(Fwd) NUOVI MONDI MEDIA - newsletter #34



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NUOVI MONDI MEDIA -
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newsletter #34
- aprile 2005     <http://www.nuovimondimedia.com>

A patti con la Cina

Chalmers Johnson



La politica di Alice nel paese delle meraviglie e la madre di tutte le
crisi finanziarie Cina, Giapponese e Stati Uniti sono le tre economie
più produttive al mondo, ma la Cina è quella che cresce più
rapidamente (con un tasso medio di 9,5% all'anno negli ultimi
vent'anni). Sia gli Stati Uniti che il Giappone sono sommersi da
ingenti e crescenti debiti e, nel caso del Giappone, da tassi di
crescita stagnanti. La Cina è attualmente la sesta economia del mondo
per dimensioni (Stati Uniti e Giappone sono al primo e al secondo
posto) e il nostro terzo interlocutore commerciale dopo Canada e
Messico.

Secondo le statistiche della CIA nel suo Factbook 2003 la Cina è
realmente la seconda economia al mondo per dimensioni in base alla
parità di potere d'acquisto - cioè, rispetto a ciò che la Cina produce
realmente piuttosto che rispetto ai prezzi e ai tassi di cambio. La
CIA calcola che il prodotto interno lordo degli Stati Uniti - il
valore di tutti i beni e i servizi prodotti in un paese - per il 2003
si è attestato attorno ai 10,4 trilioni di dollari e quello della Cina
a 5,7 trilioni. Questo significa che gli 1,3 miliardi di abitanti
della Cina hanno un prodotto interno lordo pro capite di 4.385
dollari.

 Tra il 1992 e il 2003, il Giappone è stato il maggior partner
 commerciale
della Cina, ma nel 2004 è passato al terzo posto, dietro all'Unione
Europea e agli Stati Uniti. Il volume commerciale della Cina per il
2004 è stato di 1,2 trilioni di dollari, il terzo al mondo dopo quello
di Stati Uniti e Germania, e sopra quello del Giappone di 1,07
trilioni di dollari. Il commercio della Cina con gli Stati Uniti è
aumentato del 34% nel 2004 e ha trasformato Los Angeles, Long 
Beach e
Oakland nei tre porti marittimi più attivi d'America. L'evento
commerciale veramente significativo del 2004 è stato la nascita
dell'Unione Europea come principale partner economico della Cina, il
che suggerisce la possibilità che si crei un blocco di cooperazione
cino-europeo che si confronterebbe con un blocco giapponese-
americano
meno attivo.

Come ha scritto il Financial Times: "Tre anni dopo il suo ingresso
nell'Organizzazione Mondiale del Commercio (nel 2001), l'influenza
della Cina nel commercio mondiale non è solo importante. È cruciale".
Per esempio, la maggioranza dei computer Dell venduti negli Stati
Uniti vengono fabbricati in Cina, così come i lettori DVD della
società giapponese Funai Electric. La Funai esporta annualmente circa
10 milioni di lettori DVD e televisori dalla Cina agli Stati Uniti,
dove vengono venduti soprattutto nei negozi Wal-Mart. Il commercio
della Cina con l'Europa ha raggiunto nel 2004 il valore di 177.200
milioni di dollari, con gli Stati Uniti di 169.600 milioni e con il
Giappone di 167.800 milioni.

Il crescente peso economico della Cina nel mondo è ampiamente
riconosciuto e apprezzato, ma quello che gli Stati Uniti e il Giappone
temono, a ragione o senza, sono i tassi di crescita cinesi e i suoi
effetti sul futuro equilibrio globale del potere. Il Consiglio
Nazionale di Intelligence della CIA prevede che il PIL della Cina sarà
uguale a quello della Gran Bretagna nel 2005, della Germania nel 
2009,
del Giappone nel 2017 e degli Stati Uniti nel 2042.

