Minime. 824



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 824 del 18 maggio 2009

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Eleonora Bellini: Proviamo a cambiare le parole
2. Possiamo sconfiggere la barbarie razzista
3. In breve, che fare
4. Una lettera aperta al Presidente della Repubblica
5. Contro il razzismo e contro la guerra
6. Daniele Barbieri: 1933-2009
7. Furio Colombo: Un delitto
8. Cecilia D'Elia: Due donne
9. Cinzia Gubbini: L'Onu denuncia l'illegalita' delle deportazioni
10. Alessandro Portelli: Tragica farsa
11. Enrico Pugliese: Deliri xenofobi
12. Per la solidarieta' con la popolazione colpita dal terremoto
13. Il 5 per mille al Movimento Nonviolento
14. La "Carta" del Movimento Nonviolento
15. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. ELEONORA BELLINI: PROVIAMO A CAMBIARE LE PAROLE
[Ringraziamo Eleonora Bellini (per contatti: eleonora.bellini at libero.it) per
questo intervento]

Proviamo a cambiare le parole
e anziche' clandestino, immigrato
e straniero ed extracomunitario
diciamo Mohamed e Alina e Ivan
e Irina e Omar e Igiaba.

Poi facciamo scorrere
dinanzi agli occhi luoghi e storie
e fughe e speranze ed amori
e risa e pianto e dolori. La storia
di un uomo che nel buio incerto
del mattino pedala e va al cantiere,
il sorriso della donna che consuma
il suo veloce pasto nell'attesa
dell'autobus. Fatti di gente
e gente fatta di voce e
di occhi e di carne e di pensieri.

Poi torniamo
indietro negli anni quando erano
grigie e rare le foto e li' incontreremo
Rocco e Rosa e Luigi e Maria col fardello
dei figli, stretti al baule per il viaggio,
commossi e assai tremanti
al pensiero dell'incontro con lingue
sconosciute, con ignote
geografie. Paure da poveri e coraggio.

Poi guardiamo
nello specchio di casa il nostro volto,
figura d'altri volti antichi e nuovi,
volti sconosciuti - chi sa i nomi ed i luoghi
di qualcuno che risalga oltre i bisnonni? -
e lo vedremo figlio
di gente ignota e venuta da lontano:
antenati
a ciascuno comuni e clandestini
ci scorrono nel corpo, dentro il sangue.

2. LE ULTIME COSE. POSSIAMO SCONFIGGERE LA BARBARIE RAZZISTA

Il nazifascismo: l'umanita' lo ha gia' sconfitto una volta.
Possiamo sconfiggerlo ancora.
*
Il colonialismo: l'umanita' lo ha gia' sconfitto una volta.
Possiamo sconfiggerlo ancora.
*
Il regime dell'apartheid: l'umanita' lo ha gia' sconfitto una volta.
Possiamo sconfiggerlo ancora.
*
Il sistema schiavista e i poteri criminali: molte volte l'umanita' li ha
gia' sconfitti.
Possiamo sconfiggerli ancora.
*
Al male nessuno si rassegni.
La barbarie razzista puo' essere sconfitta.
Se lo vogliamo.
*
Vi e' una sola umanita'.

3. I COMPITI DELL'ORA. IN BREVE, CHE FARE

Opporsi al regime dell'apartheid.
Opporsi alle deportazioni.
Opporsi ai campi di concentramento.
Opporsi allo squadrismo.
*
E dunque:
contrastare il tentativo dei criminali razzisti di introdurre nel corpus
normativo la criminalizzazione dei migranti e il regime della segregazione
razziale.
Contrastare la pratica criminale delle deportazioni.
Non solo non aumentare i tempi di detenzione nei campi di concentramento, ma
abolirli.
Contrastare il tentativo dei criminali razzisti di introdurre nel corpus
normativo la legittimazione delle squadracce.
*
E pertanto:
evidenziale l'illegalita' e la palese incostituzionalita' delle misure
razziste contenute nel cosiddetto "ddl sicurezza" e premere sul Senato
affinche' rigetti il testo licenziato dalla Camera.
Qualora il Senato si rendesse complice del golpe razzista, premere sul
Presidente della Repubblica affinche' non ratifichi un provvedimento
razzista, criminale e criminogeno palesemente incostituzionale.
Qualora il Presidente della Repubblica si rendesse complice del golpe
razzista, predisporre le azioni legali da cui far scaturire la richiesta di
intervento della Corte Costituzionale affinche' cassi le parti del testo
imposto dal governo razzista flagrantemente anticostituzionali.
*
E ancora:
adire le vie legali contro le deportazioni.
*
E anche:
promuovere una campagna nazionale per l'abolizione dei campi di
concentramento.
*
E inoltre:
impedire il crimine della legalizzazione dello squadrismo.
*
E infine:
promuovere una campagna per l'allontanamento dei razzisti eversori dal
governo del paese.
Promuovere l'intervento delle istituzioni per la messa fuorilegge delle
organizzazioni razziste.
Aiutare tutti i migranti ingiustamente ed illegittimamente perseguitati.
Difendere la Costituzione, la legalita', i diritti umani, la democrazia, il
diritto internazionale.
Opporsi allo schiavismo e ai poteri criminali.
Subito la piena accoglienza, il pieno riconoscimento di tutti i diritti
umani e il diritto di voto amministrativo per tutti i presenti nel
territorio italiano.
*
Vi e' una sola umanita'.

