Coi piedi per terra. 190



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COI PIEDI PER TERRA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Numero 190 del 18 maggio 2009

In questo numero:
1. Innanzitutto
2. Breve un elogio del principio di non-contraddizione
3. Associazione italiana medici per l'ambiente - Isde: Ambiente e salute per
l'Europa dei diritti umani
4. Marinella Correggia: Il tetto
5. Mario Pianta presenta alcuni recenti libri sulla democrazia globale
6. Per contattare il comitato che si oppone al mega-aeroporto di Viterbo e
s'impegna per la riduzione del trasporto aereo

1. LE ULTIME COSE. INNANZITUTTO

Innanzitutto opporsi al tentativo di colpo di stato razzista.
Innanzitutto difendere i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Oggi, qui, innanzitutto.

2. EDITORIALE. BREVE UN ELOGIO DEL PRINCIPIO DI NON-CONTRADDIZIONE

Si' alle terme, no al mega-aeroporto.
Non si possono avere contemporaneamente due cose di cui l'una esclude
l'altra. Ce lo insegnava il vecchio Aristotele quando noi eravamo giovani.
E cosi' delle due l'una: o si valorizza l'area termale, e allora non si puo'
fare il mega-aeroporto che la devasterebbe; o si fa il criminale
mega-aeroporto, e si massacra irreversibilmente l'area termale.
Non dovrebbe essere difficile scegliere.
Noi crediamo che occorre difendere e valorizzare l'area termale del
Bulicame.
Noi crediamo che occorre sviluppare il termalismo.
Noi crediamo che occorre tutelare e valorizzare il territorio, i suoi beni
naturalistici, archeologici, culturali, agricoli, scientifici, terapeutici e
sociali.
Noi crediamo che occorre difendere la salute, la sicurezza e i diritti dei
cittadini.
Noi crediamo che occorre rispettare le leggi.
Per tutte queste ragioni il mega-aeroporto a Viterbo - un'opera del tutto
fuorilegge, nociva e distruttiva - non puo' e non deve essere realizzato.
Per tutte queste ragioni l'area termale del Bulicame va difesa e
valorizzata.

3. DOCUMENTI. ASSOCIAZIONE ITALIANA MEDICI PER L'AMBIENTE - ISDE: AMBIENTE E
SALUTE PER L'EUROPA DEI DIRITTI UMANI
[Dall'Associazione italiana medici per l'ambiente - Isde (International
Society of Doctors for the Environment - Italia) riceviamo e diffondiamo.
Per contatti: via della Fioraia 17/19, 52100 Arezzo, tel. 057522256, fax:
057528676, sito: www.isde.it; per contatti a Viterbo: tel. 3383810091,
e-mail: isde.viterbo at libero.it]

