Minime. 239



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 239 dell'11 ottobre 2007

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Mao Valpiana: Dopo la Perugia-Assisi. Facciamo a noi stessi l'appello per
la pace
2. Antonella Litta: Un messaggio a Frosinone
3. Raffaella Mendolia: I congressi del Movimento Nonviolento dal 1990 al
2002 (parte quarta e conclusiva)
4. La "Carta" del Movimento Nonviolento
5. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. MAO VALPIANA: DOPO LA PERUGIA-ASSISI. FACCIAMO A NOI STESSI
L'APPELLO PER LA PACE
[Ringraziamo Mao Valpiana (per contatti: azionenonviolenta at sis.it) per
questo intervento.
Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle e autorevoli della
nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive ed opera come
assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel
Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come
metodo innovativo di intervento nel sociale"), e' membro del comitato di
coordinamento nazionale del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa
della nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione
Nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al
servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla
campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione
della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario
nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione
diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per
"blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del consiglio
direttivo della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio
della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione
di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato
di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per
la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nel giugno 2005 ha promosso il
digiuno di solidarieta' con Clementina Cantoni, la volontaria italiana
rapita in Afghanistan e poi liberata. Un suo profilo autobiografico, scritto
con grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4
dicembre 2002 di questo notiziario]

Solitamente penso che la cosiddetta societa' civile non sia migliore della
classe politica che la rappresenta. In fondo e' vero che ogni popolo, per
convinzione, per paura o per ignavia ha il governo che si merita. Ma
domenica, in cammino da Perugia ad Assisi, c'era probabilmente il meglio
dell'Italia di oggi. Non so quanti fossero i marciatori (chi dice centomila,
chi il doppio: io li visti sfilare senza interruzioni per oltre quattro
ore), ma e' sicuro che si potevano vedere tantissimi giovani, e adolescenti,
pieni di entusiasmo, vogliosi di essere protagonisti, sinceramente convinti
di fare la cosa giusta.
Con il Movimento Nonviolento eravamo presenti a Santa Maria degli Angeli con
gazebo, banchetto, furgone, e striscioni, per la distribuzione straordinaria
di "Azione nonviolenta", dell'invito al Congresso di Verona (1-3 novembre) e
alla manifestazione antimilitarista e nonviolenta del 4 novembre (non festa
ma lutto). Con la preziosa collaborazione di chi ha risposto all'appello
rilanciato da questo stesso notiziario (fra tutti cito Raffaella, Piercarlo,
Marco, Alberto, ma un grazie particolare va ai giovanissimi ed instancabili
Benedetta e Luca!) siamo riusciti nell'intento di distribuire nvemila copie
della rivista fondata da Capitini.
E' stato un modo per offrire ai marciatori (c'e' stato un contatto diretto
con almeno uno di loro ogni dieci o venti... e non e' poco) l'opportunita'
di entrare in contatto con la proposta nonviolenta, perche' c'e' davvero
bisogno di crescere dal generico pacifismo, alla nonviolenza specifica.
*
Il limite di questa Marcia, infatti, e' quello di rivolgersi ai governi (e'
stato ripetuto anche domenica nell'intervento conclusivo alla Rocca di
Assisi) per chiedere a loro di fare la pace. Se e' vero, come e' vero, che
c'e' un'inscindibile correlazione fra mezzi e fini, come possiamo aspettarci
scelte di pace da governi (compreso quello italiano attuale) che mantengono
gli eserciti e le loro strutture, che finanziano missioni militari, che
aumentano le spese belliche, che accettano il traffico illegale e legale di
armi? Da scelte politiche di questo tipo, non possono che derivare politiche
estere che sfociano e legittimano le guerre. E' questa la semplice verita'
che abbiamo voluto trasmettere ai tanti giovani che ieri marciavano con
serio impegno personale. Solo la proposta della nonviolenza puo' rompere il
meccanismo e costruire con mezzi pacifici, soluzioni pacifiche.
La pace non verra' dai governi che utilizzano lo strumento militare, ma
potra' venire solo dai popoli che rifiuteranno di collaborare con essi. E' a
noi stessi, dunque, che dobbiamo rivolgere gli appelli per la pace.
Liberiamo prima di tutto la nostra mente dalla sudditanza culturale nei
confronti di chi, nei fatti, sostiene la guerra e la sua preparazione, e
approfondiamo la nostra convinzione nella possibilita' della nonviolenza di
risolvere i conflitti senza armi e senza uccisioni.
