Minime. 81



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 81 del 6 maggio 2007

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Gerard Lutte: Per Maurizio Bruziches
2. Un'intervista a Maria G. Di Rienzo
3. Angela Giuffrida: Affettivita' e ragione
4. Il 10 maggio a Roma
5. Le donne del sindacato pensionati Cgil aderiscono alla proposta di legge
"50 e 50 ovunque si decide"
6. Il 5 per mille al Movimento Nonviolento
7. Verso l'assemblea nazionale della Rete Lilliput
8. La "Carta" del Movimento Nonviolento
9. Per saperne di piu'

1. LUTTI. GERARD LUTTE: PER MAURIZIO BRUZICHES
[Da Gerard Lutte (per contatti: quetzalitas at tin.it) riceviamo e diffondiamo.
Gerard Lutte (per contatti: gerardlutte at tin.it), di origine belga, da molti
anni in Italia, docente universitario di psicologia dell'eta' evolutiva, ha
partecipato a Roma alla vita e alle lotte degli abitanti di una borgata di
baraccati e di un quartiere popolare e ad un lavoro sociale con i giovani
piu' emarginati; collabora con movimenti di solidarieta' ed esperienze di
accoglienza; ha promosso iniziative mirate e concrete di solidarieta'
internazionale dal basso e di auto-aiuto, con particolar riferimento alla
situazione centroamericana, di impegno di liberazione con i giovani e
soprattutto le bambine e i bambini di strada. Tra le opere di Gerard Lutte:
Quando gli adolescenti sono adulti... I giovani in Nicaragua, Edizioni
Gruppo Abele, Torino 1984; Sopprimere l'adolescenza?, Edizioni Gruppo Abele,
Torino 1984; Psicologia degli adolescenti e dei giovani, Il Mulino, Bologna
1987; Dalla religione al vangelo, Kappa, Roma 1989; Cinquantanove ragazze e
ragazzi di strada con Gerard Lutte, Principesse e sognatori nelle strade in
Guatemala, Kappa, Roma 1994 (ne e' stata successivamente pubblicata una
seconda edizione aggiornata).
Maurizio Bruziches, recentemente scomparso in ancor giovane eta', era
impegnato in numerose iniziative di solidarieta' e di liberazione dei popoli
e delle persone.
Il sito della Rete di amicizia con le ragazze e i ragazzi di strada del
Guatemala, che contiene progetti, testimonianze, ricerche, libri, bollettini
e centinaia di foto, sezioni francese, italiana, spagnola ed inglese, e'
www.reteamicizia.net]

Care amiche ed amici,
a poche ora dalla partenza per il Guatemala, con profonda tristezza vi devo
comunicare  che il nostro caro amico Maurizio Bruziches ci ha lasciato, il
primo maggio scorso,  vittima di un infarto folgorante. Maurizio era tra i
fondatori di Amistrada ed era coordinatore del gruppo di Viterbo. Aveva
partecipato alla nostra assemblea generale intervenendo nel dibattito per
migliorare la bozza del nuovo Statuto. Quel giorno Maurizio mi disse che
aveva intenzione di tornare in Peru' per realizzare il sogno che aveva da
tempo di organizzare una casa di accoglienza per i bambini delle campagne
del Peru'.
*
Maurizio fu uno dei miei studenti di psicologia e partecipo' ad un viaggio
di studio in Guatemala nel 2001. Era il leader nel gruppo. Suscitava la
meraviglia e l'amicizia delle   ragazze e dei ragazzi talmente era alto e
amichevole, un gigante con il cuore puro di un bambino. A Caprarola
organizzo', con un gruppo teatrale di cui faceva parte, vari spettacoli per
il Movimento, i mercatini dei prodotti artigianali del Mojoca [il Movimento
delle ragazze e dei ragazzi di strada di Citta' del Guatemala - ndr].
Era un sognatore, un ribelle, un non conformista, un cuore inquieto come
tutti i cuori che non si rassegnano di fronte all'ingiustizia. Amava la
natura e ci ha invitato varie volte nella casa in piena campagna dove viveva
spesso da solo. Era un ottimo cuoco e gli piaceva accogliere gli amici
attorno alla sua tavola. Per il suo indirizzo elettronico aveva scelto
"Tiburzi", il nome di un bandito, come si chiamano abitualmente quelli che
non accettano l'ingiustizia e la prepotenza.
*
Maurizio,
ci hai lasciato troppo presto, senza alcun preavviso. Ci mancherai
tantissimo ma sentiremo accanto a noi la tua presenza nel nostro impegno per
la giustizia, per appoggiare la ribellione delle ragazze e dei ragazzi
umiliati e schiacciati dal disordine mondiale che adora il potere e il
danaro e disprezza le persone umane.
Ai suoi genitori e fratelli, alle sue numerose amiche ed amici, vorrei dire
che condivido il loro immenso amore e la loro speranza. Maurizio ha trovato
la pace. Lo vedo come sta ora, giovane di una risplendente bellezza, di
questa bellezza commovente dei giovani quando amano e sono amati. Sta in
piedi di fronte a Dio, lo guarda negli occhi e lui non distoglie lo sguardo
(dal libro di Giobbe).

