novembre, anniversario della fine dell'"inutile strage" della prima guerra mondiale, cessi di essere il giorno in cui i poteri assassini irridono gli assassinati, e diventi invece il giorno in cui nel ricordo degli esseri umani defunti vittime delle guerre gli esseri umani viventi esprimono, rinnovano, inverano l'impegno affinche' non ci siano mai piu' guerre, mai piu' uccisioni, mai piu' persecuzioni.

*

Queste iniziative di commemorazione e di impegno morale e civile devono essere rigorosamente nonviolente. Non devono dar adito ad equivoci o confusioni di sorta; non devono essere in alcun modo ambigue o subalterne; non devono prestare il fianco a fraintendimenti o mistificazioni. Queste iniziative di addolorato omaggio alle vittime della guerra e di azione concreta per promuovere la pace e difendere le vite, devono essere rigorosamente nonviolente.

Occorre quindi che si svolgano in orari distanti e assolutamente distinti dalle ipocrite celebrazioni dei poteri armati, quei poteri che quelle vittime fecero morire.

Ed occorre che si svolgano nel modo piu' austero, severo, solenne: depositando omaggi floreali dinanzi alle lapidi ed ai sacelli delle vittime delle guerre, ed osservando in quel frangente un rigoroso silenzio.

Ovviamente prima e dopo e' possibile ed opportuno effettuare letture e proporre meditazioni adeguate, argomentando ampiamente e rigorosamente perche' le persone amiche della nonviolenza rendono omaggio alle vittime della guerra e perche' convocano ogni persona di retto sentire e di volonta' buona all'impegno contro tutte le guerre, e come questo impegno morale e civile possa concretamente limpidamente darsi. Dimostrando che solo opponendosi a tutte le guerre si onora la memoria delle persone che dalle guerre sono state uccise. Affermando il diritto e il dovere di ogni essere umano e la cogente obbligazione di ogni ordinamento giuridico democratico di adoperarsi per salvare le vite, rispettare la dignita' e difendere i diritti di tutti gli esseri umani.

*

A tutte le persone amiche della nonviolenza chiediamo di diffondere questa proposta e contribuire a questa iniziativa.

Contro tutte le guerre, contro tutte le uccisioni, contro tutte le persecuzioni.

Per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

*

Movimento Nonviolento

per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

Peacelink

per contatti: e-mail: info at peacelink.it, sito: www.peacelink.it

Centro di ricerca per la pace di Viterbo

per contatti: e-mail: nbawac at tin.it, web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

3. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. GERMANA CESARANO: LA STRAGE DEGLI INNOCENTI

[Ringraziamo Germana Cesarano (per contatti: germanac at mclink.it) per questo intervento.

Germana Cesarano, psicologa e psicoterapeuta, e' laureata in Psicologia e specializzata in Psicologia di comunita' ed in Psicoterapia familiare e relazionale. Dal 1981 si occupa di tossicodipendenze e di altre forme di disagio sociale. Dal 1988 collabora con la cooperativa "Magliana 80" di cui e' stata presidente per dodici anni fino al 2009 e attualmente e' responsabile di area dei centri diurni per tossicodipendenti. Il suo lavoro attuale ha aspetti amministrativi - come la gestione della comunita' - e aspetti clinici come le terapie familiari e individuali e di gruppi con gli utenti]

 

Entrambi i miei nonni sono stati soldati durante la prima guerra mondiale. Nei loro racconti c'erano le piattole, le trincee, i proiettili, ma la prima guerra mondiale era una cosa loro, una cosa tremenda che riguardava i maschi di casa. Per mia nonna la prima guerra mondiale aveva significato affrancarsi dalla filanda e andare a lavorare in una fabbrica di pallottole. La vera tragedia per lei era stata la spagnola che aveva fatto una strage.

Con la seconda guerra mondiale protagonisti sono diventati tutti. Non c'erano piu' le trincee degli uomini ma c'erano le bombe sulle case, i rastrellamenti, la fame, le medicine false, gli speculatori. Ogni tanto penso di essere viva perche' la famiglia di mia madre, per caso, non e' stata  sfollata a Sant'Anna di Stazzema e, dalla loro casa provvisoria, hanno visto la strage degli innocenti.

Nei racconti delle due guerre c'era il dolore, la sofferenza, la sporcizia... adesso anche le parole che usano per descrivere le guerre attuali sono diventate asettiche, sfumate, prive di pathos. Vogliono farci credere di descrivere un videogame ma in questo videogame muoiono sempre esseri umani. Credo che l'articolo 11 della Costituzione  dovrebbe diventare un articolo della Costituzione mondiale perche' le guerre non risolvono piu' nessuna crisi ma lasciano solo infelicita'.

 

4. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. GIOVANNI LORETO COLAGROSSI: UNA POLITICA ATTIVA DEL PACIFISMO

[Ringraziamo Giovanni Loreto Colagrossi (per contatti: glcolagrossi at regione.lazio.it) per questo intervento.