4. INIZIATIVE. UNA LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Lettera aperta al Presidente della Repubblica affinche' non ratifichi le
incostituzionali e criminali misure razziste contenute nel cosiddetto "ddl
sicurezza"
Signor Presidente della Repubblica,
qualora dopo la Camera dei Deputati anche il Senato della Repubblica dovesse
approvare le misure razziste ed incostituzionali contenute nel cosiddetto
"ddl sicurezza", con la presente la preghiamo di non ratificare lo
scellerato tentativo di introdurre nel nostro paese il regime dell'apartheid
e di legalizzare lo squadrismo.
La preghiamo di voler adempiere rigorosamente al suo ruolo istituzionale, ed
in tal veste respingere il protervo e barbaro tentativo governativo di
violare la legalita' costituzionale per imporre norme razziste, criminali e
criminogene.
Sia difensore e garante della Costituzione della Repubblica Italiana, e
quindi della legalita' democratica, della civilta' giuridica, dei diritti
umani.
Respinga il razzismo, crimine contro l'umanita'.
Distinti saluti,
Il "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo
Viterbo, 15 maggio 2009

5. EDITORIALE. CONTRO IL RAZZISMO E CONTRO LA GUERRA

Il razzismo, e il tentativo governativo di imporre il regime dell'apartheid
in Italia.
Possiamo e dobbiamo contrastarlo e sconfiggerlo.
Ogni persona di volonta' buona si rimbocchi le maniche e faccia la sua
parte.
Chi si rassegna e' complice.
Possiamo e dobbiamo contrastare e sconfiggere il razzismo e il governo
eversivo che vuole imporlo.
Possiamo e dobbiamo difendere i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Qui. Adesso.
*
La guerra terrorista e stragista, imperialista e razzista, mafiosa e
totalitaria in Afghanistan, e ormai divampante anche in Pakistan.
La guerra cui l'Italia partecipa in violazione del diritto internazionale e
della legalita' costituzionale.
La guerra che ogni giorno fa stragi, e stragi, e stragi.
La guerra che noi abbiamo il dovere di far cessare. Cominciando col lottare
affinche' l'Italia smetta di prendere parte a questo immane crimine.
*
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

6. UNA SOLA UMANITA'. DANIELE BARBIERI: 1933-2009
[Ringraziamo Daniele Barbieri (per contatti: pkdick at fastmail.it) per averci
messo a disposizione come anticipazione il seguente articolo che uscira' a
giugno sulla rivista "Cem mondialita'" nella sua rubrica "Omsizzar"]

E' il 1933. In tutti i paesi occidentali la crisi economica porta mutamenti
radicali. Promettendo posti di lavoro, il leader dei nazionalsocialisti,
sale al potere in Germania. Alle 12,40 del 30 gennaio gli viene affidato
l'incarico di cancelliere: dopo 14 anni, la democrazia sta per svanire nella
repubblica tedesca. Poche ore e il presidente della repubblica su proposta
di Hitler scioglie il parlamento. Neanche un mese e l'incendio del Reichstag
da' un buon pretesto per scatenare la caccia alle sinistre. Si vota in
questo clima (squadristi in azione e un mare di soldi che converge sui
nazionalsocialsti): il 5 marzo la coalizione guidata da Hitler ottiene la
maggioranza assoluta. Il 13 marzo Goebbels assume la direzione del nuovo
ministero dell'"Istruzione popolare e propaganda"; il 21 marzo inizia la
costruzione di due campi di concentramento per detenuti politici; il 23
marzo il parlamento di fatto si auto-esautora (con 441 voti a favore e 94
contrari). Il primo aprile inizia il boicottaggio degli ebrei; il 13 aprile
il movimento degli studenti lancia la prima campagna "per la germanizzazione
dello spirito" che si conclude il 10 maggio con il rogo di centinaia di
migliaia di libri "antitedeschi". Il 12 maggio e' vietato in Germania il
film "Il testamento del dottor Mabuse": quel protagonista paranoico potrebbe
suscitare pericolosi paragoni (il regista e' anche per meta' ebreo). Il 12
luglio si annuncia che nelle scuole si studiera' "la questione razziale";
dal 14 luglio quello nazista e' l'unico partito legale in Germania e lo
stesso giorno una legge "sulla prevenzione delle malattie ereditarie"
consente la sterilizzazione di malati fisici e mentali. Il 20 luglio si
firma un Concordato fra Germania e Santa Sede. Il 3 settembre si lancia il
proclama sulla "edificazione della razza". E cosi' via... Per arrivare alle
leggi razziali - cioe' "per la protezione del sangue e dell'onore
tedeschi" - e ai lager ci vorranno due o tre anni.
*
E' il 2009. Crisi economica internazionale. Intanto in Italia... ma cosa sto
scrivendo? Nessun paragone e' possibile. Da noi il Parlamento e' stato
liberamente eletto... ah gia', anche quello tedesco del 1933. E da noi
l'opposizione protesta contro le limitazioni - evidenti a chiunque le voglia
vedere - alla liberta' d'informazione e contro le leggi (molte ormai) e i
decreti che limitano la liberta' di certi gruppi etnici o religiosi fino al
punto di ostacolare i loro cibi, i riti religiosi, i matrimoni, la
registrazione dei figli, le cure ospedaliere. Un film che non piaceva al
capo del governo e' stato tolto da Sky ma insomma sono cosucce come la
censura per un vignettista (toh, il 16 aprile 1933 la rivista satirica
tedesca "Simplicissimus" annuncio' che non avrebbe piu' pubblicato
caricature offensive dei nazisti). Le differenze fra l'Italia di oggi e la
Germania del 1933 sono davvero molte ma forse la domanda giusta purtroppo e'
un'altra: quante sono le somiglianze? Puo' essere che, nel tempo della
Rainvest, non serva un Goebbels? Puo' darsi che invece di pochi mesi occorra
piu' tempo per smantellare una Costituzione e una democrazia che, sia pure
tra difficolta', dura da circa 60 anni e non solo da 14? Se qualcuna/o mi
risponde grazie. Ma se almeno in parte avessi ragione... che diavolo si fa?

