Coi piedi per terra. 120



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COI PIEDI PER TERRA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Numero 120 dell'8 agosto 2008

In questo numero:
1. Al Presidente della Repubblica una richiesta di intervento
2. Aleksandr Solzenicyn: Autolimitazione
3. Marinella Correggia: Deforestazione in Burkina Faso
4. Marinella Correggia: Difendere le paludi
5. Marinella Correggia: La gara delle case Green
6. Manuela Cartosio: Sul traffico illegale del legname
7. Marina Forti: Un cocktail letale
8. Per contattare il comitato che si oppone all'aeroporto di Viterbo

1. REPETITA IUVANT. AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA UNA RICHIESTA DI
INTERVENTO
[Riproponiamo la seguente lettera al Presidente della Repubblica del 4
agosto 2008]

Al Presidente della Repubblica
e per opportuna conoscenza:
al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti
al Presidente dell'Enac
al Presidente della Provincia di Viterbo
al Sindaco del Comune di Viterbo
al Prefetto di Viterbo
e sempre per opportuna conoscenza:
alla Ministra dell'Ambiente
al Ministro del Welfare
al Ministro per i Beni Culturali
al Commissario europeo per i Trasporti
*
Oggetto: Richiesta di intervento del Presidente della Repubblica affinche'
sia impedita la realizzazione a Viterbo di un devastante mega-aeroporto per
voli low cost del turismo "mordi e fuggi" per Roma, un'opera illecita e
scandalosa, nociva per la salute dei cittadini, distruttiva di
insostituibili preziosissimi beni pubblici, che costituirebbe un immenso
sperpero di pubbliche risorse a grave danno della comunita' ed in flagrante
violazione di legge.
*
Signor Presidente della Repubblica,
con la presente siamo a richiedere un suo autorevole intervento affinche'
siano rispettate le vigenti normative - di rilevanza fin costituzionale - a
difesa della salute e della sicurezza dei cittadini, di rilevantissimi e
peculiari beni ambientali e culturali, di diritti soggettivi e legittimi
interessi della comunita' viterbese ed altolaziale e di singoli cittadini
ivi residenti; normative vigenti e cogenti diritti minacciati dalla
prospettiva della realizzazione a Viterbo di un devastante mega-aeroporto
per voli low cost del turismo "mordi e fuggi" per Roma, un'opera
semplicemente illecita e scandalosa.
*
La realizzazione a Viterbo di un devastante mega-aeroporto per voli low cost
avrebbe i seguenti inaccettabili e disastrosi esiti:
a) grave nocumento per la salute della popolazione, come dimostrato dal
documento dell'Isde (International Society of Doctors for the Environment -
Italia) del 18 marzo 2008;
b) grave devastazione dell'area termale del Bulicame, peculiare bene
naturalistico e storico-culturale, terapeutico e sociale, economico e
simbolico, gia' citato da Dante nella Divina Commedia ed elemento
fondamentale dell'identita' di Viterbo;
c) grave impatto su un rilevante bene archeologico come l'emergenza in situ
del tracciato dell'antica via consolare Cassia, come ammesso dall'assessore
e vicepresidente della Regione Lazio Esterino Montino;
d) grave impatto inquinante sull'Orto botanico dell'Universita' degli Studi
della Tuscia, bene scientifico, di ricerca e didattico di cospicua
rilevanza;
e) grave impatto inquinante sulle colture agricole - di qualita' e
biologiche - insistenti nell'area maggiormente investita;
f) grave danno economico per la citta' con deprezzamento di attivita',
esercizi ed immobili;
g) conflitto con attivita' ed esigenze di interesse strategico nazionale
dell'Aeronautica Militare, come evidenziato da ultimo dal "Centro Studi
Tuscia per lo sviluppo di un aeroporto compatibile" in un recente documento
diffuso il 2 agosto 2008 in cui si afferma testualmente "l'incompatibilita'
tra l'intensa attivita' di aviazione civile commerciale e la permanenza di
un'attivita' di volo militare importante - quella della Cavalleria
dell'Aria - che rende Viterbo tra gli aeroporti militari di primaria
importanza strategica (come fissato da un recente decreto)" e come gia'
precedentemente puntualmente segnalato nella seduta del Consiglio comunale
di Viterbo del 25 luglio 2008;
h) immenso sperpero di fondi pubblici per un'opera nociva e distruttiva,
quando Viterbo e l'Alto Lazio hanno bisogno di ben altri interventi della
mano pubblica: e particolarmente di un forte sostegno a difesa e
valorizzazione dei beni ambientali e culturali, dell'agricoltura di
qualita', delle peculiari risorse locali; e per quanto concerne la mobilita'
un forte sostegno al trasporto ferroviario (riaprendo la linea
Civitavecchia-Capranica-Orte; potenziando la linea Viterbo-Orte; potenziando
la linea Viterbo-Capranica-Roma);
i) aggravamento di una condizione di servitu' per l'Alto Lazio, territorio
gia' gravato da pesantissime servitu' energetiche, militari e speculative e
da fenomeni di inquinamento ed aggressione criminale alla salute, alla
sicurezza e alla qualita' della vita dei cittadini;
l) concreto pericolo che l'opera veicoli interessi ed affari non
trasparenti, conflitti di interessi in figure investite di ruoli e funzioni
istituzionali, operazioni economiche illecite e penetrazione dei poteri
criminali, come segnalato da autorevoli figure istituzionali;
m) infine, poiche' il punto di riferimento da parte dei promotori dell'opera
e' il sedime di Ciampino e l'attivita' che in esso si svolge, si rileva come
proprio la situazione di Ciampino sia insostenibile e gravemente lesiva dei
piu' elementari diritti della popolazione locale, ed e' quindi evidentemente
scandaloso voler "ciampinizzare" un'altra citta' (occorre invece una
drastica e immediata riduzione dei voli su Ciampino).
*
A cio' si aggiunga che:
n) l'opera e' tuttora priva di adeguata progettazione, anzi della stessa
precisa definizione di collocazione e dimensioni, come ammesso dallo stesso
Consiglio comunale di Viterbo nella parte narrativa dell'atto deliberativo
n. 92 del 25 luglio 2008 in cui si afferma testualmente che "devesi fare
presente che a tutt'oggi non si conoscono ne' la lunghezza della pista che
potrebbe arrivare a superare i 3000 m, ne' il suo orientamento"; peraltro il
gia' citato "Centro Studi Tuscia per lo sviluppo di un aeroporto
compatibile" ha rilevato "l'impossibilita' oggettiva - dimostrata dagli
studi del nostro centro - di allungare la pista di almeno altri due
chilometri mantenendone l'orientamento e, tanto meno, di smantellare
l'attuale per costruirne altra - come sostenuto da ambienti dell'assessorato
al volo - disassata di 10 gradi verso nord o sud";
o) l'opera confligge con il Piano territoriale paesaggistico regionale e le
relative norme di salvaguardia, come riconosciuto dallo stesso Consiglio
comunale di Viterbo con l'atto deliberativo n. 92 del 25 luglio 2008;
p) l'opera e' totalmente priva di fondamentali verifiche e di fondamentali
requisiti previsti dalla legislazione italiana ed europea in materia di
Valutazione d'impatto ambientale, Valutazione ambientale strategica,
Valutazione d'impatto sulla salute.
*
Quanto alla procedura di individuazione di Viterbo come sede di un
devastante mega-aeroporto per voli low cost del turismo "mordi e fuggi" per
Roma:
q) la relazione ministeriale del novembre 2007 che ha dato il via ad una
serie di atti amministrativi successivi e' destituita di fondamento in punto
di diritto e di fatto, come dimostrato ad abundantiam da un documento del 18
gennaio 2008 del "Centro studi Demetra" che conclude la sua ampia
ricognizione dichiarando che "gli atti ministeriali risultano palesemente
affetti da gravi vizi di illegittimita' sotto il rilevato profilo
dell'eccesso di potere per carenza dell'istruttoria tecnica condotta dalla
commissione istituita presso il Ministero dei Trasporti";
r) non solo: quella relazione contiene dichiarazioni semplicemente
dereistiche e si rivela nel merito come non rispondente ad un'analisi
fattuale della realta' territoriale: essa infatti ignora del tutto il fatto
che il sedime indicato ricade nel cuore dell'area termale del Bulicame e a
ridosso di emergenze archelogiche, naturalistiche, scientifiche, culturali,
agricole, terapeutiche, economiche ed insediative tali da rendere l'opera
ipso facto irrealizzabile; cadendo quindi la validita' di quella relazione,
cadono con essa tutti gli atti amministrativi conseguenti, viziati in radice
dal vizio dell'atto presupposto e fondativo;