Nato il 10 dicembre 1957 a San Gregorio da Sassola (Rm). Coniugato, due figlie. Diploma di liceo magistrale. Dal 1982 e' dipendente della societa' del trasporto pubblico di superficie a Roma, Trambus S.p.A. Nel  1999 e' eletto sindaco di San Gregorio da Sassola. Iscritto all'Italia dei Valori con Di Pietro, in questa lista viene eletto nel 2003 consigliere per la Provincia di Roma ed e' capogruppo dell'Italia dei Valori con Di Pietro, nonche' vicepresidente della IV Commissione per l'Edilizia scolastica, componente della I Commissione Bilancio e Programmazione e della Commissione per lo Statuto e il Regolamento Consiliare. Eletto nelle consultazioni regionali del Lazio del 2005 nella circoscrizione di Roma. E' presidente del Gruppo consiliare "Italia dei Valori con Di Pietro", vicepresidente della IX Commissione "Lavoro, Pari opportunita' e Politiche giovanili", componente della XIII Commissione sulla Sanita' e della XVI Commissione sulla Mobilita'. Eletto nuovamente consigliere regionale nelle consultazioni regionali del Lazio del 2010. E' vicepresidente della II Commissione "Affari Comunitari e Internazionali", membro della XVI Commissione "Mobilita'" e del Comitato Regionale di Controllo Contabile. Sempre nel 2010 e' eletto coordinatore dell'Italia dei Valori della provincia di Roma]

 

"Si vis pacem, para bellum" affermavano cinicamente i romani. Dopo le assurde e barbariche guerre del Novecento la pace si e' retta per decenni sulla paura di altre "inutili stragi" che potevano essere rese piu' cruente dall'uso di armi di distruzione di massa. Dopo millenni poco e' cambiato.

Ma se questo equilibrio basato sulla paura ha funzionato per scongiurare ulteriori conflitti su scala planetaria, poco ha potuto per evitare guerre locali in alcune delle quali, purtroppo, e' stato coinvolto anche il nostro Paese, anche se mascherate come "operazioni di pace".

Guerre mascherate, e non potrebbe essere diversamente, visto che nella nostra Costituzione viene ripudiata la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie, ma soprattutto perche' la societa' civile e' oggi tendenzialmente pacifista e considera la guerra come un disvalore.

Da questo sentimento comune dobbiamo ripartire per costruire una vera cultura della pace collettiva che produca una "politica attiva del pacifismo" intesa come strumento per rimuovere le diseguaglianze, la poverta', la sottomissione dei popoli, in altre parole l'ingiustizia sociale ed economica che e' il brodo di coltura dei guerrafondai e dei loro torbidi interessi.

 

5. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. ANNA MARIA CRISPINO: L'ORRORE CHE TI LASCIA SENZA PAROLE

[Ringraziamo Anna Maria Crispino (per contatti: leggendaria at supereva.it) per questo intervento.

Anna Maria Crispino e' nata a Napoli, ma vive e lavora a Roma; giornalista, si occupa prevalentemente di questioni internazionali; ha ideato la rivista "Leggendaria - Libri, letture, linguaggi" che dirige dal 1987; e' tra le socie fondatrici della Societa' Italiana delle Letterate.

Alice Walker e' scrittrice, poetessa e saggista. Le sue opere, tra cui la piu' famosa e' sicuramente Il colore viola, sono state tradotte in piu' di venti lingue. Dal sito www.girodivite:it riprendiamo la seguente scheda: "Alice Walker e' nata a Eatonton (Georgia) nel 1944. Ha trascorso l'infanzia in un villaggio di neri nel profondo Sud rurale. Ha ottenuto poi una borsa di studio per l'universita' di Atlanta e si e' impegnata nella battaglia dei diritti civili. Nel 1964 tento' di ritrovare una patria spirituale in Africa, ma ha poi ripreso l'attivita' politica e sociale a Jackson (Mississippi). Ha rievocato la sua battaglia per i diritti civili negli anni '60 in Meridian (1976). Ha scritto: Petunie rivoluzionarie e altre poesie (Revolutionary petunians and other poems, 1973), il romanzo La terza vita di Grange Copeland (The third life of Grange Copeland, 1973), i racconti In amore e in guai: racconti di donne nere (In love and trouble: stories of black women, 1973). Il suo credo di womanist, femminista nera, per la quale le donne nere sono 'le autentiche eroine d'America', si esprime anche negli eccellenti racconti di Non potete sottomettere una vera donna (You can't keep a good woman down, 1981). Nel romanzo Il colore viola (The color purple, 1981) con cui ha vinto il premio Pulitzer e che gli ha dato una vasta notorieta', ha elaborato un linguaggio altamente musicale, da lei definito 'inglese nero popolare' (black folk english)"]

 

Si puo' - si deve - parlare, scrivere, denunciare la perdurante oscenita' delle guerre (ad alta o bassa intensita') ma suggerisco anche di approfittare dell' occasione che offre un librino piccolo, supertascabile (come sono i "Gransasso" dell'editore romano Nottetempo) ma assai prezioso: Non restare muti, di Alice Walker. Raccoglie 24 brevi capitoletti di una prosa piana, chiarissima e assai esplicita contro la guerra, contro la violenza, contro la menzogna. Il titolo dell'edizione originale del 2009, Overcoming Speechlessness, rende assai meglio che in italiano quella penosa sensazione - che coglie anche molti di noi - del restare letteralmente speechless, senza parole, davanti all'orrore. E dello sforzo che ci vuole per superare questa condizione.