7. UNA SOLA UMANITA'. FURIO COLOMBO: UN DELITTO
[Dal quotidiano "L'Unita'" del 17 maggio 2009 riprendiamo pressoche'
integralmente il seguente articolo dal titolo "Il prossimo giorno della
memoria" e il sommario "Tra vent'anni si ricordera' la caccia ai migranti.
Gli studenti delle scuole sapranno di Bossi, Maroni, Cota e dei complici
della maggioranza"]

Si conclude oggi una settimana in Parlamento di dibattiti, scontri verbali,
accuse, polemiche, incroci di dichiarazioni sarcastiche e ostili. E' la
settimana in cui un impenetrabile, misterioso, opaco voto di fiducia ha
coperto un impenetrabile, misterioso, opaco "pacchetto sicurezza", che
significa soprattutto persecuzione dei piu' poveri, dei piu' deboli, degli
scampati al terrore politico e al rischio di morire nel deserto o nel mare.
Alcuni di noi, in Parlamento, hanno definito il cosiddetto "pacchetto
sicurezza" un delitto. Ha come mandante la lugubre coppia Bossi-Maroni, come
esecutore il ricattato presidente del Consiglio. Braccio armato della
legge-sentenza contro gli immigrati sara' la polizia libica di un governo
dispotico che - allo scopo - e' stato dichiarato alleato militare di questa
Italia. In questo modo ci siamo abbassati al livello del vendicativo
dittatore nordafricano Gheddafi.
Invano si e' mobilitato contro questo delitto il Pd, insieme con le altre
opposizioni (Italia dei Valori e Udc). Invano, nonostante il discorso di
sdegno e condanna di Franceschini, invano nonostante la denuncia della
xenofobia italiana da parte del Presidente della Repubblica. Invano non solo
per la sproporzione di forze alle Camere. Invano non solo perche' il vagone
piombato del voto di fiducia impedisce possibili spaccature a destra.
Invano, purtroppo, a causa di inspiegabili errori commessi dal Pd proprio in
Parlamento, proprio nei confronti della Lega: votare a favore del trattato
militare con la Libia, un accordo che costa all'Italia miliardi di dollari.
E che costera' la vita di molti migranti, a mano a mano che i disgraziati
verranno riconsegnati (si dice "respingimento in mare") alla Libia. E' un
trattato firmato e sottoscritto da Berlusconi (come lui stesso rivendica) e
approvato da tutto il Parlamento, con l'inspiegabile approvazione del Pd,
che ha offerto un grande aiuto alla Lega. E' stato il primo pezzo di un
brutto gioco. Il secondo errore e' stato partecipare al "miglioramento"
della legge sul federalismo fiscale.
Perche' dare una mano alla cucitura di quel bandierone leghista? Purtroppo
il Pd ha collaborato alla legge. E con il voto finale di mite astensione il
Pd si e' messo in un limbo di ridotto peso politico. Ma i due errori non si
faranno dimenticare. La Libia ritorna nelle notizie con la sua faccia
inumana. Il federalismo leghista si rivelera' inattuabile e iniquo.
Si potrebbe fare ancora una volta un elenco della deliberata e barbara
crudelta' che segna questo maledetto "pacchetto sicurezza" che infierisce
con puntigliosita' razzista contro donne e uomini, mandati allo stupro
sistematico e alla schiavitu' senza via di riscatto in Libia. Lo stupro
sistematico, ci ha detto il giornalista Viviano (Linea Notte, Tg3, 11
maggio) in Libia e' una orrenda pratica di potere assoluto. Coinvolge senza
pieta' e senza controlli bambine e bambini.
Il "respingimento in mare" e' un gesto identico, nel suo orrore, al
respingimento delle navi di ebrei europei in fuga che nessun porto del mondo
voleva accettare. Ci sara' un "giorno della memoria" fra dieci o vent'anni,
il giorno in cui si ricordera' la spietata caccia ai migranti. Gli studenti
delle scuole sapranno tutto di Bossi, Maroni, Cota, dei loro complici zitti
di tutta la maggioranza, dell'incredibile tolleranza dei partiti di
opposizione, che pur votando contro, hanno voluto confermare la loro
disciplinata accettazione dei fatti, come se le ronde non fossero un colpo
di Stato, come se il "reato di clandestinita'" non fosse un'invenzione
feroce per perseguitare donne e bambini, come se il "respingimento in mare"
non fosse un atto contro la civilta' che ha invano provocato l'indignazione
della Chiesa e la protesta del Segretario generale dell'Onu. Ma in Italia
adesso il compito e' perseguitare gli immigrati negando loro ogni diritto,
usando persino la marina da guerra italiana per il delitto di
"respingimento" che vuol dire riconsegnare al torturatore libico coloro che
erano appena fuggiti. Purtroppo un Paese spaventato privo di una forte
opposizione, sta al gioco. E tutto cio' nonostante la Chiesa, la Caritas, la
comunita' di Sant'Egidio, il cardinale Tettamanzi, apertamente deriso... Un
giorno si dovra' dire nelle scuole, che molti italiani hanno accettato di
diventare i volonterosi carnefici di Bossi e Maroni. Nelle scuole si
leggera' la testimonianza di un ex ministro dell'Interno italiano, Beppe
Pisanu: "Esistono presso la Commissione Europea e la Nato immagini che
documentano la carneficina nel mare. Quelle immagini raccontano di migliaia
di cadaveri che galleggiano nelle acque del Mediterraneo. E, ancora di piu',
di cadaveri lungo il deserto". Nessuno potra' dire, in quel "giorno della
memoria": io non sapevo.

