La Sardegna oggi nella lotta contro le basi della guerra.




Il Comitato Nazionale per il Ritiro delle truppe dall'Iraq ha accompagnato
Walden Bello in un breve ma intenso giro di conferenze in Sardegna,
precisamente il 26.4.05 Sassari, ed il 27.4.05 Cagliari.
In questi due giorni siamo stati ospiti dalle associazioni e dai comitati
che si battono contro le basi ed i poligoni di tiro che infestano il
bellissimo territorio isolano.
Negli incontri preliminari e successivi alle conferenze abbiamo potuto
costatare perché oggi il movimento contro le basi della guerra è così forte
nell'isola.

La base statunitense della Maddalena, che vede la presenza massiccia di
sommergibili nucleari, il Poligono di Capo Frasca e di Decimomannu, con i
suoi F16 adibiti a trasporto ordigni nucleari, le costanti esercitazioni
navali che impediscono il lavoro ai pescatori di Capo Teulada, l'asfissiante
presenza, all'interno del parco naturale, della base di Salto di Quirra sono
i nodi principali di un reticolo incredibile di insediamenti militari, unico
per quantità e qualità in rapporto a tutti i territori europei.
Questa rete, oltre ad annichilire ogni prospettiva di sviluppo, danneggia
gravemente la flora, la fauna e soprattutto la salute degli abitanti:
inquinamento delle falde freatiche, continue ed accertate  denunce di
malformazioni negli animali, aumenti esponenziali di casi di tumori maligni
in prossimità delle basi, malformazioni in neonati, come denunciato anche
dal sindaco di Villa Putzu (Forza Italia) Antonio Pili.

Testimonianze drammatiche ci sono venute durante l'incontro all'Università
di Cagliari, quando al mesto silenzio dei genitori del caporale maggiore
degli alpini Valery Melis, ammalatosi di linfoma dopo quattro missioni nei
Balcani e morto il 4.2.2004 si è aggiunta la denuncia mesta ma combattiva di
Marco Diana, Ufficiale del corpo dei granatieri di Sardegna - ammalatosi di
tumore in Iraq - e del padre di Giovanni Pilloni, militare ammalatosi di
tumore dopo esposizione in zone conflittive a Nassirya.
Importante è stato anche l'intervento dell'avvocato Carlo Dore del Comitato
"FIRMA SA BOMBA" che ha illustrato i contenuti del ricorso al TAR Sardo
contro il pronunciamento dell'Ufficio Regionale del referendum della Regione
Autonoma della Sardegna. La partita sulla possibilità di un referendum
consultivo contro le servitù militari non è chiusa: il 6 luglio ci sarà la
sentenza del TAR Sardo, e nel caso di una risposta negativa si ricorrerà
alla Corte di Giustizia Europea. E' superfluo rilevare il valore politico
della possibilità di svolgere un referendum in Sardegna, e l'effetto di
trascinamento che potrebbe avere anche in altre regioni italiane.

Non sorprende, di fronte a questa drammatica situazione, lo sviluppo del
movimento contro un siffatto sistema di guerra e di morte.
Le dichiarazioni di questi giorni del Presidente della Regione Renato Soru
sono una conferma ed una presa d'atto delle dure lotte popolari espressesi
ultimamente nelle mobilitazioni dei pescatori di Capo Teulada, dei cittadini
della Maddalena e nella manifestazione dello scorso 19 marzo a Cagliari,
quando oltre 2.000 persone sono scese in piazza con la parola d'ordine "VIA
LE BASI DALLA NOSTRA TERRA!"

Nel prendere posizione, Soru in questi giorni dichiara di voler procedere ad
una  forma molto concreta di "Resistenza pacifica" all'interno del comitato
paritetico per le servitù militari dove, insieme ai militari, siedono
rappresentanti dell'amministrazione regionale e dei Comuni che cedono
territori alle basi. «D'ora in poi - dice Soru - i nostri rappresentanti nel
comitato paritetico respingeranno qualsiasi richiesta arrivi dai militari».
La procedura in questi casi dice che se il comitato paritetico si oppone ad
una richiesta dei militari  il Ministero della Difesa può, attraverso un
decreto, rendere ugualmente operativa la richiesta, sulla base di «superiori
esigenze d'interesse nazionale».
In questo caso, però, la Regione può opporsi al decreto del Ministero,
sollevando la questione in Consiglio dei Ministri. L'ultima parola spetta al
Consiglio dei Ministri, in una riunione che è convocata per discutere del
contenzioso e alla quale partecipa anche il Presidente della Giunta
Regionale. Si andrà così al confronto istituzionale al livello più alto,
quello del governo nazionale.

