La nonviolenza e' in cammino. 1082



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 1082 del 13 ottobre 2005

Sommario di questo numero:
1. Benito D'Ippolito: Incidente a Kabul
2. Il Consiglio Comunale di Ladispoli approva un ordine del giorno a
sostegno della campagna per il disarmo in Brasile in vista del referendum
del 23 ottobre
3. Giuseppe Casarrubea: Si', nel ricordo di Danilo Dolci, di Paulo Freire,
di Aldo Capitini
4. Amalia Sartori: Si'
5. Roberto Sensi e Antonio Tricarico: Si'
6. Lorella Pica: Sos Guatemala
7. Aiutiamo le vittime dei disastri in Asia e in Centroamerica
8. Enrico Peyretti: Sulla speranza, ascoltando Barbara Spinelli
9. Un appello e un'iniziativa per i beni comuni e i diritti sociali
10. Simone Weil: Come oggi
11. La "Carta" del Movimento Nonviolento
12. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. BENITO D'IPPOLITO: INCIDENTE A KABUL

Uccidono, le armi. E le persone
muoiono. Quanti
dovranno ancora morire
prima di capire,
prima di capire.

2. DISARMO. IL CONSIGLIO COMUNALE DI LADISPOLI APPROVA UN ORDINE DEL GIORNO
A SOSTEGNO DELLA CAMPAGNA PER IL DISARMO IN BRASILE IN VISTA DEL REFERENDUM
DEL 23 OTTOBRE
[Ringraziamo Tonino Bitti (per contatti: toninobitti at tiscali.it) per averci
inviato la seguente bella notizia (e per esserne stato uno degli artefici).
Tonino Bitti e' consigliere comunale di Ladispoli (Roma)]

Su proposta dei consiglieri comunali del Prc Furio Civitella e Antonio Bitti
e' stato approvato nella seduta del Consiglio Comunale di Ladispoli (Roma)
dell'11 ottobre un ordine del giorno a sostegno della campagna per il
disarmo in Brasile in vista del referendum del 23 ottobre prossimo. Il testo
dell'ordine del giorno e' quello gia' approvato all'unanimita' anche dal
Consiglio Provinciale di Viterbo.
Alleghiamo il testo dell'ordine del giorno approvato.
*
Premesso che
- il Brasile e' un paese in cui sono in circolazione piu' di 17 milioni di
armi da fuoco, di cui soltanto il 10% appartengono alle forze armate e alle
forze di polizia, mentre il resto e' nelle mani di civili;
- ogni giorno in Brasile circa cento persone muoiono uccise da armi da
fuoco;
- nel 2003 39.325 persone in Brasile sono morte uccise da armi da fuoco;
- le istituzioni brasiliane hanno promosso una Campagna di disarmo
volontario attraverso cui e' stato chiesto ai cittadini in possesso di armi
di consegnarle alle autorita' affinche' venissero distrutte;
- nel 2004 grazie a questa Campagna di disarmo piu' di 450.000 armi da fuoco
sono state tolte dalla circolazione, e per la prima volta in 13 anni il
numero dei morti uccisi da armi da fuoco in Brasile e' diminuito: rispetto
ai dati del 2003 nel 2004 sono state salvate 3.234 vite umane;
- il 23 ottobre 2005 si svolgera' in Brasile il primo referendum della
storia di quel Paese, referendum in cui ai cittadini verra' posto il
quesito: "Il commercio di armi da fuoco e munizioni deve essere proibito in
Brasile?";
- intorno alla Campagna per il disarmo vi e' stato un grande coinvolgimento
popolare: l'associazionismo democratico, imprenditori, sindacati, chiese,
movimenti, personalita' della cultura, dello sport e dello spettacolo,
operatori sociali e sanitari, docenti universitari, si sono uniti alle
istituzioni nell'impegno di salvare quante piu' vite umane possibile;
il Consiglio Comunale di Ladispoli
1. esprime solidarieta' all'impegno delle istituzioni e della societa'
civile del Brasile per ridurre il numero delle vittime di uccisioni da armi
da fuoco;
2. esprime apprezzamento per la scelta di civilta' di chiedere ai cittadini
di disarmarsi volontariamente e di decidere democraticamente ed
umanitariamente di salvare quante piu' vite umane sia possibile;
3. sollecita che l'esempio brasiliano si estenda quanto piu' possibile, e
che anche altri paesi ed altre popolazioni scelgano la via del disarmo e del
rispetto per la vita umana;
4. auspica che l'intera umanita' abbia un futuro di pace e convivenza, ed a
tal fine si impegna a promuovere la cultura della pace, del dialogo, della
solidarieta', della legalita', del disarmo, della nonviolenza;
5. esprime un convinto e coerente si alla difesa della vita di ogni essere
umano, si alla pace tra le persone e tra i popoli, si alla sicurezza di
tutti nel rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani, si alla
legalita', si al disarmo della societa', si alla civile convivenza.
*
Il Consiglio Comunale di Ladispoli
dispone inoltre che il presente ordine del giorno, approvato nella seduta
svoltasi in data 11 ottobre 2005,
a) sia inviato ai mezzi d'informazione locali e nazionali, e diffuso in
tutte le altre forme consuete ed opportune;
b) sia inviato per opportuna conoscenza ai seguenti soggetti istituzionali:
- Ambasciata del Brasile in Italia,
- Ambasciata italiana in Brasile,
- Presidenza della Repubblica del Brasile;
- Presidenza della Repubblica Italiana;
c) sia inviato inoltre ai seguenti ulteriori referenti istituzionali
brasiliani:
- Ministero della Giustizia;
- Ministero della Salute;
d) sia inviato inoltre per opportuna conoscenza agli indirizzi dei referenti
istituzionali e della societa' civile brasiliani particolarmente impegnati
nella Campagna per il disarmo.

