Ogni vittima ha il volto di Abele. 13



 

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OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100

Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 13 del 17 ottobre 2011

 

In questo numero:

1. Mao Valpiana: Ogni vittima ha il volto di Abele, ma nessuno tocchi Caino

2. Alcune poesie di Wislawa Szymborska

3. Pierpaolo Loi: Mai piu' la guerra

4. Giovanna Providenti: Coltivare un mondo nuovo

5. Danilo Zolo: Attualita' di Voltaire

6. Germano Zuzzuvanghi: Unire per la pace

7. Un appello del Movimento Nonviolento, di Peacelink e del Centro di ricerca per la pace di Viterbo per il 4 novembre: Ogni vittima ha il volto di Abele

 

1. EDITORIALE. MAO VALPIANA: OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE, MA NESSUNO TOCCHI CAINO

[Ringraziamo Mao Valpiana (per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org) per questo intervento.

Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle e autorevoli della nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive e ha lavorato come assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come metodo innovativo di intervento nel sociale"); attualmente e' presidente del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa per la nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del comitato scientifico e di garanzia della Fondazione Alexander Langer Stiftung; fa parte del Comitato per la difesa civile non armata e nonviolenta istituito presso L'Ufficio nazionale del servizio civile; e' socio onorario del Premio nazionale "Cultura della pace e della nonviolenza" della Citta' di Sansepolcro; ha fatto parte del Consiglio della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nel giugno 2005 ha promosso il digiuno di solidarieta' con Clementina Cantoni, la volontaria italiana rapita in Afghanistan e poi liberata. Con Michele Boato e Maria G. Di Rienzo ha promosso l'appello "Crisi politica. Cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza?" da cui e' scaturita l'assemblea di Bologna del 2 marzo 2008 e quindi il manifesto "Una rete di donne e uomini per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza". Un suo profilo autobiografico, scritto con grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4 dicembre 2002 de "La nonviolenza e' in cammino"; una sua ampia intervista e' nelle "Notizie minime della nonviolenza in cammino" n. 255 del 27 ottobre 2007; un'altra recente ampia intervista e' in "Coi piedi per terra" n. 295 del 17 luglio 2010]

 

"Abele fu pastore di greggi, e Caino agricoltore (...) Caino poi disse a suo fratello Abele: andiamo fuori, e quando furono in campagna Caino si scaglio' contro Abele e lo uccise. Il signore domando' a Caino: dov'e' Abele, tuo fratello? Egli rispose: non lo so, sono forse io il custode di mio fratello? Il Signore continuo': che hai fatto? la voce del sangue di tuo fratello grida dalla terra fino a me! ((...) Caino disse al Signore: la mia colpa e' troppo grande; ecco, tu mi scacci da questo luogo, io mi nascondero', ma chi mi incontrera' mi uccidera'. Il Signore gli rispose: chiunque uccidera' Caino sara' punito sette volte tanto. Poi il Signore mise un segno su Caino affinche' chiunque lo incontrasse non lo uccidesse" (Genesi, 4, 2-15).

Ogni vittima ha il volto di Abele, ma nessuno tocchi Caino.

 

2. MAESTRE. ALCUNE POESIE DI WISLAWA SZYMBORSKA

[Riproponiamo ancora una volta le seguenti poesie estratte da Wislawa Szymborska, La gioia di scrivere. Tutte le poesie (1945-2009), Adelphi, Milano 2009, a cura di Pietro Marchesani.

Wislawa Szymborska, poetessa, premio Nobel per la letteratura 1996, e' nata a Bnin, in Polonia, nel 1923; ha studiato lettere e sociologia a Cracovia, dove risiede; dal 1953 al 1981 collaboro' alla rivista "Vita letteraria", nel 1980, sotto lo pseudonimo di Stancykowna, alle riviste "Arka" e "Kultura"; oltre al Nobel ha ricevuto per la sua opera poetica altri importanti riconoscimenti: nel 1954 il Premio per la letteratura Citta' di Cracovia, nel 1963 il Premio del ministero della cultura polacco, nel 1991 il Premio Goethe, nel 1995 il Premio Herder e la Laurea ad honorem dell'Universita' di Poznan "Adam Mickiewicz", nel 1996 il Premio "Pen - Book of the Month Club Translation Prize". Tra le opere di Wislawa Szymborska in edizione italiana: La fiera dei miracoli, Scheiwiller, Milano 1994; Gente sul ponte, Scheiwiller, Milano 1996; La fine e l'inizio, Scheiwiller, Milano 1997; Trittico: tre poesie di Wislawa Szymborska, tre collage di Alina Kaczylska, Scheiwiller, Milano 1997; 25 poesie, Mondadori, Milano 1998; Vista con granello di sabbia, Adelphi, Milano 1998; Taccuino d'Amore, Scheiwiller, Milano 2002; Discorso all'Ufficio oggetti smarriti, Adelphi, Milano 2004; La gioia di scrivere. Tutte le poesie (1945-2009), Adelphi, Milano 2009]

 

Vietnam

 

Donna, come ti chiami? - Non lo so.

Quando sei nata, da dove vieni? - Non lo so.

Perche' ti sei scavata una tana sottoterra? - Non lo so.

