alta velocita': lo strappo delle ferrovie



dal corriere della sera di sabato 1 aprile 2000
    Deciso lo scioglimento del contratto con il consorzio guidato da Iri,
    Astaldi e Impregilo

Alta velocità, strappo delle Fs 

    Rottura con i costruttori della Verona-Venezia: troppo
    onerosi 

    ROMA — Stava già per accadere qualche mese fa con la tratta
Milano-Bologna, ma alla fine    il consorzio Cepav Uno, guidato dall’Eni,
aveva ridimensionato le sue pretese economiche e     salvato il suo
contratto. Ma stavolta la linea dura delle Fs ha portato a una clamorosa
rottura:    la Tav, la società controllata da Fs al 100% che si occupa di
costruire le nuove linee     ferroviarie ad alta velocità, ha deciso di
sciogliere il contratto con il consorzio Iricav Due per     la costruzione
della Tratta Verona-Venezia. Nella complessa architettura dell’Alta
velocità il    consorzio Iricav Due faceva capo inizialmente all’Iri, uno
dei tre general contractors  dell’operazione. Ma, dopo che l’Iri è uscito
dal settore delle costruzioni con la vendita di  Italstrade e Condotte, il
consorzio Iricav Due ha oggi come maggiori protagonisti l’Impregilo e il
gruppo Ferrocemento.La decisione della Tav di rompere il contratto è nata
dalla controversia sul prezzo per la     costruzione del primo troncone di
cui sono stati approvati i progetti. Si tratta dei 24 chilometri tra Padova
e Mestre. Il prezzo ritenuto congruo dalla Tav era attorno agli 870
miliardi, mentre il consorzio si è attestato su una richiesta superiore del
34%, vicina ai 1.200 miliardi. Il consiglio della Tav, presieduto da
Umberto Bertelè, ha così deciso all’unanimità «di dar corso agli atti
finalizzati allo scioglimento del rapporto contrattuale per l’intera linea
Verona-Venezia». E ha già deliberato di chiedere alle Fs, che nella vicenda
rivestono il ruolo di ente concedente, l’autorizzazione ad affidare la
costruzione della Padova-Mestre attraverso una gara europea.Del consorzio
Iricav Due fanno parte Ansaldo Trasporti (gruppo Finmeccanica), Del
Favero,Impregilo, Fintecna (gruppo Iri), Italstrade (gruppo Astaldi),
Salini Costruttori, Condotte (gruppo Ferrocemento) e Torno. L’affidamento
della tratta Verona-Venezia era avvenuto nel 1991 attraverso una
convenzione. Come per tutte le altre tratte dell’Alta velocità (affidate
come general contractors all’Iri, all’Eni e alla Fiat) i contratti furono
fatti appena in tempo per evitare l’obbligo di ricorrere a gare europee.
Una procedura che ha dato luogo a dubbi, tanto    che la stessa Autorità
Antitrust si è occupata della vicenda con una lunga istruttoria peraltro
conclusa da una controversa sentenza «assolutoria». Più volte, nel corso
degli ultimi anni,l’Alta velocità è salita alla ribalta in occasione di
varie indagini giudiziarie legate ai diversi filoni di Mani pulite: i
magistrati hanno avuto ripetutamente a che fare con indizi e testimonianze
a proposito di tangenti che sarebbero state pagate o solo concordate per la
spartizione degli appalti.Dopo l’arresto di Lorenzo Necci, costretto nel
settembre del ’96 a lasciare la guida delle Fs dopo sette anni durante i
quali era stato tra l’altro il grande regista dell’operazione Alta
velocità, la nuova gestione guidata da Claudio Demattè e Giancarlo Cimoli
ha affidato a Bertelè il difficile compito di gestire la complessa eredità
Tav, fatta soprattutto di un inestricabile intreccio contrattuale. La
rottura decisa sulla Verona-Venezia realizza per la prima volta gli auspici
di molti critici dell’operazione. E potrebbe essere solo l’inizio.
Giorgio Meletti