La nonviolenza e' in cammino. 1223



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 1223 del 3 marzo 2006

Sommario di questo numero:
1. Il 18 marzo per la pace
2. Severino Vardacampi: Scandalosa la solita omissione, penosa la solita
ambiguita'
3. Oggi a Ferrara
4. Tre incontri a Macerata
5. Flavio Lotti: Un invito
6. Ricordando Ivan Illich. Un convegno a Lucca
7. A Gemona l'11 marzo
8. Il "Cos in rete" di marzo
9. Luisa Morgantini: L'Italia taglia i fondi alla cooperazione: e' questa la
linea dell'Europa solidale?
10. Il ritorno di Ippocrate
11. Alessandro Portelli: Fermare la mano del boia
12. Paolo Pobbiati: L'atto illegale
13. Aldo Antonelli: Apostrofe alla guerra
14. Ida Dominijanni presenta "Multiculturalismo" di Laura Lanzillo
15. Riccardo Luigi Pitocante: Una dichiarazione di voto
16. La "Carta" del Movimento Nonviolento
17. Per saperne di piu'

1. INIZIATIVE. IL 18 MARZO PER LA PACE
[Da varie persone amiche riceviamo e diffondiamo]

L'Italia che ripudia la guerra. L'Italia che ripudia lo scontro di civilta'.
Il 18 marzo sara' il terzo anniversario dell'inizio della guerra all'Iraq.
Sara' una giornata internazionale di mobilitazione, con manifestazioni e
iniziative in tutto il mondo.
Nel nostro paese, questa giornata assume una importanza particolare.
Saremo in piena campagna elettorale: crediamo che mettere la pace al primo
posto sia cruciale. Siamo convinti sia importante in questo periodo ribadire
a chiunque governera' il nostro paese nei prossimi anni che una politica
estera alternativa e' una priorita' e una necessita', convinti come siamo
che la pace sia l'unica sicurezza possibile.
Nelle ultime settimane il governo, dopo aver trascinato il paese in una
guerra di occupazione, ha anche gettato l'Italia da protagonista nella
costruzione dello scontro di civilta'. Se c'e' un compito a cui oggi il
nostro paese deve assolvere, nella difficile situazione internazionale, e'
invece opporsi a ogni tentativo di costruire una artificiosa frontiera
armata fra "mondo  islamico" e "mondo occidentale". Ripudiare
l'intolleranza, qualsiasi forma di razzismo, ogni tentativo di affermare la
superiorita' della civilta' occidentale, rimettere al centro i diritti di
donne e uomini, indipendentemente da appartenenze religiose, e'
indispensabile per evitare ulteriori disastri.
Per questo, saremo a Roma il 18 marzo, dopo una settimana di iniziative
diffuse in tutta Italia, rispondendo all'appello europeo.
*
La pace al primo posto.
Giornata internazionale contro la guerra e le occupazioni.
Tre anni fa, una coalizione guidata dal Governo Usa diede avvio alla guerra
contro l'Iraq.
Oggi, le ragioni per mobilitarsi contro la guerra sono sempre piu' evidenti.
Il 18 marzo 2006 manifesteremo in tutta Europa, insieme ai movimenti
statunitensi e globali:
- per l'immediato e incondizionato ritiro di tutte le truppe straniere
dall'Iraq;
- contro la guerra preventiva, contro la sua estensione alla Siria, all'Iran
e al Medio Oriente;
- per una soluzione pacifica della questione kurda;
- per la fine dell'occupazione israeliana dei territori palestinesi e di
Gerusalemme Est, per l'attuazione di tutte le risoluzioni internazionali,
per una pace giusta fra Israele e Palestina, per la creazione di uno stato
palestinese indipendente;
- per il disarmo, la riduzione delle spese militari, l'eliminazione delle
basi militari straniere e delle armi di distruzione di massa;
- per politiche estere alternative, che rifiutino le logiche neoliberiste e
costruiscano relazioni eque fra i popoli;
- per il rispetto dei diritti umani, per la difesa delle liberta'
democratiche e civili contro la repressione, per la fine delle torture,
delle detenzioni illegali, delle prigioni segrete;
- per la libera circolazione dei migranti.
*
Facciamo appello ai cittadini e alle cittadine, ai gruppi, alle
organizzazioni e ai movimenti a dare il proprio contributo alla giornata del
18 marzo, che si svolgera' a Roma con le seguenti caratteristiche:
- ore 9,30: "Soldati contro la guerra" da Usa, Gran Bretagna,
Israele-Palestina, Turchia, Russia, Italia, Palazzo Valentini, via IV
novembre 119.
- ore 14,30: corteo da piazza Esedra a piazza Navona.
- ore 18,30: Al Kamandjati, scuola di musica nei campi profughi palestinesi,
Dal'Ouna, orchestra della solidarieta' internazionale, video e concerto,
teatro Eliseo, via Nazionale 183.
*
Chiediamo a tutti e tutte di portare con se' una bandiera della pace. Daremo
vita come sempre a una manifestazione plurale, dove saranno rappresentate le
diverse articolazioni del movimenti contro la guerra e per la pace, che
pero' convergono sui contenuti espressi nell'appello promosso dal Forum
sociale europeo.
A coloro che in questo paese credono giusto esaltare le stragi o
l'intolleranza diciamo che consideriamo questa esaltazione incompatibile con
le nostre iniziative, che al contrario vogliono mettere al centro il valore
della pace, dei diritti, della giustizia e della convivenza.
Il comitato organizzatore del 18 marzo

2. RIFLESSIONE. SEVERINO VARDACAMPI: SCANDALOSA LA SOLITA OMISSIONE, PENOSA
LA SOLITA AMBIGUITA'

Ancora un appello per la pace, ancora una manifestazione per la pace, in cui
scandalosamente si omette la parola, e la scelta, decisiva per poter davvero
costruire la pace, per poter davvero contrastare la guerra, l'oppressione,
la violenza.
Quella parola, quella scelta, e' la nonviolenza. Senza la quale tutto resta
mera predicazione, inane, o peggio.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.
Pensare di potersi impegnare per la pace, e non assumere e dichiarare la
nonviolenza come scelta teorica e pratica e come orizzonte concettuale e
politico, e' illusorio e subalterno, e' complice della cultura e della
prassi dei signori della guerra e del terrore, delle logiche della
sopraffazione e della disumanizzazione che occorre contrastare, ma che e'
possibile contrastare appunto solo facendo la scelta limpida e intransigente
della nonviolenza.
*
A chi ci legge questo diciamo: di qui al 18 marzo 2006 facciamo in modo che
le ambiguita' e le compromissioni delle burocrazie autoproclamate pacifiste
(tuttora subalterne - e sovente per complicita' di casta o comunanza di
interessi - ai politicanti bombardieri, squadristi e stragisti o degli
stragisti laudatori e fin favoreggiatori), siano superate di slancio dalla
forza della verita' delle donne e degli uomini di pace.
Facciamo in modo che il 18 marzo sia una giornata nel nome e nel segno della
nonviolenza.

