Minime. 236



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 236 dell'8 ottobre 2007

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Due passaggi
2. Raffaella Mendolia: I congressi del Movimento Nonviolento dal 1990 al
2002 (parte prima)
3. La "Carta" del Movimento Nonviolento
4. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. DUE PASSAGGI

Il primo passaggio. La Perugia-Assisi che si e' appena svolta, e che ha
dimostrato ad abundantiam la possibilita' oltre che la necessita' della
ripresa dell'impegno di pace in Italia, di un impegno di pace chiaro e
coerente: l'impegno di pace che ripudia la guerra, che si oppone a tutte le
uccisioni, che lotta per il riconoscimento di tutti i diritti umani a tutti
gli esseri umani; quell'impegno di pace che hic et nunc puo' essere inverato
solo facendo la scelta della nonviolenza, la scelta concreta della
nonviolenza. In primo luogo opponendosi alla partecipazione italiana alla
guerra terrorista e stragista in Afghanistan; poi anche opponendosi al
riarmo e al traffico di armi, opponendosi alle spese militari e
all'industria bellica; opponendosi alle atomiche dislocate nel nostro paese;
opponendosi alla nuova e cruciale servitu' militare imperiale a Vicenza;
opponendosi alla sistematica violazione dei diritti umani dei migranti.
Ancora una volta partecipata, ancora una volte assemblea itinerante, ancora
una volta popolo in cammino, la marcia Perugia-Assisi ha espresso netto e
forte il ripudio della guerra, degli eserciti, delle armi, di ogni
terrorismo, di ogni dittatura: anche il terrorismo e la dittatura che i
poteri rappresentativi del 20% dell'umanita' impongono ai restanti quattro
quinti della famiglia umana. Il nostro terrorismo, la nostra dittatura, il
terrorismo e la dittatura dei poteri dominanti del Nord rapinatore sugli
infiniti sterminati Sud del mondo, il terrorismo e la dittatura da cui
dipende il nostro relativo benessere e privilegio pagato al prezzo della
strage per fame e per guerre e per repressioni e schiavitu' di tante sorelle
e tanti fratelli per interi continenti. Quando si straparla di sicurezza si
consideri quanta parte dell'umanita' e' privata di ogni sicurezza dal
sistema di relazioni internazionali, dal sistema di ripartizione delle
risorse, dal sistema di planetario sfruttamento e rapina delle risorse che
consente a noi tanto sperpero ed impone a innumerevoli esseri umani tanto
dolore ed orrore. E che mai ci abbandoni questa consapevolezza.
Ora, noi non ci si illude che sara' cosa facile ricostruire in Italia un
impegno di pace limpido e coerente, autentico ed efficace, soprattutto dopo
un anno e mezzo in cui tanta parte della sinistra ex-pacifista si e'
arruolata nel partito della guerra e delle stragi. Ma la marcia ideata da
Aldo Capitini ancora una volta ha espresso questo messaggio, ha consegnato
questo legato, ha rivolto all'intero popolo italiano questo appello; ha
riproposto senza orpelli retorici e senza ingannevoli perifrasi
l'alternativa secca e ineludibile: nonviolenza o barbarie; nonviolenza
giuriscostituente o catastrofe della civilta' umana; nonviolenza come scelta
della convivenza e della responsabilita' o collasso della biosfera. Detto
altrimenti: o il disarmo o la morte. O la smilitarizzazione dei conflitti o
la morte. O il ripudio delle guerre, degli eserciti, delle uccisioni, o la
morte di tutto e di tutti. Solo la nonviolenza piu' salvare l'umanita', la
nonviolenza che e' la lotta la piu' nitida e la piu' intransigente contro
ogni oppressione, contro ogni menzogna.
*
Il secondo passaggio. Il congresso del Movimento Nonviolento che si
svolgera' dal primo al 4 novembre a Verona. Che potrebbe essere momento di
verita' e dire una parola di verita', questa parola di verita': che e' l'ora
della nonviolenza; che la nonviolenza e' la politica del XXI secolo; che
solo la scelta dela nonviolenza puo' fondare un programma politico adeguato
ai compiti dell'ora. Che fuori della nonviolenza non si da' piu' una
politica di pace, una politica di verita', una politica di giustizia, una
politica di liberazione.