Ambiente e salute per l'Europa dei diritti umani
Una riflessione complessa e un programma d'azione proposti dall'Isde
*
Ambiente e salute: un approccio complesso e unitario
L'ambiente nella sua accezione piu' completa e complessa - comprensiva di
stili di vita, condizioni sociali ed economiche - e' un determinante
fondamentale per il benessere psicofisico e quindi per la salute delle
persone e delle popolazioni. La considerazione e la valutazione del rapporto
ambiente e salute dovra' pertanto rivestire un ruolo centrale in ogni
intervento legislativo, programmatico e d'indirizzo del prossimo Parlamento
Europeo.
I cambiamenti climatici indotti dall'immissione nell'atmosfera di gas serra,
generati da  attivita' industriali e sistemi di trasporto, rappresentano -
come denunciato in varie sedi dalla comunita' scientifica internazionale -
una grande emergenza planetaria e impongono scelte decisive e non piu'
rimandabili, in ragione delle possibili e difficilmente prevedibili
conseguenze economiche, ambientali, biologiche, sanitarie.
Su queste basi riteniamo indispensabile un forte ripensamento dell'attuale
modello di sviluppo e dell'intero sistema economico, che riconosca la
centralita' del binomio ambiente-salute.
Il rapporto dinamico e indissolubile che lega ambiente e salute dovrebbe
essere al centro del dibattito scientifico e culturale ed ispirare le
scelte culturali, politiche e economiche. Come medici e ricercatori abbiamo
il compito e il dovere morale di indicare le scelte piu' opportune e sicure
per tutelare l'ambiente e la salute dei cittadini e delle generazioni
odierne e future.
Sempre piu' spesso l'ambiente e' considerato come un nuovo settore d'affari
e sempre piu' numerosi e drammatici sono diventati i crimini e gli scempi
ambientali: inquinamento dell'intera eco-biosfera, con particolare
riferimento alle catene alimentari e agli ecosistemi; deforestazione,
desertificazione, cementificazione di territori sempre piu' vasti; grandi
opere e infrastrutture, spacciate come cruciali (spesso con il sostegno di
vere e proprie campagne mediatiche e pubblicitarie), ma devastanti per
l'ambiente e dannose per la salute delle popolazioni.
Per questi motivi e' necessario diffondere intorno ad ogni scelta ad alto
impatto ambientale la piu' rigorosa ed obiettiva informazione scientifica,
onde permettere e promuovere l'attiva partecipazione dei cittadini, in ogni
Stato dell'Unione, secondo quanto previsto dalla Convenzione di Aarhus.
Riteniamo infatti che una corretta informazione, la partecipazione
democratica, la condivisione delle scelte siano presupposti fondamentali di
una politica responsabile e rispettosa di un giusto rapporto tra cittadini e
ambiente.
A partire dalle suesposte considerazioni la nostra associazione auspica che
qualsiasi intervento legislativo, programmatico e d'indirizzo del prossimo
Parlamento europeo si ispiri ai suddetti valori e individua alcuni principi
fondamentali e settori prioritari per una corretta politica di salvaguardia
dell'ambiente e di tutela della salute.
*
Principi fondamentali
Il diritto alla salute
Il diritto alla salute e' sancito dalla Dichiarazione universale dei diritti
umani e dall'art. 32 della Costituzione italiana, che lo pongono tra i
diritti fondamentali ed inalienabili di ogni essere umano.
L'Isde chiede al Parlamento europeo di operare per rimuovere ogni ostacolo
alla piena attuazione di questo diritto inviolabile, che dovra' essere
garantito a tutti i cittadini europei e a quanti si trovino a vivere, anche
temporaneamente, negli Stati membri dell'Unione, senza alcuna
discriminazione, in quanto la tutela del benessere psicofisico di ogni
individuo e' premessa e garanzia indispensabile per il benessere e la salute
dell'intera comunita'.
L'Isde chiede anche al Parlamento europeo di adoperarsi affinche' il diritto
alla salute sia garantito in ogni parte del mondo e in particolare nei Paesi
piu' poveri, attraverso politiche di partenariato e cooperazione. In
particolare l'Isde chiede che il Parlamento europeo si faccia promotore di
precise disposizioni che impegnino le industrie farmaceutiche a fornire
l'accesso ai farmaci salvavita e ai loro brevetti a prezzi accessibili e che
solleciti gli Stati dell'Unione Europea a destinare una parte piu'
consistente di fondi per la ricerca alla diagnosi e cura delle cosiddette
"neglected diseases", malattie endemiche che affliggono le comunita' piu'
emarginate e dimenticate del mondo (oltre un miliardo di persone).
*
Il principio di precauzione
Il principio di precauzione, entrato a far parte del Trattato Costitutivo
dell'Unione Europea (Maastricht, 1994) afferma "... Qualora esista il
rischio di danni gravi ed irreparabili, la mancanza di piena certezza
scientifica non puo' costituire il pretesto per rinviare l'adozione di
misure efficaci, anche non a costo zero, per la prevenzione del degrado
ambientale".
L'Isde chiede che il Parlamento europeo assuma ogni scelta e intervento
legislativo alla luce del principio di precauzione, che sancisce il primato
della salute e della salvaguardia dell'ambiente sulle valutazioni di ordine
politico ed economico.
*
La prevenzione primaria
Per prevenzione primaria si deve intendere l'insieme delle scelte e dei
provvedimenti adottati in ambito ambientale, sociale e politico con
l'obiettivo di favorire il benessere psico-fisico delle popolazioni e di
prevenire l'insorgenza delle malattie nella collettivita'.