3. INCONTRI. OGGI A FERRARA
[Da Elena Buccoliero (per contatti: e.buccoliero at comune.fe.it) riceviamo e
volentieri diffondiamo. Elena Buccoliero, nata a Ferrara nel 1970, collabora
ad "Azione nonviolenta" e fa parte del comitato di coordinamento del
Movimento Nonviolento; lavora per Promeco, un ufficio del Comune e
dell'azienda Usl di Ferrara dove si occupa di adolescenti con particolare
attenzione al bullismo e al consumo di sostanze, e con iniziative rivolte
sia ai ragazzi, sia agli adulti; a Ferrara, insieme ad altri amici, anima la
Scuola della nonviolenza. E' autrice di diverse pubblicazioni, tra cui il
recente (con Marco Maggi), Bullismo, bullismi, Franco Angeli, Milano 2005.
Un piu' ampio profilo biobibliografico di Elena Buccoliero e' nel n. 836 di
questo foglio]

Venerdi' 3 marzo 2006, alle ore 21, presso il Centro "Alexander Langer", in
viale Cavour 142, a Ferrara, nell'ambito della "Scuola della nonviolenza" si
svolgera' l'incontro con Roberto Maurizio, ricercatore e formatore, giudice
minorile onorario, sul tema "Troppo veloci nel crescere".
L'incontro conclude il ciclo dedicato al tema della violenza sui minori, con
un intervento particolarmente gradito e di grande spessore. Sara' nostro
ospite Roberto Maurizio, gia' noto ai ferraresi impegnati sui termi che
riguardano la famiglia o i minori per la sua attivita' di ricerca e di
formazione. Per molti anni nel Gruppo Abele e direttore della rivista
"Animazione sociale", attualmente Roberto Maurizio svolge attivita' di
formazione e di ricerca, oltre a coordinare progetti di rete mirati
particolarmente ai servizi per i minori. Oltre a tutto questo, e' giudice
minorile onorario, ha lavorato per dieci anni al Tribunale dei Minori di
Torino ed e' stato membro del direttivo nazionale dell'Associazione dei
Magistrati per i Minori e la Famiglia.
Grazie a questa molteplicita' di esperienze ha la possibilita' di portarci a
confronto con la violenza dei minori e con la violenza sui minori, e con le
risposte piu' avanzate che i servizi, la scuola, le famiglie, il territorio
nel suo insieme in questi anni stanno elaborando di fronte ad una realta'
contraddittoria e difficile. Sara' lui a condurci lungo quella sottile linea
di confine che separa la "normalita'" dalla "devianza", a parlarci di
percorsi in cui i minori si perdono o, all'opposto, ritrovano una
possibilita' di senso complessivo in quell'affollarsi continuo di incontri,
difficolta', aspettative reciproche tra se' e il mondo.
*
Il ciclo di incontri successivo, "La sovranita' appartiene al popolo", avra'
inizio venerdi' 10 marzo e sara' un ciclo dedicato alla Costituzione
italiana.
*
La Scuola della nonviolenza di Ferrara e' promossa congiuntamente da
Movimento Nonviolento, Pax Christi, Legambiente, Gruppo Ferrara Terzo Mondo
e Commercio Alternativo, ed ha il patrocinio del Comune di Ferrara -
progetto "Ferrara citta' per la pace".
*
Per informazioni: Centro "Alexander Langer", tel. 0532204890, e-mail:
langer at ferraraterzomondo.it oppure: daniele.lugli at libero.it

4. INCONTRI. TRE INCONTRI A MACERATA
[Da Federica Curzi (per contatti: federica_curzi at libero.it) riceviamo e
volentieri diffondiamo. Federica Curzi, nata a Jesi (Ancona), si e' laureata
in filosofia nel 2002 presso l'universita' di Macerata ove attualmente
svolge un dottorato di ricerca; alla sua tesi e' stato attribuito il premio
dell'Associazione nazionale Amici di Aldo Capitini; collabora alla rivista
on line www.peacereporter.net Opere di Federica Curzi: Vivere la
nonviolenza. La filosofia di Aldo Capitini, Cittadella, Assisi 2004. Scritti
su Federica Curzi: cfr. l'ampio saggio dedicato al suo libro da Enrico
Peyretti ne "La domenica della nonviolenza" n. 23]

Il diritto alla nonviolenza. Dialoghi alla radice della Costituzione.
Tre incontri a Macerata: 7-8-9 marzo 2006
*
Martedi' 7 marzo:
- Roberto Bin, costituzionalista: "Costituzione e incorporazione del
conflitto".
- Benedetta Barbisan, costituzionalista: "Revisione costituzionale e
revisionismi.
*
Mercoledi' 8 marzo
- Roberto Mancini, filosofo e docente universitario: "Costituzione e
nonviolenza".
- Enrico Peyretti, studioso della nonviolenza: "La politica e' pace. E la
pace e' nonviolenza".
*
Giovedi' 9 marzo
- Lidia Menapace, resistente, autorevole voce dei movimenti delle donne e
per la pace: "Ai tempi della Costituzione: resistenza e nonviolenza".
- Federica Curzi, studiosa della nonviolenza: "Il diritto all'innocenza: la
nonviolenza e' dei forti".
*
Gli incontri si terranno presso l'Ostello Asilo Ricci, a Macerata, con
inizio alle ore 18.
Il ciclo di incontri sulla nonviolenza, che per il secondo anno si svolge a
Macerata, ha il patrocinio dell'Assessorato alla cultura del Comune di
Macerata.

