Minime. 748



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 748 del 3 marzo 2009

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Peppe Sini: Fuorilegge non sono i migranti, fuorilegge sono i razzisti
golpisti della Lega Nord
2. Progetto di circolare del Somministro della sanita'
3. Antonella Litta: Razzismo
4. Comitato "Madri per Roma citta' aperta": Come rispondere alla violenza e
alla cultura delle ronde
5. Donne in nero di Piacenza: Non in nostro nome
6. Vittoria Franco: Violenza contro le donne e razzismo
7. Marisa Guarneri: Invece delle ronde militariste, razziste e maschiliste,
sostenere l'azione delle donne dei centri antiviolenza
8. Tiziana Plebani: Lettera agli uomini lupo e ai re della foresta
9. Chiara Saraceno: La notte
10. Fiorenza Sarzanini: Le rappresentanze di carabinieri e poliziotti
contrarie alle ronde
11. Mao Valpiana: Nella mia citta' nessuno e' straniero. Un'iniziativa a
Verona
12. "Peacereporter": Ancora una strage di civili
13. La "Carta" del Movimento Nonviolento
14. Per saperne di piu'

1. LE ULTIME COSE. PEPPE SINI: FUORILEGGE NON SONO I MIGRANTI, FUORILEGGE
SONO I RAZZISTI GOLPISTI DELLA LEGA NORD

Io me lo ricordo di quando un bambino viterbese fu torturato in una
cittadina del Veneto da coetanei del luogo in quanto "terrone".
Io me lo ricordo di quando un capo leghista su un treno brandendo degli
insetticidi aggrediva e umiliava delle giovani donne immigrate.
*
Fuorilegge non sono i migranti, che esercitano un diritto previsto dalla
Dichiarazione universale dei diritti umani approvata dall'Assemblea generale
delle Nazioni Unite nel 1948.
Fuorilegge non sono i migranti che esercitano un diritto previsto
dall'articolo 10 della Costituzione della Repubblica Italiana.
Fuorilegge sono i torturatori.
Fuorilegge sono i razzisti golpisti della Lega Nord.

2. LE ULTIME COSE. PROGETTO DI CIRCOLARE DEL SOMMINISTRO DELLA SANITA'

Alle Regioni ed alle A Esse Elle
rammentasi munirsi di adeguate
strumentazioni: di manette e celle
si dotino corsie e camerate;

avra' incentivi il medico che espelle
i clandestini, e se li avvelenate
ci risparmiate tempo, e se ribelle
qualcun si mostra, a quello gli sparate.

E' quello sanitario un mondo duro
per gente che sa essere cattiva:
bisogna fare muro contro muro.

Solo perche' sono arrivati a riva
quei fessi si credevano al sicuro?
Gia' scalpita la ronda punitiva.

3. EDITORIALE. ANTONELLA LITTA: RAZZISMO
[Ringraziamo Antonella Litta (per contatti: antonella.litta at libero.it) per
questo intervento]

Ritengo Il razzismo un modo di vivere, pensare ed agire primordiale che
forse sarebbe piu' giusto definire meramente animale nel senso di privo di
umana razionalita' e misericordia.
In nome di presunte differenze etniche, religiose, di colore della pelle, di
obiettive difficolta' d'integrazione e convivenza, e in nome dell'esigenza
diffusa di una maggiore sicurezza sociale, si cerca di legittimare il nuovo
rigurgito di razzismo e le sue manifestazioni violente e spesso anche
assassine.
Il razzismo e' l'altra faccia del fascismo. Dietro al razzismo e al fascismo
si nascondono sempre la logica dello sfruttamento delle persone e dei
popoli, e la celebrazione di una ideologia che giustifica la prevaricazione
del ricco sul povero, del forte sul debole, dell'uomo sulla donna, del
bianco sul nero.
Bisogna dirlo con chiarezza: chi oggi incoraggia, esalta ed e'
accondiscendente e non rifiuta leggi, atteggiamenti e pratiche di
discriminazione  e razzismo, a cominciare da quelle contenute nel cosiddetto
"pacchetto sicurezza", si rende complice ed e' artefice di un processo che
cerca di cancellare la Storia stessa dell'umanita'. Una Storia lunga,
difficile, dolorosa ma che ha portato all'affermazione che tutti gli esseri
umani sono portatori degli stessi inviolabili diritti.
Per questo il razzismo e' un crimine contro l'umanita'.

4. UNA SOLA UMANITA'. COMITATO "MADRI PER ROMA CITTA' APERTA": COME
RISPONDERE ALLA VIOLENZA E ALLA CULTURA DELLE RONDE
[Dal sito www.zeroviolenzadonne.it riprendiamo il seguente intervento]

