Archivi. 16



 

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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XII)

Numero 16 del 16 gennaio 2011

 

In questo numero:

1. In memoria e d'occasione

2. Agli amici suoi di Bolzano

3. Del nuovo mondo l'imperatore (un falso sonetto)

4. In memoria di Aldo Capitini, nel XXXIV anniversario della scomparsa

5 A Erasmo da Rotterdam, nell'anniversario della nascita

6 Viaggiando in treno

7. La Firenze di Giorgio La Pira

8. Ballata in memoria di Dorothy Day, approssimandosi il CV anniversario della nascita e il XXII anniversario della scomparsa

9. Ancora per Dorothy Day nel CV anniversario della nascita, un falso sonetto caudato

10. Nell'anniversario della notte dei cristalli

11. Tra il settembre e il novembre del '38

12. Sette commenti a Vinoba nel XX anniversario della scomparsa

13. In epigrafe a "Le rampogne di Brontolo: contro la tintura dei capelli"

14. Un sonetto improvvisato durante la commemorazione di Vinoba a Viterbo il 15 novembre 2002

15. Una preghiera a padre Angelo Cavagna, giunto al ventesimo giorno di digiuno per una finanziaria di pace e la difesa popolare nonviolenta

16. Nell'anniversario della morte di Leone Tolstoj

17. Rileggendo Pippo Fava

18. Lungo il cammino

19. Della nonviolenza in cammino

20. Agli imprigionati per la pace

21. Epistola a Giovanni Benzoni in occasione del secondo salone dell'editoria di pace che si tiene in Venezia dal 6 all'8 dicembre 2002

22. Per Ivan Illich

23. Ai cari amici della Rete Lilliput riuniti in questi giorni a Vico Equense

24. Ai partecipanti al seminario della Tavola della pace del 7 dicembre 2002

25. Tre quartine sul concetto di coscienza

26. Un'improvvisazione prosodica

 

1. EDITORIALE. IN MEMORIA E D'OCCASIONE

[Riproponiamo i seguenti testi gia' raccolti in "Voci e volti della nonviolenza" n. 336 del 26 maggio 2009]

 

Riportiamo qui di seguito alcuni testi in versi apparsi sul nostro notiziario tra l'ottobre e il dicembre 2002, tutti a firma di Benito D'Ippolito.

 

2. AGLI AMICI SUOI DI BOLZANO

 

Cosi' alla fine a questo si riduce

tutto il dilemma del mondo:

se preferibile sia una vittoria

che reca cataste di morti

e le anime e gli occhi offuscati per sempre

o la pace, nutrice dei popoli

e delle nostre magre gioie e luminose

madre feconda e condizione necessaria.

 

3. DEL NUOVO MONDO L'IMPERATORE (UN FALSO SONETTO)

[Al nostro amico e collaboratore Benito D'Ippolito, misantropo e secentista, viene da scrivere cosi', con cupo calcolo strappando i metri e i ritmi. Con cupo calcolo strappano altri le membra e le vite a vittime innocenti]

 

Del nuovo mondo l'imperatore

srotola all'etere un nuovo proclama:

troppo sfidaste il nostro furore

e arrosserete la nostra lama.

 

Questa e' la legge nostra novella

che sul terraqueo orbe mia corte

niuna mai osi esser gente rubella

al nostro cenno, o che s'abbia la morte.

 

E dispiegavano al vento i vessilli

aquile ai rostri di ferro e di fiamma,

si corrispondono i rombi agli squilli

 

rompe in cruore la caccia alla damma

che grida forte gli ultimi strilli:

cupa visione dell'antitetragramma.

 

4. IN MEMORIA DI ALDO CAPITINI, NEL XXXIV ANNIVERSARIO DELLA SCOMPARSA

 

In fervido silenzio alleluiando

moveva in fiera ascesi e in soave ascesa

la' verso Assisi di Perugia andando

lieve viandante a niun recando offesa.

 

Diceva la sua nascita esser quando

diceva un tu, e che l'anima in attesa

gia' si tendeva inver l'altrui dimando

tutta gioiosa, a comunione intesa.