Il Comitato Nazionale per il ritiro delle truppe dall'Iraq si auspica che
alle parole seguano i fatti, che quest'atteggiamento giusto e risoluto possa
divenire battistrada per i Presidenti delle Regioni che ospitano altrettante
e pericolosissime basi USA, NATO ed italiane, impegnate in questi anni ed in
questi giorni nelle guerre di aggressione nel Balcani ed in Medio Oriente.
Pensiamo alla Toscana, al Veneto, all'Emilia Romagna, alla Sicilia,
sicuramente alla Puglia, dove il nuovo Presidente Nichi Vendola, espressione
della parte più avanzata del centro sinistra potrà accogliere e rilanciare
questa proposta coerentemente pacifista proveniente dalla Sardegna, che
potrebbe aiutare a stoppare sul nascere il progetto statunitense di
insediare un comando navale avanzato nel porto di Taranto.

Intorno a questa presa di posizione proveniente dalla Sardegna si potrebbe
creare, se ci sarà una chiara volontà politica, un fronte di Regioni
potenzialmente in grado bloccare i meccanismi materiali della guerra che
ogni giorno devasta l'Iraq, l'Afghanistan e che incombe su altri paesi.
Se alle parole seguiranno i fatti il movimento contro la guerra nel nostro
paese troverebbe una sponda ben più forte di quella sino ad oggi data dai
livelli centrali della rappresentanza politica di centro sinistra.

E' questa una strada, sicuramente non l'unica, che crediamo valga la pena
intraprendere per il movimento contro le basi, nel suo attuale impegno a
rilanciare la battaglia, divenendo nel contempo verifica concreta delle
tante dichiarazioni pacifiste le quali poi, spesso, alla prova dei fatti,
appaiono di maniera ed inconcludenti. Molto dipenderà dalla nostra
mobilitazione su richieste precise, in grado di mettere di fronte alle
proprie responsabilità alcune Regioni, governate da esponenti o partiti
"sensibili" ai temi in questione, a adottare posizioni più coraggiose.

COMITATO NAZIONALE PER IL RITIRO DELLA TRUPPE DALL'IRAQ
Viadalliraqora at libero.it

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  Comitato sardo Gettiamo le Basi

Il presidente Soru, finalmente, pare porsi in sintonia con le richieste del
movimento e di pezzi delle istituzioni del popolo sardo.
Dal 2002, data di presentazione dei progetti Usa di costruzione della nuova
imponente base atomica a S.Stefano-La Maddalena, i rappresentanti civili del
CoMiPa indicati dalle forze del centrosinistra "non esprimono parere
favorevole", cioè respingono sistematicamente i progetti o la programmazione
delle esercitazioni delle Forze Armate. La resistenza spontanea di una parte
del CoMiPa, non sostenuta fino in fondo dalla precedente amministrazione di
destra (...e non poteva essere altrimenti!) ha prodotto, non solo un
rallentamento dell'iter burocratico che sottende le varie attività militari,
ma anche un dibattito pubblico sul tema scottante della schiavitù militare
inflitta all'isola.
La novità è la volontà politica del Presidente della Regione Autonoma di
Sardegna di dare organicità e continuità ad una prassi spontanea di
resistenza istituzionale e di assumerla in pieno anche se con un ritardo
difficilmente superabile per quanto concerne i lavori della US Navy in corso
a La Maddalena.
Questo primo passo concreto dopo dieci mesi di governo apre uno spiraglio
alle aspettative che il Presidente s'impegni con determinazione fattiva e
faccia propri, nell'ambito delle sue competenze, anche gli altri mezzi e
strumenti d'intervento che il movimento indica da tempo:
  1 La Regione, così come ha fatto per tutelare i sardi desaparecidos in
Argentina, si costituisca parte civile per appurare le responsabilità della
"sindrome Quirra-Escalaplano" e ottenere il risarcimento alle famiglie
vittime delle attività del poligono della morte Salto di Quirra.
2 La Regione impugni la vergognosa bocciatura del referendum sulla base Usa
di La Maddalena pronunciata dall'Ufficio Regionale e contribuisca a portare
avanti la causa nelle varie sedi nazionali e internazionali.