Ora, noi non ci si illude che questo congresso possa essere gia' figura e
presagio e segnavia di quel "parlamento dell'umanita'" tante volte evocato
nel corso della storia nelle piu' audaci e frugifere utopie filantropiche e
nelle piu' alte e piu' dense e preziose scritture del costituzionalismo
moderno. E sappiamo fin troppo bene quali limiti di ingenuita', di
fragilita', e finanche di simplicitas che talvolta decade a semplicismo e
semplicioneria, affettino le esperienze organizzate delle persone amiche
della nonviolenza; e sappiamo anche quante debolezze e contraddizioni nel
cuore delle persone amiche della nonviolenza alberghino, e quanti gabbamondo
per queste esperienze e linguaggi transitino e quante devastazioni
producano. E sappiamo anche quanto piccola parte il Movimento Nonviolento
fondato dal medesimo Aldo Capitini che ideo' la marcia Perugia-Assisi sia
rispetto all'arcipelago della nonviolenza organizzata, arcipelago in cui le
ambiguita' fin abissali non mancano (e naturalmente non parliamo qui dei
partiti guerrafondai e assassini che si spacciano per amici della
nonviolenza mentre deliberano guerre e stragi, e ve ne sono ben tre nel
parlamento italiano). E sappiamo anche come la nonviolenza organizzata sia
parte piccina rispetto ai cosiddetti movimenti di pace, della cittadinanza
attiva, eccetera eccetera, movimenti in cui ancor oggi trovano ricetto e non
di rado finanche prevalgono i parassiti e gli squadristi ad un tempo
eversivi e ministeriali, nichilisti e aggrappati con gli artigli alle
mammelle del pubblico erario. E sappiamo anche come finanche persone esimie,
e della nonviolenza talora fautrici, in quest'ultimo anno abbiano ceduto
alla guerra, siano state travolte, si siano prestate a far da compari e
comari degli stragisti al governo. Tutto cio' lo sappiamo, e nulla ci
nascondiamo di queste miserie.
E tuttavia crediamo che forse proprio dal congresso del Movimento
Nonviolento che si terra' tra meno di un mese in quella bella e famosa
citta' di Verona potrebbe venire l'invito, l'appello, la chiamata in grado
di scuotere e muovere tante e tanti a una scelta che sentiamo necessaria ed
urgente: la scelta della nonviolenza come proposta politica esplicita e
rigorosa, non mero orizzonte ideale ma pratica concreta, non devozione
privata ma soggetto politico, forza di trasformazione, storica, sociale.
Capace di incidere come movimento e di farsi presenza forte ed egemone nelle
istituzioni, anche.
Forte ed egemone nelle istituzioni, andando anche alle elezioni con il
proprio volto e la propria voce, con la forza della democrazia. La
democrazia diretta e la democrazia rappresentativa: ed entrambe sono
necessarie. E il momento e' adesso, prima che il disastro della guerra e del
fascismo tutto travolga.
Forse quel congresso riuscira' a formulare la proposta che molte e molti
attendono: di uscire da ogni subalternita', da ogni rassegnazione, da ogni
contiguita', da ogni pusillanimita', da ogni apatia, da ogni puerilita', da
ogni attendismo. Uscire dalla minorita' e porsi l'ambizioso fine di
rifondare tout court la politica nel nostro paese, proponendo la nonviolenza
come criterio ed asse di un progetto politico, di un movimento politico, di
un blocco storico: di porre l'obiettivo della nonviolenza al potere. E
vorremmo vivamente sperarlo.
*
Vorremmo vivamente che dalla marcia Perugia-Assisi appena svoltasi, e dal
congresso del Movimento Nonviolento in procinto di darsi, scaturisse corale
e plurale, persuaso e complesso, policromo e polifonico, dialettico e
dialogico, un messaggio e un impegno: di rottura di ogni complicita', di
illimpidimento del linguaggio, di pensiero ed azione di pace e liberazione:
un progetto politico, un lavoro politico, un movimento politico.

Una politica nonviolenta. Una nonviolenza giuriscostituente. La nonviolenza
al potere, qui e adesso, senza piu' esitazioni.