 

Dell'umanita' intera era fratello,

dei morti e dei viventi la vitale

sentiva compresenza, e il buono e il bello

 

sapeva essere nel dir corale

e nel corale agire, impegno e appello

che costruisce il bene e vince il male.

 

5. A ERASMO DA ROTTERDAM, NELL'ANNIVERSARIO DELLA NASCITA

 

Nel secolo che uccidere era il primo

mestiere, un uomo sorse, fiero e fermo

a dire no alla guerra, e in tanto limo

di concave retoriche, il suo sermo

 

fu chiaro e saldo: no alla guerra, fimo

dei vizi tutti e divorator vermo,

fomento a tutti i vizi e manto opimo

sol di carnefici e ai malvagi schermo.

 

Ah, Desiderio Erasmo, la parola

che fu piu' tua, il motto no alla guerra

ancora e' nostra, ancora in alto vola

 

chiama a raccolta ovunque sulla terra

chi no alla guerra dice, e fa che fola

la pace non sia piu', ma man che afferra.

 

6. VIAGGIANDO IN TRENO

 

Un ragazzino in canottiera nera

e sulla canottiera una scritta

che non riesco a leggere, e una croce

celtica.

 

E' biondo, roseo, ha gli occhiali

lo sguardo da miope, gentili

i lineamenti del volto.

 

Lo guardo e mi chiedo se sa

che quella maglietta che indossa mi dice

che mi destinerebbe ai forni ancora.

 

Suadente la voce che risuona

dall'alto per tutto il vagone

(voce da commesso di grandi magazzini)

ci avverte della prossima fermata.

 

7. LA FIRENZE DI GIORGIO LA PIRA

[... il cui interminabile titolo completo e': "Sonetto in omaggio alla Firenze di La Pira scritto nell'occasione del XXV anniversario della scomparsa del sindaco costruttore di pace. Con un verso fuori rima che segnala il cuore e il fulcro di esso sonetto"]

 

C'e' una Firenze di Giorgio La Pira

citta' benigna, forte costruttrice

di pace e di dialogo, che aspira

a unire in un concento d'ogni altrice

 

cultura tutte le voci, e la lira

appende ai salici quando non lice

cantare perche' gente illira o assira

e' vittima di guerra, ria matrice

 

di strazio e lutto all'umanita' intera.

Questa Firenze di La Pira e' un dono,

citta' ospitale per l'afflitto, e austera

 

nell'opposizion netta e intransigente

alla violenza, all'oppressione nera,

citta' di pace fiera ed accogliente.

 

8. BALLATA IN MEMORIA DI DOROTHY DAY, APPROSSIMANDOSI IL CV ANNIVERSARIO DELLA NASCITA E IL XXII ANNIVERSARIO DELLA SCOMPARSA

 

Dorothy Day, persona amica

all'oppressione si ribello'

conobbe il carcere e la fatica

ma alla sua lotta non rinuncio'.

 

Dorothy Day, persona viva

con chi soffriva fu solidale

alla menzogna non fu mai corriva

e mai si arrese dinanzi al male.

 

Dorothy Day, nostra sorella

fu religiosa e fu libertaria

a questo mondo la cosa piu' bella

e' condivider la sorte dei paria.

 

Dorothy Day, nostra compagna

tanto era dolce quanto era forte

non ammetteva la fuga o la lagna

e combatteva il male e la morte.

 

Dorothy Day, acuta coscienza

tenace agire, sguardo profondo:

fu la sua scelta la nonviolenza

per rovesciare e per salvare il mondo.

 

9. ANCORA PER DOROTHY DAY NEL CV ANNIVERSARIO DELLA NASCITA, UN FALSO SONETTO CAUDATO

 

"Sentir tudo de todas as maneiras"

(Fernando Pessoa)

 

Si puo' essere anarchici e cattolici

la gioia condividere e il dolore

si puo' essere concreti e anche simbolici

si puo' esser tutto insieme, se ne hai il cuore.