2. PROFILI. UN'INTERVISTA A MARIA G. DI RIENZO
[Ringraziamo di tutto cuore Maria G. Di Rienzo (per contatti:
sheela59 at libero.it) per averci concesso questa intervista. E ringraziamo di
tutto cuore anche l'acuta e sororale intervistatrice.
Maria G. Di Rienzo e' una delle principali collaboratrici di questo foglio;
prestigiosa intellettuale femminista, saggista, giornalista, narratrice,
regista teatrale e commediografa, formatrice, ha svolto rilevanti ricerche
storiche sulle donne italiane per conto del Dipartimento di Storia Economica
dell'Universita' di Sydney (Australia); e' impegnata nel movimento delle
donne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di solidarieta' e in difesa dei
diritti umani, per la pace e la nonviolenza. Tra le opere di Maria G. Di
Rienzo: con Monica Lanfranco (a cura di), Donne disarmanti, Edizioni Intra
Moenia, Napoli 2003; con Monica Lanfranco (a cura di), Senza velo. Donne
nell'islam contro l'integralismo, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2005]

- "La nonviolenza e' in cammino": Sulla tua carta d'identita' la professione
e' "scrittrice". Senza offesa, Di Rienzo, come tale ti conoscono in mezza
dozzina. Non e' un'esagerazione?
- Maria G. Di Rienzo: No, davvero. E' la mia professione praticamente da
sempre. Subito dopo aver imparato che i gatti sono magnifici e che aprire
gli involucri dei formaggini puo' presentare qualche difficolta', ho
imparato a scrivere. Da sola, prima di andare a scuola. Questo e' il motivo
per cui leggo molto velocemente, ma faccio errori nel leggere anticipando il
significato di una parola prima di averla decifrata lettera per lettera:
infatti, ho appreso a decodificare le parole come simboli "interi". La prima
cosa che scrissi a cinque anni fu una filastrocca in rima baciata, e ad
oltre quarant'anni di distanza il virus contratto in cosi' tenera eta' si
ripresenta occasionalmente... Perche' scrivo? Perche' e' la mia ancora di
salvezza, il mio piacere supremo, il modo in cui comunico meglio, l'aquilone
che io faccio volare e che per reciprocita' fa volare me, la mia "arma"
(parafrasando Woody Guthrie potrei alzare una biro e dire: questa macchina
si oppone ai fascismi). Naturalmente, l'aspirazione di chiunque scriva e'
essere letto. Raccontarmi le mie stesse favole senza farne partecipi altri
era gratificante fino agli otto anni o giu' di li', dopo di che ho
cominciato a considerare i compagni di banco un pubblico a portata di mano:
i piu' carini ricambiavano in disegni, suscitando la mia ammirata
gratitudine quale essere totalmente negato per le arti figurative. Il mio
primo interesse di scrittura erano e restano la science fiction e la
fantasy, quali attrezzi che mi permettono una liberta' quasi sconfinata.
Posso indagare tendenze gia' presenti nelle societa' umane e spingerle a
realizzazioni diverse, posso figurarmi l'impatto di nuove tecnologie,
disegnare scenari alieni... E' una pacchia, insomma. Da bambina leggevo
Urania, probabilmente ero l'abbonata piu' giovane che avessero, anche se non
devono averlo mai saputo.
*
- "La nonviolenza e' in cammino": E allora vediamo un po' questo scrivere ed
essere letti. Dove pubblichi, dove hai pubblicato?
- Maria G. Di Rienzo: Per piu' di dieci anni ho scritto regolarmente per
"Babilonia". All'inizio, nella seconda meta' degli anni '80, ero l'unica
donna che firmasse con il suo vero nome su una rivista il cui sottotitolo
era "mensile gay/lesbico". Scrivevo un po' di tutto: recensioni di
fantascienza, ad esempio, passione che avevo ed ho in comune con l'allora
redattore Giovanni Dall'Orto, un ottimo storico e giornalista, e
impareggiabile come amico; e poi pezzi satirici, rievocazioni di figure
storiche, recensioni letterarie, interventi politici. Il mensile ha avuto
parecchie vicissitudini e scontri interni in cui ho scelto di non entrare,
sino ad abbandonare la collaborazione. Attualmente ho una rubrica fissa su
"Azione nonviolenta" e ne vado orgogliosissima, non per quello che riesco a
scrivere, ma per la compagnia che ho a livello redazionale e di
lettori/lettrici. Ho collaborato e collaboro occasionalmente con riviste di
ogni tipo, dalle fanzine musicali incollate a mano alle pubblicazioni
femministe, e poi qualche racconto e' finito sulle riviste di fantascienza.
Questo per quanto riguarda l'aspetto giornalistico della faccenda, diciamo.
Sul web mi si sono offerte altre opportunita', come la collaborazione con il
foglio elettronico "La nonviolenza e' in cammino" che da qualche anno mi