Da quando ti nascondi qui? - Non lo so.

Perche' mi hai morso la mano? - Non lo so.

Sai che non ti faremo del male? - Non lo so.

Da che parte stai? - Non lo so.

Ora c'e' la guerra, devi scegliere. - Non lo so.

Il tuo villaggio esiste ancora? - Non lo so.

Questi sono i tuoi figli? - Si'.

 

*

 

Discorso all'Ufficio oggetti smarriti

 

Ho perso qualche dea per via dal Sud al Nord,

e anche molti dei per via dall'Est all'Ovest.

Mi si e' spenta per sempre qualche stella, svanita.

Mi e' sprofondata nel mare un'isola, e un'altra.

Non so neanche dove mai ho lasciato gli artigli,

chi gira nella mia pelliccia, chi abita il mio guscio.

Mi morirono i fratelli quando strisciai a riva

e solo un ossicino festeggia in me la ricorrenza.

Non stavo nella pelle, sprecavo vertebre e gambe,

me ne uscivo di senno piu' e piu' volte.

Da tempo ho chiuso su tutto cio' il mio terzo occhio,

ci ho messo una pinna sopra, ho scrollato le fronde.

 

Perduto, smarrito, ai quattro venti se n'e' volato.

Mi stupisco io stessa del poco di me che e' restato:

una persona singola per ora di genere umano,

che ha perso solo ieri l'ombrello sul treno.

 

*

 

Sulla morte senza esagerare

 

Non s'intende di scherzi,

stelle, ponti,

tessiture, miniere, lavoro dei campi,

costruzione di navi e cottura di dolci.

 

Quando conversiamo del domani

intromette la sua ultima parola

a sproposito.

 

Non sa fare neppure cio'

che attiene al suo mestiere:

ne' scavare una fossa,

ne' mettere insieme una bara,

ne' rassettare il disordine che lascia.

 

Occupata a uccidere,

lo fa in modo maldestro,

senza metodo ne' abilita'.

Come se con ognuno di noi stesse imparando.

 

Vada per i trionfi,

ma quante disfatte,

colpi a vuoto

e tentativi ripetuti da capo!

 

A volte le manca la forza

di far cadere una mosca in volo.

Piu' d'un bruco

la batte in velocita'.

 

Tutti quei bulbi, baccelli,

antenne, pinne, trachee,

piumaggi nuziali e pelame invernale

testimoniano i ritardi

del suo ingrato lavoro.

 

La cattiva volonta' non basta

e perfino il nostro aiuto con guerre e rivoluzioni

e', almeno finora, insufficiente.

 

I cuori battono nelle uova.

Crescono gli scheletri dei neonati.

Dai semi spuntano le prime due foglioline,

e spesso anche grandi alberi all'orizzonte.

 

Chi ne afferma l'onnipotenza,

e' lui stesso la prova vivente

che essa onnipotente non e'.

 

Non c'e' vita

che almeno per un attimo

non sia stata immortale.

 

La morte

e' sempre in ritardo di quell'attimo.

 

Invano scuote la maniglia

d'una porta invisibile.

A nessuno puo' sottrarre

il tempo raggiunto.

 

*

 

La fine e l'inizio

 

Dopo ogni guerra

c'e' chi deve ripulire.

In fondo un po' d'ordine

da solo non si fa.

 

C'e' chi deve spingere le macerie

ai bordi delle strade

per far passare

i carri pieni di cadaveri.

 

C'e' chi deve sprofondare

nella melma e nella cenere,

tra le molle dei divani letto,

le schegge di vetro

e gli stracci insanguinati.

 

C'e' chi deve trascinare una trave

per puntellare il muro,

c'e' chi deve mettere i vetri alla finestra

e montare la porta sui cardini.

 

Non e' fotogenico,

e ci vogliono anni.

Tutte le telecamere sono gia' partite

per un'altra guerra.

 

Bisogna ricostruire i ponti

e anche le stazioni.

Le maniche saranno a brandelli

a forza di rimboccarle.

 

C'e' chi, con la scopa in mano,

ricorda ancora com'era.

C'e' chi ascolta

annuendo con la testa non mozzata.

Ma presto li' si aggireranno altri

che troveranno il tutto

un po' noioso.

 

C'e' chi talvolta

dissotterrera' da sotto un cespuglio

argomenti corrosi dalla ruggine

e li trasportera' sul mucchio dei rifiuti.

 

Chi sapeva

di che si trattava,

deve far posto a quelli

che ne sanno poco.

E meno di poco.

E infine assolutamente nulla.

 

Sull'erba che ha ricoperto

le cause e gli effetti,

c'e' chi deve starsene disteso

con una spiga tra i denti,

perso a fissare le nuvole.

 

*

 

L'odio

 

Guardate com'e' sempre efficiente,

come si mantiene in forma

nel nostro secolo l'odio.

Con quanta facilita' supera gli ostacoli.

Come gli e' facile avventarsi, agguantare.

 

Non e' come gli altri sentimenti.

Insieme piu' vecchio e piu' giovane di loro.

Da solo genera le cause

che lo fanno nascere.

Se si addormenta, il suo non e' mai un sonno eterno.

L'insonnia non lo indebolisce, ma lo rafforza.