5. INCONTRI. FLAVIO LOTTI: UN INVITO
[Dalla Tavola della pace (per contatti: segreteria at perlapace.it) riceviamo e
volentieri diffondiamo. Flavio Lotti e' coordinatore della Tavola della
pace, la principale rete pacifista italiana, organizzatrice della marcia
Perugia-Assisi]

Cari amici,
vi invitiamo a partecipare all'incontro degli operatori della comunicazione
e degli operatori di pace che si svolgera' venerdi' 10 marzo 2006 a Roma,
presso la Sala del Consiglio Provinciale, Palazzo Valentini, via IV novembre
119/a dalle ore 9,30 alle ore 13.
L'incontro e' promosso dalla Tavola della pace, dal Coordinamento nazionale
enti locali per la pace e i diritti umani, dalla Federazione nazionale
stampa italiana, dal sindacato dei giornalisti della Rai (Usigrai) e dalla
Provincia di Roma nell'ambito della Giornata nazionale per una informazione
e comunicazione di pace.
L'incontro servira' a discutere e promuovere nuove proposte per "dare voce
alla pace" in un periodo particolarmente importante della vita del nostro
paese.
La consapevolezza dei gravi problemi che investono la pace e il mondo
dell'informazione deve spingere gli operatori di pace e gli operatori
dell'informazione e della comunicazione ad un'intensa e duratura azione
comune.
L'incontro di Roma del 10 marzo, insieme alle numerosissime iniziative che
si svolgeranno in tutto il paese, sara' una tappa importante di questo
cammino. Non rinunciate a portare il vostro contributo.
Cordiali saluti,
Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della pace
Perugia, 28 febbraio 2006
*
Per adesioni e informazioni: Tavola della pace, via della viola 1, 06122
Perugia, tel. 0755736890, fax: 0755739337, e-mail: 10marzo at perlapace.it,
sito: www.tavoladellapace.it, o anche: Alessandra Tarquini: tel. 3479117177,
Elisa Marincola: 3389849315, tel 0755734830, altre e-mail:
stampa at perlapace.it, elisa at perlapace.it, altro sito: www.perlapace.it, o
ancora: Barbara Pettine: tel. 3481339369, Roberta Reali: tel. 3480709207,
tel  0667662676, 0667662473, fax: 066784633, altre e-mail:
vicepresidenza2 at provincia.roma.it, b.pettine at provincia.roma.it

6. INCONTRI. RICORDANDO IVAN ILLICH. UN CONVEGNO A LUCCA
[Da Aldo Zanchetta (per contatti: aldozanchetta at virgilio.it) riceviamo e
volentieri diffondiamo.
Aldo Zanchetta e' presidente della Scuola per la pace della Provincia di
Lucca.
Ivan Illich e' nato a Spalato nel 1925; laurea in mineralogia a Firenze,
studi ulteriori di psicologia, arte, storia (dottorato a Salisburgo);
ordinato sacerdote nel 1951, per cinque anni opera in una parrocchia
portoricana a New York, poi e' prorettore dell'Universita' Cattolica di
Portorico; a Cuernavaca (Messico) fonda il Cidoc (Centro interculturale di
documentazione); docente in varie universita', conferenziere, studioso
costantemente impegnato nella critica delle istituzioni e nella indicazione
di alternative che sviluppino la creativita' e dignita' umana; pensatore
originale, ha promosso importanti ed ampie discussioni su temi come la
scuola, l'energia, la medicina, il lavoro. E' scomparso nel 2002. Tra le
opere di Ivan Illich: Descolarizzare la societa', Mondadori; La
convivialita', Mondadori, poi Red; Rovesciare le istituzioni, Armando;
Energia ed equita', Feltrinelli; Nemesi medica: L'espropriazione della
salute, Mondadori, poi Red; Il genere e il sesso, Mondadori; Per una storia
dei bisogni, Mondadori; Lavoro-ombra, Mondadori; H2O e le acque dell'oblio,
Macro; Nello specchio del passato, Red; Disoccupazione creativa, Red.
Raccoglie i materiali di un seminario con Illich il volume Illich risponde
dopo "Nemesi medica", Cittadella, Assisi 1978. Cfr. anche il
libro-intervista di David Cayley, Conversazioni con Ivan Illich, Eleuthera,
Milano 1994. Utile anche il volume di AA. VV., Le professioni mutilanti,
Cittadella, Assisi 1978 (che si apre con un intervento di Illich)]