riempie di gioia o con il bel sito de "Il dialogo". Spesso anche il sito
dell'Universita' delle Donne pubblica i miei articoli o le mie traduzioni, e
poiche' sul web e' facile, e giusto, far "girare" i pezzi, ogni tanto mi
accorgo di collaborare a mia insaputa a numerose altre riviste elettroniche.
Infine, ci sono i libri, non molti ma ci sono: Favole per adultere,
Babilonia, Milano 1994; Il linguaggio traveste i pensieri, La Fenice di
Babilonia, Milano 1996; Donne disarmanti. Storie e testimonianze su
nonviolenza e femminismi (con Monica Lanfranco), Intra Moenia, Napoli 2003;
Senza velo. Donne nell'Islam contro l'integralismo (con Monica Lanfranco),
Intra Moenia, Napoli 2005. Inoltre, fra poco dovro' alla gentilezza,
all'abilita' ed alla fiducia di Nicoletta Crocella (edizioni Stelle Cadenti)
l'uscita di un romanzo breve di fantascienza, Il giudizio di Morna, che
scrissi nel 2001.
*
- "La nonviolenza e' in cammino": E delle commedie che mi dici?
- Maria G. Di Rienzo: Scrivere per il teatro era inevitabile, anche se non
sapevo come e quando sarebbe accaduto. Se a dodici anni reciti Shakespeare,
prima o poi scriverai commedie, tragedie o qualcosa che ci assomiglia. La
prima piece strutturata l'ho scritta per un gruppo parrocchiale di
adolescenti. Dovevano raccogliere fondi per costruire un pozzo in una
missione africana. Non so come accidenti ci riuscimmo, ma sprememmo una
donazione significativa ai temerari che vennero a vedere "Una fata in
collegio". La cosa divertente e' che dovetti scrivere il testo su misura per
gli attori che avevo a disposizione, il che significava le attrici: una
decina di simpatiche femmine e un singolo coraggiosissimo maschio...
Recitare non era considerato dagli altri giovani cattolici molto virile.
Onore a lui, in retrospettiva. Be', il parroco sapeva benissimo che ero una
atea-femminista-divorziata-eccetera, ma la domenica dopo la recita fece (mi
dissero) una bellissima predica sul fatto che nella comunita' c'erano
persone come me, neppure cattoliche, che si erano impegnate nei progetti di
solidarieta' della chiesa, mentre tanti mostravano una devozione di forma e
non di sostanza. Onore anche a lui. Con la stessa compagnia e un mio lavoro
contro il nucleare, "La citta' nuova", vincemmo un concorso per il miglior
testo originale. Altri testi teatrali sono su "Favole per adultere", e
questi sono stati messi in scena da gruppi diversi in svariati periodi.
Altri ancora, come un paio di pezzi di teatro-danza, sono stati usati
durante manifestazioni contro la guerra.
*
- "La nonviolenza e' in cammino": Come hai scelto di definirti "femminista"?
- Maria G. Di Rienzo: Come scelgo di respirare: in realta', e' una cosa che
funziona da sola. Va bene, va bene. Diciamo che l'ho scelto in modo conscio
a quattordici anni, l'eta' della mia prima manifestazione pubblica: era un
corteo femminista e alcune dimostranti invitarono noi ragazzine che le
guardavamo dai marciapiedi ad unirci a loro. Io accettai. Quelle donne
"grandi" mi apparivano tutte straordinariamente belle, vive, piene di
energia. Se dovevo continuare ad esistere, pensai allora (e, visto come
andavano le cose nella mia... disfunzionale famiglia, fino a quel momento
non ne ero per nulla certa) era fra loro che avrei appreso come. E i fati
furono benigni. Puo' darsi che i gruppi di autocoscienza eccetera oggi
appaiano quadretti ammuffiti, ma un bel po' di quel che ho imparato su me
stessa e sul mondo l'ho imparato grazie alle relazioni che ho stretto nei
gruppi femministi.
*
- "La nonviolenza e' in cammino": Oggi pero' da questo punto di vista sei
una "single".
- Maria G. Di Rienzo: Va bene cosi', anche se non e' del tutto vero, visto
che faccio parte della "Convenzione permanente di donne contro le guerre".
Ma va bene cosi' perche' per ogni cosa c'e' il momento adatto. Lavorare con
le donne e per le donne in Italia e' ancora come viaggiare in mare aperto,
con tutte le bellezze ed i rischi che cio' comporta. E' splendido il modo in
cui il "linguaggio comune" opera nel reciproco riconoscimento e il senso di
opportunita' aperte che circola nei gruppi, il che spesso permette
intuizioni profonde e soluzioni innovative. Ma ci sono anche i ma, appunto.
Ho partecipato a gruppi femministi/femminili molto diversi, e sono giunta ad
una conclusione personale: posso collaborare con qualunque donna (e
qualunque uomo, certamente), e con qualunque gruppo femminile o misto, a