L'Isde chiede al Parlamento europeo di privilegiare sempre e in ogni caso le
politiche di prevenzione primaria; di garantire un'informazione corretta e
completa sui rischi sanitari derivanti dal degrado ambientale, anche
connesso alla realizzazione di infrastrutture e grandi opere nonche' dalle
pratiche bio-mediche.
L'Isde chiede che sia garantita la completa e definitiva attuazione di
quanto stabilito a partire dalla Convenzione di Stoccolma del 13 maggio 2001
per la eliminazione dei cosiddetti inquinanti organici persistenti (POPs -
Persistent Organic Pollutants -) e che la normativa  europea R.E.A.CH.
(Registration, Evaluation, Authorisation and  Restriction of Chemicals) sia
resa piu' rigorosa ed estesa a tutte le sostanze chimiche di sintesi di
nuova introduzione: che ogni nuovo prodotto sia cioe' sottoposto a prove
adeguate di innocuita' a carico del produttore e verificate da organismi
indipendenti.
L'Isde chiede che sia data priorita' e sostegno alla ricerca biomedica
indipendente, destinando ad essa parte delle risorse economiche attualmente
impiegate per le spese militari; che si rinunci alla realizzazione di
infrastrutture e grandi opere quando esistono progetti alternativi che non
determinino rischi per l'ambiente e per le popolazioni; che le popolazioni
stesse siano coinvolte in ogni fase decisionale e che tale diritto non sia
in alcun modo limitato o inficiato dalle legislazioni dei singoli Stati
dell'Unione; che ogni scelta sia valutata secondo il principio di
precauzione.
*
Ambiti specifici e criteri di intervento
Energia
La comunita scientifica internazionale concorda circa la necessita' di una
rapida conversione dell'attuale modello di sviluppo in larga misura fondato
sul consumo di combustibili fossili e di risorse non rinnovabili; in tutto
il mondo si chiede, quindi, un rapido incremento delle politiche di
risparmio energetico e di ricerca e diffusione delle energie rinnovabili
(solare, solare termico, eolico, minieolico) e programmi concreti di
emancipazione rapidamente progressiva dalle fonti di energia fossile, in
particolare dal carbone e dal nucleare.
L'Isde supporta l'azione di vigilanza del Parlamento europeo nei confronti
dei singoli Stati membri che non adempiano correttamente a quanto
determinato e normato in sede comunitaria: in particolare, per quanto
concerne l'Italia, l'Isde chiede che il Parlamento europeo si adoperi  per
l'eliminazione dei contributi statali denominati Cip6 per le fonti
energetiche non realmente rinnovabili  e classificate  come "assimilate".
L'Isde chiede al Parlamento europeo di spingere tutti i paesi comunitari ad
abbandonare, in tempi rapidi, programmi energetici basati sull'utilizzo di
fonti fossili particolarmente inquinanti e climalteranti (con particolare
riferimento al carbone) e sul rilancio del nucleare, che rappresenta
un'ipoteca inaccettabile sulla vita delle generazioni future; a promuovere
la diffusione sul proprio territorio di piccole centrali di produzione
energetica; a disincentivare la costruzione di grandi poli energetici,
fortemente inquinanti per l'ambiente e dannosi per la salute delle
popolazioni.
*
Gestione dei rifiuti
Una societa' sostenibile richiede un incremento delle filiere brevi del
ciclo dei materiali post-utilizzo, in modo che possano essere attuati
maggiori controlli e che l'intero ciclo possa essere gestito in relazione
alle peculiarita' sociali ed economiche di micro-aree territoriali. Con la
piena attuazione di questo tipo di gestione il quantitativo di materiali che
necessitino di un trattamento finale si riduce in maniera drastica e la
parte residua puo' essere trattata senza alcuna combustione, con tecniche
meccaniche di estrusione per attrito: tali sistemi sono gia' operativi con
successo anche in Italia, e non determinano danno alla salute e all'ambiente
come accade invece nel caso di "chiusura del ciclo dei rifiuti" con
inceneritori e conferimento in discarica.
Tenendo conto del fatto che l'Unione Europea ammette il conferimento in
discarica e l'incenerimento dei rifiuti solo in assenza di valide
alternative e come ultima opzione, poiche' ritiene queste due metodiche di
"smaltimento" antieconomiche e dannose per la salute e per l'ambiente,
l'Isde chiede al Parlamento europeo di prodigarsi affinche' in tutti i paesi
dell'Unione si incrementi e diffonda la "politica delle R": Riduzione della
produzione dei rifiuti, Raccolta differenziata "porta a porta", Riciclaggio,
Riuso, Riparazione e Responsabilizzazione dei cittadini e delle istituzioni,
cosi' da evitare l'incenerimento dei materiali post-utilizzo e da ridurre
progressivamente il conferimento in discarica dei rifiuti.
*
Acqua
La qualita' dell'acqua, come quella dell'aria, sono due determinanti
fondamentali della salute. L'acqua e' e deve rimanere un bene comune.
L'accesso all'acqua e' un diritto inalienabile per le persone e i popoli.
L'Isde chiede quindi al Parlamento europeo di favorire in ogni modo la
gestione pubblica di questa risorsa fondamentale.
L'Isde chiede che le istituzioni europee vigilino affinche' in tutti i paesi
dell'Unione Europea si adottino politiche concrete di risparmio idrico; di
salvaguardia e risanamento degli ecosistemi e dei bacini idrici utilizzati
per approvvigionamento di acque potabili; di miglioramento degli acquedotti
e delle reti di distribuzione. Chiede in particolare che le normative