Tuttavia, Javed Burki, ex vicepresidente del Dipartimento cinese della
Banca Mondiale ed ex ministro della finanze del Pakistan, prevede che
nel 2025 la Cina probabilmente avrà un PIL di 25 trilioni di dollari
in termini di parità di potere d'acquisto e potrebbe trasformarsi
nella maggior economia del mondo, seguita dagli Stati Unti con 20
trilioni di dollari e dall'India con circa 13 trilioni. L'analisi di
Burki si basa sul pronostico "di conservazione" di un tasso di
crescita cinese del 6% durante tutti i prossimi vent'anni. Prevede,
inoltre, l'inevitabile decadenza del Giappone poiché la sua
popolazione comincerà a ridursi drasticamente sin dal 2010. Il
Ministro degli Affari Esteri giapponese sostiene che il numero degli
uomini in Giappone è calato del 0,01% nel 2004 e indica che alcuni
demografi hanno previsto, per la fine del secolo, la riduzione della
popolazione di circa un terzo, da 127,7 milioni a 45 milioni, la
stessa popolazione che aveva nel 1910.

All'opposto, la popolazione cinese mostra segnali di stabilità intorno
a circa 1,4 miliardi di persone con una preponderanza di popolazione
maschile. Ci si aspetta che la crescita economica interna della Cina
continui ad aumentare per decenni, riflettendo la domanda accumulata
dalla sua immensa popolazione, livelli relativamente bassi di debiti
personali e una dinamica economica sotterranea non rilevata dalle
statistiche ufficiali. Ciò che risulta più importante è che il debito
estero della Cina sia relativamente basso e che venga facilmente
coperto dalle sue risorse, mentre sia gli Stati Uniti che il Giappone
sono debitori di circa 7 trilioni di dollari, il che è ancor peggio
per il Giappone che ha meno della metà della popolazione e del potere
economico degli Usa.

Ironicamente, parte del debito giapponese è il risultato di sforzi
fatti per contribuire a rinforzare la posizione imperiale degli Usa.
Per esempio, nel periodo a partire dalla fine della Guerra Fredda, il
Giappone ha sovvenzionato le basi militari americane sul suo
territorio con la somma di 70.000 miliardi di dollari. Non volendo
sostenere attraverso le tasse pagate dai suoi stessi cittadini i suoi
dispendiosi costumi consumistici e le sue spese militari, gli Stati
Uniti finanziano queste spese indebitandosi con Giappone, Cina,
Taiwan, Corea del Sud, Hong Kong e India. Questa situazione si è fatta
sempre più insostenibile, tanto che gli Stati Uniti hanno ora bisogno
di importare capitali almeno per 2.000 milioni di dollari al giorno
per finanziare le proprie spese governative. La decisione presa dalle
banche centrali dell'Est Asiatico di cambiare parti consistenti delle
proprie riserve in moneta straniera, dal dollaro all'euro o altre
valute, per proteggersi contro il deprezzamento del dollaro, potrebbe
dar luogo alla madre di tutte le crisi finanziarie.

Il Giappone possiede, a tutt'oggi, le maggiori riserve di valuta
straniera del mondo, che alla fine di gennaio 2005 ammontavano a 
circa
841 miliardi di dollari. La Cina, invece, ha una riserva di 609,9
miliardi di dollari (alla fine del 2004), ottenuti grazie al surplus
commerciale derivante dalle relazioni con gli Usa. Nel frattempo, il
governo americano di Bush e i suoi alleati giapponesi insultano la
Cina ogni volta che possono, in particolare rispetto alla situazione
di una provincia separatista: l'isola di Taiwan.

L'amministrazione Bush sta imprudentemente minacciando la Cina,
incitando il Giappone al riarmo e promettendo a Taiwan che, se la Cina
userà la forza per impedire una dichiarazione di indipendenza
taiwanese, gli Stati Uniti dichiareranno guerra per difenderla. È
difficile immaginare una politica più miope e irresponsabile, ma alla
luce della guerra di Alice nel Paese delle Meraviglie, sembra
possibile che Stati Uniti e Giappone possano realmente buttarsi a
capofitto in una guerra contro la Cina in favore di Taiwan.