*
La nonviolenza non chiede ad altri di fare il primo passo. Il senso della
Marcia dovrebbe essere proprio questo: io mi metto in cammino e altri si
uniranno a me. E' una perdita di tempo chiedere al governo di fare cio' che
gia' sa che dovrebbe fare (anche in base alla Costituzione) e che non fa
perche' non vuole o non puo'. Da quanti anni chiediamo ai governi di ridurre
le spese militari, e regolarmente, finanziaria dopo finanziaria, queste
spese aumentano esponenzialmente? Insistere in questo errore di ingenuita'
diventa una colpa. Chiediamo a noi stessi, piuttosto, di non sostenere piu'
chi queste spese decide ed approva. E, soprattutto, non paghiamo piu' per
queste spese. Ecco il richiamo della nonviolenza, che ieri abbiamo cercato
di comunicare.
Erano molti gli amici che chiedevano ed apprezzavano il materiale
distribuito dal Movimento Nonviolento. Alcuni gia' conoscevano, almeno per
il nome, la nostra rivista. Per altri era la prima volta. C'e' anche da
registrare, con dispiacere, che qualcuno dopo aver accettato la copia in
omaggio, e averla appena sfogliata, la gettava a terra, con noncuranza ed
incivilta'. Al richiamo che quella carta stampata e' costata denaro e
fatica, e che non si deve buttare via niente, e che se non interessa la si
puo' restituire o regalare ad altri, a volte ci siamo anche sentiti
rispondere con maleducazione. Perche' certa gente partecipi alla Marcia
della pace e con quale spirito, mi e' difficile da capire. Purtroppo pero'
questi casi non sono isolati: alla fine della marcia Santa Maria degli
Angeli sembrava un immondezzaio: carte e rifiuti a terra dappertutto.
Sembrava un dopo partita alla stadio.
Quanta differenza con la marcia ideata e realizzata da Capitini, dove
l'impegno era di lasciare l'ambiente che si attraversava, migliore di come
lo si era trovato.
Ma c'e' anche da segnalare chi si chinava a raccogliere le carte lasciate
cadere da altri, e chi ha comunque voluto pagare la rivista donata "perche'
i soldi e' meglio darli per la nonviolenza, piuttosto che per le armi".
*
Ultima annotazione, per la cronaca. Mentre noi distribuivamo la rivista, al
tavolo del Movimento, a vendere i testi di Aldo Capitini e la spilla del
fucile spezzato, c'erano Pietro Pinna ed Alberto L'Abate, che anche questa
volta ci hanno insegnato cos'e' lo spirito di servizio. Mentre questi due
nostri maestri anziani, che hanno pagato l'essere pionieri della nonviolenza
in Italia con il carcere e i processi, facevano i militanti di base al
banchetto, quattro giovani ministri della Repubblica (impegnata nella
missione militare in Afghanistan) si erano posizionati nella prima fila
(della marcia per la pace), si facevano riprendere dalle telecamere e
rilasciavano interviste.
La differenza c'e', e si vede.

2. DOCUMENTI. ANTONELLA LITTA: UN MESSAGGIO A FROSINONE
[Riportiamo il messaggio di Antonella Litta (per contatti:
antonella.litta at libero.it), portavoce del comitato che si oppone
all'aeroporto di Viterbo, ai promotori dell'incontro dei comitati che si
oppongono al terzo polo aeroportuale del Lazio che si svolge oggi, 11
ottobre 2007, presso la biblioteca comunale di Frosinone.
Antonella Litta e' la portavoce del Comitato che si oppone alla
realizzazione dell'aeroporto a Viterbo; svolge l'attivita' di medico di
medicina generale a Nepi (in provincia di Viterbo). E' specialista in
Reumatologia ed ha condotto una intensa attivita' di ricerca scientifica
presso l'Universita' di Roma "la Sapienza" e contribuito alla realizzazione
di uno tra i primi e piu' importanti studi scientifici italiani
sull'interazione tra campi elettromagnetici e sistemi viventi, pubblicato
sulla prestigiosa rivista "Clinical and Esperimental Rheumatology", n. 11,
pp. 41-47, 1993. Gia' responsabile dell'associazione Aires-onlus
(Associazione internazionale ricerca e salute) e' stata organizzatrice di
numerosi convegni medico-scientifici. Presta attivita' di medico volontario
nei paesi africani. E' partecipe e sostenitrice di programmi di solidarieta'
nazionale ed internazionale. Presidente del Comitato "Nepi per la pace", e'
impegnata in progetti di educazione alla pace, alla legalita', alla
nonviolenza e al rispetto dell'ambiente]

Care amiche e cari amici di Frosinone,
siamo felici di questa iniziativa alla quale come comitato viterbese
esprimiamo la nostra piena e persuasa solidarieta'.
Come sapete il nostro comitato e' impegnato non solo per impedire la
realizzazione a Viterbo di un devastante mega-aeroporto per voli low cost,
ma anche per liberare Ciampino dall'intollerabile carico di voli che
danneggia enormemente la qualita' della vita e la salute dei cittadini di
quella citta' e dei centri limitrofi, e contro la realizzazione tout court
del terzo polo aeroportuale laziale.