progetti chiari e condivisi; non ho piu' l'energia per perdermi in
discussioni futili o per assistere a "sgomitamenti" su chi ha simbolicamente
"la testa del corteo", o per ripercorrere tutta una serie di ostacoli e di
dubbi che io ho gia' saltato, abbattuto pacificamente, o risolto. Cioe', non
posso piu' far parte di gruppi femminili che contengano quelle che io chiamo
"socie-di-rallentamento". Ad esempio, durante la riunione fondativa di un
osservatorio femminile sul razzismo, una donna intervenne dicendo che le
metteva allegria vedere tante femmine insieme, ma non ne capiva il senso.
Glielo spiegammo. Al termine dell'incontro si rivolse ad un'altra donna, una
delle organizzatrici come me, dicendo: "Avvisami quando si fa la riunione
vera, quella con gli uomini". Era la prima volta che scoprivo di non essere
reale, in assenza di maschi. Vi aspetterete, suppongo, che la tizia in
questione non si facesse piu' vedere, stante anche il fatto che vi erano
associazioni miste in cui avrebbe avuto riunioni "vere" a volonta'. Invece,
divenne una "socia-di-rallentamento" fissa: le sue preoccupazioni vertevano
sul disagio dei maschi, l'esclusione dei maschi e la possibilita' che le
nostre azioni "urtassero" i maschi. L'ovvieta' che si volesse dare
un'analisi di genere ai fenomeni razzisti le sfuggi' sempre. Altre
"socie-di-rallentamento" furono coloro che appartenevano al gruppo ma anche
a partiti di sinistra: pian piano l'agenda dei loro partiti fagocito'
l'agenda dell'osservatorio e le diverse appartenenze entrarono in conflitto.
In sostanza, l'osservatorio si chiuse non perche' era, negli intenti,
femminista: ma perche' non lo fu abbastanza.
*
- "La nonviolenza e' in cammino": Che ne penserebbe la sapiente Diotima?
(Dai, e' una provocazione.)
- Maria G. Di Rienzo: Bella la figura di Diotima nel Simposio, ha tutta la
mia considerazione, ma visto che non e' il mio modello, sarei grata alle
amiche che ci si rifanno se non me la tirassero addosso ad ogni pie'
sospinto: tengo una conferenza su Aphra Behn, drammaturga, scrittrice,
traduttrice e spia al soldo del suo governo, eccetera, e una scalmanata
prende il microfono per ruggire a denti strettissimi che non ho menzionato
Diotima. E allora? Diotima non e' il prezzemolo, a quanto ne so, e per
collegarla all'Incomparabile Astrea (nome letterario e nome in codice di
Aphra Behn) avrei dovuto spiegazzare la logica come uno strofinaccio. La
stessa personaggia si e' presa l'organizzatrice che mi aveva contattata in
un angolo, a spiegarle come fosse stato un orrendo errore chiamare una
senza-dea come me, anche se tutto il resto dell'uditorio aveva mostrato di
aver gradito quel che avevo da raccontare e dato inizio ad interlocuzioni
assai piu' interessanti. Il fatto che non condividessimo la stessa "fede"
oltraggiava questa persona come se in sala si fosse presentato il mostro di
Firenze. Se dosi massicce di Diotima fanno questo effetto, consiglierei
moderazione. E considerate quest'altro episodio: contribuisco ad allestire
una mostra fotografica, un primo maggio, sul lavoro di produzione e
riproduzione delle donne ed arrivano due sconosciute "filosofe", senza
premettere neppure un "buondi'", a chiedere con la stessa aria di duello:
"Ma tu sei o pro o contro le pari opportunita'?". Io sorrido e rilancio:
"Diotima, vero?". Era vero. Allora, io sono una femminista che lotta per i
diritti umani delle donne: sara' obsoleto e poco filosofico, ma tende a
migliorare e a salvare vite di donne e bambine/i e uomini. Il mio orizzonte
potra' sembrarvi basso, ma io lo vedo luminoso e attraente. E quando parlo
di "salvezza" non mi sento un'apostola, rassicuratevi, ho chiarissimi i miei
limiti e le mie capacita'. Per cui lasciatemi fare il mio piccolo lavoro, io
ho il massimo rispetto del vostro. E se volete prendermi per i fondelli vi
aiuto pure, ridere fa bene, per cui eccovi il mio slogan alla "Catalano -
Quelli della notte": "Vivere meglio e' meglio. Firmato: la Servetta di
Tracia".
*
- "La nonviolenza e' in cammino": Perche' hai scelto la nonviolenza?
- Maria G. Di Rienzo: Perche' non c'e', alla lettera, nessun'altra strada
per la salvezza dell'umanita', delle altre specie viventi, del pianeta
Terra. Nessuna. Se vogliamo che guerra, sfruttamento, esclusione, genocidi e
ginocidi escano dalla storia umana, e dobbiamo volerlo, per il nostro bene e
quello altrui, e' necessario che nulla e nessuno possano giustificare la
violenza. Deve diventare un tabu', un orrendo obsoleto attrezzo appartenente