Un nuovo gigante nucleare?
Koizumi ha assegnato i diversi ministeri a politici favorevoli alla
linea dura anti-cinese e pro-taiwanese. Phil Deans, direttore
dell'Istituto di Cina Contemporanea nella Scuola di Studi Orientali e
Africani, dell'Università di Londra, osserva: "C'è stato un notevole
aumento del sentimento pro-Taiwan in Giappone. Non c'è una sola
persona filo-cinese nel gabinetto di Koizumi". I membri dell'ultimo
gabinetto di Koizumi comprendono il Capo dell'Agenzia di Difesa
Yoshinori Ono e il ministro degli esteri Nobutaka Machimura, entrambi
zelanti militaristi. Quest'ultimo, inoltre, è membro della fazione di
destra dell'ex primo ministro Yoshinori Ono, che sostiene una Taiwan
indipendente e che mantiene forti vincoli con leader e imprese
taiwanesi.

Taiwan, bisogna ricordarlo, è stata una colonia giapponese dal 1895 al
1945. A differenza del regime militare giapponese in Corea dal 1910 al
1945, che fu molto duro, Taiwan subì il governo relativamente benevolo
di un'amministrazione civile giapponese. L'isola, sebbene bombardata
dagli Alleati, non fu un campo di battaglia durante la Seconda Guerra
Mondiale, anche se venne occupata dai nazionalisti cinesi (il
Kuomingtang di Chiang Kai-shek) subito dopo la guerra.

 Attualmente, come risultato delle vicende passate, molti taiwanesi
 parlano
giapponese e hanno un'idea positiva del Giappone. Taiwan è
virtualmente l'unico luogo dell'est asiatico dove i giapponesi sono
benvoluti e apprezzati.

Bush e Koizumi hanno ordito piani minuziosi finalizzati alla
cooperazione militare tra i due paesi. Il punto cruciale di questi
piani è l'abolizione della Costituzione giapponese del 1947. Se nulla
si oppone, il rappresentante Partito Liberale Democratico (LDP) di
Koizumi ha l'intenzione di introdurre una nuova Costituzione in
occasione del cinquantesimo anniversario del partito a novembre 2005.

Un obiettivo importante per gli americani è ottenere la partecipazione
attiva del Giappone nel suo programma, incredibilmente oneroso, di
difesa missilistica. L'amministrazione Bush persegue, tra le atre
cose, il termine del divieto giapponese di esportare tecnologia
militare, visto che vuole che gli ingegneri giapponesi si adoperino
per la risoluzione di alcuni problemi tecnici del sistema - finora
fallimentare - delle "Guerra Stellari".

Gli Stati Uniti, inoltre, stanno negoziando con il Giappone per la
collocazione del 1° corpo dell'esercito da Fort Lewis, Washington, a
Campa Zama, sudovest di Tokio nella zona densamente popolata di
Kanagawa, la cui capitale è Yokohama. Queste forze statunitensi
verrebbero dunque collocate sotto il comando di un generale a quattro
stelle, che sarà allo stesso livello dei comandanti regionali come il
comandante di Centcom, John Abizaid, che la fa da padrone con
prepotenza in Iraq e nell'Asia del sud. Il nuovo comandante si farà
carico di tutte le operazioni di "slancio di forza" dell'esercito
nell'Est Asiatico e, inevitabilmente, coinvolgerà il Giappone in
quotidiane operazioni militari dell'esercito americano.

La collocazione anche solo di un piccolo quartier generale,
decisamente inferiore a quello del 1° corpo composto da 40.000
soldati, in un provincia sofisticata e centrale come Kanagawa,
genererà sicuramente un'intensa opposizione pubblica come accade 
per
le violazioni, gli scontri, gli incidenti automobilistici e gli altri
incidenti simili a quelli che accadono ogni giorno a Okinawa. Nel
frattempo, il Giappone vuole far crescere la sua Agenzia di Difesa
(Boeicho), convertirla in un ministero e possibilmente sviluppare le
sue armi nucleari. Spronare il governo giapponese affinché si
riaffermi militarmente può portare il paese a possedere armi nucleari
per dissuadere la Cina e la Corea del nord, mentre lo libera dalla sua
dipendenza dall'"ombrello nucleare" americano.