s) peraltro la stessa compagnia aerea Ryan Air - che nelle dichiarazioni dei
proponenti l'opera avrebbe dovuto essere il soggetto imprenditoriale maggior
fruitore della nuova struttura aeroportuale - ha esplicitamente dichiarato
di non intendere affatto trasferire la sua attivita' nell'eventuale scalo
viterbese (cfr. intervista trasmessa dalla Rai il 27 aprile 2008 nell'ambito
del programma "Report").
*
Infine:
t) realizzare un nuovo mega-aeroporto e' insensato alla luce della
situazione aeroportuale italiana (cfr. la gia' citata inchiesta televisiva
della Rai ("Report", 27 aprile 2008);
u) realizzare un nuovo mega-aeroporto e' insensato alla luce dell'attuale
trend del trasporto aereo internazionale (cfr. ad esempio l'intervento
dell'europarlamentare Giulietto Chiesa del primo luglio 2008 che rinvia tra
l'altro a un servizio dell'"International Herald Tribune" del 28-29 giugno
2008);
v) realizzare un nuovo mega-aeroporto e' insensato alla luce dell'esigenza
di ridurre il trasporto aereo per ridurre il surriscaldamento globale del
clima (come richiesto dall'Onu, dalla comunita' scientifica internazionale,
dagli statisti piu' avvertiti);
z) occorre procedere alla riduzione drastica e immediata del trasporto aereo
(particolarmente a fini di diporto), come richiesto da interventi di
autorevoli personalita' come i premi Nobel Desmond Tutu e Wangari Maathai; e
sostenere invece un modello di mobilita' piu' adeguato, sostenibile e
democratico.
*
Signor Presidente della Repubblica,
tutto quanto precede, da un anno a questa parte abbiamo piu' volte segnalato
ai Ministeri competenti, all'Ente nazionale per l'aviazione civile, al
Parlamento europeo ed a quello nazionale, alla Regione Lazio, alla Provincia
e al Comune di Viterbo, a  molti altri soggetti istituzionali variamente
competenti.
*
Hanno peraltro sostenuto la nostra iniziativa di opposizione al devastante
mega-aeroporto molte personalita' illustri come il magistrato Ferdinando
Imposimato, la vicepresidente del Parlamento Europeo Luisa Morgantini, padre
Alex Zanotelli, il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani.
Scienziati come Angelo Baracca, Virginio Bettini, Luigi Cancrini, Marcello
Cini, Paul Connett, Giorgio Cortellessa, Stefano Montanari, Giuseppe
Nascetti, Giorgio Nebbia, Gianni Tamino, Federico Valerio.
Altri cattedratici universitari come Rocco Altieri, Anna Bravo, Andrea
Canevaro, Andrea Cozzo, Giovanna Fiume, Nella Ginatempo, Domenico Jervolino,
Fulvio Cesare Manara, Raffaele Mantegazza, Arnaldo Nesti, Luigi Piccioni,
Giuliano Pontara, Lorenzo Porta, Elena Pulcini, Claudio Riolo, Annamaria
Rivera, Antonella Sapio, Giovanni Scotto, Sergio Tanzarella, Silvia Vegetti
Finzi.
Scrittrici e saggiste come Dacia Maraini, Lea Melandri.
Intellettuali come Maria D'Asaro, Franco Barbero, Eleonora Bellini, Valeria
Borgia, Patrizia Caporossi, Augusto Cavadi, Chiara Cavallaro, Giancarla
Codrignani, Bruno Dei, Paola Del Zoppo, Francesco De Notaris, Maria G. Di
Rienzo, Daniele Gallo, Pupa Garribba, Giorgio Giannini, Federica Giardini,
Angela Giuffrida, Fulvio Grimaldi, Letizia Lanza, Elena Liotta, Fiora
Luzzatto, Paola Mancinelli, Attilio Mangano, Enzo Mazzi, Sara Michieletto,
Elena Monguzzi, Daniela Musumeci, Diana Napoli, Nadia Neri, Helene
Paraskeva', Sergio Paronetto, Francesco Pistolato, Rosangela Pesenti, Enrico
Peyretti, Tiziana Plebani, Giovanna Providenti, Elio Rindone, Giovanna
Rossiello, Anna Saleppichi, Brunetto Salvarani, Bruno Segre, Paola Sessa,
Renato Solmi, Giuseppe Tacconi.
Personalita' della vita civile e dell'impegno sociale ed educativo come
Normanna Albertini, Giacomo Alessandroni, Alessandro Ambrosin, Roberto
Barcaroli, Luciano Benini, Norma Bertullacelli, Carla Biavati, Michele
Boato, Liliana Boranga, Franco Borghi, Adriana Bottini, Elena Buccoliero,
Paolo Buffoni, Giuseppe Burgio, Elisabetta Caravati, Tiziano Cardosi,
Giovanni Colombo, Marinella Correggia, Sergio Dalmasso, Leila Lisa D'Angelo,
Riccardo Dello Sbarba, Emilio De Paolis, Gabriele De Veris, Giuliano Falco,
Carlo Ferraris, Gianni Ghirga, Agnese Ginocchio, Dario Giocondi, Carlo
Gubitosa, Pasquale Iannamorelli, Floriana Lipparini, Francesco Lo Cascio,
Daniele Lugli, Luigi Malabarba, Maria Antonietta Malleo, Giovanni Mandorino,
Nello Margiotta, Carla Mariani, Gian Marco Martignoni, Luca Martinelli,
Raffaella Mendolia, Michele Meomartino, Carmine Miccoli, Maddalena Micotti,
Mauro Mocci, Luisa Mondo, Adriano Moratto, Fiamma Negrini, Beppe Pavan,
Paola Pavese, Strato Petrucci, Enzo Piffer, Luciano Polverari, Anna Puglisi,
Piercarlo Racca, Fabio Ragaini, Elio Romano, Carlo Ruta, Silvana Sacchi,
Raffaello Saffioti, Luca Salvi, Antonia Sani, Umberto Santino, Giovanni
Sarubbi, Eugenio Scardaccione, Anna Schgraffer, Silvano Tartarini, Tiziano
Tissino, Amedeo Tosi, Mao Valpiana, Claudio Vedovelli, Marcello Vigli.
Il magistrato Gennaro Francione.
L'ex-sottosegretario Paolo Cento.
I parlamentari europei Vittorio Agnoletto, Vincenzo Aita, Giovanni
Berlinguer, Giusto Catania, Giulietto Chiesa, Claudio Fava, Monica Frassoni,
Sepp Kusstatscher, la gia' citata Luisa Morgantini, Roberto Musacchio,
Pasqualina Napoletano.
I senatori e deputati al parlamento italiano della precedente legislatura
Maurizio Acerbo, Angelo Bonelli, Salvatore Bonadonna, Paolo Cacciari,
Salvatore Cannavo', Giovanna Capelli, Anna Donati, Rina Gagliardi, Haidi
Giuliani, Salvatore Iacomino, Vladimir Luxuria, Francesco Martone, Lidia
Menapace, Maria Cristina Perugia, Paolo Russo, Gianpaolo Silvestri,
Massimiliano Smeriglio, Gino Sperandio, Tiziana Valpiana.
I consiglieri regionali del Lazio Roberto Alagna, Enrico Luciani, Ivano
Peduzzi, Anna Pizzo.
Numerosissime persone del viterbese, tra cui autorevoli figure delle
istituzioni e della vita civile.
*
E sara' opportuno aggiungere che gli stessi sostenitori della nociva e
devastante opera hanno dovuto progressivamente sempre piu' esplicitamente
ammettere che la loro precedente propaganda era fallace e mistificante, e
via via hanno dovuto riconoscere la validita' di quanto da noi
rappresentato.
*
Signor Presidente della Repubblica,
giunti a questo punto, ed ormai chiarito inconfutabilmente che l'opera cosi'
come prospettata da una propaganda tanto mistificante quanto irresponsabile
e' semplicemente nociva, distruttiva, irrealizzabile e fuorilegge, sarebbe
ragionevole attendersi che tutte le rappresentanze istituzionali desistano
dal continuare a sostenerne la realizzazione; invece purtroppo sembra che
alcune figure istituzionali ed alcune cordate affaristiche stiano tuttora
operando a favoreggiamento della realizzazione del devastante mega-aeroporto
e a danno dei cittadini, a danno dell'ambiente e dei beni pubblici, in
violazione delle norme e dei vincoli in vigore.
E' perche' la situazione e' questa, che ci siamo determinati a richiedere un
suo autorevole intervento affinche' sia impedita la realizzazione a Viterbo
di un devastante mega-aeroporto per voli low cost del turismo "mordi e
fuggi" per Roma, un'opera illecita e scandalosa, nociva per la salute dei
cittadini, distruttiva di insostituibili preziosissimi beni pubblici, che
costituirebbe un immenso sperpero di pubbliche risorse a grave danno della
comunita' ed in flagrante violazione di legge.
Ovviamente confidiamo che un suo intervento possa essere risolutivo; ma
qualora tale intervento non si desse o non sortisse effetto, e si
prospettasse la necessita' di richiedere l'ulteriore intervento delle
competenti magistrature italiane ed europee in sede amministrativa, civile e
penale, ovviamente procederemmo in tal senso, naturalmente richiamando tutto
il pregresso ed anche le eventuali resposabilita' - anche per profili
omissivi - da parte di vari soggetti istituzionali che fin qui non solo non
hanno operato in modo adeguato e corretto ma hanno anche commesso ripetuti
atti di cui evidentemente dovranno essere chiamati a rispondere.
*
Ringraziandola per l'attenzione, e restando a disposizione per ogni
ulteriore opportuno chiarimento, ed eleggendo sede presso il Centro di
ricerca per la pace di Viterbo, strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, voglia
gradire distinti saluti.
La portavoce del Comitato che si oppone all'aeroporto di Viterbo e s'impegna
per la riduzione del trasporto aereo, Antonella Litta
Il responsabile del Centro di ricerca per la pace di Viterbo, Peppe Sini
Viterbo, 4 agosto 2008

