LATINOAMERICA - Forum Sociale Mondiale di Nairobi



FORUM SOCIALE MONDIALE DI NAIROBI
di Simone Bruno

Il  Forum  Mondiale di Nairobi  si è ormai concluso. Per la prima
volta dopo sette anni ad ospitare l’evento è stato un paese Africano.
Fare un bilancio non è facile. Non si può non sottolineare l’importanza che
abbia avuto l’essere stati nel continente afflitto dai più grandi problemi
sociali del pianeta.  Portare il forum  in Africa  ha inevitabilmente teso
l'orecchio del mondo ai problemi di questo continente, la sua società
civile e i numerosissimi movimenti sociali emergenti e farlo in modo non
filtrato da ONG Occidentali che non mancano di raccontarci cosa “vuole”
l’Africa e di cosa abbia bisogno.
Nairobi segna probabilmente la fine della  prima  fase del “processo forum”
iniziato 7 anni fa a Porto Alegre, quando si incontrarono in un solo posto
tutti gli oppositori  al modello capitalista selvaggio e alla sua
incarnazione neoliberale. Questa prima fase ha permesso la nascita di reti
mondiali di movimenti affini, come ad esempio quelli contadini riuniti
nella “via campesina”, ma anche e soprattutto, ha permesso a movimenti non
affini di incontrarsi e cominciare a conoscersi e dialogare.  I  movimenti
sindacali incontrandosi con quelli ecologisti sono riusciti ad arricchire a
vicenda la propria prospettiva e trovare un ragionevole punto di incontro
nelle loro campagne per i diritti del lavoro e il rispetto dell’ ambiente.
Un profondo processo di arricchimento e di presa si coscienza della
globalità dei problemi e delle lotte e una lenta definizione di obiettivi
condivisi a livello globale. Una fase difensiva e di denuncia.
 Il WSF è un processo molto complesso e assolutamente nuovo, che non ha
precedenti nella storia ed   è  quindi oggetto di continue evoluzioni.
A Nairobi per la prima volta si è cercato di tirare le somme  del
processo avviato nei precedenti Social Forum.  Durante l’ ultimo giorno dei
lavori si sono svolte 21 assemblee riassuntive su 21 temi trattati nel
forum. Si è cercato di creare una agenda comune per il 2007 e il 2008
(primo anno nel quale non si svolgerà un forum mondiale). Si è inoltre
deciso che durante il 2008 si organizzerà una giornata mondiale di
resistenza organizzata a livello locale ma coordinata a livello mondiale,
qualcosa come quel 15 di Febbraio alla vigilia dell’ invasione dell’ Iraq
che portò in strada milioni di persone in tutto il mondo e che fu
pianificata proprio  durante il Social Forum.
I movimenti sociali  nell'ambito del Forum Sociale Mondiale hanno avuto la
possibilità di concretizzare le prossime campagne, mentre il forum stesso
continua a rimanere uno spazio di dibattito aperto senza dichiarazioni
finali o orientamenti definiti.
Riconoscere il Forum come un evento di portata storica e di fondamentale
importanza non vuol dire non criticarne alcuni meccanismi, come ad esempio
una sensazione di impermeabilità alla gente comune delle numerosissime
baraccopoli, quel popolo in miseria che per alcuni giorni è stato tenuto
alle porte del forum dall’ elevato prezzo del biglietto di ingresso. Questa
situazione è stata poi superata grazie a una forte protesta dei
partecipanti e degli stessi abitanti delle baraccopoli che ha trasformato
il forum in posto aperto ed accessibile a tutti evitan d o che si
trasformasse in un incontro tra occidentali ed una classe dirigente
elitaria dei movimenti sociali Africani, permettendo  così  un contatto e
uno scambio diretto tra le dure realtà di Nairobi e gli attivisti
provenienti da tutto il mondo.
L’ Africa che si vede a Nairobi è un’ Africa entusiasta ,  che non si sente
malata, povera, morta o da aiutare . E' un’ Africa che vuole stabilire
r apporti  alla pari, che vuole trovare la sua strada e farcela da sola,
che ha rotto la relazione di dipendenza mentale che si portava dietro sin
dall’ epoca coloniale e che ha capito che gli aiut i  dei paesi ricchi non
sono altro che un p rimo approccio  alla occidentalizzazione del mondo.
 L’ Africa di giovani movimenti sociali vuole inventare le proprie
soluzioni da sola.
Cinque giorni di intensi dibattiti svoltisi in migliaia di workshop e
seminari tematici dentro il monumentale stadio del centro sportivo Moi,
(intitolato al ex presidente-dittatore che ha governato per 25 anni fino al
2002) hanno toccato tutti i temi classici dei forum mondiali, arricchendosi
però della visione Africana e della grande rilevanza delle tematiche
locali, come l’ AIDS, l’illegittimità del debito, la lotta alla miseria e
la libera diffusione di farmaci alla popolazione enorme che muore di
malattie curabili.
