Nonviolenza. Femminile plurale. 53



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NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE
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Supplemento settimanale del giovedi' de "La nonviolenza e' in cammino"
Numero 53 del 2 marzo 2006

In questo numero:
1. Mariuccia Ciotta: Donne al rogo
2. Giuliana Sgrena: Senza veli
3. Ida Dominijanni: La denuncia e l'appello di Kerry Kennedy
4. Liliana Moro: Educate a non istruirsi. Breve un excursus storico dalla
Grecia antica all'Ottocento
5. Quattro liriche di Maura Del Serra
6. Sei liriche di Maria Luisa Spaziani
7. "Noi donne"

1. EDITORIALE. MARIUCCIA CIOTTA: DONNE AL ROGO
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 25 febbraio 2006. Mariuccia Ciotta e'
giornalista del quotidiano "Il manifesto"; e' altresi' acuta studiosa di
cinema e autrice di innumerevoli articoli e saggi, sovente illuminanti]

La chiave non e' stata trovata subito. Il padrone della Kts Textile Mills di
Chittagong, Bangladesh, l'aveva messa al sicuro, al contrario dei 500 operai
del turno di notte che al sicuro non ci stavano affatto. Anche le finestre
erano chiuse per impedire che qualcuno lasciasse il lavoro. Cosi' ieri sono
morti in 65 (bilancio provvisorio, centinaia i feriti), la maggioranza
donne, ma l'odore di bruciato non e' arrivato fino a noi, tanto che i
telegiornali hanno ignorato la notizia nei titoli di testa. Quella fabbrica
e' lontana, dove sta Chittagong sulla cartina geografica? Cosi' lontana
anche per le condizioni disumane, ottocentesce, antisindacali in cui vivono
i lavoratori che hanno visto i rotoli di stoffa sparsi qua e la' avvampare
per lo scoppio di un radiatore elettrico, e provocare un rogo improvviso,
senza via di fuga, senza scampo. Erano le 5,30 del mattino e le fiamme si
sono propagate rapidamente in tutto il fabbricato tanto che i vigili del
fuoco dopo dodici ore parlavano di numerosi corpi da recuperare sotto le
macerie. Molti operai sono rimasti bloccati da ondate di fuoco e di fumo,
alcuni hanno sfondato le finestre e si sono gettati dal terzo piano.
L'immagine del disastro riporta indietro fino al 1908 quando 129 operaie
tessili - in sciopero per ottenere orari e condizioni decenti di lavoro -
bruciarono nello stabilimento della Cotton di New York, chiuse a chiave
dalla proprieta'. E l'episodio, accaduto l'8 marzo, si vuole all'origine
della Festa della donna. Una tragedia persa nell'immaginario che da' ancor
di piu' un'aura da "leggenda" a quella successa ieri. Eppure abbiamo i loro
abiti negli armadi.
Sei miliardi di dollari annui, infatti, sono il fatturato dell'esportazione
dei prodotti tessili del Bangladesh, dove le donne sono le piu' utilizzate e
prendono stipendi piu' bassi degli uomini per turni massacranti, spesso di
notte, sicurezza zero.
Nell'aprile del 2005 piu' di 70 persone sono state schiacciate dal crollo di
una fabbrica tessile illegale costruita abusivamente su un terrono paludoso
a Palash Bari, distante pochi chilometri da Dacca. Nel 2000, 48 operai sono
morti in un altro incendio sempre vicino alla capitale, l'uscita di
sicurezza era chiusa. E il conto sale fino a 350 morti e 2.500 feriti negli
ultimi anni in quei baracconi che si chiamano "fabbriche delocalizzate",
lontane. Vicinissime. E' dietro l'angolo la Kts Textile Mills con i suoi
marchi occidentali che troneggiano nelle nostre vetrine, e che non vogliono
sapere delle ditte in franchising dove le porte sono chiuse. Non c'e' ne'
tempo ne' distanza che ci separi da Chittagong e dalle operaie prigioniere -
fantasmi che ardono dietro finestre sbarrate - i cui nomi non sapremo mai.
Di quella chiave che non si trova, qui, molti ne hanno una copia in tasca.

2. RIFLESSIONE. GIULIANA SGRENA: SENZA VELI
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 23 febbraio 2006. Giuliana Sgrena,
giornalista, intellettuale e militante femminista e pacifista tra le piu'
prestigiose, e' tra le maggiori conoscitrici italiane dei paesi e delle
culture arabe e islamiche; autrice di vari testi di grande importanza, e'
stata inviata del "Manifesto" a Baghdad, sotto le bombe, durante la fase
piu' ferocemente stragista della guerra tuttora in corso. A Baghdad e' stata
rapita il 4 febbraio 2005; e' stata liberata il 4 marzo, sopravvivendo anche
alla sparatoria contro l'auto dei servizi italiana in cui viaggiava ormai
liberata, sparatoria in cui e' stato ucciso il suo liberatore Nicola
Calipari. Opere di Giuliana Sgrena: (a cura di), La schiavitu' del velo,
Manifestolibri, Roma 1995, 1999; Kahina contro i califfi, Datanews, Roma
1997; Alla scuola dei taleban, Manifestolibri, Roma 2002; Il fronte Iraq,
Manifestolibri, Roma 2004; Fuoco amico, Feltrinelli, Milano 2005]

Chi potra' ancora sostenere che se si ritirano le truppe straniere dall'Iraq
scoppiera' la guerra civile? Quello che e' successo ieri a Samarra -
un'esplosione ha distrutto la cupola d'oro della moschea al Aksari, luogo
santo sciita, cui sono seguite proteste e rappresaglie contro imam e moschee
sunnite - toglie ogni velo di ipocrisia ai fautori dell'occupazione. Non e'
la prima volta che vengono attaccati i luoghi santi sciiti e probabilmente
non sara' l'ultima.
Bisogna fermare il massacro, non alimentarlo come hanno fatto finora gli
occupanti acuendo la divisione fra le varie componenti etnico-confessionali
irachene. Il ritiro dall'Iraq toglierebbe ogni alibi a coloro che non sono
interessati alla sua liberazione dall'occupazione ma alla destabilizzazione
del paese sfruttando le diverse appartenenze religiose (sunniti e sciiti)
per perseguire il proprio disegno terroristico.
Non si puo' assistere al dissanguamento di un popolo sfuggendo alle proprie
responsabilita'. Che non sono solo americane, ma anche italiane.
La testimonianza resa a Rainews 24 da Ali Shalal al Kaisi, "l'incappucciato"
di Abu Ghraib, ci rivela qualcosa che purtroppo non ci puo' sorprendere: tra
i torturatori del tristemente famoso carcere c'erano anche italiani. Non i
soldati in "missione di pace" a Nassiriya, ma i mercenari.
Perche' ci sono anche italiani tra i mercenari presenti in Iraq, insieme a
sudafricani, cileni, bosniaci, colombiani, francesi, etc. Io stessa a
Baghdad avevo cercato di intervistarne uno ma non sono riuscita perche', da
vero mercenario, voleva essere pagato. Sono quei contractors che
costituiscono il secondo esercito di occupazione in Iraq, il cui numero e'
di decine di migliaia. Sono i fautori della privatizzazione della guerra
sostenuta dalle americane Balckwater, Caci, Titan corp e altre societa' che
cosi' rimpinguano i loro bilanci.
E' la parte piu' sporca della guerra: sono infatti i contractors a fare
quello che nemmeno i soldati regolari possono permettersi di fare. E sono
superpagati. Tanto da far nascere tensioni con soldati americani che si
erano ribellati a questo doppio trattamento...
Possiamo invece evitare che i nostri soldati continuino a essere complici di
un'occupazione che non puo' avere nessuna giustificazione. L'Iraq e' in
guerra, per questo gli americani hanno sparato un anno fa alla macchina su
cui viaggiavamo verso l'aeroporto uccidendo Nicola Calipari. E anche i
nostri soldati sono in guerra e non in "missione di pace". Ancora una volta
e' stata Rainews 24 a svelarci una realta' che solo l'ipocrisia poteva farci
ignorare: la guerra e' la guerra e chi si trova su un teatro di guerra
imbracciando le armi non svolge attivita' umanitaria. E spara anche sulle
autoambulanze, lo ha confessato il caporalmaggiore Raffaele Allocca
confermano le affermazioni del giornalista americano Micah Garen. Di fronte
a tanta barbarie come e' possibile che la campagna elettorale non faccia
della posizione sulla guerra e l'Iraq un punto qualificante?

