Fw: Sardegna e comitato per il ritiro dall'Irak



 
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From: Marcao
To: G 8
Sent: Friday, May 06, 2005 9:01 PM
Subject: Sardegna e comitato per il ritiro dall'Irak

Subject: [vialebasi] Il Comitato Nazionale per il ritiro delle truppe in Sardegna insieme a Walden Bello

La Sardegna oggi nella lotta contro le basi della guerra.

 

Il Comitato Nazionale per il Ritiro delle truppe dall’Iraq ha accompagnato Walden Bello in un breve ma intenso giro di conferenze in Sardegna, precisamente il 26.4.05 Sassari, ed il 27.4.05 Cagliari. 

In questi due giorni siamo stati ospiti dalle associazioni e dai comitati che si battono contro le basi ed i poligoni di tiro che infestano il bellissimo territorio isolano.

Negli incontri preliminari e successivi alle conferenze abbiamo potuto costatare perché oggi il movimento contro le basi della guerra è così forte nell’isola.

 

La base statunitense della Maddalena, che vede la presenza massiccia di sommergibili nucleari, il Poligono di Capo Frasca e di Decimomannu, con i suoi F16 adibiti a trasporto ordigni nucleari, le costanti esercitazioni navali che impediscono il lavoro ai pescatori di Capo Teulada, l’asfissiante presenza, all’interno del parco naturale, della base di Salto di Quirra sono i nodi principali di un reticolo incredibile di insediamenti militari, unico per quantità e qualità in rapporto a tutti i territori europei.

Questa rete, oltre ad annichilire ogni prospettiva di sviluppo, danneggia gravemente la flora, la fauna e soprattutto la salute degli abitanti: inquinamento delle falde freatiche, continue ed accertate  denunce di malformazioni negli animali, aumenti esponenziali di casi di tumori maligni in prossimità delle basi, malformazioni in neonati, come denunciato anche dal sindaco di Villa Putzu (Forza Italia) Antonio Pili.

 

Testimonianze drammatiche ci sono venute durante l’incontro all’Università di Cagliari, quando al mesto silenzio dei genitori del caporale maggiore degli alpini Valery Melis, ammalatosi di linfoma dopo quattro missioni nei Balcani e morto il 4.2.2004 si è aggiunta la denuncia mesta ma combattiva di Marco Diana, Ufficiale del corpo dei granatieri di Sardegna – ammalatosi di tumore in Iraq - e del padre di Giovanni Pilloni, militare ammalatosi di tumore dopo esposizione in zone conflittive a Nassirya.

Importante è stato anche l’intervento dell’avvocato Carlo Dore del Comitato “FIRMA SA BOMBA” che ha illustrato i contenuti del ricorso al TAR Sardo contro il pronunciamento dell’Ufficio Regionale del referendum della Regione Autonoma della Sardegna. La partita sulla possibilità di un referendum consultivo contro le servitù militari non è chiusa: il 6 luglio ci sarà la sentenza del TAR Sardo, e nel caso di una risposta negativa si ricorrerà alla Corte di Giustizia Europea. E’ superfluo rilevare il valore politico della possibilità di svolgere un referendum in Sardegna, e l’effetto di trascinamento che potrebbe avere anche in altre regioni italiane.

 

Non sorprende, di fronte a questa drammatica situazione, lo sviluppo del movimento contro un siffatto sistema di guerra e di morte.

Le dichiarazioni di questi giorni del Presidente della Regione Renato Soru sono una conferma ed una presa d’atto delle dure lotte popolari espressesi ultimamente nelle mobilitazioni dei pescatori di Capo Teulada, dei cittadini della Maddalena e nella manifestazione dello scorso 19 marzo a Cagliari, quando oltre 2.000 persone sono scese in piazza con la parola d’ordine “VIA LE BASI DALLA NOSTRA TERRA!”

 

Nel prendere posizione, Soru in questi giorni dichiara di voler procedere ad una  forma molto concreta di “Resistenza pacifica” all’interno del comitato paritetico per le servitù militari dove, insieme ai militari, siedono rappresentanti dell'amministrazione regionale e dei Comuni che cedono territori alle basi. «D'ora in poi - dice Soru - i nostri rappresentanti nel comitato paritetico respingeranno qualsiasi richiesta arrivi dai militari».