europee gia' esistenti a garanzia della potabilita' e salubrita' delle acque
erogate alle popolazioni siano rese piu' vincolanti per i singoli Stati
membri e che non venga piu' concesso l'istituto della deroga che permette di
riconoscere come potabili acque con elevati livelli di sostanze tossiche,
quali arsenico, vanadio,  fluoro e selenio.
*
Aria
La qualita' dell'aria e' un determinante fondamentale della salute. A
maggiori livelli d'inquinamento atmosferico sono correlati incrementi
evidenti delle malattie respiratorie e cardiovascolari.
L'Isde chiede al Parlamento europeo di sostenere e rafforzare tutti gli
interventi in grado di ridurre drasticamente la produzione e immissione in
ambiente di anidride carbonica e altri gas serra e di sostanze nocive e
tossiche, con particolare riferimento al particolato fine e ultrafine, agli
idrocarburi policromatici, ai metalli pesanti, al benzene, alle molecole
diossino-simili: tutti agenti potenzialmente mutageni e/o epimutageni e
quindi cancerogeni e teratogeni.
L'Isde chiede di estendere e potenziare in tutto il territorio europeo le
reti di monitoraggio della qualita' dell'aria, con utilizzo delle migliori
tecnologie disponibili, in particolare nelle aree e nei distretti con
presenza di rilevanti fonti d'inquinamento: aree industriali,  grandi poli
di produzione energetica, citta' con elevato traffico veicolare, aree
aeroportuali.
L'Isde chiede anche di rivedere e rendere piu' efficaci le iniziative
fiscali per limitare l'utilizzo dei combustibili fossili, che rappresentano
da quasi due secoli la principale fonte delle emissioni inquinanti e
climalteranti.
*
Mobilita'
Una migliore qualita' dell'aria potra' essere garantita soltanto da una
rapida trasformazione dell'intero sistema dei trasporti che permetta una
drastica riduzione dell'immissione in atmosfera dei prodotti della
combustione di petrolio, gasolio, benzine, gas.
L'Isde chiede quindi al Parlamento europeo di incentivare il trasporto su
rotaia e le cosiddette autostrade del mare per il trasporto di merci e
persone; di prodigarsi per una progressiva riduzione del traffico
automobilistico e per la limitazione delle aree urbane destinate al
trasporto privato, nelle grandi e piccole citta', che potrebbero cosi'
recuperare fascino, bellezza e condizioni di vita piu' salubri; di
disincentivare il trasporto commerciale su gomma; di sottoporre a politiche
di monitoraggio e riduzione il traffico aereo.
Tenuto conto del fatto che il traffico aereo e' attualmente responsabile
(secondo le stime piu' accreditate) del 4-10% delle emissioni di anidride
carbonica, l'Isde ritiene che sarebbe necessario promuovere politiche di
riduzione e intende proporre una moratoria per la costruzione di nuovi
aeroporti e l'ampliamento di quelli gia' esistenti (Germania e Francia
hanno gia' attuato questo provvedimento, che dovrebbe essere raccomandato
agli altri paesi europei e in particolare all'Italia dove al momento si
registra la presenza di piu' di cento aeroporti). L'Isde chiede per contro
di implementare i collegamenti  ferroviari tra le capitali europee e di
migliorare le reti ferroviarie locali e nazionali, ma sempre nel rispetto
delle peculiarita' dei territori e dei diritti delle popolazioni
interessate.
*
Pratiche agricole
L'Isde chiede al Parlamento europeo di incentivare in ogni modo le
coltivazioni biologiche; di premere per una rapida eliminazione di pesticidi
e fitofarmaci dalle pratiche agricole; di sostenere l'agricoltura integrata;
di incentivare i progetti di ricerca e riconversione al biologico, che
dovrebbe essere obbligatoria nelle aree dedicate a coltivazioni agricole
situate in prossimita' di sistemi idrici che forniscono acque potabili alle
popolazioni.
Per quanto riguarda l'introduzione e l'uso di Ogm alimentari, l'Isde chiede
al Parlamento europeo di farsi garante del piu' rigoroso rispetto del
principio di precauzione, al fine di impedire la loro introduzione e
commercializzazione, in attesa di evidenze scientifiche certe, che ne
dimostrino la sicurezza e l'oggettiva necessita'.
*
Campi elettromagnetici
L'Isde reputa di fondamentale importanza che il Parlamento europeo, sulla
base dei documenti ufficiali dell'European Environment Agency (Eea), che
evidenziano rischi acclarati per la salute umana, emani e disponga norme e
misure atte a ridurre - in prossimita' di scuole, centri sportivi e aeree
densamente abitate - l'esposizione (in specie degli organismi in via di
sviluppo) a campi elettromagnetici.
L'Isde chiede al Parlamento europeo di prodigarsi perche' tutti i Paesi
europei si dotino di piani nazionali per l'installazione dei diversi sistemi
e strutture di emissione dei campi elettromagnetici in modo da avere una
mappa con valori certi e noti di esposizione; di promuovere campagne
d'informazione e prevenzione circa i possibili danni alla salute; di
incentivare e sostenere studi e ricerche indipendenti, che permettano di
approfondire e incrementare le conoscenze su questo particolare fattore di
inquinamento ambientale in continua espansione, vista l'enorme e rapida
diffusione di sempre nuove tecnologie di telecomunicazioni.
*
L'associazione mette a disposizione le proprie conoscenze e competenze
scientifiche per approfondire ogni aspetto di quanto esposto e per sostenere
tutte le iniziative istituzionali come quelle della societa' civile tese a
realizzare il benessere psicofisico delle persone ed un corretto e armonioso
rapporto con l'ambiente.