L'analista militare Richard Tanter sostiene che il Giappone abbia
"un'indiscutibile capacità di soddisfare i tre requisiti essenziali
per un'arma nucleare: un artefatto militare nucleare, un sistema di
selezione dell'obiettivo sufficientemente esatto e un sistema adeguato
di lancio".

La combinazione giapponese di reattori a fusione e riproduzione più
istallazioni di riprocessamento di combustibile nucleare assicurano la
capacità di costruire armi termonucleari avanzate; i suoi HII e
H-IIIA, con capacità di rifornimento di combustibile in volo per
caccia bombardieri e satelliti di vigilanza militare assicurano la
possibilità di lanciare armi con esattezza contro obiettivi regionali.
Quello di cui attualmente non dispone sono le piattaforme (e i
sottomarini) per giungere ad avere una forza solida per effettuare
rappresaglie, al fine di dissuadere un avversario nucleare a lanciare
un attacco preventivo.

Il nodo taiwanese
Il Giappone può parlare quanto vuole del pericolo rappresentato dalla
Corea del nord, ma l'obiettivo reale del suo riarmo è la Cina. Questo
è parso chiaro per il modo in cui il Giappone si è di recente
immischiato nel tema più delicato e pericoloso delle relazioni
internazionali dell'Est Asiatico - la questione relativa a Taiwan.

 Il Giappone invase la Cina nel 1931 e, in seguito, fu il suo
 torturatore
durante la guerra così come fu il signore coloniale di Taiwan. Anche
allora, tuttavia, Taiwan era considerata parte della Cina, così come
gli Stati Unti hanno da tempo ammesso. Le questioni da risolvere
riguardano i termini e l'opportunità di reintegrazione di Taiwan alla
Cina continentale. Questo processo venne incredibilmente complicato
perché nel 1987 i nazionalisti di Chiang Jai-shek, che si era ritirato
a Taiwan nel 1949 al termine della guerra civile cinese (e furono
protetti dall'allora Settima Flotta deli Stati Uniti), finirono per
abolire la legge marziale nell'isola. Da allora, Taiwan si è
sviluppata come una vibrante democrazia e i taiwanesi iniziano ora a
dimostrare le loro opinioni riguardo al futuro.

Nel 2000, il popolo taiwanese mise fine a un prolungato monopolio del
potere dei nazionalisti e decretò la vittoria elettorale del Partito
Democratico Progressista, guidato dal presidente Chen Shui-bian.
Nativo di Taiwan (a differenza della maggior parte degli altri leader,
che provenivano dalla parte continentale e che arrivarono a Taiwan
come bagaglio degli eserciti sconfitti di Chiang), Chen è favorevole,
come tutto il suo partito, a una Taiwan indipendente. Al contrario, i
nazionalisti, insieme al poderoso partito scisso degli originari della
parte continentale, il People First Party sotto la direzione di James
Soong (song Chuyo), aspettano di vedere una eventuale unificazione
pacifica di Taiwan con la Cina.

Il 7 marzo 2005, l'amministrazione Bush ha complicato queste delicate
relazioni nominando John Bolton ambasciatore degli Stati Uniti alle
Nazioni Unite. Egli è un dichiarato difensore dell'indipendenza di
Taiwan ed è stato consulente a libro paga del governo taiwanese.

Nel maggio 2004, in una elezione molto combattuta, Chen Shui-bian fu
rieletto e il 20 maggio, il tristemente celebre leader della destra
giapponese Shintaro Ishihara ha assistito alla sua proclamazione
avvenuta a Taipei (Ishihara crede che la presa giapponese della città
di Nanking del 1937 è stata una "bugia inventata dai cinesi).

Sebbene Chen abbia vinto solo con il 50,1% dei voti, questo è stato un
risultato considerevole, con un aumento del 33,9% rispetto al 2000,
quando l'opposizione era divisa. Il ministro degli Esteri di Taiwan
nominò immediatamente Koh Se-kai ambasciatore informale del 
Giappone.
Koh ha vissuto in Giappone per 33 anni e mantiene costanti legami con
alte personalità politiche e intellettuali. La Cina ha risposto che
"annienterà completamente" tutte le azioni dirette all'indipendenza
taiwanese - anche se questo dovesse ostacolare i giochi Olimpici di
Pechino del 2008 e le relazioni con gli Stati Uniti.