 

Si puo' esser libertari ed apostolici

condividere le tenebre e le aurore

si puo' essere inurbati e ancor bucolici

si puo' esser tutti insieme, se hai l'amore.

 

Condividere la fame, e lo spauro,

nella notte greve e gelida il giaciglio,

la prigione condividere e l'oscuro

 

faticare per un sorso di vermiglio

poco vino e per un tozzo di pan duro:

esser fuoco che divampa, ed albo giglio

 

che non ve n'e' il simiglio:

compagna degli oppressi, seguace all'agnus dei

"di Dio il dono" Dorotea Day.

 

10. NELL'ANNIVERSARIO DELLA NOTTE DEI CRISTALLI

 

Nella notte tra il nove ed il dieci novembre

dell'anno millenovecentotrentotto, nella Germania

che fu di Goethe e di Heine, di Hegel e di Beethoven

caduta in pugno alla ciurma hitleriana

fu scatenata la strage che reca

questo nome orribile di notte dei cristalli.

 

E tu che leggi queste spente righe

fermati a considerare

e accendi una lampada ancora

a fare luce, a far memoria delle vittime,

a tener sveglia l'umanita' sempre.

 

11. TRA IL SETTEMBRE E IL NOVEMBRE DEL '38

 

Tra il settembre e il novembre del '38 la barbarie

razzista fu eretta a legge in Italia

dall'infame regime fascista e con l'avallo

di scienziati, ma non sapienti,

che la parte di loro oltracotata

al servizio del male miseri misero.

 

Oggi che su quell'orrore si pretende

l'oblio, e che nuove leggi razziste

deturpano il nostro paese e la vita di tutti minacciano,

ricordati tu di quell'infamia, e ricorda

le vittime di allora e di oggi, e chi allora

disse di no, e oggi.

 

Tra esse vittime, tra essi resistenti,

anche la tua tenda decidi di piantare.

 

12. SETTE COMMENTI A VINOBA NEL XX ANNIVERSARIO DELLA SCOMPARSA

 

"Vinoba e' un fuoco che brucia e una lampada accesa"

(Lanza del Vasto, Vinoba o il nuovo pellegrinaggio, Jaca Book, Milano 1980, p. 212)

 

I. Disse Vinoba: "Quando parla un re si muovono gli eserciti. Quando parla un fakir si muove soltanto la sua barba" (in Shriman Narayan, Vinoba, Cittadella, Assisi 1974, p. 267).

 

Felice colui la cui parola

solo muove una barba, felice

colui la cui parola e' solo balsamo

ed agli eserciti tutti si oppone.

 

*

 

II. Disse Vinoba: "In democrazia la pistola e' stata sostituita dal voto" (in Shriman Narayan, Vinoba, cit., p. 163).

 

Lo sciopero e il voto, diceva il priore

di Barbiana; e per stringere ancora:

l'esempio, e null'altro.

 

*

 

III. Disse Vinoba: "si deve agire: 1) civilmente, cioe' entro i limiti che ci si e' posti; 2) in una forma ordinata, non ammettendo alcuna infrazione di disciplina da alcuna parte; 3) apertamente, cioe' senza nascondere nulla e senza alcuna simulazione o inganno; 4) con fermezza, presentando le proprie richieste minime in relazione alla questione controversa e non cedendo finche' non sono state soddisfatte. Qualunque punizione venga inferta per una tale infrazione all'ordinamento giuridico dovrebbe venire subita con animo lieto e senza alcun sentimento di odio. Una formazione di questo tipo dovrebbe entrare nel cuore della gente e a questo fine dovrebbe trovare un posto stabile nella pedagogia e nei codici etici della nazione" (in Shriman Narayan, Vinoba, cit., p. 115; ed anche in Lanza del Vasto, Vinoba o il nuovo pellegrinaggio, Jaca Book, Milano 1980, p. 218).

 

La scienza dell'attaccamento alla verita'

(ma anche: del contatto con l'essere,

dell'adesione al buono che e' vero, la forza

dell'amore) questo richiede, e non altro:

responsabilita'

il rispondere al volto muto e sofferente

dell'altro, il rispondere della sofferenza

altrui, che diviene la tua:

il sentire che tutti siamo uno

(che una e' la carne, diceva Danilo).