3. RIFLESSIONE. IDA DOMINIJANNI: LA DENUNCIA E L'APPELLO DI KERRY KENNEDY
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 25 febbraio 2006.
Ida Dominijanni, giornalista e saggista, docente a contratto di filosofia
sociale all'Universita' di Roma Tre, e' una prestigiosa intellettuale
femminista. Tra le opere di Ida Dominijanni: (a cura di), Motivi di
liberta', Angeli, Milano 2001; (a cura di, con Simona Bonsignori, Stefania
Giorgi), Si puo', Manifestolibri, Roma 2005.
Kerry Kennedy, prestigiosa attivista per i diritti umani, figlia di Robert
Kennedy, laureata alla Brown University ed al Boston College Law School,
vive vicino a New York con le sue tre figlie; ha iniziato a lavorare nel
campo dei diritti umani nel 1981 quando investigava sugli abusi commessi
dall'Immigrazione degli Stati Uniti nei confronti dei rifugiati di El
Salvador; da quel momento ha dedicato la sua vita alla lotta per la
giustizia, alla promozione e alla protezione dei diritti umani e al rispetto
della legalita'; fa parte di circa 40 delegazioni per i diritti umani
presenti in piu' di 30 Paesi; e' nel Board of Director's del "Robert F.
Kennedy Memorial Center for Human Rights" (un'organizzazione non profit che
si occupa di problemi di giustizia sociale e ha lo scopo di assicurare
protezione ai diritti codificati in base alla Dichiarazione dei Diritti
Umani delle Nazioni Unite; il "RFK Memorial Center" provvede inoltre a
sostenere numerosi difensori dei diritti umani nel mondo; si preoccupa di
smascherare e denunciare pubblicamente abusi come la tortura, le sparizioni,
le repressioni del libero pensiero e lo sfruttamento del lavoro infantile;
promuove programmi per accrescere il rispetto dei diritti umani)]

Help us make America, America again, "aiutateci a far si' che l'America
torni a essere l'America": ospite d'onore della cerimonia di inaugurazione
dell'anno accademico dell'universita' Roma Tre aperta dal rettore Guido
Fabiani e conclusa da Walter Veltroni, Kerry Kennedy conclude cosi' il suo
duro intervento nell'aula magna gremita, un feroce atto d'accusa in dodici
capitoli dell'"assalto senza precedenti ai nostri valori fondamentali e alle
nostre piu' profonde convinzioni" scatenato dal governo Bush dopo l'11
settembre sotto l'ombrello della guerra al terrorismo. Un assalto alla
democrazia costituzionale che ha distrutto la liberta', ovvero "il cuore e
l'anima dell'idea di America", mentre ne propagandava l'esportazione armata
in Afghanistan e in Iraq; e rischia di snaturare a tal punto l'accogliente
terra che Walt Whitman definiva a teeming nation of nations, "una nazione
brulicante di nazioni", che "se non facciamo qualcosa, la generazione dei
nostri figli ereditera' i frutti della nostra indifferenza".
Che cosa fare, la figlia di Robert Kennedy lo dira' alla fine, non lesinando
giudizi durissimi contro il terrorismo ne' rifiutando l'uso di mezzi
altrettanto duri per combatterlo, ma invocando d'altra parte la cooperazione
internazionale contro i responsabili dello sfondamento del diritto
all'interno degli Usa, l'adesione americana ai trattati e alle corti penali
internazionali, l'aiuto americano ai sostenitori dei diritti fondamentali
laddove sono negati. Prima, pero', c'e' la denuncia: in dodici capitoli,
quanti sono gli strappi ai diritti e alle garanzie che l'amministrazione
Bush ha perpetrato. Niente di piu' di quello che la cronaca ci ha messo
sotto gli occhi dall'11 settembre in poi, ma che certo rimesso in fila in
una sorta di catalogo della decostituzionalizzazione fa una certa
impressione.
Ecco i titoli: rottura del Freedom Information Act (che dal 1966 garantiva
l'accessibilita' ai cittadini dei documenti dell'amministrazione), del
Whistle Blower Protection Act (che tutela i funzionari che denunciano abusi
e soprusi dell'amministrazione), dell'Attorney Client Privilege (che
garantisce la segretezza delle conversazioni fra gli imputati e i loro
avvocati); tortura in appalto e tortura sotto custodia americana; spionaggio
interno; invasione della privacy attraverso la raccolta dei dati personali;
intercettazioni abusive delle telefonate; persecuzione discriminatoria degli
immigrati e racial profiling ("un anatema sui nostri valori"); detenzione
infinita dei "nemici" internati a Guantanamo nonche' di cittadini americani;
istituzione dei tribunali militari speciali.
Il quadro complessivo e' quello di un paese che non ha solo sacrificato
alcune liberta' alle necessita' della sicurezza, ma che ha approfittato dei
sentimenti di paura scatenati dall'11 settembre per svuotare le garanzie
costituzionali e per instaurare pratiche di controllo, sorveglianza,
punizione, discriminazione che eccedono largamente le urgenze della "guerra
al terrorismo". Un paese in cui vengono raccolte le tracce che si lasciano
consultando libri in biblioteca o comprando medicine in farmacia, in cui
vengono spiate le telefonate private e le navigazioni in rete, un paese che
censura la critica e il dissenso interno, che ha riammesso la tortura, che
fa sparire gli immigrati sospetti "come nell'America latina degli anni '80",
che nega agli imputati le garanzie del giusto processo e li tiene internati
in condizioni inumane senza imputazione, un paese che usa gli agenti
dell'Fbi per spiare le riunioni di carattere religioso e scheda senza
vergogna gli immigrati musulmani facendoli sottoporre a "interrogatori
volontari".
Conclusione: "Il governo Bush ha approfittato delle nostre paure per
tacitare la critica, imprigionare gli innocenti, torturare i sospetti,
invadere la nostra privacy, creare un'atmosfera di repressione che pervade
gli americani e seduce i peggiori istinti contro di noi per tutto il
pianeta". Help us make America, America again, prima che sia troppo tardi.