La Scuola per la pace della Provincia di Lucca in collaborazione con Arci
Lucca promuove il convegno "Politica senza il potere in una societa'
conviviale. Ripensare il vernacolare attraverso una rivisitazione del
pensiero di Ivan Illich".
Un convegno il 10-11 marzo 2006 a Lucca (Palazzo Ducale, in Piazza
Napoleone).
*
Riprendendo una conversazione iniziata due anni fa in occasione del
seminario "Le paci dei popoli", dedicato a Ivan Illich, la Scuola per la
pace della Provincia di Lucca organizza il seminario "Politica senza il
potere in una societa' conviviale - ripensando il vernacolare".
Questa iniziativa e' stata resa possibile grazie alla preziosa
collaborazione del gruppo "Il granchio di Kuchenbuch" - attivo presso il
Centro di documentazione Interculturale "Ivan Illich" della Scuola per la
pace - e di alcuni amici di Illich di vari paesi riuniti nel gruppo "Pudel".
Il tema del "vernacolare", introdotto da Ivan Illich, orientera' entrambe le
fasi di studio.
"Vernacolare" designa, in senso stretto, una realta' che appartiene al
passato. Illich usa il termine per indicare modi di vita che si collocano al
di fuori del dominio del mercato. Le case, il cibo, gli abiti, le stoviglie,
gli utensili e le stesse parole, erano un tempo "fatte in casa". La guerra
al vernacolare ha raggiunto ora il suo culmine e sembra avere vinto: sotto
il segno della globalizzazione la supremazia del mercato ha sostanzialmente
contaminato ogni attivita' umana, dovunque. Per prendere piena coscienza di
questa condizione attuale e' innanzitutto necessario prendere le distanze da
essa. Per questo ci impegnamo a riflettere sul vernacolare, fuori dalla
nostalgia del passato e dalle illusioni per il futuro, come passo necessario
per scoprire i modi per vivere correttamente il presente.
Il convegno pubblico sara' preceduto da un incontro di ricerca di quattro
giorni a numero chiuso per l'approfondimento di alcuni temi. I risultati di
questo seminario saranno riportati sinteticamente nel corso del convegno
pubblico.
*
Programma
Venerdi' 10 marzo, ore 9-13, prima sessione: "Globalizzazione: la lotta
permanente al vernacolare".
Nel passato il commercio e i mercati occupavano i margini della vita
quotidiana. Oggi viceversa e' marginalizzato cio' che la gente produce per
la propria vita. La globalizzazione e' la piu' recente incarnazione della
moderna guerra al vernacolare. Da una parte essa comporta l'estinzione delle
molteplici alternative di sussistenza ad opera del regime omologante del
mercato e dall'altra essa riflette l'imporsi, senza precedenti nella storia,
di istituzioni politiche globali (ad esempio il Wto) che determinano la
distruzione delle forme di vita vernacolari.
Il focus di questo tema sara' l'interrogativo: "Come vivere una 'buona vita'
nel regime globalizzato?". Intervengono: Andrea Tagliasacchi, Aldo
Zanchetta, Rossana Sebastiani, Rodrigo Rivas, Majid Rahnema, Serge Latouche.
*
Venerdi' 10 marzo, ore 14.45-18.30, seconda sessione: "La logica della
tecno-scienza e il senso comune".
L'uomo contemporaneo vive in un ambiente tecnologico che ha ridisegnato
fondamentalmente le sue relazioni storiche con la natura. Nel corso degli
ultimi venticinque anni le nuove tecnologie si sono diffuse piu' velocemente
e su scala piu' vasta di quanto sia mai accaduto nel passato. Questo nuovo
ambiente minaccia di annientare il "senso comune" mediante la mentalita'
scientifica orientata dal mero meccanicismo razionalistico di esperimenti e
formule matematiche. I concetti di "rischio", "geni", "cambiamento
climatico" non meno che "informazione" travalicano questo senso comune e
conducono verso una gestione tecnocratica della vita. In questo contesto le
relazioni dell'uomo con i propri strumenti sono vitali.
Il focus di questo tema sara' l'interrogativo: "L'uomo ha raggiunto un punto
nel quale egli controlla ancora i suoi strumenti?". Intervengono: Elio
Rossi, Achille Rossi, Barbara Duden, Jean Robert.
*
Sabato 11 marzo, ore 9-12.30, terza sessione: "Scienza, etica, vita".
La vita di ogni giorno - i tempi del lavoro, della malattia,
dell'alimentazione, del tempo libero - sembra codificata e determinata da
categorie scientifiche quali l'economia, la psicologia, la biologia o la
chimica. La scienza e' largamente accettata come la sola forma di conoscenza
legittimata di se' e del mondo. E' percio' urgente chiedersi se e come la
scienza deve relazionarsi con le altre forme della conoscenza, con l'etica e
con la vita tutta.
Il focus di questo tema sara' l'interrogativo: "Quale relazione fra scienza,
etica e vita?". Intervengono: Maurizio Fatarella, Silja Samerski, Marcello
Buiatti,Sajay Samuel, Samar Farage.
*
Sabato 11 marzo, ore 14.30-18.30, quarta sessione: "Politica senza il
potere - Ripensando il vernacolare".
La gente sembra essere sempre piu' dipendente da poteri al di fuori della
propria comprensione e del proprio controllo. Una fluttuazione del valore di
una moneta in un angolo della terra puo' compromettere il lavoro in un altro
lato del mondo. Lo schermo della tv trasporta immagini lontane che
modificano la nostra immaginazione quaggiu'. Gli strumenti sono cresciuti in
potere e ampiezza in modo tale che i loro fruitori sono ridotti a meri
operatori. Nozioni scientifiche come ad esempio "mutazione genetica"
superano la comprensione comune. Esperti di differenti settori - economisti,
tecnologi, scienziati - sembrano piu' importanti per la definizione delle
politiche che non i cittadini, e la politica e' divenuta affare di
specialisti.
Il focus di questo tema sara': "In questa situazione puo' la gente comune
scoprire modi non condizionati del vivere insieme? Quale tipo di 'askesis'
volontaria, quali autolimitazioni sono oggi necessarie per ri-animare il
fiorire della politica nel suo senso piu' pieno? Puo' il desiderio
struggente di una 'buona vita' richiedere di immaginare una politica senza
il 'potere'?". Intervengono: Doriano Beneforti, Massimo Angelini, Roberto
Bugliani, Giovanna Morelli, Aldo Zanchetta, Sajay Samuel.
*
Incontri serali
- "Religioni e culture: una lunga esperienza in America Latina", intervento
testimonianza di fratel Arturo Paoli, 7 marzo 2006, ore 21.
- "Ricordando Ivan Illich", testimonianze di alcuni amici e proiezione del
video "Ivan Illich a Lucca", 9 marzo 2006 ore 21.
*
Per ulteriori informazioni: Scuola per la pace della Provincia di Lucca,
Centro di documentazione interculturale "Ivan Illich", via Santa Giustina
21, Lucca, tel. 0583433451-0583433452, fax: 0583433450, e-mail:
scuolapace at provincia.lucca.it, sito: www.provincia.lucca.it/scuolapace

7. INCONTRI. A GEMONA L'11 MARZO
[Dagli amici della Caritas diocesana di Udine e della Parrocchia di S. Maria
Assunta di Gemona del Friuli (per contatti: noviolence at friul.net) riceviamo
e volentieri diffondiamo]

La Caritas Diocesana di Udine e della Parrocchia di S. Maria Assunta di
Gemona del Friuli, in collaborazione con Agesci Comitato di Zona di Udine,
Associazione Centro di accoglienza e di promozione culturale "E. Balducci",
Coordinamento delle Associazioni Culturali e di Volontariato Sociale di
Gemona, Gruppo Obiettori di Coscienza - Caritas di Udine, Pastorale
Giovanile Diocesana di Udine, Tavola della Pace del Friuli Venezia Giulia,
Ufficio Scuola Diocesano e Centro Servizi Volontariato del Friuli Venezia
Giulia promuovono il convegno "Pacifisti o pacificatori? Esperienze di
azione nonviolenta nei Balcani".
Sabato 11 marzo, alle ore 17, presso il Centro Glemonensis a Gemona.
Ospiti: Pero Sudar, Michele Cesari, Federica Ciccanti, Stefano Comand, Fabio
Molon, Antonietta Petrosino, Ezio Gosgnach.
*
Chi sono davvero gli operatori di pace nel mondo contemporaneo? Quali azioni
li caratterizzano e li differenziano dai tanti sedicenti "pacifisti" o
"pacificatori"? Quali spazi hanno per far sentire la loro presenza? Quanto
sono ascoltati?
A partire da questi ed altri interrogativi si sviluppera' il convegno
"Pacifisti o pacificatori? Esperienze di azione nonviolenta nei Balcani" che
anche quest'anno viene proposto dalla Caritas diocesana di Udine e dalla
Parrocchia S. Maria Assunta di Gemona in programma sabato 11 marzo alle ore
17 presso il Centro parrocchiale Glemonensis di Gemona del Friuli.
Il convegno vertera' su una ricca serie di testimonianze di persone che
stanno vivendo o hanno vissuto l'esperienza del conflitto nei Balcani
cercando di realizzare azioni di riconciliazione e di peace building.
Interverranno: Pero Sudar, vescovo ausiliare di Sarajevo; Michele Cesari,
formatore e operatore della Caritas Italiana nei Balcani; Federica Ciccanti,
pedagogista clinico e mediatore relazionale; Stefano Comand, coordinatore
dei progetti della Caritas Italiana in Kosovo; Fabio Molon, per anni
operatore in Serbia e Kosovo; Antonietta Petrosino, impegnata nei Balcani in
progetti di riconciliazione. Fara' da moderatore il direttore del
settimanale "la Vita Cattolica" Ezio Gosgnach.
L'iniziativa vuole dunque offrire un'occasione di conoscenza e di
riflessione, a dieci anni dagli accordi di Dayton, sulla situazione attuale
dei Balcani e soprattutto sui numerosi progetti di cooperazione,
partenariato, mediazione culturale realizzati a sostegno delle popolazioni
coinvolte nel conflitto. In un tempo in cui, nella societa' e nella
politica, si alzano voci che invitano alla guerra, all'uso "pacificatore"
della forza, alla reazione violenta all'aggressione, al valore salvifico
delle armi, diventa imprescindibile per tutti gli uomini che credono nelle
ragioni della nonviolenza indicare percorsi possibili di riconciliazione, di
dialogo, di costruzione di ponti tra popoli e culture.
Quella della nonviolenza e' una proposta di strategia riflessiva,
dialogante, perseverante per sfuggire a banali stigmatizzazioni dell'altro,
una "terza via" concreta tra utopico e passivo pacifismo e logica della
guerra e dell'uso senza limiti della forza.
Prima del convegno, a partire dalle ore 16, il gruppo Amnesty International
di Gemona allestira' un tavolo per la raccolta di firme e fotografie a
sostegno della campagna "Control Arms" per l'adozione di un trattato
internazionale contro il commercio delle armi.
*
Per informazioni: Riccardo Urbani, tel. 0432974163, e-mail:
noviolence at friul.net