*
E queste ci sembrano essere le cose decisive:
a) la critica pratica del patriarcato, l'azione per abbattere le strutture
ideologiche e pratiche della violenza maschilista; e qui e' la chiave di
volta di una proposta politica nonviolenta;
b) l'opposizione integrale alla guerra, ai suoi strumenti, ai suoi apparati,
alle illogiche logiche sue; e la costruzione di modalita', strumenti,
risorse per la gestione e risoluzione nonviolenta dei conflitti;
c) la difesa della biosfera e dei diritti umani uniti in un sinolo; che si
puo' anche dire: la necessita' del socialismo come responsabilita' condivisa
per la liberazione di ogni soggetto oppresso, la difesa dell'intero mondo
vivente e il libero sviluppo di ciascuno e di tutti, di sempre piu' ampie
integrazioni, di sempre piu' vasti riconoscimenti, di sempre piu' profonda
coscienza e cura dei nessi che tutti e tutto collegano, prima che la
barbarie prevalga - e il collasso dell'ecosistema;
d) la dimensione giuriscostituente: ovvero inveratrice di diritto,
istitutrice di ordinamento giuridico, fondatrice di una societa' in cui sia
possibile convivere secondo regole condivise, applicando il principio
responsabilita', riconducendo a piu' ravvicinata sinergia l'esigenza della
liberta' e quella della giustizia: quell'incontro che si attua nel
riconoscimento del volto altrui, nel prendersi cura dell'altra e dell'altro,
nella misericordia fraterna e sororale che nessuna vita abbandona alla
violenza, getta nel nulla, sacrifica alla morte.
*
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.
La nonviolenza e' in cammino.
Ma la nonviolenza puo' camminare solo con le tue gambe.
Senza di te la nonviolenza e' solo un appello: tu soltanto puoi incarnarla e
farla esistere.
Tu, tutti. Tu-tutti, per usare ancora una volta una formula capitiniana.

2. RIFLESSIONE. RAFFAELLA MENDOLIA: I CONGRESSI DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
DAL 1990 AL 2002 (PARTE PRIMA)
[Ringraziamo Raffaella Mendolia (per contatti: raffamendo at libero.it) per
averci messo a disposizione il seguente estratto dalla sua tesi di laurea su
"Aldo Capitini e il Movimento Nonviolento (1990-2002)" sostenuta presso la
Facolta' di Scienze politiche dell'Universita' degli studi di Padova
nell'anno accademico 2002-2003, relatore il professor Giampietro Berti.
Raffaella Mendolia fa parte del comitato di coordinamento del Movimento
Nonviolento, ed ha a suo tempo condotto per la sua tesi di laurea una
rilevante ricerca sull'accostamento alla nonviolenza in Italia.
Aldo Capitini e' nato a Perugia nel 1899, antifascista e perseguitato,
docente universitario, infaticabile promotore di iniziative per la
nonviolenza e la pace. E' morto a Perugia nel 1968. E' stato il piu' grande
pensatore ed operatore della nonviolenza in Italia. Opere di Aldo Capitini:
la miglior antologia degli scritti e' (a cura di Giovanni Cacioppo e vari
collaboratori), Il messaggio di Aldo Capitini, Lacaita, Manduria 1977 (che
contiene anche una raccolta di testimonianze ed una pressoche' integrale -
ovviamente allo stato delle conoscenze e delle ricerche dell'epoca -
bibliografia degli scritti di Capitini); recentemente e' stato ripubblicato
il saggio Le tecniche della nonviolenza, Linea d'ombra, Milano 1989; una
raccolta di scritti autobiografici, Opposizione e liberazione, Linea
d'ombra, Milano 1991, nuova edizione presso L'ancora del Mediterraneo,
Napoli 2003; e gli scritti sul Liberalsocialismo, Edizioni e/o, Roma 1996;
segnaliamo anche Nonviolenza dopo la tempesta. Carteggio con Sara Melauri,
Edizioni Associate, Roma 1991; e la recentissima antologia degli scritti (a
cura di Mario Martini, benemerito degli studi capitiniani) Le ragioni della
nonviolenza, Edizioni Ets, Pisa 2004. Presso la redazione di "Azione
nonviolenta" (e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org)
sono disponibili e possono essere richiesti vari volumi ed opuscoli di
Capitini non piu' reperibili in libreria (tra cui i fondamentali Elementi di
un'esperienza religiosa, 1937, e Il potere di tutti, 1969). Negli anni '90
e' iniziata la pubblicazione di una edizione di opere scelte: sono fin qui
apparsi un volume di Scritti sulla nonviolenza, Protagon, Perugia 1992, e un
volume di Scritti filosofici e religiosi, Perugia 1994, seconda edizione
ampliata, Fondazione centro studi Aldo Capitini, Perugia 1998. Opere su Aldo
Capitini: oltre alle introduzioni alle singole sezioni del sopra citato Il
messaggio di Aldo Capitini, tra le pubblicazioni recenti si veda almeno:
Giacomo Zanga, Aldo Capitini, Bresci, Torino 1988; Clara Cutini (a cura di),
Uno schedato politico: Aldo Capitini, Editoriale Umbra, Perugia 1988;
Fabrizio Truini, Aldo Capitini, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di
Fiesole (Fi) 1989; Tiziana Pironi, La pedagogia del nuovo di Aldo Capitini.
