Re: SCIENZA & VITA: Eluana condannata a morte



Probabilmente, quella che Lei, Prof. Colombo e gli altri di dirittiglobali avete letto è la parte della mia e-mail, riportata nella sua risposta, che, a causa di uno scivolamento del mouse, mi è partita prima che potessi terminarla, tanto è vero che, leggendola, non ha molto senso compiuto. Le trascrivo quindi, di seguito, sia il testo integrale del mio intervento, che quello del Dr. Melazzini, anche se quest'ultimo intervente dovrebbe essere già in suo possesso. Voglio comunque precisare che una sentenza inappellabile come quella sputata su Eluana, sputa anche sulla possibilità, ad esempio, che tutti gli uomini hanno di cambiare le proprie scelte in conseguenza di una mutata opinione che ciascuno può aver maturato nel corso del tempo. Quale sicura attendibilità riveste un testamento biologico redatto oggi e applicato magari dopo dieci anni ad una persona che, non avendo la possibilità di confermarlo per impedimento a comunicare, potrebbe invece aver cambiato idea non solo durante gli anni di lucidità, ma soprattutto durante quelli che noi, dall'alto di una scienza tanto empirica quanto limitata come quella medica, abbiamo etichettato come stato di non ritorno e d'incoscienza assoluta? Quando mai la scienza ha dimostrato che, in assenza di attività cerebrale, ma nelle piene e spontanee funzionalità corporee, pur nell'incapacità di autonutrirsi (neanche nel coma vigile è possibile), vengano interrotte anche le facoltà dello spirito e dell'anima di una persona? In che condizioni e in che momento si spegne una vita della quale conosciamo pressoché niente? Sono la presunzione e la piccolezza umane che hanno convenzionato l'ugualianza: ELETTROENCEFALOGRAMMA PIATTO = MORTE BIOLOGICA. Posso essere anche d'accordo sulla morte biologica (del solo cervello), ma anche un animale, una pianta hanno qualcosa in più di un semplice involucro esterno che, per cause accidentali e confini sequenziali indefinibili con sicurezza, abbia perso il contatto con l'interiore che esula dalla sfera delle nostre aleatorie valutazioni.
Allora, adottando quello che per la massima parte delle nostre azioni ci viene concesso, con grande senso della nostra limitatezza di giudizio, come "beneficio del dubbio", non è preferibile scegliere sentenze di vita, anziché di morte? Tutto questo, naturalmente, alla luce della semplice deduzione squisitamente ed onestamente laica, ma non laicistica. Parlando con interlocutori in possesso di una fede matura, poi, il dialogo sarebbe completamente diverso.

Buona risurrezione.