3. EDITORIALE. GIUSEPPE CASARRUBEA: SI', NEL RICORDO DI DANILO DOLCI, DI
PAULO FREIRE, DI ALDO CAPITINI
[Ringraziamo Giuseppe Casarrubea (per contatti: icasar at tin.it) per questo
intervento.
Giuseppe Casarrubea, figlio del militante del movimento operaio assassinato
dalla mafia a Partinico nel 1947, collaboratore di Danilo Dolci, educatore e
preside, prestigioso storico che ha dedicato fondamentali ricerche alle
lotte del movimento dei lavoratori contro la mafia, valoroso militante del
movimento antimafia. Tra le molte ed ottime opere di Giuseppe Casarrubea
segnaliamo particolarmente: Portella della Ginestra: microstoria di una
strage di Stato, Angeli, Milano 1997; Fra' Diavolo e il governo nero: doppio
Stato e stragi nella Sicilia del dopoguerra, Angeli, Milano 1998; Salvatore
Giuliano: morte di un capobanda e dei suoi luogotenenti, Angeli, Milano
2001.
Danilo Dolci e' nato a Sesana (Trieste) nel 1924, arrestato a Genova nel '43
dai nazifascisti riesce a fuggire; nel '50 partecipa all'esperienza di
Nomadelfia a Fossoli; dal '52 si trasferisce nella Sicilia occidentale
(Trappeto, Partinico) in cui promuove indimenticabili lotte nonviolente
contro la mafia e il sottosviluppo, per i diritti, il lavoro e la dignita'.
Subisce persecuzioni e processi. Sociologo, educatore, e' tra le figure di
massimo rilievo della nonviolenza nel mondo. E' scomparso sul finire del
1997. Di seguito riportiamo una sintetica ma accurata notizia biografica
scritta da Giuseppe Barone (comparsa col titolo "Costruire il cambiamento"
ad apertura del libriccino di scritti di Danilo, Girando per case e
botteghe, Libreria Dante & Descartes, Napoli 2002): "Danilo Dolci nasce il
28 giugno 1924 a Sesana, in provincia di Trieste. Nel 1952, dopo aver
lavorato per due anni nella Nomadelfia di don Zeno Saltini, si trasferisce a
Trappeto, a meta' strada tra Palermo e Trapani, in una delle terre piu'
povere e dimenticate del paese. Il 14 ottobre dello stesso anno da' inizio
al primo dei suoi numerosi digiuni, sul letto di un bambino morto per la
denutrizione. La protesta viene interrotta solo quando le autorita' si
impegnano pubblicamente a eseguire alcuni interventi urgenti, come la
costruzione di una fogna. Nel 1955 esce per i tipi di Laterza Banditi a
Partinico, che fa conoscere all'opinione pubblica italiana e mondiale le
disperate condizioni di vita nella Sicilia occidentale. Sono anni di lavoro
intenso, talvolta frenetico: le iniziative si susseguono incalzanti. Il 2
febbraio 1956 ha luogo lo "sciopero alla rovescia", con centinaia di
disoccupati - subito fermati dalla polizia - impegnati a riattivare una
strada comunale abbandonata. Con i soldi del Premio Lenin per la Pace (1958)
si costituisce il "Centro studi e iniziative per la piena occupazione".
Centinaia e centinaia di volontari giungono in Sicilia per consolidare
questo straordinario fronte civile, "continuazione della Resistenza, senza
sparare". Si intensifica, intanto, l'attivita' di studio e di denuncia del
fenomeno mafioso e dei suoi rapporti col sistema politico, fino alle
accuse - gravi e circostanziate - rivolte a esponenti di primo piano della
vita politica siciliana e nazionale, incluso l'allora ministro Bernardo
Mattarella (si veda la documentazione raccolta in Spreco, Einaudi, Torino
1960 e Chi gioca solo, Einaudi, Torino 1966). Ma mentre si moltiplicano gli
attestati di stima e solidarieta', in Italia e all'estero (da Norberto
Bobbio a Aldo Capitini, da Italo Calvino a Carlo Levi, da Aldous Huxley a
Jean Piaget, da Bertrand Russell a Erich Fromm), per tanti avversari Dolci
e' solo un pericoloso sovversivo, da ostacolare, denigrare, sottoporre a
processo, incarcerare. Ma quello che e' davvero rivoluzionario e' il suo
metodo di lavoro: Dolci non si atteggia a guru, non propina verita'
preconfezionate, non pretende di insegnare come e cosa pensare, fare. E'
convinto che nessun vero cambiamento possa prescindere dal coinvolgimento,
dalla partecipazione diretta degli interessati. La sua idea di progresso non
nega, al contrario valorizza, la cultura e le competenze locali. Diversi
libri documentano le riunioni di quegli anni, in cui ciascuno si interroga,
impara a confrontarsi con gli altri, ad ascoltare e ascoltarsi, a scegliere
e pianificare. La maieutica cessa di essere una parola dal sapore antico
sepolta in polverosi tomi di filosofia e torna, rinnovata, a concretarsi
nell'estremo angolo occidentale della Sicilia. E' proprio nel corso di
alcune riunioni con contadini e pescatori che prende corpo l'idea di
costruire la diga sul fiume Jato, indispensabile per dare un futuro
economico alla zona e per sottrarre un'arma importante alla mafia, che
faceva del controllo delle modeste risorse idriche disponibili uno strumento
di dominio sui cittadini. Ancora una volta, pero', la richiesta di acqua per
tutti, di "acqua democratica", incontrera' ostacoli d'ogni tipo: saranno
necessarie lunghe battaglie, incisive mobilitazioni popolari, nuovi digiuni,
per veder realizzato il progetto. Oggi la diga esiste (e altre ne sono sorte
successivamente in tutta la Sicilia), e ha modificato la storia di decine di
migliaia di persone: una terra prima aridissima e' ora coltivabile;
l'irrigazione ha consentito la nascita e lo sviluppo di numerose aziende e
cooperative, divenendo occasione di cambiamento economico, sociale, civile.
Negli anni Settanta, naturale prosecuzione del lavoro precedente, cresce
l'attenzione alla qualita' dello sviluppo: il Centro promuove iniziative per
valorizzare l'artigianato e l'espressione artistica locali. L'impegno
educativo assume un ruolo centrale: viene approfondito lo studio, sempre
connesso all'effettiva sperimentazione, della struttura maieutica, tentando
di comprenderne appieno le potenzialita'. Col contributo di esperti
internazionali si avvia l'esperienza del Centro Educativo di Mirto,
frequentato da centinaia di bambini. Il lavoro di ricerca, condotto con
numerosi collaboratori, si fa sempre piu' intenso: muovendo dalla
distinzione tra trasmettere e comunicare e tra potere e dominio, Dolci
evidenzia i rischi di involuzione democratica delle nostre societa' connessi
al procedere della massificazione, all'emarginazione di ogni area di
effettivo dissenso, al controllo sociale esercitato attraverso la diffusione
capillare dei mass-media; attento al punto di vista della "scienza della
complessita'" e alle nuove scoperte in campo biologico, propone
"all'educatore che e' in ognuno al mondo" una rifondazione dei rapporti, a
tutti i livelli, basata sulla nonviolenza, sulla maieutica, sul "reciproco