2. MAESTRI. ALEKSANDR SOLZENICYN: AUTOLIMITAZIONE
[Dal "Corriere della sera" del 12 marzo 2000 col titolo "Note di civilta'.
Autolimitazione o il mondo non ce la fara'".
Aleksandr Solzenicyn, nato nel 1918, laureatosi in fisica e matematica,
accusato di propaganda antisovietica fu deportato nel Gulag nel 1945,
rilasciato nel 1956, divenuto scrittore, nel 1970 ebbe il Premio Nobel per
la letteratura, e fu costretto a lasciare l'Urss. Solo in anni recenti era
tornato in Russia. E' deceduto il 3 agosto 2008. E' stato uno dei testimoni
piu' grandi del XX secolo e uno dei maggiori protagonisti della lotta contro
il totalitarismo e per la dignita' umana. Tra le opere di Aleksandr
Solzenicyn: fondamentali sono Arcipelago Gulag (ora disponibile in tre
volumi in edizione economica Oscar Mondadori), e Una giornata di Ivan
Denisovic (ora disponibile anche in edizione ultraeconomica presso Newton
Compton); cfr. inoltre almeno Il primo cerchio; Divisione cancro (tradotto
anche col titolo Reparto C, e come Padiglione cancro); Una candela al vento;
Il cervo e la bella del campo; Per il bene della causa (raccolta dei
racconti); riportiamo un elenco delle principali opere tradotte in italiano:
Divisione cancro (1967); Il primo cerchio (1969); Reparto C (1969); Una
candela al vento (1970); Agosto 1914 (1971); Arcipelago Gulag (1973-1978);
Lettera ai leaders sovietici (1974); Vivere senza menzogna (1974); La
quercia e il vitello: saggi di vita letteraria (1975); Discorsi americani
(1976); Lenin a Zurigo (1976); Tutto il teatro (1976); Tre storie (1986);
Come ricostruire la nostra Russia? (1990); La questione russa alla fine del
secolo XX (1995); Ego (1995); Duecento anni insieme (2003-2007); Miniature
(2006). Opere su Aleksandr Solzenicyn: un punto di partenza puo' ancora
essere Erica Klein, Invito alla lettura di Solzenicyn, Mursia, Milano 1975;
cfr. anche Olivier Clement, Solzenicyn in Russia, Jaca Book, Milano 1976,
Claude Lefort, L'uomo al bando, Vallecchi, Firenze 1980. Notevole la lunga
intervista filmata da Aleksandr Sokurov. Cfr. anche i materiali nei
fascicoli di "Voci e volti della nonviolenza" n. 209 e 210]