La procedura in questi casi dice che se il comitato paritetico si oppone ad una richiesta dei militari  il Ministero della Difesa può, attraverso un decreto, rendere ugualmente operativa la richiesta, sulla base di «superiori esigenze d’interesse nazionale».

In questo caso, però, la Regione può opporsi al decreto del Ministero, sollevando la questione in Consiglio dei Ministri. L'ultima parola spetta al Consiglio dei Ministri, in una riunione che è convocata per discutere del contenzioso e alla quale partecipa anche il Presidente della Giunta Regionale. Si andrà così al confronto istituzionale al livello più alto, quello del governo nazionale.

 

Il Comitato Nazionale per il ritiro delle truppe dall’Iraq si auspica che alle parole seguano i fatti, che quest’atteggiamento giusto e risoluto possa divenire battistrada per i Presidenti delle Regioni che ospitano altrettante e pericolosissime basi USA, NATO ed italiane, impegnate in questi anni ed in questi giorni nelle guerre di aggressione nel Balcani ed in Medio Oriente.

Pensiamo alla Toscana, al Veneto, all’Emilia Romagna, alla Sicilia, sicuramente alla Puglia, dove il nuovo Presidente Nichi Vendola, espressione della parte più avanzata del centro sinistra potrà accogliere e rilanciare questa proposta coerentemente pacifista proveniente dalla Sardegna, che potrebbe aiutare a stoppare sul nascere il progetto statunitense di insediare un comando navale avanzato nel porto di Taranto.

 

Intorno a questa presa di posizione proveniente dalla Sardegna si potrebbe creare, se ci sarà una chiara volontà politica, un fronte di Regioni potenzialmente in grado bloccare i meccanismi materiali della guerra che ogni giorno devasta l’Iraq, l’Afghanistan e che incombe su altri paesi.

Se alle parole seguiranno i fatti il movimento contro la guerra nel nostro paese troverebbe una sponda ben più forte di quella sino ad oggi data dai livelli centrali della rappresentanza politica di centro sinistra.  

 

E’ questa una strada, sicuramente non l’unica, che crediamo valga la pena intraprendere per il movimento contro le basi, nel suo attuale impegno a rilanciare la battaglia, divenendo nel contempo verifica concreta delle tante dichiarazioni pacifiste le quali poi, spesso, alla prova dei fatti, appaiono di maniera ed inconcludenti. Molto dipenderà dalla nostra mobilitazione su richieste precise, in grado di mettere di fronte alle proprie responsabilità alcune Regioni, governate da esponenti o partiti "sensibili" ai temi in questione, a adottare posizioni più coraggiose.

  

COMITATO NAZIONALE PER IL RITIRO DELLA TRUPPE DALL’IRAQ

Viadalliraqora at libero.it

 

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  Comitato sardo Gettiamo le Basi
 
Il presidente Soru, finalmente, pare porsi in sintonia con le richieste del movimento e di pezzi delle istituzioni del popolo sardo.
Dal 2002, data di presentazione dei progetti Usa di costruzione della nuova imponente base atomica a S.Stefano-La Maddalena, i rappresentanti civili del CoMiPa indicati dalle forze del centrosinistra "non esprimono parere favorevole", cioè respingono sistematicamente i progetti o la programmazione delle esercitazioni delle Forze Armate. La resistenza spontanea di una parte del CoMiPa, non sostenuta fino in fondo dalla precedente amministrazione di destra (...e non poteva essere altrimenti!) ha prodotto, non solo un rallentamento dell'iter burocratico che sottende le varie attività militari, ma anche un dibattito pubblico sul tema scottante della schiavitù militare inflitta all'isola.
La novità è la volontà politica del Presidente della Regione Autonoma di Sardegna di dare organicità e continuità ad una prassi spontanea di resistenza istituzionale e di assumerla in pieno anche se con un ritardo difficilmente superabile per quanto concerne i lavori della US Navy in corso a La Maddalena.
Questo primo passo concreto dopo dieci mesi di governo apre uno spiraglio alle aspettative che il Presidente s'impegni con determinazione fattiva e faccia propri, nell'ambito delle sue competenze, anche gli altri mezzi e strumenti d'intervento che il movimento indica da tempo:
  1 La Regione, così come ha fatto per tutelare i sardi desaparecidos in Argentina, si costituisca parte civile per appurare le responsabilità della "sindrome Quirra-Escalaplano" e ottenere il risarcimento alle famiglie vittime delle attività del poligono della morte Salto di Quirra.
2 La Regione impugni la vergognosa bocciatura del referendum sulla base Usa di La Maddalena pronunciata dall'Ufficio Regionale e contribuisca a portare avanti la causa nelle varie sedi nazionali e internazionali.     
 
