anatomia delle guerre ambientali



CNS Ecologia Politica n. 1-2, gennaio – luglio 2003, Anno XIII, fascicolo 53

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ANATOMIA DELLE GUERRE AMBIENTALI

(di Michael Renner*)

Dalle zone di guerra ai centri commerciali: nuove ricerche rivelano lo stretto collegamento esistente

tra i consumi occidentali e le guerre per le risorse combattute nel Terzo mondo.La richiesta illimitata di

telefoni cellulari e di altri beni di consumo di lusso alimenta conflitti violenti con l’uccisione di milioni di

persone nei paesi in via di sviluppo. Le guerre brutali combattute per le risorse naturali come il coltan - un

minerale necessario per il funzionamento dei telefoni cellulari e di tutte le apparecchiature elettroniche -, i

diamanti, il legname tropicale, e altre materie prime pregiate, hanno ucciso o delocalizzato più di 20

milioni di persone negli ultimi anni e hanno dato un reddito di almeno 12 miliardi di dollari l’anno ai

ribelli, ai signori della guerra, ai governi reazionari e ad altri gruppi di predoni sparsi in tutto il mondo.

Dalla Colombia all’Angola all’Afghanistan, ogni giorno la gente muore perché le società

consumistiche importano e usano le loro materie prime senza neanche pensare da dove provengano.

Quando si compra un telefono cellulare, ad esempio, si paga un prezzo che serve per a alimentare la

guerra nella Repubblica Democratico del Congo, dove eserciti rivali lottano per il controllo delle miniere

di coltan, una merce che appena dieci anni fa non aveva alcun valore commerciale e che oggi è

indispensabile per il milione e passa di cellulari in funzione.

L’aumento vertiginoso del commercio estero mondiale, insieme al lassismo e alla corruzione degli

addetti alle dogane, ha reso abbastanza facile per i gruppi in lotta, l’accesso ai mercati chiave. Le imprese

e i paesi ricchi, che traggono vantaggio dal basso prezzo delle materie prime, fanno finta da sempre di

non vedere la distruzione delle risorse, mentre i consumatori di norma non si rendono neanche conto che

molti dei loro acquisti abituali portano l’impronta invisibile della violenza.

La maggior parte della violenza nei conflitti legati alle risorse ricade sulle popolazioni civili. Pratiche

inaccettabili come la mutilazione dei prigionieri servono a terrorizzare le popolazioni locali

costringendole a subire, o battersi. I ragazzini sono trasformati in baby soldati, le ragazzine in schiave del

sesso per i soldati adulti, oppure sono usati entrambi come forza lavoro a buon mercato per estrarre le

risorse. Nel decennio 1990, i rifugiati nei paesi limitrofi sono stati 5-6 milioni, e gli espulsi dalle loro case

e quindi rifugiati all’interno del paese, tra 11 e 15 milioni.

Oltre al tributo umano che queste guerre comportano, c’è il fatto che molti conflitti legati alle risorse

sono agiti in aree di grande valore ambientale, accelerando la deforestazione o decimando i gorilla, gli

elefanti e altre specie selvatiche.

I conflitti sulle risorse rivelano i limiti del mantenimento della pace a scala internazionale e delle

capacità di risoluzione dei conflitti. Per eliminare le guerre per le risorse e informare i consumatori sulla

vera natura dei loro acquisti, bisognerebbe fare molte cose tra cui:

Sviluppare sistemi globali e stringenti di certificazione dei diamanti, del legno e delle altre risorse, per

rintracciare l’origine delle stesse e sottrarre al commercio quelle prodotte e vendute in modo illecito nelle

aree in conflitto.

Migliorare la capacità delle organizzazioni internazionali e dei governi a monitorare il mancato

rispetto degli embarghi sulle merci all’origine dei conflitti, e ad infliggere sanzioni affinché i trafficanti

sappiano che non resteranno impuniti.