8. UNA SOLA UMANITA'. CECILIA D'ELIA: DUE DONNE
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 10 maggio 2009 col titolo "Due storie di
ordinaria sicurezza" e la nota redazionale "Cecilia D'Elia e' vicepresidente
e assessore alle politiche culturali della Provincia di Roma"]

Chissa' se la signora tunisina e quella romena si sono incontrate, la scorsa
settimana a Roma, nel centro di Ponte Galeria, prima che giovedi' l'una si
suicidasse, dopo aver annunciato che se rimpatriata si sarebbe ammazzata e
l'altra venisse espulsa, perche' "mai registrata all'anagrafe e senza alcun
mezzo di sostentamento al di fuori della prostituzione" (cito parole del
sindaco di Roma). Chissa' se si sono guardate, se si sono parlate, o almeno
se hanno tentato di raccontarsi con gli occhi le loro angosce, le loro
paure.
Due storie di ordinaria applicazione della norme sulla sicurezza e
sull'immigrazione, eppure due ferite ai diritti civili e alla nostra
umanita', due tagli netti nel nostro rapporto con le comunita' straniere,
due tragedie umane che devastano l'immagine internazionale di una Roma
capitale aperta, civile e democratica. Sulla prima tutti si dicono colpiti,
la seconda dalla destra viene incassata come il risultato di una politica
finalmente efficace.
Le congratulazioni del sindaco di Roma alle forze dell'ordine per l'avvenuto
primo rimpatrio di una cittadina romena dedita alla prostituzione rendono
evidenti un equivoco e una precisa strategia: spacciare provvedimenti che
allontanano e puniscono il disagio sociale come seri interventi per la
sicurezza di tutti. Del resto nel nostro paese stanno passando leggi,
decreti, ordinanze che rubricano la poverta' e la disperazione di chi non ha
nulla, di chi non ha scelte, tra i motivi di esclusione, di detenzione, di
espulsione.
E tutto questo lo chiamano, con orgoglio, sicurezza. Gli italiani, nella
loro cultura, prima ancora che nelle loro leggi, rischiano di allontanare
dalla loro vista, e dal perimetro della loro umanita', cio' che nelle
democrazie moderne si chiama disagio, di perdere il senso della parola
eguaglianza, di smarrire il rispetto della dignita' umana.
Non conosco la signora che e' stata rimandata in Romania. Sembra di capire
che fosse sostanzialmente colpevole di essere povera, forse disperata, direi
sprovveduta, tanto da non essersi neanche registrata all'anagrafe. Puo'
questo essere l'identikit di un criminale tanto pericoloso da essere
cacciato? Probabilmente ha offeso la morale o il pubblico decoro,
prostituendosi sulle strade di Roma. Per questo e' stata rimossa, avendo
deciso che non ci sono altre politiche possibili.
Le politiche urbane a Roma si sono ridotte a politiche di ordine pubblico.
Le storie di queste due donne, cosi' diverse, si inseriscono in un crescente
clima di razzismo diffuso e di ripetute, feroci aggressioni a sfondo etnico.
Ma non e' solo Roma. Le politiche sulla sicurezza della destra utilizzano la
prostituzione per fare vetrina di se', per coprire il vuoto sul riscatto che
non promuovono, sul reinserimento sociale che non prevedono, sul
ridimensionamento del patto sociale fondato sulla giustizia. Su questa china
c'eravamo gia' incamminati nei giorni che seguirono il terribile omicidio di
Giovanna Reggiani. Nel dibattito pubblico la violenza sessuale venne
utilizzata e letta come un problema di natura etnica, che identifico' negli
stranieri la causa della violenza. Da li' decollo' la campagna della destra
sulla sicurezza a Roma. Adesso eccola la sicurezza promessa. Da giovedi' a
Roma ci sono due donne di meno, ma la citta' non e' piu' sicura, e' solo
piu' cattiva. Se una donna grida "se mi rimpatriate mi ammazzo" e la
rimpatriano, se una donna si prostituisce e qualcuno esulta perche'
cacciando una prostituta dalla nostra citta' (una delle piu' grandi
metropoli del mondo) l'ha resa piu' sicura, possiamo avere una sola
certezza: che ci stiamo assuefacendo al male, banalmente.