 Contrariamente alle macchinazioni dei conservatori statunitensi e
 degli
uomini della destra giapponese, il popolo taiwanese si è mostrato
aperto alla negoziazione con la Cina riguardo ai termini e
all'opportunità di una reintegrazione. Il 23 agosto 2004, il Yuan
Legislativo (il parlamento taiwanese) ha approvato alcuni cambiamenti
alle regole elettorali per impedire che Chen modificasse la
Costituzione in favore dell'indipendenza, come aveva promesso che
avrebbe fatto durante la sua campagna elettorale.

Questa azione parlamentare ha drasticamente diminuito il rischio di
conflitto con la Cina. Probabilmente, l'avvertimento fornito il 22
agosto dal nuovo ministro di Singapore Lee Hsienloong ha influenzato
il Yuan Legislativo. Lee Hsien-loong ha dichiarato: "se Taiwan
scegliesse l'indipendenza, Singapore non la riconoscerà. In realtà,
nessun paese asiatico la riconoscerà. La Cina lotterà. Vincente o
perdente, Taiwan verrà devastata".

Il secondo evento importante sono state le elezioni parlamentari
dell'11 dicembre 2004. Il presidente Chen, durante la sua campagna, 
ha
proposto un referendum riguardo all'indipendenza e ha sollecitato un
mandato per realizzare le sue riforme. Tuttavia, ha perso in maniera
netta. I nazionalisti e il People First Party hanno ottenuto 114 seggi
dei 225 del parlamento, mentre il DPP di Chen e i suoi alleati solo
101 (gli indipendenti hanno conquistato 10 seggi). Il leader
nazionalista Lien Chan, il cui partito ha ottenuto 79 seggi rispetto
agli 89 del DPP, ha detto: " oggi abbiamo visto chiaramente come tutta
la gente desideri stabilità per questo paese".

Il fatto che Chen non abbia ottenuto il controllo del parlamento ha
comportato, inoltre, il fallimento della proposta d'acquisto di armi
dagli Stati Uniti per 19.600 milioni di dollari. L'accordo comprendeva
la vendita di distruttori con missili telecomandati, aerei P-3
antisottomarini, sottomarini diesel e sistemi avanzati Patriot PAC-3.

I nazionalisti e i sostenitori di James Song stimano che il prezzo sia
troppo alto e che, soprattutto, si tratti di una concessione
finanziaria all'amministrazione Bush che si adopera in favore della
vendita sin dal 2001. Inoltre, credono che le armi non miglioreranno
affatto la sicurezza di Taiwan.

Il 27 dicembre 2004, la Cina continentale ha reso pubblico il suo
quinto Libro Bianco di Difesa che contiene il riassunto dei traguardi
raggiunti dal paese rispetto alla difesa nazionale. Come segnala un
osservatore di vecchia data, Robert Bedesky: "a prima vista, il Libro
Bianco di Difesa, è una dichiarazione della linea dura che si desidera
tenere riguardo alla sovranità territoriale e sottolinea la
determinazione della Cina nel non tollerare nessuna azione di
secessione, indipendenza o separazioneŠ tuttavia, il paragrafo
seguenteŠ indica la disponibilità a ridurre le tensioni nello Stretto
di Taiwan: non appena le autorità di Taiwan accettano il principio che
esista una sola Cina mettendo fine alle loro attività separatiste
orientate all' "indipendenza di Taiwan", si possono avviare negoziati
riguardo al termine ufficiale dello stato di ostilità tra le due
nazioni".