Walker (classe 1944, e autrice  famosissima per il suo romanzo divenuto anche un film Il colore viola, oltre che poeta) racconta la sua esperienza personale in due missioni di pace: una nel 2006, con Women for Women International, in Ruanda e Congo orientale (la famigerata regione del Kivu) e l'altra nel 2009 con Codepink, per un 8 marzo nella Striscia di Gaza.

Nel Ruanda del post-genocidio i segni di speranza per il futuro illuminano un po', solo un po', l'orrore  delle centinaia di migliaia di morti e le condizioni di chi e' sopravvissuto/a. Li' l'incontro con le donne la spingono a pensare che "C'e' un lavoro di Madre da fare. C'e' un lavoro di Figlia da fare. Questa e' una fonte di gioia". Ma anche a capire l'importanza del "parlare, parlare dell'indicibile".

E indicibile e' cio' che vede nel Congo (ex-belga) - dove molti dei guerriglieri ruandesi responsabili del genocidio si sono rifugiati e permane una guerra a bassa intensita' -, tanto indicibile da ridurla al silenzio. Perche' le atrocita' riducono all'afasia.

A Gaza, qualche anno dopo, lo sguardo lungo e partecipe di Alice Walker coglie non solo l'assurdita' di quel "conflitto" (usa lei le virgolette) israelo-palestinese incancrenito da oltre mezzo secolo di guerra, ma l'insensatezza di una comunita' internazione (Stati Uniti in testa) che su quel conflitto  mente: c'e', denuncia Walker, una "indifferenza per la vita dei palestinesi che per generazioni ha corrotto la percezione del giusto e sbagliato".

Alice Walker, afroamericana sposata a un ebreo, non puo' non registrare lo sprezzo, la discriminazione e tanto spesso la violenza cieca e sproporzionata messi in atto contro i palestinesi dal governo dello Stato d'Israele, ma anche  la "distrazione" e l'ignoranza indotte dai media Usa  "circa la realta' e il significato di quanto avveniva in Medio Oriente [...] La nostra ignoranza ci e' costata cara". E, aggiunge citando Audre Lorde, "il nostro silenzio non ci proteggera'".

Lei, nata e cresciuta in quel Sud degli Stati Uniti ancora segregazionista, riconosce subito i sintomi: "Entrare a Gaza e' stato per me come tornare a casa. Ho avuto la sensazione di trovarmi nel ghetto. Nel Bantustan. Nel 'rez'. Nella 'zona dei neri'". Eppure, dice, quell'8 marzo con alcune donne palestinesi "era stato il genere di giornata che rende la vita, gia' di per se' un dono, un premio". E conclude con una affermazione semplice e diretta, che non possiamo non condivere: "Sebbene l'orrore di cui siamo stati testimoni [...] minacci la nostra stessa capacita' di parlare, noi parleremo".

 

6. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. ROSELLA DE LEONIBUS: PERCHE' NO

[Ringraziamo Rosella De Leonibus (per contatti: r.deleon at tin.it) per averci messo a disposizione il seguente articolo originariamente pubblicato su "Rocca", n. 8 del 15 aprile 2003, pp. 50-51.

Rosella De Leonibus vive a Perugia. E' psicoterapeuta della Gestalt e formata nell'applicazione dell'Emdr. Associata Sipg - Societa' Italina Psicoterapia della Gestalt, Emdr Italia e Sisst - Societa' Italiana per lo Studio dello Stress Traumatico, lavora con adulti, adolescenti, coppie e gruppi. Si occupa anche di formazione e supervisione di equipes, e collabora con istituzioni pubbliche e private per progetti di prevenzione, di sensibilizzazione ed educazione sociale. Insieme ad altri colleghi ha fondato l'Associazione Ciformaper, Centro Italiano di Formazione in Psicologia-Ecologia-Relazione - Gestalt Ecology, di cui e' responsabile per la sede umbra. Da molti anni collabora alle attivita' convegnistiche e formative della Cittadella di Assisi. Per "Rocca", rivista quindicinale di cultura, politica, societa', edita dalla Pro Civitate Christiana di Assisi, cura rubriche periodiche su temi psicologici. Oltre a numerosi articoli di psicologia applicata, editi in riviste di settore e di divulgazione, ha pubblicato Psicologia del quotidiano (2005) e Cose da grandi: nodi e snodi dall'adolescenza all'eta' adulta (2006), entrambi per Roccalibri, Cittadella Editrice. Suoi contributi sono stati pubblicati in altri volumi di tematiche psicologiche e di formazione permanente. E' responsabile della collana "Alfabeti per le emozioni" nell'ambito delle Psicoguide di Cittadella Editrice, per cui ha pubblicato P come paura (2009) e C come coraggio (2010)]

 

Vogliamo scrivere chiaro e tondo il nostro no a tutte le guerre. E la nostra speranza, il nostro atto di fiducia e' di scrivere parole che altri abbiano gia' pensato, scandito nelle piazze, ribadito nelle famiglie, col televisore spento e il cervello acceso.