4. RIFLESSIONE. LILIANA MORO: EDUCATE A NON ISTRUIRSI. BREVE UN EXCURSUS
STORICO DALLA GRECIA ANTICA ALL'OTTOCENTO
[Dal sito della Libera universita' delle donne di Milano
(www.universitadelledonne.it) riprendiamo il seguente testo di Liliana Moro.
Liliana Moro (per contatti: mor.li at libero.it), insegnante di italiano e
storia, fa parte della Societa' Italiana delle Storiche e collabora con la
Libera Universita' delle Donne come docente. Si occupa di storia
dell'istruzione e di storia della scienza e collabora con la rivista "Il
paese delle donne". Opere di Liliana Moro: AA. VV., Profumi di donne, Cuen,
1997; con Sara Sesti, Donne di scienza. 55 biografie dall'antichita' al
duemila, Pristem - Universita' Bocconi, seconda edizione 2002. E' una delle
webmaster del sito dell'Universita' delle donne, e cura in particolare le
rubriche Storia, Guerra, Pensiamoci e l'Agenda]

Il rapporto delle donne con le istituzioni di trasmissione della cultura
passa per la linea di confine che separa educazione e istruzione. Istruzione
negata, educazione profusa a piene mani e volta a: 1. reprimere il corpo e
la sessualita' femminile visti come un pericolo; 2. presentare il lavoro di
cura, le attivita' domestiche, come un'attivita' piacevole e femminile.
Il progetto di controllo del corpo femminile e' questione antica.
*
Nell'antica Grecia la differenza nell'educazione delle ragazze spartane e
ateniesi e' illuminante.
A Sparta si dava molta importanza alla formazione fisica e morale, che era
pienamente gestita dallo stato a partire dai sette anni e affidata ad un
responsabile apposito: i ragazzi venivano addestrati in tutte quelle
attivita' sportive di gruppo che dovevano renderli dei forti combattenti, la
scrittura veniva insegnata per la sua utilita', ma la letteratura e l'arte
non facevano parte del percorso educativo previsto dallo stato, la danza e
il canto erano pero' ritenuti momenti fondamentali nella formazione. Anche
l'istruzione delle ragazze era seguita con cura. Le donne spartane non erano
segregate in casa come le ateniesi e lo sport era molto importante nella
loro formazione: praticavano la corsa, la lotta, il salto, il lancio del
disco e del giavellotto, perche' il loro corpo doveva essere in grado di
sostenere le fatiche del parto e dare figli sani alla patria. A differenza
dei loro fratelli e amici non venivano, pero', irreggimentate in gruppi di
addestramento e rimanevano nelle loro abitazioni. La loro liberta' nel
vestire e' ricordata con scandalo da scrittori di altre citta', ma venivano
apprezzate e ricercate dovunque come balie forti e sane.
Invece i cittadini di Atene non erano addestrati all'uso delle armi e la
loro formazione era morale, culturale e politica. Era riservata
esclusivamente ai maschi, poiche' le donne non erano considerate parte della
cittadinanza, non partecipavano alla vita politica. Ricevevano quindi
un'istruzione sommaria, di cui facevano parte le nozioni fondamentali del
leggere, scrivere e far di conto; largo spazio era dedicato alla musica, che
era considerata l'arte principale per tutti i greci.
Piu' tardi, in eta' ellenistica, molte donne raggiungono livelli di cultura
notevoli: ad Atene e ad Alessandria si sviluppano delle universita', che
ricevono finanziamenti dall'impero macedone, poi da quello egizio e infine
dai romani. Questi centri di cultura attraversarono diversi secoli,
produssero elaborazioni scientifiche di elevatissimo livello (Euclide,
Apollonio, Eratostene, Archimede), rimaste per certi versi insuperate fino a
tempi recenti. Erano aperti alla frequenza e alla docenza femminile. La
vicenda di Ipazia, scienziata docente ad Alessandria tra il IV e il V
secolo, rappresenta il culmine e il crollo della cultura classica sotto i
colpi dell'integralismo religioso cristiano. L'accusa che le venne rivolta
dal vescovo Cirillo e che spinse i monaci a linciarla e farla letteralmente
a pezzi era proprio quella di andare per la citta' e insegnare filosofia
nelle piazze, mostrando in pubblico la sua mente, il suo sapere. Per questo
venne distrutto il suo corpo (tra le opere di Ipazia: Commentario a
Diofanto,  il Canone astronomico,  Commentario alle Coniche di Apollonio).
*
Nel medioevo europeo il problema assume diversi connotati.
Prima dell'importazione della carta dalla Cina, i libri in pergamena erano
oggetti costosi e assai scarsi, e la conoscenza della lettura e scrittura
limitata a ristrette elite. Proprio per questo motivo non vi era l'attuale
gerarchizzazione tra cultura scritta e cultura orale; la maggior parte delle
donne si muoveva nell'ambito di quest'ultima, tuttavia cio' non significa
che le donne in genere non avessero accesso alla lettura e le situazioni di
lettura ad alta voce in un gruppo erano numerose. Il saper leggere era molto
piu' diffuso del saper scrivere (una lettura illuminante: Tiziana Plebani,
Il "genere" dei libri, Franco Angeli, Milano 2001).
L'istruzione di base, almeno nelle citta', era garantita a entrambi i sessi.
Vi erano scuole comunali, private ed ecclesiastiche che insegnavano a
leggere, scrivere e far di conto. L'istruzione di base in genere era
garantita anche alle ragazze, almeno nelle citta' piu' importanti: la cosa
e' accertata per le Fiandre e l'Italia settentrionale. A Parigi erano attive
diverse maestre e dirigenti di scuole elementari femminili. Le scuole
comunali di base erano diffuse sin dal Trecento nelle citta' e nei paesi
dell'Italia centro-settentrionale. L'amministrazione comunale di Bologna
offriva il servizio migliore: vi sono registrate molte scuole primarie e
secondarie fin dalla fine del Duecento, la seguirono Perugia, Firenze, Roma,
Milano, Venezia dove per il 1586 e' stato calcolato un tasso di
alfabetizzazione del 33% per la popolazione maschile e del 13% per quella
femminile.
Il livello culturale delle donne medievali e' attestato dalla frequenza con
cui compare un libro tra le mani della Vergine nell'iconografia religiosa.
Nella fioritura culturale legata allo sviluppo della borghesia cittadina, si
aprirono degli spazi anche per quelle donne che volevano studiare,
impadronirsi a pieno titolo della cultura, e infatti raggiunse una certa
consistenza la schiera delle intellettuali che partecipavano con i loro
scritti ai dibattiti tra eruditi e componevano testi poetici.
Dopo Cristine de Pizan, la cui opera piu' famosa, La cite' des Dames, usci'
nel 1405, sono numerose le scrittrici di cui ci sono giunte delle opere. In
Italia Isotta Nogarola, che in diversi scritti pose in discussione il
principio dell'inferiorita' femminile sulla base delle sacre scritture,
Cassandra Fedele, che tenne lezioni presso le Universita' di Venezia e di
Padova, Laura Cereta di Brescia, autrice anche di opere satiriche.
Ricordiamo poi Olimpia Morata ferrarese, Vittoria Colonna (Marino 1490 -
Roma 1547, opere: Rime), che faceva parte del gruppo di intellettuali
frequentato da Michelangelo; la famosissima Gaspara Stampa (Padova 1523 -
Venezia 1554, opere: Rime); Moderata Fonte pseudonimo della poeta Modesta da
Pozzo; Lucrezia Marinelli veneziana, autrice di un testo "Della nobilita' et
eccellenza delle Donne".
Ma venivano accettate nella comunita' dei dotti solo a prezzo di una
condotta monacale, della rinuncia a farsi una famiglia: il rapporto con la
cultura doveva assorbire tutti i loro affetti; dovevano in qualche modo far
dimenticare il loro sesso e negare la loro femminilita'.
*
Dopo la riforma protestante e la controriforma cattolica iniziano a
delinearsi dei percorsi specifici e separati di istruzione femminile,
infatti a partire dal XVI secolo la formazione si differenzia di piu' in
base al sesso che al censo.
