[Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 205



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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 205 del 24 luglio 2023

In questo numero:
1. "Il manifesto": Addio a Bianca Pomeranzi
2. "Il paese delle donne" ricorda Bianca Pomeranzi
3. Ancora un appello per la liberazione di Leonard Peltier
4. Amnesty International: Urge clemency for native american activist
5. Raccolta fondi per aiutare la Biblioteca Libertaria "Armando Borghi" a fare fronte ai danni subìti a causa dell'alluvione del 16 e 17 maggio 2023
6. Maria Dell'Anno Sevi: Il femminicidio di Giulia Tramontano: un mese di parole e pregiudizi
7. Scriviamo all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere che cessino persecuzioni ed uccisioni
8. Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
9. Alcuni riferimenti utili
10. Tre tesi
11. Ripetiamo ancora una volta...
12. Carogno Mozzarecchi: La sentenza

1. LUTTI. "IL MANIFESTO": ADDIO A BIANCA POMERANZI
[Dal sito del "Manifesto" riprendiamo e diffondiamo]

E' morta ieri a 73 anni Bianca Maria Pomeranzi, storica esponente del movimento femminista, da sempre impegnata contro le discriminazione verso le donne.
Esperta all'Onu di cooperazione internazionale, e' stata vicepresidente dell'Ars.
Il manifesto abbraccia Maria Rosa Cutrufelli per la perdita della sua amata compagna.

2. LUTTI. "IL PAESE DELLE DONNE" RICORDA BIANCA POMERANZI
[Dal sito de "Il paese delle donne" riprendiamo e diffondiamo]

Teniamoci forte, per mano, con chi resta e per chi se ne va.
Teniamoci strette a Maria Rosa, Cutrufelli, al suo dolore immenso, alla sua perdita d'amore e di vita, e anche a Bianca, Pomeranzi, per cio' che era e che rimarra' nel sentire comune, circolare, delle tante con cui ha condiviso lotte, gioie e asprezze delle politiche di genere e dei luoghi delle donne: dal collettivo MFR di via di Pompeo Magno, al Governo Vecchio, alla Casa internazionale delle donne, al centro Alma Sabatini.
Le molte decadi d'attivismo lesbo femminista, il protagonismo nelle politiche di genere espresso in ambito movimentista e lavorativo (Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Italiana e associazione LGBT del MAECI) anche a livello internazionale (es. AIDOS; Commissione CEDAW dell'ONU), hanno reso acuto e critico lo sguardo di Bianca sul mondo, e forte la sua presa di parola.
Queste righe, solo per ringraziarla di quanto ha seminato e raccolto, per lungo tratto con Maria Rosa che le e' stata vicina fino all'ultimo.
Non e' la prima volta che alla Lungara piangiamo Voci prime, ricordandone la forza e il valore, momenti di vita intersecati con i nostri ricordi, e se questo puo' dare al lutto il passo piu' lieve di un dolore condiviso nessuna di loro e' dimenticata, ne' lo sara' mai Bianca.
A Maria Rosa l'abbraccio forte di tutte noi, del Paese delle Donne. Ti siamo vicine. Condoglianze alle tante e ai tanti che la piangono.

3. REPETITA IUVANT. ANCORA UN APPELLO PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER

Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni e' in prigione, condannato a vita per un crimine che non ha commesso.
Che non abbia commesso il crimine per cui e' stato condannato e' da molti anni cosa notoria.
E' stato incontrovertibilmente dimostrato che le cosiddette "testimonianze" contro di lui erano del tutto false.
E' stato incontrovertibilmente dimostrato che le cosiddette "prove" contro di lui erano del tutto false.
Lo stesso pubblico ministero che lo fece condannare ha successivamente chiesto la sua liberazione.
E la sua liberazione hanno chiesto milioni di persone, tra cui personalita' come Nelson Mandela e madre Teresa di Calcutta, associazioni umanitarie come Amnesty International, istituzioni come il Parlamento Europeo, la commissione giuridica ad hoc dell'Onu.
Ma Leonard Peltier e' ancora detenuto in un carcere di massima sicurezza, anche se il mondo intero sa che e' un innocente perseguitato, sa che e' un eroe dell'umanita'.
Dal carcere Leonard Peltier ha continuato a lottare per il suo popolo, per l'umanita' intera, per la Madre Terra: con la testimonianza, con la poesia, con la pittura, con opere di bene.
Ora e' vecchio e gravemente malato. Il 12 settembre compira' 79 anni.
E' assurdo che sia ancora in carcere.
E' orribile che sia ancora in carcere.
E' uno scandalo e una vergogna per l'intera umanita' che sia ancora in carcere.
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Ancora una volta chiediamo ad ogni persona di volonta' buona, ad ogni esperienza d'impegno per il bene comune, ad ogni umano istituto che voglia essere fedele al compito di difendere la vita, la dignita' e i diritti degli esseri umani, di far sentire la propria voce, di chiedere ancora una volta che Leonard Peltier sia liberato.
Chiediamo ad ogni persona senziente e pensante, ad ogni esperienza della societa' civile, ad ogni istituzione democratica, di esprimere pubblicamente la richiesta che sia liberato Leonard Peltier.
Chiediamo di scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America per chiedere che conceda finalmente la grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
Messaggi a tal fine possono essere inviati attraverso la pagina ad hoc del sito della Casa Bianca: www.whitehouse.gov/contact/
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Per una informazione essenziale sulla figura e la vicenda di Leonard Peltier segnaliamo ancora una volta due testi la cui lettura e' indispensabile:
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
Nella rete telematica e' disponibile in italiano una sintetica esposizione della vicenda di Leonard Peltier con il titolo "Alcune parole per Leonard Peltier".

