[Nonviolenza] Telegrammi. 4906



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4906 del 25 luglio 2023
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. "Comune-info": Un ricordo di Nino Lo Bello
2. Guido Viale: Guerra e danni collaterali
3. Zina Croce': Femminicidi e mentalita' patriarcale: quando il "linguaggio mentale" diventa sentenza
4. Omero Dellistorti: Uno di fuori
5. Una minima notizia su Leonard Peltier
6. Una cosa utile per la pace: bloccare la fornitura di armi assassine, con l'azione diretta nonviolenta
7. Una proposta per le elezioni europee del 2024: una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo
8. Segnalazioni librarie
9. La "Carta" del Movimento Nonviolento
10. Per saperne di piu'

1. LUTTI. "COMUNE-INFO": UN RICORDO DI NINO LO BELLO
[Dal sito di "Comune-info" riprendiamo e diffondiamo]

Nino ci ha lasciati. Nino un uomo buono, generoso, intelligente. Umano, in un mondo sempre piu' cinico e spietato, Nino Lo Bello ha creduto davvero che il mondo si potesse cambiare "dal basso", dalla cura dei corsi d'acqua, delle terre agricole, dei servizi urbani della sua Sicilia. Nino diceva: "Far innamorare le persone del territorio e' il primo passo per proteggerlo". Nino e' stato il nostro maestro nell'arte della tessitura delle relazioni tra i saperi e le pratiche, tra gli esperti delle universita' e dei centri di ricerca e gli operatori economici piu' piccoli e diffusi sul territorio, tra gli amministratori locali e i movimenti ambientalisti, tra ogni Sud e ogni Nord. Le sue edizioni di "Fa' la cosa giusta!" a Palermo sono state un modello di scuola delle altre economie. E' stato anche presidente della Associazione per la Pace e lo Sviluppo nel Mediterraneo, nata a Comiso.
Nino, un amico. Dispensatore di fiducia, speranza, positivita'. Innamorato della sua Sicilia e della sua Palermo, che amava far conoscere al viaggiatore in tutte le pieghe di bellezza e complessita'. Senza retorica. Le camminate con lui per le strade di Palermo sono un'esperienza che non si dimentica. Come non si puo' dimenticare il lavoro immenso che ha fatto in questi anni e che rimarra' dopo di lui. Lascia in eredita' un tesoro che altre e altri sapranno custodire e portare avanti. Tante/i giovani verso cui e' stata sempre grande la sua attenzione, la sua speranza e la sua profonda capacita' di formatore.
Difficile accettare che la morte si sia potuta prendere cosi' presto proprio lui. Per il nostro conforto, prendiamo a prestito da Nino il suo sorriso e un po' della sua fede.
Paolo, Roberto, Adriana, Riccardo, Monica, Marco, Gianluca, Jason, Soana e tante e tanti amici e amiche di Comune-info