 

*

 

IV. Disse Vinoba: "Sto cercando di camminare sulle orme del Budda e di Cristo. Voglio soltanto che il fiume di compassione - oggi asciutto - torni a scorrere" (in Shriman Narayan, Vinoba, cit., p. 222).

 

Lo appresi da Sancho, ed ero ancora giovane:

la misericordia e' quella giustizia

che invera la giustizia

ed oltre la giustizia apre una via

e lungo questa via si puo' salvare il mondo.

 

*

 

V. Disse Vinoba: "Che cosa e' il satyagraha? Senza rimanere scossi da piacere e dolore cerchiamo di portare alla luce cio' che vi e' di buono nell'avversario. Questo e' il senso di cercare il buono in ogni essere umano, questa e' la base del satyagraha. Tutti i programmi di dono sono basati su questa fede. L'intero programma del sarvodaya (elevazione di tutti) e' basato sul vedere il buono in ogni essere umano (Vinoba, Gandhi. La via del maestro, Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo (Mi) 1991, p. 36).

 

In ogni essere umano la favilla

ancora arde dell'umanita'

la nostra lotta e' questo riscattare

l'umanita' di tutti, ed in ognuno.

 

*

 

VI. Disse Vinoba: "Gandhiji ha spiegato la differenza tra 'resistenza passiva' e satyagraha nei termini seguenti: 1) l'amore non ha posto nella resistenza passiva. La malevolenza non ha posto nel satyagraha. 2) La resistenza passiva sovente precede la resistenza armata. Il satyagraha preclude la resistenza armata. 3) Non si puo' opporre resistenza passiva ai propri amici e parenti. Si puo' rivolgere il satyagraha anche verso chi si ama. 4) L'idea soggiacente alla resistenza passiva e' di preoccupare e mettere in imbarazzo l'avversario. Il satyagraha preclude idee di questo genere" (Vinoba, Gandhi. La via del maestro, cit., pp. 60-61)

 

La nonviolenza e' attiva

e' lotta e contemplazione a un tempo

e' riconoscimento e suscitamento del conflitto, e via

a piu' alte e fraterne e sororali

contraddizioni, a piu' profondi

sororali e fraterni incontri.

 

*

 

VII. Disse Vinoba: "Se verro' a sapere che un uomo ha dato cedendo alla minaccia o a qualche altra costrizione, gli rendero' subito cio' che e' suo" (in Lanza del Vasto, Vinoba o il nuovo pellegrinaggio, cit., p. 102).

 

Il dono vince la violenza

la generosita' sconfigge la paura.

Lo vedi da te, la nostra lotta

convincere vuole, che e' vincere insieme.

 

13. IN EPIGRAFE A "LE RAMPOGNE DI BRONTOLO: CONTRO LA TINTURA DEI CAPELLI"

 

"Ah, che tristezza esser quelli che siamo,

gli antichi archivisti fin dai tempi di Adamo"

(Ireneo Funes, Opera omnia, Suppl. I, 1890)

 

14. UN SONETTO IMPROVVISATO DURANTE LA COMMEMORAZIONE DI VINOBA A VITERBO IL 15 NOVEMBRE 2002

 

Tre cose di Vinoba reco incise

- un motto, un movimento, una campagna -

nel cuore, e voglio che mi sian divise

stemma e cartiglio, antiche qual montagna.

 

Vittoria al mondo, il motto che conquise

ingenti masse a lottar senza lagna

perche' sia pace a tutti in chiare guise;

tirandoli su' per la cuticagna

 

il movimento per l'elevazione

di tutti, amore che ogni cosa ingloba;

e il dono della terra, forte azione.

 

Lo sguardo limpido, la vita proba

il camminar persona in comunione:

l'eredita' feconda di Vinoba.