No alla guerra, perche' il prossimo natale i bambini possano chiedere a Babbo Natale pupazzi e giocattoli senza sensi di colpa, e senza dover farsi carico della pace nel mondo.

No perche' quando vorremo raccontare ai posteri le ragioni della guerra dovremo ammettere di essere stati solo una pedina nelle mani di poteri smisurati che ci tirano i fili come marionette.

No perche' nessuno che usi un briciolo di cervello puo' pensare che sia questa la soluzione. Ne' che esistano soluzioni, ne' che un presidente di nessun paese possa mettere il mondo davanti a fatti compiuti, rovesciare la logica come nel gioco delle tre carte, rivoltare, opla', la frittata di cause ed effetti ed uscirne con la faccia angelica e anche un po' triste a dirci che, purtroppo, sara' inevitabile. Solo i temporali, i terremoti, gli uragani, i vulcani, le tempeste degli oceani sono inevitabili. E le vendette di madre natura violentata.

No perche' vogliamo pensare agli alberi che pianteremo in giardino.

No perche' vogliamo che esistano giardini dove piantare alberi anche in altre parti del mondo.

No perche' anche se le bombe fossero intelligenti, la guerra resta per sempre stupida, beota, assurda e idiota come tutte le scelte dettate solo dalla forza.

No e no, per sempre, perche' vogliamo che le donne incinte possano partorire i loro bambini in luoghi sicuri, e sorridere al loro primo vagito, e perche' le giovani coppie di oggi possano allevare tanti bei bambini sani e allegri, con buone cose da mangiare, che possano correre e giocare su campi senza mine.

No perche' la guerra e' come il gioco del domino che, mosso un pezzo, fa cadere tutti gli altri, tanto, ormai che abbiamo cominciato, tanto vale finire questo sporco lavoro.

No, perche' nessuno di noi puo' sapere cosi' esattamente dove sta il bene e dove sta il male, qui sulla terra. Purtroppo vengono forniti in confezioni gia' mescolate.

No perche' non ne possiamo piu', il nostro cervello scoppia nel vedere le pagine dei giornali alternare con noncuranza la pubblicita' dei brillanti e la violazione del diritto internazionale, le belle gambe delle modelle e il conto dei carrarmati e dei missili.

No perche' c'e' un'incongruenza cosi' feroce tra la nostra cena col cibo caldo e ricco e la gente che scappa dalla sua citta' con i sacchi di riso in spalla.

No perche' mi strazio nel vedere sullo schermo mani solerti che attaccano lo scotch ai vetri, quando si sa che di quelle case non restera' pietra su pietra.

No perche' ci sono gia' troppe guerre. E ormai dovrebbe essere chiaro a chi servono.

No perche' vogliamo pensare, ragionare, creare, sognare, fare il nostro lavoro, dedicare il nostro animo e le nostre forze a problemi veri, come l'acqua, l'aria, la vita, la fame, l'istruzione, la salute.

No, perche' prima di trovare una ragione per morire, dobbiamo trovare un motivo per vivere.

No perche' domani sara' troppo tardi.

No perche' siamo alla frutta.

No, perche' nessuno di noi riuscirebbe a scappare da questo pianeta. Ne' i sostenitori della pace, ne' quelli della guerra.

No perche' la liberta' e' una parola vuota se passa per i massacri.

No perche' la democrazia non e' una merce che si puo' esportare. Le armi, la droga e la prostituzione, invece si'.

No perche' l'angoscia ci prendera' alla gola a tutti quanti, anche nelle nostre comode case, tra poco.

Perche' nessuno e' al sicuro, quando c'e' la guerra.

Perche' non c'e' più spazio per i se e per i ma.

Perche' chi decide di lanciare la prima bomba non e' senza peccato.

No perche' non ci bastera' il fiato per dire basta quando vedremo orrori mai visti.

Perche' il filo sottile che ci lega al futuro non si spezzi, perche' la nostra voce non tremi davanti alla paura.

E perche' siamo capaci, forse, di qualcosa di piu' creativo della clava.

No, perche' vogliamo guardare le stelle di notte, non le luci degli aerei che portano la morte.

Perche' bombardare e' folle.

E perche' la follia qui in Europa l'abbiamo gia' vista, e nessuno all'inizio riusciva a credere quanto fosse reale.

No, perche' le rovine fanno troppe macerie, e in mezzo alle macerie ci sono i piatti, le collane, i cagnolini di pezza e la marmellata.