2. L'ORA. GUIDO VIALE: GUERRA E DANNI COLLATERALI
[Dal sito di "Comune-info" riprendiamo e diffondiamo]

Dall'inizio della guerra con la Russia l'esercito ucraino ha sparato una media di 9.000 proiettili di cannone al giorno - quasi mezzo milione finora - tanto da aver esaurito le scorte degli Stati Uniti e di molti altri membri della Nato. Dove? Tutti concentrati su quattro regioni, quelle che rivendica e vuole riconquistare.
Vediamo alla Tv e leggiamo sui giornali le distruzioni inflitte dalle armi russe - razzi, bombe e cannonate - sugli edifici di tutto il resto dell'Ucraina, anche se per lo piu' concentrate sulla zona del fronte. Non vediamo pero' le distruzioni che le cannonate ucraine hanno inflitto e infliggono a quella che gli ucraini considerano parte del loro Paese, della loro patria. Andranno tutte a segno? Non semineranno morte e distruzione anche tra la popolazione civile - quella rimasta - e le loro case? Quando non colpiscono obiettivi militari o edifici, quelle bombe finiscono nei campi: li inquinano, li cospargono di frammenti metallici, ne rendono difficile se non impossibile la coltivazione per anni.
Ora si comincia anche con le bombe a grappolo fornite dagli Usa - perche', ha detto Biden, le bombe convenzionali sono finite - che diffondono frammenti inesplosi che renderanno quei terreni infrequentabili per anni. Sono armi proibite da una convenzione internazionale che pero' Usa, Russia e Ucraina - tra altri - non hanno firmato. Se le tengono, le producono, e non hanno firmato perche' intendevano usarle e prima o poi lo avrebbero fatto. Secondo il governo degli Stati Uniti l'esercito russo lo ha gia' fatto (e' del tutto probabile) sul resto del territorio ucraino di cui non si e' appropriato e secondo il governo russo lo ha gia' fatto anche l'esercito ucraino su quello che vorrebbe riconquistare. Ma lo stesso discorso vale per le armi nucleari: se non si sottoscrive il trattato dell'Onu che le mette al bando e' perche' prima o poi si intende usarle. E le si useranno.
Poi ci sono le mine. Secondo il governo ucraino l'esercito russo ne ha gia' posizionate almeno un milione, di tipo e dimensioni diverse. E tutte, ovviamente, a ridosso del fronte, entro i confini di quel territorio conteso. Dove non si sa. Forse non lo sa bene nemmeno l'esercito russo che le ha collocate. Sicuramente non lo sa l'esercito ucraino, che dovra' scoprirle e neutralizzarle a sue spese (in vite umane) se e quando riconquistera' quei territori: un altro ostacolo micidiale alla loro vivibilita', chiunque li governi. Ma molte di quelle mine sono state smosse e trascinate chissa' dove, insieme a migliaia di tonnellate di inquinanti, di detriti, di animali annegati, dalla distruzione della diga di Kakhovka (da parte di chi? Entrambe le parti avrebbero avuto dei motivi per farlo). D'altronde hanno cercato di farci credere per un anno che a distruggere il gasdotto Northstream fosse stata la Russia... E un'altra diga, per fermare l'invasione, era gia' stata fatta saltare un anno prima dagli ucraini, che lo avevano rivendicato con orgoglio. Chi potra' mai abitare e coltivare quelle terre, tra le piu' fertili e con un sottosuolo tra i piu' ricchi del pianeta?
Per appropriarsi o riappropriarsi di un territorio che la guerra sta rendendo inabitabile sono stati, e vengono mandati, al macello, centinaia di migliaia di uomini da entrambe le parti. Gli uni - si dice - consenzienti, ma certo non tutti. Gli altri quasi tutti costretti. Non ci sono solo i morti; migliaia sono gli invalidi permanenti e ancora di piu' i combattenti che la guerra ha stravolto tanto da non essere piu' recuperabili alla vita civile. Poi ci sono altri milioni di ucraini e ucraine fuggiti in Europa (per lo piu' ben accolti, tanto che molti cercheranno di restarvi, come peraltro aveva gia' fatto un milione e piu' di loro anche prima che scoppiasse la guerra). Il Paese uscira' da questa guerra, se mai ne uscira', devastato, privo di una parte vitale ed essenziale della sua popolazione, con centinaia di migliaia di invalidi fisici e psichici a cui provvedere, senza che essi possano provvedere a se stessi o alle loro famiglie. Ma come sempre, dopo essere stati acclamati come eroi, verranno dimenticati, trascurati e trattati sempre piu' come un inutile peso.
Poi occorre mettere in conto di questa guerra - forse Greta Thunberg, andando a trovare Zelensky, non lo ha fatto - il danno inflitto alla lotta per il clima e l'ambiente anche nel resto del pianeta. Le emissioni climalteranti si avvicinano a quelle dell'Italia in un anno. Poi, per supplire al blocco di quelli russi, via libera all'estrazione e alla lavorazione di idrocarburi ovunque possibile, in barba agli impegni presi; spinta alla fabbricazione di sempre piu' armi che non aspettano altro che di essere usate; militarismo dispiegato e soprattutto diffusione ovunque di uno spirito bellicista secondo il quale i problemi non si possono risolvere che con la guerra...
Ne valeva la pena? Era proprio certo che la Russia - Putin - avrebbe cercato di impossessarsi dell'Ucraina se il suo governo non si fosse promesso alla Nato dopo la rivolta di Maidan? Se da quella rivolta non fosse sorta una guerra feroce contro le aspirazioni autonomistiche delle regioni russofone dell'est del paese, imposta anche a Zelensky che aveva vinto le elezioni con tutt'altro programma? Se la finta tregua di Minsk non fosse stata sottoscritta, come ha riconosciuto la stessa Angela Merkel, solo per prendere tempo, per armare fino ai denti l'Ucraina, il suo esercito e le sue milizie naziste, per prepararle a una guerra che non si e' fatto niente per sventare?
Rileggo i libri sulla guerra di di Svetlana Aleksievic, in cui da' voce a chi le guerre le ha fatte e subite e mi chiedo se i fautori dell'armamento ad oltranza dell'Ucraina sono consapevoli dell'orrore, del dolore e dello strazio irreparabili che una guerra del genere infligge a milioni di esseri umani (esseri umani che vivono in Europa come noi; perche' di quelli di continenti lontani siamo tutti sicuramente e serenamente inconsapevoli).
Che cosa ha trasformato tanti di noi in strateghi che non riescono piu' a trovare, e nemmeno a cercare, una soluzione di questo strazio, se non in una "vittoria" che appare sempre piu' irrealistica sul piano militare, ma soprattutto inconsistente su quello civile? Perche' a quei territori distrutti e a quelle esistenze spente nessuno restituira' piu' la vita.
E di fronte a questa non-prospettiva, che cosa ci impedisce di considerare quella guerra un conflitto scatenato e condotto a spese di popolazioni ignare del "grande gioco" che si svolge sulle loro teste, ma promosso da un'idolatria dei "confini" (in gran parte disegnati "a tavolino") che oggi viene richiamata a giustificazione delle peggiori efferatezze, ma che e' anche la premessa di ogni guerra?