Sembra, inoltre, che anche i taiwanesi abbiano interpretato il
messaggio nella stessa maniera. Il 24 febbraio 2005, il presidente
Chen Shui-bian ha incontrato, per la prima volta dall'ottobre 2000, il
presidente del People First Party James Soong per discutere la
relazione con il continente. I due leader, nonostante avessero punti
di vista diametralmente opposti, hanno firmato una dichiarazione
congiunta in cui fissano con precisione dieci punti di accordo. Si
sono impegnati a cercare di aprire il trasporto attraverso lo stretto
di Taiwan, ad aumentare il commercio e ad allentare il divieto per i
settori impresariali taiwanesi di investire in Cina. La Cina
continentale ha reagito immediatamente in maniera positiva.
Sorprendentemente, questo ha indotto Chen Shui-bian a dire che "non 
si
esclude un'eventuale riunione di Taiwan con la Cina, sempre che i 23
milioni di taiwanesi siano d'accordo".

Se gli Stati Uniti e il Giappone lasciassero che Cina e Taiwan
risolvano la questione da soli questi probabilmente svilupperebbero un
proprio modus vivendi. Taiwan ha già investito circa 150.000 milioni
di dollari nel continente e le due economie si stanno integrando
sempre più. Sembra, inoltre, che Taiwan riconosca che sarebbe molto
difficile vivere come una nazione indipendente di lingua cinese a
fianco di un paese di 1,3 miliardi di abitanti, 3,7 milioni di miglia
quadrate di territorio, un'economia di 1,4 trilioni di dollari in
rapida crescita e con aspirazioni verso la direzione generale dell'Est
Asiatico. Invece di dichiarare la propria indipendenza, Taiwan
potrebbe cercare di ottenere uno status simile a quello del Canada
francese - una specie di versione più libera di un Quebec cinese sotto
il controllo nominale del governo centrale, mantenendo però
istituzioni, leggi e usanze separate.

La Cina continentale si sentirebbe così sollevata da questa soluzione
che probabilmente la accetterebbe, soprattutto se può essere raggiunta
prima dei Giochi Olimpici di Pechino nel 2008. La Cina teme che i
radicali taiwanesi vogliano dichiarare l'indipendenza un mese o due
prima dei Giochi Olimpici, confidando nel fatto che la Cina non
attaccherebbe mai in quel periodo visti i suoi immensi investimenti.
La maggioranza degli osservatori crede che, tuttavia, la Cina non avrà
altra scelta che entrare in guerra perché non farlo significherebbe
incoraggiare una rivoluzione interna contro il Partito Comunista
cinese per aver violato l'integrità nazionale del paese.

Continua:
Riarmo giapponese
Il nodo taiwanese
La spirale discendente delle relazioni sino-statunitensi e
sino-giapponesi Un mondo multipolare

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ws&file=article&sid=1066&topic=27>Dimenticare l'Afghanistan, ancora
una volta di Sonali Kolhatkar Dopo lo "sviluppo democratico",
l'amministrazione Bush e i media ad essa affiliati celano le terribili
condizioni in cui versa il paese


Diritti
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ws&file=article&sid=1058&topic=28>La fine dell'impunità di Rigoberta
Menchú Tum Come è possibile che l'assassino di Romero abbia potuto
vivere tranquillamente negli Stati Uniti per 25 anni e fino a oggi?

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ws&file=article&sid=1045&topic=28>Bolivia: notte da Oscar di 
Giovanna
Vitrano e CEDIB Un paese diviso in due: gli appartenenti ai sindacati
che lottano contro la povertà e i pochi che sostengono le
multinazionali

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ws&file=article&sid=1042&topic=28>Senza diritti di Alessandro Grandi
Il conflitto in Chiapas evidenzia la collusione fra i gruppi
paramilitari e l'esercito regolare

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50 COSE CHE FORSE NON SAI
Cosa trasforma un fatto, un evento, una notizia in qualcosa che "forse
non sai"?

Uno dei fattori è che spesso le menzogne diventano favole alle quali
piace credere, perchè addolciscono la realtà. Col passare del tempo
esse divengono parte di un sapere comune che genera resistenze alla
capacità critica. Una resistenza che a quel punto viene dal basso,
dalla "certezza" che genera il sapere comune. Le storie e le figure
che già animano l'immaginario collettivo nutrono un credo e dei fedeli
che spesso rifiutano - nonostante ogni evidenza - di ammetterne gli
errori, le ipocrisie e in alcuni casi le aperte mistificazioni.

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