[Nonviolenza] Telegrammi. 4905



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4905 del 24 luglio 2023
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. Bianca Pomeranzi
2. Letizia Tortello: Fiumi di coca e fabbriche di nuove droghe. Cosi' le narcomafie si prendono l'Ucraina
3. Una cosa utile per la pace: bloccare la fornitura di armi assassine, con l'azione diretta nonviolenta
4. Monica Lanfranco: Processare le vittime, ecco l'ingiustizia piu' feroce
5. A Viterbo cinque incontri di studio su "Cultura e storia dei popoli nativi americani" nell'ambito dell'iniziativa per la liberazione di Leonard Peltier
6. Una minima notizia su Leonard Peltier
7. Una proposta per le elezioni europee del 2024: una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo
8. Segnalazioni librarie
9. La "Carta" del Movimento Nonviolento
10. Per saperne di piu'

1. LUTTI. BIANCA POMERANZI

E' deceduta Bianca Pomeranzi, intellettuale e militante femminista.
Con gratitudine la ricordiamo.

2. L'ORA. LETIZIA TORTELLO: FIUUMI DI COCA E FABBRICHE DI NUOVE DROGHE. COSI' LE NARCOMAFIE SI PRENDONO L'UCRAINA
[Dal sito del quotidiano "La Stampa" riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo del 20 luglio 2023]