4. INIZIATIVE. AMNESTY INTERNATIONAL: URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
[Dal sito www.amnesty.org riprendiamo e diffondiamo questo appello del 3 aprile 2023]

3 April 2023
URGENT ACTION
URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
Native American activist Leonard Peltier has been imprisoned in the USA for over 46 years, some of which was spent in solitary confinement, serving two life sentences for murder despite concerns over the fairness of his trial. He has always maintained his innocence. Now 78 years old, he contracted COVID-19 in 2022 and suffers from several chronic health ailments, including one that is potentially fatal. Not eligible for parole again until 2024, his lawyers submitted a new petition for clemency in 2021. President Biden must grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
TAKE ACTION: WRITE AN APPEAL IN YOUR OWN WORDS OR USE THIS MODEL LETTER
President Joseph Biden
The White House
1600 Pennsylvania Ave NW
Washington, DC 20500
USA
White House Comment line: (202) 456-1111
Webform*: https://www.whitehouse.gov/contact/
* A US-based address is needed for the White House webform.
International action takers, please use AI USA's address when filling out:
Amnesty International USA
311 West 43rd St. 7th Floor,
New York, NY 10036 USA
Dear President Biden,
Leonard Peltier is a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. In 1975, during a confrontation involving AIM members, two FBI agents were killed. Leonard Peltier was convicted of their murders but has always denied killing the agents.
There are serious concerns about the fairness of proceedings leading to his trial and conviction, including for example the prosecution's withholding of evidence that might have assisted Leonard Peltier's defence.
In light of these concerns, the former US Attorney who supervised the prosecution team post-trial, James Reynolds, has since called for clemency.
Leonard Peltier is now 78 years old, has spent more than 46 years in US prisons, and has been repeatedly denied parole. There are serious concerns about Leonard Peltier's deteriorating health, including potential re-exposure to COVID-19. His lawyers submitted a new petition for clemency in 2021.
I urge you to grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
Yours sincerely,
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ADDITIONAL INFORMATION
Leonard Peltier, an Anishinaabe-Lakota Native American, was a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. On 26 June 1975, during a confrontation involving AIM members on the Pine Ridge Indian reservation in South Dakota, FBI agents Ronald Williams and Jack Coler were shot dead. Leonard Peltier was convicted of their murders in 1977 and sentenced to two consecutive life sentences. Leonard Peltier has always denied killing the agents.
A key alleged eyewitness to the shootings was Myrtle Poor Bear, a Lakota Native woman who lived at Pine Ridge. Based on her statement that she saw Leonard Peltier kill both FBI agents, Leonard Peltier was extradited from Canada, where he had fled following the shootings. However, Myrtle Poor Bear later retracted her testimony. Although not called as a prosecution witness at trial, the trial judge refused to allow Leonard Peltier's attorneys to call Myrtle Poor Bear as a defense witness on the grounds that her testimony "could be highly prejudicial to the government". In 2000, Myrtle Poor Bear issued a public statement to say that her original testimony was a result of months of threats and harassment from FBI agents.
In 1980 documents were released to Leonard Peltier's lawyers as a result of a lawsuit under the Freedom of Information Act. The documents contained ballistics evidence which might have assisted Leonard Peltier's case, but which had been withheld by the prosecution at trial. However, in 1986, the U.S. Court of Appeal for the Eighth Circuit denied Leonard Peltier a retrial, stating that: "We recognize that there is some evidence in this record of improper conduct on the part of some FBI agents, but we are reluctant to impute even further improprieties to them."
The U.S. Parole Commission has always denied parole to Leonard Peltier on the grounds that he did not accept criminal responsibility for the murders of the two FBI agents. This is even though, after one such hearing, the Commission acknowledged that, "the prosecution has conceded the lack of any direct evidence that you personally participated in the executions of two FBI agents". Leonard Peltier would not be eligible for another parole hearing until 2024. Furthermore, James H. Reynolds, the US Attorney whose office handled the criminal case prosecution and appeal of Leonard Peltier, wrote that he supported clemency "in the best interest of Justice in considering the totality of all matters involved."
Leonard Peltier suffers from a variety of ailments, including kidney disease, Type 2 diabetes, high blood pressure, a heart condition, a degenerative joint disease, and constant shortness of breath and dizziness. A stroke in 1986 left him virtually blind in one eye. In January 2016, doctors diagnosed him with a life-threatening condition: a large and potentially fatal abdominal aortic aneurysm that could rupture at any time and would result in his death. He currently uses a walker due to limited mobility and contracted COVID-19 in 2022. He continues to be at risk of re-infection while in detention.
In 2015, several Nobel Peace Prize winners—including Archbishop Desmond Tutu—called for Leonard Peltier's release. The Standing Rock Sioux Tribe and the National Congress of American Indians have also called for his release. Leonard Peltier's attorney applied for clemency to President Biden in July 2021. President Biden committed to granting clemency on a rolling basis during his administration.
However, as of February 2023, no decision has been made on his application. He has previously sought clemency, most recently from President Obama in 2016, but his petition has been denied each time.
Due to the numerous issues at trial, the exhaustion of all his legal avenues for appeal, the amount of time he has already served, his continued maintenance of innocence along with his chronic health issues, Amnesty International supports calls for clemency for Leonard Peltier.
PREFERRED LANGUAGE TO ADDRESS TARGET: English
You can also write in your own language.
PLEASE TAKE ACTION AS SOON AS POSSIBLE UNTIL: 29 May 2023
Please check with the Amnesty office in your country if you wish to send appeals after the deadline.
NAME AND PRONOUN: Leonard Peltier - He/Him
LINK TO PREVIOUS UA: https://www.amnesty.org/en/documents/amr51/5208/2022/en/