4. MONDO. MARINELLA CORREGGIA: IL TETTO
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 9 maggio 2009 col titolo "Calcoli d'aria
fritta"]

AAA cercansi governi disposti a mettere un tetto alle estrazioni di carbone,
petrolio e gas. Ovvero a limitare l'uso delle riserve di combustibili
fossili gia' scoperte e a porre una moratoria permanente sulle nuove
prospezioni. Questa e' la prova del nove della loro serieta' in materia di
clima, spiega il giornalista e ambientalista inglese George Monbiot sul
"Guardian", partendo da due articoli scientifici pubblicati dalla rivista
"Nature". I quali indicano quanta anidride carbonica si potra' ancora
produrre se si vuole avere qualche ragionevole possibilita' (possibilita'!)
di contenere entro due gradi - gia' abbastanza disastrosi - il riscaldamento
globale del clima.
L'approccio e' innovativo. I governi e l'Onu discutono su determinati
obiettivi percentuali di riduzione entro una data, ma non dicono nulla sulla
quantita' totale di carbonio che possiamo ancora rilasciare in atmosfera.
Invece uno dei due documenti, di Mylen Allen e altri, suggerisce che appunto
per contenere l'aumento entro i due gradi, potremo bruciare al massimo
400-500 miliardi di tonnellate di carbonio da qui all'eternita', o meglio
all'estinzione dell'umanita'. L'altro, di Malte Meinshausen e altri,
suggerisce che producendo mille miliardi di anidride carbonica fra il 2000 e
il 2025 avremo il 25% di probabilita' di superare i due gradi. Si tratta di
una stima inferiore alla prima perche' bruciare una tonnellata di carbonio
produce 3,667 tonnellate di anidride carbonica (CO2), dunque mille miliardi
di tonnellate di anidride carbonica fanno 273 miliardi di tonnellate di
carbonio. Comunque, a prendere in considerazione tutti i gas serra
responsabili del riscaldamento climatico, anche il budget totale
"accettabile" di CO2 indicato da Allen scenderebbe: a 400 miliardi di
tonnellate.
Questo tetto alle emissioni, come si traduce in termini di prelievo di
combustibili fossili dalle riserve? Secondo il World Energy Council, le
riserve globali di carbone ammontano a 848 miliardi di tonnellate; quelle di
gas naturale a 177 trilioni di metri cubi; quelle di petrolio grezzo a 162
miliardi di tonnellate. Lasciamo perdere le fonti non convenzionali come le
sabbie bituminose, gli idrati di metano, e le risorse di gas naturale
liquido. In media una tonnellata di carbone contiene 746 kg di carbonio. Un
metro cubo di gas naturale contiene 0,49 kg di carbonio. Quanto al petrolio,
c'e' piu' incertezza perche' non tutti i suoi prodotti raffinati vengono
bruciati. Ma in modo grossolano si possono stimarne le emissioni in 317 kg
di CO2 al barile. Per una tonnellata fanno 2.219 kg di CO2 ovvero 650 kg di
carbonio.
Moltiplicando e sommando, si arriva a stimare che le riserve di combustibili
fossili convenzionali contengano 818 miliardi di tonnellate di carbonio.
Dunque, anche ignorando - e non si puo' - tutti gli altri gas serra e tutte
le fonti non convenzionali, e anche prendendo per buono fra i due studi di
"Nature" quello piu' ottimistico, ecco che potremo permetterci di bruciare
solo il 61% di tutte le riserve note, fra ora e l'eternita'. Affidandoci
invece all'altro studio, potremo bruciare solo il 33% delle risorse, fra ora
e il 2050. Anzi no, di meno perche' dovremo sottrarre quel che abbiamo gia'
bruciato fra il 2000 e oggi. Conclusione: la triade fossile andrebbe
lasciata in buona parte sottoterra. Ma, a parte i membri dell'Opec che lo
fanno per aumentare i prezzi, e a parte il governo dell'Ecuador, nessuno
sembra voler limitare l'estrazione di combustibili. Anzi, e' caccia grossa
alle fonti non convenzionali.