Cio' avvenne per la concomitanza di piu' fattori: nei paesi protestanti
vennero chiusi i conventi e quindi non fu piu' disponibile questo tipo di
risorsa per l'istruzione femminile, parallelamente i conventi dei paesi
cattolici cambiarono profondamente con l'introduzione della clausura ad
opera del Concilio di Trento (1545-1563). Con questa misura le monache non
potevano piu' avere nessuno spazio di autonomia personale (non si potevano
chiudere a chiave le porte delle celle, vennero istituite delle
"ascoltatrici" per i colloqui e delle "cercatrici" che ispezionavano tutti
gli ambienti alla ricerca di libri e oggetti sospetti). In tali condizioni
anche la ricerca e lo studio vennero scoraggiati.
Si istituiscono nuovi ordini religiosi rivolti specificamente all'educazione
delle donne e alla custodia delle giovani. Una delle prime fu la Compagnia
di Sant'Orsola fondata a Brescia da Angela Merici nel 1535, in seguito
denominata Orsoline, importante presenza nel mondo dell'istruzione in tutta
l'Europa cattolica. Vent'anni dopo vide la luce il Collegio della Guastalla
fondato a Milano da Ludovica Torelli per garantire la formazione delle
nobili decadute; a Vicenza operarono le Dimesse istituite da Antonio Pagani
nel 1585.
D'altro canto nacquero congregazioni femminili in aiuto alle ragazze povere
che venivano raccolte nei 'conservatori', allo scopo appunto di custodirle e
creare loro una dote (che si guadagnavano lavorando dalle 14 alle 16 ore al
giorno). Nel 1578 a Milano furono fondate le Stelline, che raccoglievano le
orfane, mentre l'analogo maschile, i Martinit, operavano gia' dal 1530.
L'istruzione che veniva impartita sia in queste istituzioni, sia nei palazzi
privati, comprendeva il canto e la danza, il leggere e solo le basi dello
scrivere, un po' di storia sacra e religione, le buone maniere, la cura
della persona e dell'abbigliamento. Dalla fine del '500 vennero pubblicati
diversi manuali di buona educazione, nel '700 diventano di "politesse" e di
"civilite'", come si diceva nella lingua internazionale dell'epoca, il
francese, materia che non poteva mancare nel corso di studi di una giovane
di buona famiglia. Comunque l'enfasi era posta sul comportamento, regolato
in modo minuzioso perfino nei gesti e nella postura: le ragazze erano
costantemente osservate, e corrette, da qualcuno.
La finalita' non era esclusivamente morale, vi si intrecciava una questione
sociale ed economica perche' riguardava le strategie matrimoniali: nei ceti
borghesi e aristocratici si dedicava particolare cura all'insegnamento di
quelle capacita' che dovevano rendere attraente una ragazza, desiderabile
per un uomo di ceto elevato e quindi permettere alla famiglia, al lignaggio,
di attivare strategie di consolidamento o di ascesa sociale attraverso un
buon matrimonio delle figlie.
*
L'ideologia illuminista coinvolse la funzione assegnata alle donne, in
particolare alle madri.
Da un lato l'espansione demografica e la mobilita' sociale concentrarono
l'interesse verso le nuove generazioni, portatrici del futuro, che il mutato
quadro economico e politico voleva piu' numerose, sane, istruite e creative,
per la produzione, il consumo e gli eserciti: quindi bisognava ridurre la
mortalita' infantile.
D'altro lato la generale rivalutazione dei sentimenti porto' a "scoprire"
anche l'amore materno. La scoperta dell'amore materno come legame non solo
fisico ma come dimensione sentimentale poneva le premesse perche' le madri
diventassero, nella pubblicistica e nella realta' di molte famiglie
aristocratiche illuminate, agenti appassionate di un intervento educativo
piu' meditato e progettuale sui figli, per seguirne la crescita, regolarne
gli studi, i viaggi, le amicizie, la formazione. Si assistette anche a una
rivalutazione dell'allattamento al seno e alla progressiva condanna del
baliatico, l'usanza largamente diffusa in tutti i ceti sociali di affidare i
neonati ad una balia per la cura e il nutrimento. Il ruolo della donna come
educatrice divenne centrale. La madre doveva rappresentare per i figli e le
figlie innanzitutto un modello di virtu', ma ora doveva ricoprire anche dei
ruoli piu' impegnativi e doveva quindi ricevere una buona istruzione.
La nuova partecipazione politica e la messa in discussione dell'esistente,
che anche le donne respiravano nel clima rivoluzionario, le portava ad
avanzare istanze di uguaglianza, di liberta' e di fratellanza: in questo
momento gli esponenti maschili della societa' sentono l'esigenza di
delimitare con chiarezza i confini delle reciproche sfere d'influenza. Si
disegnano le categorie contrapposte del pubblico e del privato (che non
esistevano nella societa' di Ancien Regime, nasce proprio ora il concetto di
privacy) per assegnarle ai due sessi e nasce la "famiglia nucleare intima"
gestita dalle donne.
"Orsu' donne, non pensate di poter condividere i nostri lavori; i nostri
figli hanno un bisogno assoluto delle loro madri... non invidiate la penna e
la spada con le quali noi regnamo simili a quei re i cui comandi non sono
che l'obbedienza alla volonta' dei loro ministri; noi siamo nei vostri
riguardi gli schiavi della vostra potenza e se siamo padroni dello Stato voi
invece siete le padrone della casa" (articolo apparso sul giornale di
Besancon "La Vedette" nel 1793, cit. in Jean-Paul Bertaud, La vita
quotidiana in Francia ai tempi della Rivoluzione, Rizzoli, Milano 1988).
La Convenzione (il primo parlamento della repubblica francese) approvo' nel
1793 un rapporto, una risoluzione in cui si sostiene: "L'uomo... sembra
essere il solo capace di meditazioni serie e profonde, che esigono una
grande disciplina dell'intelligenza e lunghi studi che alle donne non e'
dato seguire".
Il confine viene segnato dalla decapitazione di Olympe de Gouges
(1748-1793), autrice nel 1791 della Dichiarazione dei diritti della donna e
della cittadina.
*
Nell'800 ebbe grande diffusione il saggio di Madame Campan (1752-1822),
Dell'educazione (edito nel 1827). Madame Campan era stata la dama di
compagnia di Maria Antonietta e dopo la morte di quest'ultima aveva fondato
un istituto privato per giovanette. I suoi metodi furono molto apprezzati da
Napoleone e vennero presi a modello anche nell'eta' della Restaurazione da
molti "educatori" francesi per signorine. Negli istituti da lei diretti era
limitato lo spazio delle arts d'agrement e allargato quello del lavoro di
cucito poiche' "Le fanciulle hanno bisogno fino dagli anni piu' teneri di
essere avvezzate a quel contegno tranquillo e posato che tanto e' favorevole
alla modestia e alle grazie, ed e' necessario dar loro fin da principio
abitudini che le rendano sedentarie" (Ilaria Porciani, a cura di, Le donne a
scuola. L'educazione femminile nell'Italia dell'Ottocento, Il Sedicesimo,
Firenze 1987).
Vediamo dunque che questa preoccupazione di controllo e' stata fatta propria
e portata avanti in prima persona anche da molte donne. Stupisce oggi la
centralita' accordata comunque al corpo piu' che alla mente femminile nella
normativa scolastica.
Nel 1883, quando ormai anche in Italia le giovani avevano iniziato a
frequentare le stesse scuole dei loro coetanei, i funzionari che gestivano
il Ministero della pubblica istruzione si preoccupano di diramare una
circolare ai presidi e ai direttori di ginnasi, in cui si chiedeva quante
iscritte ci fossero e "se e quante abbiano dato motivi di lagnanze alla
Direzione dell'Istituto per ragioni di simpatie da parte di condiscepoli e
anche di professori" (Carmela Covato, Sapere e pregiudizio, Archivio Guido
Izzi, Roma 1991, p. 76). Il problema "morale" non e' nemmeno il
comportamento delle ragazze, ma quello che possono provocare negli esponenti
dell'altro sesso.