9. UNA SOLA UMANITA'. CINZIA GUBBINI: L'ONU DENUNCIA L'ILLEGALITA' DELLE
DEPORTAZIONI
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 16 maggio 2009 col titolo "Rifugiati.
L'Onu accusa, Maroni sordo" e il sommario "L'Agenzia per i rifugiati
incontra il ministro e chiede di fermare i respingimenti. L'Italia
responsabile delle conseguenze. La replica: andremo avanti"]

Portare la Libia a firmare la Convenzione di Ginevra sui rifugiati. Questo,
al momento, e' l'obiettivo che puo' mettere insieme il ministero
dell'Interno italiano e l'Alto commissariato per i rifugiati delle Nazioni
Unite (Unhcr). Per il resto, la distanza tra Onu e Italia sui respingimenti
delle carrette del mare verso la Libia era e continua ad essere siderale.
Ieri il ministro dell'Interno Roberto Maroni ha incontrato il delegato
italiano dell'Unhcr, Lauren Jolles. Un incontro "cordiale" e "costruttivo",
secondo le parole ufficiali, che ha portato alla proposta di costituire un
tavolo tecnico tra Alto commissariato, Italia, Unione Europea e Libia per
trovare una soluzione comune. Ed e' certo che sia interesse tanto dell'Onu
che dell'Italia trovare almeno un punto d'accordo: l'Onu e' seriamente
preoccupata per l'iniziativa italiana che potrebbe creare un grave
precedente in Europa. L'Italia puo' reggere per un po' il gioco del "chi se
ne frega" sulle reazioni degli organismi internazionali, ma non puo' andare
lontano con i continui attacchi - velati ma non troppo - anche ad personam
(il ministro in questi giorni ha avuto parole tutt'altro che cordiali per la
portavoce italiana dell'Alto commissariato Laura Boldrini, che ieri ha
ricevuto la solidarieta' dell'Arci).
Tuttavia il governo italiano non ha intenzione di retrocedere, e lo ha
ribadito con un comunicato ufficiale dopo l'incontro: "I respingimenti
andranno avanti cosi' come previsto dall'accordo tra Italia e Libia", dice
il Viminale, pur sottolineando di essere "molto attento alle questioni poste
dall'Unhcr". Altrettanto chiara la posizione dell'Alto Commissariato:
"L'Unhcr ha reiterato la richiesta al governo affinche' riammetta le persone
respinte sul proprio territorio. La nuova politica inaugurata dal governo si
pone in contrasto con il principio del non respingimento sancito dalla
Convenzione di Ginevra del 1951, che trova applicazione anche in acque
internazionali. Questo fondamentale principio, che non conosce limitazione
geografica, e' contenuto anche nella normativa europea e nell'ordinamento
giuridico italiano". Fin qui le richieste gia' avanzate nei giorni scorsi
dall'ufficio di Ginevra, appoggiate dal segretario generale dell'Onu Ban
Ki-Moon. Ma stavolta l'Unhcr ha voluto sottolineare che "dal punto di vista
del diritto internazionale l'Italia e' responsabile per le conseguenze del
respingimento". Nessuna "minaccia" di intervento legale. L'Onu vuole
soltanto mettere in evidenza che i migranti rinchiusi nei centri di
detenzione libici sono frequentemente rimpatriati (d'altronde per questo i
paesi europei spingono sulle riammissioni dai paesi africani di transito,
perche' da li' i rimpatri sono piu' semplici). Ma in caso di persone
bisognose di protezione internazionale il rimpatrio verso il paese da cui
fuggono configura un "refoulement", espressamente vietato dalle Convenzioni
internazionali e europee.
La posizione italiana pero' e' intransigente: il governo non riportera' in
Italia le persone respinte in Libia. L'obiettivo e' creare il caso
internazionale che permetta l'avvio di un'esternalizzazione verso i paesi di
transito dell'esame delle richieste di asilo. In questi giorni Maroni ha
piu' volte dichiarato che l'Unhcr ha la possibilita' di fare uno screening
delle persone bisognose di protezione in Libia, e che quindi quello dovrebbe
fare. Ma l'incontro di ieri e' stata l'occasione per Jolles di chiarire
quali sono i termini della presenza dell'Alto Commissariato in Libia:
l'Unhcr non e' presente in veste ufficiale, ma ha solo un ufficio di
collegamento. Ai loro rappresentanti e' concesso di entrare soltanto in
alcuni centri di detenzione, e non in tutti. Alcuni funzionari hanno persino
difficolta' ad ottenere il visto di ingresso in Libia. In queste condizioni
non e' possibile effettuare alcuno screening. Il tavolo tecnico proposto
ieri potrebbe rafforzare anche la presenza dell'Alto commissariato in Libia,
un risultato che l'Onu avrebbe tutto l'interesse di capitalizzare.
In quanto alle responsabilita' internazionali dell'Italia, il Consiglio
italiano dei rifugiati ha annunciato che 24 persone, prevalentemente somali
e eritrei, respinte in Libia hanno dato procura all'avvocato Anton Giulio
Lana per fare ricorso. I loro casi saranno portati innanzi la Corte europea
di Strasburgo.