5. LIBRI. MARIO PIANTA PRESENTA ALCUNI RECENTI LIBRI SULLA DEMOCRAZIA
GLOBALE
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 7 maggio 2009 col titolo "Innovazioni tra
globale e locale. Politiche cosmiche" e il sommario "La crisi economica
alimenta le speranze di un modello di governance planetaria basato su parole
chiave come uguaglianza, nonviolenza e azione diretta. Un sentiero di
lettura a partire da un volume sulla democrazia cosmopolita e da una
raccolta di saggi sulle forme di aggregazione dopo l'era dei partiti di
massa"]

La crisi finanziaria internazionale ha rivelato la fragilita' del mercato
come strumento di regolazione dell'ordine globale e ha ridato improvvisa
legittimita' all'azione degli stati nazionali. In tutti i paesi, nei
governi, nei partiti e nei movimenti, sociali c'e' chi, da un lato, e'
tentato dalla nostalgia di pensare che tutto possa tornare come prima;
dall'altro, c'e' chi invece sostiene che dopo la lunga globalizzazione
neoliberista la politica e la democrazia debbano ridefinirsi radicalmente.
Due libri aiutano a tracciare le mappe del cambiamento, verso l'"alto" dei
processi globali e verso il "basso" della partecipazione dei cittadini.
Cittadini del mondo. Verso una democrazia cosmopolitica, di Daniele
Archibugi (Il Saggiatore, pp. 320, euro 20) disegna i contorni di un mondo
possibile dopo l'epoca della sovranita' degli stati nazionale. Dopo la
politica. Democrazia, societa' civile e crisi dei partiti, a cura di Duccio
Zola (Edizioni dell'Asino, euro 12) esplora invece le pratiche di democrazia
dopo l'era della politica monopolizzata dai partiti.
Su scala globale il "vuoto" di democrazia e capacita' di governo e' apparso
evidente nell'inconcludente vertice del G20 del 2 aprile scorso a Londra,
che ha tentato di mantenere gli attuali rapporti di potere attraverso forme
piu' "multilaterali" di global governance. Una via alternativa alle
conclusioni del G20 londinese e' la democrazia cosmopolitica proposta nel
volume da Archibugi, che delinea un sistema di governo a piu' livelli ed
estende i fondamenti della democrazia - diritti, partecipazione, poteri di
controllo - oltre i confini nazionali.
*
Tra nonviolenza e controllo popolare
Alcuni passi in questa direzione sono gia' stati compiuti, ad esempio il
Tribunale penale internazionale all'Aja deve tutelare i diritti umani
fondamentali di tutti i cittadini del mondo e dispone per questo di
un'autorita' che scavalca quella degli stati. Altre azioni "cosmopolitiche"
riguardano le richieste per rafforzare, democratizzare e rendere piu'
autonome dai paesi piu' potenti le istituzioni sovranazionali legittime -
come le Nazioni Unite, di cui fanno parte i 192 paesi del pianeta - e
affidare a loro - anziche' a un gruppo ristretto scelto dai piu' ricchi -
responsabilita' specifiche su problemi globali. Cosi', in contrapposizione
al G20, l'Onu terra' a giugno la sua "Conferenza sulla crisi economica e
finanziaria mondiale e sull'impatto sullo sviluppo", da cui potrebbero
venire risposte alla crisi piu' condivise, democratiche ed efficaci che non
dagli incontri ristretti di Washington e Londra.
Ma i protagonisti sulla scena globale non sono solo gli stati. Un altro
insieme di proposte della democrazia cosmopolitica riguarda il
riconoscimento ai cittadini del mondo di un insieme di nuovi diritti e
doveri che superino quelli nazionali, e la creazione di nuove istituzioni
sovranazionali che siano indipendenti dai governi degli stati e rispondano
invece ai cittadini o alla societa' civile di tutti i paesi. Gli esempi
comprendono la creazione di una Assemblea parlamentare delle Nazioni Unite
dove siano rappresentati i cittadini (o i parlamenti) - anziche' i governi -
del pianeta, il coinvolgimento di organizzazioni della societa' civile nei
meccanismi di decisione delle organizzazioni sovranazionali, la creazione di
un Consiglio per i diritti umani con un forte ruolo delle organizzazioni non
governative, e cosi' via.
Proposte di questo tipo emergono, nel libro di Archibugi, da una visione
della democrazia fondata su tre principi: nonviolenza, controllo popolare e
uguaglianza politica, che va al di la' degli aspetti piu' immediati -
presenza di elezioni, partiti, liberta' d'informazione. Tali principi, per
essere effettivi su scala nazionale, devono affermarsi anche a livello
globale. La nonviolenza definisce una condizione necessaria per la
democrazia: l'accettazione di preventive regole condivise - che escludono
l'uso della forza - su come si puo' ottenere o perdere il potere politico.
Il controllo popolare deve riguardare anche le decisioni prese da altri