E, dopo, la terra ci mette anni a ridare frutti.

No, perche' la chirurgia e' meglio che la facciano i chirurghi.

No, perche' e' troppo duro che andiamo sotto le bombe coi chirurghi a ricucire le pance e riattaccare le gambe, se dopo due giorni ce ne portano altri mille.

No, perche' il gioco ci sta sfuggendo di mano, e tra poco si fara' troppo duro anche per chi lo ha cominciato.

No, perche' anche al piu' duro guerrafondaio, se dovesse vedere suo figlio in trincea, gli tremerebbero le ginocchia.

No perche' tutti i soldati di tutte le guerre sotto le bombe gridano mamma.

No perche' al dio Dow Jones e al dio Nasdaq, nel loro tempio di Wall Street, sono gia' state sacrificate abbastanza vittime innocenti, e no perche' tanto non basterebbe tutto il sangue dell'umanita' per tali demoni assetati. Che vadano al diavolo, con tutti i loro fedeli.

No, perche' chi dice che la guerra sara' breve, come la puntura ai bambini, che se e' veloce non fa troppo male, non sa cosa vuol dire passare le notti nei bunker, passare un'estate senza acqua, o un inverno senza casa. Per perdere il futuro basta una guerra lampo.

Perche' per ognuno che morira', di tutti i colori e di tutte le parti in causa, ci saranno padri e madri, mariti e mogli, figli e figlie, sorelle e fratelli che avranno perduto per sempre John, Abhid, Fatima, Caty, Richard, Mohamed, Kalhed.

Allora, continuate voi.

Perche' no?

 

7. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. FEDERICO LA SALA: SOLO LA NONVIOLENZA E' UNA PREMESSA DI CIVILTA'. USCIAMO DALLA PREISTORIA

[Ringraziamo Federico La Sala (per contatti: federicolasala at tin.it) per questo intervento.

Federico La Sala, docente di filosofia e saggista, collaboratore di varie testate, nel sito de "Il dialogo" (www.ildialogo.org) cura particolarmente la sezione della riflessione filosofica]

 

Uscire dai cerchi di filo spinato che delimitano dappertutto il nostro presente storico e' la scommessa. Come fecero i militari italiani internati nel lager tedesco di Wietzendorf (cfr. il Presepio del lager - Natale 1944, ricostruito nella Basilica di sant'Ambrogio, a Milano, nel Natale 2000) e fece Enzo Paci, anch'egli in un [nello stesso] lager tedesco nel 1944 (cfr. Nicodemo o della nascita, in Della Terra..., pp. 120-125), oggi non possiamo che riaprire la mente e il cuore alle domande fondamentali e cercare di dare a noi stessi e a noi stesse le risposte giuste: Come nascono i bambini? Come nascono le bambine? Qual e' il principio di tutti gli esseri umani? Come si diventa esseri umani? Come io sono diventato Io? Cosa significa che io sono il figlio, la figlia, dell'unione di due esseri umani?... Essi avevano cominciato a capire l'enigma antropologico dell'Egitto dei Faraoni, delle loro Piramidi e delle loro Sfingi, e il "segreto" di Betlemme, del presepio di Greccio (1223) e di Francesco e Chiara di Assisi.

Sull'orlo dell'abisso, non ci resta che venir fuori dallo stato (cartesiano-hegeliano) di sonnambulismo: seguire il filo del corpo (l'ombelico!), riacchiappare il senso della vita, e riattivare la memoria delle origini. Con Kant, con Feuerbach, con Marx, con Nietzsche, con Freud, con Rosenzweig, con Buber, e con Kafka... si tratta di capire il significato della "spada" impugnata dalla "Statua della Liberta'", ritrovare "la fotografia dei genitori" (cfr. America) e riconciliarci con lo spirito di quei due esseri umani, di quei due io, che hanno fatto uno e dato il via alla piu' grande rivoluzione culturale mai verificatasi sulla Terra - la nascita di noi stessi e di noi stesse e dell'intero genere umano - e riprendere il nostro cammino di esseri liberi e sovrani, figli della Terra e dello Spirito di D(ue)io. Camminare eretti, senza zoppicare e con gli occhi aperti, e' possibile. Non e' un'utopia.

 

8. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. LUISA MONDO: UN "RAGAZZO DI VITTORIO VENETO"

[Ringraziamo Luisa Mondo (per contatti: luisa.mondo at epi.piemonte.it) per questo intervento.

Luisa Mondo, epidemiologa, pacifista, vegana e animalista, instancabilmente coinvolta nella difesa del diritto di tutti a star meglio. Si veda anche l'ampia intervista nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 254]

 

Il mio antimilitarismo ed il mio essere profondamente pacifista nascono con la mia stessa consapevolezza di esistere. Vivevo in un nonno bellissimo, saggio, affettuoso. Pacifista in ogni sua cellula.