In Sardegna da alcuni anni ha incominciato a spirare un vento nuovo,
l'insofferenza verso l'usurpazione militare che mortifica l'isola sta
diventando un vento di maestrale e la mera resistenza istituzionale tende a
configurarsi, a ritmi accelerati, come uno strumento troppo debole per
rispondere alle esigenze pressanti di un popolo che pretende di liberarsi
dal destino eterodiretto di complice passivo e vittima rassegnata delle
politiche di guerra, un popolo che pretende di decidere il suo futuro e il
ruolo della sua isola in un Mediterraneo di Pace.

Comitato sardo Gettiamo le Basi

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Cosa avrebbe potuto fare il Presidente e cosa può ancora fare.
Il volantino che segue è la sintesi estrema di un documento di circa 10
pagine consegnato lo scorso settembre dal comitato referendario "Firma sa
Bomba" al presidente Soru, ai presidenti di commissione, ai capogruppo del
Consiglio regionale. Le proposte avanzate per La Maddalena sono ovviamente
estensibili nella loro sostanza anche ai vari poligoni che penalizzano la
Sardegna e le altre regioni d'Italia.

****VOLANTINO 4 ottobre 2004 **********

Per favorire l'abbandono di S. Stefano in "amicizia" da parte dei
sommergibili statunitensi, il Presidente della Regione può e deve utilizzare
tutti gli strumenti di legge di cui ha facoltà. In particolare, secondo
l'ordine del giorno del Consiglio regionale che ha stabilito "lo
smantellamento in tempi ragionevoli e definiti" (28-1- 2004), può e deve
ricontrattare la presenza e il potenziamento della base nucleare:
1 · chiedere il blocco dei lavori;
2 · chiedere la verifica tecnica dello stato di esecuzione del progetto;
3 · convocare di propria iniziativa il Comitato Misto Paritetico per il
riesame del progetto di "migliorie";
4 · esercitare il diritto sancito dall'art.3 l.898/76 di essere posto a
conoscenza degli accordi internazionali bilaterali segreti richiamati dal
decreto del Ministro della Difesa di autorizzazione dei lavori abusivi da
parte della US Navy;
5 · concordare con i rappresentanti regionali il parere negativo;
6 · procedere con l'opposizione sino al Consiglio dei Ministri;
7 · richiedere, in subordine, il progetto esecutivo per i "suggerimenti"
previsti dall'accordo Governo-Regione del 14 gennaio 2004.


 La piena competenza regionale sulla sicurezza sanitaria ed ecologica delle
popolazioni e dei territori della Sardegna può e deve esercitarsi con:
*  la richiesta alla Prefettura di adempire agli obblighi di legge (dl
230/95) rendendo pubblico il Piano di emergenza nucleare e di evacuazione
* la ristrutturazione radicale dell'attuale rete di monitoraggio predisposta
a "NON trovare" radionuclidi e altri elementi contaminanti riconducibili ai
reattori nucleari dei sommergibili;
* l'addebitamento del costo della ristrutturazione complessiva e della
gestione del sistema di controllo nucleare allo Stato nazionale, con
specifici fondi integrativi;
* l'istituzione di una Commissione scientifica per la riprogettazione dell'
intero sistema di sicurezza e per l'esercizio del controllo sul corretto
funzionamento del sistema.


L'intervento istituzionale della Regione può e deve porsi in sintonia con il
movimento popolare sardo. Il Presidente Soru può e deve attivarsi per:
· togliere il bavaglio imposto al popolo sardo dall'Ufficio Regionale del
Referendum
· ristabilire il diritto del popolo sardo di esprimere la sua opinione con
il referendum sulla presenza in Sardegna di basi nucleari straniere.


   Comitato sardo Gettiamo le Basi
    tel 070823498  338 6132753