In Sardegna da alcuni anni ha incominciato a spirare un vento nuovo, l'insofferenza verso l'usurpazione militare che mortifica l'isola sta diventando un vento di maestrale e la mera resistenza istituzionale tende a configurarsi, a ritmi accelerati, come uno strumento troppo debole per rispondere alle esigenze pressanti di un popolo che pretende di liberarsi dal destino eterodiretto di complice passivo e vittima rassegnata delle politiche di guerra, un popolo che pretende di decidere il suo futuro e il ruolo della sua isola in un Mediterraneo di Pace.
 
Comitato sardo Gettiamo le Basi
 
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Cosa avrebbe potuto fare il Presidente e cosa può ancora fare. 
Il volantino che segue è la sintesi estrema di un documento di circa 10 pagine consegnato lo scorso settembre dal comitato referendario "Firma sa Bomba" al presidente Soru, ai presidenti di commissione, ai capogruppo del Consiglio regionale. Le proposte avanzate per La Maddalena sono ovviamente estensibili nella loro sostanza anche ai vari poligoni che penalizzano la Sardegna e le altre regioni d'Italia. 
 
****VOLANTINO 4 ottobre 2004 **********

Per favorire l'abbandono di S. Stefano in "amicizia" da parte dei
sommergibili statunitensi, il Presidente della Regione può e deve utilizzare tutti gli strumenti di legge di cui ha facoltà. In particolare, secondo l'ordine del giorno del Consiglio regionale che ha stabilito "lo smantellamento in tempi ragionevoli e definiti" (28-1- 2004), può e deve ricontrattare la presenza e il potenziamento della base nucleare:
1 · chiedere il blocco dei lavori;
2 · chiedere la verifica tecnica dello stato di esecuzione del progetto;
3 · convocare di propria iniziativa il Comitato Misto Paritetico per il
riesame del progetto di "migliorie";
4 · esercitare il diritto sancito dall'art.3 l.898/76 di essere posto a
conoscenza degli accordi internazionali bilaterali segreti richiamati dal
decreto del Ministro della Difesa di autorizzazione dei lavori abusivi da
parte della US Navy;
5 · concordare con i rappresentanti regionali il parere negativo;
6 · procedere con l'opposizione sino al Consiglio dei Ministri;
7 · richiedere, in subordine, il progetto esecutivo per i "suggerimenti"
previsti dall'accordo Governo-Regione del 14 gennaio 2004.
 

 La piena competenza regionale sulla sicurezza sanitaria ed ecologica delle popolazioni e dei territori della Sardegna può e deve esercitarsi con:
*  la richiesta alla Prefettura di adempire agli obblighi di legge (dl
230/95) rendendo pubblico il Piano di emergenza nucleare e di evacuazione
* la ristrutturazione radicale dell'attuale rete di monitoraggio predisposta
a "NON trovare" radionuclidi e altri elementi contaminanti riconducibili ai
reattori nucleari dei sommergibili;
* l'addebitamento del costo della ristrutturazione complessiva e della
gestione del sistema di controllo nucleare allo Stato nazionale, con
specifici fondi integrativi;
* l'istituzione di una Commissione scientifica per la riprogettazione dell'
intero sistema di sicurezza e per l'esercizio del controllo sul corretto
funzionamento del sistema.
 

L'intervento istituzionale della Regione può e deve porsi in sintonia con il movimento popolare sardo. Il Presidente Soru può e deve attivarsi per:
· togliere il bavaglio imposto al popolo sardo dall'Ufficio Regionale del
Referendum
· ristabilire il diritto del popolo sardo di esprimere la sua opinione con
il referendum sulla presenza in Sardegna di basi nucleari straniere.
 

   Comitato sardo Gettiamo le Basi
    tel 070823498  338 6132753