5. APPELLI. RACCOLTA FONDI PER AIUTARE LA BIBLIOTECA LIBERTARIA "ARMANDO BORGHI" A FARE FRONTE AI DANNI SUBITI A CAUSA DELL'ALLUVIONE DEL 16 E 17 MAGGIO 2023
[Dalla Biblioteca Libertaria "Armando Borghi" (e-mail: bibliotecaborghi1916 at gmail.com) riceviamo e diffondiamo con viva solidarieta']

Le inondazioni che il 16 e 17 maggio 2023 hanno colpito molte localita' dell'Emilia Romagna, compresa Castel Bolognese, hanno provocato enormi danni alla Biblioteca Libertaria "Armando Borghi" (in sigla: BLAB).
In questo momento particolarmente difficile della sua vita la BLAB fa appello a tutti coloro che apprezzano la sua attivita'.
Per far fronte ai danni subìti e ripartire serviranno molto lavoro e molti soldi.
Se volete aiutarci a superare questo momento di notevole difficolta', potete inviare un contributo economico fin da ora.
Anche somme modeste possono servire.
Con il vostro aiuto, tutti insieme, ce la possiamo fare.
Per inviare le sottoscrizioni si puo' effettuare un bonifico al conto corrente bancario della BLAB, presso CREDIT AGRICOLE - Agenzia di Castel Bolognese. Il codice IBAN, intestato a Biblioteca Libertaria Armando Borghi - Soc. Coop. e': IT16 C 06230 67530 000030040805

6. L'ORA. MARIA DELL'ANNO SEVI: IL FEMMNICIDIO DI GIULIA TRAMONTANO: UN MESE DI PAROLE E PREGIUDIZI
[Dal sito di "Noi donne" riprendiamo e diffondiamo]