Sviluppare codici di condotta delle multinazionali attive nell’estrazione delle risorse, sostenere le

campagne delle ong (organizzazioni non governative) che "rivelano e condannano" i nomi delle imprese,

al fine di convincerle ad operare in modo più responsabile, accrescere la loro trasparenza e responsabilità

(ad esempio convincendole a comunicare ai governi ospitanti tutte le tasse, i pedaggi e gli altri pagamenti

fatti, come condizione per avere il permesso di operare sul mercato dei capitali e su quello finanziario.

Ridurre la disponibilità delle piccole armi, che sono quelle scelte in molti conflitti, con criteri più

restrittivi per le esportazioni e regole più restrittive per i trafficanti, tenendo liste dettagliate delle armi

prodotte e vendute, e monitorando la gestione delle armi in sovrappiù.

* Ricercatore del World Watch Institute (www.worldwatch.org) ed autore di Anatomy of Resource War, uno

studio recente di cui presentiamo qui una sintesi tratta da internet. Su questa materia, l’autore aveva pubblicato un

lungo e dettagliato studio, Rompere i legami tra le risorse e i conflitti, nel rapporto annuale dell’Istituto, State of the

World 2002 (trad. italiana a cura di Gianfranco Bologna per le Edizioni Ambiente di Milano).

Promuovere la democratizzazione, la giustizia e maggiore rispetto per i diritti umani, eliminare

l’impunità grazie alla quale alcuni governi e gruppi di ribelli si sentono incoraggiati ad essere il più

violenti possibile.

Favorire la diversificazione dell’economia evitandone la forte dipendenza dalle materie prime. Per fare

questo, occorre investire in sviluppo umano, migliorare i settori della salute e dell’istruzione, creare buoni

posti di lavoro e opportunità di avanzamento sociale ed economico onde ridurre il rischio che la dotazione

di risorse naturali di un paese diventi causa della sua distruzione.

Conflitti legati alle risorse per paese

Paese Durata del conflitto Risorse coinvolte

Afghanistan 1979-2001 Oppio, lapislazzuli, smeraldi

Angola 1975-2002 Diamanti, petrolio

Birmania Dal 1949 i Legno, gas naturale, oppio, pietre preziose

Cambogia 1988-1997 Legno, rubini, zaffiri

Colombia Dal 1948 Petrolio, coca

Repubblica

Democratica del Congo Dal 1996 Diamanti, oro, coltan, rame, cobalto, legno, caffè,

altri

Indonesia (Aceh) Dal 1976 Gas naturale, legno

Indonesia (Kalimantan) Dalla fine anni 1960 Legno

Indonesia (West Papua) Dalla metà anni -1960 Oro

Liberia Dal 1989 Diamanti, legno

Nigeria Dal 1990 Petrolio

Papua Nuova Guinea 1988-1998 Rame

Sierra Leone 1991-2001 Diamanti

Stima delle entrate derivanti dalla risoluzione dei conflitti sulle risorse

Soggetti del conflitto Risorse Periodi Stima delle

entrate

UNITA, Angola Diamanti 1992-2001 $4-4,2 miliardi

totali

RUF, Sierra Leone Diamanti Decennio 1990 $25-125 milioni

/anno

Governo della Liberia Legno Fine anni 1990 $100-187 milioni

/anno

Governo del Sudan Petrolio Dal 1999 $400 milioni / anno

Governo del Rwanda Coltan (dal Congo) 1999-2000 $250 milioni totali

Afghanistan (Talibani, Alleanza del

Nord)

Oppio, Lapislazzuli,

Smeraldi

Metà anni1990-

2001

$90-100 milioni

/anno

Governo e Khmer Rossi, Cambogia Legno Metà anni 1990 $220-390 milioni

/anno

Governo della Birmania Legno Anni 1990 $112 milioni / anno

FARC, Colombia Cocaina Fine anni 1990 $140 milioni / anno