Era stato un "ragazzo di Vittorio Veneto" (classe 1998) partito soldato appena ragazzo, strappato dai suoi libri e dal lavoro che faceva per aiutare la numerosa e felice famiglia (la mamma, il papa', due fratellini troppo piccoli per essere arruolati, una sorella, tutti legatissimi tra loro, onesti, appassionati di lettura e teatro) per finire in trincea, veder uccidere ed essere costretto (da un superiore e dalla situazione) a sparare ad un giovane come lui. Non sa se lo uccise, lui tiro' col moschetto senza mirare, facendo di tutto per mancare il bersaglio.

L'atrocita' di quel momento lo trasformo' cosi' radicalmente da farne un nonviolento convinto, un pacifista ad oltranza, un uomo che non s'e' mai stancato di ripetere che la guerra e' il vero male.

Alla guerra successiva diserto', fini' in galera, picchiato e torturato, dal carcere chiese alla moglie, alla figlia, alla suocera di aiutare i partigiani, sfamandoli, vestendoli dei suoi abiti, ospitandoli, ma lui rimase in galera, non combatte'... nessun tipo di arma, da nessuna parte venisse imbracciata, era piu' accettabile per lui.

A 80 anni (1978) si ammalo' di bronchite ed il pneumologo gli chiese se fumasse. Al suo cenno di assenso gli domando' da quando. A lui si velarono gli occhi, dopo 60 anni, quel giorno come allora, e rispose "dalla ritirata di Caporetto". E il dottore lo tocco' sulla spalla e gli disse "allora continui...".

Racconto questo perche' vorrei che tutti si soffermassero sul fatto che le guerre provocano ben piu' vittime che quelle annoverate tra i morti ed i feriti: ci sono anche tanti vivi che portano nella loro mente indelebili ferite legate a cio' che hanno visto, fatto e subito.

 

9. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. ANTONELLA SANTARELLI: CON SCALARINI CONTRO LA GUERRA

[Ringraziamo Antonella Santarelli (per contatti: info at mediterraneoforpeace.it) per questo intervento.

Sociologa, alla ricerca perenne di modalita' e ambiti espressivi a lei congeniali, ha diretto il sito mediterraneoforpeace aprendolo ai contributi di quanti hanno voluto condividere riflessioni e interventi sulla pace, il ripudio delle frontiere e la difesa dell'ambiente.  Ha pubblicato la silloge poetica "Periferie", edizioni Nulla die, e l'ebook "Clochard", raccolta di racconti. Sta lavorando attualmente alla documentazione dell'ecosistema del Mediterraneo con i suoi reportage e testimonianze fotografiche dei fondali marini da lei conosciuti. Cfr. anche l'intervista nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 347]

 

Apprezzo tantissimo l'iniziativa proposta per il 4 novembre che sicuramente realizzeremo anche presso la nostra piccola cittadina. Permettimi di dare come contributo il progetto ideato in collaborazione con l'Anpi per affermare anche nelle scuole la cultura della nonviolenza e del rifiuto totale della guerra.

*

Un progetto per le scuole a cura di Mediterraneoforpeace e Anpi (Associazione Nazionale Partigiani d'Italia): "Dall'interventismo al fascismo: le vignette di Giuseppe Scalarini contro la guerra".

"Come Anpi e Mediterraneoforpeace, crediamo nel valore altamente formativo della scuola pubblica..." inizia cosi' il progetto presentato al Dirigente dell'Ufficio Scolastico Provinciale da Mediterraneoforpeace e Anpi per le scuole superiori.

Il progetto, rivolto agli studenti dell'ultima classe della scuola media di secondo grado, intende aprire la riflessione sul periodo storico immediatamente precedente la prima guerra mondiale soffermandosi sulla contrapposizione tra interventisti e oppositori alla guerra: eterna diatriba tra due concezioni della politica perennemente presenti. Punti salienti saranno l'esposizione degli interessi a difesa della guerra e la Libia, ancora una volta, al centro del conflitto tra potenze occidentali.

La matita di un umorista paghera' cara, nel corso dell'intera esistenza, la sua strenua battaglia per la pace.

Giuseppe Scalarini (Mantova, 29 gennaio 1873 - Milano, 30 dicembre 1948) e' stato tra i maggiori caricaturisti e disegnatori satirici italiani. Vignettista dell'"Avanti", fu strenuo oppositore dell'intervento in Libia, imprigionato piu' volte, ferito, confinato, le sue vignette precorrono temi che ancora oggi non trovano risposte adeguate: la fame, l'emigrazione, la guerra, i soprusi, la manipolazione della giustizia, le profonde disuguaglianze sociali. In bianco e nero, semplici e inconfondibili, conservano una grande e sorprendente attualita'. Come poteva essere scritta la nostra storia se l'interventismo fosse stato perdente e quale movimento politico ne fu, invece, la diretta conseguenza?

Il progetto, che non ha oneri per le scuole, prevede due momenti: dialogo e approfondimento in classe sugli inizi del Novecento, la guerra di Libia, l'interventismo e l'avvento del fascismo e, infine, l'esposizione delle vignette di Giuseppe Scalarini.