Yanina Sokolova, celebre presentatrice tv ucraina, ha postato su Facebook tutto il dolore dei soldati: il corpo amputato di un ferito in guerra, malconcio, pieno di traumi fisici e lesioni. "Sente male h24, 7 giorni su 7 - ha scritto -. Che male terribile. Gli oppiacei che deve prendere continuamente per sopravvivere danneggiano cuore e stomaco e hanno effetti collaterali. Cannabis terapeutica per Bakaliuk e per gli altri soldati. Votate, per favore, votate". L'appello ha avuto seguito, ma non ce n'era bisogno. Pochi giorni fa, la Verchovna Rada, il parlamento ucraino, ha ratificato d'urgenza, per ora in prima lettura, una legge per legalizzare la marijuana per scopi terapeutici, per alleviare le terribili sofferenze di militari e civili sconvolti dal conflitto. Solo due anni fa, in tempo di pace, la proposta era stata respinta. Ma ora, non si puo' morire di spasmi, la sofferenza di un Paese aggredito, va sedata.
La guerra in Ucraina ha sconvolto il mondo, e come effetti economici collaterali anche i traffici mondiali della droga. Pensiamo alle rotte della cannabis, della cocaina, cosi' come a quelle delle nuove sostanze psicoattive (Nps), che prima partivano dalla Russia, dall'Afghanistan, dai Balcani, e ancora dal Sudamerica verso il porto di Odessa: il conflitto nel mezzo dell'Europa orientale ha atrofizzato i tradizionali canali illegali di transito che i trafficanti utilizzavano fino al 24 febbraio 2022. Con la chiusura del porto di Odessa, ad esempio, che era il principale scalo marittimo per il business della droga nel Mar Nero, e con la militarizzazione massiccia della regione, e ancora con la pressione ai confini, i flussi si sono presto riorganizzati.
Per soddisfare la crescente domanda da Est, e continuare a garantire le richieste dei Paesi dell'Europa occidentale, non certo calate. Se Odessa e' off limits, i trafficanti puntano oggi su altri hub marittimi negli Stati confinanti: Romania, Bulgaria, prima di tutto, tra Costanza e Varna, che secondo quanto riferito da un'articolata inchiesta di Global Initiative contro il Crimine Organizzato Transnazionale (GI-TOC) sono carenti di personale, dunque i passaggi della droga sarebbero piu' facili. Poi, ci sono le "fabbriche" outdoor della cannabis nei Balcani: sono questi i veri beneficiari del calo della produzione di marijuana in Ucraina, a causa del conflitto. Infine, il narcotraffico ha cercato strade alternative anche via terra, coinvolgendo lo stesso Paese aggredito, che gioca un ruolo sempre piu' primario soprattutto per la produzione di droghe sintetiche in laboratori illegali, spuntati tra Kiev e Leopoli, mentre prima si concentravano solo nell'Est, tra Kharkiv e il Donbass.
Molti indicatori aggiungono anche un tassello che e' uno degli effetti inesorabili di una guerra: in Ucraina e in Russia e' cresciuta esponenzialmente la domanda di cannabis e sostanze psicoattive. Eccitanti, calmanti, allucinogeni per vincere la paura, anestetici per placarsi. Capita di qua e di la' del fronte, tra i due schieramenti. Anche se un report del Royal United Service Institute parla per lo piu' di russi, mandati sotto effetto di metamfetamine incontro ai colpi dei nemici. "La guerra ha avuto un effetto sensibile sui consumi della droga e ha fatto schizzare i prezzi", spiega Ruggero Scaturro, senior analyst del centro studi Global Initiative. Ad esempio sulla cannabis prodotta da Albania, Kosovo, Nord Macedonia, Bosnia-Erzgovina: per ogni confine in piu' attraversato, il prezzo di un chilogrammo aumenta di 200-300 euro. A gennaio 2023, un grammo di cannabis entrata in Romania dalla Serbia era venduto tra i 7 e i 9 euro, il 30-40% in piu' di prima.
La fotografia di Global Initiative costringe anche velocemente a rivedere e potenziare, se possibile, i piani di contrasto delle polizie locali e di quella internazionale nei confronti della criminalita' organizzata.
"L'Ucraina deteneva prima del 2022 un record negativo per consumo di eroina - continua Scaturro -, era il primo Stato nella Ue per volumi di utilizzo. Oggi, migrazioni e oltre 500 giorni di guerra hanno sconvolto il mercato nero delle sostanze. Da un lato arricchendo i trafficanti ucraini e russi che avevano gia' importanti investimenti in altre zone della regione, perche' col conflitto e il caos ai confini per loro e' possibile piu' facilmente falsificare passaporti o far transitare carichi di sostanze mascherati da aiuti all'Ucraina". Dall'altro lato, il conflitto ha portato al nascere di inediti laboratori "tipo cucina" delle nuove sostanze psicoattive (Nps), cioe' alfa-Pvp, 3Mmc e 4Mmc), stimolanti per affrontare lo stress all'interno delle forze armate, essere piu' vigili e attivi, e ancora mefedrone, Mdma, efedrina, che tradizionalmente per l'Europa erano sintetizzati in Olanda, Belgio e Polonia, Cina e Turchia. I prezzi delle droghe sintetiche sono rimasti invariati dappertutto nella regione: 15 euro al grammo, ad esempio, per la sostanza piu' venduta in Ucraina, l'alfa-Pvp, secondo le informazioni raccolte da Gi-Toc. Mentre in un anno, e' cresciuto di 10 euro al grammo (oggi 40-50 euro) il prezzo dell'eroina.
Nella storia militare, il binomio guerra e droga non e' certo recente. I nazisti fecero largo uso di amfetamine per combattere senza sosta, giorno e notte, e non dormire. Il Pervitin, spiega un saggio di Norman Ohler, era utilizzato anche da Rommel e da Hitler. Di metamfetamine si servi' anche, tra il 1939 e il 1945, l'esercito giapponese, che nel dopoguerra avrebbe pagato cari gli effetti dell'abuso di queste sostanze. Ne fruirono anche gli alleati, in particolare i piloti americani, che erano sottoposti a estenuanti sessioni di volo. E poi, c'e' l'esempio del Vietnam (1955-75), tra eroina e marijuana, che divennero comuni tra i soldati Usa. Il presidente Nixon dovette finanziare programmi per il trattamento delle tossicodipendenze. In tempi piu' recenti, dalla Siria all'Iraq, il Captagon e' diventato famoso come la "droga dell'Isis", la stessa sostanza che potrebbe essere stata assunta dagli attentatori del Bataclan prima dell'attacco, stupefacente che provoca effetti disinibitori e senso di invincibilita', disumanita'. E poi, c'e' il fronte del dolore, e quello "dei disturbi da stress post-traumatico che necessitano di essere gestiti - dice ancora Scaturro -. Ma se i laboratori-cucina vengono spesso smantellati dalle forze dell'ordine ucraine, i danni delle Nps potrebbero essere gravi e duraturi in futuro, su una larga fetta di popolazione oggi in guerra.

3. REPETITA IUVANT. UNA COSA UTILE PER LA PACE: BLOCCARE LA FORNITURA DI ARMI ASSASSINE, CON L'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA

Ovviamente apprezzando e sostenendo le molte iniziative gia' in corso (e soprattutto quelle che concretamente recano aiuti umanitari e soccorrono, accolgono e assistono tutte le vittime e tutte le persone che dalla guerra fuggono e alla guerra si oppongono), vorremmo aggiungere una cosa da fare che ci sembra utile piu' di ogni altra per contribuire da qui, in Italia, a far cessare le stragi in Ucraina: bloccare la fornitura di armi assassine.
E per bloccare la fornitura di armi assassine occorre bloccare con specifiche e adeguate azioni dirette nonviolente le fabbriche di armi, i depositi di armi, i trasporti di armi, i centri decisionali e le strutture tecniche che le forniture di armi assassine organizzano ed eseguono.
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Fornire armi assassine dove e' in corso una guerra significa partecipare a quella guerra, cosa esplicitamente vietata dall'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana.
Non vi e' infatti alcun dubbio che fornire armi assassine dove una guerra e' in corso e dove quindi esse vengono usate per uccidere degli esseri umani (e tutte le armi sono usate sempre e solo per uccidere) significa partecipare alla guerra e alle stragi di cui essa consiste, e il citato articolo 11 della Costituzione e' chiarissimo e inequivocabile al riguardo, aprendosi con queste precise parole: "L'Italia ripudia la guerra".
Pertanto, un governo italiano che decide di fornire armi assassine a un paese in guerra e' ipso facto in contrasto con la Costituzione cui ha giurato fedelta', ed e' quindi un governo fuorilegge, criminale, golpista. E chiunque in Italia cooperasse all'invio di armi assassine, o l'invio di armi assassine consentisse, sarebbe parimenti criminale.
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E' quindi diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi all'invio di armi assassine dove una guerra e' in corso.
Cosi' come e' diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi a un governo golpista e a chiunque coopera alla commissione di stragi.
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Come e' possibile contrastare questo crimine?
Come e' possibile fare qualcosa di concreto per salvare le vite di coloro che la guerra - che quelle armi assassine alimentano - uccide?
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi le fabbriche, i depositi, i trasporti di armi.
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi i centri decisionali e le strutture tecniche che quell'invio di armi assassine organizzano ed eseguono.
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Naturalmente occorre:
a) individuare tutti i luoghi da bloccare ed organizzare adeguatamente il blocco della scellerata attivita' finalizzata all'invio di armi assassine ovvero all'uccisione di esseri umani;
b) formare adeguatamente le persone di volonta' buona disponibili a partecipare a tali azioni dirette nonviolente.
La nonviolenza infatti richiede una specifica accurata preparazione e una completa conoscenza e consapevolezza del significato e delle conseguenze delle proprie azioni, che essendo non simboliche ma concrete espongono chi le esegue alle ovvie rappresaglie da parte dei poteri la cui azione criminale si vuole impedire.
La nonviolenza infatti, nel suo impegno per salvare tutte le vite, richiede una rigorosa coerenza tra i mezzi e i fini, una piena coscienza delle personali sofferenze cui si puo' andare incontro, una nitida disponibilita' ad accettare di subire torti e persecuzioni senza reagire, a subire violenza senza opporre violenza.
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A oltre un anno dall'inizio della guerra in Ucraina scatenata dall'invasione militare per volonta' del folle e criminale autocrate russo, e' ormai chiaro ad ogni persona che tutti i governi attivamente coinvolti nella guerra, che la guerra e le stragi hanno alimentato e tuttora alimentano e che hanno impedito fin qui ogni tregua ed ogni trattativa di pace, non intendono affatto porre fine alle stragi, non intendono affatto salvare le vite umane che ogni giorno la guerra distrugge, ma anzi cooperano alla prosecuzione, all'intensificazione e all'estensione delle uccisioni di esseri umani, ed accrescono il pericolo che la guerra si faccia mondiale e nucleare e possa distruggere l'intera umana famiglia.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per contrastare questo abominevole massacro e il pericolo dell'apocalisse atomica.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per imporre ai governi la cessazione della guerra.
Hic et nunc solo l'azione diretta nonviolenta puo' concretamente contribuire a fermare le stragi e ad imporre ai governi di cessare il fuoco e avviare trattative di pace.
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Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

4. L'ORA. MONICA LANFRANCO: PROCESSARE LE VITTIME, ECCO L'INGIUSTIZIA PIU' FEROCE
[Dal sito di "Noi donne" riprendiamo e diffondiamo]