Nello spirito inquieto dei tempi moderni, il millennio e' stato celebrato
con un anno d'anticipo, senza attendere il 2001. E chi non desidera
affrontare questo solenne passaggio con esultanza e un fermento di speranza?
Con la stessa speranza, molti salutarono il XX come un secolo di alti
principi e grandi obiettivi, non immaginando gli orrori cannibaleschi che
avrebbe portato. Il Novecento non ha dato testimonianza di una crescita di
moralita' del genere umano. Che motivo abbiamo di aspettarci che il Duemila
sia piu' generoso?
E' in atto il degrado ambientale. Ci sono l'esplosione demografica mondiale
e il colossale problema del Terzo Mondo, che costituisce i quattro quinti
del genere umano e presto raggiungera' i cinque sesti, diventando la
componente piu' importante del pianeta. Annegando nella poverta' e nella
miseria, i Paesi in via di sviluppo avanzeranno sempre maggiori richieste
alle nazioni progredite. Con il rischio di nuovi e minacciosi conflitti,
guerre per la sopravvivenza.
L'Occidente si trova a dover compiere un'azione complessa di bilanciamento:
mantenere un rispetto totale per l'intero prezioso pluralismo delle culture
mondiali - con la loro ricerca di soluzioni sociali chiare - senza perdere
di vista i propri valori.
Questo equilibrio ci chiede di limitare le nostre esigenze, di subordinare i
nostri interessi a criteri morali. Direi che noi potremmo provare vera
soddisfazione spirituale non nel potere, ma nel rifiuto del nostro potere.
In altre parole: autolimitazione. Oggi, non molti si sentiranno pronti ad
accettare personalmente questo principio. Tuttavia, nelle circostanze sempre
piu' complesse dell'era moderna, e' questa l'unica via giusta per preservare
tutti noi.