10. UNA SOLA UMANITA'. ALESSANDRO PORTELLI: TRAGICA FARSA
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 9 maggio 2009 col titolo "Una risata ci
seppellira'"]

L'ultima volta che sono stato in metropolitana a Milano i posti erano tutti
occupati - anche se non so da chi e se con adeguato diritto di sangue - per
cui sono stato in piedi. Se non altro, tenendomi agli appositi sostegni, non
ho dato occasione a nessun padano di prendersela anche per questo con Roma
ladrona. Almeno su questo, ho la coscienza a posto, adesso che, nella
"capitale morale" del paese, il capogruppo in consiglio comunale di un
partito di governo - non il primo che passa, insomma - se ne esce dicendo
che bisogna riservare ai nativi un congruo numero di posti a sedere. E
nessuno lo caccia fuori a calci.
La domanda politica principale in questi giorni e' la seguente: "Ci sono, o
ci fanno?". Diceva Carlo Marx che la storia avviene in tragedia e si ripete
in farsa. Se fosse cosi', non avrebbe senso disturbare il fantasma di Rosa
Parks, la signora afroamericana che consapevolmente decise di sfidare le
leggi razziali dell'Alabama rifiutando di cedere il posto a un bianco. E
ancora meno ne avrebbe evocare la memoria delle leggi razziali come hanno
fatto Franceschini e Amos Luzzatto. In fondo, diciamo, quella del dirigente
leghista milanese e' solo una delle solite boutade, lo sa anche lui che non
e' destinata a essere messa in pratica.
Il problema pero' e' che - come sapeva benissimo William Shakespeare -
tragedia e farsa invece sono inseparabili e si specchiano fra loro. La
tragedia puo' scadere in farsa, ma la farsa prepara la tragedia. E a forza
di dire che le sparate dei leghisti, del loro leader Bossi e del loro guru
Gentilini (e del loro compare Berlusconi) sono folklore, colore locale,
spiritosaggini che non vanno prese sul serio, intanto non ci accorgiamo che
queste buffonate stanno diventando realta' in spazi assai piu' vasti e
cruciali dei vagoni milanesi: e' l'intera Italia che si trasforma in
territorio segregato, con scuole e ospedali riservate agli indigeni, e
galera per chi ne varca gli inviolabili confini. Le schifezze folkloristiche
locali si allargano e diventano politiche governative nazionali: Gentilini
propone di prendere a fucilate gli immigrati come leprotti a Treviso, e
tutti ridono; il suo capopartito Calderoli propone di prendere a cannonate
le barche dei migranti senza permesso nell'Adriatico, e ci cominciamo a
preoccupare; il loro ministro Maroni lascia le barche alla deriva,
rispedisce i migranti al mittente e se ne vanta, e la gente comincia a
morire. La farsa milanese si fa tragedia nei campi di concentramento dei
migranti in Libia, nei suicidi nei centri di detenzione ed espulsione in
Italia. Non "ci fanno": ci sono, e fanno finta di non esserci.
Il nostro paese e' dominato della terribile serieta' del poco serio.
Berlusconi che fa cucu' alla Merkel, che vuole palpeggiare l'assessora
trentina, che dice ai terremotati di considerarsi in campeggio, che racconta
sadiche barzellette sui campi di sterminio e sui desaparecidos non fa ridere
non solo perche' non e' spiritoso, ma soprattutto perche' questi sono
discorsi seri, in cui ridefinisce la correttezza politica nella nuova
Italia: sono il linguaggio che da' forma alla pratica dei rapporti fra gli
stati, fra i generi, fra le classi, fra la vita e la morte. E' tutto uno
scherzo, e' tutta una farsa - che si porta via con un ghigno le cose poco
serie come i soldi della ricostruzione in Abruzzo, le politiche per la
crisi, i morti sul lavoro, i posti di lavoro, i diritti e i salari, la
dignita' delle donne e dei migranti, la bambina ammazzata dai nostri ragazzi
in Afghanistan, e altre pinzillacchere. Forse "ci fanno" e non "ci sono"
solo perche' in questa commedia sta tutto il loro esserci. Dicevamo "una
risata vi seppellira'". Avevamo torto. La risata sta seppellendo noi.