Il nostro comitato "Madri per Roma citta' aperta" si e' formato intorno a
Stefania Zuccari, madre di Renato Biagetti, giovane di 26 anni accoltellato
nel 2006 a Focene alla fine di un concerto di musica reggae per mano di due
giovani aggressori animati da una sottocultura di violenza e di
intolleranza.
L'assassinio di Renato e' stato il culmine tragico di una lunga serie di
aggressioni verificatesi nella nostra citta' e inutilmente denunciate. Dopo
la morte di Renato, a Roma le aggressioni continuano, sono aumentate le
disparita' sociali, i disagi alloggiativi e il precariato selvaggio, con un
ritardo da parte delle istituzioni nella valutazione delle condizioni di
degrado createsi nella citta' e un'inefficacia degli interventi risolutivi
offerti. Tutto questo crea un'impressione diffusa di "disordine", di
incertezza e di paura alimentata in questo dai media, che non aiutano a
leggere i fatti di violenza in un contesto reale, scegliendo di volta in
volta una visuale di comodo. Come nel caso in cui a delinquere sono
cittadini stranieri o come nel caso degli stupri, che avvengono per la quasi
totalita' tra le mura di casa.
*
Perche' madri
Anche il nostro Comitato nasce dalla paura di una madre che perde il proprio
figlio.
Ci siamo domandate cosa si potesse fare di costruttivo non potendo piu'
tollerare altre morti ne' situazioni che diventavano sempre piu' violente.
Le donne e le madri non vogliono figli uccisi, ne' al loro posto si
accontentano di lapidi alla memoria, piazze, vie e sale intitolate. Le madri
generano, e vogliono rigenerare le vite dei figli spezzate dalle lame,
spezzate sulle strade rincorrendo la precarieta' del lavoro, come quella di
Antonio, amico di Renato ad un posto di blocco, come quella di Federico
Aldovrandi durante una manifestazione, come quella di Carlo Giuliani.
La parola d'ordine che ci ha proposto Stefania e' stata: ritorno alla vita.
Ma come ritornare alla vita?
Rigenerando i sogni dei nostri figli, spezzati dalle lame, da contratti non
rinnovati, da spazi e case negate, dall'impossibilita' di amarsi e generare.
Le madri argentine, a cui abbiamo pensato costituendo il nostro comitato,
hanno rigenerato la memoria dei figli e delle figlie scomparse, continuando
a chiedere giustizia, le madri dei paesi violentati dalla guerra continuano
a generare figlie e figli garantendo la vita ai popoli del mondo.
Abbiamo scelto una maternita' vissuta come forza generatrice permanente di
impegno, di azioni, con l'obiettivo di costruire una societa' tollerante e
rispettosa della vita altrui che si arricchisce della diversita' di ognuna e
di ognuno.
*
Perche' Roma citta' aperta
Come far ritornare alla vita i sogni dei propri figli? Costruendo e
percorrendo la via della convivenza perche' Roma continuasse ad essere una
citta' aperta e mai piu' luogo di vili aggressioni mortali e azioni
violente. Anche il nostro comitato di madri si e' costituito sul tema della
sicurezza, partendo proprio dalla morte violenta di Renato. Quale idea di
sicurezza ci siamo fatte e quale sicurezza abbiamo chiesto alle nostri
istituzioni?
Noi madri non disponiamo di apparati come vigili urbani armati e soldati,
ne' tantomeno intendiamo costruire ronde fratricide, per proteggere le
nostre figlie e i nostri figli e quelli degli altri. Abbiamo scelto di
lavorare in un altro modo.
Abbiamo scelto il piano di lavoro di difesa delle forme democratiche,
abbiamo scelto di lavorare con il dialogo e con gli approfondimenti,
mettendo al primo posto il rispetto della vita e delle diversita'. Tentando
di risolvere il problema della sicurezza prioritariamente attraverso il
confronto con le tante realta' che compongono il corpo sociale della nostra
citta'.
Le nostre iniziative hanno trattato il tema della memoria, che rafforza una
comunita', trasmettendo i valori democratici della nostra Costituzione,
soprattutto nella rivendicazione delle liberta' dei cittadini e delle
cittadine.
Abbiamo riflettuto sulle nuove progettualita' urbane che nascono dagli spazi
abbandonati e occupati nella citta', e su come ad una maggiore restrizione
degli spazi di espressione, di pensiero e di movimento, corrisponde una
maggiore restrizione dello spazio della democrazia.
*
A fronte di leggi razziste e liberticide abbiamo aderito con i nostri
contenuti ai movimenti che stanno cercando di contrastarli come nel caso del
cosiddetto "pacchetto sicurezza" che di fatto sta portando alla
militarizzazione reale e strisciante delle nostre citta', con vigili urbani
armati e militari prima, adesso con le ronde cittadine a contrasto degli
stupri che nella loro quasi totalita' avvengono tra le mura domestiche.
Abbiamo maturato in questo nostro percorso di madri una specificita' di
genere che ci caratterizza, sia sul tema del razzismo che su quello della
sicurezza.
E cosi', lavorando sul razzismo, abbiamo individuato il tema della
maternita' negata alle lavoratrici di altri paesi che lasciano i propri
figli, spesso per accudire i nostri. E su questo tema abbiamo aperto un
dialogo dove il tema e' la maternita' di ognuna di noi, perche' quando ad
una donna di una qualsiasi parte del mondo viene negato di crescere il
proprio figlio, il suo problema sia un nostro problema.
E cosi' vogliamo che la sicurezza dallo stupro non sia materia di ronde
poliziesche, di vigili armati, di soldati che hanno regole di ingaggio, come
a Bagdad o a Kabul, ma nasca dalla sconfitta di una cultura sessista e
violenta di cui questi stessi apparati e le stesse istituzioni che li hanno
generati, le stesse famiglie sono permeati.
*
Partendo dal sangue di un figlio, un gruppo di donne si e' messo in cammino
per ritrovare il loro impegno civile, ora percorrendo strade nuove con nuovi
compagni di viaggio, ora ripercorrendo anche strade gia' percorse e che
avevamo abbandonato, pensando che le conquiste degli anni passati potessero
diventare automaticamente patrimonio delle generazioni future. Non e' cosi',
e un figlio perduto, le nostre figlie, i figli delle altre stanno aiutando
noi madri, noi donne a crescere.

