Rilfessioni su Genova, Lilliput e CTM




Ciao a tutti,
sono stato a Genova tutta la settimana del vertice e ho vissuto attimo per
attimo cio' che e' accaduto in queste giornate. Sono tornato a casa carico
di immagini, di volti, di rumori, di parole che si mischiano alle sensazioni
che ho provato di gioia e di paura, di entusiasmo e di tensione. Confesso
che faccio una fatica enorme a scrivere tutto cio' che mi passa per la testa
e ho deciso come prima cosa di fare silenzio per alcuni giorni e di
ascoltare le altre voci. Adesso provo a mettere ordine ai miei pensieri e
faccio lo sforzo di condividerli.
Vorrei prima di tutto dire grazie a tutti voi. Indipendentemente da cio' che
e' accaduto e da cio' che accadra', ho vissuto la straordinaria bellezza di
sentirmi parte di un movimento autentico, commercio equo e CTM, fatto di
persone e volti di una ricchezza infinita che non mi hanno fatto mai pensare
di essere solo in alcuno dei tragici momenti di Genova.
Inizio la mia riflessione con una immagine che mi porto dietro. Pochi mesi
fa venne a farci visita Julia Castro di CIAP (produttori del Peru) e ho
avuto l'occasione di scambiare due parole con lei mentre l'ho accompagnata a
vedere le nostre bellissime Dolomiti trentine. Ricordo che in quella
occasione le raccontai della preparazione del controvertice di Genova e
della preoccupazione seria che come CTM e commercio equo abbiamo per il
grado di esposizione e quindi per la responsabilita' che sentiamo nei
confronti di tutto cio' che ruota attorno al movimento: soci lavoratori,
volontari, simpatizzanti, produttori del sud, clienti.
In risposta alla mia inquietudine Julia ha iniziato a raccontarmi la sua
storia. Della bimba che l'attendeva a casa e che accolse a poche settimane
di vita dopo che i genitori naturali furono uccisi dagli squadroni
paramilitari in Peru. Degli amici massacrati in molti anni di lotta nel
tentativo pianificato dal Governo peruviano di eliminare una generazione di
leader e di pensatori annullando cosi' la forza del movimento di opposizione
in Peru'. Mi ha raccontato una serie di fatti da rabbrividire con la
serenita' e la forza morale che forse solo una donna del sud che ha
incarnato nel suo dna la sofferenza secolare di un popolo e' in grado di
comunicare.
Con quello che e' successo in questi giorni con la sofferenza fisica e
morale che abbiamo provato, come movimento forse abbiamo la possibilita' di
essere piu' vicini ai nostri produttori e alle lotte che quotidianamente
affrontano in condizioni drammatiche. Dico questo perche' dobbiamo prendere
esempio da loro adesso piu' che mai. Adesso che ci risvegliamo e ci siamo
accorti di essere in un paese dove la democrazia e' stata pericolosamente
minata e attaccata. Dove non sara' come prima perche', come ha ben
sottolineato Giorgio, c'e' stato un cambiamento nella cultura politica della
gestione delle forme di dissenso nel nostro paese.
Da Genova portiamo un bagaglio di esperienze notevole, di cose positive e di
ammonimenti su cui molti sono gia' intervenuti e quindi pongo l'accento solo
su alcune questioni.
La strategia di tensione e criminalizzazione iniziata a Genova rappresenta
un duro attacco alla democrazia del nostro paese ed evidentemente alle idee
e ai contenuti delle nostre istanze. E' una strategia che offende le realta'
come la nostra che operano da sempre avendo incarnato nel proprio agire
quotidiano valori come giustizia, solidarietà, non violenza e trasparenza.