 

10. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. LAURA TUSSI: LA GUERRA NON E' MAI GIUSTA

[Ringraziamo Laura Tussi (per contatti: laura.tussi at istruzione.it) per questo intervento.

Laura Tussi, docente, giornalista e scrittrice. Ha conseguito cinque lauree specialistiche in formazione degli adulti e consulenza pedagogica nell'ambito delle scienze della formazione e dell'educazione. Ha conseguito vari Master di carattere pedagogico. Collabora con diverse riviste telematiche come www.peacelink.it, www.politicamentecorretto.com, www.ildialogo.org Autrice dei libri: Sacro (Emi 2009); Memorie e Olocausto (Aracne 2009); Il disagio insegnante (Aracne 2009); Il dovere di ricordare (Aracne 2010); Il pensiero delle differenze (Aracne 2011); Educazione e pace (Mimesis 2011). Collabora con l'Istituto Comprensivo Prati Desio (Mb) e con diverse riviste di settore, tra cui: Rassegna dell'Istruzione (Le Monnier, Mondadori - Miur), Scuola e Didattica (La Scuola), Education 2.0 (La Nuova Italia), Rivista dell'Istruzione (Maggioli). Cfr. anche l'ampia intervista in "Coi piedi per terra", nn. 291-292]

 

Dopo gli imponenti movimenti giovanili del 1968-69 e dei primi anni '70, che portarono alla fine della guerra in Vietnam e alla sconfitta degli Usa, i reazionari di tutto il mondo hanno preso il sopravvento sul piano sociale, politico, culturale e religioso. Le guerre tuttora in atto nel mondo sono risultato del "pensiero unico" liberticida e della concezione iperliberista dell'economia, delle idee pesantemente reazionarie e ultraliberiste, ulteriormente accentuate dalla caduta del cosiddetto blocco socialista, facente capo all'ex Unione Sovietica, lasciando il potere agli Usa, che si sono imposti come unica superpotenza esistente.

A proposito delle guerre assassine, imperialiste, colonialiste in atto nel mondo e spacciate per "operazioni chirurgiche" e "missioni di pace", di "esportazione della democrazia e dei diritti umani", durante un recente incontro abbiamo ricordato con Moni Ovadia (al seguente link: www.peacelink.it/pace/a/34849.html ) la tragedia dell'assedio di Sirte e delle citta' libiche in mano ai lealisti sotto i bombardamenti Nato. Le vittime di guerra, nei conflitti armati contemporanei, sono per il 95% civili innocenti, come testimonia anche Emergency, associazione di chirurghi di guerra volontari. Quando si trattava degli attacchi militari dei lealisti a Misurata contro gli insorti e i ribelli, si osannava l'intervento Nato come libertario e promotore di chissa' quali diritti umani. Adesso che Sirte e' assediata, non si accenna piu' ai diritti umani e alla tutela di civili, come, tra l'altro, prevedeva la risoluzione Onu 1973, che e' stata puntualmente disattesa e violata. I mezzi di comunicazione di massa connotano Sirte con una terminologia retorica, come "baluardo dei lealisti" e "roccaforte del Rais", senza accennare minimamente alla sorte dei civili, come se sussistessero differenze quando si tratta di diritti umani. I mass media annunciano sempre che il "baluardo", la "roccaforte" di Sirte verra' espugnata, agendo cosi' attraverso una terminologia mirata a soggiogare e strumentalizzare l'immaginario collettivo e l'opinione pubblica. L'Occidente continua ad annunciare che la guerra sta per finire, per ottenere ulteriori rifinanziamenti, e invece continuano ad oltranza i bombardamenti da parte della Nato, per gli interessi petroliferi e per alimentare l'industria bellica e l'indotto militare, incuranti delle sorti dei civili libici, autentiche vittime di un crimine contro l'umanita', come in Afghanistan, in Iraq e in Kossovo.

Per questi motivi vogliamo commemorare il 4 novembre, non come giorno celebrativo delle forze armate, ma come ricordo delle vittime di tutti i conflitti bellici e monito affinche' ci si impegni nell'opposizione alla guerra assassina, imperialista, neocolonialista e razzista, ricordando che la guerra non e' mai giusta ed e' sempre un crimine contro l'umanita'.

 

11. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. MIRKO TUTINO: RIPUDIARE LA GUERRA

[Ringraziamo Mirko Tutino (per contatti: ass.pianificazione at mbox.provincia.re.it) per questo intervento.