5. UNA SOLA UMANITA'. DONNE IN NERO DI PIACENZA: NON IN NOSTRO NOME
[Attraverso Chiara Casella (per contatti: lazampas at katamail.com) riceviamo e
diffondiamo il seguente documento delle "donne in nero" di Piacenza del 25
febbraio 2009 sulla base del quale si e' svolta una manifestazione pubblica
il 28 febbraio 2009]

Leggi xenofobe, "guerra ai clandestini", strumentalizzazione del corpo delle
donne. Non in nostro nome.
"Una menzogna ripetuta cento, mille volte diventa verita'", diceva Goebbels,
ministro della propaganda di Hitler. Nonostante i dati del ministero
dell'interno dicano che gia' da vari anni in Italia i reati sono in
diminuzione, negli ultimi anni hanno voluto farci credere che il problema
principale degli italiani fosse la sicurezza, e non la fatica di arrivare a
fine mese. Analogamente, nonostante in base ai dati Istat si puo' dire che
gli immigrati, irregolari o no, delinquono meno degli italiani, vogliono
inculcarci in testa il binomio "immigrato = delinquente".
Dopo aver manipolato per tanti anni la percezione della realta', con
l'attuale governo la situazione e' precipitata: senza neanche il contributo
di una discussione parlamentare l'esecutivo continua a emanare decreti-legge
razzisti, xenofobi, lesivi dei diritti umani e quindi anticostituzionali.
*
Alcuni orrori del "pacchetto sicurezza"
- Reato di "immigrazione clandestina": non contenti del tappeto di cadaveri
che ricopre il fondo del Mediterraneo, i nostri governanti rendono illegale
il fatto stesso di approdare sulle coste italiane, violando non solo le
norme internazionali che proteggono i migranti e i richiedenti asilo, ma la
piu' elementare solidarieta' umana. Come se il fatto di essere nato in
Italia o in Marocco o in Somalia fosse altro anziche' frutto del caso.
Riempire le carceri di persone che non hanno commesso alcun reato e' una
barbarie, oltre che un assurdo spreco di denaro pubblico.
- Denuncia dei "clandestini" che si rivolgono alle strutture sanitarie
pubbliche: "La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto
dell'individuo [qualunque persona, non solo i "cittadini"] e interesse della
collettivita', e garantisce cure gratuite agli indigenti" (Costituzione
italiana, art. 32). Oltre che in assoluto contrasto con il dettato
costituzionale la norma del "pacchetto sicurezza" e' in contrasto con il
codice deontologico dei medici; infatti il provvedimento ha sollevato
un'ondata di protesta fra gli operatori sanitari.
- Obbligo di schedatura per i senza dimora: bisogna ricordare che e' stato
cosi', con la schedatura di alcuni gruppi di "indesiderabili", che ha avuto
origine la persecuzione nazista culminata nella Shoah. Invece di sprecare
denaro pubblico per schedare chi molto spesso e' gia' conosciuto e a volte
assistito dai servizi comunali, non sarebbe meglio trasferire ai Comuni le
risorse necessarie per potenziare i servizi alla persona e le politiche per
la casa?
- Equivalenza "clandestino"-stupratore: per quanto dai dati risulti che
violenze contro le donne e stupri vengono perpetrati nella maggioranza dei
casi all'interno delle mura domestiche, tutta l'attenzione mediatica, tutti
i provvedimenti di legge e tutti i fondi vengono indirizzati alla
repressione degli "stupratori-immigrati". E' l'ennesima strumentalizzazione
del corpo delle donne per fini di carattere politico: additare tutti gli
immigrati "clandestini" come responsabili della violenza contro le donne,
oltre che una falsita', e' un modo per alimentare ulteriormente sentimenti
xenofobi nella popolazione e produrre un imbarbarimento che porta a forme di
giustizia "fai da te".
- Ronde: di fronte alla ronde istituite con l'ultimo decreto ci sentiamo
negate come cittadine e non rispettate come donne. Viene messo in
discussione il nostro diritto ad essere tutelate con gli strumenti che la
democrazia mette a disposizione. Ci sentiamo invece trattate come le femmine
di un branco che devono essere sottratte al branco straniero. Quelle stesse
femmine che vengono stuprate tra le mura domestiche e sulle quali si mette
la sordina. Come sempre le donne non sono state interpellate sul tema:
vengono solo "usate" come pretesto per tutt'altri fini. Quale sicurezza ci
puo' dare una ronda o un branco di uomini che si aggira per il nostro
quartiere, quando sappiamo benissimo che molto spesso il pericolo per noi
viene proprio da uomini che hanno tanto bisogno di manifestare la propria
virilita'?
*
Noi donne in nero siamo profondamente angosciate da questo dilagante
rigurgito razzista e assai preoccupate per gli esiti cui ci potra' portare.
Non vogliamo essere complici di tanta barbarie, tanto piu' se agita
strumentalmente "in difesa delle donne". Non crediamo che soldati armati
nelle piazze garantiscano maggior sicurezza, anzi: non solo quando ci sono
piu' armi in giro i rischi aumentano per tutti, ma la militarizzazione dei
luoghi dove viviamo conduce inevitabilmente anche a una modificazione in
senso bellicista del nostro modo di pensare; e' un modo per acuire i
conflitti, non certo per affrontarli.
Vogliamo vivere in un paese civile, laico, solidale, rispettoso della
Costituzione e dei diritti universali delle donne e degli uomini: e' questa
l'unica sicurezza di cui sentiamo il bisogno.
Vogliamo restare esseri umani.