Crediamo infatti che per molte cruciali ed irrefutabili ragioni sia
necessario urgentemente e drasticamente ridurre, e non incrementare il
trasporto aereo.
Siamo quindi con voi nel comune impegno in difesa del diritto di tutti alla
salute e alla sicurezza; in difesa dell'ambiente, dei beni sociali e
culturali e delle vocazioni produttive del territorio; in difesa della
legalita' e della democrazia; in difesa di un modello di mobilita' utile e
adeguato, sostenibile e rispondente ai bisogni delle comunita' locali
interessate; a sostegno di un modello di sviluppo equo e solidale che
difenda e valorizzi le risorse locali e promuova occupazione stabile nel
pieno rispetto dei diritti delle persone e con tecnologie appropriate;
contro lo scandaloso sperpero di ingenti risorse pubbliche per opere
gravemente devastanti per l'ambiente e scelleratamente nocive per la salute
e il benessere delle persone; siamo quindi con voi nel comune impegno in
difesa della biosfera ed affinche' le future generazioni possano avere un
mondo vivibile.
A questo breve messaggio di sostegno e saluto alleghiamo il testo del nostro
appello di alcune settimane fa che crediamo possa recare alcuni ulteriori
elementi di riflessione utili al comune impegno.
Un cordiale saluto,
Antonella Litta, portavoce del Comitato che si oppone all'aeroporto di
Viterbo
Viterbo, 9 ottobre 2007
*
Allegato. Appello del comitato
Un aeroporto a Viterbo? No, grazie
E' necessario invece ridurre il trasporto aereo
1. Un aeroporto provoca gravi danni alla salute della popolazione che vive
nei dintorni: sia attraverso l'inquinamento dell'aria, che causa gravi
malattie; sia attraverso l'inquinamento acustico.
2. Il trasporto aereo contribuisce fortemente al surriscaldamento del clima.
3. Il trasporto aereo danneggia gravemente l'ambiente.
4. Il trasporto aereo e' antieconomico: consuma piu' energia di ogni altro
mezzo di trasporto; danneggia gravemente la biosfera; costa molto alla
comunita' poiche' e' fortemente sovvenzionato sia da finanziamenti pubblici
sia da esenzioni ed agevolazioni fiscali (mentre si effettuano sciagurati
tagli di bilancio per sanita' ed assistenza): paradossalmente la maggior
parte dei costi del trasporto aereo li pagano i cittadini che non lo usano;
danneggiando l'ambiente e sottraendo risorse pubbliche non aiuta le economie
locali ma le impoverisce; l'occupazione nel settore e' limitata, spesso
precaria, e le compagnie hanno spesso condotte gravemente antisindacali.
5. Il trasporto aereo e' iniquo: statisticamente e' dimostrato che e'
soprattutto un privilegio dei ricchi, ma i costi li pagano soprattutto i
bilanci pubblici, e le conseguenze nocive le pagano innanzitutto i poveri.
6. Nel caso specifico dell'aeroporto a Viterbo manca completamente la
Valutazione d'impatto ambientale.
Viterbo nell'ambito della mobilita' ha bisogno innanzitutto di migliorare la
rete ferroviaria ed i collegamenti con Roma, con Orte e con Civitavecchia.
Una mobilita' coerente con la difesa e la valorizzazione dei beni ambientali
e culturali e delle vocazioni produttive del viterbese.
Chiediamo che sia rispettato il diritto alla salute.
Chiediamo che sia rispettato il diritto alla sicurezza.
Chiediamo che sia rispettato il diritto a un ambiente vivibile.
Chiediamo che sia rispettato il diritto a un lavoro dignitoso e sicuro.
Chiediamo che sia rispettato il diritto alla mobilita' per tutti e non solo
per pochi privilegiati.
Chiediamo che decisioni che riguardano tutti siano discusse da tutti e prese
in modo democratico.
Chiediamo che prevalga la responsabilita', la solidarieta', la democrazia.
Siamo solidali con i cittadini di Ciampino, vittime dell'estrema nocivita'
dell'aeroporto.
Siamo solidali con tutti gli esseri umani che subiscono le conseguenze
dell'effetto serra cui il trasporto aereo contribuisce in misura cosi'
rilevante.
Chiediamo a chi condivide questo appello di aderire ad esso, di diffonderlo,
di sostenere l'impegno del comitato.