Tra religione ed etica laica, Clueb, Bologna 1991; Fondazione "Centro studi
Aldo Capitini", Elementi dell'esperienza religiosa contemporanea, La Nuova
Italia, Scandicci (Fi) 1991; Rocco Altieri, La rivoluzione nonviolenta. Per
una biografia intellettuale di Aldo Capitini, Biblioteca Franco Serantini,
Pisa 1998, 2003; AA. VV., Aldo Capitini, persuasione e nonviolenza, volume
monografico de "Il ponte", anno LIV, n. 10, ottobre 1998; Antonio Vigilante,
La realta' liberata. Escatologia e nonviolenza in Capitini, Edizioni del
Rosone, Foggia 1999; Pietro Polito, L'eresia di Aldo Capitini, Stylos, Aosta
2001; Federica Curzi, Vivere la nonviolenza. La filosofia di Aldo Capitini,
Cittadella, Assisi 2004; Massimo Pomi, Al servizio dell'impossibile. Un
profilo pedagogico di Aldo Capitini, Rcs - La Nuova Italia, Milano-Firenze
2005; Andrea Tortoreto, La filosofia di Aldo Capitini, Clinamen, Firenze
2005; cfr. anche il capitolo dedicato a Capitini in Angelo d'Orsi,
Intellettuali nel Novecento italiano, Einaudi, Torino 2001; per una
bibliografia della critica cfr. per un avvio il libro di Pietro Polito
citato; numerosi utilissimi materiali di e su Aldo Capitini sono nel sito
dell'Associazione nazionale amici di Aldo Capitini: www.aldocapitini.it,
altri materiali nel sito www.cosinrete.it; una assai utile mostra e un
altrettanto utile dvd su Aldo Capitini possono essere richiesti scrivendo a
Luciano Capitini: capitps at libero.it, o anche a Lanfranco Mencaroni:
l.mencaroni at libero.it, o anche al Movimento Nonviolento: tel. 0458009803,
fax: 0458009212, e-mail: azionenonviolenta at sis.it o anche
redazione@nonviolenti:org, sito: www.nonviolenti.org]

Dopo la prima fase di protesta, negli anni '60 e meta' degli anni '70, con
l'affermazione del "Signorno'" a significare il rifiuto di una societa'
basata sulla violenza istituzionalizzata, fino al riconoscimento legale
dell'obiezione di coscienza, e dopo una seconda fase di proposta, dalla fine
degli anni '70 e negli anni '80, con l'elaborazione teorica di un nuovo
modello di sviluppo basato su energie e tecnologie dolci, economia equa e
solidale, rispetto dell'ambiente e un modello di difesa e di gestione dei
conflitti centrato sulle strategie e le tecniche dell'azione nonviolenta, si
e' aperta con gli anni '90 una terza fase di sviluppo del Movimento
Nonviolento, quella dell'azione diretta dei nonviolenti per dar corpo ai
propri progetti (1).
Per ricostruire la storia recente del Movimento e verificare come i
cambiamenti della realta' nazionale e internazionale abbiano influenzato
l'elaborazione di nuovi temi, i campi di azione e la sua struttura
organizzativa, credo che sia utile partire dalla ricostruzione del dibattito
che precede ogni congresso nazionale.