Spesso mi domandano se, dopo decenni di femminismo, si possa affermare che il patriarcato sia una realta' pressoche' archiviata, e se quindi sia legittimo parlare di cultura postpatriarcale, come si usa dire. Sono molto sospettosa con i prefissi, perche' vedo che vengono usati facilmente per liquidare pensieri e visioni scomode, o ritenute vecchie e superate: il femminismo e' sovente tra queste.
Se, come fece Desmond Morris ne La tribu' del calcio per raccontare l'aspetto profondamente ancestrale (e patriarcale) del rito della partita, una creatura dello spazio arrivasse sulla Terra in questi giorni e guardasse alle relazioni tra i due sessi avrebbe difficolta' a vedere donne e uomini vivere in armonia, uguaglianza e reciprocita'.
In particolare in Italia dove, nell'ultimo mese, la cronaca ha registrato diversi femminicidi efferati, una sentenza che sancisce che la molestia sessuale scatta solo dopo 10 secondi, e un'altra, ultima in ordine di tempo ma non nuova nel suo genere che di fatto accusa la vittima. La vittima in questione e' una donna uccisa e fatta a pezzi, Carol Montesi.
Davide Fontana, il carnefice, viene dipinto nella sentenza come "innamorato". Lei, definita (sempre nella sentenza) "disinibita", lo stava per lasciare. Lui non regge l'abbandono, quindi la uccide, ne fa a pezzi il corpo, lo congela in un frigo ordinato via internet. Dettagli degni di una pellicola horror, invece e' andata cosi', e nella sentenza il movente dell'assassino e' l'abbandono. Il passaggio della sentenza che sottolinea che "per Fontana l'omicidio era un modo per venire fuori da questa condizione di incertezza e sofferenza non piu' sopportabile, innescata dalla decisione della stimolante donna amata di allontanarsi da lui" e' lo specchio di come il radicamento della cultura patriarcale non sia nemmeno lontanamente prossimo a scomparire. E se nelle aule di giustizia questo e' il sentire come ci si puo' aspettare che il sentire dei bar, delle scuole, della strada sia diverso e opposto? Le sentenze non fanno solo giurisprudenza, sono cultura, indicazione di "giustizia" per la collettivita'.
Non e' la prima volta, non sara' purtroppo l'ultima, ma che la rivittimizzazione venga dalle aule di tribunale fa venire i brividi, cosi' come dovrebbe creare sgomento la manifestazione di empatia verso il carnefice.
A memoria corrono alla mente altre aberrazioni giuridiche: la sentenza sui jeans, quella sulle attenuanti etniche, quella che se sei sotto l'effetto di alcool o droga la tua alterazione non e' un'aggravante ma anzi un invito alla violenza sessuale. Come e' possibile che chi le ha scritte non senta il peso della responsabilita' nel mettere nero su bianco, con l'autorevolezza del ruolo giudicante, l'asseverazione della misoginia?
Fa impressione che suonino come dette ieri, profondamente calzanti all'attualita', le parole pronunciate nel 1979 dall'avvocata Tina Lagostena Bassi nel celebre Processo per stupro. Lagostena Bassi, allora, disse forte e chiaro a milioni di persone che la ascoltarono attraverso la tv di stato: l'unico reato in cui la vittima diventa imputata e' la violenza sessuale, nessuna altra vittima di reato subisce questo trattamento.
Nel caso di Carol Maltesi l'asticella della violenza e' all'ultimo livello, si tratta di femminicidio, ma chi ha emesso quella sentenza ha ritenuto che nemmeno la morte fosse sufficiente per fermarsi prima di fare scempio della vittima, facendo apparire l'assassino come la vera parte lesa.
Dacia Maraini ha dichiarato in tv in questi giorni che l'amore nel tempo cambia, si trasforma e puo' finire, ma se e' amore vero, quando cessa, si converte in amicizia, vicinanza, affetto perche' entrambe le persone hanno condiviso corpo, tempo, emozioni, vita e storia. Se diventa odio, perche' lo stupro e la violenza fino all'infliggere la morte sono odio, allora non era amore. Nemmeno all'inizio. Perche' l'amore non c'entra con la violenza. Mai, in nessun modo e caso, senza attenuanti, sfumature, esitazioni.
Bisogna ricominciare da qui, con le persone giovani. Dicendo agli uomini che si e' uomini forti, uomini veri e uomini giusti anche (e soprattutto) quando si accetta di essere abbandonati da una donna, perche' se ne accetta la liberta'.
"Aveva tante idee, era un uomo d'avanguardia, si vestiva di nuova cultura, cambiava ogni momento, ma quand'era nudo era un uomo dell'800". Lo scrisse, e canto', Giorgio Gaber nel 1973, la canzone si intitolava Un'idea. Il senso del testo e' che si puo' apparire persone contemporanee ma, nel profondo, come in questa sentenza, si resta abissalmente inchiodati alla misoginia e al sessismo di tempi che pensiamo, sbagliando, ormai alle spalle.

5. INCONTRI. A VITERBO CINQUE INCONTRI DI STUDIO SU "CULTURA E STORIA DEI POPOLI NATIVI AMERICANI" NELL'AMBITO DELL'INIZIATIVA PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER

Da martedi' 18 luglio a sabato 22 luglio 2023 si sono svolti a Viterbo, presso il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera", cinque incontri di studio su "Cultura e storia dei popoli nativi americani" nell'ambito dell'iniziativa per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni detenuto innocente.
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La mattina di martedi' 18 luglio 2023 si e' svolto un incontro di studio sulla storia e la cultura del popolo Comanche.
Nel corso dell'incontro sono stati particolarmente utilizzati il libro di Sam C. Gwynne, L'impero della luna d'estate. Ascesa e declino della tribu' dei Comanche, Mondadori, Milano, 2013, 2021, pp. 476, e il libro di Ernest Wallace, E. Adamson Hoebel, I Comanche. Signori delle Pianure Meridionali, Mursia, Milano 1988, 2007, pp. 328 (+ 16 pp. di illustrazioni fuori testo).
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La mattina di mercoledi' 19 luglio 2023 si e' svolto un incontro di studio sulla storia e la cultura del popolo Navajo.
Nel corso dell'incontro sono stati particolarmente utilizzati il libro di Figlio di Vecchio Cappello, La sapienza dei Navaho, Rusconi, Milano 1978, 1994, pp. 400, il libro di Marco Massignan, I Navajo. La via della bellezza, Xenia, Milano 1999, pp. II + 126, e il libro di Ruth Underhill, Il popolo della terra. I Navajo, Mursia, Milano 1987, 1999, pp. 224.
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La mattina di giovedi' 20 luglio 2023 si e' svolto un incontro di studio sulla storia e la cultura del popolo Cheyenne.
Nel corso dell'incontro sono stati particolarmente utilizzati il libro di E. Adamson Hoebel, I Cheyenne. Indiani delle grandi pianure, La Salamandra, Milano 1983, 1986, pp. 200, il libro di Gambe di Legno, Memorie di un guerriero cheyenne. La lunga marcia verso l'esilio, Res Gestae, Milano 2012, pp. 290, il libro di George E. Hyde, George Bent, La mia gente Cheyenne, Mursia, Milano 1981, 2006, pp. 344 (+ 16 pp. di illustrazioni fuori testo), il libro di Mari Sandoz, Cheyenne. L'autunno di un popolo, Mursia, Milano 1999, pp. IV + 406, e il libro di Warren E. Schwartz, L'ultimo Contrario. Orso Nero buffone sacro cheyenne, Xenia, Milano  1999, pp. IV + 188.
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La mattina di venerdi' 21 luglio 2023 si e' svolto un incontro di studio sulla storia e la cultura della Confederazione dei Piedi Neri.
Nel corso dell'incontro sono stati particolarmente utilizzati il libro di John C. Ewers, I Piedi Neri, Mursia, Milano 1997, pp. 320, il libro I signori del passaggio nord ovest. La confederazione Piedi Neri, La Salamandra, Milano 1984, pp. 148, e il libro di Marco Massignan, I Piedi Neri. Storia dei Blackfoot tra tradizione e modernita', Xenia, Milano 2001, pp. II + 126.
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La mattina di sabato 22 luglio 2023 si e' svolto un incontro di studio sulla storia e la cultura del popolo Crow.
Nel corso dell'incontro sono stati particolarmente utilizzati il libro di Frank B. Linderman, Plenty Coups, Capo dei Crow. La vita di un grande indiano, Mauna Kea Edizioni, s.l. ma San Benedetto del Tronto 2022, pp. 228, il libro di Frank B. Linderman, Pretty Shield. La donna-medicina dei Crow, Edizioni Il punto d'incontro, Vicenza 2009, pp. 176, il libro di Molti Trofei, Una vita sul sentiero di guerra. Autobiografia di un capo crow, Rusconi Libri, Milano 1976, 1988, pp. 276 (+ 16 pp. di illustrazioni fuori testo), e il libro di Peter Nabokov, Two Leggings, Edizioni Il punto d'incontro, Vicenza 2015, pp. 272.
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Gli incontri di studio dedicati alla cultura e alla storia dei popoli nativi americani proseguiranno prossimamente.
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Gli incontri si sono svolti nell'ambito dell'iniziativa affinche' il Presidente degli Stati Uniti d'America conceda finalmente la grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
Le persone partecipanti al ciclo di incontri di studio rinnovano l'invito a scrivere al Presidente Biden per chiedere che Leonard Peltier torni libero.
I messaggi (anche molto semplici, come ad esempio: "Free Leonard Peltier") possono essere inviati attraverso la seguente pagina web della Casa Bianca: www.whitehouse.gov/contact/
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Per una informazione essenziale sulla figura e la vicenda di Leonard Peltier segnaliamo due testi la cui lettura e' indispensabile:
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
Nella rete telematica e' disponibile in italiano una sintetica esposizione della vicenda di Leonard Peltier con il titolo "Alcune parole per Leonard Peltier".