Il comitato che si oppone all'aeroporto di Viterbo e s'impegna per la
riduzione del trasporto aereo, in difesa della salute, dell'ambiente, della
democrazia, dei diritti umani di tutti gli esseri umani
Per informazioni e contatti: e-mail: info at coipiediperterra.org, sito:
www.coipiediperterra.org

3. RIFLESSIONE. RAFFAELLA MENDOLIA: I CONGRESSI DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
DAL 1990 AL 2002 (PARTE QUARTA E CONCLUSIVA)
[Ringraziamo Raffaella Mendolia (per contatti: raffamendo at libero.it) per
averci messo a disposizione il seguente estratto dalla sua tesi di laurea su
"Aldo Capitini e il Movimento Nonviolento (1990-2002)" sostenuta presso la
Facolta' di Scienze politiche dell'Universita' degli studi di Padova
nell'anno accademico 2002-2003, relatore il professor Giampietro Berti.
Raffaella Mendolia fa parte del comitato di coordinamento del Movimento
Nonviolento, ed ha a suo tempo condotto per la sua tesi di laurea una
rilevante ricerca sull'accostamento alla nonviolenza in Italia]

6. XX Congresso del Movimento Nonviolento, Ferrara, 12- 14 aprile 2002. "La
Nonviolenza e' il varco attuale della storia"
All'inizio del 2002, e' Daniele Lugli, in qualita' di segretario nazionale,
ad annunciare su "Azione nonviolenta" l'avvicinarsi del nuovo appuntamento
congressuale e il suo titolo, "La nonviolenza e' il varco attuale della
storia". Il riferimento alle parole di Capitini e' frutto di una scelta
precisa: la frase e' tratta da Elementi di un'esperienza religiosa (1937),
libro che ha saputo indicare ai giovani di quel periodo l'esistenza di una
via di uscita dalla logica fascista, che un altro mondo era possibile a
partire dal rifiuto della violenza.
Dopo sessantacinque anni e' purtroppo evidente che l'aspirazione a una
realta' di pace non e' stata raggiunta e anzi tutt'ora si riafferma la legge
del piu' forte. Il Movimento Nonviolento di oggi e' chiamato ancora una
volta ad operare contro questo sistema basato sulla forza, denunciando la
falsita' della "guerra giusta" e promovendo l'organizzazione di quei
movimenti della societa' civile, organizzazioni sindacali e politiche, che
manifestano la volonta' di opporsi a questa situazione insostenibile. Cio'
puo' avvenire essenzialmente attraverso la valorizzazione del bagaglio di
esperienze e patrimonio di conoscenze accumulato nel percorso storico della
nonviolenza (50).
In un'intervista di aprile 2002, Lugli delinea alcuni obiettivi importanti
per il movimento. Riconoscendo le scarse possibilita' di ottenere
l'attenzione dei media, ritiene utile migliorare la collaborazione tra le
associazioni orientate alla nonviolenza, sia a livello internazionale,
partendo dal legame con l'associazione internazionale War Resisters'
International, sia a livello nazionale, svolgendo un'azione di stimolo di
sindacati e alcune forze politiche. Infine non e' possibile rinunciare alla
consueta azione di penetrazione culturale, attraverso dibattiti e incontri
con i giovani (51).
Il confronto in vista del nuovo appuntamento congressuale viene presto
acceso.
Secondo Pasquale Pugliese ancora una volta si dimostra la capacita' del
Movimento di precorrere i tempi, caratteristica che gia' distingueva
frequentemente le affermazioni di Capitini. Come non riconoscere infatti il
valore anticipatorio del titolo del passato congresso "Nonviolenza in
movimento", svoltosi nel 1999, quando non era ancora emersa la nuova forza
propulsiva del popolo di Seattle, Genova e Porto Alegre?
"Il Movimento Nonviolento, nel suo piccolo e nella sua inattualita', puo'
aiutare il passaggio verso un nuovo mondo compiendo, oggi, alcuni sforzi dei
quali, domani, qualcuno forse vedra' i risultati". Ne vengono individuati
alcuni di primaria importanza: il recupero della cultura politica
nonviolenta nella sua integrita'; l'approfondimento scientifico e
divulgativo per promuovere la cultura della nonviolenza a diversi livelli;
la necessita' di partecipare alla nuova contestazione portando la specifica
considerazione dei mezzi e dei fini; la ricerca della crescita numerica e
organizzativa del Movimento (52).
Dopo il breve dibattito precongressuale sulla rivista ufficiale, il
congresso si apre con la relazione introduttiva della segreteria nazionale.
Essa propone il bilancio del lavoro svolto nel biennio precedente. Emerge
immediatamente che la situazione socio-politica internazionale non e'
cambiata molto dal 1999. Il sistema mondiale e' ancora caratterizzato dalla
violenza strutturale. Il modello di sviluppo della globalizzazione aumenta
il divario tra il ricco Occidente e la miseria del Sud del mondo. Sviluppo
tecnologico e competizione dei mercati producono gravi effetti collaterali
(disastri umani, sociali, ambientali) che vengono trascurati e ritenuti
superabili con la ricetta del capitalismo.