*
1. XVI Congresso del Movimento Nonviolento, Torino, 1-3 marzo 1991
Il XVI Congresso del Movimento Nonviolento e' preceduto da un ricco
dibattito precongressuale sullo stato del Movimento, aperto sulla rivista
"Azione nonviolenta" da Pietro Pinna.
Egli sostiene che per valutare lo stato attuale e le prospettive del
Movimento e' necessario considerare alcuni temi fondamentali che ne hanno
segnato l'evoluzione storica (2).
Il principio della nonviolenza, essenziale all'esistenza e all'azione
socio-politica del Movimento e' riuscito ad entrare nel dibattito culturale
e politico superando "le condizioni culturali e pratiche piu' avverse" (3) e
"anche se questa sua generalizzata assunzione avviene in modi piu' o meno
appropriati (...), non si puo' comunque non riconoscere che nell'insieme e'
un acquisto prezioso, di enorme potenzialita'" (4).
Il concetto di "centro di fede in atto" che ha portato il Movimento a
operare consapevolmente a livello di testimonianza, lo ha limitato ad un
ambito prepolitico ma gli ha permesso di formare con le sue idee e le sue
iniziative "centinaia e migliaia di giovani, che in quel contatto hanno
trovato il loro primo orientamento ideale e pratico di impegno sociale" (5)
e che, pur approdando poi a movimenti di piu' ampia portata, hanno
contribuito a diffondere oltre all'antimilitarismo, l'ecologia, il potere
dal basso, i diritti civili, un nuovo modello di vita individuale e sociale
(6).
Tale contributo e' stato determinato anche dall'aver mantenuto una forma non
istituzionalizzata, mettendosi al riparo dal rischio di una svolta partitica
destinata ad un rapido esaurimento e preservando, al contrario, la sua
discreta ma sempre viva presenza che gli ha permesso di essere punto di
riferimento e fonte di ispirazione dei nuovi movimenti (quello verde e dei
cattolici di base).
Date tali premesse, Pinna conclude che e' necessario che il Movimento
Nonviolento si faccia promotore della diffusione di un concetto di
nonviolenza piu' coerente, soprattutto presso chi lo utilizza in modo
impreciso e distorto, e questo potra' avvenire solo se sara' in grado di
mantenere una propria identita'.
Avviato il dibattito, concordando tutti nel riscontrare una forte
discrepanza tra il sempre piu' diffuso riferimento alla nonviolenza nella
societa' italiana e l'isolamento e l'esiguita' numerica degli aderenti al
Movimento, diverse e molteplici sono le interpretazioni della situazione: la
sezione di Faenza vede il rimedio in un maggiore coinvolgimento delle
persone nelle azioni dirette e una nuova organizzazione interna che
potrebbero dare nuova linfa al movimento ed aiutarlo ad allargare la sua
esigua base (7).
Piercarlo Racca invece individua la causa dell'incapacita' del Movimento di
condizionare le scelte politiche del Paese nella scarsita' dei fondi a
disposizione, specialmente in confronto alla consistenza dei finanziamenti
pubblici ai partiti e alla forte presenza di questi nello spazio informativo
(8).
Di posizione diversa da Pinna, la sezione di Varese, dopo aver individuato
nella staticita' il difetto del Movimento, sostiene la necessita' di aprire
il confronto e la collaborazione, anche temporanea, con tutti i movimenti,
gruppi, associazioni e partiti che scelgono la nonviolenza e affrontare il
problema dell'unita' dell'area nonviolenta. Viene inoltre raccomandato il
recupero del tema della formazione degli iscritti e si propone a tal fine
l'istituzione di una commissione nazionale che elabori dei programmi
permanenti di formazione per iscritti e area (9).
Da Potenza la sezione del Movimento Nonviolento ammonisce: "Manca, in
effetti, la presenza di un'immagine forte del Movimento Nonviolento come
movimento nazionale dovuta molto spesso a poca attenzione alla propaganda ed
all'intervento sui mass media". Pubblicizzare le proprie attivita' e la
campagna iscrizioni del Movimento Nonviolento, come fanno ad esempio Lega
Ambiente e Associazione per la Pace, renderebbe visibile all'esterno la sua
caratteristica di movimento nazionale organizzato (10).