Il primo giugno e' stato ritrovato il cadavere di Giulia Tramontano e il suo compagno ha confessato di averla uccisa. Losapevamotutte, abbiamo detto. E nel mese trascorso da quel giorno sono state dette tante altre cose che ci spiegano perche' lo sapevamo tutte anche se al contempo tanti e tante dicono che e' incredibile che sia successo.
Ma partiamo da qualche giorno prima di giugno. L'11 maggio il parlamento europeo ha approvato la ratifica della Convenzione sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica - nota anche come Convenzione di Istanbul -, fondamentale strumento internazionale volto a prevenire e sradicare la violenza sessista, firmata nel 2011 e ratificata dall'Italia nel 2013. Nella votazione dell'11 maggio i parlamentari europei di Lega e Fratelli d'Italia si sono astenuti, due di loro hanno votato contro. Non solo questa scelta dimostra inequivocabilmente una volonta' patriarcale di negazione della liberta' e della pari dignita' alle donne, ma per giunta questo accade proprio mentre quei partiti hanno sostenuto una donna per la prima volta alla presidenza del consiglio dei ministri italiano: evidentemente lei e chi la sostiene non sanno quante lotte e quante vite di donne ci sono volute per consentirle di occupare quel posto, e al contempo non comprendono che la sua personale liberta' ne' garantisce la liberta' delle altre ne' e' intoccabile. Fratelli d'Italia spiega che "con la nostra astensione abbiamo voluto ribadire la nostra preoccupazione sulle tematiche legate al gender", parola usata come spauracchio di pregiudizi ridicoli sessisti e omofobi, in un Paese ridicolo sessista e omofobo. "Gender" e' la parola inglese per "genere" e significa che e' la nostra cultura ad aver attribuito un certo ruolo a uomini e donne, non la natura, ed e' la nostra cultura ad aver discriminato per millenni e a continuare a discriminare e uccidere le donne proprio quando noi donne scegliamo di esercitare il nostro diritto umano alla liberta' di uscire da quel ruolo. Questo significa femminicidio: non uccisione di una donna, ma uccisione di una donna in quanto donna, cioe' in quanto donna che si e' ribellata al ruolo impostoci dal patriarcato, patriarcato di cui e' fedele esponente chi disapprova la Convenzione di Istanbul e utilizza la parola gender come spauracchio. La violenza maschile contro le donne, scrive Giulia Blasi, e' "un metodo di controllo sociale".
Quello di Giulia Tramontano e' stato un femminicidio, eppure non tutti i femminicidi sembrano uguali: mentre quello di Giulia ha occupato per giorni la cronaca, i programmi di intrattenimento e le conversazioni da bar, tanti altri a malapena vengono nominati. Giulia era giovane, bella, e soprattutto incinta, per questo la sua uccisione fa notizia e molti percepiscono la sua morte come la morte di due persone. Non e' affatto insolito che i femminicidi riguardino donne in gravidanza: Monica Ravizza nel 2003 fu accoltellata dal suo compagno che provo' anche a darle fuoco, Jennifer Zacconi nel 2006 fu sepolta viva dal suo compagno, Barbara Cicioni nel 2007 fu soffocata da suo marito, Marilia Rodrigues Silva Martins nel 2013 fu strangolata dal suo compagno che provo' anche a darle fuoco, Ana Maria Lacramioara Di Piazza nel 2019 fu accoltellata dall'uomo con cui aveva una relazione; tutte queste donne erano incinte e sono state uccise dagli uomini che l'anagrafe avrebbe definito padri dei loro figli. Che "genere" denunci una costruzione culturale vi crea un disagio, ma che "padre" individui un assassino davvero non vi crea nessun disagio? Per la cronaca, la Corte d'assise d'appello di Palermo ha recentemente ridotto la pena inflitta all'assassino di Ana Maria escludendo le aggravanti della premeditazione e della crudelta'. "Mi dica lei cos'e' l'atrocita'" ha replicato la madre di Ana Maria.
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Il primo giugno appaiono i soliti commenti di ignoranti: "era un bravo ragazzo", mai se lo sarebbero aspettati "da questa faccia d'angelo", "era sconfortato". Con che coraggio continuate a definire incredibile e inaspettato qualcosa che accade di continuo? Non e' che state scaricandovi la coscienza perche' cio' che e' imprevedibile nessuno puo' fare niente per evitarlo? Sempre il primo giugno alcune decine di donne si ritrovano in piazza a Napoli e stendono a terra un tappeto rosso "simbolo del sangue versato". Sogno un mondo senza piu' bisogno di scarpe rosse.
"Mostro" e' una parola che ho sentito pronunciare spesso in questo mese. Ma gli uomini che uccidono le donne non sono affatto mostri, sono semplicemente uomini, come scrive Giovanna Ferrari - madre di un'altra Giulia uccisa da suo marito - sono "feroci uomini comuni, non mostri, che spesso continuiamo a descrivere come bravi ragazzi, giustificandoli. E giustificandoli incentiviamo altre normali mostruosita': e' la banalita' del male". I maschi di questo mondo considerano le donne pezzi di macelleria, si sentono liberi di commentare, possedere e distruggere quegli oggetti, parlandone con i propri amici davanti ad una birra dopo la partita. Perche' solo cosi' si e' veri uomini: se non si dice qualcosa di volgare e sessista ogni tot ore la patente di uomo rischia di essere ritirata. Non sono mostri gli uomini che ci uccidono, perche' "mostro" e' qualcuno di diverso da noi, mentre ad ucciderci sono gli stessi uomini che fischiano ad una bella ragazza dicendole quello che vorrebbero farle, sono gli stessi uomini che alla partita di calcio dicono al loro bambino di non fare la femminuccia, sono gli stessi uomini che si complimentano con una