6. UNA SOLA UMANITA'. VITTORIA FRANCO: VIOLENZA CONTRO LE DONNE E RAZZISMO
[Dal sito di "Aprile" (www.aprileonline.info) riprendiamo pressoche'
integralmente il seguente articolo del 25 febbraio 2009 col titolo "Ronde e
violenza, oltre la beffa il danno" e il sommario "Quasi il 61% delle
violenze e' esercitata dagli italiani (essa viene esercitata al 90% in
famiglia), il resto da immigrati. Soltanto l'1% dei denunciati per violenza
vengono realmente condannati. Le ronde sono per la destra l'unica risposta a
portata di mano. La parola stessa, anche se il Governo sta facendo di tutto
per nasconderlo, ha il sapore delle spedizioni punitive. Fortemente volute
dalla Lega, si rischia la lottizzazione politica"]

La violenza contro le donne viene sempre di piu' legata alla sicurezza e
all'immigrazione. C'e' effettivamente una percezione di insicurezza che e'
molto alta. E' un fenomeno ricorrente in momenti drammatici durante i quali
vi e' una attenzione speciale da parte dei media. Cerchiamo di analizzare i
dati e di distinguere tra questioni che sono diverse.
I fatti accaduti durante le prime settimane del 2009 sono numerosi e gravi:
si contano gia' una quindicina di casi di stupro, alcuni dei quali accaduti
a Roma o nelle vicinanze, ma anche a Milano, a Bologna, in citta' del Sud e
del Nord. Gli autori sono di nazionalita' varia: italiani, tunisini,
marocchini, rumeni; fra le vittime donne giovani, giovanissime
quattordicenni violentate davanti ai loro compagni, anch'essi maltrattati e
costretti ad assistere alla violenza, in molti casi di gruppo. Cio' che
colpisce e' la ferocia, l'accanimento, il disprezzo: l'abbiamo fatto "per
divertirci", "per dispetto", hanno dichiarato alcuni. E' pura delinquenza
animalesca.
Non si sa se i dati diffusi nei giorni scorsi siano attendibili: quasi il
61% delle violenze e' esercitata dagli italiani, il resto da immigrati.
Diamoli per buoni. I dati dicono anche che la maggiore densita' di violenza
e' ad opera di rumeni, la comunita' piu' numerosa nel nostro Paese con un
milione di persone. Il governo della Romania ha anche reso noto che il 40%
dei ricercati con mandato di cattura internazionale di quel Paese si trova
in Italia; si sa ancora che i cittadini rumeni espulsi nel 2008 sono solo 40
a fronte dei settemila espulsi dalla Francia.
E' il segno che qualcosa non va nelle politiche del Governo
sull'immigrazione, che fa un provvedimento al mese sulla sicurezza senza
risolvere nessuno dei problemi veri: li rincorre e basta. Continuano ad
arrivare barconi pieni di uomini e donne in cerca di un approdo e di un
futuro, niente politiche efficaci di cooperazione, si continua a predicare
la tolleranza zero con gravi rischi di xenofobia e razzismo.
Le ronde sono per la destra l'unica risposta a portata di mano; ma che
risposta e'? La parola stessa, anche se il Governo sta facendo di tutto per
nasconderlo, ha il sapore delle spedizioni punitive. Fortemente volute dalla
Lega, si rischia la lottizzazione politica. In realta', esse creano piu'
problemi di quanti ne risolvano; apprendiamo, infatti, che non possono
andare nei luoghi a rischio, che hanno comunque dei costi e che dovrebbero
svolgere un lavoro di segnalazione di situazioni a rischio che puo' fare un
qualunque cittadino. E' facile che debordino dai limiti creando ulteriori
problemi alle forze di polizia mentre si tagliano loro piu' di tre miliardi
e mezzo di risorse. Insomma, sono fatte per incantare, per illudere.
Ma poi, quando parliamo di violenza contro le donne, possiamo dimenticarci
che essa viene esercitata al 90% in famiglia, ad opera di italiani e di
uomini di tutte le nazionalita'? Possiamo trascurare di intervenire sulla
prevenzione, con l'educazione, con l'informazione, con la certezza della
pena e non solo con l'inasprimento delle sanzioni? Certezza della pena
significa anche che si arriva alla fine del processo in tempi certi. E' duro
ammettere che soltanto l'1% dei denunciati per violenza vengono realmente
condannati.
Lotta alla violenza significa inoltre investire sui Centri antiviolenza,
sostenerli, visto che rappresentano l'unico presidio sul territorio, che
mette a disposizione servizi di rifugio e di sostegno psicologico, legale ed
economico...

