Se l’Italia si sveglia dal lungo inganno (di Piero Ottone)



Se l’Italia si sveglia dal lungo inganno
di Piero Ottone (“La Repubblica”, 18 giugno 2003)

Forse è un'illusione. Ma gli eventi delle ultime settimane, e in primo
luogo i risultati delle elezioni amministrative, m'inducono a credere che
il problema centrale della vita politica italiana stia cominciando a
sciogliersi. S'intravede, finalmente, la luce in fondo al tunnel.
Ma qual è, dunque, il problema centrale di cui parlo? Non è l'alternanza
fra destra e sinistra. L'alternanza presuppone l'esistenza di due partiti,
o due coalizioni, che offrano al paese due potenziali governi, di cui uno
sarà un po' meglio, l'altro un po' peggio, ma che sostanzialmente
s'equivalgono, perché sono della stessa natura, appartengono alla stessa
categoria. In Italia invece, da quando Berlusconi è comparso sulla scena
politica, abbiamo un'anomalia, diciamo pure una mostruosità. Un uomo
sconfinatamente ricco, totalmente spregiudicato, in grado di controllare
l'informazione tv nella totalità e quella scritta in modo più o meno
diretto, ha conquistato il potere, nonostante i suoi problemi con la
giustizia e nonostante la sua totale inconsistenza politica, e lo ha
esercitato, per lo meno fino a questi giorni, con potestà assoluta. Gli
stranieri hanno assistito, increduli e attoniti, a questo fenomeno
straordinario. In nessun altro paese evoluto dell'Occidente s'è visto
qualche cosa di simile.
L'anomalia costituita da Berlusconi è, per l'Italia, una perdita secca. È
una palla al piede. E un debito. Nella colonna del passivo, il danno è
sotto gli occhi di tutti. Lasciamo stare la leggerezza, l'impreparazione,
qualche arlecchinata. Il danno grave è nel rapporto con la giustizia.
Afflitto dai suoi problemi, il presidente dei Consiglio adopera il
Parlamento, e impiega tempo ed energie, per manipolare le leggi a suo uso e
consumo, e a protezione dei suoi amici e collaboratori, Previti in testa.
Per salvare la sua reputazione di fronte al mondo, si vede costretto a
gettare il discredito sulla magistratura italiana, accusandola di essere
politicizzata, inaffidabile, disonesta: accuse che hanno conseguenze gravi
fuori dei confini, e all'interno. Che bisogno aveva l'Italia di presentarsi
con questo volto al mondo intero?
Commentatori bene intenzionati hanno sostenuto l'opportunità del lodo
Maccanico per risparmiare al presidente del Consiglio l'umiliazione di
presentarsi in tribunale come imputato durante la presidenza dell'Unione
europea. A me sembra che il lodo, provvedimento chiaramente ad personam ,
aggravi la situazione invece di migliorarla. Solo una chiara dimostrazione
d'innocenza salverebbe la situazione.
Di fronte a questo impressionante passivo, che cosa offre in cambio al
paese Silvio Berlusconi? Quali vantaggi procura? La risposta è semplice:
non offre niente. Se avesse dimostrato di possedere una grande capacità di
governo, se fosse stato in grado di compiere miracoli, un'opinione pubblica
spregiudicata, magari un po' cinica, avrebbe chiuso un occhio di fronte al
danno, che sostanzialmente è un danno morale, e incamerato i benefici. Ma
dove sono questi benefici? Nessuna delle grandi promesse è stata mantenuta.
Gli stessi alleati di governo mostrano adesso impazienza e insofferenza. Un
presidente del Consiglio di cui i giornali stranieri scrivono che va in
missione all'estero per non presentarsi alle udienze in tribunale non è
destinato a conservare l'ammirazione e la fiducia dei suoi ministri.
Se questa è la situazione, bisogna adesso che l'opinione pubblica nel suo
insieme, dopo un periodo di stordimento (ci sono anche gli stordimenti
collettivi, quelli che Churchill chiamava "un quarto d'ora di follia"),
cominci a riacquistare la lucidità. Questo è a mio avviso il problema
centrale della vita politica italiana. Ebbene: forse è un'illusione, ma a
me sembra che il problema sia in via di soluzione. Anche se la strada sarà
lunga, gli italiani (quelli che si erano illusi) cominciano ad aprire gli
occhi. È famoso il detto di Lincoln: si possono ingannare tante persone
tante volte, ma non si possono ingannare tutte le persone tutte le volte.
Qualche mese fa, da queste colonne, avevo bonariamente consigliato a
Berlusconi di dimettersi, prima che le sue fortune tramontassero. Il mio
invito sembrava uno scherzo. Se però lo avesse seguito, Berlusconi avrebbe
salvato, oltre che l'Italia, anche se stesso.