professionista per il suo aspetto estetico e non per le sue capacita'. "Non esiste al mondo un uomo che prima o poi non abbia compiuto almeno un'azione, pronunciato una frase denigratoria, agito una forma di sopraffazione anche minuscola, impercettibile, normalizzata" scrive ancora Giulia Blasi. "E' tutto parte dell'educazione maschile, compreso il vittimismo di chi pensa che ogni femminicida sia un insulto agli uomini 'buoni' e di chi di violenza non vuole sentire parlare perche' non ha mai fatto niente, lui". Nove anni fa, il 17 giugno 2014, Vittorio Feltri scriveva su "il Giornale" che "non puo' essere vero che un uomo perbenino, dottore commercialista, coniugato con una brava e gradevole signora, padre" possa averli uccisi tutti e tre e poi sia andato a vedere la partita; "una schifezza di uomo", lo definiva, "un individuo che non credevamo potesse esistere e vivere nel consorzio civile senza destare il sospetto d'incarnare il malvagio". Era l'assassino di Maria Cristina Omes, del suo bambino e della sua bambina. Passano gli anni ma le parole non cambiano. Feltri scriveva che "e' impossibile capire, trovare spiegazioni", eppure basterebbe studiare un minimo di storia e riflettere sul presente per individuare quella spiegazione cosi' tanto palese ed evidente che viene quotidianamente negata. Meglio parlare di "follia" come fece Feltri, come fate oggi, perche' la follia e' degli altri, non e' nostra, e perché la follia si puo' curare con un po' di psicofarmaci mentre la cultura no, si cura solo se noi decidiamo di curarla. Ed e' ormai chiaro che la maggior parte di noi non ha nessuna intenzione di farlo. Anche la madre dell'assassino di Giulia ha definito suo figlio "mostro" aggiungendo pero' che "lui non era cosi'". Lui era ed e' cosi'.
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Le donne devono imparare a proteggersi e non devono andare all'ultimo appuntamento, hanno detto in tanti e tante, nonostante tale avvertimento neanche si adatti al caso concreto di Giulia Tramontano. L'ha detto anche la procuratrice aggiunta di Milano Maria Letizia Mannella, che in quanto assegnata al dipartimento soggetti deboli e persone vulnerabili dovrebbe essere adeguatamente formata in tema di violenza di genere. Eppure nessuno, nessuno, nessuno dice agli uomini di smetterla di ucciderci! Questo ragionamento perverso implica due conseguenze: da un lato colpevolizza noi donne per non essere abbastanza attente e quindi per finire uccise; dall'altro presuppone che gli uomini non siano in grado di redimersi, che siano bestie soggiogate dalla propria indole violenta e quindi che siano, per il solo fatto di essere uomini, incapaci di intendere e di volere. Ma se cosi' fosse non servirebbe una perizia psichiatrica in ogni processo per femminicidio, servirebbe piuttosto un'interdizione collettiva alla nascita dei maschi visto che non sono in grado di vivere nella societa' degli umani rispettando le loro simili, ma non credo che ci sia questo progetto di legge al vaglio del parlamento, quindi no, non e' vero che gli uomini sono incapaci di intendere e volere, intendono benissimo e vogliono moltissimo. Cio' che e' necessario fare e' ribaltare la narrazione: non date a noi donne il compito di proteggerci, imponete agli uomini il dovere di rispettarci! Non date a noi donne il compito di indovinare quale sara' l'ultimo appuntamento, date agli uomini il compito di non progettarne uno! Non date a noi donne il compito di valutare il rischio, date agli uomini il compito di eliminarlo per sempre! Lucia Annibali, intervistata il 3 giugno su "il Riformista", chiarisce: "Io parlerei agli uomini, piu' che alle donne. Bisogna far capire bene che una donna muore non perche' si reca all'ultimo appuntamento o perche' e' sprovveduta e non si e' protetta abbastanza. Muore perche' ha incontrato un uomo violento. Punto". Il 7 giugno il presidente del Senato La Russa dichiara di voler indire una manifestazione di soli uomini perche' "c'e' bisogno di prendere coscienza noi uomini" e che "il rispetto per le donne nasce in famiglia"; proposta condivisibile, se non fosse per la frase immediatamente successiva: "se vedi tuo figlio che manca di rispetto a una ragazza, tiragli un ceffone, ma tiraglielo forte". Se la violenza e' sbagliata e' sempre sbagliata, e il messaggio di rispetto non puo' essere trasmesso con un gesto violento, percio' non usare il ceffone per dire a tuo figlio che e' sbagliato mancare di rispetto ad una ragazza, spiegagli che quella ragazza ha e deve avere la stessa liberta' che ha lui, e spiegagli perche'. E prima di tutto fai in modo di esserne convinto tu stesso. Giusi Fasano scrive, il 4 giugno, che "abbiamo costruito abbastanza condanna sociale per pensare 'e' stato lui', ma non ne abbiamo costruita abbastanza per educarlo al rispetto". La prevenzione culturale e' cio' che sostiene primariamente la Convenzione di Istanbul, non la punizione, perche' solo la prevenzione culturale e' la soluzione. E la prevenzione culturale inizia alla nascita, inizia dal rosa e azzurro, inizia da macchinine e bambolotti, inizia da fermagli per capelli e spade laser, inizia dalle principesse e dai supereroi. Il cambiamento culturale inizia da voi, da tutte e tutti noi, ogni giorno, ogni minuto.