Mirko Tutino e' assessore a Pianificazione, Cultura, Paesaggio, Ambiente della Provincia di Reggio Emilia. "E' nato a Genova il 26 aprile 1983, convive con la sua compagna a Reggio Emilia ed ha una figlia, Bianca. Ha conseguito la laurea magistrale in Scienze politiche - Studi internazionali ed europei presso l'Universita' di Parma, specializzandosi in Diritto amministrativo. L'impegno politico e' sempre stata una sua passione ed un valore della sua famiglia. Dal 2004 al 2010 e' stato assessore al Comune di Cavriago. Nel 2004 e nel 2009 e' risultato il primo degli eletti della lista di maggioranza ed e' tuttora consigliere comunale. Dal 1999 al 2010 ha anche ricoperto diversi incarichi negli organismi dirigenti della Sinistra Giovanile provinciale e regionale, nel Partito dei Democratici di Sinistra e nel Partito Democratico, dove si e' occupato di ambiente e territorio nell'Esecutivo provinciale. Dal 17 settembre 2010 e' assessore della Provincia di Reggio Emilia con deleghe alla pianificazione territoriale, alla cultura, al paesaggio e all'ambiente. Ha conseguito la Laurea Magistrale in Scienze Politiche - Studi Internazionali ed Europei (classe 99) conseguita, da lavoratore, il 30 ottobre 2009 presso l'Universita' degli Studi di Parma con una tesi in Diritto Amministrativo Avanzato. In precedenza ha conseguito la Laurea Triennale in Scienze Politiche all'Universita' di Bologna ed il Diploma di Maturita' Scientifica presso il Liceo Ariosto-Spallanzani, dove per tre anni ha ricoperto la carica di rappresentante degli studenti nel Consiglio d'Istituto. Oltre agli incarichi elettivi ed amministrativi, e' stato Presidente del Cda dell'Azienda speciale Cavriago Infanzia nella fase di start-up, e Vicepresidente del Comitato di gestione del Cinema-Teatro Multisala 900. Dopo aver svolto alcuni lavori di breve durata nel primo periodo degli studi, ha lavorato come impiegato per Csr (Centro Studi e Ricerche) di Modena e per la cooperativa sociale Camelot di Reggio Emilia occupandosi del coordinamento dei Servizi bibliotecari provinciali"]

 

Il 4 novembre non ricordiamo una vittoria, ma la distruzione di un'intera generazione in un confitto che ha prodotto 600.000 caduti italiani e quasi un milione di feriti e mutilati. Come in ogni guerra i caduti tra i civili e tra i militari sono vittime di ragioni mai legate al popolo ed al suo destino, ma al potere, ai suoi errori ed alle sue inadeguatezze. Non a caso ventuno anni dopo la fine di questo conflitto chi ha guidato la nostra nazione ha perserverato in un errore mortale, ricercando una seconda guerra mondiale che ha prodotto oltre 50 milioni di morti.

Vorrei che il 4 novembre non fosse, come diversi esponenti dell'attuale Governo pensano, una trionfalistica celebrazione degli strumenti di guerra, ma una ricorrenza per tutti coloro che onorano la Costituzione e in particolare quell'articolo 11 che impegna l'Italia a "ripudiare la guerra come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali".

Utilizziamo questa data per ricordare i volti e le storie di chi ha perso la vita in quel conflitto, consapevoli che anche i piu' moderni conflitti portano con se' analoghi carichi di odio, violenza e sofferenza umana. Credo che verra' un giorno in cui l'umanita' si guardera' alle spalle e si domandera' come sia stato possibile che tanti uomini, donne e bambini abbiano sofferto per colpa dei conflitti armati. In qualsiasi nazione del mondo, anche nelle potenze piu' ricche, a combattere le guerre sono le classi sociali meno abbienti e di conseguenza sono loro a pagarne il prezzo.

Supereremo la tendenza dell'uomo a ricercare i conflitti se abbatteremo le distanze (interne agli stati o a livello mondiale) tra le condizioni di vita degli uomini, e se sapremo investire le risorse oggi utilizzate per acquistare armi e munizioni in politiche per lo sviluppo. Il cammino per portare la politica e le istituzioni a compiere queste scelte necessarie probabilmente non e' ne' breve ne' semplice. Ma ad ogni livello e in qualsiasi dimensione di partecipazione pubblica e' solo insegnando ai nostri figli che alla pace, alla solidarieta' ed al rispetto tra i popoli non esistono alternative, che riusciremo ad arrivare alla meta.

 

12. INCONTRI. SI E' SVOLTO IL 16 OTTOBRE A VITERBO UN INCONTRO DI STUDIO SU "EDUCARE ALLA PACE, OPPORSI ALLA GUERRA E AL RAZZISMO"

 

Domenica 16 ottobre 2011 si e' svolto a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace" un incontro di studio su "Educare alla pace, opporsi alla guerra e al razzismo".

L'incontro e' stato parte di un percorso formativo in preparazione dell'iniziativa del 4 novembre "Ogni vittima ha il volto di Abele".

 

13. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Riletture

- Howard Gardner, Educare al comprendere. Stereotipi infantili e apprendimento scolastico, Feltrinelli, Milano 1993, pp. 304.

- Howard Gardner, Formae mentis. Saggio sulla pluralita' dell'intelligenza, Feltrinelli, Milano 1987, 1991, pp. 464.

 

14. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

15. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 712 del 18 ottobre 2011

 

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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