adattamento creativo" (tra i tanti titoli che raccolgono gli esiti piu'
recenti del pensiero di Dolci, mi limito qui a segnalare Nessi fra
esperienza etica e politica, Lacaita, Manduria 1993; La struttura maieutica
e l'evolverci, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1996; e Comunicare, legge
della vita, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1997). Quando la mattina del 30
dicembre 1997, al termine di una lunga e dolorosa malattia, un infarto lo
spegne, Danilo Dolci e' ancora impegnato, con tutte le energie residue, nel
portare avanti un lavoro al quale ha dedicato ogni giorno della sua vita".
Tra le molte opere di Danilo Dolci, per un percorso minimo di accostamento
segnaliamo almeno le seguenti: una antologia degli scritti di intervento e
di analisi e' Esperienze e riflessioni, Laterza, Bari 1974; tra i libri di
poesia: Creatura di creature, Feltrinelli, Milano 1979; tra i libri di
riflessione piu' recenti: Dal trasmettere al comunicare, Sonda, Torino 1988;
La struttura maieutica e l'evolverci, La Nuova Italia, Firenze 1996. Tra le
opere su Danilo Dolci: Giuseppe Fontanelli, Dolci, La Nuova Italia, Firenze
1984; Adriana Chemello, La parola maieutica, Vallecchi, Firenze 1988
(sull'opera poetica di Dolci); Antonino Mangano, Danilo Dolci educatore,
Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1992; Giuseppe
Barone, La forza della nonviolenza. Bibliografia e profilo critico di Danilo
Dolci, Libreria Dante & Descartes, Napoli 2000, 2004 (un lavoro
fondamentale); Lucio C. Giummo, Carlo Marchese (a cura di), Danilo Dolci e
la via della nonviolenza, Lacaita, Manduria-Bari-Roma 2005. Tra i materiali
audiovisivi su Danilo Dolci cfr. il dvd di Alberto Castiglione, Danilo
Dolci. Memoria e utopia, 2004.
Paulo Freire e' nato a Recife (Brasile) nel 1921; nel 1961 ha fondato il
Movimento di cultura popolare, cominciando ad elaborare ed applicare il
metodo di alfabetizzazione legato al suo nome; nel 1964 dopo il colpo di
stato militare e' imprigionato; successivamente e' costretto all'esilio; tra
i massimi esperti di problematiche educative (con particolar riferimento al
Sud del mondo), ha continuato la ricerca e l'attivita' di alfabetizzazione
in varie parti del pianeta; e' deceduto nel 1997. Opere di Paulo Freire: La
pedagogia degli oppressi, Mondadori, Milano 1980; L'educazione come pratica
della liberta', Mondadori, Milano 1977; Pedagogia in cammino, Mondadori,
Milano 1979. Cfr. anche il libro-intervista a cura di Edson Passetti,
Conversazioni con Paulo Freire, Eleuthera, Milano 1996. Opere su Paulo
Freire: Moacir Gadotti, Leggendo Paulo Freire, Sei, Torino 1995; Leandro
Rossi, Paulo Freire profeta di liberazione, Edizioni Qualevita, Torre dei
Nolfi 1998. Per un rapido avvio alla conoscenza cfr. anche Stefano Del
Grande (a cura di), Memorabilia: Paulo Freire, fascicolo monografico del
"Notiziario Cdp" n. 161, gennaio-febbraio 1999, Centro di documentazione di
Pistoia.
Aldo Capitini e' nato a Perugia nel 1899, antifascista e perseguitato,
docente universitario, infaticabile promotore di iniziative per la
nonviolenza e la pace. E' morto a Perugia nel 1968. E' stato il piu' grande
pensatore ed operatore della nonviolenza in Italia. Opere di Aldo Capitini:
la miglior antologia degli scritti e' (a cura di Giovanni Cacioppo e vari
collaboratori), Il messaggio di Aldo Capitini, Lacaita, Manduria 1977 (che
contiene anche una raccolta di testimonianze ed una pressoche' integrale -
ovviamente allo stato delle conoscenze e delle ricerche dell'epoca -
bibliografia degli scritti di Capitini); recentemente e' stato ripubblicato
il saggio Le tecniche della nonviolenza, Linea d'ombra, Milano 1989; una
raccolta di scritti autobiografici, Opposizione e liberazione, Linea
d'ombra, Milano 1991, nuova edizione presso L'ancora del Mediterraneo,
Napoli 2003; e gli scritti sul Liberalsocialismo, Edizioni e/o, Roma 1996;
segnaliamo anche Nonviolenza dopo la tempesta. Carteggio con Sara Melauri,
Edizioni Associate, Roma 1991; e la recentissima antologia degli scritti Le
ragioni della nonviolenza, Edizioni Ets, Pisa 2004. Presso la redazione di
"Azione nonviolenta" (e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito:
www.nonviolenti.org) sono disponibili e possono essere richiesti vari volumi
ed opuscoli di Capitini non piu' reperibili in libreria (tra cui i
fondamentali Elementi di un'esperienza religiosa, 1937, e Il potere di
tutti, 1969). Negli anni '90 e' iniziata la pubblicazione di una edizione di
opere scelte: sono fin qui apparsi un volume di Scritti sulla nonviolenza,
Protagon, Perugia 1992, e un volume di Scritti filosofici e religiosi,
Perugia 1994, seconda edizione ampliata, Fondazione centro studi Aldo
Capitini, Perugia 1998. Opere su Aldo Capitini: oltre alle introduzioni alle
singole sezioni del sopra citato Il messaggio di Aldo Capitini, tra le
pubblicazioni recenti si veda almeno: Giacomo Zanga, Aldo Capitini, Bresci,
Torino 1988; Clara Cutini (a cura di), Uno schedato politico: Aldo Capitini,
Editoriale Umbra, Perugia 1988; Fabrizio Truini, Aldo Capitini, Edizioni
cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1989; Tiziana Pironi, La
pedagogia del nuovo di Aldo Capitini. Tra religione ed etica laica, Clueb,
Bologna 1991; Fondazione "Centro studi Aldo Capitini", Elementi
dell'esperienza religiosa contemporanea, La Nuova Italia, Scandicci (Fi)
1991; Rocco Altieri, La rivoluzione nonviolenta. Per una biografia
intellettuale di Aldo Capitini, Biblioteca Franco Serantini, Pisa 1998,
2003; AA. VV., Aldo Capitini, persuasione e nonviolenza, volume monografico
de "Il ponte", anno LIV, n. 10, ottobre 1998; Antonio Vigilante, La realta'
liberata. Escatologia e nonviolenza in Capitini, Edizioni del Rosone, Foggia
1999; Pietro Polito, L'eresia di Aldo Capitini, Stylos, Aosta 2001; Federica
Curzi, Vivere la nonviolenza. La filosofia di Aldo Capitini, Cittadella,
Assisi 2004; cfr. anche il capitolo dedicato a Capitini in Angelo d'Orsi,
Intellettuali nel Novecento italiano, Einaudi, Torino 2001; per una
bibliografia della critica cfr. per un avvio il libro di Pietro Polito
citato; numerosi utilissimi materiali di e su Aldo Capitini sono nel sito
dell'Associazione nazionale amici di Aldo Capitini: www.aldocapitini.it,
altri materiali nel sito www.cosinrete.it; una assai utile mostra e un
altrettanto utile dvd su Aldo Capitini possono essere richiesti scrivendo a
Luciano Capitini: capitps at libero.it, o anche a Lanfranco Mencaroni:
l.mencaroni at libero.it, o anche al Movimento Nonviolento: tel. 0458009803,
e-mail: azionenonviolenta at sis.it]