Nonostante questa innegabile verita' sia ormai urlata da tutte le attiviste e le associazioni impegnate nella lotta alla violenza maschile, purtroppo parlare di sicurezza porta piu' voti che parlare di educazione, perche' parlare di sicurezza attribuisce la responsabilita' di garantirla a qualcun altro, ad un'istituzione, mentre parlare di educazione attribuisce la responsabilita' di cambiarla a noi, e di certo cambiare il nostro modo di vivere e' assai piu' difficile che aumentare gli agenti di polizia in strada. Cosi', come sempre accade, il 7 giugno, il consiglio dei ministri - espressione di quella stessa parte politica che in UE si rifiuta di ratificare la Convenzione di Istanbul - proclama di aver predisposto nuove misure legislative dimostrando la sua ignoranza, perche' rispondere alla violenza maschile con nuove leggi significa non aver capito di cosa stiamo parlando. Tra le geniali proposte leggo che l'uomo ammonito dal Questore potra' subire il ritiro delle armi detenute, cosa gia' prevista e gia' poco efficace, visto che per uccidere bastano le mani; la pena sara' aggravata quando i reati di violenza saranno commessi da soggetto ammonito, nonostante sia evidente che la pena non dissuade gli uomini e non salva le donne; "si assicura il rapido svolgimento dei processi in materia di violenza contro le donne" in un Paese noto per le sue vergognose lungaggini; si prevedranno 30 giorni per richiedere una misura cautelare e 30 giorni per decidere, quando per morire uccisa basta qualche minuto. Tra le proposte ce ne sono anche di palesemente incostituzionali: l'"arresto in flagranza differito per chi sara' individuato in modo inequivocabile quale autore di una condotta" violenta e la "provvisionale a titolo di ristoro anticipato" dimenticano che per il nostro sistema giudiziario si e' innocenti fino a sentenza penale passata in giudicato. Tra le proposte ce ne sarebbe anche una valida: l'obbligo per le Procure di individuare magistrati specializzati; e' l'unica misura che pensa alla formazione di chi deve giudicare, tanto piu' che qualche riga piu' avanti un'altra proposta prevede che sia il giudice ad accertare l'"esito favorevole" della partecipazione del condannato ai percorsi di recupero; ma la magistratura e' davvero disposta ad abbandonare le proprie certezze e a studiare cos'e' la violenza maschile? La relazione della commissione parlamentare sul femminicidio e le condanne da parte della Corte europea dei diritti umani ce ne fanno dubitare.
Qualcuno che lavora ogni giorno con la legge e' tuttavia consapevole che la legge non e' la soluzione: Fabio Roia, presidente vicario del tribunale di Milano, una delle pochissime luminose eccezioni che all'interno della magistratura hanno capito di cosa stiamo parlando, il 2 giugno consiglia alle donne in difficolta' di rivolgersi ai centri antiviolenza dove esperte competenti sapranno aiutarle, "la denuncia e', se necessaria, una passo successivo". "Se", un grande se. La denuncia non e' la soluzione. Denunciate, gridano a noi donne. Non dateci motivi per denunciare, grido io. Roia, pur essendo un giudice penale, non mette la denuncia e il processo al primo posto contro la violenza maschile perche' e' consapevole che "nel nostro contesto culturale e' ancora incrostata l'idea che la donna sia qualcosa di mia proprieta' di cui posso disfarmi". "Incrostata", anche questa e' una parola azzeccata: la cultura maschilista fa talmente parte di noi che non riusciamo a vederla e non riusciamo a vederne le conseguenze. "Incrostata", come il fango seccatosi dopo un'alluvione.
Qualche ufficio piu' in la', ancora il 2 giugno, il GIP convalida il fermo del compagno di Giulia ma nella sua ordinanza non ravvisa la premeditazione. E' davvero difficile capire cosa la magistratura voglia per riconoscere l'esistenza della premeditazione, un'esistenza cosi' spesso evidente eppure cosi' spesso negata. E anche questo lo sa bene la Giulia figlia di Giovanna Ferrari, attirata in una trappola da suo marito eppure vittima di una lite scatenata dal suo stesso comportamento sconsiderato secondo la sentenza che ha condannato il suo assassino che oggi, dopo solo tredici anni, e' gia' libero. E la storia si ripete: il 13 giugno il tribunale di Busto Arsizio esclude l'aggravante della premeditazione e dei motivi abietti condannando l'assassino di Carol Maltesi, uccisa a martellate e fatta a pezzi nel gennaio 2022.
Nello stesso giorno del proclama governativo sulle nuove norme leggo che Sky ha sospeso Matteo Bobbi e Davide Valsecchi che durante il gran premio hanno commentato il corpo di una donna - una specifica parte del suo corpo - senza percepire assolutamente il disvalore delle proprie parole. D'altronde non e' passato molto tempo dall'ultima pacca sul sedere data in diretta ad una giornalista. E' questo il mondo in cui viviamo! E fintanto che non si collegheranno tutti questi elementi come sintomi della stessa cultura che uccide noi donne non si avra' capito di cosa stiamo parlando. E chi, tra gli altri, non ha capito di cosa stiamo parlando scrive su "il Giornale": "Se due maschi si permettono di scherzare parlando del sedere di una ragazza arriva l'inquisizione che brucia tutto come 'sessista' e ogni volta che sento questa parola ho un brivido di ribrezzo, quasi come se scherzare sulle pulsioni maschili possa armare le mani degli assassini [...] viva Bobbi, Valsecchi e le loro battute". Riflettendo parola per parola: due uomini che commentano il corpo di una donna non stanno "scherzando", stanno commentando il corpo di una donna; questo comportamento e' sessista, e non riuscire a vedere il collegamento che esiste tra l'oggettivazione del corpo femminile e la violenza maschile significa, lo ripeto, non aver capito di cosa stiamo parlando; infine, per aggiungere un pizzico di storia all'analisi del linguaggio, l'inquisizione puniva la liberta' di pensiero, il sessismo punisce e rifiuta la liberta' delle donne. Il 15 giugno la senatrice australiana Lidia Thorpe denuncia di essere stata aggredita sessualmente in Parlamento, affermando che neanche quello e' un luogo sicuro per le donne. Quanti le crederanno? Quanti diranno che e' una bugiarda opportunista? Quanti dichiareranno la propria solidarieta' agli uomini di turno, povere vittime dell'"inquisizione" femminista?