5. POESIA E VERITA'. QUATTRO LIRICHE DI MAURA DEL SERRA
[Dal sito di Maura Del Serra (www.nuovorinascimento.org/delserra), che
contiene molti utlissimi materiali del e sul suo lavoro letterario e
culturale, riprendiamo i seguenti testi.
Dal medesimo sito riprendiamo altresi' la seguente scheda biobibliografica:
"Maura Del Serra insegna letterature comparate nell'Universita' di Firenze.
Poetessa, drammaturga, traduttrice e critico letterario, ha pubblicato le
raccolte poetiche: L'arco, La gloria oscura, Concordanze, Meridiana,
Infinito presente (Firenze, Giuntina, 1978, 1983, 1985, 1987, 1992);
Sostanze, Fondi, Confronto, 1992; l'antologia Corale, Roma, Newton Compton,
1994; L'eta' che non da' ombra, Firenze, Le Lettere, 1997; Adagio con fuoco.
Poesie. Versi per la danza, ivi, 1999; Congiunzioni, Pistoia, Petite
plaisance, 2004; poesie in antologie e riviste italiane e straniere; e la
plaquette Aforismi, Pistoia, Edizioni Via del Vento, 1995. Per la critica
letteraria si ricordano i volumi: L'immagine aperta. Poetica e stilistica
dei 'Canti Orfici', Firenze, La Nuova Italia, 1973; Campana, ivi, 1974;
Clemente Rebora. Lo specchio e il fuoco, Milano, Vita e Pensiero, 1976;
Pascoli, Firenze, La Nuova Italia, 1976; Ungaretti, ivi, 1977; L'uomo
comune. Claudellismo e passione ascetica in Jahier, Bologna, Patron, 1985,
Di poesia e d'altro, vol. I (M. Maddalena, Jacopone, L. Della Robbia, W.
Shakespeare, G. Herbert, J. I. de la Cruz, G. B. Vico, U. Foscolo, C.
Collodi, F. Nietzsche), Pistoia, C.R.T., 2000, Le foglie della Sibilla.
Scritti su Margherita Guidacci, Roma, Studium, 2005, e saggi su Evola,
Boine, Panzini, Proust, Woolf, Onofri e Solov'ev, Montale e Borges,
Betocchi, Landolfi, Pasolini, Caproni, Penna, Guidacci, Campo, ecc. in
riviste e volumi collettivi. Fra le traduzioni dal tedesco, inglese,
francese e spagnolo: Else Lasker-Schueler, Ballate ebraiche e altre poesie,
Firenze, Giuntina, 1985 (nuova edizione riveduta, ivi 1995); William
Shakespeare, Molto rumore per nulla, in Tutto il teatro, Roma, Newton
Compton, 1990 (nuova edizione in volume singolo, con introduzione, ivi 1993;
II edizione 1998); Marcel Proust, All'ombra delle fanciulle in fiore, ivi
1990 (II edizione, ivi 1997); Virginia Woolf, Le onde, ivi 1992 (II
edizione, ivi 1995); George Herbert, Corona di lode. Poesie da 'The Temple',
Firenze, Le Lettere, 1993; Virginia Woolf, Una stanza tutta per se', Roma,
Newton Compton, 1993; Virginia Woolf, Orlando, ivi 1993; Else
Lasker-Schueler, Caro Cavaliere Azzurro (Lettere a Franz Marc), Pistoia,
Edizioni Via del Vento, 1995; Katherine Mansfield, Tutti i racconti, Roma,
Newton Compton, 1996; Michael Hamburger, Taccuino di un vagabondo europeo,
Roma, Fondazione Piazzolla, 1999; Simone Weil, Le poesie, Pistoia, Editrice
C.R.T., 2000; Francis Thompson, Il Segugio del Cielo e altre poesie,
Pistoia, Editrice C.R.T., 2000, Djuna Barnes, Discanto. Poesie 1911-1982,
Roma, Edizioni del Giano (Ianua editrice), 2005, e versioni da Gertrud
Kolmar, Christine Koschel, Francis Thompson, Virginia Woolf, David Herbert
Lawrence, Judith Wright, Dorothy Parker, Marcel Proust, Juana Ines de la
Cruz e Jorge Luis Borges, in riviste e nell'antologia Kore. Iniziazioni
femminili. Antologia di racconti contemporanei, Firenze, Le Lettere, 1997, a
sua cura. Ha curato: di Pietro Parigi, Noi lenti e le stelle, Pistoia,
Edizioni Via del Vento, 1993; di Giovanni Boine, La citta', Pistoia,
Edizioni Via del Vento, 1994; di Gianna Manzini, Bestiario. Tre racconti,
Pistoia, Edizioni Via del Vento, 1996; di Margherita Guidacci, Le poesie,
Firenze, Le Lettere, 1999; il volume Egle Marini. La parola scolpita,
Pistoia, Artout-Maschietto e Musolino, 2001. Per il teatro ha scritto: La
Minima, in "Hystrio", n. 4, 1989 (nuova edizione, Pistoia, Editrice C.R.T.,
1998); L'albero delle parole, Catanzaro, Rubbettino, 1990, ispirato alla
figura di don Milani; La Fenice, Siracusa, Edizioni dell'Ariete, 1990,
dedicato a Suor Juana Ines de la Cruz; La fonte ardente. Due atti per Simone
Weil, in "Hystrio", n. 4, 1991; Il Figlio, in "Oggi e domani", n. 10, 1992;
Stanze. Versi per un balletto, in "Hystrio", n. 1, 1994; la favola
drammatica Specchio doppio, in "Astolfo", n. 2, 1995; Lo spettro della Rosa,
in "Hystrio", n. 1, 1996, dedicato a Nijnskij; la commedia drammatica
Agnodice, Firenze, Le Lettere, 1998; Kass, dedicato a Katherine Mansfield,
in "Astolfo", n. 2, 1998; Dialogo di Natura e Anima, Pistoia, Editrice
C.R.T., 1999; il dramma Andrej Rubljev, Firenze, Le Lettere, 2000; Eraclito,
Pistoia, C.R.T., 2001; il poema scenico Isole, Roma, Edizioni del Giano
(Ianua editrice), 2004; Scintilla d'africa, Pistoia, Petite plaisance, 2005;
il mito futuribile Guerra di sogni e la scrittura scenica Trasumanar. L'atto
di Pasolini (inediti). Ha partecipato a festivals e a letture poetiche in
Italia, Francia, Spagna, Inghilterra, Svezia e Usa. Per la sua attivita' ha
ricevuto numerosi riconoscimenti, fra i quali i premi: "Traiano", "Ceva",
"Ceppo-proposte", "G. Dessi'", "A. Gatto", "L. De Libero", "Citta' di
Catanzaro", "Camposampiero", "A. Negri", "Casentino", "G. Gozzano", "A.
Spallicci", il premio internazionale "E. Montale" e il "Premio della
Cultura" della Presidenza del Consiglio dei Ministri per la poesia; il
"Tagliacozzo" per la critica letteraria; il "C. Betocchi" per la traduzione;
il "Giangurgolo", il "Fondi La Pastora", il "Magna Grecia", l'"U. Betti", il
"Rosso di San Secondo" il "Teatro e Musica" e il premio internazionale
"Flaiano" per il teatro. Testi poetici e teatrali della Del Serra sono stati
tradotti in inglese, francese, tedesco, portoghese, catalano, greco, rumeno,
russo e svedese".
Il testo Ai giovani cinesi reca la seguente nota: "la poesia e' stata
scritta subito dopo l'eccidio del 4 giugno 1989, in cui il 27° battaglione
dell'esercito massacro' le migliaia di giovani studenti, operai, cittadini
solidali, sulla Piazza Tien-an-Men di Pechino, da allora, simbolicamente,
nuova Piazza Rossa di sangue. V. 5: 'elefanti' sono i vecchi leaders del
Partito, custodi dell'ortodossia ad ogni prezzo. Vv. 24-27: si fa
riferimento ad una sentenza dei Salmi, all'I King, e alla Statua della
Liberta' in cartapesta bianca eretta dagli studenti sulla piazza stessa. e
con loro spazzata via".
Il testo per Elias Canetti reca la seguente nota: "In morte dello scrittore,
nell'agosto 1994"]