In occasione dell'imminente referendum contro il commercio delle armi in
Brasile, e' un dovere ricordare le lunghe ed estenuanti battaglie promosse
nel nostro Occidente per la pace e lo sviluppo dei popoli. Un accenno,
perche' oggi il grande protagonista e' il Brasile della gente onesta che si
batte per il si' al prossimo referendum del 23 ottobre. Una data storica in
quanto e' come se il Brasile, attraverso questo evento, misurasse il suo
grado di civilta', e di riflesso, il livello di coscienza al quale siamo
pervenuti, tutti, nel nostro pianeta martoriato da guerre continue, dalla
violenza, dallo sviluppo distorto. Il Brasile, percio', registra un tempo
profondo di continuita', di travaglio, di ascolto che si lega agli sforzi
compiuti, anche in Italia, a favore della pace e dello sviluppo nel mondo.
Come dire che e' un grande paese in sintonia col piu' avanzato ed autentico
Occidente.
Percio' non e' fuori luogo che ci venga in mente uno dei principali maestri
della nonviolenza, vissuto a Partinico e morto, quasi in silenzio, avendo
aperto il suo cuore  a tutto il mondo e specialmente agli uomini senza
diritto di parola, senza nome e senza storia, in quanto la storia la
facevano gli altri, quelli che avevano potere, armi e soldi.
Parlo di Danilo Dolci, un intellettuale che rappresento' e interpreto' la
crisi della coscienza collettiva nazionale nel decorso secolo.
Come e' possibile non ricordarlo, quando sappiamo che sarebbe stato felice
di sapere che finalmente la parola passa alla gente umile, al popolo, ai
milioni di uomini e donne che hanno subito e subiscono il potere delle armi,
le guerre, ogni forma di violenza, dalla privazione della liberta' alla
violenza fisica, all'annientamento, allo sterminio?
*
La battaglia referendaria in Brasile percio' tende a introdurre elementi di
un'azione nonviolenta rivoluzionaria, investe un'intera nazione e per il suo
significato, costituisce un fatto storico nuovo, valido e proponibile su
scala planetaria.
Un fatto ancora tutto da scoprire. Ha a che fare anche col senso stesso che
diamo alla nostra vita.
In quella terra dalle grandi contraddizioni, che ha subito e subisce gli
effetti nefasti del potere delle cosiddette societa' civili e sviluppate del
nostro pianeta (secca del Rio delle Amazzoni, tra gli ultimi) non e' percio'
indifferente che per un lungo tempo ebbero ad incontrarsi e a sviluppare
assieme la loro azione educativa e civilizzatrice due uomini che furono
accomunati dagli stessi interessi e dalle stesse aspirazioni: Dolci,
naturalmente, e Paulo Freire, poi assessore alle politiche culturali ed
educative di San Paolo. Entrambi maestri di cultura popolare, entrambi
nemici della negazione dei diritti della ragione e nemici della forza delle
armi.
*
Dolci, non ancora ventenne, era stato arrestato per attivita' antifascista.
Fu quello, forse, il battesimo della sua giovinezza. Molti combattenti e
intellettuali nel primo Novecento gli si erano parati davanti come maestri:
punti fermi, spartiacque che avevano saputo segnare da un lato la deriva
delle masse cortigiane ligie alle sudditanze culturali, pronte a
irreggimentarsi, a "credere, obbedire e combattere", e dall'altro quei poco
numerosi gruppi che nel silenzio, nella prigionia o nel martirio avevano
fondato le ragioni e il senso del futuro, quando tutto sembrava perduto.
Erano uomini come Antonio Gramsci e Piero Gobetti, i fratelli Carlo e Nello
Rosselli, Carlo Levi ed Emilio Lussu. Tutti accomunati, nel martirio o nella
lotta, da una stessa fede, nella liberta' e nella ragione.
Convinto, com'era, che nulla potesse essere mutato senza il sogno e senza
l'utopia, scrisse Volevo scoprire l'anima della vita ("Tempo illustrato", 29
marzo 1956), e due anni prima furono due pescatori a raccontare in dialetto
siciliano la storia del Borgo di Dio (Portodimare, Milano 1954), la
comunita' che egli aveva fondato costruendo con le sue mani una piccola casa
su una collina, con la vista su Tappeto e il golfo di Castellammare. Qui
comincio' a costruire il suo sogno e a inventare il futuro. E qui, dentro
quelle quattro pareti riscaldate da un camino nelle notti d'inverno, chiuse
gli occhi per sempre col sorriso sulle labbra e la serenita' dei grandi.
Quelle pareti avevano visto Freire e i sognatori di tutto il mondo. Il suo
motto era stato: "Vivi in modo che in qualsiasi momento muori o t'ammazzano,
muori contento". Era arrivato a Partinico in anni in cui ogni sera,
rincasando, s'inciampava in un morto ammazzato per le strade, quando la
legge era ancora quella delle armi, della "giustizia" che ci si doveva fare
da se', perche' non c'era lo Stato, e la mafia era lo Stato di una legge
barbarica e diffusa.
*
Gli era stato amico e consigliere Aldo Capitini, l'inventore della marcia
per la pace e la fratellanza tra i popoli da Perugia ad Assisi. Sia Capitini
che Dolci pensavano a una rivoluzione nuova, dopo quella che aveva segnato
la storia del primo Novecento nel mondo con l'instaurarsi dello Stato
sovietico. E Dolci era un personaggio tutt'altro che secondario con cui
discutere. Giusto i sovietici gli avevano concesso il premio Lenin per la
pace nel 1957, e Capitini, come un fratello premuroso, gli scriveva da
Perugia il 16 maggio 1961: "L'Europa e' avvelenata dai nazionalismi
reazionari. L'America ha troppe tentazioni di titanismo imperialistico e
affaristico che puo' portare al bellicismo e a spazzare via gli avversari,
come disturbatori 'dell'ordine americano'. Invece quel lavoro paziente di
comunita' nonviolenta che studia se stessa e forma strumenti per guidarsi ad
elevarsi, e' veramente l'indicazione di un ritmo piu' pacato, di un vivere
dove ci si conosce e ci si controlla insieme, e dove si progredisce
rispettando sempre piu' la vita".
*
Capitini aveva previsto bene.
E difatti oggi mi pare, ci siano due modelli a confronto: non quello
dell'America opulenta e violenta da un lato e dell'Europa della civilta',
dell'arte e della cultura dall'altro; ma il modello della prima contrapposto
al modello delle utopie concrete del futuro, proposto dal Brasile di Luiz
Inacio Lula da Silva attraverso il referendum contro il commercio delle
armi.
La pace nel mondo, il rispetto per l'ambiente, l'attenzione alla nonviolenza
come metodo di crescita, la condanna di ogni guerra, l'ottimismo nell'uomo,
sono il denominatore comune, il tessuto connettivo sul quale, in contrasto
con ogni dottrinarismo, si cimentano le esperienze di uomini di cosi'
diversa provenienza geografica, ma cosi' straordinariamente uniti nella
costruzione di un mondo nuovo.