Guidalberto Bormolini della Segreteria Nazionale, si inserisce nel dibattito
con una diversa valutazione: nonostante la generale sensazione di crisi tra
i militanti, sottolinea come elementi molto positivi la tenuta del nucleo
organizzativo degli ultimi anni e l'aumento di credito riscontrato in alcuni
ambienti, connesso anche al successo ottenuto dalla Campagna per l'obiezione
alle spese militari. A cio' va aggiunta l'attivita' sommersa, vale a dire
non organizzata in campagne strutturate, a livello locale e la forte
presenza in dibattiti, convegni, formazione di liste Verdi a livello locale
e nazionale. Tutto cio' lo spinge ad affermare la preponderante importanza
della qualita' della partecipazione rispetto alla quantita' degli iscritti.
A tale valutazione Bormolini aggiunge alcune proposte che si riuniscono ad
altre posizioni gia' manifestate: la valorizzazione delle sezioni,
l'organizzazione di seminari interni (proposta al congresso di Foggia del
1988 e mai realizzata), una maggiore diffusione del materiale del Movimento,
la rivalutazione a livello nazionale del tema della globalita' della
nonviolenza per svilupparla oltre il settore dell'antimilitarismo (11).
L'intervento di Beppe Marasso si ricollega ai precedenti di Pinna e Racca.
In particolare ritiene inefficace la relazione stabilita da quest'ultimo tra
finanziamento pubblico ai partiti e modestia del Movimento Nonviolento. Al
contrario questa e', secondo lui, dovuta a "uno scarso svolgimento del
principio nonviolento". L'autolimitazione all'affermazione di posizioni di
coscienza e' stata giustificata in passato dalla reazione ostile
dell'ambiente di fronte alla novita' del tema nonviolento, ma lo stato
attuale e' ben diverso, "la guerra ideologica alla nonviolenza e' finita".
Da qui l'esigenza di svolgerla sul piano della religione, della cultura, del
diritto, della societa', dell'economia. Si deve infatti riconoscere che "in
Italia non vi e' piu' un unico centro di elaborazione del pensiero e della
prassi nonviolenta... ma centri e iniziative di valore realizzate nel segno
della nonviolenza". Qui e' necessario portare la riflessione e l'iniziativa
del Movimento, in particolare attraverso i giovani del servizio civile.
Utili si presentano, anche per Marasso, il recupero della dimensione
regionale che moltiplichi le occasioni di dibattito e l'applicazione del
tema della responsabilita' e del coinvolgimento personale (riconosciuto da
Pinna come carattere specifico del Movimento) all'incombente problema
ecologico (12).
Josef Gruber richiama l'attenzione del movimento sull'ambiente e sul settore
del volontariato e del lavoro sociale, che, "essendo argomenti emotivamente
piu' immediati di quelli della nonviolenza antimilitarista e offrendo piu'
possibilita' di realizzazioni concrete e soddisfacenti di quanto offra un
impegno nel Movimento Nonviolento", assorbono attenzione e forze del
movimento. La soluzione che propone e' favorire le varie forme di attivita'
ed azioni concrete rispetto al lavoro teorico, perche' esse sono piu'
educative e motivanti, articolandole in un programma annuale o biennale
stabilito con la collaborazione di tutti i gruppi attivi nel campo (13).
Giuliano Martignetti elabora una strategia di trasformazione globale per i
nuovi movimenti alternativi, che investe la mentalita' e i comportamenti
collettivi della popolazione mondiale e attribuisce al Movimento il ruolo di
promotore della transizione verso "un modello di sviluppo che richiede una
ristrutturazione ecologica e solidaristica dell'economia e della societa'".
Con questo obiettivo indica l'opportunita' per il movimento di fornirsi di
un progetto credibile per la nuova societa', evitando di rimanere coinvolti
nei difetti del "vecchio modo di fare politica" e cercando un piu' stretto
collegamento dei movimenti a livello sovranazionale (14).