8. STRUMENTI. IL "COS IN RETE" DI MARZO
[Dall'associazione nazionale Amici di Aldo Capitini (per contatti:
l.mencaroni at libero.it) riceviamo e volentieri diffondiamo]

Cari amici,
vi segnaliamo l'ultimo aggiornamento di marzo 2006 del "Cos in rete",
www.cosinrete.it
Nello spirito del Cos (Centro di orientamento sociale) di Capitini, le
nostre e le vostre risposte e osservazioni a quello che scrive la stampa sui
temi capitiniani: nonviolenza, difesa della pace, liberalsocialismo,
partecipazione al potere di tutti, controllo dal basso, religione aperta,
educazione aperta, antifascismo, tra cui: Premi Aldo Capitini; L'esempio di
Thomas Mann; Bonhoeffer e Delp antifascisti solitari; I limiti della
violenza legale; Teologia e teodicea in dibattito; Le domande sul libero
arbitrio; I Personal Fabricator contro la miseria; Uno sguardo sull'economia
della felicita'; La quarta via del welfare; I problemi sessuali del prof.;
La vera sinistra; Violenza irresistibile;  eccetera.
Piu' scritti di e su Capitini utili secondo noi alla riflessione attuale
sugli stessi temi.
Ricordiamo che sui temi capitiniani sopra citati la partecipazione al "Cos
in rete" e' libera e aperta a tutti mandando i contributi all'indirizzo di
posta elettronica capitini at tiscali.it, come pure la discussione nel sito
blog del Cos: http://cos.splinder.com
Ricordiamo che il sito con scritti di e su Aldo Capitini ha cambiato
indirizzo in www.aldocapitini.it

9. RIFLESSIONE. LUISA MORGANTINI: L'ITALIA TAGLIA I FONDI ALLA COOPERAZIONE:
E' QUESTA LA LINEA DELL'EUROPA SOLIDALE?
[Ringraziamo Luisa Morgantini (per contatti: lmorgantini at europarl.eu.int)
per questo intervento. Luisa Morgantini, parlamentare europea, presidente
della delegazione del Parlamento Europeo al Consiglio legislativo
palestinese, fa parte delle Donne in nero e dell'Associazione per la pace;
il seguente profilo di Luisa Morgantini abbiamo ripreso dal sito
www.luisamorgantini.net: "Luisa Morgantini e' nata a Villadossola (No) il 5
novembre 1940. Dal 1960 al 1966 ha lavorato presso l'istituto Nazionale di
Assistenza a Bologna occupandosi di servizi sociali e previdenziali. Dal
1967 al 1968 ha frequentato in Inghilterra il Ruskin College di Oxford dove
ha studiato sociologia, relazioni industriali ed economia. Dal 1969 al 1971
ha lavorato presso la societa' Umanitaria di Milano nel settore
dell'educazione degli adulti. Dal 1970 e fino al 1999 ha fatto la
sindacalista nei metalmeccanici nel sindacato unitario della Flm. Eletta
nella segreteria di Milano - prima donna nella storia del sindacato
metalmeccanico - ha seguito la formazione sindacale e la contrattazione per
il settore delle telecomunicazioni, impiegati e tecnici. Dal 1986 e' stata
responsabile del dipartimento relazioni internazionali del sindacato
metalmeccanico Flm - Fim Cisl, ha rappresentato il sindacato italiano
nell'esecutivo della Federazione europea dei metalmeccanici (Fem) e nel
Consiglio della Federazione sindacale mondiale dei metalmeccanici (Fism).
Dal novembre del 1980 al settembre del 1981, in seguito al terremoto in
Irpinia, in rappresentanza del sindacato, ha vissuto a Teora contribuendo
alla ricostruzione del tessuto sociale. Ha fondato con un gruppo di donne di
Teora una cooperativa di produzione, "La meta' del cielo", che e' tuttora
esistente. Dal 1979 ha seguito molti progetti di solidarieta' e cooperazione
non governativa con vari paesi, tra cui Nicaragua, Brasile, Sud Africa,
Mozambico, Eritrea, Palestina, Afghanistan, Algeria, Peru'. Si e' misurata
in luoghi di conflitto entro e oltre i confini, praticando in ogni luogo
anche la specificita' dell' essere donna, nel riconoscimento dei diritti di
ciascun essere umano: nelle rivendicazioni sindacali, con le donne contro la
mafia, contro l'apartheid in Sud Africa, con uomini e donne palestinesi e
israeliane per il diritto dei palestinesi ad un loro stato in coesistenza
con lo stato israeliano, con il popolo kurdo, nella ex Yugoslavia, contro la
guerra e i bombardamenti della Nato, per i diritti degli albanesi del Kosovo
all'autonomia, per la cura e l'accoglienza a tutte le vittime della guerra.
Attiva nel campo dei diritti umani, si e' battuta per il loro rispetto in
Cina, Vietnam e Siria, e per l'abolizione della pena di morte. Dal 1982 si
occupa di questioni riguardanti il Medio Oriente ed in modo specifico del
conflitto Palestina-Israele. Dal 1988 ha contribuito alla ricostruzione di
relazioni e networks tra pacifisti israeliani e palestinesi. In particolare
con associazioni di donne israeliane e palestinesi e dei paesi del bacino
del Mediterraneo (ex Yugoslavia, Albania, Algeria, Marocco, Tunisia). Nel
dicembre 1995 ha ricevuto il Premio per la pace dalle Donne per la pace e
dalle Donne in nero israeliane. Attiva nel movimento per la pace e la
nonviolenza e' stata portavoce dell'Associazione per la pace. E' tra le
fondatrici delle Donne in nero italiane e delle rete internazionale di Donne
contro la guerra. Attualmente e' deputata al Parlamento Europeo... In Italia
continua la sua opera assieme alle Donne in nero e all'Associazione per la
pace". Opere di Luisa Morgantini: Oltre la danza macabra, Nutrimenti, Roma
2004]