6. REPETITA IUVANT. UNA MINIMA NOTIZIA SU LEONARD PELTIER

Leonard Peltier nasce a Grand Forks, nel North Dakota, il 12 settembre 1944.
Nell'infanzia, nell'adolescenza e nella prima giovinezza subisce pressoche' tutte le vessazioni, tutte le umiliazioni, tutti i traumi e l'emarginazione che il potere razzista bianco infligge ai nativi americani. Nella sua autobiografia questo processo di brutale alienazione ed inferiorizzazione e' descritto in pagine profonde e commoventi.
Nei primi anni Settanta incontra l'American Indian Movement (Aim), fondato nel 1968 proprio per difendere i diritti e restituire coscienza della propria dignita' ai nativi americani; e con l'impegno nell'Aim riscopre l'orgoglio di essere indiano - la propria identita', il valore della propria cultura, e quindi la lotta per la riconquista dei diritti del proprio popolo e di tutti i popoli oppressi.
Partecipa nel 1972 al "Sentiero dei trattati infranti", la carovana di migliaia di indiani che attraversa gli Stati Uniti e si conclude a Washington con la presentazione delle rivendicazioni contenute nel documento detto dei "Venti punti" che il governo Nixon non degna di considerazione, e con l'occupazione del Bureau of Indian Affairs.
Dopo l'occupazione nel 1973 da parte dell'Aim di Wounded Knee (il luogo del massacro del 1890 assurto a simbolo della memoria del genocidio delle popolazioni native commesso dal potere razzista e colonialista bianco)  nella riserva di Pine Ridge - in cui Wounded Knee si trova - si scatena la repressione: i nativi tradizionalisti ed i militanti dell'Aim unitisi a loro nel rivendicare l'identita', la dignita' e i diritti degli indiani, vengono perseguitati e massacrati dagli squadroni della morte del corrotto presidente del consiglio tribale Dick Wilson: uno stillicidio di assassinii in cui i sicari della polizia privata di Wilson (i famigerati "Goons") sono favoreggiati dall'Fbi che ha deciso di perseguitare l'Aim ed eliminarne i militanti con qualunque mezzo.
Nel 1975 per difendersi dalle continue aggressioni dei Goons di Wilson, alcuni residenti tradizionalisti chiedono l'aiuto dell'Aim, un cui gruppo di militanti viene ospitato nel ranch della famiglia Jumping Bull in cui organizza un campo di spiritualita'.
Proprio in quel lasso di tempo Dick Wilson sta anche trattando in segreto la cessione di una consistente parte del territorio della riserva alle compagnie minerarie.
Il 26 giugno 1975 avviene l'"incidente a Oglala", ovvero la sparatoria scatenata dall'Fbi che si conclude con la morte di due agenti dell'Fbi, Jack Coler e Ronald Williams, e di un giovane militante dell'Aim, Joe Stuntz, e la successiva fuga dei militanti dell'Aim superstiti guidati da Leonard Peltier che riescono ad eludere l'accerchiamento da parte dell'Fbi e degli squadroni della morte di Wilson.
Mentre nessuna inchiesta viene aperta sulla morte della giovane vittima indiana della sparatoria, cosi' come nessuna adeguata inchiesta era stata aperta sulle morti degli altri nativi assassinati nei mesi e negli anni precedenti da parte dei Goons, l'Fbi scatena una vasta e accanita caccia all'uomo per vendicare la morte dei suoi due agenti: in un primo momento vengono imputati dell'uccisione dei due agenti quattro persone: Jimmy Eagle, Dino Butler, Leonard Peltier e Bob Robideau.
Dino Butler e Bob Robideau vengono arrestati non molto tempo dopo, processati a Rapid City ed assolti perche' viene loro riconosciuta la legittima difesa.
A quel punto l'Fbi decide di rinunciare a perseguire Jimmy Eagle e di concentrare le accuse su Leonard Peltier, che nel frattempo e' riuscito a riparare in Canada; li' viene arrestato ed estradato negli Usa sulla base di due affidavit di una "testimone" che lo accusano menzogneramente del duplice omicidio; la cosiddetta "testimone" successivamente rivelera' di essere stata costretta dall'Fbi a dichiarare e sottoscrivere quelle flagranti falsita'.
Peltier viene processato non a Rapid City come i suoi compagni gia' assolti per legittima difesa ma a Fargo, da una giuria di soli bianchi, in un contesto razzista fomentato dall'Fbi.
Viene condannato a due ergastoli nonostante sia ormai evidente che le testimonianze contro di lui erano false, estorte ai testimoni dall'Fbi con gravi minacce, e nonostante che le cosiddette prove contro di lui fossero altrettanto false.
Successivamente infatti, grazie al Freedom of Information Act, fu possibile accedere a documenti che l'Fbi aveva tenuto nascosti e scoprire che non era affatto il cosiddetto "fucile di Peltier" ad aver ucciso i due agenti.
In carcere, si organizza un tentativo di ucciderlo, che viene sventato in modo rocambolesco; ma anche se riesce a salvarsi la vita Leonard Peltier viene sottoposto a un regime particolarmente vessatorio e le sue condizioni di salute ben presto si aggravano.