al passato. Io molto probabilmente non vedro' mai il mondo nuovo in cui cio'
potrebbe accadere, ma lo sogno, ed oltre a sognarlo metto cocciuta dei
mattoncini atti a costruirne qualche parte dove posso. Con i training
all'azione nonviolenta, con quello che scrivo, con atti concreti di
solidarieta' e amore. E con "l'amore duro" della lotta nonviolenta. Non vi
piacerebbe vivere in un luogo in cui i vostri bambini guardino alle armi in
un museo e dicano: "L'umanita' era davvero cosi' stupida, mamma?". E poter
rispondere: "Si', eravamo stupidi ed egoisti, ma c'era anche molto di buono,
in noi, e abbiamo imparato".
*
- "La nonviolenza e' in cammino": Ho esaurito le domande. C'e' qualcos'altro
che vuoi dire?
- Maria G. Di Rienzo: Vorrei concludere con un appello: sara' spudorato e
totalmente egoistico, per cui potete anche saltarlo e considerare il pezzo
chiuso al paragrafo precedente. Sto per compiere 48 anni, l'eta' che aveva
Charles Bukowski quando la lungimirante editoria statunitense si accorse
infine che le sue opere non erano spazzatura. Io non sono un geniaccio come
lui, ma se dovessi dare un giudizio comparativo direi che in Italia si
pubblica ben di peggio di quel che scrivo io. Da circa vent'anni mando
romanzi e raccolte di racconti a case editrici di ogni tipo. Non ho
conservato le rarissime risposte, ma la piu' onesta l'ho ricevuta l'anno
scorso e diceva piu' o meno: "Non abbiamo soldi, per cui non potremmo
pubblicarla neppure se volessimo. Desidera la restituzione del suo
dattiloscritto?". Li ho amati teneramente, neppure io ho un centesimo
bucato.
Il silenzio e' la risposta che ottengo di solito, ma la caratteristica
comune delle altre e' quella di non aver letto neppure la prima pagina. Al
primo posto della classifica di frequenza sta: "Non leggiamo i testi
inviatici, pero' se ci manda tot euro puo' partecipare al nostro concorso".
Umilmente, a volte ho osato far presente che non ho denaro disponibile, mi
sono scusata per il disturbo e ho pensato che la cosa si chiudesse li'.
Signori finissimi e di nome noto, a questo punto, si sono sentiti in dovere
di scaricarmi addosso gragnuole di insulti e sarcasmi: chi mi credevo di
essere e cosi' via. Se qualcuno di loro sta leggendo glielo ribadisco:
credo, e a ragion veduta, di essere povera, tutto qui.
"Non pubblichiamo fantascienza": questa e' invece stata la divertente
replica di una casa editrice che ha in catalogo alcune delle opere migliori
di sf degli ultimi anni e un paio di scartafacci veramente brutti, ancorche'
rientranti nel genere, degli amici degli amici. Non ho amici nell'editoria,
pazienza.
"Pubblichiamo solo opere spirituali. (Pero' puo' partecipare al concorso
inviandoci $$$$)". Anche in questo caso, se costoro stanno leggendo: avete
scorso una pagina, un paragrafo, un rigo? Che ne sapete? Poteva essere il
romanzo piu' spirituale del secolo e ve lo siete persi, tie'.
"Mi dia tot soldi, ovvero si assuma le spese di stampa, ed e' fatta". No,
preferisco restare in mezzo alle mie cartacce non pubblicate. Chiedo venia:
ma credete che se quei soldi li avessi davvero non potrei arrangiarmi da
sola? Pensavo che fare l'editore fosse un lavoro diverso dall'intermediario
o sensale per la stamperia.
Comunque, adesso chiudo. E no, l'appello non e' inteso a dire "pubblicatemi,
per carita', sono il dono di dio all'universo letterario". E' inteso a
ricevere risposte sensate. La prossima volta che vi capita in mano il mio
ennesimo tentativo di fare il lavoro per il quale sono meglio attrezzata
(non ho difficolta' a riconoscere che non so fare molto altro, oltre a
scrivere), se vi prendete la briga di notificarmi un rifiuto, usate parole
decenti quali: "Non rientra nei nostri programmi editoriali". Oppure, se il
giorno vi e' dolce in modo particolare e volete davvero fregiarvi del titolo
di editori, ditemi: "Secondo noi non e' perfetto, dovrebbe allungare il tal
paragrafo, riscrivere il tal capitolo, dar maggiore spessore a questo o quel
personaggio. Questa volta non ha vinto, signora, ma puo' ritentare".
Una postilla smemorata: sempre riguardo alla mia attivita', anzi
all'attivita' altrui, mi sono dimenticata di dire che mi hanno tradotta in
serbo-croato: Shura Dumanic e' il nome dell'intrepida editora che
presentera' questa versione del mio "Manuale per l'azione diretta
nonviolenta", arricchita da testi di altri ecc., al prossimo Salone
dell'editoria di pace. Se non e' bello questo, come diceva lo zio di
Vonnegut, cosa lo e'?