7. UNA SOLA UMANITA'. MARISA GUARNERI: INVECE DELLE RONDE MILITARISTE,
RAZZISTE E MASCHILISTE, SOSTENERE L'AZIONE DELLE DONNE DEI CENTRI
ANTIVIOLENZA
[Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it)
riprendiamo pressoche' integralmente il seguente intervento dal titolo
"Lettera all'Unita'"]

Carissima direttora,
ho pensato che le donne dei centri antiviolenza sono le uniche che possono
fare ronde "non mafiose" e preparate. Sappiamo tutto del pericolo che le
donne corrono di notte per le strade e molto di piu' di giorno nelle loro
case. Sappiamo chi chiamare in caso di bisogno, sappiamo quali ospedali
chiamare, come confortare la vittima, sappiamo distinguere.
I fondi che verranno stanziati per le ronde perche' non vengono dati ai
centri antiviolenza che ormai sono presenti in tutti i capoluoghi? Visto che
20 milioni di euro stanziati dal precedente governo per un piano nazionale
contro la violenza alle donne sono spariti!
In altri Paesi, in particolare l'Olanda, volontarie dei centri antiviolenza
accompagnano la polizia quando una donna viene aggredita in casa. Ovviamente
per offrire - se lei lo vuole - sostegno e accoglienza.
Sappiamo che ci sono istruzioni da parte del Ministero dell'interno perche'
in ogni posto di polizia ci siano persone competenti per agire contro la
violenza alle donne ed ai minori. Abbiamo partecipato alla formazione delle
forze dell'ordine ed a Milano ci stiamo preparando a formare i vigili...
Parliamone seriamente.
Ci sono anche associazioni di uomini contro la violenza che hanno respiro
nazionale che ci potrebbero affiancare...
Marisa Guarneri, presidente della Casa delle donne maltrattate di Milano

8. UNA SOLA UMANITA'. TIZIANA PLEBANI: LETTERA AGLI UOMINI LUPO E AI RE
DELLA FORESTA
[Ringraziamo Tiziana Plebani (per contatti: tiplebani at libero.it) per averci
messo a disposizione questo intervento apparso su "Il paese delle donne"]

A voi uomini che state sostituendo alla realta' d'ogni giorno il terribile
immaginario della fiaba di Cappuccetto rosso, uomini lupi che si aggirano
famelici negli spazi verdi delle nostre citta', usando il pene come un'arma,
a voi uomini ronda che setaccerete i quartieri, innalzando il livello di
violenza e tensione che gia' si respira in citta', a voi e a chi vi manda:
fermatevi, parliamo di che cosa sta succedendo, in noi donne, in voi, in
tutti.
C'e' una differenza sostanziale tra avere un corpo d'uomo ed essere uomini.
Noi non siamo macchine, voi non siete macchine, non siete incatenati a
un'istintualita' rapace. Non c'e' alcuna forza naturale che vi spinga a
usare il pene come un pistone, una leva, una mazza. Non avete tra le gambe
qualcosa di incontrollato. E lo stupro non ha nulla a che vedere con la
sessualita'. Noi donne nemmeno riusciamo a capire non solo come si possa
godere violando un'altra persona ma neppure come quella parte del vostro
corpo possa reagire, drizzarsi, ergersi. A cosa obbedisce? Non all'istinto
sessuale. No. Reagisce al richiamo del dominio, alla possibilita' di
esercitare potere e infliggere umiliazione. Non possiamo credere che cio'
che provate sia piacere. Si tratta di un linguaggio che purtroppo si puo'
apprendere sin da piccoli, imitando rapporti familiari distorti, succhiando
le volgarita' dalla televisione e dai media, assorbendo violenza dal
razzismo o dal disinteresse subiti; e' qualcosa che si respira nell'aria in
questo momento forse piu' che in altri. Alcune societa' investono
nell'educazione al rispetto e alla consapevolezza, nella possibilita' di
essere uomini e donne e non di avere un corpo di uomini e donne, oggetti
solo di consumo; altre, come pare ora la nostra, indirizzano sulla strada
opposta che conduce pero' all'ottundimento del percepire e del sentire se
stessi, gli altri, la comunita'. Non e' una via senza uscita: non siamo
senza strumenti. Siamo esseri simbolici, non c'e' nulla, non c'e' porzione
del nostro corpo e parte delle nostre pratiche piu' intime, che non sia
iscritta, interpretata, segnata dal lavoro della cultura. Non si nasce
uomini lupi e re della foresta, lo si diventa.
Ci difenderanno forse gli uomini ronda? La foresta, il bosco di Cappuccetto
rosso ritorneranno ad essere incantati? Nella favola originale di
Cappuccetto Rosso, quella di Perrault, ne' la nonna ne' la bambina escono
vive, non vi sono salvatori.
Le ronde, le squadre paramilitari, parlano il linguaggio del corpo
disciplinato e pronto ad agire come un'arma, organismo che scatta e reagisce
a un pericolo come un meccanismo ben oliato, spesso dimentico di se' e della
propria fragilita', simile a quella di tutti gli altri. Se ha in mano una
pistola (metafora del fallo) ha l'onnipotenza di pensare di poter decidere
della vita di chi gli sta di fronte, aggressore o aggredito. Non abbiamo
bisogno di altri che si aggirino alimentando la sfiducia e la paura del
vivere, facendoci sentire in un carcere seppure allargato.
Cio' che manca e' un patto di convivenza gentile tra tutti i cittadini,
nuovi e vecchi, tra donne e uomini, un'alleanza che ci permetta di governare
la grande trasformazione delle nostre citta' nella contemporaneita'. Un
patto frutto di una cultura che faccia percepire a tutti che la citta', lo
spazio di vita, e' un bene comune, che le relazioni tra gli uomini e le
donne, tra le persone, sono un bene comune. Una consapevolezza che porti
tutti noi ad avere uno sguardo vigile e attento come lo sguardo della madre
che ci seguiva quando andavamo a scuola, fin quando sparivamo al suo
orizzonte.
Come possiamo del resto restituire altrimenti la fiducia e la bellezza ai
parchi, ai giardini, agli spazi verdi, preziose risorse della qualita' del
nostro abitare la citta'? Come possiamo tornare a camminare senza guardarci
indietro, come possiamo amare la notte, l'oscurita' silenziosa e dolce, come
continuare ad assaporare il vento seduti su una panchina al margine del
buio? Non con le ronde, no, no di certo, ma con una cultura solidale ed
empatica che ci restituisca una comunita'.
E soprattutto, uomini, con il coraggio di guardarvi dentro, di prendere per
mano il lupo che c'e' e di insegnargli gentilmente che non e' costretto ad
avere un pistone, uno stantuffo, un'arma tra le gambe e che puo' divenire un
uomo. Che, come si apprende una lingua, si puo' apprendere l'alfabeto del
corpo e dei sentimenti.
Se lo vogliamo noi, donne e uomini insieme con gentilezza, possiamo senza
ronde rimanere a guardare le stelle senza paura.