Il distruttore

Bruciai la gioia docile dell'erba notturna
a specchio delle stelle, versai il vino, diviso
accanto al fuoco d'amicizia, in terra
solitaria di vitrea esattezza; indagai
nel fiume che trascorre la mia assenza dal mondo,
nella mia casa fervida le future rovine;
nella pieta' dei forti l'orgogliosa certezza,
nel fascino dei deboli l'astuzia disprezzai;
e da me mi divisi, ma non mi vinsi mai.
Fuori della caverna qui m'ha atteso, paziente,
l'aria che respiravo, sacra vita innocente.

*

Sorte

Sediamo nelle stanze, erriamo nelle citta',
cuori di carne nel cuore di pietra,
cercando sensi dentro i nostri segni,
fili d'arpa nel nostro labirinto,
sole di verita' nel bagliore dell'istinto,
certezza unanime nell'ansia cieca.
E nei letti posiamo come papaveri nella corrente,
spremendo da fantasmi estasi e oblio,
aprendoci-chiudendoci nell'occhio del tempo,
baciando nella nascita l'addio.
Poco sapere, molte gioie, molto
dolore abbiamo in sorte, e conoscenza
soltanto per ardore, o per paziente innocenza.

*

Ai giovani cinesi

Ma come starvi accanto, figli nostri, fra il sangue,
le grida, il muro unanime disperato di corpi
e volonta' nella Piazza Celeste
spezzato, non piegato, dal pollice dei vecchi
Saturni od elefanti, che cercano la fine
mettendo fra se' e il branco la distanza mortale
del potere che venera la propria
forma come sostanza - il cancro antico
della ragione, sotto tutti i cieli - ?
Come armarvi le mani delle nostre
mani lontane consunte dai giochi,
dagli agi, o attorte in squisiti tormenti
di gesti immaginari, come lanciarvi i nostri
cuori delusi dai sogni appagati,
le nostre menti caute per il lungo commercio
con la volpe e il leone d'ogni razza - ?
Come gettarci, nuovamente svegli,
al di la' del cristallo televisivo, atroce
specchio magico dove la passione, anche quella
per la giustizia, diventa spettacolo,
e la storia tantalico supplizio
ai testimoni impotenti?
Ma quelli
che seminano in pianto mieteranno cantando,
dice l'antico nostro Libro: e voi,
nuovi figli del Libro dei Mutamenti, che oggi
gettate sotto i colpi la vostra sorte, il vostro
candido simulacro di Liberta', vivente
materno mito, non idolo, voi
lo sapete: sapete questo solo. E' abbastanza
per noi, che dietro il cristallo sentiamo
millenari ricordi esplodere in certezza.

*

Per Elias

Con te scompare - dicono i necrologi di Babele -
la coscienza corrusca
dell'Europa di Proust, di Kafka e Musil,
di Schoenberg e di Kraus, l'estremo frutto del fuoco
che creo' il nostro giardino di forme
sognate (o d'incubi) dove sedevi,
ansioso drago, Proteo multilingue,
a guardia di tesori memoriali,
di scheletri gemmati eretti contro la morte,
l'oscena seduttrice che ti ha vinto
nel gioco del rovescio.
Questo sussurra forse il brusio d'arnia dei media,
che risillaba un attimo il tuo nome
e lo tranghiotte, come il buco nero
che sta ingoiando, dicono, una stella...

"Ero soltanto volonta'. Ora sono
un suono",
bisbiglia la tua rauca voce fatta sorella.