stati (o da poteri economici transnazionali) e che hanno conseguenze sui
cittadini di un singolo paese. L'uguaglianza politica deve portare a
definire una comunita' di cittadini del mondo con uguali diritti e doveri
sui temi di rilievo globale.
Sono evidenti qui i paralleli con le richieste avanzate dai movimenti
globali che - da Seattle nel 1999 a Londra nel 2009 - si sono opposti alla
globalizzazione neoliberista in nome della democrazia e della giustizia
economica e sociale. Il volume individua alcuni temi di azione prioritaria -
il controllo sull'uso della forza, l'accettazione delle diversita'
culturali, l'autodeterminazione dei popoli, il monitoraggio degli affari
interni e la tutela dei diritti umani, la gestione partecipativa dei
problemi globali - sui quali i cittadini del mondo potrebbero acquisire i
diritti e doveri di una nascente "cittadinanza cosmopolitica". Per Archibugi
la scommessa e' di trasformare le rivendicazioni dei movimenti globali in
nuove istituzioni capaci di estendere la democrazia e di porre vincoli alla
sovranita' degli stati, in un sistema di "costituzionalismo globale" in cui
il nuovo possa convivere con l'attuale sistema inter-statale.
Cinque modelli concreti di quest'ordine "ibrido" sono esaminati nella
seconda parte di Cittadini del mondo, con i casi delle Nazioni Unite, degli
interventi umanitari, dell'"esportazione della democrazia",
dell'autodeterminazione dei popoli e dei contesti multilinguistici.
Ritroviamo qui uno dei punti di forza del volume: la capacita' di unire una
solida visione complessiva con la concretezza delle proposte, in parte gia'
praticate dall'evoluzione dei rapporti internazionali e dal ruolo crescente
della societa' civile mondiale. Meno convincente e' invece lo schema che
contrappone un'uniforme democrazia (nella sua versione liberale piu'
standard) a un generico autoritarismo (in sostanza: l'assenza di elezioni
politiche), mentre il rapporto tra democrazia e capitalismo su scala globale
non viene affrontato.
*
Il potere delle elite
Le idee chiave per essere cittadini del mondo si intrecciano bene alle
proposte di Dopo la politica per le pratiche a scala nazionale. Qui e' in
gioco la ridefinizione della politica, oltre una democrazia rappresentativa
svuotata e mediatizzata, controllata dalle elite e dai partiti. I contributi
raccolti in Dopo la politica. Democrazia, societa' civile e crisi dei
partiti esplorano cosi' i meccanismi di tale declino e suggeriscono alcune
direzioni per un rinnovamento radicale della politica. Il punto di partenza,
individuato dal saggio di Juergen Habermas, e' la fine della politica dello
stato sociale come si e' affermata nel dopoguerra nei paesi europei. La
debolezza della politica come strumento per "temperare" il capitalismo, la
burocratizzazione del welfare e la forza dei mercati globali sono alla
radice della caduta di efficacia e consenso di una politica nazionale
fondata sulla redistribuzione promessa dal welfare. Per Habermas, la via
d'uscita passa per un maggior spazio riconosciuto alla solidarieta' come
principio di regolazione sociale, rispetto ai meccanismi dominati dal potere
dello stato e dal mercato, e per una espansione della sfera pubblica e dei
processi di comunicazione che la caratterizzano.
La prospettiva della democrazia deliberativa proposta da Habermas incontra
cosi' la societa' civile intesa come una sfera pubblica che vede
protagonisti i cittadini e le loro relazioni sociali, tema questo al centro
del capitolo di Duccio Zola. Il rinnovamento della democrazia puo' trovare
terreno fertile in quest'incontro, che offre nuove modalita' di definizione
delle identita', di aggregazione degli interessi, di accordo sulle procedure
per decidere sul bene comune. Resta aperta tuttavia la questione dei
rapporti tra le attivita' della societa' civile e i processi istituzionali
che caratterizzano la politica degli stati nazionali, un terreno senza
regole, segnato da pratiche e comportamenti differenziati, e da una continua
capacita' della politica tradizionale di esercitare controllo e potere sulla
societa'.
*
La pratica del consenso
Ma esiste una capacita' della societa' civile di "reinventare" la
democrazia? La risposta e' nel capitolo di Donatella della Porta, che
presenta i risultati di una ricerca europea sulla democrazia nei movimenti
globali. Nelle risposte di duecento organizzazioni sociali europee, le idee
e le pratiche di democrazia all'interno dei movimenti ruotano intorno a tre
valori chiave: la partecipazione diretta (e la critica della
rappresentanza), l'autonomia (delle esperienze, dei livelli territoriali, e