3. RIFLESSIONE. ANGELA GIUFFRIDA: AFFETTIVITA' E RAGIONE
[Ringraziamo Angela Giuffrida (per contatti: frida43 at inwind.it) per questo
intervento.
Angela Giuffrida e' docente di filosofia ed acuta saggista; tra le sue
pubblicazioni: Il corpo pensa, Prospettiva edizioni, Roma 2002]

Negli ultimi anni le ricerche scientifiche, utilizzando la metodica Pet,
sono riuscite a "fotografare" il funzionamento del cervello ed hanno
permesso di accertare il sostanziale equilibrio dell'encefalo femminile.
Recenti studi hanno confermato la minore attitudine alla violenza delle
donne, mostrando come esse inibiscano l'aggressivita' ancora prima della sua
espressione, nel momento stesso di immaginarla. L'enorme valenza civile di
tale capacita' non puo' essere ulteriormente ignorata e le donne per prime
dovrebbero prenderne atto, assegnando il giusto valore a quei casi di
violenza femminile che fanno tanto scalpore proprio perche' contraddette
dalla civilta' della condotta quotidiana delle donne nel mondo.
Quando si parla di violenza delle donne non si prendono in considerazione
due dati importanti: esse vivono in comunita' violente che non hanno
contribuito ad edificare e si trovano, loro malgrado, ad occupare l'occhio
del ciclone. Schiacciate come sono da una doppia oppressione nel pubblico e
nel privato, e' impensabile che non producano qua e la' alcune reazioni
violente, le quali peraltro sono numericamente insignificanti rispetto
all'entita' della tirannia subita. Ancora piu' insignificanti appaiono se si
pensa che le donne sono sottoposte a richieste contraddittorie: per contare
nelle comunita' paterne sono invitate ad imitare i comportamenti predatori
maschili che sono costrette ad abbandonare quando devono produrre e
sostenere la vita.
Ma lo stile di vita empatico, costruttivo e connettivo che la cura della
vita richiede e' oggetto di un generale, irragionevole disprezzo e di un
ancor piu' irragionevole oblio. Nell'espletamento  del compito piu' faticoso
e difficile ma anche piu' importante per la specie, pena la sua estinzione,
le donne vengono lasciate sole e viene negata loro l'opportunita' di
accedere alle risorse per destinarle alla vita, non alla morte com'e'
costume dei padri.
Un'infinita' di altre variabili si possono aggiungere, come ad esempio
l'espropriazione del corpo, quindi della mente femminile, su cui gli uomini
ritengono di poter vantare diritti proprietari da cui ancora non intendono
recedere. Stando cosi' le cose c'e' da meravigliarsi se qualcuna si convince
che e' meglio imitare i modelli maschili e qualche altra "sclera"? Invece di
cospargersi la testa di cenere tutte le volte che questo avviene, e' meglio
rivalutare le qualita' che servono ad assicurare la vita, cosa impossibile
finche' affettivita' e ragione continueranno ad abitare le dimensioni
separate in cui gli uomini le hanno collocate.
Gli esseri umani devono la capacita' di pensare al fatto di essere
sensibili-affettivi, un sasso infatti non pensa. Solo un'affettivita' ben
sviluppata e' in grado di produrre una razionalita' evoluta, percio' non e'
possibile situare entrambe in sfere diverse, addirittura contrapposte. Il
furbo che si arrovella per danneggiare gli altri, pensando di fare cosi' il
proprio interesse, possiede una mente angusta e meschina, contrariamente a
quanto gli uomini credono. La ragione con la erre maiuscola e' invece
appannaggio della persona empatica, capace di contenere nella propria mente,
con l'altro, la complessita' del reale. La veridicita' di questo assunto e'
sotto i nostri occhi: non stanno forse i furbi attentando alla loro stessa
vita perche' non sono in grado di capire due cose semplicissime, cioe' che
il singolo si salva solo se la specie si salva e che la sopravvivenza della
specie e' legata alla possibilita' lasciata al pianeta di continuare ad
ospitare la vita?
Quel che occorre e' una bella mente aperta e contenitiva ed essa non
scaturisce certo da un mondo affettivo che si e' fermato a stadi primitivi
di sviluppo.