Il motore di tale processo, gli Stati Uniti, dopo gli attentati terroristici
al World Trade Center e al Pentagono, ha aumentato la spesa bellica e si e'
autoproclamato difensore della democrazia ed esportatore di civilta' in
tutto il mondo. Gli Usa hanno di fatto il potere di decisione ultima su
tutte le questioni internazionali, mentre gli altri Paesi, cercando di
trarre qualche vantaggio, fanno a gara per servirli. In tale contesto e',
d'altra parte, difficilmente individuabile l'esistenza di un'alternativa
credibile e cio' contribuisce all'affermazione del sistema capitalistico
come unica e, di conseguenza, valida possibilita'.
Di fronte a cio', tuttavia, l'emergere di un vasto movimento sociale dal
basso, diffuso a livello globale, alimenta nuove speranze, organizzando
gruppi eterogenei e generazioni diverse, realizzando inedite forme di
opposizione. E' un movimento che fa appello al senso di responsabilita'
individuale nei confronti della realta' che ci circonda ma anche rispetto
alle generazioni future, che subiranno le conseguenze delle decisioni di
oggi.
Per il Movimento Nonviolento sembra la realizzazione delle previsioni di
Capitini che nel suo scritto testamentario, Attraverso due terzi di secolo,
afferma: "L'Europa, unita al Terzo Mondo e al meglio dell'America,
elaborera' la piu' grande riforma che mai sia stata comune all'umanita',
quella riforma che rendera' possibile abolire interamente le disuguaglianze
attuali di classi e di popoli, e abolire le differenze tra i 'fortunati' e
gli 'sfortunati'" (53).
Alla luce di quanto detto, il Movimento Nonviolento non puo' sottrarsi dal
portare il suo contributo al movimento globale, mostrando che l'unico modo
per evitare il suo fallimento e' la realizzazione della massima coerenza tra
mezzi e fini, attraverso la nonviolenza. Questa e' la svolta cruciale nella
storia che per troppo tempo e' stata rimandata. La nascita del "movimento
dei movimenti" si presenta ancora una volta come una sfida per il Movimento
Nonviolento, a cui dovra' rispondere mettendo a frutto il patrimonio di
lotte, esperienze e tecniche della nonviolenza accumulato in quarant'anni di
vita.
Appare quindi necessario aumentare il radicamento del movimento nella
societa' civile e sviluppare la collaborazione con gli altri movimenti e
gruppi che si rifanno alla nonviolenza. Questa posizione si concreta a
livello internazionale nell'impegno a stringere il legame gia' esistente con
la Wri (War Resisters' International), a livello europeo nella convergenza
delle forze nonviolente sul progetto dei Corpi di pace, a livello nazionale
e locale con la partecipazione a iniziative condivise da tutti, a partire
dalla collaborazione col Mir (Movimento Internazionale per la
Riconciliazione). Si individua come momento esemplare per dimostrare tale
nuovo impegno l'organizzazione di una Marcia che riunisca tutte le forze
nonviolente pronte a collaborare.
Anche l'esigenza di trattare il tema dell'economia, emersa nei mesi
precedenti, viene inserita nel programma del congresso: riconoscendo che la
realizzazione di una alternativa economica al neoliberismo e' possibile a
partire dal cambiamento dello stile di vita delle persone e si puo'
ricondurre al concetto di responsabilita' individuale, il Movimento
Nonviolento si sente chiamato a intervenire nella ricerca, promovendo
approfondimenti e confronti sul tema, con un'attenzione particolare alle
esperienze di microeconomia e all'analisi del livello macro (54).
Per concludere viene ribadita l'importanza di rivitalizzare il lavoro per il
Decennio per l'educazione alla pace, promosso dall'Onu, a cui molti aderenti
al movimento hanno gia' preso parte, e che vive un momento di debolezza.
Esaminando le mozioni approvate si puo' riconoscere come le indicazioni
iniziali siano state assunte dalle commissioni di lavoro, secondo il
programma dei lavori gia' sperimentato nel congresso precedente.
Per quanto riguarda il "movimento dei movimenti", la commissione rileva un
errore di strategia: di fronte alla brutalita' del potere dimostrata a
Genova, la soluzione e' evitare di rincorrere i poteri ai loro vertici, dove
il confronto viene estremizzato, e attuare il passaggio "da una generica
aspirazione ideale alla nonviolenza alla specifica prassi di azione politica
nonviolenta" (55).
E' qui che il Movimento puo' mettere a frutto con profitto la sua esperienza
nel campo.