6. POESIA E VERITA': SEI LIRICHE DI MARIA LUISA SPAZIANI
[Dalla rivista mensile "Noi donne" di marzo 2005 (disponibile anche nel
sito: www.noidonne.org) riprendiamo i seguenti testi.
Maria Luisa Spaziani e' nata a Torino nel 1942 e vive a Roma da molti anni;
docente universitaria di letteratura francese, presidente del "Premio
internazionale Eugenio Montale", e' una delle piu' intense voci poetiche
italiane del secondo Novecento. Sempre da "Noi donne" riprendiamo la
seguente presentazione scritta da Luca Benassi, curatore sia di questa
minima scelta antologica, sia della rubrica che mese dopo mese presenta su
"Noi donne" testi di poetesse contemporanee: "Maria Luisa Spaziani e' nata a
Torino nel 1924. A dodici anni scopre la figura di Giovanna d'Arco e se ne
innamora follemente: 'Quando ho scoperto che e' esistita una donna come
Giovanna d'Arco ho scoperto il mondo: e' stata la mia grande educazione
incontrare in un'unica persona dei valori cosi' straordinari, le punte
estreme della semplicita' contadina, l'alta illuminazione morale e
religiosa, la capacita' di incarnare un'azione pratica, l'amore di patria,
il carisma straordinario... Per me Giovanna d'Arco e' semplicemente la
poesia; e' la donna come dovrebbe essere dopo ogni femminismo riuscito, e
cioe' una creatura che abbia le stesse potenzialita' di un uomo ma che
agisce autonomamente, secondo il suo personale destino, secondo i suoi
gusti, le sue scelte, in stretta simbiosi con l'universo maschile. Come il
cervello ha il lobo di destra e quello di sinistra, cosi' la nostra civilta'
ha il maschile e il femminile. E' assolutamente impensabile, se non
pagandola con tutte le crisi della nostra storia, che uno prevalga
sull'altro, e brutalizzi l'altro'. La figura di Giovanna d'Arco, che sara'
oggetto di poesia solo nel 1990 con le ottave di Giovanna d'Arco, e' anche
l'occasione per la poetessa di iniziare lo studio e la lettura del francese;
attivita' il cui approfondimento la condurra' alla carriera accademica e a
quella di traduttrice. A diciannove anni dirige la rivista 'Il dado' avendo
tra i collaboratori Vasco Pratolini, Sandro Penna e Vincenzo Ciuffi. Nel
1949 incontra Montale al teatro Carignano a Torino. Da quell'incontro si
sviluppa un'amicizia profonda, testimoniata dalle 360 lettere di Montale poi
donate al Centro Studi Maria Corti di Pavia, e favorita anche dal successivo
trasferimento a Milano della poetessa. A partire dal 1953 la Spaziani si
sposta per lavoro tra Parigi, Bruxelles e Messina, citta' che hanno
influenzato le scelte poetiche e arricchito la sua poesia di un respiro
nordeuropeo. Rispetto alle impostazioni contemplative ed ermetiche iniziali
la poetessa ha raggiunto esiti maturati nel segno di un lirismo capace di
ridare spessore agli oggetti e alle occasioni attraverso una lingua
cristallina e potente. Una poesia dei luoghi e dei viaggi, in grado di
rendere conto del meraviglioso disegno della vita. La Spaziani oggi vive a
Roma dove dirige il Centro Studi Eugenio Montale e il premio collegato.
Maria Luisa Spaziani ha esordito come poetessa nel 1954, con Le acque del
sabato, cui seguono Il gong (1962), Utilita' della memoria (1966), L'occhio
del ciclone (1970), Transito con catene (1977), Poesie (1979), Geometria del
disordine (1981), La stella del libero arbitrio (1986), il poema-romanzo
Giovanna d'Arco (1990) e I fasti dell'ortica (1996). Nel 2000 e' uscita per
Mondadori la raccolta Poesie 1954-1966 e per Marsilio i racconti de La
freccia. Nel 2004 la Bulzoni ha pubblicato Teatro comico e no. Docente di
Lingua e letteratura francese all'Universita' di Messina, la Spaziani ha
scritto libri di critica e alcuni volumi dedicati al teatro francese dal
'700 al '900.
Luca Benassi (Roma, 1976), poeta, narratore e critico, collabora a varie
riviste e cura la pagina dedicato alla poesia delle donne del mensile
"Noidonne".
I testi che seguono, nell'ordine in cui sono presentati, sono estratti
rispettivamente dalle seguenti raccolte: Le acque del Sabato (1954),
Utilita' della memoria (1966), L'occhio del ciclone (1970), Transito con
catene (1977), La stella del libero arbitrio (1986), I fasti dell'ortica
(1996)]

Ricordo una stagione

Ricordo una stagione in mezzo ai colli
immensi, affaticata dal soffiare
della notturna tramontana. Un gelso
gemeva negli strappi, cosi' alto
che talora il suo grido mi svegliava.

Ieri nel ritornarvi non sembrava
passato altro che un giorno.
La tramontana ci infuriava intorno.
Contro il cancello, intatta, era restata
una mia antica rosa morsicata.

*

L'antica pazienza (a mia madre)

Tu che conosci l'antica pazienza
di sciogliere ogni nodo della corda
e allevi un pioppo zingaro venuto
a crescere nel coccio dei garofani,
lascia ch'io senta in te, come la sorda
nenia del mare dentro la conchiglia,
la voce della casa che il perduto
tempo ha ridotto in cenere.
Ma e' cenere il pane scuro, sacro,
- quello che alimentavi col tuo soffio
nel forno buio della guerra - e reca
imperitura in se' la filigrana
dei tuoi ciliegi dilaniati.
L'allegria rialza la sua cresta
di galletto sui borghi desolati,
come il lilla' che ti cresce alle spalle
passo a passo, baluardo sul massacro.
Raccogli ancora e sempre il pigolante
nido abbattuto dal vento di marzo
e ripara le falle della chiglia.
Nessuno e' senza casa se l'attende
a sera la tua voce di conchiglia.

*

L'occhio del ciclone

Dicono i marinai, quegli ormai vecchi
lupi di mare che sugli usci fumano
pipe portoricane, che fra tutti
i ricordi tremendi dei tifoni
e l'ululo di morte dei naufragi,
nulla atterrisce piu' di quella calma
che per ore si crea al centro stesso
della tragedia: l'occhio del ciclone.
Il mare e' un olio, brillano sinistre
luci che paion di bonacce, e affiora
tranquillo il tonno a respirare. Eppure
quella e' una gabbia, quello e' un trabocchetto,
li' la morte e' in agguato: che' piu' lungi,
a cento metri o forse meno, infuria
l'uragano piu' nero. Cosi' avviene,
vero? troppo sovente per noi tutti,
ragni fra i mozzi delle ruote. E avvenne
anche a Fabrizio quando conversando
con la graziosa vivandiera, seppe
- piu' tardi e con tragico suo scorno -
che Waterloo, la massima avventura,
si era svolta la' intorno.

*

Poetica

Angelo del giudizio scendi, parola sdrucciola
(perche' questo tu sei, o solamente o anche),
vieni con me fra gli olmi alti del Luxembourg

Vita segreta, luce che tanta luce accendi
fatta di niente e tutto, Elena sugli spalti
che infiamma gli uni e gli altri, che volge in gloria il lutto,

tu verita' che menti, ossatura e illusione,
tu rima, due begli occhi per un unico sguardo,

esorcisma d'inizio, suggello del traguardo.

*

A Montale il 12 settembre 1981

Tu ti cancelli e subito in altre forme ti annunci,
falsetto sapienzale di nebbia allegra,
antica palma adolescente, tremula
in un bemolle di acque strane.

La tua scomparsa e' scandalo, e' messaggio
che sconvolge interiori meridiani,
coinvolge il futuro e trascina
pitosfori, bufere e termitai -

Potra' mai dileguarsi il tuo passo
per chi eredita quegli impervi segreti?
Il meglio della seppia e' l'osso.
Il resto e' per i cuochi.

*

Il calore giusto

Fa' lievitare il verso come il pane
nel forno al suo calore giusto. Senti
che anche il verso emette il misterioso
profumo della cosa riuscita.

Vocali e consonanti si alleano,
s'incatenano e fondono. Ne esce
lo spiritello d'Aladino e danza
su e giu' per la stanza.