 

Religione o non religione -

purche' ci si inginocchi per il via.

Patria o no -

purche' si scatti alla partenza.

Anche la giustizi va bene all'inizio.

Poi corre tutto solo.

L'odio. L'odio.

Una smorfia di estasi amorosa

gli deforma il viso.

 

Oh, quegli altri sentimenti -

malaticci e fiacchi.

Da quando la fratellanza

puo' contare sulle folle?

La compassione e' mai

giunta prima al traguardo?

Il dubbio quanti volenterosi trascina?

Lui solo trascina, che sa il fatto suo.

 

Capace, sveglio, molto laborioso.

Occorre dire quante canzoni ha composto?

Quante pagine ha scritto nei libri di storia?

Quanti tappeti umani ha disteso

su quante piazze, stadi?

 

Diciamoci la verita':

sa creare bellezza.

Splendidi i suoi bagliori nella notte nera.

Magnifiche le nubi degli scoppi nell'alba rosata.

Innegabile e' il pathos delle rovine

e l'umorismo grasso

della colonna che vigorosa le sovrasta.

 

E' un maestro del contrasto

tra fracasso e silenzio,

tra sangue rosso e neve bianca.

E soprattutto non lo annoia mai

il motivo del lindo carnefice

sopra la vittima insozzata.

 

In ogni istante e' pronto a nuovi compiti.

Se deve aspettare, aspettera'.

Lo dicono cieco. Cieco?

Ha la vista acuta del cecchino

e guarda risoluto al futuro

- lui solo.

 

*

 

La veglia

 

La veglia non svanisce

come svaniscono i sogni.

Nessun brusio, nessun campanello

la scaccia,

nessun grido ne' fracasso

puo' strapparci da essa.

 

Torbide e ambigue

sono le immagini nei sogni,

il che puo' spiegarsi

in molti modi.

La veglia significa la veglia

ed e' un enigma maggiore.

 

Per i sogni ci sono chiavi.

La veglia si apre da sola

e non si lascia sbarrare.

Da essa si spargono

diplomi e stelle,

cadono giu' farfalle

e anime di vecchi ferri da stiro,

berretti senza teste

e cocci di nuvole.

Ne viene fuori un rebus

irrisolvibile.

 

Senza di noi non ci sarebbero sogni.

Quello senza cui non ci sarebbe veglia

e' ancora sconosciuto,

ma il prodotto della sua insonnia

si comunica a chiunque

si risvegli.

 

Non i sogni sono folli,

folle e' la veglia,

non fosse che per l'ostinazione

con cui si aggrappa

al corso degli eventi.

 

Nei sogni vive ancora

chi ci e' morto da poco,

vi gode perfino di buona salute

e ritrovata giovinezza.

La veglia depone davanti a noi

il suo corpo senza vita.

La veglia non arretra d'un passo.

 

La fugacita' dei sogni fa si'

che la memoria se li scrolli di dosso facilmente.

La veglia non deve temere l'oblio.

E' un osso duro.

Ci sta sul groppone,

ci pesa sul cuore,

sbarra il passo.

 

Non le si puo' sfuggire,

perche' ci accompagna in ogni fuga.

E non c'e' stazione

lungo il nostro viaggio

dove non ci aspetti.

 

*

 

Le tre parole piu' strane

 

Quando pronuncio la parola Futuro,

la prima sillaba gia' va nel passato.

 

Quando pronuncio la parola Silenzio,

lo distruggo.

 

Quando pronuncio la parola Niente,

creo qualche cosa che non entra in alcun nulla.

 

*

 

Contributo alla statistica

 

Su cento persone:

 

che ne sanno sempre piu' degli altri

- cinquantadue;

 

insicuri a ogni passo

- quasi tutti gli altri;

 

pronti ad aiutare,

purche' la cosa non duri molto

- ben quarantanove;

 

buoni sempre,

perche' non sanno fare altrimenti

- quattro, be', forse cinque;

 

propensi ad ammirare senza invidia

- diciotto;

 

viventi con la continua paura

di qualcuno o qualcosa

- settantasette;

 

dotati per la felicita'

- al massimo poco piu' di venti;

 

innocui singolarmente,

che imbarbariscono nella folla

- di sicuro piu' della meta';

 

crudeli,

se costretti dalle circostanze

- e' meglio non saperlo

neppure approssimativamente;

 

quelli col senno di poi

- non molti di piu'

di quelli col senno di prima;

 

che dalla vita prendono solo cose

- quaranta,

anche se vorrei sbagliarmi;

 

ripiegati, dolenti

e senza torcia nel buio

- ottantatre'

prima o poi;

 

degni di compassione

- novantanove;

 

mortali

- cento su cento.

Numero al momento invariato.

 

*

 

Fotografia dell'11 settembre

 

Sono saltati giu' dai piani in fiamme -

uno, due, ancora qualcuno

sopra, sotto.

 

La fotografia li ha fissati vivi,

e ora li conserva

sopra la terra verso la terra.

 

Ognuno e' ancora un tutto

con il proprio viso

e il sangue ben nascosto.

 

C'e' abbastanza tempo

perche' si scompiglino i capelli

e dalle tasche cadano

gli spiccioli, le chiavi.