la critica delle gerarchie), il metodo deliberativo del consenso (e la
critica alle procedure di votazione). Tutto cio' ha alimentato i conflitti
per chiedere piu' democrazia ai poteri politici ed economici sovranazionali
e ha aperto la strada a una visione della politica come partecipazione, con
un significativo avvicinamento tra richieste all'esterno di
democratizzazione della politica e pratiche di democrazia all'interno della
societa' civile. Quanto ai rapporti con le autorita' politiche, e'
significativo che forti pratiche conflittuali non escludano forme di
collaborazione con le istituzioni, soprattutto a livello locale e nazionale.
Gli altri saggi - di Ekkehart Krippendorf, Carlo Donolo, Luigi Bobbio,
Giuseppe Cotturri - aggiungono nuove prospettive sulle forme di autogoverno
e di partecipazione sociale, mentre le conclusioni sono di Pino Ferraris e
Giulio Marcon.
Per Pino Ferraris, dopo la politica dei partiti deve seguire una diffusa
"politicizzazione dal sociale", magari con una "confederazione" leggera
delle esperienze sociali che hanno progetti di cambiamento, su basi
solidaristiche. Giulio Marcon definisce questo percorso come il passaggio
dalla "monarchia dei partiti" alla "repubblica della politica", in cui ogni
forma di politica diffusa - nei movimenti, nelle associazioni, nel terzo
settore, nei gruppi locali, nel sindacato, etc. - abbia la stessa dignita' e
riconoscimento della politica dei partiti nel definire il bene comune e le
decisioni da prendere. Tanto a livello globale che nazionale, la
possibilita' di partecipare in prima persona e di esercitare un controllo
sulle decisioni restano i due pilastri su cui costruire il futuro della
democrazia, al tramonto dell'epoca in cui lo stato nazionale e la politica
dei partiti definivano l'unica arena della democrazia.
*
Postilla. Mappe per orientare la globalizzazione dal basso
Una mappa delle strade della democrazia che attraversano i confini nazionali
e' nell'ultimo annuario Global Civil Society 2007/8. Communicative power and
democracy (Sage) con testi di Mary Kaldor, Vincent Price e molti altri. Di
democrazia, sovranita' e societa' nella globalizzazione si occupa Zygmunt
Bauman nel libro-intervista Modernita' e globalizzazione di Giuliano
Battiston (Edizioni dell'Asino, in stampa). Sulle Nazioni Unite il lavoro
piu' aggiornato e' di Nora McKeon, The United Nations and Civil Society:
Legitimating Global Governance - Whose Voice? (Zed, in uscita ad agosto),
dove sono esaminate le esperienze innovative - nei casi dei controvertici,
dell'alimentazione e degli Obiettivi di sviluppo del millennio -, i problemi
di legittimita' e rappresentanza, i meccanismi di partecipazione delle Ong,
con un esame delle proposte di riforma delle Nazioni Unite.
Le idee e le pratiche di democrazia all'interno dei movimenti globali sono
al centro del volume curato da Donatella della Porta, Democracy in social
movements (Palgrave, in stampa), che presenta i risultati di un'indagine su
centinaia di organizzazioni di diversi paesi europei. I risultati di
un'indagine sulla societa' civile di tutto il mondo promossa da Civicus, una
rete globale di associazioni, sono esaminati in Civicus global survey of the
state of civil society, curato da V. Finn Heinrich e Lorenzo Fioramonti
(Kumarian Press).
Per quanto riguarda la difficile traduzione, a livello nazionale, della
democrazia in politiche di cambiamento e' esaminata da Carlo Donolo in Il
futuro delle politiche pubbliche (Bruno Mondadori) e qualche via d'uscita
non istituzionale e' proposta da Giulio Marcon in Come fare politica senza
entrare in un partito (Feltrinelli). Un manualetto delle pratiche piu'
radicali e' in Ribellarsi e' giusto. Teorie e pratiche della disobbedienza
civile (Edizioni dell'Asino), un'antologia con testi che vanno da Gandhi a
Gunther Anders, da Aldo Capitini a Howard Zinn.

6. RIFERIMENTI. PER CONTATTARE IL COMITATO CHE SI OPPONE AL MEGA-AEROPORTO
DI VITERBO E S'IMPEGNA PER LA RIDUZIONE DEL TRASPORTO AEREO

Per informazioni e contatti: Comitato che si oppone al mega-aeroporto di
Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, in difesa della
salute, dell'ambiente, della democrazia, dei diritti di tutti: e-mail:
info at coipiediperterra.org , sito: www.coipiediperterra.org
Per contattare direttamente la portavoce del comitato, la dottoressa
Antonella Litta: tel. 3383810091, e-mail: antonella.litta at libero.it
Per ricevere questo notiziario: nbawac at tin.it

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COI PIEDI PER TERRA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 190 del 18 maggio 2009

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