3. ZINA CROCE': FEMMINICIDI E MENTALITA' PATRIARCALE: QUANDO Il "LINGUAGGIO MENTALE" DIVENTA SENTENZA
[Dal sito de "Il paese delle donne" riprendiamo e diffondiamo]

Le sentenze non si discutono. Cosi' si dice. Accade pero' che ci siano alcune che lasciano basiti, come in diversi casi di femminicidi, crimini contro cui e' stata varata la legge n. 119 dell'ottobre 2013, nota, appunto, come legge contro il femminicidio.
L'ultima sentenza, in linea temporale, riguarda il caso, accaduto a Legnano, di una giovane donna massacrata dal compagno perche' lei lo voleva lasciare.
I particolari della vicenda: la ragazza e' stata picchiata, sgozzata, fatta a pezzi, i suoi resti sono stati tenuti dall'uccisore in un congelatore, per diversi giorni, e poi scaraventati in un dirupo. L'assassino, organizzandosi a puntino, si e' preoccupato di occultare ogni traccia del delitto, fino a pagare online l'affitto della ragazza e a rispondere ai vari messaggi sul telefonino, fingendosi la ragazza, per non destare sospetti.
C'e' di che inorridire, e tanto.
Il de quo non ha avuto l'ergastolo. Soltanto trent'anni di carcere (che si potranno ridurre coi noti meccanismi): la sentenza non ha riconosciuto l'aggravante della crudelta', ne' la premeditazione.
"Lei era disinibita, lui era innamorato perdutamente", il movente non e' "abietto o futile in senso tecnico-giuridico", "l'omicidio era un modo per uscire da una condizione di sofferenza ritenuta non piu' sopportabile dall'uomo... la causa scatenante non e' da ritenersi turpe o spregevole, non e' stata espressione di un moto interiore del tutto ingiustificato".
A parte il fatto che di amore non si muore mai, e, soprattutto, non si ammazza, e' sconcertante il linguaggio verbale usato, ovvia conseguenza di quello mentale. Ed e' ben strana forma di amore quella che porta alla distruzione della persona che si dice di amare.
Sembra persistere certo maschilismo di antica memoria che considera le donne "proprieta' di" e non persone autonome.
E torna alla mente uno scritto di Eutimio Ranelletti - presidente onorario della Corte di Cassazione - dal titolo "La donna giudice, ovverossia la grazia contro la giustizia", in cui si legge "... la donna e' fatua, leggera, superficiale, emotiva, passionale, impulsiva, approssimativa, negata alla logica"; per non parlare di quanto disse l'on. Antonio Romano, Presidente di Tribunale, durante l'Assemblea Costituente (si discuteva della possibilita' di aprire alle donne l'ingresso in Magistratura...): "... ho l'impressione che essa (la donna, ndr) non sia indicata per la difficile arte del giudicare. Questa, richiede grande equilibrio, e alle volte l'equilibrio difetta per ragioni anche fisiologiche".
In un modo o nell'altro, persiste, ieri come oggi, l'ancestrale tendenza a ridurre le donne a corpo, e, nel caso di specie, a indispensabile sfogo per il "riposo del guerriero", pena la morte in caso contrario.
Si fa grande fatica a trovare parole per commentare. Soltanto tre: quo usque tandem...?