 

Restano ancora nella sfera dell'aria,

nell'ambito di luoghi

che si sono appena aperti.

 

Solo due cose posso fare per loro -

descrivere quel volo

e non aggiungere l'ultima frase.

 

*

 

Tutto

 

Tutto -

una parola sfrontata e gonfia di boria.

Andrebbe scritta fra virgolette.

Finge di non tralasciare nulla,

di concentrare, includere, contenere e avere.

E invece e' soltanto

un brandello di bufera.

 

*

 

Esempio

 

Una bufera

di notte ha strappato tutte le foglie dell'albero

tranne una fogliolina,

lasciata

a dondolarsi in un a solo sul ramo nudo.

 

Con questo esempio

la Violenza dimostra

che certo -

a volte le piace scherzare un po'.

 

*

 

Vermeer

 

Finche' quella donna del Rijksmuseum

nel silenzio dipinto e in raccoglimento

giorno dopo giorno versa

il latte dalla brocca nella scodella,

il Mondo non merita

la fine del mondo.

 

3. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. PIERPAOLO LOI: MAI PIU' LA GUERRA

[Ringraziamo Pierpaolo Loi (per contatti: pierp.loi at tiscali.it) per questo intervento.

"Sono nato a Orroli (Nu) il 23 dicembre del 1952. Ho conseguito la maturita' classica prima e quella magistrale poi a Cagliari. Ho proseguito con gli studi teologici e filosofici conseguendo il baccellierato e la licenza in Teologia fondamentale e dogmatica presso la Facolta' Teologica della Sardegna e la Laurea in filosofia presso l'Universita' degli Studi di Cagliari. Dall'anno scolastico 1983/84 lavoro come maestro nella scuola elementare. Ho praticato per molti anni l'obiezione fiscale alle spese militari partecipando alla divulgazione della campagna di obiezione alle spese militari. Dalla fine degli anni Settanta sono membro attivo della Rete Radie' Resch, associazione di solidarieta' internazionale fondata da Ettore Masina. Collaboro con la rivista online www.ildialogo.org. Mi interesso anche di teologia della liberazione, di ecumenismo e di dialogo interreligioso. Attualmente collaboro con la Comunita' "La Collina" - Serdiana, che promuove la giornata del dialogo cristiano-islamico e con la rivista "La Collina". Recente la pubblicazione di due brevi articoli su Tolstoj e Panikkar e un breve saggio su Capitini: Lev Nicolaevic Tolstoj, il rivoluzionario nonviolento, "La Collina", anno IV, n. 2, aprile/giugno 2011, p. 28; Raimon Panikkar, l'orizzonte del dialogo, "La Collina", anno IV, n. 2, aprile/giugno 2011, p. 29; Capitini, la nonviolenza e la Marcia Perugia-Assisi, "La Collina", anno IV, n. 3, luglio/settembre 2011, pp. 28-29 (prima parte)"]

 

Ricordo mio padre quando il 4 novembre partecipava alla commemorazione dei caduti della grande guerra. Portava nel petto la croce di ferro: era stato soldato durante la seconda guerra mondiale. Fece il servizio militare in un campo di prigionia. Per un'azione meritevole gli furono proposti i gradi, ma rifiuto' preferendo una licenza premio e un trasferimento che lo ricondusse alla sua terra, la Sardegna. Mai si penti' del suo rifiuto, benche' spesso i figli glielo rimproverarono perche' fu duro guadagnarsi il pane nel lavoro dei campi o in terra straniera.

Un'inutile strage furono le guerre di tutti i tempi e soprattutto della modernita' (da 30 a 60 milioni di indios furono sterminati a causa della "conquista" del continente amerindio), le due guerre mondiali e le guerre "regionali" del secolo scorso e di inizio del terzo millennio. Commemorare le vittime, tutte le vittime civili e i soldati (per lo piu' uomini umili, contadini e operai, carne da macello), deve diventare l'occasione per dire che mai la guerra portera' la pace tra le nazioni o risolvera' i conflitti. Il nuovo imperativo categorico per l'umanita' e' quello che Immanuel Kant preconizzava nel suo scritto "Per la Pace perpetua" (1795): l'eliminazione degli eserciti.

Scrive Kant: "Col tempo gli eserciti permanenti (miles perpetuus) devono interamente cessare. Cio' perche' essi minacciano continuamente di guerra gli altri stati, essendo sempre pronti a entrare in scena armati di tutto punto; li incitano a superarsi nella quantita' degli armamenti che non conosce limite; inoltre, risultando alla fine le spese sostenute per essi in tempo di pace piu' opprimenti di una breve guerra, sono essi stessi causa di guerre aggressive, per liberarsi di tale peso. A cio' si aggiunga che assoldare uomini per uccidere o per essere uccisi corrisponde a voler usare degli uomini come semplici macchine e strumenti in mano di un altro (lo stato): il che non si concilia con l'umanita' presente in ciascuno di noi" (1).

Ogni persona uccisa in un'azione di guerra, aerea o terrestre, e' una vittima che grida: "Dov'eri, fratello mio, perche' non mi hai protetto?". Ogni vittima ha il volto di Abele e in ciascuno di noi alberga Caino, se restiamo indifferenti e fuggiamo dalla responsabilita'.