11. UNA SOLA UMANITA'. ENRICO PUGLIESE: DELIRI XENOFOBI
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 16 maggio 2009 col titolo "Migranti,
suicidio sinistro"]

Sembra proprio che sulle scelte politiche dello stato italiano nei confronti
dell'immigrazione l'opposizione arrivi solo dall'estero: l'Unione Europea,
il Vaticano e le Nazioni Unite hanno infatti espresso critiche dure
all'attuale linea del nostro governo. C'e' sicuramente del vero in questa
amara contatazione, ma sarebbe un'affermazione impietosa nei confronti di
chi in Italia si mobilita contro la deriva securitaria e xenofoba che
coinvolge non solo il governo ma anche vasti settori dell'opposizione.
Sarebbe piu' corretto dire che la sola opposizione e' extraparlamentare. E
questo e' uno dei tanti frutti avvelenati della teoria del voto utile.
Opposizione radicale contro la radicalita' delle iniziative del governo in
Parlamento non ce n'e'. E non per caso. Mancano infatti le voci di quelli
che, in passato con maggior determinazione, hanno tentato con coerenza di
frenare la deriva. Ma la mobilitazione continua in altre sedi, anche se
l'eco di essa e' molto piu' modesta. Penso, tanto per dirne una, allo
sciopero della fame che ha iniziato l'Arci contro il decreto sicurezza. E
non si tratta dell'unica voce che si e' levata in ambiente laico. Purtroppo
pero' gli organi di informazione piu' attenti e documentati hanno una
scarsissima risonanza. Penso ad esempio al notiziario del "Redattore
sociale" che informa bene sull'immigrazione entrando nel merito e non
esprimendo posizioni di principio.
Posizioni di principio, o piu' precisamente pregiudizi, vengono espressi
invece a iosa sulla stampa quotidiana da politici e opinionisti che
dovrebbero essere di sinistra. Che Berlusconi, mostrando una competenza
particolare sul tema, dica e ripeta luoghi comuni reazionari e' ben
comprensibile. E' il capo di un governo di destra all'interno del quale
esiste una componente apertamente xenofoba che non vuole una societa'
multietnica. Ma la cosa diventa ben piu' grave quando luoghi comuni e
artifici retorici in sostanza filogovernativi vengono usati da esponenti
istituzionali della sinistra.
Procediamo con ordine a partire dalla societa' multietnica. Come in molti
hanno affermato lapalissianamente, l'Italia e' gia' una societa' multietnica
data la vasta presenza di stranieri di molte nazionalita', di molte etnie e
con colori della pelle diversi. E' chiaro che la Lega non vuole neanche
questo. Non vuole immigrati o - come signorilmente li definisce l'onorevole
Bossi "bingo bongo" - tra i piedi. Per poterli maltrattare bisogna dire di
non volerli e lanciare una campagna contro di loro. Visto che a cacciarli
effettivamente non ci pensano neanche gli industrialotti e le famiglie
razziste che votano Lega Nord, l'attacco all'idea di societa' multietnica o
multiculturale consiste nella sostanza in un attacco al multiculturalismo
come rispetto e riconoscimento della dignita' delle culture altre del nostro
paese (pur nell'ovvio rispetto dei principi costituzionali). In realta' e'
questo che Berlusconi non vuole.
Il presidente del Consiglio ci informa poi di un'altra verita', che pero'
non risulta a chi con gli immigrati lavora. Berlusconi ha dichiarato di
recente che gli immigrati vengono perche' "i trafficanti li reclutano". Ora
chi ha a che fare con gli immigrati sa che essi vengono - compresi i
disperati che arrivano via mare, che sono una piccola minoranza - pienamente
coscienti dei rischi che corrono. Non li recluta nessuno. Sono loro che
vogliono partire. O, come dicono i ragazzi del Senegal, vogliono "bruciare
la frontiera". Cio' senza considerare la vasta componente di rifugiati
politici che fugge da guerre e persecuzioni individuali o collettive e che -
in violazione di principi internazionalmente accettati - vengono rispediti
nel paradiso libico. Qui, secondo il ministro Maroni, dovrebbero essere
vagliate le loro domande di asilo. Ma l'idea che gli immigrati vengono
perche' li reclutano i trafficanti non e' solo un'idea del presidente del
Consiglio. Con cadenza sistematica di questo ci informa anche l'on. Rutelli.
Oddio: piu' che essere sistematica la cadenza ha luogo alla vigilia di
elezioni quando il tema della sicurezza diventa uno degli elementi
qualificanti dell'autolesionismo della sinistra, che proprio a Roma due anni
fa ha travolto lo stesso on. Rutelli. Lui dice che queste cose le sa bene
perche' ne e' stato informato dai servizi segreti. Noi disponiamo di servizi
meno segreti ma molto piu' vasti: quelli forniti dagli immigrati stessi che
raccontano le loro storie e di come sono arrivati.
A questo proposito voglio ricordare il racconto di un immigrato marocchino
nel bel libro di Anselmo Botte (Mannaggia la miseria). In una telefonata al
fratello che e' in Marocco e vuol partire, il bracciante di San Nicola
d'Arco cerca di convincerlo a cambiare idea. Ma il giovane non vuol saperne.
Ha preso la decisione di partire e non lo ferma nessuno. Non sono stati i
trafficanti ad andare in cerca di lui, semmai, all'opposto, e' andato lui a
cercarli. Questa e' la realta' dei fatti. E' inutile nascondersi dietro un
dito.
Non e' facile decidere cosa ci sia da fare ma di certo la linea persecutoria
imboccata aggravera' solo le condizioni degli immigrati e riempira' le
patrie galere.
Per concludere su pregiudizi e artifici retorici vale la pena citare
un'ineffabile intervista al "Messaggero" dell'on. Violante che sceglie il
giusto mezzo tra la linea del governo, che gli sembra un tantino esagerata,
e quella da lui inventata degli estremisti che auspicano l'arrivo in massa
degli immigrati. E' un bel modo per screditare la sinistra e dar credito al
governo. Ma l'on. Violante si lancia anche in ardite proposte come quella di
riservare ai figli degli immigrati nelle scuole e negli asili una
percentuale dei posti pari all'incidenza degli immigrati. Violante non
specifica se nel calcolo della percentuale vanno compresi anche gli
irregolari, ma forse questo non e' un problema dato che provvedera' il
decreto a escludere preventivamente i figli dei non regolari. Ma, a parte
questo, se gli immigrati - come pare sia vero - fanno in proporzione piu'
figli degli autoctoni, si lasceranno i bambini fuori dalla scuola?
Ma non e' questo l'aspetto piu' irritante. Cio' che irrita, anzi fa
disperare, e' l'inondazione di buon senso e di proposte all'apparenza sagge
che finiscono in sostanza per legittimare, se non l'azione governativa, un
atteggiamento anti-immigrati ponendo all'attenzione solo la questione della
presunta invasione e della sicurezza. Che solo poca gente arrivi via mare e
che si tratta dei piu' disperati non lo dice nessuno, tranne l'Arci, la
Caritas o il "Redattore sociale". E che non ci sia ora uno straccio di
politica sociale a favore degli immigrati non sembra essere un problema ne'
per Rutelli, ne' per Berlusconi, ne' per Sergio Romano e cosi' via di
seguito. Il giusto mezzo sa di giusta xenofobia, di giusto pregiudizio. E
intanto pochi leggono la nota del "Redattore sociale" sull'assenza di spesa
pubblica per l'integrazione. In base ai dati forniti da Ambrosini sul
"Redattore" si legge che "il fondo per le politiche di integrazione e' stato
quasi azzerato: sono rimasti 5 milioni di euro, contro i 300 della Spagna e
i 750 della Germania". Queste sono le cose dalle quali imparare, altro che
le chiacchiere sui trafficanti e i servizi segreti.