4. 23 OTTOBRE. AMALIA SARTORI: SI'
[Ringraziamo Amalia Sartori (per contatti: asartori at europarl.eu.int) per
questo intervento. Amalia Sartori (Valdastico - Vicenza -, 1947), laureata
in lettere all'Universita' di Padova, insegnante, e' attualmente
parlamentare europea; fino al luglio 2000 e' stata presidente del Consiglio
Regionale del Veneto, carica assunta nel 1995 dopo averla gia' ricoperta per
alcuni mesi nella legislatura precedente, prima donna in Italia; fa parte
del Parlamento europeo dal 1999, particolarmente impegnata nella Commissione
per gli affari esteri, i diritti umani, la sicurezza comune e la politica di
difesa, e nella Commissione per i diritti della donna e le pari
opportunita']

Si'. Perche' le persone continuino ad impegnarsi per cercare di rendere il
mondo migliore, perche' sposino grandi ideali e facciano sogni piu' magici,
di un Sud America in pace e di nonviolenza.

5. 23 OTTOBRE. ROBERTO SENSI E ANTONIO TRICARICO: SI'
[Ringraziamo Roberto Sensi (per contatti: rsensi at crbm.org)  e Antonio
Tricarico (per contatti: atricarico at crbm.org) per questo intervento.
Roberto Sensi e' impegnato nell'esperienza dell'organizzazione umanitaria
"Mani tese", nella Campagna per la riforma della Banca mondiale, ed e'
animatore di numerosissime iniziative di pace, solidarieta' e nonviolenza a
Lucca.
Antonio Tricarico (Napoli, 1972), laureato in ingegneria, attivo su base
volontaria in Amnesty International dal 1988 al 1994 a livello locale e
nazionale, con particolare attenzione al commercio degli armamenti ed al
tema della corporate social responsibility; ricercatore per Greenpeace
Italia nel 1995 riguardo ai costruttori di dighe italiani nel mondo e nel
periodo 1996-'98 su questioni idriche, energetiche e climatiche per la
Campagna per la riforma della Banca mondiale; ha svolto il servizio civile
presso la Misericordia di Milano nel 1997 e quindi il Servizio Civile
Internazionale di Roma nel 1998. Per la Campagna per la riforma della Banca
mondiale e' diventato campaign assistant su Banca mondiale, energia ed
ambiente nel 1999 e quindi campaigner sulla riforma ambientale delle agenzie
di credito all'esportazione nel 2000. Nel 1999 ' stato anche ricercatore su
questioni ambientali per il Wwf internazionale e nel 2001 consulente su
questioni climatiche per Greenpeace Italia; e' diventato coordinatore della
Campagna per la riforma della Banca mondiale nel 2001 e lo e' tuttora. Ha
partecipato a diverse audizioni alla Commissione Affari Esteri della Camera
dei Deputati e del Senato della Repubblica nonche' alla Commissione
Commercio ed Industria del Parlamento europeo. Ha partecipato come relatore
a numerosi seminari promossi dai centri di ricerca italiani, quali il Cespi,
lo Iai e l'Isae, ed alla scrittura del libro "Italia capace di futuro" e al
libro "E noi italiani? Le responsabilita' italiane nella costruzione e nel
finanziamento dell'oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan nella regione del Caspio".
E' stato inviato per "Il manifesto" al vertice di Johannesburg delle Nazioni
Uniti sullo sviluppo sostenibile nel settembre 2002 ed al vertice del Wto a
Cancun nel settembre 2003. E' membro della steering committee del network
internazionale "Focus on Finance" su questioni inerenti la finanza privata e
segue dal 2001 i negoziati in sede Ocse per la riforma ambientale delle
agenzie di credito all'esportazione]