4. INCONTRI. IL 10 MAGGIO A ROMA
[Da Maria Palazzesi (per contatti: m.palaz at libero.it) riceviamo e
diffondiamo.
Maria Palazzesi e' responsabile per la cultura della Casa Internazionale
delle donne (www.casainternazionaledelledonne.org).
Manuela Fraire, autorevole intellettuale, psicoanalista, una delle figure
piu' prestigiose del femminismo, e' autrice di numerosi saggi. Tra le opere
di Manuela Fraire: (a cura di), Lessico politico delle donne: teorie del
femminismo, Fondazione Elvira Badaracco, Franco Angeli, Milano 2002.
Bianca Maria Pomeranzi, intellettuale femminista, esperta di cooperazione
allo sviluppo, opera presso il Ministero degli affari esteri]

La Casa internazionale delle donne ha promosso un ciclo di incontri sul tema
"Singolari differenze. Differenze generi diversita': luoghi e spazi della
molteplicita'. Per un buon uso delle parole".
Un percorso di approfondimento e di studio articolato in piu' moduli
integrati e ispirati alla logica di lavoro di laboratorio, che permetta di
partire dall'esperienza e singolare e plurale per restarle fedele quale
luogo di  molteplicita' in continuo fare/farsi e disfare/disfarsi. Bello,
brutto, eccesso, mostruosita', singolare, plurale trovano nuovi spazi di
dislocazione, che nella politica femminista della differenza sessuale e
nella costruzione di una sessualita' a partire dall'esperienza dei corpi,
innanzitutto il proprio, hanno avuto origine. La distinzione tra corpo
biologico e corpo parlante ed il primato di quest'ultimo sul primo stanno
alla base di una rivoluzione di pensiero e di pratiche gia' rese operative,
disconoscere la quale non puo' che contribuire a produrre arretramenti
culturali e politici del vivere in comune.
*
Giovedi' 10 maggio 2007, ore 21, Casa internazionale delle donne, via della
Lungara 19, sala "Simonetta Tosi", Roma, incontro con Manuela Fraire, "Oltre
la parentalita'".
*
Giovedi' 17 maggio, ore 18,30: Bianca Maria Pomeranzi, "Per una convivenza
globale: percorsi femministi e cooperazione".
*
Per informazioni: Casa internazionale delle donne, via della Lungara 19,
Roma, tel. 0668193001 - 3476207940.

5. INIZIATIVE. LE DONNE DEL SINDACATO PENSIONATI CGIL ADERISCONO ALLA
PROPOSTA DI LEGGE "50 E 50 OVUNQUE SI DECIDE"
[Dal sito della campagna "50e50 ovunque si decide" (www.50e50.it)
riprendiamo il seguente comunicato dell'assemblea nazionale delle donne del
Sindacato Pensionati Italiani - Cgil (per contatti: sede nazionale, via dei
Frentani 4/a, 00185 Roma, tel. 0644481321 - 0644481333)]

L'assemblea nazionale delle donne dello Spi-Cgil (Montesilvano 12,13 e 14
aprile) ha deciso di aderire alla proposta di legge di iniziativa popolare
lanciata dall'Udi "50 e 50 ovunque si decide", approvando un ordine del
giorno con lo stesso titolo.
Vi comunichiamo che saremo presenti con una nostra rappresentanza per
contribuire alla costituzione del Centro nazionale di raccolta delle firme.
Cordiali saluti,
la responsabile del coordinamento delle donne del Sindacato Pensionati
Italiani - Cgil, Mara Nardini