Un tema nuovo emerso con forza, raccogliendo consensi ovunque ,  è quello
degli EPA, i trattati di libero commercio che l’Europa, grazie ai governi
compiacenti o ricattati, sta per firmare con l’ Africa. Si tratta del
classico accordo di libero commercio, che però viene farcito con inutili
frasi introduttive che parlano di cooperazione alla pari, aiuto allo
sviluppo, scambi culturali ecc... Gli Europei utilizzano spesso queste
belle parole introduttive per poter  celare la vera essenza degli accordi,
ossia la volontà di invadere i paesi in via di sviluppo con i
nostri  manufatti e i nostri prodotti agricoli da esportazione
sovvenzionati da aiuti statali  pagati da noi tutti. Parte delle nostre
tasse vengono date a grandi esportatori agricoli europei per poter vendere
sottocosto  le nostre merci  e far fuori la concorrenza delle produzioni
agricole tradizionali dei paese poveri  incapaci di  competere sul prezzo.
Il risultato è la devastazione della economia tradizionale, l’abbandono
della terra e l’espansione delle aree periferiche delle grandi città, dove
la popolazione di disperati è in costante aumento.
Le campagne contro gli EPA sembra saranno una delle azioni chiave dei
movimenti nel vecchio continente, così come confermano Vittorio Agnoletto e
Patrizia Sentinelli (viceministro degli Esteri con delega alla Cooperazione
internazionale).
Vittorio Agnoletto giudica il forum di Nairobi in maniera positiva, ma
marcandola differenza  dagli incontri precedenti, “lo scopo dichiarato era
di aiutare i giovani movimenti Africani ad entrare in contatto con reti più
organizzate ed è stato raggiunto, si è anche superato il rischio che questo
forum diventasse un incontro tra ONG occidentali e alcune elite dei
movimenti sociali o della società civile africana.”
Alex Zanotelli riconosce come fondamentale il fatto che il forum sia
arrivato in Africa, nonostante il comitato organizzatore non fosse
all’altezza “gente di un certo livello della società che non conosce i veri
problemi sociali”.
Come avvenuto già nel forum del 2004 in India, anche a Nairobi il contatto
con la gente è stato molto profondo. Mentre all’interno dell’enorme stadio
da 100.000 posti si dibatteva, nel circolo esterno dello stesso altre forme
di espressione raccontavano che cosa è l’Africa. Balli tradizionali,
bambini delle baraccopoli, costumi colorati, atti teatrali, canzoni e
tamburi profondi, si mischiavano in questo cerchio delirante stracolmo di
persone alla ricerca della conferenza sull’acqua o del dibattito sull’ AIDS.
I l sole alto, perpendicolare e cocente ,  scottava questo grande e confuso
carrozzone di gioia e protesta dal quale era facile restare affascinati  e
perdersi per ore.  Un forum nel forum un teatro permanente caldo, vivo e
colorato, una politica altra rispetto a quella che conosciamo noi
occidentali.
L’Africa non è l’America Latina e nemmeno l’India, dove i movimenti hanno
vinto tanto e dove ora  in tanti paesi  dibattono alla pari con governi
che  molto devono al loro appoggio . In Africa la società civile sembra
comparire solo ora e manca no  organizzazione ed esperienza, ragione per la
quale questo forum come punto di incontro e contatto ha avuto straordinaria
importanza. I movimenti Africani aspettavano questo evento  per  poter
creare relazioni con  realtà  più consolidate ma anche  per  so cializzare
la propria lotta. Il forum ha generato in Africa aspettative e speranze,
lo  hanno  dimostra t o tutti i  k enioti fuori dai cancelli in attesa di
poter entrare.
L’ America Latina era lontana ma comunque al centro di molte delle
conferenze . Il  mondo dei movimenti sociali guarda con attenzione  le
relazioni  che  stanno nascendo tra  i fortissimi  movimenti sociali
sudamericani e i numerosi governi progressisti che hanno contribuito a
farli nascere. Una parte degli intellettuali compromessi con i movimenti
sociali sta cercando di fornire una base teorica a queste relazioni per
creare modelli in qualche modo esportabili nel resto del mondo. Il potere,
le relazioni con i partiti politici e appunto con i “governi dei movimenti”
latini sono stati temi molto importanti a Nairobi che  hanno espresso la
volontà di passare ad una fase più concreta del forum che si auspica almeno
dal forum mondiale in India del 2004. Sul tavolo ci sono l’esistenza stessa
presente e futura del forum mondiale.
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