Si stabilisce, quindi, in accordo con la Rete di Lilliput, di non aderire al
prossimo Italian Social Forum, e soprattutto, di costituire i "Gruppi di
azione nonviolenta" (Gan) presso i nodi locali della Rete.
Sul tema del Decennio di educazione alla pace e alla nonviolenza, il
Movimento si ripropone di promuovere una campagna di studio, lavoro e
attivita', articolata su diversi livelli, che coinvolga unita' territoriali
e movimenti nella loro specificita' e curi i rapporti con le istituzioni.
Al congresso le proposte della nonviolenza per una trasformazione
dell'economia vengono definite in nuove forme di partecipazione politica
(bilancio partecipativo, scelte partecipative, strumento referendario), e di
democrazia dal basso, nell'avvio di una ricerca su esperienze di economia
nonviolenta in Italia, attraverso un maggiore spazio da dedicare al tema
sulla rivista "Azione nonviolenta".
Riguardo al rapporto mezzi di comunicazione - nonviolenza, si sente la
necessita' crescente di riflettere sulla capacita' ipnotica e manipolatoria
in particolare del mezzo televisivo, visto il largo uso che se ne fa e le
scarse possibilita' di difendersi dalla sua influenza. Il Movimento si deve
attivare al fine di educare gli individui a un consumo attivo e critico del
mezzo televisivo, limitando il suo utilizzo, combattendo il monopolio nelle
reti private e la pubblicita' nelle pubbliche, esigendo un informazione
seria sui danni che la televisione produce, chiedendo l'abolizione
dell'audience.
La commissione propone una "Campagna rieducativa del cittadino consumatore
televisivo", da articolare in un seminario di studio, una miniguida all'uso
critico della tv, l'attivazione di forme di disobbedienza e rifiuto del
mezzo in determinate occasioni, la denuncia del canone, la promozione di
forme di disintossicazione televisiva periodica, la conquista di spazi
autogestiti per far conoscere programmi e iniziative del Movimento, la
promozione di alternative, l'istituzione di un Osservatorio permanente per
il controllo delle menzogne e della violenza in televisione. Particolare
attenzione va poi dedicata ai nuovi media (internet, tv interattiva).
Nel campo dell'obiezione di coscienza viene individuato un nuovo settore di
interesse nello sviluppo del Servizio civile volontario, assumendo l'impegno
di partecipare agli appuntamenti a questo dedicati e di presentare dei
progetti per l'impiego di volontari presso le sedi del Movimento.
La riflessione del gruppo di lavoro sulla fondamentale questione della
formazione alla nonviolenza indica la necessita' di una preliminare
informazione adeguata sulla struttura dei percorsi formativi. Questi
comprendono due fasi: la prima, riguarda la costituzione del gruppo, la
comunicazione al suo interno, il superamento della negativita'. Essa si basa
su un processo individuale di assunzione di responsabilita' ed e' quindi
autodiretta, ma ha un esito collettivo. La seconda consiste nella
preparazione delle azioni nonviolente.
Un altro importante argomento affrontato in questa edizione e' la Campagna
di obiezione del cittadino, che viene ormai considerata come una campagna
quadro per raccogliere una serie di iniziative proposte, dall'obiezione
fiscale alle banche armate al servizio civile volontario. Viene approvato il
testo di preparazione della campagna, e la costituzione di una commissione
preposta alla sua organizzazione, fermo restando l'assunzione degli oneri di
segreteria da parte del Centro di Torino.
Infine viene risollevata la questione della crisi della democrazia in Italia
e il percorso per il suo superamento. Gli elementi su cui e' bene
soffermarsi sono i valori legati all'"apertura all'esistenza, alla liberta'
ed allo sviluppo di ogni essere". Da essi derivano le strade da percorrere:
una nuova concezione e una nuova pratica del potere incentrata
sull'interesse di tutti e garantita dalla scelta della nonviolenza,
l'informazione sul meccanismo di funzionamento del potere, la possibilita'
di controllo e di verifica, la democrazia dal basso e la facolta' di revoca,
la riduzione dei poteri tradizionali, il superamento della democrazia e
delle istituzioni attraverso la realizzazione dell'omnicrazia e la
riconsegna del potere ai cittadini. Nella pratica l'azione del Movimento
dovra' svolgersi a favore della costituzione e del funzionamento di centri
territoriali aperti, con l'obiettivo di riaffermare la centralita' delle
assemblee, dei luoghi di confronto, della partecipazione diretta dei
cittadini (56).
Anche questa edizione del congresso del Movimento Nonviolento si dimostra
ben riuscita e indica una evoluzione nel dibattito interno.