Leggendo i dati sulle conseguenze sociali dell'utilizzo diffuso di armi da
fuoco in Brasile, non si puo' che accogliere con entusiasmo e speranza il
referendum che si svolgera' nel paese il prossimo 23 ottobre.
Il quesito sul quale i cittadini brasiliani saranno chiamati a esprimersi e'
molto semplice: "Il commercio delle armi da fuoco e munizioni deve essere
proibito in Brasile?".
Se vincera' il si', tale commercio sara' proibito e per il Brasile sara'
un'opportunita' unica che potra' generare maggiore sicurezza e stabilita'
sociale, con un impatto positivo sullo sviluppo del paese.
Il referendum e' un segnale forte che proviene dalla societa' civile e dal
popolo brasiliano.
*
Le armi rappresentano una vera e propria piaga sociale per il paese. Il loro
utilizzo coinvolge moltissimi minori, genera migliaia di morti e costa al
sistema sanitario 55 milioni di dollari all'anno.
Il disarmo e' uno strumento importante per prevenire la criminalita', molto
piu' efficace della mera repressione.
Gli effetti positivi della campagna di disarmo, che numerose organizzazioni
della societa' civile, assieme al governo Lula, hanno svolto nell'ultimo
anno, si sono gia' fatti sentire. Secondo un'inchiesta dell'Unesco,
pubblicata lo scorso settembre, nel 2004 il numero dei morti per armi da
fuoco nel paese e' diminuito del 15,4% rispetto alle previsioni. Sono state
risparmiate 5.563 vite.
*
Il commercio delle armi, fonte di enormi profitti per banche, imprese
produttrici e commercianti senza scrupolo, deve essere bandito, non solo in
Brasile, ma in tutto il mondo.
Cosi' come il commercio degli armamenti, sul quale i governi spendono
moltissime risorse che potrebbero essere utilizzate per ridurre la poverta'
e favorire lo sviluppo dei paesi poveri. Nel 2003, i paesi dell'area Ocse
hanno speso 642 miliardi di dollari in armamenti, contro il 69 destinati
alla collaborazione con i paesi piu' poveri. E la cifra per gli armamenti
cifra continua a salire fino a toccare ormai i 1.000 miliardi di dollari!
Il si' del popolo brasiliano sara' un si' alla vita e un gesto di speranza
per tutta l'umanita', ed allo stesso tempo una chiara opposizione a chi
cerca il profitto tramite il commercio delle armi ed a chi lo finanzia
lavandosene le mani.

6. SOLIDARIETA'. LORELLA PICA: SOS GUATEMALA
[Ringraziamo Lorella Pica (per contatti: lorellapic at libero.it) per questa
lettera. Lorella Pica, gia' apprezzata pubblica amministratrice, e'
impegnata nell'associazione "Sulla strada", nella rivista "Adesso", in molte
iniziative di pace, solidarieta', nonviolenza. Per ulteriori informazioni e
per sostenere le attivita' di solidarieta' in America Latina e in Africa
dell'associazione "Sulla strada": via Ugo Foscolo 11, 05012 Attigliano (Tr),
tel. 0744992760, cell. 3487921454, e-mail: sullastrada at iol.it, sito:
www.sullastradaonlus.it; l'associazione promuove anche un periodico,
"Adesso", diretto da Arnaldo Casali, che si situa nel solco della proposta
di don Primo Mazzolari; per contattare la redazione e per richiederne copia:
c. p. 103, 05100 Terni, e-mail: adesso at reteblu.org, sito:
www.reteblu.org/adesso]

Carissimi,
inviamo questa lettera per dare notizie dal nostro villaggio dopo il
disastro che si e' abbattuto sul Guatemala.
Intanto, dopo le tante telefonate che abbiamo ricevuto per sapere notizie,
vi ringraziamo per la vicinanza dimostrata  e per questo vogliamo
tranquillizzarvi.
Il nostro villaggio non ha avuto danni gravi: le "case" hanno avuto danni
non gravissimi, ma quello che e' successo ci spinge ad avviare e concludere
piu' in fretta possibile il progetto "una casa per tutti" visto che ora (con
la cena della solidarieta' del 24 settembre scorso) abbiamo raccolto i soldi
necessari per poterlo realizzare; la strada che collega il villaggio ai
villaggi vicini e al paese e' completamente inagibile e quindi la scuola in
questi giorni e' chiusa in quanto i bambini non la possono raggiungere ne' a
piedi ne' con lo "scuolabus" che abbiamo messo loro a disposizione da
quest'anno; le famiglie resistono anche se impaurite da tanto disastro.
Se tutto va bene ci aspettiamo nei prossimi tempi una grande epidemia di
influenze e bronchiti per la pioggia che ha travolto il villaggio. Poiche'
le case sono tutte di canne e pali, l'acqua e' potuta entrare
tranquillamente e i bambini (e gli adulti) hanno passato e passeranno giorni
e giorni bagnati e nel fango.
Il nostro "Centro para la salud" e' ben fornito di medicine per queste
evenienze (grazie alle medicine che ci regalate e che ad ogni viaggio
portiamo nelle nostre valigie) e speriamo di poter far fronte a tutto.
Certamente nel nostro prossimo viaggio dovremo chiedervi ancora una volta di
regalarci medicine per poter tenere il nostro centro sempre ben fornito.
Grazie ancora della generosita' che avete dimostrato e che dimostrate ad
ogni occasione. Vi ricordo che, in questi frangenti di disastri naturali, e'
soprattutto la generosita' delle persone sensibili come voi che salva le
vite e che da' speranza a chi si trova nella disperazione.
*
Scheda. Una notizia d'agenzia del 10 ottobre
E' salito a 652 morti il bilancio ufficiale delle vittime delle inondazioni
provocate dalla tempesta tropicale "Stan" nel solo Guatemala, dove almeno
130.000 persone di 421 comuni - secondo fonti governative - hanno subito in
qualche misura gli effetti del maltempo e attualmente dipendono totalmente
dell'aiuto pubblico. Il villaggio indigeno di Panabaj, situato nel municipio
di Santiago Atitlan, 180 chilometri a est della capitale, e' stato
completamente sepolto da una frana che avrebbe provocato tra i 1.400 e i
3.000 dispersi. Il presidente Oscar Berger ha gia' dichiarato le aree di
Panabaj e Tzanchaj "cimiteri nazionali" disponendo la sospensione delle
operazioni di ricerca nel timore che i cadaveri favoriscano il propagare
delle epidemie. Berger ha avvisato i guatemaltechi di "prepararsi a ricevere
notizie catastrofiche" lanciando un appello alla comunita' internazionale
affinche' assista il paese nella distribuzione di aiuti e per la
ricostruzione. In base all'ultimo rapporto ufficiale della Protezione civile
(Conred), 89.000 persone sono al momento ospitate in alloggi di fortuna,
1.290 case sono state distrutte e altre 5.000 danneggiate; fonti governative
hanno stimato che il maltempo avrebbe devastato il 30% delle aree agricole
nazionali e causato la morte di 100.000 capi di bestiame. Nel resto del
Centroamerica le vittime sono almeno 67 in Salvador, 10 in Nicaragua e
quattro in Honduras.