3. MONDO. MARINELLA CORREGGIA: DEFORESTAZIONE IN BURKINA FASO
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 29 luglio 2008 col titolo "Deserto
deforestato".
Marinella Correggia e' nata a Rocca d'Arazzo in provincia di Asti;
scrittrice e giornalista free lance particolarmente attenta ai temi
dell'ambiente, della pace, dei diritti umani, della solidarieta', della
nonviolenza; e' stata in Iraq, Afghanistan, Pakistan, Serbia, Bosnia,
Bangladesh, Nepal, India, Vietnam, Sri Lanka e Burundi; si e' occupata di
campagne animaliste e vegetariane, di assistenza a prigionieri politici e
condannati a morte, di commercio equo e di azioni contro la guerra; si e'
dedicata allo studio delle disuguaglianze e del "sottosviluppo"; ha scritto
molto articoli e dossier sui modelli agroalimentari nel mondo e sull'uso
delle risorse; ha fatto parte del comitato progetti di Ctm (Commercio Equo e
Solidale); e' stata il focal point per l'Italia delle rete "Global Unger
Alliance"; collabora con diverse testate tra cui "il manifesto", e' autrice
di numerosi libri, e' attivista della campagna europea contro l'impatto
climatico e ambientale dell'aviazione. Tra le opere di Marinella Correggia:
Ago e scalpello: artigiani e materie del mondo, Ctm, 1997; Altroartigianato
in Centroamerica, Sonda, 1997; Altroartigianato in Asia, Sonda, 1998;
Manuale pratico di ecologia quotidiana, Mondadori, 2000; Addio alle carni,
Lav, 2001; Cucina vegetariana dal Sud del mondo, Sonda, 2002; Si ferma una
bomba in volo? L'utopia pacifista a Baghdad, Terre di mezzo, 2003; Diventare
come balsami. Per ridurre la sofferenza del mondo: azioni etiche ed
ecologiche nella vita quotidiana, Sonda, 2004; Vita sobria. Scritti
tolstoiani e consigli pratici, Qualevita, 2004; Il balcone
dell'indipendenza. Un infinito minimo, Nuovi Equilibri, 2006; (a cura di),
Cambieresti? La sfida di mille famiglie alla societa' dei consumi, Altra
Economia, 2006; Week Ender 2. Alla scoperta dell'Italia in un fine settimana
di turismo responsabile, Terre di Mezzo, 2007; La rivoluzione dei dettagli,
Feltrinelli, Milano 2007]

Incendi dolosi, pascolo, taglio illegale del legname, prelievo incontrollato
di carbone, espansione della frontiera agricola. Pare di sentir elencare le
cause della distruzione dell'Amazzonia brasiliana. Invece questo cahier de
doleances si riferisce al Burkina Faso; ne parla l'agenzia stampa
internazionale Inter Press Service, citando uno studio del ministero
dell'Ambiente : 110.000 ettari di riserve forestali scompaiano ogni anno;
75.000 sono trasformate in colture, case e piccole cittadine; il resto e'
divorato da un prelievo distruttivo di risorse. Ovvia la differenza rispetto
all'Amazzonia: qui non si parla di foreste pluviali tropicali, ma di aree
fitte di alberi a far da barriera contro il deserto e spesso derivanti da
recenti piantumazioni.
Il programma ecopartecipativo "ogni villaggio, un bosco di villaggio" fu tra
i tantissimi lanciati dal presidente Thomas Sankara prima di essere ucciso
nel 1987. Fra le priorita' della rivoluzione c'era infatti la lotta
all'avanzata del deserto, tragedia ecologica e sociale per l'intero paese a
cominciare da quel 90% della popolazione che viveva e lavorava nei campi
riarsi. Tuttora copiano dalle invenzioni dell'epoca sankarista diverse
iniziative governative: il programma nazionale "mese dell'albero" e
l'operazione "65/15": "65.000 alberi in 15 minuti". Periodicamente
funzionari pubblici, deputati, soldati si aggiungono agli agricoltori e agli
abitanti dei villaggi e personalmente vanno a piantare alberelli nelle
riserve forestali durante la stagione delle piogge. L'anno scorso si e'
cosi' arrivati a nove milioni di nuovi alberi, mentre le aspettative erano
di 7 milioni e appena quattro anni fa non si arrivava a 3,5 milioni
all'anno. Continuano le campagne di educazione comunitaria, e c'e' anche un
sistema di premi - in genere in natura: attrezzi agricoli, ad esempio; o
materiale scolastico - per le migliori iniziative di protezione dei boschi.
Presto i premi saranno estesi all'ambito urbano e alle associazioni attive
nel miglioramento ambientale.
Ma appunto questi passi avanti sono annullati dalle minacce derivanti da uno
sviluppo incontrollato, legato al business ma anche ai bisogni
socioeconomici di una popolazione in aumento. I risultati sono gravi:
degrado di ecosistemi fragilissimi, sedimentazioni che bloccano le limitate
vie d'acqua, aree afforestate scomparse, riduzione della produzione di beni
forestali. Anche quelli il cui prelievo e' piu' sostenibile, quelli diversi
dal legname, i cosiddetti "non wood forest products": frutti oleosi, foglie
e parti medicinali, oli, erbe commestibili...
Il governo pensa a piani di spostamento di insediamenti situati in riserve
forestali. Tuttavia secondo Moustapha Sarr, che e' direttore del parco
Bangreweogo, un antico bosco riabilitato di recente e diventato il polmone
verde della polverosa capitale Ouagadougou, il problema non sono le
comunita' dei luoghi interessati, che da anni proteggono gli alberi, ma
nuove attivita' estrattive che non predispongono un adeguato reintegro di
quanto prelevato. Ma certo la poverta' ha molto a che vedere con il
fenomeno. Piu' del business che invece e' alla radice del disastro
amazzonico imputabile ai latifondisti dei pascoli e della soia, ai mercanti
di legname pregiato e alle multinazionali estrattive. E se le popolazioni
rurali e urbane tuttora ricorrono al taglio massiccio di legna da ardere e
all'acquisto di carbonella e' per mancanza di alternative; sulle cucine
solari non si e' mai davvero puntato, e la diffusione del gas da cucina va a
rilento.