La storia di Giulia Tramontano e' simile a quella di tante altre donne, ma ha una peculiarita': tra lei e l'altra compagna del suo assassino si era creata una solidarieta', una sorellanza, di cui spesso noi donne veniamo accusate di non essere capaci e che invece e' uno strumento fondamentale per la nostra liberta'. A quanto leggo l'altra ragazza si era offerta di ospitare e aiutare Giulia, e le aveva scritto quando lei era gia' morta. Anche questo affetto, anche questa possibilita' ha voluto spazzare via il suo assassino. Il 10 giugno leggo che Giulia e' stata colpita con almeno trentasette coltellate. Trentasette. Provate a contarle. Un mazzo di fiori di oleandro e' stato lasciato davanti all'istituto di medicina legale. L'11 giugno, sulla chiesa dove si svolge il funerale di Giulia, uno striscione recita: "L'amore regala e non priva. Protegge e non uccide".
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E in questo mese il non-amore ha ucciso e tentato di uccidere parecchie volte. Il primo giugno una poliziotta viene uccisa dal collega con cui aveva avuto una relazione. Il 2 giugno un uomo aggredisce sua moglie e tenta di strangolarla con la cinghia della borsa. Lo stesso giorno un uomo viene arrestato per aver sequestrato e violentato la sua compagna. Lo stesso giorno una donna viene uccisa da suo padre, gia' denunciato per violenze. Il 3 giugno un uomo rovescia del liquido infiammabile davanti alla casa della sua ex compagna dopo averla minacciata di morte. Il 7 giugno viene ritrovato il corpo di una ragazza scomparsa nove anni fa e in verita' uccisa e nascosta dal suo compagno. L'8 giugno si costituisce a Sant'Antimo - lo stesso paese di cui era originaria Giulia Tramontano - il piu' recente adepto del delitto d'onore, che ha ucciso genero e nuora per punirne la relazione e il fatto che lei lo aveva rifiutato. Il 9 giugno viene arrestato un uomo che ha ucciso la sua compagna tenendone il cadavere in casa per due giorni. Il 10 giugno un uomo gia' ammonito dal Questore investe sua moglie e l'amica di lei uccidendo quest'ultima la cui colpa sarebbe aver tentato di convincere la moglie a lasciarlo. Il 12 giugno una donna viene uccisa dal marito che poi si suicida; la stessa scena si ripete anche il 13 e il 19 giugno. Il 24 giugno un uomo gia' condannato per sequestro di persona e lesioni nei confronti della moglie, appena scarcerato dopo aver espiato la sua pena e a dimostrazione che la pena non e' un deterrente per gli uomini violenti, torna a minacciare la donna: "Non pensare di andare con un altro, tu sei mia". Il 26 giugno una bambina di dodici anni prega i carabinieri di arrestare il papa' "perche' picchia la mamma". Il 29 giugno una ragazza diciassettenne viene uccisa da un suo coetaneo e poi infilata in una sacco dei rifiuti, perche' questo siamo per questi uomini: rifiuti di cui disfarsi. Pierpaola, Mariangela, Sibora, Maria Brigida, Floriana, Cettina, Rosa, Simona, Svetlana, Maria Michelle... tutti nomi di donne che vanno a fare compagnia a Giulia. Ci siamo abituate a contarci da morte, eppure sarebbe cosi' bello contarci da vive.
Aggiunge Lucia Annibali, che dieci anni fa veniva fatta sfregiare con l'acido dall'uomo che non accettava la sua liberta' di lasciarlo: "Occuparsi di violenza vuol dire occuparsi del mondo in cui viviamo". E noi viviamo in un mondo in cui la massima aspirazione dei ragazzi e' avere followers che li guardano violare il codice della strada mettendo in pericolo se' stessi e gli altri. Viviamo in un mondo che dimentica facilmente le azioni compiute da chi muore, o forse le ricorda approvandole. Viviamo in un mondo che si mobilita per pochi ricchi che spendono una fortuna per vedere il relitto simbolo della presunzione umana, mentre non si cura di migliaia di esseri umani che fuggono dalla guerra e dalla poverta' e anzi si augura che muoiano nel tentativo di attraversare il Mediterraneo. Viviamo in un mondo che inspiegabilmente discrimina i figli a seconda dell'orientamento sessuale dei loro genitori. Davvero vi piace questo mondo?
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Ho trovato anche due buone notizie lungo questo mese.
Il 20 giugno Carla Ilenia Caiazzo - aggredita col fuoco dal suo ex nel 2016 mentre era incinta - e' stata nominata presidente della commissione pari opportunita' di Pozzuoli e ha inaugurato il suo incarico con parole di speranza: "Tutte noi possiamo rinascere e riprenderci la nostra vita".
L'8 giugno Gilda Sportiello - deputata del M5S - e' la prima parlamentare ad entrare in aula con il suo bimbo e ad allattarlo senza doversi assentare dal luogo di lavoro. E' una decisione e una liberta' apparentemente piccola, apparentemente slegata da quello di cui abbiamo parlato finora, e invece e' una grande liberta' per Gilda e per tutte le donne che quotidianamente faticano a conciliare i tanti lati della propria vita in un mondo che a nessuno uomo chiede la stessa fatica; e' "un passo importante", come ha detto lei stessa, che aveva l'anno scorso proposto la modifica al regolamento che ora le consente di sedersi col suo bimbo in aula. Il presidente di turno ha accolto la collega augurando "una lunga, libera e serena vita a Federico". Faccio lo stesso augurio a tutte le bambine e i bambini.