 

15. UNA PREGHIERA A PADRE ANGELO CAVAGNA, GIUNTO AL VENTESIMO GIORNO DI DIGIUNO PER UNA FINANZIARIA DI PACE E LA DIFESA POPOLARE NONVIOLENTA

[... in forma di sonetto caudato con un verso dantesco in chiusa (e il verso e' quello di Par. XIV, 33, con una minima modifica e che Dante ci perdoni)]

 

Si', angelo vuol dire messaggero

e Angelo Cavagna da molti anni

e' annunziatore e costruttore fiero

e mite di giustizia e pace. Sganni

 

la sua testimonianza chi del nero

mortifero potere gli empi inganni

subisce ancora; e sveli il nudo vero:

la guerra reca solo morte e affanni

 

all'umanita' intera, e avere armi

e' gia' la guerra, e' gia' preparar stragi.

Dei laudatori della morte i carmi

 

nessuno ascolti, e gli atti dei malvagi

contrasti ognuno. Solo se disarmi

l'umanita' la salvi dai naufragi.

 

Accogli i miei suffragi

ed interrompi, Angelo, il digiuno

"ch'ad ogni merto sara' giusto muno".

 

16. NELL'ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI LEONE TOLSTOJ

 

Con quell'aspetto fiero di leone

nell'animo il tormento dell'asceta

che si vuol Lazzaro e si sa Epulone

in lotta contro se', la dura pieta

 

con fermo sostenendo di profeta

cuore, e con sguardo senza remissione,

e voce alta e fonda di poeta,

di Astapovo arriva alla stazione

 

un vecchio. Gia' la morte lo sogguarda

e aspetta che si spenga la coscienza

per trarselo nel nulla la beffarda

 

nera signora, ma nella sua essenza

vive Leone ancora e sempre arda

di luce il suo messaggio: nonviolenza.

 

17. RILEGGENDO PIPPO FAVA

 

E' una frase retorica bella

e trita e bugiarda, la frase che dice

che quando muore una persona buona

cento altri sorgono a prendere il suo posto.

 

Quegli occhi che videro la luce

sono spenti per sempre.

Quelle mani, quella voce, per sempre

ridotte a nulla.

Quell'inesausta voglia di vivere

divorata per sempre dall'orco.

 

Restano le opere, frutto dei giorni

e dell'orgoglio di essere vivi.

Restano queste parole che adesso rileggo

e che prolungano la lotta di un giusto.

 

Quel che non muore e' solo quel che lasci,

quello che agli altri doni,

la decisione presa, una volta per sempre.

 

18. LUNGO IL CAMMINO

 

Per narcisismo o per disperazione

si lotta un giorno o forse per dieci anni

ma quella lotta non arriva all'orlo

del pozzo e non ne trae l'acqua per tutti.

 

Spinti dall'ira e spinti dallo studio

molte gesta si compiono, le grandi

gesta si compiono, ma non si apre

via alla salvezza, di tutti, per tutti.

 

Altro bisogna, e quell'altro e' l'amore

che scava pozzi e costruisce strade

alla sete, all'andare di tutti

verso quel luogo che e' il luogo ove tutti

abbiano il loro luogo, e il buon cammino

e il sorso d'acqua e la gioia dell'ombra.

 

19. DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

 

Le cose difficili diventano facili.

La strada lunghissima, a ogni passo

diventa piu' corta. Tu

migliori ogni volta che fai la cosa giusta.

 

La nonviolenza e' questo cammino.

Che invece di stancarti ti fortifica.

 

20. AGLI IMPRIGIONATI PER LA PACE, NELLA GIORNATA IN CUI SI RENDE LORO ONORE

 

Fedeli alla coscienza, salvatori

del mondo che l'orrore della guerra

minaccia, nella cella che li serra

stanno sereni e forti gli obiettori

 

imprigionati perche' costruttori

di pace e di giustizia, e sulla terra

sono i piu' liberi perche' non erra

chi ha dato piu' che incensi e piu' che ori

 

in dono splendido alle genti tutte:

se stesso ha dato, ed un esempio forte;

li' tra le sbarre, le pupille asciutte,

 

nulla curando i ceppi e le ritorte,

si oppone a che altre vite sian distrutte

e sbarra il passo alle stragi e alla morte.