9. UNA SOLA UMANITA'. CHIARA SARACENO: LA NOTTE
[Dal sito del quotidiano "La stampa" riprendiamo il seguente articolo del 28
febbraio 2009 dal titolo "La sconfitta delle donne"]

Negli anni '70 il movimento delle donne lancio' l'iniziativa "riprendiamoci
la notte". Contro l'idea che qualsiasi donna si trovasse fuori casa di
notte, specie se non accompagnata da un uomo, era potenzialmente una
prostituta o comunque una preda disponibile, si rivendicava orgogliosamente
la legittimita' della presenza delle donne nello spazio pubblico, anche di
notte. Era un'affermazione del diritto alla liberta' di movimento e di
azione, il rifiuto della necessita' di dover sempre ricorrere alla
protezione, quindi alla dipendenza, di un uomo. Era accompagnata da un altro
slogan ironico - "tremate, tremate, le streghe son tornate" - che giocava
sull'ambivalenze con cui venivano, e vengono, guardate le donne libere e
padrone di se'. Non e' infatti un caso che l'espressione "donna libera"
evochi immagini di trasgressioni e bassa moralita', non di autonomia.
Trent'anni dopo, la richiesta di "riprendere la notte" e' sostituita nel
discorso pubblico dalla richiesta delle ronde, dei "protettori". Le donne
sono tornate nel ruolo di vittime da proteggere, ma anche potenzialmente
chiudere in spazi, appunto, protetti. Ma quali? E chi puo' garantire
protezione? Oltre alla notte dovremmo riprenderci anche il giorno, e oltre
alle strade e ai parchi anche le case, ove continua ad avvenire il maggior
numero di violenze, anche sessuali, contro le donne di ogni eta' e contro i
bambini di entrambi i sessi.
E nessuno garantisce che chi si candida a proteggere in pubblico non sia un
aggressore in privato. Al contrario, l'affidamento di un ruolo pubblico di
protettore puo' rafforzare in alcuni l'idea che le donne siano una
proprieta' privata da difendere dagli altri uomini, anche contro loro
stesse. Non sono rare violenze tra uomini motivate da uno sguardo o una
parola sbagliata rivolta alla "donna di un altro". E troppo spesso la
reazione contro gli autori di violenze in luoghi pubblici e' stata
l'invocazione di poter fare giustizia da se', della consegna dello
stupratore agli uomini di famiglia della vittima. Attribuire alle donne lo
status di vittime potenziali non giova ne' alla loro sicurezza ne' alla loro
liberta'. Il fatto che si autocandidino anche ronde femminili sposta di poco
la questione, anche se toglie il monopolio maschile ai "protettori".
Cio' non significa che non si debba fare nulla di fronte alla mattanza che
miete vittime di ogni eta' con ritmo pressoche' quotidiano, da parte di
italiani come di stranieri, rimandando al, pur necessario, lavoro culturale
ed educativo per modificare comportamenti. Non si tratta solo d'inasprire, e
rendere certe, le pene. Occorre anche rendere ragionevolmente sicuri, per
tutti, almeno gli spazi pubblici tramite un controllo diffuso e costante del
territorio con mezzi normali: illuminazione; esercizi pubblici diffusi e
aperti; il vigile o il poliziotto di quartiere di cui periodicamente si
parla, ma che raramente decolla (e che ora sembrerebbe sostituito dalle
ronde di quartiere), con una particolare attenzione per le aree e le ore
piu' a rischio; mezzi pubblici che non abbiano fermate perse nel nulla e che
di notte siano non solo piu' frequenti, ma autorizzati anche a fermate
supplementari e che possano collegarsi, come avviene gia' in alcune citta',
ad un servizio taxi.
Ma fa parte della sicurezza degli spazi pubblici anche una diffusa coscienza
e comportamento civico, per cui ciascuno si sente responsabile di cio' che
succede nel proprio spazio, non facendo il poliziotto, ma il cittadino
vigile e solidale. Fa impressione che dilaghi la domanda e l'offerta di
ronde in un contesto comportamentale in cui si puo' essere aggrediti a
scuola o per strada senza che nessuno muova un dito, perche' e' meglio farsi
i fatti propri; in cui chi assiste a un borseggio in autobus tace, fin che
il fatto e' avvenuto e il borseggiatore se n'e' andato. E' l'omerta' unita a
indifferenza e paura diffuse che rende pericoloso lo spazio pubblico, per le
donne, ma anche per tutti coloro che per eta' o altro appaiono vulnerabili.