Saverio

TESTO INTEGRALE DELLA MIA PRECEDENTE NOTA

Se Lei, illustre professore, fosse coerente, dovrebbe in questo contesto predicare anche la soppressione di TUTTE LE PERSONE, dato che tutti noi andiamo verso la morte. Se vogliamo invece ridurre i casi esclusivamente a coloro che LA MEDICINA NON PUO' CURARE PER GRAVE CARENZA CONOSCITIVA SIA SUL CERVELLO UMANO (secondo la scienza utilizzato, persino dagli stessi medici, al 10-15% delle reali potenzialità), SIA SU QUALSIASI MALATTIA CHE AFFLIGGE IL NOSTRO GENERE, per sconfiggere la quale sono necessari tempi e sperimentazioni interminabili, allora si dovrebbero sopprimere tutti i malati " DICHIARATI INCURABILI", o affetti da malattie sconosciute, o menomati nel corpo e nella mente, anche se, proprio per i tempi giurassici della scienza e della medicina, magari GIA' ESISTE UNA CURA, PUR SE ANCORA IGNOTA. Pensi solo a quante soppressioni sarebbero state necessarie prima della penicillina, o dei vaccini, o dei trapianti.
Ma, al di là di ogni considerazione, laica o religiosa che sia, ha proprio ragione lei, professor Colombo, nessuno può disporre a piacere di quanto no ha diritto di disporre. Io continuo ad essere dell'idea che NESSUN MEDICO, NESSUNO SCIENZIATO, NESSUN UOMO PUO' CREARE LA VITA, neanche di un animale, per cui NON E' NEMMENO AUTORIZZATO A TOGLIERSELA NE', TANTO MENO, A TOGLIERLA, solo perché esula dallo standard dell'efficientismo alienante e sfruttatorio che la nostra società post-moderna ha imposto ai suoi componenti. In caso contrario, le stesse leggi repressive di suicidi e omicidi dovrebbero essere emendate.
In realtà la valutazione dal lato esclusivamente produttivo della persona umana svuota di ogni diritto, pur inalienabile, i più deboli e i più emarginati. Hitler aveva motivazioni diverse, ma adottava gli stessi metodi. Tra l'altro una cosa mi suona molto strana: continuano ad arrivare messaggi di condanna delle certezze assolute, ma cosa affermano i cultori della morte se non la certezza che la loro soluzione è l'unica giusta? E tra i cultori della morte non a caso troviamo anche chi ha la certezza che un aborto sia la soluzione migliore per rimediare alla nostra leggerezza. Se poi vogliamo esaltare la libertà di scelta, è bene che si consideri anche la certezza che una libertà indipendente dalla verità è una vera e propria schiavitù, una prostituzione ai propri istinti, retaggio dell'animale che ci ha dato il solo corpo. Non per niente l'uomo deve fare i conti anche con mente e anima, che reclamano il proprio nutrimento. E nessun sondino né presidio sanitario è idoneo a garantire quest'ultimo.

Buona risurrezione a noi tutti.

TESTO DEL DOTTOR MELAZZINI

Melazzini: anch'io mangio grazie a un sondino, e dico che questa sentenza è un omicidio

venerdì 14 novembre 2008

«Ricorso inammissibile»: due parole tremende, per dire che tornare indietro non si può. La sentenza che condanna a morte Eluana Englaro non può essere cancellata, e il suo tragico effetto non può essere bloccato. Questo ha deciso ieri sera la Corte di Cassazione, respingendo il ricorso della procura di Milano.

Potrebbe essere l'ultimo atto, epilogo di una lunga vicenda in cui nessuno esce vincitore, e solo una persona, di certo, esce sconfitta: Eluana stessa. Di questa sconfitta è convinto Mario Melazzini, presidente della Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica (AISLA), e malato di Sla dal 2002. Una sconfitta che suona particolarmente tragica per chi, come lui, condivide con Eluana l'aspetto centrale di tutta questa vicenda: il fatto di mangiare e bere grazie all'aiuto di un sondino.

Dottor Melazzini, che cos'ha provato sentendo questa ultima sentenza?

Enorme tristezza. Anche se da qualcuno potrà essere vissuta come una vittoria, io dico che in queste situazioni non ci possono essere né vinti né vincitori, ma solo sconfitti. E una cosa esce sconfitta in particolare: la vita. Sentendo dichiarazioni di vittoria fatte anche da persone non direttamente coinvolte, mi vien da dire che forse dobbiamo interrogarci, come società che si dice civile, su quale sia il valore che diamo alla vita. È o no un valore assoluto? Alcuni dicono che è stata fatta la volontà di Eluana: ma come si fa a desumere la volontà, come accade nella sentenza, in base solo ed esclusivamente a modelli di vita? A me come cittadino, come persona e anche come malato questa cosa fa molto, molto male: la vita vista come accettabile solo se adeguata a certi modelli.

Cosa si sentirebbe di dire alla famiglia di Eluana?

Io mi sento vicino a quella povera famiglia, indipendentemente da tutto. Non so cosa faranno ora, e se effettivamente metteranno in pratica l'ultimo atto, che non sarà un accompagnamento ma un vero e proprio omicidio. Questo mi sembra doveroso dirlo, come uomo ma anche e soprattutto come medico: l'alimentazione e l'idratazione non sono strumenti terapeutici, e come tali non sono mai identificabili come atto di accanimento terapeutico. Eluana non è una persona malata: Eluana è solo disabile.

Ciò che ieri ha stupito è l'aridità di una sentenza che giudica tecnicamente inammissibile un ricorso: un semplice meccanismo giuridico, che decide della vita di una persona.

