[Pace] Ore di attesa e trepidazione per il pacifista ucraino Yurii Sheliazhenko



L’inizio dell’offensiva bellica russa iniziata la notte del 24 febbraio dell’anno scorso ha portato all’irruzione nella nostra quotidianità dei destini di Russia e Ucraina. Questa nuova guerra tra i due Stati alimenta ormai da un anno e mezzo un flusso informativo ininterrotto che ci sta accompagnando dagli schermi televisivi o di un computer, di un telefono o nella lettura dei quotidiani cartacei. Migliaia di notizie dal fronte, su cosa sta accadendo, sulle dichiarazioni dei due governi o di altri, questa guerra ce la stanno raccontando come non accadeva da tanti anni. O forse come mai prima, dal Vietnam all’Iraq fino alla Siria per citare i conflitti che più hanno mobilitato le coscienze nel mondo euro-statunitense. 

Sappiamo tutto, o quasi, sulle mosse e sulle intenzioni di PutinZelensky e dei loro governi, sappiamo tanto sull’evoluzione del conflitto sul campo. Molto meno su coloro che sono i veri protagonisti di questa guerra, che ne subiscono quotidianamente gli effetti, ovvero i civili. Tranne rarissimi casi le popolazioni russe ed ucraine sembrano non esistere, se non in alcuni bilanci di morti e feriti di alcuni attacchi. Anche se l’informazione main stream alle nostre latitudini sembra non accorgersene esiste una società civile che si mobilita e prende posizione, che chiede a gran voce di essere ascoltata. Ed è in larga parte contraria alle politiche dei propri governi, cercando di costruire un avvenire di pace. Nel febbraio scorso Europe for Peace e il Movimento Nonviolento hanno ospitato per una settimana tre esponenti delle società civili russa, ucraina e bielorussa. Kateryna Lanko (Ucraina), Darya Berg (Russia) e Olga Karach (Bielorussia) insieme sono intervenute in vari incontri pubblici per portare in Italia la voce dei loro popoli. Affratellate e unite dagli stessi ideali, sentimenti e speranze per il futuro dei tre Stati. In questi giorni la sorte di un altro esponente della società civile ucraina sta mobilitando anche organizzazioni italiane impegnate nella solidarietà internazionale: tra poche ore Yurii Sheliazhenko, segretario del movimento pacifista ucraino, potrebbe essere arrestato.  Sheliazhenko «Lunedì 14 agosto dovrà presentarsi al Tribunale distrettuale di Solomianskyi, a Kiev in via Maxim Kryvonos 25, davanti al giudice Sergiyenko che dovrà pronunciarsi sulla richiesta del Procuratore di assegnare Yurii gli arresti domiciliari per 60 giorni, 24 ore al giorno, e convalidare il sequestro del computer, telefono e documenti prelevati nel corso del blitz del 3 agosto quando alcuni agenti dei Servizi Speciali sono entrati nella sua casa sfondando la porta» ha reso noto Mao Valpiana del Movimento Nonviolento. 

Un appello per la fine della persecuzione contro il pacifista ucraino è stato lanciato dal presidente dell’associazione PeaceLink Alessandro Marescotti, dal missionario comboniano Alex Zanotelli (da decenni voce del Sud del mondo in Italia e  per la nonviolenza e la solidarietà internazionale, per tanti anni vissuto accanto ai più poveri in una baraccopoli di Nairobi), dal presidente nazionale di Pax Christi Mons. Giovanni Ricchiuti e tantissimi altri esponenti della società civile italiana. La colpa di Sheliazhenko secondo le autorità ucraine è quella di essersi espresso contro la guerra scrivendo il testo “Agenda per la Pace” che fu inviato anche al presidente ucraino Zelensky. Un testo in cui, ha sottolineato Marescotti, non c’è «nulla di illegale ai sensi della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo (1948) e della Carta di Nizza (2000)» e ai sensi della Costituzione italiana, in base alla quale l’associazione PeaceLink ha chiesto l’intervento a difesa dei diritti umani del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella

Sul sito dell’associazione PeaceLink sono pubblicati il testo “Agenda per la Pace” e alcuni attestati di solidarietà a Yurii Sheliazhenko


Alessio Di Florio
Fonte: Notizie Nazionali