10. UNA SOLA UMANITA'. FIORENZA SARZANINI: LE RAPPRESENTANZE DI CARABINIERI
E POLIZIOTTI CONTRARIE ALLE RONDE
[Dal "Corriere della sera" del 2 marzo 2009 col titolo "Carabinieri e
poliziotti: le ronde vanno fermate" e il sommario "Fronte contrario dopo gli
scontri a Padova. Potenziare i nostri organici, mancano diecimila uomini in
divisa. Cocer, appello a Napolitano: misura impraticabile. Silp e Sap:
costretti a fare i badanti"]

Roma - La definizione non lascia spazio agli equivoci: "Misura
impraticabile". Cosi' il Cocer dei carabinieri boccia le ronde e chiede un
incontro al capo dello Stato e al presidente del Consiglio "per avere
chiarimenti su tematiche che oggi offuscano la serenita' dei nostri
colleghi".
Fanno sponda i sindacati di polizia, in particolare il Silp Cgil e il Sap
(che da Torino denuncia: "I partiti cercano di lottizzare le ronde, per noi
un ruolo di badanti"), che al governo si appellano affinche' "non sia
convertita in legge quella norma".
Il fronte contrario e' compatto, soprattutto dopo quanto e' avvenuto a
Padova con la rissa tra i leghisti di "Veneto Sicuro" e gli antagonisti del
centro sociale "Pedro" e la Digos in mezzo a cercare di dividere i
contendenti. E tenendo conto di quanto potrebbe avvenire nei prossimi
giorni, con le associazioni di cittadini che in molte citta' si stanno
organizzando per pattugliare parchi e strade.
A Napoli, dove gli abitanti del quartiere dove e' stato arrestato il
presunto responsabile dello stupro su un dodicenne avevano gia' annunciato
ronde antipedofili, in tanti hanno chiamato il numero verde della Protezione
civile, per chiedere una presenza davanti alle scuole dei propri figli. Oggi
il debutto. Favorevole il sindaco di Cicciano, contrario quello di Massa di
Somma, i Comuni che sono stati teatro delle ultime violenze.
La rappresentanza dell'Arma e' chiara: "Non e' cosi' che si risolvono i
problemi della sicurezza". Un lungo comunicato entra nel dettaglio di quanto
avvenuto nelle ultime ore e poi chiede risorse economiche "assegnate ormai
da anni in misura sempre minore dalle varie Finanziarie alle forze
dell'ordine", ma anche potenziamento degli organici perche' "non si possono
istituire ronde di vigilanza quando tra poliziotti e carabinieri mancano
quasi 10.000 uomini". Per il Cocer "l'impianto sicurezza dev'essere basato
su due pilastri fondamentali: l'incremento consistente delle risorse
economiche al fine di migliorare gli standard operativi, logistici e
tecnologici delle forze di polizia; la creazione immediata di nuovi istituti
di pena al fine di scongiurare nuovamente l'ipotesi di un indulto,
vanificando i notevoli sacrifici di magistrati, poliziotti e carabinieri".
Nei giorni scorsi i sindacati di polizia avevano espresso critiche forti
sulla scelta di inserire le ronde nel decreto legge. E adesso Claudio
Giardullo del Silp-Cgil ribadisce "la necessita' di ripensare questa norma,
perche' bisogna evitare che la gente si faccia male per strada, ma
soprattutto impedire che la gestione della sicurezza sia affidata ai
partiti. E invece proprio questo sta avvenendo, con ronde politicizzate che
non possono garantire ne' sul piano dell'imparzialita' ne' su quello della
professionalita'". In ogni caso "e' urgente, visto che il provvedimento e'
in vigore, varare il regolamento di attuazione in modo da vietare sponsor
economici e politici e fissare le regole sugli equipaggiamenti. Bisogna
impedire che la gente vada in giro con cani, bastoni, spray urticanti,
caschi".
Anche il segretario del Sap Nicola Tanzi evidenzia le difficolta' e
sottolinea come "i centralini di questure e comandi dei carabinieri, cosi'
come i numeri di emergenza siano intasati dalle chiamate di chi segnala
situazioni e chiede l'intervento delle forze dell'ordine. Noi non riusciamo
a fare fronte e quando non arriviamo in tempo c'e' chi interviene da solo.
Una spirale pericolosa che va fermata con la massima urgenza".