A seguito della drastica riduzione dei fondi destinati alla cooperazione
allo sviluppo da parte del Governo italiano con l'approvazione della Legge
Finanziaria 2006, la scorsa settimana siamo venuti a conoscenza che il
Ministero degli Esteri si starebbe preparando a effettuare un imponente
taglio dei contributi volontari italiani alle maggiori agenzie delle Nazioni
Unite (Undp, Unfpa, Unicef, Unhcr, Unrwa, Fao, etc.), che verrebbe a ridurre
l'ammontare totale dei fondi italiani destinati al multilaterale a meno di
quanto alcuni paesi europei hanno destinato ad una sola agenzia della
Nazioni Unite nel 2005.
Per questo, come membro del Parlamento Europeo e presidente della
Commissione Sviluppo, mi sembrava doveroso presentare un'interrogazione
scritta prioritaria indirizzata al Consiglio dell'Unione Europea per sapere
come viene giudicata tale misura e se esistono in Europa misure analoghe da
parte di altri governi.
La posizione del Governo italiano sulle politiche della cooperazione e dello
sviluppo non sono compatibili con l'idea di un'Europa solidale e che sia
all'avanguardia, come piu' volte ha dimostrato di essere, su quegli stessi
temi.
Il Governo italiano si era impegnato ad aumentare la quota del prodotto
interno lordo (in sigla: Pil) destinata agli aiuti pubblici allo sviluppo
fino allo 0,33% nel 2006. Nel 2004 l'Italia ha destinato solamente lo 0,15%
del Pil agli aiuti. Nella finanziaria 2005 si sono stanziati fondi solo per
un misero 0,11%. Con questi ultimi tagli (circa 52 milioni di euro) alla
cooperazione multilaterale ed al sistema delle Nazioni Unite, in
particolare, abbiamo definitivamente perso ogni credibilita' all'estero, il
che e' davvero preoccupante.
Non vorrei che anche Bruxelles perdesse di credibilita'.
Inoltre mi sembra assurdo che il Governo italiano continui a preferire
spendere i soldi pubblici per la missione italiana in Iraq, e non per gli
aiuti pubblici allo sviluppo o appunto per finanziare l'operato di agenzie
del sistema delle Nazioni Unite. Nemmeno gli impegni presi a livello
internazionale, con la firma della dichiarazione delle Nazioni Unite sugli
Obiettivi di sviluppo del millennio, e quest'estate con la firma del nuovo
progetto di sviluppo per l'Africa al G8 di Gleaneagles, sono serviti a
qualcosa. Il taglio dei finanziamenti volontari proprio a quelle agenzie
delle Nazioni Unite - quali Acnur, Unicef, Fao, Undp - il cui operato ha un
impatto diretto nella lotta alla poverta' mi sembra decisamente
inaccettabile.
L'Europa deve dire se tali misure rappresentano un punto di vista condiviso
dai 25 paesi dell'Unione Europea in materia di cooperazione e aiuti allo
sviluppo, oppure se si tratta dell'ennesima noncuranza, del disinteresse,
totale e cronico, dell'attuale governo italiano per il tema della
cooperazione per i piu' poveri del pianeta.

10. RIFLESSIONE. IL RITORNO DI IPPOCRATE

Diciamolo in parole semplici. La medicina ha come scopo di curare e salvare
la vita delle persone. Non di ucciderle. Basterebbe ricordarsi di questo
elementare principio per negare per sempre ogni complicita' da parte di ogni
operatore sanitario alle pratiche della tortura e dell'omicidio. Ricordarsi
del giuramento di Ippocrate: il resto viene da se'.
Ricordarsi di quell'antico principio: "Non uccidere". Il resto viene da se'.

11. RIFLESSIONE. ALESSANDRO PORTELLI: FERMARE LA MANO DEL BOIA
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 24 febbraio 2006. Alessandro Portelli,
studioso della cultura americana e della cultura popolare, docente
universitario, saggista, storico, militante della sinistra critica, per la
pace e i diritti. Opere di Alessandro Portelli: segnaliamo particolarmente
L'ordine e' gia' stato eseguito, Donzelli, Roma 1999]

Cosi', almeno per ora, Michael Morales non morira'. E' una bella notizia non
solo per lui, ma perche' e' un altro colpo al feticcio della pena di morte
negli Stati Uniti.
Da qualche tempo, la strategia contro la pena di morte e' cambiata: accanto
e oltre alla battaglia di principio, che si scontra ancora con incredibili
resistenze culturali e politiche (e perfino religiose), si moltiplicano
invece gli attacchi che potremmo chiamare laterali, che mettono in
discussione soprattutto le modalita' e le applicazioni concrete della pena
di morte. Da un lato, e' stata esemplare la vicenda del governatore Ryan in
Illinois, che ha sospeso le esecuzioni nel suo stato per l'imperfezione e
l'iniquita' dei processi da cui scaturivano quelle condanne. Adesso, la
vicenda dei medici californiani attacca la pena di morte su un altro
versante, quello della materialita' della sua esecuzione.
Puo' sembrare che queste strategie eludano la questione di principio. In
realta', a parte il fatto che infine salvano piu' vite di tante generose
campagne, sono efficaci nel costringere l'opinione pubblica a non voltare
gli occhi e a domandarsi chi e come viene ucciso in loro nome dallo Stato.
*
Il principio a cui ha fatto richiamo Morales e' un principio costituzionale
di ambigua e complicata interpretazione: il divieto di punizioni "crudeli e
inusuali" (cruel and unusual).
La pena di morte non era certo qualcosa di insolito quando la costituzione
fu scritta a fine '700. Nella cultura legale americana e' molto radicato
(anche se discusso) il principio per cui quello che conta e' l'intenzione
del legislatore, per cui i sostenitori della pena di morte si trincerano
dietro la certezza che Jefferson e Franklin non intendevano, con quella
formulazione, renderla incostituzionale. Ora, la definizione di che cosa e'
crudele e insolito cambia storicamente e socialmente: la pena di morte era
forse usuale a fine '700, ma ha cessato di esserlo col passare del tempo -
almeno sul piano mondiale, dove gli Stati Uniti sono in pessima compagnia
con Cina, Arabia Saudita e altri paesi non propriamente democratici.
Tuttavia, la difficolta' americana a collocarsi nel contesto mondiale fa si'
che la inusualita' della pena di morte non sia riconosciuta, perche'
continua a essere pratica ordinaria con il consenso, ancora per il momento,
della maggioranza dei cittadini.
Resta l'altro termine: crudele. Qui ovviamente scatta una componente di
ipocrisia, nella pretesa che ammazzare una persona va bene se e' fatto in
modo indolore. Infatti l'obiezione dei medici californiani sottintende
proprio questo: un medico non puo' prestare il suo aiuto a una pratica che
mira a uccidere, ed e' quindi crudele in quanto tale (con questa motivazione
per un certo tempo la Corte Suprema ne sospese l'applicazione - poi, i tempi
cambiarono).
*
Ma, aggiungerei, e' crudele agli occhi delle persone civili l'intera
struttura punitiva del sistema penale, il carcere cosi' come esiste nella
societa' contemporanea: un'istituzione che proclama di avere come fine la
rieducazione o la "redenzione" del colpevole, e pratica in realta'
soprattutto l'afflizione. Esce in questi giorni il film sulla vita di Johnny
Cash, icona della country music americana. Il momento culminante di Johnny
Cash fu il suo concerto proprio nel carcere dove e' ora rinchiuso Morales:
il momento in cui canta "San Quintino, odio ogni tua pietra; San Quintino,
possa tu sprofondare e marcire all'inferno", e il ruggito del suo pubblico
di detenuti manda brividi sulla schiena di chi ascolta.
L'obiezione californiana, allora, e' un altro colpo alla pratica della pena
di morte; ma puo' essere anche un momento di una riflessione lucida su quali
e quante siano le pratiche crudeli nel nostro mondo. Dopo tutto, gli Stati
Uniti che vietano di uccidere in modo crudele i condannati a morte sono gli
stessi che hanno reso di nuovo usuale la tortura. Forse, nel gesto dei
medici californiani c'entra anche questo.