Questa è la cosa che io trovo veramente assurda, e cioè che riguardo a un valore e un bene inalienabile e indisponibile si possa decidere sul da farsi solo ed esclusivamente in base a uno strumento giuridico. Questo sia detto con tutto il rispetto per il lavoro della magistratura. Ma il fatto che i magistrati giudichino inammissibile il ricorso solo dal punto di vista procedurale, e non per i contenuti, forse dovrebbe far concludere che non abbiano preso bene in visione quello che dice l'articolo 2 della Costituzione. Si cita sempre e solo l'articolo 32, e non si ricorda mai che all'articolo 2 si parla di «diritti inalienabili» da riconoscere e garantire. Comunque, fa male e dà molto da pensare il fatto che in un'aula fredda di tribunale vengano decisi alcuni valori che sono indiscutibili.

Cosa accadrà ora? Molti pensano che sia un semplice automatismo: si stacca una spina e tutto finisce. Ma cosa accadrà realmente ad Eluana, se si dovesse dare esecuzione alla sentenza?

L'idea che il tutto possa risolversi con una sorta di automatismo è figlia di una concezione, gravissima, secondo cui in realtà Eluana non è più una persona viva. Basta staccare una spina, il sondino, e punto e a capo. Non sarà così: morirà di fame e di sete, cioè con una delle morti più atroci che ci possono essere. Questo è doloroso ma deve essere detto, visto che molti pensano e affermano che quella di Eluana non è vita. Io posso affermare, come medico, che sarà una morte atroce, e dovrà essere "controllata", come accaduto nel caso di Terry Schiavo. Alcuni fautori di questa sentenza e presunti uomini di scienza sostengono che il danno subito da Eluana a livello corticale, cioè della corteccia cerebrale, coinvolgerebbe anche le strutture deputate al controllo della sete e di alcune sensazioni, come il dolore. Ma se fosse così non ci sarebbe ragione di trattare con analgesici maggiori le ultime ore della vita, come accaduto con la povera Terry Schiavo. A Terry furono date forti dosi di morfina. È come mettersi a posto la coscienza, nel caso in cui quella teoria fosse erronea. Significa che presumiamo che lei proverà grande dolore.

La sua malattia costringe anche lei, come Eluana, alla nutrizione attraverso il sondino: che effetto le fa sentire che questa condizione possa essere considerata in contrasto con la dignità della vita?

Mi sento profondamente offeso come malato, e non solo per me, ma anche per i tanti malati che si trovano in condizioni simili a quelle di Eluana, con alimentazione e idratazione artificiale. Tutte queste persone hanno la loro vita; e la vita ha un valore intorno al quale non possono essere prese decisioni, come se la dignità fosse legata al concetto di qualità. Io ne sono estremamente convinto: la dignità di ogni vita ha un carattere intrinseco, ontologico. Mi è rimasta impressa un'intervista fatta alle persone che accudiscono Eluana. Dicevano: «oggi Eluana è molto bella». Perché nessuno parla del fatto che ci sono persone che si occupano di lei, che la vestono, la cambiano, le fanno fare fisioterapia. Per una persona morta sarebbe tempo sprecato Ma Eluana è viva. Purtroppo si pesa spesso che casi come questo, che danno molto disagio, sia molto meglio risolverli. E la cosa più grave è che tutto questo ci distrae da tutti gli altri soggetti che sono a carico delle famiglie, le quali hanno bisogno di strumenti e di sostegno economico per portare avanti queste situazione. Sono costretti a lottare per essere liberi di vivere. È un paradosso: è più tutelata la decisione di interrompere una vita che non la scelta di chi vuole continuare ad esercitare un diritto sacrosanto, come la vita stessa. E così la scelta della vita diventa una battaglia quotidiana.



