le mani sulle banche



dal manifesto    
    
 
    
 

05 Dicembre 2001 
  
 
  IL COMMENTO
Le mani sulle banche 
GALAPAGOS 



Le Fondazioni bancarie? "Mostri giuridici", per molti commentatori. In
effetti non è stata mai chiarita la natura delle Fondazioni, che oscillano
tra l'essere enti di diritto pubblico o privato, enti non profit o holding.
Nell'ultimo decennio le Fondazioni hanno preso parecchie "mazzate" e il
processo di riordino andava ultimato. Tremonti ci manda a dire che sarà lui
a completare l'itinerario iniziato da Amato e Ciampi. L'improvviso
decisionismo del ministro dell'economia è però sospetto, ambiguo: riporta
le Fondazioni nelle mani del sistema politico, in forme probabilmente più
subdole di quelle antecedenti la riforma del '90.
Prima della riforma Amato, infatti, c'era una strana commistione: decine di
banche (in particolare le Casse di risparmio) molte delle quali tra le
principali del paese (basti pensare alla milanese Cariplo) erano di
proprietà di istituzioni senza scopo di lucro. In queste banche presidenti
e amministratori erano di nomina politica, con la Dc e il Psi a fare la
parte del leone. Quello di Amato nel '90 fu quasi un blitz: riuscì a
imporre la separazione tra proprietà degli istituti e gestione delle
banche. La proprietà passò alle Fondazioni, mentre le banche diventarono
Spa. Ciampi nel '95 accentuò la separazione, imponendo la cessione di
almeno il 51% del capitale degli istituti bancari controllati. Antonio
Fazio, nell'ultima assemblea di Bankitalia, ha lodato le Fondazioni
sostenendo che "hanno svolto un importante ruolo nelle privatizzazioni;
partecipano ai nuclei stabili che hanno contribuito a formare con le
dismissioni". Poi ha spiegato che le Fondazioni "non debbono intervenire
nella gestione delle aziende e i loro esponenti non possono assumere
cariche negli enti bancari partecipati". Insomma, il governatore sembrava
soddisfatto. Ora, invece, ci fanno sapere che Fazio appoggia la "riforma"
di Tremonti. Perché? E perché il Polo fa quadrato attorno a Tremonti? Che
effetti produrrà l'emendamento alla finanziaria?
Il primo sarà l'azzeramento degli attuali vertici delle Fondazioni. I nuovi
saranno a maggioranza espressione degli enti locali dove il Polo stravince.
Saranno gli uomini del Polo a decidere come le Fondazioni spenderanno le
"erogazioni" che cadranno a pioggia unicamente sulle regioni più ricche,
visto che la maggioranza delle 89 Fondazioni (soprattutto le più ricche) è
localizzata al Centro-Nord. Soldi che saranno finalizzati surrogando la
spesa pubblica (e quindi generando risparmi sul bilancio dello stato, come
esplicitamente ammesso dall'emendamento di Tremonti).
Secondo punto: le Fondazioni dovranno cedere o ridimensionarie
sostanziosamente le loro partecipazioni bancarie. Chi comprerà, chi
assumerà il controllo delle banche? e a che prezzi? I soldi dello "scudo
fiscale" che rientreranno dall'estero serviranno per questo scopo? Terzo:
le partecipazioni delle Fondazioni nelle banche saranno gestite da chi non
vende da Sgr, società di gestione del risparmio, i cui vertici saranno
nominati dallo stesso Tremonti. Ultimo punto: le Fondazioni e le banche da
loro controllate hanno un ruolo non indifferente nei delicati assetti
dell'intero sistema bancario. C'è chi appoggia Mediobanca, chi le fa la
guerra. Forse non è un bel gioco, ma sarà truccato se Tremonti e Berlusconi
faranno delle Fondazioni tanti soldatini al servizio unicamente della corona.