4. MONDO. MARINELLA CORREGGIA: DIFENDERE LE PALUDI
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 30 luglio 2008 col titolo "Le paludi
della paura"]

Paludi, torbiere, acquitrini, foci a delta dei fiumi, sistemi di mangrovie
costiere, tundre, lagune, piane alluvionali: sono le zone umide del pianeta,
e occupano il 6% della superficie terrestre. Nell'immaginario collettivo
sono zone malsane e in effetti non sono un habitat adatto alla specie umana.
Eppure la loro esistenza e' essenziale per la nostra sopravvivenza:
"imprigionano" non tanto il mostro di Lochness ma un mostro ben piu'
pauroso: 771 miliardi di tonnellate fra carbonio e metano, una quantita' che
se tradotta in CO2 equivalente - l'anidride carbonica e' il principale gas
serra - e' pari a un quinto del totale dei gas serra presenti in atmosfera.
La loro distruzione, se proseguira', per il pianeta sara' una "bomba C", C
come carbonio: ne rilasceranno una quantita' tale da amplificare il
riscaldamento del clima a livelli insostenibili. Sono 40 le tonnellate di
carbonio rilasciate per ogni ettaro di palude tropicale "bonificata", e sono
da 2,5 a 10 le tonnellate di carbonio rilasciate per ogni ettaro di torbiera
raschiato via.
Se ne e' discusso a una recente conferenza scientifica internazionale,
organizzata a Cuiaba (Brasile) dall'Universita' delle Nazioni Unite e
dall'Universita' Federale del Mato Grosso, con la partecipazione di
settecento scienziati da 28 paese. Cuiaba si trova all'imbocco del Pantanal,
un complesso patchwork di laghi, lagune, fiumi, foreste e isole forestali,
la piu' estesa pianura alluvionale del mondo: 150.000 chilometri quadrati,
suddivisi fra Brasile, Bolivia e Paraguay. Buona parte delle migliaia di
specie che lo popolano, fra cui molte migratorie, sono in via di estinzione.
Benche' sotto pressione da parte dell'agricoltura intensiva, dello sviluppo
industriale e urbano, il Pantanal tutto sommato sta abbastanza bene, anche
perche' e' valorizzato e dunque protetto come attrazione turistica. Invece
il 60% delle zone umide del pianeta sono stati distrutti negli scorsi cento
anni: soprattutto drenati per ottenerne terre agricole ma anche scomparse a
causa dell'inquinamento, della costruzione di dighe e canali, del pompaggio
delle acque di falda, dello sviluppo urbano e dell'estrazione della torba.
Il cambiamento climatico inaridisce altre terre umide. In effetti l'effetto
serra e' la principale minaccia alle paludi, soprattutto nelle regioni
artiche o vicine all'Artico dove le torbiere un tempo permanentemente
ghiacciate si stanno sciogliendo. Se la temperatura globale aumentera' di 3
o 4 gradi centigradi, la maggior parte delle terre umide scomparira'.
Succedera' anche al Pantanal.
Sono stati grandemente sottovalutati sia il pericolo rappresentato dalla
distruzione delle zone umide, sia i grandi servizi ambientali che la loro
protezione garantisce. Spesso hanno ecosistemi la cui biodiversita'
rivaleggia con quella delle foreste pluviali e delle barriere coralline. E
poi aiutano il ricarico degli acquiferi, la depurazione delle acque, il
riciclaggio dei nutrienti; e fanno da barriera contro le tempeste violente
sulle coste e contro la loro erosione. Il disastro di New Orleans sarebbe
stato meno tremendo se decenni fa le paludi di quell'area non fossero state
drenate. Ma si pensi anche alle mangrovie, la cui distruzione sulle coste
asiatiche - per farne resort turistici o allevamenti di gamberetti - ha reso
catastrofica la forza dello tsunami del 2004. Gli Stati Uniti stanno
dedicando risorse a ripristinare le zone umide in Florida e Louisiana. Con
costi esorbitanti. La prevenzione, come al solito, costerebbe molto meno e
sarebbe molto piu' efficace. Gli scienziati a Cuiaba hanno lanciato un
appello alla comunita' internazionale per un piano d'azione concordato e
urgente.

5. MONDO. MARINELLA CORREGGIA: LA GARA DELLE CASE GREEN
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 31 luglio 2008 col titolo "La gara delle
case Green"]