7. REPETITA IUVANT. SCRIVIAMO ALL'AMBASCIATA DELL'IRAN IN ITALIA PER CHIEDERE CHE CESSINO PERSECUZIONI ED UCCISIONI

Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo di scrivere all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere al governo di quel paese che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
Gli indirizzi di posta elettronica cui inviare le lettere sono i seguenti: iranemb.rom at mfa.gov.ir, iranconsulate.rom at mfa.gov.ir, rom.media at mfa.gov.ir
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Vi proponiamo un possibile testo essenziale:
Egregio ambasciatore,
le chiediamo di trasmettere al governo del suo Paese questa nostra richiesta che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
E' dovere di ogni persona, di ogni societa', di ogni ordinamento giuridico rispettare la vita, la dignita' e i diritti di tutte le donne e di tutti gli uomini.
Tutti gli esseri umani sono eguali in dignita' e diritti, tutti gli esseri umani hanno diritto alla vita e alla liberta'.
Siamo solidali con le donne iraniane - e con gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Distinti saluti,
Nome e cognome, luogo e data, recapito di chi scrive.
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Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo anche di far circolare questa proposta.
Adoperiamoci affinche' tante persone, tante associazioni, tante istituzioni di tutto il mondo chiedano al governo iraniano che cessino persecuzioni e uccisioni.
Sosteniamo le donne iraniane - e gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Grazie di cuore per quanto vorrete fare.

8. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO IL COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE

Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane (CISDA).
Per contatti: e-mail: cisdaonlus at gmail.com, sito: www.cisda.it

9. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI

Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com

10. REPETITA IUVANT. TRE TESI

La guerra e il fascismo sono la stessa cosa. Solo la lotta di liberazione delle donne puo' difendere e liberare l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

11. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...

... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.

12. L'ORA. CAROGNO MOZZARECCHI: LA SENTENZA

Leggo che in una sentenza e' stato scritto
che fare violenza a una donna per dieci secondi
non e' una violenza da condannare
non e' neppure un reato.

Ora si' che lo so come fare finalmente i soldi
faro' l'avvocato degli stupratori
argomentando che le loro gesta
possono essere suddivise eleaticamente
in singoli gesti della durata
di unita' di tempo sempre piu' piccole
tutte inferiori ai dieci secondi.

Il gioco e' fatto
l'assoluzione assicurata
e i soldi pure.

Che sballo aho' la civilta' giuridica.

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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 205 del 24 luglio 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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