7. RIVISTE. "NOI DONNE"
[Dal sito www.noidonne.org riprendiamo la seguente breve scheda di
presentazione della rivista]

La nostra storia
Luglio 1944, "noidonne" inizia a pubblicare. La nascita del giornale era
avvenuta gia' prima, nel 1937 a Parigi, in clandestinita'. Infatti la stampa
ufficiale era stata preceduta da numerose edizioni clandestine di cui si ha
notizia, ma non gli esemplari. Tra quelle che si ricordano, furono sei in
Piemonte, cinque in Liguria, undici in Lombardia, otto in Emilia. Si
trattava di ciclostilati, se non addirittura di dattiloscritti, riprodotti
con pazienza a mano e poi diffusi a rischio della vita.
Un giornale dalla storia singolare, nato e rinato parecchie volte nel corso
di questi decenni, dagli anni cupi del nazismo e della guerra di
liberazione, alle settecentomila copie del settimanale glorioso ed
aggressivo degli anni Sessanta e Settanta. Il percorso di "noidonne" ha
accompagnato il cammino di emancipazione delle italiane intrecciando i
percorsi di diverse associazioni tra le quali l'Udi. Oggi continua ancora,
nonostante le difficolta' economiche e strutturali, grazie alla
determinazione che lo anima, oltre che alla sensibilita' e disponibilita'
della rete di tante amiche e associazioni che lo diffondono e lo sostengono.
I decenni che ci separano dal luglio 1944, sono stati vissuti come in una
staffetta corsa passando il testimone da un gruppo all'altro e da uno
scenario politico-sociale al successivo. Un balzo lungo una vita che dalla
tiratura contratta del primo dopoguerra, in un'Italia ridotta allo stremo,
giunge all'attivazione del sito internet nel marzo 2005.
Esserci oggi e' un onore e soprattutto uno stimolo all'incalzare dei tempi.
"noidonne.org" e' pronto a raccogliere quel testimone per misurarsi nel
mondo globalizzato. Non si tratta, utilizzando un'inflazionata modalita'
espressiva, di cogliere le sfide del nuovo millennio. Il sito e' stato
avviato con l'intenzione di interpretare lo spirito dei tempi, restando
fedele alla storia di questa testata che ha lanciato numerose inchieste e
denunce. Associato all'edizione del mensile stampata su carta, il sito
intende continuare su questa linea, offrendo un aggiornamento di
informazioni settimanale, proponendo formule nuove di contatto e di
relazione per continuare insieme il percorso di sempre: promuovere e farsi
partecipe dell'emancipazione delle donne e della societa' nel suo insieme.
*
Tra le principali animatrici di "noidonne":
- Isa Ferraguti e' la presidente della Cooperativa libera stampa. Nata a
Carpi, ha lavorato nel settore tessile e abbigliamento diventando poi nel
'67 responsabile delle Politiche del lavoro per il Pci di Carpi. Negli anni
successivi ha svolto una crescente esperienza nazionale, politica e
istituzionale, occupandosi delle tematiche della condizione della donna e
delle politiche sociali e del lavoro. E' stata consigliera della Regione
Emilia Romagna negli anni '80-'87 e senatrice negli anni '87-'92, impegnata
nelle commissioni Lavoro e Sanita' in stretta collaborazione con la
Presidenza del Senato, in qualita' di senatore segretario. Dal '98 e' anche
Consigliera di parita' della Provincia di Modena.
- Tiziana Bartolini (per contatti: tbartolini at noidonne.org), direttora di
"noidonne" dal 2000. Nata a Roma ha due figli. Laureata in storia e
filosofia, giornalista, ha frequentato un master in Formazione e Pari
Opportunita' e un corso di alta specializzazione in comunicazione e
marketing del No Profit. Esperta di comunicazione sociale, ha collaborato
con riviste e quotidiani nazionali e con la Rai per il Terzo Settore. Ha
gestito quale responsabile nazionale l'area comunicazione e l'ufficio stampa
di un'organizzazione internazionale impegnata nell'inclusione sociale delle
persone con ritardo mentale, occupandosi anche della formazione. E' stata
coordinatrice editoriale di "Mondo sociale", ha maturato competenze nel
campo della pubblica amministrazione ed attualmente e' componente del
consiglio di amministrazione della Cooperativa Libera Stampa, societa'
editrice di "Noidonne".
- Cristina Melchiorri (per contatti: cmelchiorri at noidonne.org), manager del
gruppo editoriale Cooperativa Libera Stampa, a cui appartiene "noidonne", e'
nata a Bologna, vive a Milano, ed e' laureata in lettere classiche con un
master in Business and Administration. In venticinque anni di esperienza nel
mondo del lavoro e' stata dirigente in societa' di servizi e industriali. In
primarie societa' di consulenza, ha realizzato interventi di ricerca e
valutazione di dirigenti per le imprese pubbliche e private e di
orientamento dei giovani al lavoro, in relazione alle nuove tendenze di
mercato, alle nuove leggi e alle nuove professionalita'. Ha realizzato
metodologie di sviluppo delle persone e specificatamente delle donne, di
valorizzazione dei loro talenti. In qualita' di esperta ha condotto rubriche
dedicate al lavoro per conto di quotidiani, periodici ed emittenti
televisive. Ha recentemente scritto "La perfetta strategia per la donna in
carriera", pubblicato da Lupetti Editore, 2004. Sta curando per "Noi donne"
la rubrica "Strategie private", che e' a disposizione per chi desidera
esprimere il proprio "sogno" professionale, ma anche personale, e ricevere
un consiglio su come realizzarlo.
- Antonella Battilani, disegnatrice di "noidonne", e' nata a Modena ed e'
docente di progettazione grafica all'Istituto d'arte "A. Venturi".
Parallelamente svolge attivita' artistica, occupandosi in prevalenza di
progettazione grafica e illustrazione, in particolare per l'Assessorato
all'istruzione del Comune di Modena. Tra le sue pubblicazioni si ricordano:
"Raccontami una festa" (Comune di Nonantola); "Strada patria sinta"
(edizioni Fatatrac, 1998), alcuni libri per bambini di storia locale
(edizioni Panini, Sovrintendenza per i Beni Artistici e Storici di Modena e
Reggio Emilia, 1997) e la collana "Modena nel '900" (2001-2003) curata con
Patrizia Curti. Per il Comune di Nonantola cura l'immagine grafica della
rassegna musicale Divini Incanti (Assessorato alla Cultura). Nel corso del
2004 ha collaborato con la Provincia di Modena realizzando pubblicazioni sui
Servizi Sociali e sulle Fattorie Didattiche e nel 2005 con il Comune di
Formigine per la progettazione di una campagna sulla cultura
dell'alimentazione. Ha curato e prodotto i quaderni di ricerca didattica
Lasciate una traccia del vostro passaggio (2001) e Immagine-parola (2003).
Nel gennaio 2005 ha realizzato il video-racconto "Non potro' mai
dimenticare" dedicato all'eccidio di Modena del 9 gennaio 1950.
*
Collaborano a "noidonne": Giulietta Ascoli, Antonella Barilla', Katia
Bellillo, Bruna Bellonzi, Elena Beltrame, Luca Benassi, Graziella Bertani,
Francesca Brezzi, Rita Capponi, Anna Casotto, Mirella Caveggia, Pino
Ciociola, Fulvia Colombini, Viola Conti, Giuliana Dal Pozzo, Stefania
Cantatore, Giovanna Fava, Giuseppe Febbraro, Nuccio Iovene, Claudio
Lunghini, Federica Lupparelli, Hela Mascia, Marilena Menicucci, Anna Maria
Mauro Pastorino, Giovanna Providenti, Donatella Purger, Elena Ribet, Daniela
Ricci, Simona Ricciarelli, Margherita Rocco, Giulietta Ruggeri, Carla
Scarsi, Silvia Serra, Albertina Soliani, Luciana Torricelli.

==============================
NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE
==============================
Supplemento settimanale del giovedi' de "La nonviolenza e' in cammino"
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 53 del 2 marzo 2006

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