Bethany Lewis, nove anni, gioca bene a football. Ma non e' per questo che
l'inglesina e' apparsa in foto e gesta sul "Guardian". Negli ultimi sei mesi
la sua vista acuta le e' servita per controllare continuamente un monitor
nella sua casa a Leeds; cosi' e' stata determinante nell'ottenere un taglio
dei consumi di energia familiari di oltre un quarto.
Il monitor, in effetti, mostra il costo dell'energia consumata nella casa,
minuto per minuto; e se la lancetta o chi per essa si spinge oltre i due
pence l'ora, Bethany vuole sapere perche'. La sua vigilanza e' andata di
pari passo con quella svolta in altre 63 case in otto strade che si chiamano
Green (verde). Nel paese e' infatti in corso - da gennaio - una sana
competizione fra le Green Streets. Sulla base dei risultati, questa
attenzione domestica ai consumi se estesa a tutto il paese potrebbe far
risparmiare alla Gran Bretagna 4,6 miliardi di sterline in bolletta
energetica. Il che fa pendant con un bell'aiuto dato al clima, con una
riduzione delle relative emissioni di gas serra di un bel 20%.
Bethany ha spiegato che quando torna da scuola controlla i numeri, e "se mi
sembrano troppo alti, vado a vedere se la tivu' e' stata lasciata
inutilmente accesa, o se lo stereo e' stato lasciato con lo stand-by acceso.
E spengo tutto". Migliaia di piccoli atti di questo tipo hanno fatto si' che
la strada in cui abitano i Lewis, la Green Lane nel sobborgo di Cookridge,
stia guidando l'originale gara: cumulativamente queste case anni '70 hanno
tagliato i costi energetici del 29,32% solo con il comportamento. Le sette
rivali della via di Bethany se la stanno cavando bene, salvo la Green Street
di Manchester che e' ferma a una riduzione dell'8,56%. Ma l'Institute of
Public Policy Research (Ippr), che sta monitorando la gara per la British
Gas calcola una media di riduzione del 20%.
Ancor piu' bravo di Bethany e' Cyrus, tre anni, della famiglia Neysari che
conduce la classifica, dalla cima della sua collinetta. Grazie anche ai
pannelli solari installati sul tetto, hanno tagliato di meta' i consumi
energetici globali; 500 sterline in sei mesi solo di gas. I pannelli sono
una dotazione fornita dalla gara, insieme alle valvole termostatiche per i
radiatori di ogni camera, e alle cisterne per l'acqua (si tratta di case
monofamiliari). Ma e' soprattutto il comportamento ad aver giocato e in
questo Cyrus c'entra parecchio: va in giro a verificare. Potere dei bambini,
educatori una volta educati. Semplici gesti diventano abitudini: mettere i
coperchi alle pentole, annullare le lucine rosse, lavare a pieno carico e a
temperature piu' modeste, spegnere il forno 5 minuti prima, asciugare i
capelli all'aria, abbassare di un grado il termostato, non usare i
tagliaerba a motore per i giardinetti...
Il progetto comprende anche un "consulente per il risparmio energetico" ogni
otto nuclei familiari. Alla luce dei buoni risultati l'Ippr formula due
proposte. Primo, il Tesoro destini 4 milioni di sterline per avviare simili
gare in molti altri contesti. Secondo: che si recluti una "forza nazionale
di consiglieri energetici" simili agli esperti che la British Gas ha
assegnato alle Green Streets della gara, insieme a 30.000 sterline per le
attrezzature (pannelli, boiler ecc.). Ovviamente non una persona ogni otto
famiglie, ma ad esempio uno ogni 20 vie inglesi: farebbero 10.000
consiglieri. Il costo e' stato calcolato in 500 milioni di sterline
all'anno: poco piu' di un decimo rispetto a quanto il paese risparmierebbe
in costi dell'energia. Il resto lo farebbero dei prestiti a basso tasso di
interesse alle famiglie.

6. MONDO. MANUELA CARTOSIO: SUL TRAFFICO ILLEGALE DEL LEGNAME
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 23 luglio 2008 col titolo "Traffico
illegale del legno".
Manuela Cartosio e' giornalista e saggista, particolarmente attenta ai
movimenti e alle lotte sociali]

Quasi un quinto del legname importato nel 2006 nell'Unione Europea proviene
da risorse illegali. Una quantita' compresa tra i 26 e i 30 milioni di metri
cubi, equivalente al totale del legname prodotto in una anno in Polonia. Lo
sostiene il rapporto diffuso ieri dal Wwf che traccia le dieci rotte piu'
importanti del traffico illegale del legno. La parte del leone la fa la
Russia da dove, attraverso la Finlandia, arrivano nella Ue una decina di
milioni di metri cubi di legname e di derivati (polpa e carta) di
provenienza illegale o sospetta. Al secondo posto l'Indonesia, seguita dalla
Cina che importa grandi quantita' di legname da regioni ad alto rischio per
poi commercializzarle nel resto del mondo. Tra le zone piu' depredate spicca
l'Amazzonia dove quasi l'80% del taglio delle foreste e' illegale.
Hanno origini sospette o illegali il 23% dei prodotti in legno importati
dall'Europa dell'Est, il 40% di quelli importati dal Sud-Est asiatico, il
30% di quelli provenienti dal Sud America, oltre il 36% di quelli che
arrivano dall'Africa.
L'Italia si piazza al quarto posto - dopo Finlandia, Regno Unito e
Germania - tra i paesi della Ue piu' conniventi. Il nostro paese importa un
quarto del legname fuorilegge proveniente da Camerun, Repubblica democratica
del Congo, Gabon; il 14% di quello esportato dalla Bolivia, dall'Indonesia e
dalla Thailandia; il 7% di quello spedito dalla Cina e il 5% dalla Malesia.
Pur non essendo precise al millimetro, le cifre certificano il fallimento
del piano d'azione avviato nel 2003 dall'Unione Europea. Il Flegt - Forest
Law Enforcement, Governance and Trade - non ha fermato il commercio di
legname illegale. E' necessario pianificare negoziati con i colossi Russia e
Cina, dice Massimiliano Rocco, responsabile del programma Traffic and Timber
Trade del Wwf Italia.
Il taglio illegale di legname e' la causa prima della deforestazione e la
seconda dei cambiamenti climatici. Il 25% delle emissioni di gas serra e'
provocato dalla degradazione delle foreste. Gli alberi sono una ricchezza
che dura nel tempo. Tagliandoli, si incassa la ricchezza monetaria e si
distrugge quella ambientale. Tagliandoli illegalmente, per di piu', si
abbassano i prezzi del legname con gravi danni per le economie locali.
Secondo la Banca mondiale la perdita economica derivante dal commercio
illegale del legno ammonta a 10 miliardi di dollari l'anno. A questi vanno
aggiunti 5 miliardi di dollari di tasse evase. Una perdita secca per i paesi
poveri da cui proviene questa materia prima. Al traffico illegale di legname
si associano le classiche forme dell'economia criminale: violenze,
corruzione, riciclaggio di denaro sporco, acquisto di armi, finanziamento
delle guerre civili e dei regimi dittatoriali. La giunta militare del
Myanmar, per fare solo un esempio, si e' autofinanziata con i profitti
derivanti dal saccheggio delle foreste e dall'esportazione di teak.
Anche Greenpeace e' impegnata in una campagna contro il traffico illegale di
legname. Lo scorso marzo un gruppo di suoi attivisti e' riuscito a bloccare
nel porto di Caen una nave carica di legname illegale proveniente
dall'Amazzonia.
Non si temono, per ora, simili blitz nel porto di Zhangijiang, vicino alla
foce dello Yangze, snodo principale del traffico di legname in Cina. Nel
porto arrivano tronchi da Siberia, Indonesia, Brasile, Birmania, Gabon,
Congo, Mozambico. Dalla fine degli anni '90 la Cina ha diminuito i
disboscamenti sul suo territorio e ha quadruplicato le importazioni dai
paesi dove si taglia illegalmente a manetta.