12. RIFLESSIONE. PAOLO POBBIATI: L'ATTO ILLEGALE
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 24 febbraio 2006. Paolo Pobbiati e'
presidente della sezione italiana di Amnesty International]

L'atto di coraggio civile di due anestesisti, rifiutatisi di cooperare
all'esecuzione di Miguel Angel Morales in California, potrebbe avere un
effetto profondo sul funzionamento del sistema della pena capitale negli
Usa. Sempre piu' in discussione, infatti, e' uno dei "dogmi" della pena di
morte: che esista, cioe', un metodo di esecuzione pulito, istantaneo e
indolore.
Chi, come Amnesty International, si occupa da decenni di questa violazione
dei diritti umani, ha gli archivi pieni di storie di esecuzioni
cruentissime, anche mediante l'iniezione di veleno. Questo metodo e'
attualmente praticato negli Usa, in Guatemala, in Cina; e' previsto nelle
Filippine, in Thailandia e a Taiwan, ed e' allo studio in India, Indonesia e
Vietnam. L'agonia puo' prolungarsi per molti minuti, a causa del cattivo
funzionamento delle apparecchiature o della difficolta' di trovare le vene
adatte dove inserire gli aghi. L'uso prolungato di droghe da parte del
detenuto puo' comportare la necessita' di cercare una vena piu' profonda per
via chirurgica.
Se il prigioniero si agita, le sostanze letali possono penetrare in
un'arteria o in una parte di tessuto muscolare e provocare dolore. Se le
componenti chimiche non sono ben dosate o si combinano tra loro in anticipo
rispetto al tempo previsto, la miscela si puo' ispessire, ostruendo le vene
e rallentando l'effetto. Se il barbiturico anestetico non agisce
rapidamente, il prigioniero puo' rimanere cosciente e soffocare mentre i
suoi polmoni si paralizzano. In Texas, ad esempio, viene usata una
combinazione di tre sostanze: il thiopental di sodio, che rende il
prigioniero incosciente, il bromuro di pancuronio, che rilassa i muscoli e
paralizza il diaframma per bloccare il movimento dei polmoni, e il cloruro
di potassio, che provoca l'arresto cardiaco. In questo stato, su pressione
dell'Associazione americana dei medici veterinari, e' stato vietato l'uso
del bromuro di pancuronio per l'eutanasia degli animali, in quanto sostanza
non idonea ad assicurare una morte serena... Il Texas ha messo a morte piu'
di 340 persone utilizzando questa stessa sostanza.
Il metodo dell'iniezione di veleno e' stato gia' sottoposto all'esame della
Corte suprema federale, all'inizio dell'anno, garantendo il rinvio di due
esecuzioni in Florida. I giudici dovranno valutare se questo metodo violi
l'VIII emendamento alla Costituzione statunitense, che vieta pene crudeli e
inusuali. Se cosi' venisse deciso, ci troveremmo di fronte a un paradosso:
non esisterebbe piu' un metodo "legale" per eseguire una condanna a morte.
E' a questo tipo di sentenza che occorre arrivare, per giungere a una nuova
sospensione dell'applicazione della pena di morte (come la Corte suprema
stabili' nel 1972), in vista della sua definitiva abolizione.
Nel frattempo, ci sara' ancora bisogno di campagne d'opinione, di bravi
avvocati, di medici e anestesisti coraggiosi. Forse, al posto del
governatore della California Schwarzenegger (che, va ricordato, aveva negato
la grazia a Morales), sarebbe bene invitare al Festival di Sanremo i due
anestesisti. Per far conoscere al pubblico l'orrore della pena di morte e
far comprendere come questo orrore possa essere fermato anche da un semplice
rifiuto di essere complici in un omicidio di stato.

13. RIFLESSIONE. ALDO ANTONELLI: APOSTROFE ALLA GUERRA
[Ringraziamo don Aldo Antonelli (per contatti: ednran at tin.it) per questo
testo. Aldo Antonelli e' parroco di Antrosano (Aq) e straordinario
costruttore di pace, una persona che ha preso sul serio il discorso della
montagna, saldo e profondo un amico della nonviolenza]

Nuda,
senza adornante belletto.
Nuda,
tolta l'ipocrita maschera.
Con le tue vergogne
voglio vederti,
si' che il ribrezzo
sia l'unica risposta
alle tue menzogne
ed il vomito,
solo cibo ai tuoi tentacoli.
Sporca,
assassina guerra.