Chiediamo alle religioni e alle chiese di non benedire piu' armi ed eserciti, in particolare alla chiesa cattolica, perche' non bastano le parole e i lamenti se poi si consacra la guerra e il militarismo, mantenendo addirittura una "diocesi" con a capo un vescovo militare e inviando, nelle cosiddette "missioni di pace", cappellani che si fanno vanto delle stellette!

Sono davvero ancora ora attuali le parole che don Lorenzo Milani  scrisse nella "Lettera ai cappellani militari toscani", i quali affermarono di considerare "un insulto alla patria e ai suoi caduti la cosiddetta 'obiezione di coscienza' che, estranea al comandamento cristiano dell'amore, e' espressione di vilta'" (2).

Scriveva don Milani: "Non voglio in questa lettera riferirmi al Vangelo. E' troppo facile dimostrare che Gesu' era contrario alla violenza e che per se' non accetto' nemmeno la legittima difesa.

"Mi riferiro' piuttosto alla Costituzione.

"Articolo 11. L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli...'.

"Articolo 52. La difesa della Patria e' sacro dovere del cittadino.

"Misuriamo con questo metro le guerre cui e' stato chiamato il popolo italiano in un secolo di storia. Se vedremo che la storia del nostro esercito e' tutta intessuta di offese alle Patrie degli altri dovrete chiarirci se in quei casi i soldati dovevano obbedire o obiettare quel che dettava la loro coscienza. E poi dovrete spiegarci chi difese piu' la Patria e l'onore della Patria: quelli che obiettarono o quelli che obbedendo resero odiosa la nostra Patria a tutto il mondo civile? Basta coi discorsi altisonanti e generici. Scendete nel pratico. Diteci esattamente cosa avete insegnato ai soldati. L'obbedienza a ogni costo? E se l'ordine era il bombardamento dei civili, un'azione di rappresaglia su un villaggio inerme, l'esecuzione sommaria dei partigiani, l'uso delle armi atomiche, batteriologiche, chimiche, la tortura, l'esecuzione d'ostaggi, i processi sommari per semplici sospetti, le decimazioni (scegliere a sorte qualche soldato della Patria e fucilarlo per incutere terrore negli altri soldati della Patria), una guerra di evidenti aggressioni, l'ordine d'un ufficiale ribelle al popolo sovrano, le repressioni di manifestazioni popolari?

"Eppure queste cose e molte altre sono il pane quotidiano di ogni guerra" (3).

Chiediamo ai giovani di continuare a obiettare alle armi, di optare per l'opposizione nonviolenta, di prepararsi nei corpi civili di pace.

Chiediamo agli/alle insegnanti di educare i bambini e gli adolescenti loro affidati a non aver paura dei conflitti, ma ad affrontarli e superarli con il dialogo, nel confronto delle idee e nella collaborazione pratica.

Che il 4 novembre, anniversario della fine della prima guerra mondiale, diventi il giorno nel quale giovani e vecchi, adulti e bambini proclamino all'unisono: mai piu' la guerra!

*

Note

1. I. Kant, Per la pace perpetua,  Parte Prima, Articolo 3.

2. Comunicato dei cappellani militari in congedo della Toscana dell' 11 febbraio 1965 (pubblicato il 12 febbraio da "La Nazione"), in Lorenzo Milani, L'obbedienza non e' piu' una virtu', 1965.

3. Lettera di don Lorenzo Milani ai cappellani militari toscani che hanno sottoscritto il comunicato dell'11 febbraio 1965, in Lorenzo Milani, L'obbedienza non e' piu' una virtu', 1965.

 

4. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. GIOVANNA PROVIDENTI: COLTIVARE UN MONDO NUOVO

[Ringraziamo Giovanna Providenti (per contatti: g.providenti at uniroma3.it) per questo intervento.

Giovanna Providenti (Messina, 1965) e' ricercatrice nel campo dei peace studies e women's and gender studies, saggista, si occupa di nonviolenza, studi sulla pace e di genere, con particolare attenzione alla prospettiva pedagogica. Ha due figli. Collabora alle attivita' del Centro studi Montessori e partecipa al Circolo Bateson di Roma. Scrive per la rivista "Noi donne". Ha curato il volume Spostando mattoni a mani nude. Per pensare le differenze, Franco Angeli, Milano 2003, e il volume La nonviolenza delle donne, "Quaderni satyagraha", Firenze-Pisa 2006; ha pubblicato numerosi saggi su rivista e in volume, tra cui: Cristianesimo sociale, democrazia e nonviolenza in Jane Addams, in "Rassegna di Teologia", n. 45, dicembre 2004; Imparare ad amare la madre leggendo romanzi. Riflessioni sul femminile nella formazione, in M. Durst (a cura di), Identita' femminili in formazione. Generazioni e genealogie delle memorie, Franco Angeli, Milano 2005; L'educazione come progetto di pace. Maria Montessori e Jane Addams, in Attualita' di Maria Montessori, Franco Angeli, Milano 2004; il suo libro piu' recente e': La porta e' aperta. Vita di Goliarda Sapienza. Scrive anche racconti, di cui alcuni pubblicati sulla rivista "Marea"; sta preparando un libro dal titolo Donne per, sulle figure di Jane Addams, Mirra Alfassa e Maria Montessori. Si veda anche l'intervista in "Coi piedi per terra" n. 399. Dal sito dell'"Enciclopedia delle donne" riproduciamo anche la seguente breve scheda: "Giovanna Providenti e' autrice di La porta e' aperta. Vita di Goliarda Sapienza (premio Calvino 2009, Villaggio Maori Edizioni, 2010). Si e' laureata in lettere e filosofia a Milano e dottorata in Dottrine politiche e questione femminile all'Universita' Roma Tre. Ha collaborato per anni al mensile "Noidonne" e al master in gender studies di Roma. Oggi si occupa di processi di cura, di scienze della salute e di cultura della nonviolenza. Ha pubblicato racconti e numerosi saggi in riviste e libri e curato due volumi: La nonviolenza delle donne (Lef, 2006) e Spostando mattoni a mani nude. Per pensare le differenze (Franco Angeli, 2003)"]