Tuttavia anche dal carcere, anche in condizioni di particolare durezza, Leonard Peltier riesce a svolgere un'intensa attivita' di testimonianza, di sensibilizzazione, di militanza, finanche di beneficenza; un'attivita' non solo di riflessione e d'impegno morale, sociale e politico, ma anche artistica e letteraria; nel corso degli anni diventa sempre piu' un punto di riferimento in tutto il mondo, come lo fu Nelson Mandela negli anni di prigionia nelle carceri del regime dell'apartheid.
La sua liberazione viene chiesta da illustri personalita', ma e' costantemente negata da parte di chi ha il potere di concederla. Analogamente la richiesta di un nuovo pronunciamento giudiziario e' sempre respinta, cosi' come gli vengono negate tutte le altre guarentigie riconosciute a tutti i detenuti.
Nel 1983 e poi in seconda edizione nel 1991 viene pubblicato il libro di Peter Matthiessen che fa piena luce sulla persecuzione subita da Leonard Peltier.
Nel 1999 viene pubblicata l'autobiografia di Leonard Peltier (presto tradotta anche in francese, italiano, spagnolo e tedesco).
Ma nei primi anni Duemila il processo per la tragica morte di un'altra militante del'Aim, Anna Mae Aquash, viene strumentalizzato dall'Fbi per orchestrare una nuova squallida e grottesca campagna diffamatoria e persecutoria nei confronti di Leonard Peltier. E nel 2009 un agente speciale che aveva avuto un ruolo fondamentale nella "guerra sporca" dell'Fbi contro l'Aim, Joseph Trimbach, da' alle stampe un libro che e' una vera e propria "summa" delle accuse contro Leonard Peltier.
Tuttavia e' ormai chiarissimo che Peltier e' innocente, e la prova definitiva dell'innocenza la da' proprio il libro di Trimbach: in quest'opera il cui scopo dichiarato e' dimostrare che l'Aim e' nient'altro che un'organizzazione criminale e terroristica, e che Leonard Peltier e' nient'altro che un efferato assassino, l'autore non solo non presenta alcuna vera prova contro Peltier, ma di fatto conferma cosi' che prove contro Peltier non ci sono.
Ma gli anni continuano a passare e la solidarieta' con Leonard Peltier non riesce ad ottenerne la liberazione. Occlusa proditoriamente la via giudiziaria, resta solo la grazia presidenziale, ma quando alcuni presidenti statunitensi lasciano intendere di essere disposti a prendere in considerazione un atto di clemenza che restituirebbe la liberta' a Leonard Peltier la reazione dell'Fbi e' minacciosa. Clinton prima e Obama poi rinunciano. Pavidita' dinanzi alla capacita' di intimidazione anche nei confronti della Casa bianca da parte dell'Fbi?
E giungiamo ad oggi: Leonard Peltier, che e' gia' affetto da gravi patologie, alcuni mesi fa e' stato anche malato di covid: nuovamente chiediamo al presidente degli Stati Uniti che sia liberato e riceva cure adeguate. Non muoia in carcere un uomo innocente, non muoia in carcere un eroico lottatore per i diritti umani di tutti gli esseri umani e per la difesa del mondo vivente.
Leonard Peltier deve essere liberato non solo perche' e' anziano e malato, ma perche' e' innocente.
Una bibliografia essenziale:
- Edda Scozza, Il coraggio d'essere indiano. Leonard Peltier prigioniero degli Stati Uniti, Erre Emme, Pomezia (Roma) 1996 (ora Roberto Massari Editore, Bolsena Vt).
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
- Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier, South End Press, Cambridge, MA, 1983, 1989, 2002 (disponibile in edizione digitale nel sito dell'"International Leonard Peltier Defense Committee": www.whoisleonardpeltier.info)-
- Bruce E. Johansen, Encyclopedia of the American Indian Movement, Greenwood, Santa Barbara - Denver - Oxford, 2013 e piu' volte ristampata.
- Ward Churchill e Jim Vander Wall, Agents of Repression: The FBI's Secret Wars Against the Black Panther Party and the American Indian Movement, South End Press, Boulder, Colorado, 1988, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022.
- Ward Churchill e Jim Vander Wall, The COINTELPRO Papers: Documents from the FBI's Secret Wars Against Dissent in the United States, South End Press, Boulder, Colorado, 1990, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022.
- Joseph H. Trimbach e John M. Trimbach, American Indian Mafia. An FBI Agent's True Story About Wounded Knee, Leonard Peltier, and the American Indian Movement (AIM), Outskirts Press, Denver 2009.
- Roxanne Dunbar-Ortiz, An Indigenous Peoples' History of the United States, Beacon Press, Boston 2014.
- Dick Bancroft e Laura Waterman Wittstock, We Are Still Here. A photographic history of the American Indian Movement, Minnesota Historical Society Press, 2013.
- Michael Koch e Michael Schiffmann, Ein leben fur Freiheit. Leonard Peltier und der indianische Widerstand, TraumFaenger Verlag, Hohenthann 2016.