Dobbiamo quindi essere vigili e responsabili in questo momento delicato per
la storia del nostro movimento e del nostro paese. Abbiamo bisogno di far
calare la tensione e di far emergere tutta la potenzialità di stile e di
contenuti di cui siamo portatori. Non possiamo rinunciare a denunciare le
violenze di Genova e probabilmente del dopo Genova come dovere morale e
civile perche' crediamo nel valore della democrazia e quindi riteniamo
imprescindibile la tutela dei diritti umani e di libertà di espressione.
Abbiamo tuttavia bisogno di prendere le distanze da ogni forma di violenza,
della polizia come di quella parte del movimento che non ci rappresenta (non
abbiamo martiri!). Dobbiamo quindi ribadire la nostra imprescindibile scelta
di non violenza e avviare una seria riflessione sulle modalità di
partecipazione nelle mobilitazioni.
La trasparenza e il dialogo dovranno essere la nostra forza anche per
ristabilire la credibilita' nei confronti delle istituzioni e in particolare
delle forze dell'ordine.
Credo sia estremamente importante confermare l'importanza del cammino all'
interno della Rete di Lilliput quale ambito di confronto e unità con le
realtà che condividono idee, progetti e valori che perseguiamo.
A Genova abbiamo fatto degli errori come Genoa Social Forum e come Lilliput.
Le incertezze organizzative e decisionali sono esplose il 20 mettendo in
evidenza l'inadeguatezza nel gestire la 'piazza' della nostra area, forse
per cultura e tradizione, e forse definitivamente il tramonto di una
modalità di partecipazione che e' ben lontana dall'ottenere quel grado di
'contagio' della cittadinanza che cerchiamo attorno alle nostre campagne.
Sono stati messi in evidenza i limiti organizzativi di Lilliput e qui, ma lo
sappiamo gia' da tempo, e' importante compiere una scelta sull'
organizzazione della rete e la definizione delle responsibilita' a partire
dal Tavolo Intercampagne.
Faccio sinceramente fatica ad esprimere un giudizio sulla opportunita' il 21
di non scendere in piazza. Ho vissuto la tensione di quelle ore angosciose
nelle quali una decisione doveva essere presa con 80.000 persone gia' a
Genova nel pieno smarrimento e un numero indefinito, in quel momento, che
stavano per arrivare da tutta Italia. Possiamo dire quello che vogliamo ma
una scelta sul fatto di esserci il 21 e' stata presa anche dalle persone
stesse che nonostante tutto hanno preso treno e pullman e sono venute a
Genova. Sono convinto che sia stata data una prova di grande responsabilita'
e se avevamo bisogno di misurare la forza dell'area moderata, e di Lilliput
in particolare, abbiamo avuto un ottimo riscontro in termine di numeri e di
stile di partecipazione. A questo punto dobbiamo far valere il valore
aggiunto di Lilliput e di tutte le realta' ad essa legate: in termini di
contenuti, modalita' di azione e persone senza paura di creare rotture.
Una considerazione sul forum pubblico. Pensando ai problemi che gli
organizzatori hanno dovuto affrontare credo si sia trattato di un piccolo
miracolo la sua buona riuscita. Certo se dovessimo guardare al valore
assoluto degli interventi penso che si doveva pretendere molto di piu'
soprattutto in termini di elaborazione di strategie alternative da
percorrere. Mi pare comunque che l'apporto fornito da Lilliput sia stato tra
i piu' interessanti soprattutto laddove si e' dato spazio ai rappresentanti
delle organizzazioni del sud e alle donne. Devo dire che ho avuto anche io
la sensazione che il forum rimanesse comunque uno strumento lontano dalla
gente comune e purtroppo dall'interesse dei mass media.
Concludo questo mio intervento sottolineando il fatto che e' stato fatto un
cammino estremamente positivo da parte delle rete e in esso e' stato
importante l'apporto del commercio equo e solidale. Abbiamo creato, seppur
in modo non omogeneo sul territorio italiano, una notevole attenzione da
parte della gente e una certa attesa che ci carica di responsabilita'. A noi
tutti e insieme accogliere la sfida.
Roberto Barbiero