 

In ricordo alle vittime di ogni guerra auspichiamo che la loro memoria possa essere non una tomba dove posare fiori destinati a seccare, ne' una manifestazione militare inutile, come quella del 4 novembre. Auspichiamo che uomini, e donne, riescano a trovare mestieri alternativi a quelli che li vedono in divisa da militare a marciare e a prepararsi a nuove guerre.

Ma soprattutto speriamo che la memoria delle vittime di ogni guerra possa aiutare tutti noi a coltivare un mondo nuovo. Un mondo dove ogni cittadino e cittadina (compresi quelli migranti, dalla cittadinanza appesa)  impari ad essere veramente libero e libera coltivando la coscienza di se' e valori come rettitudine, equanimita', solidarieta' e nonviolenza. Impari ad indignarsi di fronte a qualsiasi ingiustizia sociale e a ogni forma di violenza, compresa quella compiuta dagli offesi, dalle vittime di tale ingiustizia, che si ingannano nel credere possa servire a qualcosa spaccare la loro rabbia contro vetrine di negozi o macchine o cassonetti o qualsiasi altro cosa...

 

5. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. DANILO ZOLO: ATTUALITA' DI VOLTAIRE

[Ringraziamo Danilo Zolo (per contatti: Zolo at tsd.unifi.it) per questo intervento.

Danilo Zolo (Rijeka, 1936) ha insegnato filosofia del diritto e filosofia del diritto internazionale nella Facolta' di giurisprudenza dell'Universita' di Firenze. Dal 2004 ha tenuto il corso di Politica della globalizzazione nella Facolta' di economia dello stesso ateneo. Ha insegnato storia delle dottrine politiche, dottrina dello Stato, filosofia politica e sociologia del diritto nelle universita' di Sassari, Firenze e Siena. E' stato Visiting Fellow presso universita' inglesi e americane, fra le quali Cambridge, Harvard, Pittsburgh e Princeton. Nel 1993 gli e' stata assegnata la Jemolo Fellowship presso il Nuffield College di Oxford. E' stato Visiting Professor presso l'Universita' Federale del Paraiba, Joao Pessoa (Brasile) ed ha tenuto corsi di lezioni presso sedi universitarie dell'Argentina, del Brasile, della Colombia e del Messico. Ha condotto ricerche in Corea del Nord, Afghanistan, Palestina e Colombia. Ha fondato e dirige il centro Jura Gentium. Center for Philosophy of International Law and Global Politics e la rivista elettronica internazionale Jura Gentium Journal,  www.juragentium.unifi.it. E' autore di numerosi saggi apparsi su riviste italiane e straniere, riguardanti la filosofia politica, la teoria della complessita' sociale, la teoria delle relazioni internazionali. I suoi attuali interessi di ricerca si concentrano sulla filosofia del diritto internazionale, i processi di globalizzazione, la teoria dello Stato di diritto e dei diritti soggettivi. Fra le sue opere piu' recenti: La democrazia difficile, Roma, Editori Riuniti, 1989 (ed. messicana: Azcapotzalco, Alianza Editorial, 1994); Reflexive Epistemology, Boston Studies in the Philosophy of Science, Boston, Kluwer Publishers, 1989; Democracy and Complexity, Cambridge, Polity Press, 1992 (ed. statunitense: University Park (Pen), The Pennsylvania State University Press, 1992; ed. it.: Il principato democratico, Milano, Feltrinelli 1992, 1996; ed. argentina: Buenos Aires, Nueva Vision, 1994; ed. tedesca: Goettingen, Steidl Verlag, 1997, 1998); (a cura di), La cittadinanza. Appartenenza, identita', diritti, Roma-Bari, Laterza, 1994, 1999; Cosmopolis. La prospettiva del governo mondiale, Milano, Feltrinelli, 1995 (ed. inglese: Cambridge, Polity Press, 1996; ed. statunitense: New York, Blackwell, 1997; ed. spagnola: Barcelona, Paidos, 2000); I signori della pace. Una critica del globalismo giuridico, Roma, Carocci Editore, 1998, 2000, 2002 (ed spagnola: Madrid, Dykinson, 2005); Chi dice umanita'. Guerra, diritto e ordine globale, Torino, Einaudi, 2000 (ed. angloamericana: Continuum International, London-New York, 2001); (a cura di, in collaborazione con P. Costa), Lo Stato di diritto. Teoria, storia, critica, Milano, Feltrinelli, 2001 (ed. brasiliana: Sao Paulo, Martins Fontes, 2006; ed. inglese: Dordrecht, Springer, 2007; ed. cinese, Shanghai, Shanghai Joint Publishing Company, 2009); Globalizzazione. Una mappa dei problemi, Roma-Bari, Laterza, 2004 (ed. spagnola: Bilbao, Ediciones Mensajero, 2006; ed. inglese: Colchester: European Consortium for Political Research, 2007; ed. brasiliana: Campinas, Conceito Editorial, 2009); (a cura di, in collaborazione con F. Horchani), Mediterraneo. Un dialogo fra le due sponde, Roma, Jouvence, 2005; La giustizia dei vincitori. Da Norimberga a Baghdad, Roma-Bari, Laterza, 2006 (ed. spagnola: Madrid, Trotta, 2007; ed. argentina: Buenos Aires, Edhasa, 2007; ed. inglese, London-New York, Verso, 2009; ed. francese: Paris, Actes Sud, 2009); Da cittadini a sudditi. La vanificazione della cittadinanza politica, Milano, Edizioni Punto Rosso-Carta, 2007; (a cura di, in collaborazione con F. Cassano), L'alternativa mediterranea, Milano, Feltrinelli, 2007; L'alito della liberta'. Su Bobbio. Con 25 lettere inedite di Norberto Bobbio a Danilo Zolo, Milano, Feltrinelli, 2008; Terrorismo umanitario. Dalla guerra del Golfo alla strage di Gaza, Reggio Emilia, Diabasis, 2009; Tramonto globale. La fame, il patibolo, la guerra, Firenze, Firenze University Press, 2010; Sulla paura. Fragilita', aggressivita', potere, Milano, Feltrinelli, 2011]