6. PROPOSTA. IL 5 PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Si puo' destinare la quota del 5 per mille dell'imposta sul reddito delle
persone fisiche, relativa al periodo di imposta 2006, apponendo la firma
nell'apposito spazio della dichiarazione dei redditi destinato a "sostegno
delle organizzazioni non lucrative di utilita' sociale" e indicando il
codice fiscale del Movimento Nonviolento: 93100500235; coloro che si fanno
compilare la dichiarazione dei redditi dal commercialista, o dal Caf, o da
qualsiasi altro ente preposto - sindacato, patronato, Cud, ecc. - devono
dire esplicitamente che intendono destinare il 5 per mille al Movimento
Nonviolento, e fornirne il codice fiscale, poi il modulo va consegnato in
banca o alla posta.
Per ulteriori informazioni e per contattare direttamente il Movimento
Nonviolento: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212,
e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

7. INCONTRI. VERSO L'ASSEMBLEA NAZIONALE DELLA RETE LILLIPUT
[Dalla segreteria della Rete Lilliput (per contatti:
segreteria at retelilliput.org) riceviamo e difffondiamo il seguente articolo a
cura del gruppo di collegamento che apparira' sul numero di maggio 2007 di
"Altreconomia"]

Dal 25 al 27 maggio, si svolgera' a Napoli la quinta assemblea generale
della Rete di Lilliput. Si trattera' di un'assemblea aperta anche alle altre
reti, che si ripropone di costruire dal basso un progetto che ci richiami al
senso politico complessivo di tutto cio' che stiamo sperimentando, che ci
spinga ad integrare le esperienze, senza disperderci nei rivoli del
particolare.
Perche' questa insistenza sul "processo dal basso"? Probabilmente perche' e'
necessario sovvertire il sistema dalle sue fondamenta, attraverso azioni
concrete, ma anche con la costruzione di un nuovo immaginario, che sappia
mettere in discussione, oltre ai contenuti, anche le modalita' di azione e
di organizzazione alle quali siamo abituati e che quindi proponga diversi
equilibri di potere, non solo nel sistema, ma anche tra chi intende
costruire un'alternativa.
La Rete Lilliput si e' caratterizzata in questi anni anche per il suo
tentativo di sperimentare modalita' nuove, sia di azione che di
organizzazione, a partire dalla consapevolezza che il metodo con cui si
agisce condiziona il risultato. Gandhi ci ha ricordato che "tra il mezzo e
il fine esiste lo stesso inviolabile rapporto che esiste fra il seme e la
pianta" e che se "il seme, i rami e le foglie sono un tutt'uno" allora che
cosa "puo' gareggiare in bellezza e grandiosita' con un albero in piena
fioritura"? Se vogliamo un mondo nonviolento dobbiamo innanzitutto cercare
di vivere la nonviolenza anche nel nostro modo di concepire l'azione.
La situazione e' ormai troppo complessa perche' singoli individui, per
quanto competenti, possano da soli additare la direzione. Se e' vero che la
consapevolezza della violenza strutturale del sistema e' ormai molto piu'
diffusa di qualche anno fa, forse perche' le conseguenze dei cambiamenti
climatici, degli squilibri economici, delle manipolazioni nel mondo della
comunicazione e della politica, ecc., sono ormai sotto gli occhi di tutti,
probabilmente e' giunto il momento di elaborare la sintesi di tali
consapevolezze.
Una sintesi che puo' partire, per colpire nel segno, solo dalle esperienze
di tutti coloro che stanno riflettendo e agendo, in ambiti tematici diversi
(dall'ambiente al commercio, dalla finanza al sociale, dalle cause dei
conflitti alla loro trasformazione, alla cooperazione) e su livelli di
impegno differente (dalle realta' territoriali agli appuntamenti di livello
internazionale). E' ormai tutto cosi' interconnesso, che se non riusciamo a
coordinare le nostre azioni, le condanniamo all'inefficacia.
La sigla Rete Lilliput non e' vincolante, cio' che conta e' la proposta di
avviare un processo applicando un metodo partecipativo "dal basso" intorno
alla consapevolezza che se e' vero che la natura e l'uomo sono limitati, il
nostro tenore di vita, per poter essere in armonia, deve ispirarsi alla
sobrieta', come ci ricordava Gesualdi, e il nostro sistema economico deve
cominciare a confrontarsi anche con i temi della decrescita, invece che
limitarsi ad inseguire ossessivamente il bisogno di sviluppo.

8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

9. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 81 del 6 maggio 2007

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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