Il giorno 19 novembre 2008 3.04, Arrigo Colombo <arribo at libero.it> ha scritto:
Movimento per la società di giustizia e per la speranza
Caro Luca,
                  trovo strano che tu dica che non ci si debba interessare di una persona sofferente e morente, e dei suoi cari che pure soffrono, e del suo problema. E che non si debba discutere di questo problema cercando di risolverlo, se possibile.
Trovo molto interessante, e anche simpatico, il testamento biologico di Leonardo che hai riportato.
Un saluto fraterno da Arrigo Colombo
 
 
----- Original Message -----
From: Luca Bigolin
Sent: Tuesday, November 18, 2008 4:10 PM
Subject: Re: SCIENZA & VITA: Eluana condannata a morte: L'ESECUZIONE SIA PUBBLICA, CON TESTIMONI E VIDEO

Sinceramente mi sono un po' stancato delle vostre certezze, da una parte e dall'altra. E non ve le invidio per niente. Ma chi siete voi per parlare di una persona, di una famiglia, di un padre, di una sofferenza che nemmeno immaginate.
Ma a voi cosa cambia se questa ragazza rimane sdraiata a letto per i prossimi 50 anni o se viene sepolta domani? La conoscete? Avete mai parlato con lei? con suo padre? con i suoi amici?
Detentori di certezze e diritti che nessuno vi ha chiesto. Se vi dovesse capitare (e non ve lo auguro) siete liberi di stare e di costringere la vostra famiglia a tenervi in stato vegetativo finchè la medicina sarà in grado di farlo. Agli altri non posso dire che sono liberi di farsi staccare la spina perchè in questo stato comandato dal vaticano purtroppo nessuno può permettersi di pensarla diversamente da loro e per il momento non si può scegliere.

Spero che finalmente lascino fare sta benedetta legge sul testamento biologico. Cosicchè i vari cattolici sono liberi di starsene sdraiati e incoscenti per anni, senza costringere anche gli altri a fare secondo il loro pensiero. Saremo liberi anche in questo stato delle banane di pensarla in maniera diverse l'uno dall'altro no?
Sinceramente mi schifate a parlare e scrivere continuamente il nome di questa persona come se fosse vostra sorella. Se proprio qualcuno deve parlare mi piacerebbe fosse qualcuno che è vicino a queste sofferenze. Che se ne guardano bene dal farlo. Ci sarà pure un motivo no?

Parecchio tempo fa ho letto su un blog questo "testamento". Ho impiegato un po' a ritrovarlo. Vi invito a leggerlo, soprattutto le prime righe. Non sarà identico a quello che ha fatto Eluana, ma il senso mi sembra chiaro.

Il qui presente, nel pieno benché effimero possesso delle proprie dignitose facoltà mentali,
qualora un incidente o una patologia lo costringessero in un letto, assistito da costosi macchinari da cui dipenderebbe la sua vita, in uno stato d'incoscienza protratto per tre anni almeno,

chiede

– che non si dia risalto mediatico alla cosa: la gente nasce e muore tutti i giorni;
– che i politici restino a distanza: sarebbe un Paese migliore se le leggi non si facessero pensando sempre al caso particolare;
– che gli opinionisti si tengano le loro opinioni: grazie, ho già le mie (in particolare, sarebbe carino da parte di Giuliano Ferrara lasciarmi morire in pace, visto che è una vita che mi affligge con opinioni non richieste);
– che i cantanti facciano i cantanti. O vogliono dire una preghiera? Va bene, ma in silenzio, non in prima pagina.
– che i preti facciano i preti – che pensino cioè a consolare vedove e orfani, e non a inventarsi bislacche etiche pro-life che, per quanto ho potuto appurare, dal Vangelo non risultano. E io il Vangelo un po' l'ho letto, Santi Padri. Comincia con un vecchio Santo che chiede di morire; prosegue con un uomo, figlio di Dio, che a un certo punto decide di morire. Proprio così: il padre gli lascia la libertà di scegliere, e lui decide. Quando un amico lo prende in disparte per dissuaderlo, lui gli risponde: Vade retro Satana. Non so se mi sono spiegato: Vade Retro Satana, perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini. Pecco certo di superbia nel paragonare il mio piccolo sacrificio a quello del Figlio di Dio: lui doveva mondare tutti gli uomini dal peccato originale, io vorrei soltanto che i macchinari, il tempo, le risorse e l'affetto che si spendono sul mio caso disperato vengano rivolte ad altri malati, più bisognosi di affetto, risorse, tempo e macchinari. Ma la vita è un dono, l'unico che mi resta, e dei doni si dispone a piacimento. Capisco che dire di No a un dono possa essere interpretato come un segno di scortesia: il mio però più che un No è un Grazie, mi è piaciuto, ma in queste condizioni non mi va più, ne ho avuto abbastanza, datene piuttosto un po' di più agli altri che ne hanno avuto meno.