 

21. EPISTOLA A GIOVANNI BENZONI IN OCCASIONE DEL SECONDO SALONE DELL'EDITORIA DI PACE CHE SI TIENE IN VENEZIA DAL 6 ALL'8 DICEMBRE 2002

 

Caro Giovanni, rullano i tamburi

di guerra, dalle piste di decollo

ruggiscono di gia' dei bombardieri

le voci soverchianti, e dagli schermi

delle televisioni la menzogna

gia' eccita alle stragi. Noi sappiamo

che e' l'ora di resistere, di essere

lucidi e onesti con noi stessi e il mondo.

 

A questa resistenza che si fonda

sulle ragioni dell'umanita'

(del cuore e della mente le ragioni)

noi diamo un nome, e il nome e' nonviolenza.

 

A questa resistenza costruttrice

di pace e dignita', senza quartiere

in lotta contro il male e la menzogna

noi diamo un nome, e il nome e' nonviolenza.

 

A questa resistenza apporta grandi

strumenti, esempi, voci ed esperienze

questo in Venezia secondo salone

di libri per la pace e la giustizia.

 

Anch'io di lungi te ne sono grato.

 

22. PER IVAN ILLICH

 

"Vivere? Vivere come? chiese la voce dell'anima"

(Lev Tolstoj, La morte di Ivan Il'ic)

 

Giace Ivan Illich, mondo come invecchi

e muori foglia a foglia, stella a stella

ti estingui e questo estinguersi e' la vita.

 

Ma questa vita pure e' luminosa

di stelle, foglie, vento dalle mille

e mille voci, e in questo vento tratti

 

noi siamo, in scaglie di esso consistiamo.

E insieme siamo questa unica impresa

dell'umanita' intera: la tenace

azione che giustifica e che salva

il mondo, e che chiamiamo

con la parola tenera di pace.

 

E non e' morto allora Ivan Illich

dite piuttosto: Illich e' vissuto

e nell'umanita' non morira'.

 

Alla tua tomba questo reco grano

di pia memoria, d'ima gratitudine.

 

23. AI CARI AMICI DELLA RETE LILLIPUT RIUNITI IN QUESTI GIORNI A VICO EQUENSE

 

Abbiate pace, abbiate forza e gioia.

 

Ci attendono, amici, tempi assai duri

di tutta la vostra bonta', di tutto l'ingegno

di ognuno di voi, avremo bisogno.

 

Tenaci e pazienti, rendere gli oscuri

eventi infine chiari, e' il primo impegno

e rendere realta' quel che ora e' sogno.

 

La guerra che gli spirti mali e furi

van preparando, trovi nel convegno

vostro la resistenza che io agogno.

 

La resistenza di saldi e sicuri

amici della nonviolenza, segno

di verita' e di speme, fabbisogno

 

forte di cuori puri,

e venga infine il regno

di libere e di liberi ed eguali, antico sogno,

 

quell'utopia concreta che e' in cammino

coi vostri passi, tenero ed audace

il vostro essere e fare un mondo nuovo.

Che molto approvo, e vi sono vicino

e ancora abbiate gioia, forza, pace.

 

24. AI PARTECIPANTI AL SEMINARIO DELLA TAVOLA DELLA PACE DEL 7 DICEMBRE 2002

 

Fermare la guerra e' oggi per tutti

il primo dovere, la prima esigenza

fermare la guerra, con scienza e coscienza,

fermare la guerra, che non sian distrutti

interi paesi, umana semenza,

speranza di vita, di pace i bei frutti:

fermare la guerra, impedire altri lutti.

Vi e' un modo soltanto: e' la nonviolenza.

 

25. TRE QUARTINE SUL CONCETTO DI COSCIENZA

 

E' la coscienza scienza dell'insieme

e insieme e' riconoscersi cosciente

dialogo dell'io e del tu, e al niente

opporre l'esserci e l'aprirsi seme.