7. UNA SOLA UMANITA'. AIUTIAMO LE VITTIME DEI DISASTRI IN ASIA E IN
CENTROAMERICA

Nessuno di noi puo' esimersi dal dare un aiuto, per quanto e' nelle sue
possibilita', alle popolazioni vittime di questi nuovi disastri in Asia e in
America.
Ancora una volta riteniamo che sia opportuno destinare i contributi
finanziari che e' possibile mettere a disposizione a sostenere quei
programmi di intervento che siano svolti da strutture che gia' abbiano dato
buona prova di se', che gia' operino nel territorio con la partecipazione
della popolazione locale, che promuovano forme di cooperazione dal basso,
sostenibili ed autocentrate, con tecnologie appropriate, democratiche e
pienamente rispettose dei diritti umani, in una prospettiva equosolidale,
partecipativa, ecoiogica e nonviolenta.

8. RIFLESSIONE. ENRICO PEYRETTI: SULLA SPERANZA, ASCOLTANDO BARBARA SPINELLI
[Ringraziamo Enrico Peyretti (e.pey at libero.it) per questa mediazione.
Enrico Peyretti (1935) e' uno dei principali collaboratori di questo foglio,
ed uno dei maestri piu' nitidi della cultura e dell'impegno di pace e di
nonviolenza; ha insegnato nei licei storia e filosofia; ha fondato con
altri, nel 1971, e diretto fino al 2001, il mensile torinese "il foglio",
che esce tuttora regolarmente; e' ricercatore per la pace nel Centro Studi
"Domenico Sereno Regis" di Torino, sede dell'Ipri (Italian Peace Research
Institute); e' membro del comitato scientifico del Centro Interatenei Studi
per la Pace delle Universita' piemontesi, e dell'analogo comitato della
rivista "Quaderni Satyagraha", edita a Pisa in collaborazione col Centro
Interdipartimentale Studi per la Pace; e' membro del Movimento Nonviolento e
del Movimento Internazionale della Riconciliazione; collabora a varie
prestigiose riviste. Tra le sue opere: (a cura di), Al di la' del "non
uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il
Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la
guerra, Beppe Grande, Torino 1999; Dov'e' la vittoria?, Il segno dei
Gabrielli, Negarine (Verona) 2005; e' disponibile nella rete telematica la
sua fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza guerra. Bibliografia
storica delle lotte nonarmate e nonviolente, ricerca di cui una recente
edizione a stampa e' in appendice al libro di Jean-Marie Muller, Il
principio nonviolenza, Plus, Pisa 2004 (libro di cui Enrico Peyretti ha
curato la traduzione italiana), e una recente edizione aggiornata e' nei nn.
791-792 di questo notiziario; vari suoi interventi sono anche nei siti:
www.cssr-pas.org, www.ilfoglio.org e alla pagina web
http://db.peacelink.org/tools/author.php?l=peyretti Una piu' ampia
bibliografia dei principali scritti di Enrico Peyretti e' nel n. 731 del 15
novembre 2003 di questo notiziario.
Barbara Spinelli e' una prestigiosa giornalista e saggista; tra le sue opere
segnaliamo particolarmente Il sonno della memoria, Mondadori, Milano 2001;
una selezione di suoi articoli e' in una sezione personale del sito del
quotidiano (www.lastampa.it)]

Oggi, domenica 9 ottobre 2005, nella comunita' monastica ecumenica di Bose,
Barbara Spinelli ha tenuto una conferenza dal titolo "La creazione geme e
soffre le doglie del parto" (Romani 8, 22). Non ha parlato del mondo
naturale, ma ha svolto una conversazione molto densa e ricca di riferimenti
culturali sulla speranza come virtu' legata alla contraddizione di sperare
l'insperabile. Non tento neppure di farne una sintesi. Il testo preciso che
Barbara Spinelli ha letto, speriamo di vederlo pubblicato
(bose at monasterodibose.it).
Propongo soltanto tre riflessioni suscitatemi dall'ascolto.
Il metodo e il linguaggio che la conferenziera ha usato hanno avuto per me
questo interesse: non solo le scritture religiose, sacre, ma allo stesso
modo le voci alte di autori filosofici o letterari, anche non credenti in
Dio, che sanno leggere nel cuore umano, nelle sue tensioni e nel suo
guazzabuglio, sono fonti di sapienza e di intelligenza della vita. Il cuore
umano e' la Bibbia di tutti.
Sperare non e' avere un conto o un'assicurazione certi, che si possono
riscuotere domani, non e' un possesso rinviato, non e' una sicurezza. Ma
anche l'insicurezza, fino al deserto di speranza, se viviamo, non e' una
condizione finale, necessariamente chiusa. Chi spera e chi dispera si
incontrano nel non vedere. Che e' duplice: quello di chi cerca luce di alba
all'orizzonte, ma cammina in valle buia; quello di chi ha intravisto e non
vede piu'. Cio' che conta nel non vedere, se viviamo, e' non rassegnarsi;
farsi occhi di gatto, che scorgono forme e passaggi nel buio. Sperando, non
possediamo. Ma, disperati, noi speriamo.
Barbara Spinelli ha detto, se ho capito, che condizione necessaria per
rinascere e' il sentimento della nostra miseria, l'essere nudi e morti; uno
stato di liberta' da ogni vecchio peso. In ogni eta' della vita, ma sempre
piu' col tempo, occorre imparare a morire. Morire - quel giorno, ma gia' ora
ogni giorno - e' perdere senza essere perduti. L'occhio di gatto nel buio
avverte che qualcuno non perde me. Allora, la speranza non e' mia: Dio e'
colui che spera in me, che spera in noi, che non dispera dopo tutte le
delusioni e smentite che gli diamo. E non certo perche' siamo forti e buoni,
ma proprio perche' deboli e manchevoli come siamo. Dio prega noi, prima che
noi preghiamo lui, prima che soltanto ci accorgiamo di lui. Come per Elia,
il profeta focoso, e' nella perdita e nella disperazione che possiamo
percepire la sua voce di silenzio sottile. Non si tratta di leggi o di
obblighi: e' bene e bello corrispondere alla speranza di chi spera in noi.