 

In un frammento che e' stato recentemente ritrovato, "Droit. Droit de gens, droit naturel, droit public", Voltaire polemizza contro la superstizione, l'intolleranza, la credulita', il fanatismo e contro la Chiesa cattolica, accusata di intolleranza e di bellicismo. Voltaire sostiene che lo stesso jus gentium, il diritto internazionale in nome del quale si finge di volere la pace, mostra soprattutto l'ipocrisia dei potenti, inclusi i pontefici romani. Spesso essi si sono resi responsabili di infamie giustificando con la loro autorita' spirituale guerre di sterminio contro i non credenti... Per conquistare la pace, cio' che contava era la forza delle armi e la violenza delle guerre.

Sta qui, a mio parere, la sorprendente attualita' del frammento di Voltaire, in un mondo dove l'uso delle armi di distruzione di massa e il terrorismo praticato dalle grandi potenze nucleari non trovano il minimo limite nell'applicazione dei Trattati internazionali e del diritto internazionale generale. Mai come oggi il potere delle grandi potenze e' stato legibus solutus. E mai come oggi i pontefici romani si sono di fatto schierati a favore del potere politico egemone, anche nelle sue forme "imperiali". Bastera' ricordare che il 16 aprile del 2008 l'attuale pontefice romano, Benedetto XVI, ha deciso di celebrare il suo ottantunesimo compleanno in compagnia del Presidente degli Stati Uniti d'America. Alla Casa Bianca, in una atmosfera affettuosa e familiare, il pontefice romano ha espresso la sua totale adesione al "modello americano" e alla politica dell'amministrazione del Presidente George Bush, responsabile dello sterminio di decine di migliaia di persone innocenti, in particolare, ma non solo, in Iraq e in Afghanistan. "La democrazia puo' fiorire soltanto - ha proclamato il Pontefice rivolgendosi affettuosamente al Presidente Bush nel corso della cerimonia - quando i leader politici sono guidati dalla verita' e usano la saggezza". Nulla potrebbe essere piu' lontano dal pensiero di Voltaire. E le guerre oggi in corso in Afghanistan e in Libia, per volonta' dell'attuale presidente degli Stati Uniti Barack Obama - di dichiarata fede religiosa - confermano ancora una volta la lungimiranza di Voltaire e l'ipocrisia delle autorita' cattoliche.

 

6. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. GERMANO ZUZZUVANGHI: UNIRE PER LA PACE

[Germano Zuzzuvanghi e' un vecchio amico di questo foglio]

 

Il 4 novembre in tutta Italia le persone amiche della nonviolenza sfidano il militarismo.

E lo fanno nel ricordo ed in nome delle vittime della guerra, rendendo omaggio a tutte le persone dalla guerra assassinate, giurando sui loro sepolcri l'impegno a impedire altre uccisioni, l'impegno a contrastare tutte le guerre, tutti gli eserciti, tutte le armi.

In questo impegno vi e' bisogno dell'aiuto di tutte le persone di retto sentire e di volonta' buona. Tutte.

*

Dobbiamo unire nell'impegno contro la guerra tutte le persone e tutte le associazioni e le istituzioni e le tradizioni che siano disposte ad impegnarsi per la pace, ad impegnarsi per il diritto di ogni essere umano alla vita e alla dignita'.