 

Di Antigone la scuola dura e chiara

ti convoca a sapere che sei tu

il responsabile di cio' che piu'

ti preme: la tua azione non sia avara.

 

Nell'ora della scelta, che non cessa,

per buffo paradosso l'obiezione

netta della coscienza e' affermazione

della coscienza netta, in pace espressa.

 

26. UN'IMPROVVISAZIONE PROSODICA

[... il cui titolo completo e': "A trent'anni dalla legge 772 del 15 dicembre 1972 che riconobbe il diritto all'obiezione di coscienza al servizio militare. Un'improvvisazione prosodica"]

 

Accadde in Grecia, accadde nella fosca

citta' in cui la famiglia dei regnanti

sbranava se' e rivelava al mondo

cosa si cela anche nella famiglia,

di che consista l'arte di governo.

Accadde a Tebe, sorse una fanciulla:

Antigone, che in faccia al re, al parente

al maschio, al suocero veniente, e al mondo

oso' dire di no al comando dato.

E fece nascere, un lampo dal suo petto

questa idea nuova, questa idea splendente

con cui l'umanita' non e' piu' serva

ma lotta infine per la vita vera:

coscienza.

 

Secoli corsero e ancora e ancora secoli

sempre re sempre capi sempre maschi

ordinavano il mondo e ordinavano alle genti

l'arte sublime di sfracellarsi i corpi

a maggior gloria del potere loro.

Secoli corsero e sorsero sovente

persone buone che all'ordine infame

seppero opporsi, e fecero sovente

di Antigone il cammino fino all'orco

della coscienza in nome.

 

Secoli corsero e giunse infine il secolo

della Shoah e della bomba atomica,

d'Hiroshima di Nagasaki di Auschwitz

il secolo, contratto in un momento: kairos

l'ora di verita', rivelazione

apocalypsis della potenza tecnica

di far cessare l'umanita' e il mondo.

 

E per salvare il mondo e per salvare

l'umanita' quella sola risorsa

di Antigone ci resta, la coscienza.

 

Trent'anni fa la legge del paese

dove il si' suona e in cui malvivo vivo

infine rese onore a quanti vollero

pensosi i propri passi e lenti mettere

alla sequela della saggia Antigone:

da allora e' legge anche dello stato

quella che sempre di coscienza e' stata

legge nei cuori incisa: non uccidere,

non fare scempio della vita altrui,

i corpi che son vivi o sono stati

tu non ridurli a cosa, non trattarli

come fu in sorte alla salma di Achab.

 

Trent'anni fa giungeva a una vittoria

in questa terra almeno

la lotta che costo' il carcere a molti

(e ancora costa e a molti anche la vita

in tante terre dell'unico mondo).

La legge dello stato dichiarava

che giusto e' opporsi alla guerra e agli eserciti

poiche' ogni guerra e' massa di omicidi,

messe di vittime, irredimibil colpa,

poiche' ogni esercito e' scuola di assassinii.

 

Ma quella lotta deve proseguire:

ancora eserciti vi sono, e guerre

che possono portare alla catastrofe

dell'umanita' intera, all'estinzione

della comune impresa che chiamiamo

la civilta' delle donne e degli uomini.

 

E occorre allora ancora e ancora e ancora

lottare perche' sia abolita infine

la guerra, e gli strumenti suoi aboliti

anch'essi siano: eserciti, armi, imperi.

 

Molto e' da fare, alcune strade vedi

gia' chiare: la difesa popolare

nonviolenta, e nonviolente molte

azioni costruttive ed esperienze

storiche, le esperienze che ci insegnano

che puo' l'umanita' esser salvata

da un impegno comune che impedisca

le guerre e che sconfigga le oppressioni.

E' la speranza ed il messaggio grande

del movimento delle donne, il cuore

di quella - di ora e sempre - Resistenza.

 

Trent'anni fa, e pare quasi un soffio.

Che non si spenga il lume che da Tebe

accese Antigone e ancora ci rischiara.

 

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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

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Numero 16 del 16 gennaio 2011

 

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