14. LIBRI. IDA DOMINIJANNI PRESENTA "MULTICULTURALISMO" DI LAURA LANZILLO
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 28 febbraio 2006.
Ida Dominijanni, giornalista e saggista, docente a contratto di filosofia
sociale all'Universita' di Roma Tre, e' una prestigiosa intellettuale
femminista. Tra le opere di Ida Dominijanni: (a cura di), Motivi di
liberta', Angeli, Milano 2001; (a cura di, con Simona Bonsignori, Stefania
Giorgi), Si puo', Manifestolibri, Roma 2005.
Maria Laura Lanzillo insegna storia delle dottrine politiche all'Universita'
di Bologna (sede di Forli'); autrice di numerosi saggi di storia del
pensiero politico, e' responsabile del coordinamento redazionale di
"Filosofia politica". Tra le opere di Maria Laura Lanzillo: Voltaire. La
politica della tolleranza, Laterza, Roma-Bari 2000; Tolleranza, Il Mulino,
Bologna 2001; (a cura di), La questione della tolleranza, Clueb, Bologna
2003; (a cura di), Tocqueville. Antologia degli scritti politici, Carocci,
Roma 2004; Il multiculturalismo, Laterza, Roma-Bari 2005]

Dice il papa che Dio punira' chi sparge in suo nome il sangue del fratello.
Ma chi punira' gli stati per il sangue versato, il dolore seminato, le
esclusioni sancite nel nome dello Stato? La lunga storia della modernita'
secolarizzata che si apri' con la pace di Westfalia dopo le guerre di
religione e sembra chiudersi o regredire con i conflitti culturali dell'era
globale, che non ha eliminato ma solo regolato e istituzionalizzato quella
violenza che le nuove guerre di religione di oggi ci ripresentano in forma
postmoderna. Senza tuttavia che il lessico politico della modernita',
incapace di fronteggiare, e spesso anche solo di rappresentare il panorama
del presente, sia uscito dai suoi paradossi originari. Di fronte ai problemi
nuovi usiamo parole vecchie, o tarate da vecchie aporie. E di fronte
all'offensiva teocon, il lessico politico progressista si rivela in affanno:
a chi predica intolleranza sentiamo che non basta replicare con l'appello
alla tolleranza, come a chi predica la superiorita' della cultura
occidentale non basta replicare con la parola magica del multiculturalismo.
C'e' bisogno di uno sfondamento del discorso; ma in quale direzione?
Multiculturalismo di Laura Lanzillo (Laterza, pp. 140, 10 euro) e' un ottimo
strumento per orientarsi in queste difficolta', proprio perche' l'autrice si
pone sul bordo di crisi di questa parola, data per scontata in molte ricette
politiche di sinistra, e lo risale fino a rintracciarne l'origine nei
paradossi costitutivi dell'universalismo occidentale.
Se infatti la storia del termine e' relativamente recente (il problema si
pone negli Stati Uniti negli anni '60, quando l'equilibrio del melting pot
cede sotto la pressione all'inclusione dei neri e delle minoranze in lotta
per i diritti civili), l'arco spazio-temporale a cui rinvia e' quello degli
ultimi due secoli su entrambe le sponde dell'Atlantico, e la costellazione
concettuale in cui va inserito e' quella della politica moderna, a fianco
alle grandi parole cardinali - stato, nazione, popolo, liberta',
uguaglianza, diritti - che oggi palesano a loro volta segni di crisi
irreversibile.
E ripercorrendo il dibattito sul multiculturalismo che ha animato prima la
filosofia e la scena pubblica americana, poi quella europea nella forma di
un rilancio del tema "classico" della tolleranza, si capisce perche' le
difficolta' in cui versa la ricetta multiculturale vadano riportate a quelle
in cui versa quell'intera costellazione. Sia nel dibattito nordamericano (lo
scontro fra il paradigma communitarian di Taylor e quello liberal di Rawls,
con le successive complessificazioni di Kymlicka, Walzer, Seyla Benhabib),
sia in quello europeo (Habermas, Veca, Elisabetta Galeotti), le pur diverse
e talora opposte risposte multiculturali al problema del riconoscimento e
dell'inclusione nelle democrazie occidentali di gruppi, etnie, culture altre
dal nucleo originario della cittadinanza bianca ripetono i paradossi
originari dell'universalismo. Riproducono cioe', epistemologicamente prima
che politicamente, la logica binaria dentro/fuori, inclusione/esclusione, su
cui lo stato moderno e l'universalismo si sono affermati; e anche nelle loro
versioni piu' radicalmente democratiche riproducono la gerarchizzazione fra
"noi" e "loro", fra chi accoglie, assimila e tollera - e decide i criteri in
base ai quali accoglie, assimila e tollera - e chi viene accolto, assimilato
e tollerato. Non solo: anche nelle versioni piu' radicalmente democratiche,
il multiculturalismo ripete la mossa di "essenzializzazione" delle culture a
ltrui, presentandocele come una sorta di "bagaglio" precostituito che "gli
altri" si portano appresso, reificandone e fissandone cosi',
performativamente, le caratteristiche.
Il che equivale a dire che molte ricette multiculturali, predicando una
politica delle differenze, ripropongono in realta' una politica delle
identita'. E' attraverso queste ripetizioni che l'universalismo si
ripresenta, ad ogni allargamento del cerchio, ineluttabilmente segnato dalla
sua contraddizione originaria: piu' include piu' torna a escludere, piu' si
pone obiettivi egualitari piu' gerarchizza.
Non c'e' via d'uscita? Si', ma a patto di spostare nettamente la
prospettiva, suggerisce giustamente Lanzillo: dallo stato ai soggetti in
carne e ossa, dall'identita' alla differenza, dal normativismo alla
narrazione esperienziale. Partendo dall'antropologia reale del presente, si
vede che il mondo non e' fatto di culture compatte che si confrontano e si
scontrano, ma di soggetti meticciati e ibridi, di identita' differenziali e
in progress che si formano in relazione ad altro e agli altri, di culture
contaminate l'una dall'altra che si nutrono di comunicazione non
trasparente. La narrazione di se' di questi soggetti piu' che il consenso
alla norma puo' suggerire e produrre sul campo nuove abitudini di
convivenza. E le due grandi parole cardinali della modernita', uguaglianza e
liberta', possono avere ancora da dire se si spogliano l'una della sua
valenza omologante e assimilatrice, l'altra delle troppe garanzie da cui e'
presidiata, per aprirsi al rischio e all'imprevisto che ogni incontro con
l'altro inevitabilmente comporta.

15. CONTROEDITORIALE. RICCARDO LUIGI PITOCANTE: UNA DICHIARAZIONE DI VOTO
[Ringraziamo il nostro buon amico Riccardo Luigi Pitocante per questo
intervento]

Alle prossime elezioni politiche andro' a votare contro chi vuole impormi la
credenza che la mafia sia una simpatica combriccola con cui convivere, che
picchiare e uccidere la gente sia gaio un gesto di esuberanza o una sportiva
impresa, che nello scatenare guerre e terrorismo consista la civilta' e vi
sia una benedizione, che le pratiche della corruzione e del saccheggio
meritino di essere incluse nel novero delle belle arti, che fascismo e
razzismo siano i segni distintivi del vero gentiluomo, e che gli asini
volino.
In ossequio alla par condicio aggiungo che sugli asini volanti sarei anche
disposto a discutere.

16. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

17. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 1223 del 3 marzo 2006

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