*
Nel passare degli anni i congressi hanno testimoniato l'evoluzione del
movimento nelle sue forme e contenuti, riflettendo i cambiamenti della
realta' sociale. Alcuni temi pero' sono andati perduti, spesso per mancanza
di forze o per l'assorbimento in altre imprese. E' comunque da rilevare la
difficolta' di portare avanti un impianto teorico coerente, soprattutto
accanto al tentativo di collaborazione con altri gruppi, a volte solo
apparentemente affini. E' il rischio che presenta anche la partecipazione
alla Rete di Lilliput, dove la pluralita' di voci rende problematica una
presa di posizione univoca che rispecchi la volonta' di tutti.
Nell'ambizione di riunire un cosi' vasto numero di persone si deve
affrontare il rischio dell'inevitabile emergere di leaders e personalita' di
spicco che cercano di occupare la scena di fronte all'opinione pubblica e
mettono in secondo piano la realizzazione di un progetto di trasformazione
sociale a lungo termine.
*
7. Marcia Assisi-Gubbio, 4-7 settembre 2003. "In cammino per la nonviolenza"
Concludiamo il percorsi di analisi della storia recente del Movimento
Nonviolento con la Marcia del 2003.
Concepita come proseguimento ideale e concreto della Marcia Perugia-Assisi
2000, l'iniziativa riscuote notevole successo per i nonviolenti. Nonostante
l'indifferenza da parte dei media e delle forze politiche, si ribadisce
l'opportunita' di organizzare eventi che siano soprattutto occasione di
incontro e di riflessione serena. Un motivo di soddisfazione deriva
dall'essere riusciti a realizzare la marcia chiudendo il bilancio in
pareggio, cosa assai rara per manifestazioni di questo genere, che si basano
solo sulle proprie forze.
Commenta Mao Valpiana nell'editoriale di "Azione nonviolenta" dell'ottobre
2003: "Abbiamo realmente sperimentato un modo nonviolento di condurre
un'iniziativa politica (...) tutti i partecipanti hanno espresso
soddisfazione, si sono sentiti protagonisti di un evento importante per se
stessi e per la crescita del Movimento, che ha dimostrato di avere la
maturita', l'autorevolezza e la capacita' di mettere in campo molte risorse
umane per poter realizzare la propria politica della nonviolenza" (57).
Partecipano anche i ragazzi della "Carovana della pace" del Gruppo di
impegno missionario dei Comboniani.
Lo svolgimento parallelo del convegno "Al posto della guerra" ha stimolato
una discussione aperta e costruttiva sui problemi contemporanei: la
valorizzazione dell'Europa come attore di pace, la crisi dell'Onu,
l'istituzione di Corpi europei di pace, ecc.
Come di consueto la discussione dei temi comporta anche una proposta di
iniziativa concreta.
Per quanto riguarda il problema del tipo di difesa che deve adottare
l'Europa, viene ribadita la proposta dei nonviolenti per una difesa popolare
nonviolenta da raggiungere attraverso il disarmo, ma per ottenere risultati
si rende ora necessaria l'indicazione di una strategia graduale: dallo
smantellamento di tutti i sistemi d'arma offensivi, si deve passare ad una
fase di transizione in cui i due sistemi convivano, fino alla realizzazione
di un tipo di difesa esclusivamente difensiva. La prima cosa da fare allora
e' individuare o organizzare una forza politica che inserisca nel programma
la richiesta della riduzione annuale del 5% delle spese militari e
dell'investimento della stessa somma nella costruzione di una forza
nonviolenta di pace, sull'esempio dei Corpi civili di pace, dei Caschi e
Berretti Bianchi, delle Donne in Nero.
L'elaborazione della Convenzione Europea in atto in questo stesso periodo
rappresenta un'ottima occasione per i movimenti e le associazioni dell'area
nonviolenta, perche' per la prima volta il problema della prevenzione dei
conflitti viene inserito in un documento politico ufficiale. In questo
contesto si apre uno spazio per agire collettivamente affinche' l'Unione
Europea esprima una chiara scelta dei pace. Anche i Corpi civili di pace
rischiano di essere inseriti tra gli aiuti umanitari e non all'interno della
politica di difesa.
Nell'analisi del progetto di Convenzione, Paolo Bergamaschi, della
Commissione Esteri del Parlamento Europeo, afferma la necessita' di agire
coinvolgendo i media affinche' venga istituita una Agenzia per la difesa, al
posto di una Agenzia per gli armamenti, perche' vengano inseriti tra gli
obiettivi la prevenzione dei conflitti e la gestione delle crisi e infine
perche' si possa avere la possibilita' di sperimentare nella realta' i Corpi
civili europei di pace (58).
Particolare attenzione viene prestata al tema della riconversione ecologica
e solidale dell'economia, attraverso l'alternativa nonviolenta delle energie
rinnovabili solari di piccola scala e di piccola potenza, che puo' essere
concretizzata solo attraverso uno stile di vita individuale impostato sulla
"semplicita' volontaria".