Ciascuna di queste persone a partire dalle sue convinzioni, ciascuna di queste strutture con le proprie caratteristiche, ogni tradizione con il suo volto e la sua vocazione, in un impegno comune fondato sul reciproco rispetto.

L'umanita' e' plurale, la pace e' la convivenza delle differenze.

Dinanzi all'orrore della guerra, dinanzi all'abominio delle uccisioni e delle persecuzioni, dinanzi al concreto rischio di un'escalation bellica che puo' provocare la distruzione della civilta' umana, sono del tutto fuori scala e fuori luogo le polemiche meschine, le rivendicazioni di primogeniture, i cavillosi distinguo, le pretese egemoniche. Diciamolo anzitutto a noi stessi.

Occorre uno sforzo comune: tanto grande e' il pericolo. Nella chiarezza e nella solidarieta': con la scelta della nonviolenza, che e' forza della verita' e compassione operante; con la scelta della nonviolenza, che e' riconoscimento di umanita' e lotta la piu' nitida e la piu' intransigente contro tutte le menzogne e le oppressioni, contro tutte le violenze. Occorre uno sforzo comune.

Nell'incontro di tutte le tradizioni filosofiche, religiose, politiche, giuridiche convergenti nel rispetto della vita e della dignita' di tutti gli esseri umani.

*

Nel ricordo ed in nome delle vittime della guerra, qui ed ora impegnamoci affinche' - come e' stato gia' scritto su questo foglio - cessi immediatamente la partecipazione dello stato italiano alle guerre assassine in Afghanistan e in Libia; cessi immediatamente la persecuzione razzista dello stato italiano nei confronti di migranti e viaggianti; siano abrogate immediatamente le misure legislative ed amministrative anomiche e disumane in cui si e' concretizzato il colpo di stato razzista; cessi immediatamente il colossale infame sperpero dei pubblici denari per le armi, gli armigeri, le guerre e le stragi; si dimetta immediatamente il governo della guerra e del razzismo, delle uccisioni e delle persecuzioni; si torni al rispetto della Costituzione della Repubblica Italiana che ripudia la guerra e riconosce e sostiene la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.

 

7. INIZIATIVE. UN APPELLO DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO, DI PEACELINK E DEL CENTRO DI RICERCA PER LA PACE DI VITERBO PER IL 4 NOVEMBRE: OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE

[Riproponiamo il seguente appello]

 

Intendiamo proporre per il 4 novembre l'iniziativa nonviolenta "Ogni vittima ha il volto di Abele".

Proponiamo che il 4 novembre si realizzino in tutte le citta' d'Italia commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre, commemorazioni che siano anche solenne impegno contro tutte le guerre e le violenze.

Affinche' il 4 novembre, anniversario della fine dell'"inutile strage" della prima guerra mondiale, cessi di essere il giorno in cui i poteri assassini irridono gli assassinati, e diventi invece il giorno in cui nel ricordo degli esseri umani defunti vittime delle guerre gli esseri umani viventi esprimono, rinnovano, inverano l'impegno affinche' non ci siano mai piu' guerre, mai piu' uccisioni, mai piu' persecuzioni.

*

Queste iniziative di commemorazione e di impegno morale e civile devono essere rigorosamente nonviolente. Non devono dar adito ad equivoci o confusioni di sorta; non devono essere in alcun modo ambigue o subalterne; non devono prestare il fianco a fraintendimenti o mistificazioni. Queste iniziative di addolorato omaggio alle vittime della guerra e di azione concreta per promuovere la pace e difendere le vite, devono essere rigorosamente nonviolente.

Occorre quindi che si svolgano in orari distanti e assolutamente distinti dalle ipocrite celebrazioni dei poteri armati, quei poteri che quelle vittime fecero morire.

Ed occorre che si svolgano nel modo piu' austero, severo, solenne: depositando omaggi floreali dinanzi alle lapidi ed ai sacelli delle vittime delle guerre, ed osservando in quel frangente un rigoroso silenzio.

Ovviamente prima e dopo e' possibile ed opportuno effettuare letture e proporre meditazioni adeguate, argomentando ampiamente e rigorosamente perche' le persone amiche della nonviolenza rendono omaggio alle vittime della guerra e perche' convocano ogni persona di retto sentire e di volonta' buona all'impegno contro tutte le guerre, e come questo impegno morale e civile possa concretamente limpidamente darsi. Dimostrando che solo opponendosi a tutte le guerre si onora la memoria delle persone che dalle guerre sono state uccise. Affermando il diritto e il dovere di ogni essere umano e la cogente obbligazione di ogni ordinamento giuridico democratico di adoperarsi per salvare le vite, rispettare la dignita' e difendere i diritti di tutti gli esseri umani.

*

A tutte le persone amiche della nonviolenza chiediamo di diffondere questa proposta e contribuire a questa iniziativa.

Contro tutte le guerre, contro tutte le uccisioni, contro tutte le persecuzioni.

Per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

*

Movimento Nonviolento

per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

Peacelink

per contatti: e-mail: info at peacelink.it, sito: www.peacelink.it

Centro di ricerca per la pace di Viterbo

per contatti: e-mail: nbawac at tin.it, web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE

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Supplemento domenicale de "La nonviolenza e' in cammino"

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100

Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 13 del 17 ottobre 2011

 

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