12. RIFERIMENTI. PER LA SOLIDARIETA' CON LA POPOLAZIONE COLPITA DAL
TERREMOTO

Per la solidarieta' con la popolazione colpita dal sisma segnaliamo
particolarmente il sito della Caritas italiana: www.caritasitaliana.it e il
sito della Protezione civile: www.protezionecivile.it, che contengono utili
informazioni e proposte.

13. APPELLI. IL 5 PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO
[Dal sito del Movimento Nonviolento (www.nonviolenti.org) riprendiamo il
seguente appello]

Anche con la prossima dichiarazione dei redditi sara' possibile
sottoscrivere un versamento al Movimento Nonviolento (associazione di
promozione sociale).
Non si tratta di versare soldi in piu', ma solo di utilizzare diversamente
soldi gia' destinati allo Stato.
Destinare il 5 per mille delle proprie tasse al Movimento Nonviolento e'
facile: basta apporre la propria firma nell'apposito spazio e scrivere il
numero di codice fiscale dell'associazione.
Il Codice Fiscale del Movimento Nonviolento da trascrivere e': 93100500235.
Sono moltissime le associazioni cui e' possibile destinare il 5 per mille.
Per molti di questi soggetti qualche centinaio di euro in piu' o in meno non
fara' nessuna differenza, mentre per il Movimento Nonviolento ogni piccola
quota sara' determinante perche' ci basiamo esclusivamente sul volontariato,
la gratuita', le donazioni.
I contributi raccolti verranno utilizzati a sostegno della attivita' del
Movimento Nonviolento e in particolare per rendere operativa la "Casa per la
Pace" di Ghilarza (Sardegna), un immobile di cui abbiamo accettato la
generosa donazione per farlo diventare un centro di iniziative per la
promozione della cultura della nonviolenza (seminari, convegni, campi
estivi, eccetera).
Vi proponiamo di sostenere il Movimento Nonviolento che da oltre
quarant'anni, con coerenza, lavora per la crescita e la diffusione della
nonviolenza. Grazie.
Il Movimento Nonviolento
*
Post scriptum: se non fate la dichiarazione in proprio, ma vi avvalete del
commercialista o di un Caf, consegnate il numero di Condice Fiscale e dite
chiaramente che volete destinare il 5 per mille al Movimento Nonviolento.
Nel 2007 le opzioni a favore del Movimento Nonviolento sono state 261
(corrispondenti a circa 8.500 euro, non ancora versati dall'Agenzia delle
Entrate) con un piccolo incremento rispetto all'anno precedente. Un grazie a
tutti quelli che hanno fatto questa scelta, e che la confermeranno.
*
Per contattare il Movimento Nonviolento: via Spagna 8, 37123 Verona, tel.
0458009803, fax: 0458009212, e-mail: redazione at nonviolenti.org, sito:
www.nonviolenti.org

14. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

15. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 824 del 18 maggio 2009

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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