Contemporaneamente il Movimento lancia una nuova campagna di contribuzione
fiscale, per il finanziamento diretto di forze nonviolente di pace,
denominata "Se vuoi la pace, paga per la pace".
Nella tensione verso una societa' liberata dalla violenza e dal male, si
sottolinea l'importanza della donna come portatrice di nuovi valori.
Enrico Peyretti riscopre nel cammino l'essenza della nonviolenza: la meta
lontana, la fatica, la suddivisione in tappe sono gli elementi che hanno in
comune. Ecco quindi le fasi della progressione nonviolenta: la crescita
nella capacita' di non offendere e non nuocere, il rifiuto di accettare il
dominio della violenza sistematica, la resistenza attiva e il coinvolgimento
dell'avversario, la testimonianza che da' forza e speranza (59).
Logisticamente collegare una iniziativa socializzante (la marcia) e un
momento di riflessione (il convegno) ha dato risultati soddisfacenti in
quanto la presenza esterna al movimento ha superato la meta' dei
partecipanti e ha contribuito ad aumentare le adesioni al convegno.
Tale esperienza deve essere considerata d'esempio per le iniziative future.
In particolare viene riscontrata l'opportunita' di valorizzare i momenti di
contatto diretto con le realta' locali.
*
La riunione del Comitato di coordinamento dell'ottobre 2003 offre
l'opportunita' ai partecipanti di fare una valutazione degli ultimi anni di
attivita' del Movimento. A partire dal congresso di Ferrara, le iniziative
intraprese sono state specialmente soddisfacenti (per esempio la Marcia
Perugia-Assisi del 2000 e la Marcia Assisi-Gubbio del 2003) e hanno
contribuito sostanziosamente a far crescere l'immagine del Movimento
all'esterno.
Il limite che si puo' riscontrare sta invece nella fragilita'
dell'organizzazione. Se la sua struttura "leggera" elimina il rischio di
eccessiva burocrazia, si ammette che e' difficile controllare la situazione
nei momenti di sovraccarico di lavoro. Le persone che partecipano alla vita
del movimento per quanto si dedichino totalmente all'impegno, sono sempre
poche per seguire tutte le iniziative in modo adeguato, e talvolta sono
costrette a fare costose scelte tra rinunciare alla vita privata o ritirarsi
dall'impegno politico. Su tale situazione grava anche il fatto che il
movimento e' sottoposto ad aspettative esterne sproporzionate alla sua reale
portata.
Inoltre va chiarito il concetto di nonviolenza, perche' se questo e' chiaro
all'interno del movimento, al di fuori di esso genera ancora diversi
fraintendimenti, per cui e' bene puntualizzare la posizione del Movimento.
Cio' sara' possibile nel prossimo congresso del 2004.
*
Note
50. D. Lugli, Appuntamento a Ferrara dal 12 al 14 aprile: "La nonviolenza e'
il varco attuale della storia", in "Azione Nonviolenta", anno XXXIX,
gennaio-febbraio 2002, pp. 14-15.
51. E. Buccoliero, L'azione nonviolenta e' un'opera d'arte, dall'esperienza
del primo Gan al Movimento di oggi, intervista a Daniele Lugli, segretario
nazionale del Movimento Nonviolento, in "Azione Nonviolenta", anno XXXIX,
aprile 2002, p. 11.
52. P. Pugliese, Verso il XX Congresso nazionale del Movimento Nonviolento
fondato da Aldo Capitini, "La nonviolenza e' il varco attuale della storia",
Ferrara, 12-14 aprile 2002, in "Azione Nonviolenta", anno XXXIX, marzo 2002,
pp. 4-5.
53. A. Capitini, Attraverso due terzi di secolo, autobiografia di Aldo
Capitini, Perugia, 16 agosto 1968.
54. Relazione introduttiva della segreteria nazionale al XX Congresso del
Movimento Nonviolento, in "Azione Nonviolenta", anno XXXIX, maggio 2002, p.
9.
55. Mozioni approvate dal XX Congresso del Movimento Nonviolento, in "Azione
nonviolenta", anno XXIX, maggio 2002, p. 11.
56. Mozioni approvate dal XX Congresso del Movimento Nonviolento, in "Azione
nonviolenta", anno XXIX, maggio 2002, p. 14.
57. M. Valpiana, Il sentiero lungo  e bello della politica nonviolenta, in
"Azione Nonviolenta", anno XL, ottobre 2003, p. 3.
58. vedi scheda Prevenire i conflitti, gestire la crisi, in "Azione
Nonviolenta", anno XL, ottobre 2003, p. 11.
59. vedi "Azione Nonviolenta", anno XL, ottobre 2003, p. 16.
(Fine)

4. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

5. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 239 dell'11 ottobre 2007

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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