– E quindi: che si stacchi la spina ai macchinari.
– Che si stacchi l'eventuale sondino che mi nutre. Qualora il dottore incaricato avesse difficoltà con la sua coscienza, chiuda gli occhi e faccia finta di toglierlo a Giovanni Paolo II.
– Che mi si somministri per favore qualche oppiaceo, nell'eventualità che pure nell'incoscienza io stia provando un po' di dolore. Se non si può fa lo stesso, ma ho sempre pensato che prima di morire mi sarebbe piaciuto provare qualche sostanza da cui mi sono saggiamente tenuto lontano da giovane.

È tutto? Sì, direi che è tutto.
E se poi l'anno dopo si scopre la cura? Beh, mi stupirei del contrario. È la storia della mia vita, no?


Saverio Benedetti ha scritto:
Se Lei, illustre professore, fosse coerente, dovrebbe in questo contesto predicare anche la soppressione di TUTTE LE PERSONE, dato che tutti noi andiamo verso la morte. Se vogliamo invece ridurre i casi esclusivamente a coloro che la medicina non può curare per GRAVE CARENZA CONOSCITIVA sia SUL CERVELLO UMANO (che viene utilizzato, anche dagli stessi medici, al 10-15% delle reali possibilità), DI UN METODO CHE, MAGARI TRA NON MOLTO TEMPO,  qui la persona già non c'è più e il suo corpo va verso la morte; e trattenerlo è abusivo, è farne un oggetto di cui si dispone a piacere, di cui non si ha diritto di disporre.

Il giorno 17 novembre 2008 13.10, Arrigo Colombo <arribo at libero.it> ha scritto:
Movimento per la società di giustizia e per la speranza
Ho letto la vostra dichiarazione e quella di Scienza e vita. Vi unisco un articolo che ho scritto per il "Nuovo quotidiano di Puglia".
Un saluto fraterno da Arrigo Colombo
 

Poter morire

di Arrigo Colombo

 

 

Finalmente la Cassazione ha dato il sospirato responso: Eluana Englaro può morire. Dopo 16 anni, dal gennaio 1992, quando un incidente di macchina le provocò un trauma al cervello cui seguì una necrosi irreversibile, ridotta allo stato vegetativo, mantenuta in vita con  alimentazione artificiale. Dopo una battaglia giudiziaria che nel luglio di quest'anno aveva raggiunto l'autorizzazione della Corte d'Appello di Milano, poi bloccata dalla Procura, finalmente la Cassazione respinge questo blocco, questo ricorso, e la poverina può morire. La buona morte, la morte liberatrice.

E subito insorge la polemica, il Vaticano grida all'omicidio. Col Card. Barragan, presidente del Pontificio consiglio per la salute; con Bagnasco, presidente della CEI; con Fisichella, che presiede la Pontificia accademia per la vita; con alti esponenti del potere ecclesiastico.

