news sul piano d'evacuazione della maddalena



 da  il giornale di sardegna    gallura del  7\5\2005

La Maddalena. In caso di incidente nucleare i medici isolani dovrebbero
essere preparati ma nessuno ha ricevuto istruzioni


Non si conoscono
le procedure
e gli strumenti
operativi
di intervento
per far fronte
a eventuali disastri
Una nave statunitense a La Maddalena


Sommergibili a Santo Stefano
ALESSANDRA DELEUCHI

BUIO COMPLETO per imedici
maddalenini che, non
certo per colpa loro, non
dispongono né delle informazioni
né dei mezzi necessari per fronteggiare
l'eventualità di un incidente
nucleare. Sono loro i primi
ad essere chiamati in causa senza
saperlo. A farlo è la bozza del piano
di emergenza, che richiede un
loro intervento nella prospettiva
di inquinamento da radiazioni.
«Nessuno ci ha contattato»
«Risulta di stretto interesse medico
la prevenzione secondaria
il cui scopo principale è quello di
limitare le conseguenze dell'incidente
già avvenuto», si legge
nel piano, e il dottor Sergio
Brundu, uno dei medici condotti
presenti a La Maddalena, dichiara
di «non aver mai visto alcun
piano di emergenza prima
d'ora e di non essere mai stato
contattato da alcuno per essere
informato sulle procedure di intervento
» da tenersi in caso di
inquinamento radioattivo.
Una situazione non certo facile,
e sarebbe bene saperne di più.
Ma oggi, se si dovesse verificare,
quali strumenti operativi ed
informativi avete a disposizione
per difendere i vostri pazienti?
Nessuna struttura competente
ha richiamato la nostra attenzione
su questa possibilità. Ancor
meno, per quanto ne sappia,
nessun sistema operativo tecnico
sanitario di emergenza è stato
collaudato in funzione dei
gruppi di I livello, neanche attraverso
simulazioni. Considerata
l'importanza strategica di medici
naturalmente già distribuiti
sul territorio, questi andrebbero
formati sull'evenienza di un incidente
nucleare, in modo mirato
».
Lei che cosa propone?
Lo stesso allarme simulato attraverso
la sua ripetitività, consentirebbe
l'assimilazione dell'operatività
tecnica e padronanza
psicologica operativa.
Conoscenza tecnica e controllo
psicologico rappresentano, a
mio avviso, gli ingredienti essenziali
su cui andrebbero formati
i sanitari sia al I che al II live
llo. Nessuno sa niente quindi,
nemmeno il medico, non certo
per colpa sua, e dire che, per
molti, è quasi come il prete,
il
primo dal quale si andrebbe, in
caso di allarme radioattivo.
Il parere dell'Apat
Un problema che si è posto anche
il senatore Gianni Nieddu
durante l'ultima indagine conoscitiva
sulla situazione ambientale
dell'Arcipelago. È l'Apat
(l'Agenzia per la protezione dell'ambiente
e servizi tecnici) a rispondere:
«È compito delle autorità
preposte alla tutela dell'ordine
pubblico attivare i piani
di sicurezza e disporre l'eventuale
evacuazione della popolazione

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NEL MONDO
In America è tutto chiaro
Anche a San Diego, in California, come a
La Maddalena è presente una base di
appoggio per sommergibili nucleari
simile a quella installata nell'Arcipelago.
La differenza è che il piano di emergenza
americano, previsto in caso di incidente
nucleare, pensa a tutta una serie di
interventi sanitari precisi da effettuarsi in
caso di incidente da radiazioni, a
differenza del piano maddalenino che,
oltretutto è solo un bozza ferma dal
2003, in attesa di essere resa definitiva.
Facilmente reperibile navigando su
Internet, "L'Emergency Plan San Diego
County" è diviso in sezioni specifiche, che
indicano chi e come dovrà intervenire, gli
interventi sanitari e le competenze
mediche necessarie. Sono solo tre i piani
di emergenza italiani ad essere stati
"declassificati" di recente. Quelli di La
Spezia, di Gaeta e di Taranto. Rimangono
invece coperti da segreto, quelli di otto
degli undici porti in cui transitano o
sostano unità navali a propulsione e
armamento nucleare, tra questi Augusta,
Brindisi, Cagliari, La Maddalena, Livorno,
Napoli, Trieste e Venezia.

 (a. d.)


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