L'apporto di Gloria Gazzeri, del Gruppo Amici di Tolstoj, al dibattito
precongressuale riguarda l'esigenza di rivedere il campo d'azione del
Movimento in quanto la trasformazione delle condizioni esterne ha reso
superata la lotta antimilitarista almeno a livello teorico: la gloria
militare e l'esercito hanno cessato di essere valori assoluti cosi' come
l'aspirazione a nuove conquiste territoriali e' stata sostituita dalla
ricerca di potere economico che viene ora servito dal potere militare. A
cio' si aggiungono nuove forme di violenza piu' psichica che fisica (la
pubblicita') da cui bisogna imparare a difendersi. In questo contesto per
preparare una azione politica mirata ed efficace e' necessaria una presa di
coscienza interiore, seguita da un esercizio di nonviolenza nel privato e
passare solo dopo ad una azione politica o sociale a largo raggio (15).
Giuseppe Barbiero tenta di riassumere le posizioni in campo: divide i
militanti in tradizionalisti (coloro che non si preoccupano della mancata
crescita del movimento nonostante l'allargamento di interesse intorno alla
nonviolenza, e che ritengono centrale la persuasione interiore dei membri) e
aperturisti (coloro che aspirano ad investire il patrimonio d'esperienza e
di valori del Movimento Nonviolento nell'agone politico entrando in dialogo
piu' serrato con i gruppi locali e le persone interessate alla nonviolenza).
Il superamento della questione potra' avvenire solo quando entrambi si
renderanno conto dell'importanza dell'altro al fine di fornire strumenti
culturali e proposte politiche coerenti e coinvolgenti (16).
Paolo Predieri, auspicando una presenza forte della nonviolenza, costruttiva
e autonoma che possa sviluppare tanto la dimensione locale quanto quella
internazionale, vede tre possibilita' di lavoro: la costituzione di una
Associazione dei Consumatori promossa dal Movimento Nonviolento,
l'organizzazione di un programma di formazione permanente coordinato da una
commissione nazionale (gia' proposto dalla sezione di Varese), la
valorizzazione di scambi con l'estero, gia' sperimentati non solo da
movimenti nonviolenti del Nord Europa e degli Usa, ma anche in Italia (17).
Nella molteplicita' di posizioni si delineano, insomma, alcuni nuovi campi
d'azione: il consumo responsabile e il commercio equo e solidale che si
collegano alla lotta contro il capitalismo, "versione economica del
militarismo" (18) secondo la direzione indicata nel Convegno "Sviluppo?
Basta! A tutto c'e' un limite" del 1990 (19); la formazione permanente degli
iscritti; una maggiore visibilita' pubblica.
Tutte le istanze vengono esaminate a fondo durante il Congresso e molte
contribuiscono alla formazione degli impegni futuri del Movimento.
Dopo aver riaffermato la validita' della carta programmatica e invitato a
recuperare come fonti di ispirazione delle proprie azioni il pensiero e le
opere di Capitini, don Primo Mazzolari, e don Milani, Tolstoj e Thoreau, il
Movimento conferma la sua ragion d'essere nell'antimilitarismo e la sua
partecipazione nel campo dell'obiezione di coscienza. Riconosce i risultati
ottenuti dalla rivista "Azione nonviolenta", dalla Campagna di obiezione
alle spese militari, dalle collaborazioni con la Campagna Nord- Sud, con
l'area verde e cattolica, l'aumento di credito presso associazioni e mass
media e la capacita' di aggregazione dimostrata in occasione della Guerra
del Golfo. Tuttavia si ammette il limite di una scarsa visibilita' del
Movimento e delle sue iniziative. Viene approvato un dettagliato programma
di azione nel campo dell'antimilitarismo, con una serie di proposte di
sostegno a popolazioni, movimenti, associazioni, chiese e quant'altri si
adoperino per il superamento della logica di guerra e il ripristino della
pace nel Golfo e in Medio Oriente.
Eppure la vera novita' portata dal congresso consiste nella volonta' di dar
vita ad una Lega dei Consumatori Nonviolenti formata da sezioni e gruppi
nonviolenti gia' operanti nel settore dei consumi, della critica allo
sviluppo e del commercio equo e solidale e la costituzione a tal fine di una
commissione di lavoro.
Per quanto riguarda l'organizzazione interna viene prevista l'elaborazione
da parte della segreteria di un progetto generale di formazione da
presentare al comitato di coordinamento e viene assunto l'impegno di
allargare la propria presenza alle regioni ancora sprovviste di una sezione
del Movimento, e di rafforzare la propaganda delle iniziative attraverso la
stampa e una piu' efficace rete informativa tra sezioni e con gli iscritti.