Ma le ragioni non sono chiare, perché di ragioni si tratta. Non è che vi sia un dettato divino, una rivelazione, una parola evangelica. È un problema di etica. Il Vaticano pretende di avere l'esclusiva dell'etica, di sapere lui solo qual'è l'azione giusta e virtuosa; mentre l'umanità, emancipatasi dalla chiesa, sarebbe caduta nel relativismo, nel lassismo, nell'arbitrio, nel tutto è permesso. È il discorso di papa Ratzinger, discorso frequente, intima persuasione. Che però è errato perché l'umanità, e proprio in quella modernità che la chiesa tanto detesta, che Pio IX ha condannato nel suo famoso Sillabo, una esemplare raccolta di tutti quei pretesi errori (tra i quali c'era la sovranità popolare, la democrazia); l'umanità è andata sviluppando un'etica molto salda e forte che è contenuta nelle Carte dei popoli (spesso chiamate Dichiarazioni dei diritti; che però sono sempre diritti-doveri), le quali si sono succedute lungo tutta  la modernità. Mentre la chiesa non aveva mai riconosciuto, fino a tempi recenti (al Concilio Vaticano II) fondamentali principi etici, come la libertà di coscienza (si veda la mostruosa persecuzione dei cosiddetti "eretici", bruciati a decine di migliaia sul rogo); o come la sovranità popolare. Fino a tempi recentissimi (cioè a fine secolo) non riconosceva l'illiceità della pena di morte, e cioè che lo stato non ha il diritto di uccidere il cittadino; e predicava la "guerra giusta", mentre la guerra è un fatto talmente atroce che non può mai essere giusto; sì che i conflitti tra popoli – come dice il trattato dell'ONU –  devono sempre esser risolti con la trattativa, mai con la guerra.

Difficile accettare la chiesa cattolica come un buon maestro di etica, per il fatto stesso che è un centro di potere, una struttura imperiale, ed è quindi sensibile alle ragioni (o pseudoragioni) del potere, alla "ragion di stato"; si veda il recente comportamento nel problema dei preti pedofili. In materia di etica, piuttosto che come maestra, è bene che la chiesa entri nella discussione come discepola, poiché i grandi principi li ha appresi dalla modernità laica. O, supposta questa acquisizione, che vi entri come partner della discussione, su di un piano di parità, e riconoscendo l'autorità degli esperti nei vari campi, la medicina ad esempio.

E quali sono le ragioni che adducono? Parlano di vita che non si deve mai sopprimere; ma qui si tratta piuttosto di vita umana, di persona umana, di eclissi o meno della persona quando è avvenuta la morte cerebrale ed è rimasto solo un residuo vegetativo, Parlano di accanimento terapeutico che in questo caso non ci sarebbe, perché non ci sono farmaci ma solo alimentazione forzata; che poi è un sofisma perché, si tratti di farmaci e macchinari o di alimentazione, la forzatura c'è. Adducono ragioni che vanno discusse come tutte, e che in verità non hanno grande peso perché qui la persona già non c'è più e il suo corpo va verso la morte; e trattenerlo è abusivo, è farne un oggetto di cui si dispone a piacere, di cui non si ha diritto di disporre.

D'altra parte questo interevento del potere ecclesiastico su di un dettato della Cassazione, cioè del supremo potere giudiziario dello stato, costituisce interferenza del religioso nel politico e trasgressione del Concordato. Come quando l'episcopato interviene sull'attività del parlamento e minaccia i parlamentari cattolici se approveranno una certa legge. Un comportamento trasgressivo, quello di questi alti prelati, un comportamento vizioso e non tollerabile. In realtà la chiesa cattolica, che per secoli ha tenuto lo stato sotto la sua tutela, ha acquisito un habitus perverso da cui non riesce a liberarsi; rimpiange quella lunga età di supremo potere non solo religioso ma politico, e in certo modo la perpetua.

Lo stato, poi, è rappresentato da gruppi politici che ne gestiscono il potere; e che spesso assecondano l'ingerenza ecclesiastica per non inimicarsela, per averne il favore, specie nell'incidenza elettorale. Il Centrodestra, in particolare; che ha varato la legge per la procreazione assistita sulla falsariga del decreto vaticano. Così ora s'invoca la famosa legge sull'eutanasia, sul testamento biologico ecc.; ma finché c'è il Centrodestra al governo, sarebbe opportuno farla? Quanto al Centrosinistra, sappiamo che su certe leggi avversate dal Vaticano è rimasto bloccato e impotente: aveva una scarsa maggioranza su cui pesava l'avversione dei cattolici conformisti.   

  

 

 


-- 
Luca Bigolin
luca.bigolin at 99studio.it
www.baccobar.wordpress.com


No virus found in this incoming message.
Checked by AVG.
Version: 7.5.524 / Virus Database: 270.9.6/1797 - Release Date: 18/11/2008 11.23