7. MONDO. MARINA FORTI: UN COCKTAIL LETALE
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 6 giugno 2008 col titolo "Un cocktail
letale".
Marina Forti, giornalista e saggista particolarmente attenta ai temi
dell'ambiente, dei diritti umani, del sud del mondo, della globalizzazione,
scrive per il quotidiano "Il manifesto" acuti articoli e reportages sui temi
dell'ecologia globale e delle lotte delle persone e dei popoli del sud del
mondo per sopravvivere e far sopravvivere il mondo e l'umanita' intera.
Opere di Marina Forti: La signora di Narmada. Le lotte degli sfollati
ambientali nel Sud del mondo, Feltrinelli, Milano 2004]

La "linea del fronte della battaglia contro il cambiamento del clima" e' il
Sahel. Cosi' Jan Egeland, consigliere speciale del segretario generale
dell'Onu per la risoluzione dei conflitti, definisce la regione che separa
il deserto del Sahara dalle terre piu' fertili dell'Africa nera, una lunga
fascia semidesertica che corre dall'Atlantico fino al Mar Rosso.
A guardare quei paesaggi aridi di terra sabbiosa e roccia, si capisce bene
perche' Egeland ne faccia la "linea del fronte" del cambiamento del clima.
Si capisce anche perche' sia proprio un esperto della "risoluzione dei
conflitti" a parlare di clima e di poverta'. In effetti Egeland, gia'
consigliere dell'Onu per i diritti umani, afferma che il Sahel e' un luogo
dove "il cambiamento del clima, il degrado ambientale, il conflitto per le
risorse naturali, il traffico di droghe, armi e esseri umani... tutto si
mescola in un cocktail letale" (cosi' dichiarava ieri in un'intervista
all'agenzia Reuter).
Un cocktail letale. L'inviato delle Nazioni Unite sta visitando alcuni dei
principali stati del Sahel: Burkina Faso, Mali, Niger. In Mali ad esempio ha
visitato laghi e fiumi che si stanno prosciugando, drammatico effetto di una
prolungata siccita'. In tutta la regione la siccita' e l'avanzata del
deserto rendono ancora piu' difficile la vita sia degli agricoltori
stanziali, sia delle popolazioni pastorali.
In Mali ad esempio Egeland ha incontrato i leader di comunita' Tuareg: i
quali hanno spiegato come si sentano negletti dalle nazioni in cui vivono e
dall'intera comunita' mondiale, lasciati nella poverta'. "Questi
risentimenti, la poverta' acuita dal degrado ambientale, acuiscono la
sensazione di essere lasciati ai margini... Si sentono minacciati come
comunita' pastorale: e questo spinge molti giovani a convincersi che 'no,
non voglio piu' dialogo, voglio lottare perche' il dialogo non porta a
nulla'", dice Egeland. E infatti tra i Tuareg divampa ormai da un paio
d'anni una ribellione armata, che si e' manifestata a volte nel territorio
della Mauritania, di recente nello stesso Mali dove guerrieri nomadi hanno
attaccato accampamenti militari e colonne di truppe nella regione
nordorientale del Kidal - il mese scorso uno di questi attacchi ha lasciato
17 ribelli e 15 soldati sul terreno. Anche nel Niger, una ribellione armata
guidata da Tuareg nella regione che produce uranio ha fatto gia' 70 morti
tra i soldati governativi: e il conflitto sta salendo di intensita', come
testimonia il fatto che un migliaio di civili (sempre Tuareg) sono sfollati
a sud, nel Burkina Faso, per sottrarsi ai combattimenti. Ieri il governo
burkinabe' ha fatto appello all'assistenza umanitaria internazionale per
aiutarli.
Ad aggravare il tutto, la regione tra Sahel e Sahara e' anche una zona di
contrabbando e traffici, con grandi quantita' di droghe e di armi che
traversano la regione: Egeland spiega che narcotrafficanti colombiani ormai
hanno fatto di quella regione dell'Africa occidentale un hub per il traffico
di cocaina verso l'Europa, usando sia imbarchi sulle coste atlantiche sia le
via carovaniere attraverso il Sahara verso nord. Tanto che molti si chiedono
quanto, nella rivolta Tuareg, sia autoctono e quanto sia istigato e
alimentato da trafficanti di droghe e armi...
Insomma, ha ragione l'inviato dell'Onu: il Sahel illustra in modo perfetto
come il degrado ambientale, lo sfruttamento (legale o illegale) di risorse,
traffici e contrabbandi, emarginazione sociale e poverta' possano produrre
una miscela esplosiva.

8. RIFERIMENTI. PER CONTATTARE IL COMITATO CHE SI OPPONE ALL'AEROPORTO DI
VITERBO

Per informazioni e contatti: Comitato contro l'aeroporto di Viterbo e per la
riduzione del trasporto aereo: e-mail: info at coipiediperterra.org , sito:
www.coipiediperterra.org
Per contattare direttamente la portavoce del comitato, la dottoressa
Antonella Litta: tel. 3383810091, e-mail: antonella.litta at libero.it
Per ricevere questo notiziario: nbawac at tin.it

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Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 120 dell'8 agosto 2008

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