11. UNA SOLA UMANITA': MAO VALPIANA: NELLA MIA CITTA' NESSUNO E' STRANIERO.
UN'INIZIATIVA A VERONA
[Ringraziamo Mao Valpiana (per contatti: azionenonviolenta at sis.it) per
questo intervento]

Dopo il gravissimo episodio di razzismo su un autobus veronese, la Verona
civile, la Verona antirazzista, la Verona della nonviolenza, promuove
un'iniziativa.
Da lunedi' 2 marzo 2009 sugli autobus cittadini veronesi compaiono manifesti
con la scritta "Nella mia citta' nessuno e' straniero".
Sulla fiancate e sul retro degli autobus al posto delle solite pubblicita'
di automobili, o voli a basso costo, o intimo femminile, compare una
"pubblicita'" diversa da tutte le altre. Ne' merci, ne' beni di consumo,
nessun invito all'acquisto. In quello spazio solitamente riservato al
consumismo, viene semplicemtne regalata un'idea.
Sugli autobus utilizzati prevalentemente da studenti veronesi e cittadini di
altre nazionalita', ma che tutti gli automobilisti vedono, da oggi e per sei
mesi compare lo slogan "Nella mia citta' nessuno e' straniero" con i volti e
i colori variegati delle persone che dipingono la nuova articolata identita'
della nostra citta'.
Le lettere che compongono la scritta sono state create a grandezza umana con
lettere in legno. Utilizzando stoffe e abiti scartati dalla raccolta
indumenti della San Vincenzo, le lettere sono state ricoperte, con la
tecnica del patchwork. Successivamente, durante la Festa dei Popoli 2008,
sono state messe a disposizione per un servizio fotografico che ha coinvolto
piu' di 150 persone, "nuovi veronesi" provenienti da ogni parte del mondo.
La campagna prevede anche la realizzazione di manifesti, locandine,
cartoline, magliette e borse con lo stesso slogan e le stesse colorate
immagini della campagna  di sensibilizzazione, per far entrare in modo
capillare nel tessuto linguistico e nell'immaginario cittadino parole e
simboli di rispetto e accoglienza.
L'iniziativa e' il risultato di un percorso, partito nel febbraio dello
scorso anno, ideato dal cartello di 43 associazioni "Nella mia citta'
nessuno e' straniero", un coordinamento di associazioni veronesi, con
l'obiettivo prioritario di combattere il razzismo e ogni forma di
discriminazione sul territorio, attraverso attivita' di formazione,
approfondimento e coinvolgimento sul tema dei diritti umani.
*
Le associazioni aderenti al Cartello sono: Abcs, Anolf, Arci, Associazione
Don Tonino Bello, Associazione Pangea, Associazione per la pace,
Associazione per la pace dei popoli, Associazione Villa Buri, Avvocati di
Strada - Capolinea, Centro Don Calabria, Centro Missionario Diocesano,
Centro Pastorale Immigrati, Centro per i diritti del malato e per il diritto
alla salute, Cesaim, Cestim, Cgil, Cini Italia onlus, Cisl, Comitato di
Solidarieta' con il Popolo Eritreo, Comunita' dei Giovani, Comunita' La
Madonnina, Consulta Comunale dell'Immigrazione, Coop. La casa per gli
immigrati, Coop. La Rondine, Emergency Verona, Emmaus Villafranca, Enti
locali per la pace, Gruppo ecclesiale veronese tra i Rom e i Sinti, Il
Cireneo, Istituto di Cultura italo-tedesca Centro Goethe, La Fraternita',
Mlal Progettomondo, Movimento Nonviolento, Nigrizia, Pax Christi, Rete
condivisione della Comunita' di San Nicolo' all'Arena, Rete Guinea Bissau,
Rete Lilliput, Rete Radie' Resch, Uil, Unione allievi di Don Mazza, Vita
Virtus Onlus.
Il finanziamento per la campagna di sensibilizzazione "Nella mia citta'
nessuno e' straniero" e' stato garantito da un progetto del Centro Servizi
Volontariato.
Per informazioni e approfondimenti: www.nellamiacittanessunoestraniero.it

12. AFGHANISTAN. "PEACEREPORTER": ANCORA UNA STRAGE DI CIVILI
[Dal sito di "Peacereporter" riprendiamo il seguente articolo del 2 marzo
2009 dal titolo "Afghanistan, scontri tra talebani e militari Nato: uccisi
otto civili" e il sommario "La strage e' avvenuta il 23 febbraio scorso, ma
e' stata resa pubblica solo oggi dopo un'inchiesta delle autorita' locali"]

Otto civili sono rimasti uccisi e 17 feriti il 23 febbraio scorso durante un
scontro tra soldati Nato ed insorti nel sud dell'Afghanistan, secondo
un'indagine fatta dalle autorita' locali e dalla Nato resa nota oggi.
Il 23 febbraio una pattuglia della forza internazionale Isaf e' caduta in
un'imboscata in un villaggio del distretto di Sangin, nella provincia di
Helmand, bastione dei talebani. "I soldati hanno risposto al fuoco e lo
scontro si e' protratto per diverse ore. Sfortunatamente otto civili sono
rimasti uccisi e 17 feriti nel corso dei combattimenti", hanno annunciato le
autorita' di Helmand e l'Isaf. Sempre oggi il Pentagono ha diffuso una nota
nella quale si legge che sono 29 i militari statunitensi morti in
Afghanistan tra gennaio e febbraio, una cifra piu' che tripla rispetto allo
stesso periodo dell'anno scorso. Sono invece cento, anche questo numero in
netto aumento, i civili afgani che hanno perso la vita in operazioni Usa o
delle forze della Nato. Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha
annunciato che saranno inviati in Afghanistan altri 17.000 soldati, oltre i
38.000 gia' presenti nel Paese e contro i 27.000 che vi si trovavano a
inizio 2008.

13. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

14. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it,
sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 748 del 3 marzo 2009

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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