7. REPETITA IUVANT. UNA PROPOSTA PER LE ELEZIONI EUROPEE DEL 2024: UNA LISTA NONVIOLENTA PER LA PACE E CONTRO IL RAZZISMO

Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
La politica dell'Unione Europea e' oggi caratterizzata da due orrori.
Il primo: la persecuzione dei migranti: col sostegno alle dittature che li imprigionano in condizioni disumane; con l'appalto ai poteri mafiosi in regime di monopolio della mobilita' per chi e' in fuga da guerre, dittature, fame e miseria; con la reclusione nei lager sia nei paesi di transito che in Europa; con la strage degli innocenti nel Mediterraneo; con lo schiavismo e l'apartheid in Europa. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
Il secondo: il sostegno alla prosecuzione della guerra in Ucraina che ogni giorno provoca altre stragi: con l'incessante fornitura di armi si alimenta la guerra e s'impedisce l'avvio di trattative di pace, e si contribuisce cosi' sia alla prosecuzione dello sterminio della popolazione ucraina vittima della guerra, sia all'escalation verso una guerra atomica che puo' mettere fine all'intera umanita'. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni politiche europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
I vertici dell'Unione Europea si sono peraltro ormai completamente prostituiti alla Nato, l'organizzazione terrorista e stragista che per conto del governo razzista e imperialista degli Stati Uniti d'America opera, dalla fine della Guerra fredda e con sempre maggiore intensita' ed accelerazione, per destabilizzare, asservire o distruggere non solo singole parti del continente europeo ma l'Europa intera. Abolire la Nato e' palesemente l'urgenza delle urgenze per dare all'Europa un futuro di pace.
Il Parlamento Europeo potrebbe e dovrebbe operare per la pace e in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani e per la salvaguardia della biosfera, ma attualmente e' anch'esso complice della furia razzista e della furia bellica che si e' incistata nei governi dei paesi europei e nei vertici di tutte le istituzioni politiche europee.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
E l'Italia rischia di essere rappresentata unicamente da partiti fascisti, razzisti e bellicisti.
Esplicitamente fascista, razzista, bellicista ed ecocida e' tutta l'area governativa italiana.
Razzista si e' dimostrato il partito grillino, che durante la prima esperienza di governo ha condiviso e sostenuto la scellerata politica di brutale persecuzione dei migranti da parte del capo leghista che di quel governo era vicepresidente, ministro e magna pars.
Tragicamente bellicista e' il Pd (e quindi di fatto anche coloro che ad esso subalterni con esso si alleano e che pertanto al di la' del velame dei vaniloquenti proclami portano voti al partito della guerra in cambio di qualche scranno e prebenda).
Questa la triste e trista situazione.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Che fare, quindi?
Io credo che occorra costruire una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo.
Nonviolenta: che cioe' faccia della scelta della nonviolenza la discriminante fondamentale. La nonviolenza essendo l'unica lotta nitida e intransigente, concreta e coerente, contro tutte le violenze e le oppressioni; la nonviolenza essendo il fondamentale strumento teorico e pratico a disposizione della lotta del movimento delle oppresse e degli oppressi per la liberazione dell'umanita' e la salvaguardia dell'intero mondo vivente.
Per la pace: e quindi per il disarmo integrale e l'integrale smilitarizzazione dei conflitti, dei territori, delle societa', delle culture.
Contro il razzismo: e quindi per il pieno riconoscimento di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani, poiche' siamo una sola famiglia umana in un unico mondo vivente.
E dire lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo significa dire una lista femminista ed ecologista, socialista e libertaria, delle classi sociali sfruttate e rapinate, delle oppresse e degli oppressi.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Se vogliamo aprire una riflessione comune e autentica, democratica e partecipata, fra tutte le persone e le esperienze disposte a riconoscersi in una prospettiva nonviolenta, femminista, ecologista, socialista e libertaria, per portare nel Parlamento Europeo la voce delle oppresse e degli oppressi e la lotta per la pace, l'affermazione dei diritti umani di tutti gli esseri umani e la difesa della biosfera, il momento e' adesso.
Prenda la parola ogni persona ed ogni esperienza interessata.
Si promuovano ovunque possibile incontri di riflessione.

8. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Letture
- Eleonora Ala, Giappone. I luoghi del sacro. Montagne, santuari e pellegrinaggi, Rcs, Milano 2023, pp. 128, euro 9,99.
*
Riletture
- Giorgio Colli, La ragione errabonda. Quaderni postumi, Adelphi, Milano 1982, pp. 672.
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Riedizioni
- Franco Fornari, Psicoanalisi della guerra, Feltrinelli, Milano 1966, 1970, 2023, pp. 286, euro 24.
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Maestre
- Ruth Benedict, Modelli di cultura, Feltrinelli, Milano 1960, 1979, pp. 280.

9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

10. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4905 del 24 luglio 2023
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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