9. INIZIATIVE. UN APPELLO E UN'INIZIATIVA PER I BENI COMUNI E I DIRITTI
SOCIALI
[Da numerose persone amiche abbiamo ricevuto e volentieri diffondiamo il
seguente appello sottoscritto da molte organizzazioni della solidarieta',
sindacali e  politiche, che convoca una manifestazione nazionale a Roma il
15 ottobre "Per la difesa dei diritti sociali e del lavoro, per i beni
comuni e i servizi pubblici, contro la direttiva Bolkestein e gli accordi
dell'Organizzazione mondiale del commercio (Gats-Agcs)"]

Acqua, aria, energia, territorio, ambiente sono beni comuni naturali
necessari alla sopravvivenza delle persone e alla stessa vita sulla Terra.
Non possono divenire merci al servizio dei profitti delle multinazionali.
Casa, istruzione, salute, previdenza, trasporti, formazione, conoscenza e
cultura sono beni comuni sociali, di cui i servizi pubblici rappresentano la
garanzia di universalita'. Non possono essere privatizzati e gestiti con
logiche di profitto.
Trent'anni di pensiero unico liberista hanno trasformato i beni comuni ed i
servizi pubblici in beni economici, e i diritti universali in merci da
comprare. Vogliono un orizzonte  in cui ciascun individuo si trovi solo e
proiettato sul mercato del lavoro in diretta competizione con tutti gli
altri. Vogliono far scomparire ogni spazio pubblico e con esso i diritti
sociali, del lavoro e di cittadinanza.
Oggi piu' che mai, diritti del lavoro, beni comuni e servizi pubblici sono
sotto attacco:
a) a livello globale, attraverso i negoziati dell'Organizzazione Mondiale
del Commercio, che spingono verso la completa liberalizzazione dei servizi
(Gats/Agcs) e verso la totale deregolamentazione del lavoro (Nama),
consolidando il dominio dei paesi ricchi sul sud del mondo. Decisivi sotto
questo aspetto saranno i prossimi appuntamenti di meta' ottobre a Ginevra e
di meta' dicembre ad Honk Kong;
b) a livello europeo, attraverso la direttiva Bolkestein che si prefigge la
privatizzazione di tutte le attivita' di servizio, la deregolamentazione e
la completa precarizzazione delle prestazioni di lavoro attraverso il
principio del paese d'origine, l'azzeramento dei poteri decisionali degli
enti locali. Il voto del Parlamento Europeo sulla direttiva e' previsto per
fine ottobre;
c) a livello nazionale e locale, con l'avanzamento dei processi di
privatizzazione e il deterioramento dei servizi pubblici, privati di risorse
finanziarie e di personale, mentre aumentano senza soluzione di continuita'
le spese militari e di guerra.
E' ora di cambiare. E' ora di dire basta a questa continua sottrazione di
diritti sociali e di cittadinanza. E' ora di dire basta alla precarizzazione
del lavoro e della vita.
*
Tra i primi firmatari: Campagna nazionale "Stop Bolkestein! Stop Gats",
Arci, Attac Italia, Abruzzo social forum, Beati i costruttori di Pace,
"Carta", "Cns - Ecologia Politica", Confederazione Cobas, Campagna per la
riforma della Banca mondiale, Filcem Cgil, Fiom Cgil, Flc Cgil, Forum
ambientalista, Forum per la democrazia costituzionale europea, Fp Cgil,
Giuristi democratici di Roma, "Il manifesto", Legambiente, "Liberazione",
Lunaria, Marcia mondiale delle donne, Punto rosso - Forum mondiale delle
alternative, Rete Lilliput, Rete verso il forum italiano dei movimenti per
l'acqua, "Erre", S.in Cobas, Sult, Unione degli studenti, Unione degli
universitari
*
Per adesioni: 15 ottobre at stopbolkestein.it
Per informazioni: www.stopbolkestein.it o anche www.attac.it

10. MAESTRE. SIMONE WEIL: COME OGGI
[Da Simone Weil, Sulla Germania totalitaria, Adelphi, Milano 1990, p. 208
(e' un frammento dal saggio "Riflessioni sulle origini dello hitlerismo",
scritto nel 1939. Simone Weil, nata a Parigi nel 1909, allieva di Alain, fu
professoressa, militante sindacale e politica della sinistra classista e
libertaria, operaia di fabbrica, miliziana nella guerra di Spagna contro i
fascisti, lavoratrice agricola, poi esule in America, infine a Londra
impegnata a lavorare per la Resistenza. Minata da una vita di generosita',
abnegazione, sofferenze, muore in Inghilterra nel 1943. Una descrizione
meramente esterna come quella che precede non rende pero' conto della vita
interiore della Weil (ed in particolare della svolta, o intensificazione, o
meglio ancora: radicalizzazione ulteriore, seguita alle prime esperienze
mistiche del 1938). Ha scritto di lei Susan Sontag: "Nessuno che ami la vita
vorrebbe imitare la sua dedizione al martirio, o se l'augurerebbe per i
propri figli o per qualunque altra persona cara. Tuttavia se amiamo la
serieta' come vita, Simone Weil ci commuove, ci da' nutrimento". Opere di
Simone Weil: tutti i volumi di Simone Weil in realta' consistono di raccolte
di scritti pubblicate postume, in vita Simone Weil aveva pubblicato poco e
su periodici (e sotto pseudonimo nella fase finale della sua permanenza in
Francia stanti le persecuzioni antiebraiche). Tra le raccolte piu'
importanti in edizione italiana segnaliamo: L'ombra e la grazia (Comunita',
poi Rusconi), La condizione operaia (Comunita', poi Mondadori), La prima
radice (Comunita', SE, Leonardo), Attesa di Dio (Rusconi), La Grecia e le
intuizioni precristiane (Rusconi), Riflessioni sulle cause della liberta' e
dell'oppressione sociale (Adelphi), Sulla Germania totalitaria (Adelphi),
Lettera a un religioso (Adelphi); Sulla guerra (Pratiche). Sono fondamentali
i quattro volumi dei Quaderni, nell'edizione Adelphi curata da Giancarlo
Gaeta. Opere su Simone Weil: fondamentale e' la grande biografia di Simone
Petrement, La vita di Simone Weil, Adelphi, Milano 1994. Tra gli studi cfr.
AA. VV., Simone Weil, la passione della verita', Morcelliana, Brescia 1985;
Gabriella Fiori, Simone Weil, Garzanti, Milano 1990; Giancarlo Gaeta, Simone
Weil, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole 1992; Jean-Marie
Muller, Simone Weil. L'esigenza della nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele,
Torino 1994; Angela Putino, Simone Weil e la Passione di Dio, Edb, Bologna
1997; Maurizio Zani, Invito al pensiero di Simone Weil, Mursia, Milano 1994]

La morale era la stessa di oggi; come oggi si praticava poco; e come oggi
tutti quelli che facevano la guerra dicevano, a torto o a ragione, che la
facevano per evitarla meglio.

11. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

12. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at inwind.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 1082 del 13 ottobre 2005

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