Anche l'invito a consolidare la dimensione locale viene assunto dal
congresso, cosi' come deriva dal dibattito precongressuale l'approvazione
della proposta di una collaborazione organizzata con il Movimento
internazionale della riconciliazione (in sigla: Mir).
Essa prevede come punti di partenza la costituzione di coordinamenti
regionali e sezioni locali Mir-Movimento Nonviolento, la disponibilita' di
convocazioni congiunte dei rispettivi organi nazionali, la convocazione
congiunta del Coordinamento nazionale del Movimento Nonviolento e del
Consiglio nazionale del Mir per l'autunno seguente per programmare i passi
futuri.
In complesso il XVI Congresso del Movimento Nonviolento si chiude con un
bilancio positivo e un rafforzamento del Movimento che, grazie alla coesione
di gruppo e alla vivacita' e ricchezza del dibattito, dimostra capacita' di
autocritica costruttiva e cosciente maturita' (20).
*
Note
1. vedi la Mozione politica generale del XVII Congresso nazionale del
Movimento Nonviolento, 1994.
2. P. Pinna, Le caratteristiche originali del Movimento Nonviolento, in
"Azione Nonviolenta", anno XXVII, n. 5-6, 1990, pp. 37-38.
3. P. Pinna, Le caratteristiche originali..., pp. 37-38.
4. P. Pinna, Le caratteristiche originali..., pp. 37-38.
5. P. Pinna, Le caratteristiche originali..., pp. 37-38.
6. P. Pinna, Le caratteristiche originali..., pp. 37-38.
7. Movimento Nonviolento, sezione di Faenza, Il contributo della sezione di
Faenza, in "Azione Nonviolenta",anno XXVII, n. 5-6, 1990, pp. 38-39.
8. P. Racca, Sono venti anni che lavoro per il Movimento Nonviolento..., in
"Azione Nonviolenta", anno XXVII, n. 5-6, 1990, p. 39.
9. Movimento Nonviolento, sezione di Varese, Il contributo della sezione di
Varese, in "Azione Nonviolenta", anno XXVII, n. 7, 1990, pp. 26-27.
10. Movimento Nonviolento, sezione di Potenza, Il contributo della sezione
di Potenza, in "Azione Nonviolenta", anno XXVII, n. 7, 1990, pp. 27-28.
11. G. Bormolini, Il contributo di Guidalberto Bormolini, della segreteria
nazionale, in "Azione Nonviolenta", anno XXVII, n. 7, 1990, pp. 28-29.
12. B. Marasso, Il contributo al dibattito di Beppe Marasso, in "Azione
Nonviolenta", anno XXVII, n. 8-9, 1990, pp. 23-25.
13. J. Gruber, Accettare dei limiti, scegliere delle priorita', in "Azione
Nonviolenta", anno XXVII, n. 8-9, 1990, pp. 26-27.
14. G. Martignetti, Quattro punti per una strategia, in "Azione
Nonviolenta", anno XXVII, n. 10, 1990, pp. 16-18.
15. G. Gazzeri, La nonviolenza forza interiore, in "Azione Nonviolenta",
anno XXVII, n. 10, 1990, pp. 18-20.
16. G. Barbiero, Aperturisti e tradizionalisti a confronto, in "Azione
Nonviolenta", anno XXVII, n. 10, 1990, p. 21.
17. P. Predieri, Dimensione locale ed internazionale, in "Azione
Nonviolenta", anno XXVII, n. 12, 1990, pp. 12-13.
18. C. Viola, La nonviolenza e' anzitutto non capitalismo, in "Azione
Nonviolenta", anno XXVII, n. 12, 1990, pp. 17-18.
19. Il convegno promosso da Movimento Internazionale della Riconciliazione,
Movimento Nonviolento e Campagna "Nord-Sud, biosfera, sopravvivenza dei
popoli, debito" si e' tenuto a Verona dal 19 al 21 ottobre.
20. Atti del XVI Congresso del Movimento Nonviolento, Torino, 1-3 marzo 199,
in "Azione Nonviolenta", anno XXVIII, n. 4, 1991, pp. 7-12.
(Parte prima - segue)

3. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

4. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 236 dell'8 ottobre 2007

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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