4. NUOVI RACCONTI DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: UNO DI FUORI

- L'hai visto quello?
- Quale?
- Quello.
- Quello la'?
- Si'.
- E allora?
- Lo conosci?
- No, chi e'?
- Non lo so.
- E allora?
- Non mi piace, non mi piace per niente.
- Perche'?
- Perche' sara' mezz'ora che sta li', non dice una parola, non fa niente, ogni tanto ordina un caffe' o una bibita e guarda fisso fuori.
- E allora?
- Te l'ho detto, non mi piace.
- E allora che vorresti fare?
- Non lo so, ma non mi piace.
- Vabbe', non ti piace.
- Perche', tu non lo trovi strano?
- Perche' strano?
- Come perche'? Perche' e' strano, no?
- Magari sta aspettando qualcuno.
- Non credo.
- E che ne sai?
- E' uno strano, io me ne accorgo subito.
- A me non mi pare strano.
- Perche' ci hai gli occhi foderati di salame.
- Te la pigli con me, adesso?
- Se non capisci...
- E che c'e' da capire?
- Che quel forestiero sta ruminando qualche cosa, e che bisognerebbe intervenire prima che entri in azione.
- A me sembra che stia bevendo il caffe'. Come noi, del resto.
- Solo che noi siamo di qui, siamo in due e parliamo. Quello e' uno straniero, e' strano, e' solo, sta zitto e sta per combinare qualche cosa, qualche cosa di grosso. Mi ci gioco quello che ti pare.
- E che starebbe per fare, sentiamo.
- Non lo so, se lo sapevo ero gia' intervenuto.
- Non lo sai.
- No.
- E allora falla finita.
- Tu non ti preoccupi mai di niente, eh?
- Che vorresti dire?
- Che te ne freghi. Questo vorrei dire.
- Infatti. Io me ne frego. E faresti bene a fregartene pure tu.
- Invece io penso che qualcuno deve vigilare.
- Vigilare?
- Vigilare, si'.
- E perche'?
- Per non soccombere, ecco perche'. Per non soccombere. Chiaro il messaggio?
- Soccombere?
- Soccombere.
- E che c'entra con quel tizio?
- C'entra, c'entra.
- Ma che ne sai?
- Lo so, lo so.
- Hai detto che non lo sapevi.
- Pero' lo so.
- E allora?
- Allora sei con me o no?
- Eh?
- Sei con me o con quello?
- Con quello?
- Con quello.
- Ma se neanche lo conosco.
- Ma se non sei con me...
- Io certe volte mica ti capisco.
- Non mi capisci o non mi vuoi capire?
- Non ti capisco.
- Allora te lo spiego un'altra volta: quel tizio non mi piace.
- Questo l'avevo capito.
- Se hai capito questo, e' detto tutto.
- Cioe'?
- Che e' ora di passare all'azione, andiamo.
- Che azione?
- Fare quello che e' giusto e necessario.
- Sarebbe?
- Difendere il nostro paese.
- E come?
- Come sarebbe a dire come? Difendere il nostro paese e basta.
- D'accordo, d'accordo. Ma fammi capire come si difende 'sto schifo di paese.
- Sara' pure uno schifo di paese, ma e' il nostro paese, e quello invece e' di fuori.
- E allora?
- E allora, e allora, mo' basta con le chiacchere, le chiacchiere stanno a zero. Ci stai o no?
- Ci sto a fare che?
- Quel che si deve fare.
- Che secondo te sarebbe...
- Quel che si deve fare.
- A quello?
- A quello.
- Magari prima bisognerebbe parlarci.
- E rinunciare all'effetto sorpresa? Manco per sogno. L'effetto sorpresa e' tutto.
- E poi?
- Poi lo buttiamo nella discarica.
- Come quegli altri?
- Come quegli altri. Sei con me o no?
- Certo, certo che sono con te. Se non ci si aiuta tra paesani...

5. REPETITA IUVANT. UNA MINIMA NOTIZIA SU LEONARD PELTIER

Leonard Peltier nasce a Grand Forks, nel North Dakota, il 12 settembre 1944.
Nell'infanzia, nell'adolescenza e nella prima giovinezza subisce pressoche' tutte le vessazioni, tutte le umiliazioni, tutti i traumi e l'emarginazione che il potere razzista bianco infligge ai nativi americani. Nella sua autobiografia questo processo di brutale alienazione ed inferiorizzazione e' descritto in pagine profonde e commoventi.
Nei primi anni Settanta incontra l'American Indian Movement (Aim), fondato nel 1968 proprio per difendere i diritti e restituire coscienza della propria dignita' ai nativi americani; e con l'impegno nell'Aim riscopre l'orgoglio di essere indiano - la propria identita', il valore della propria cultura, e quindi la lotta per la riconquista dei diritti del proprio popolo e di tutti i popoli oppressi.
Partecipa nel 1972 al "Sentiero dei trattati infranti", la carovana di migliaia di indiani che attraversa gli Stati Uniti e si conclude a Washington con la presentazione delle rivendicazioni contenute nel documento detto dei "Venti punti" che il governo Nixon non degna di considerazione, e con l'occupazione del Bureau of Indian Affairs.
Dopo l'occupazione nel 1973 da parte dell'Aim di Wounded Knee (il luogo del massacro del 1890 assurto a simbolo della memoria del genocidio delle popolazioni native commesso dal potere razzista e colonialista bianco)  nella riserva di Pine Ridge - in cui Wounded Knee si trova - si scatena la repressione: i nativi tradizionalisti ed i militanti dell'Aim unitisi a loro nel rivendicare l'identita', la dignita' e i diritti degli indiani, vengono perseguitati e massacrati dagli squadroni della morte del corrotto presidente del consiglio tribale Dick Wilson: uno stillicidio di assassinii in cui i sicari della polizia privata di Wilson (i famigerati "Goons") sono favoreggiati dall'Fbi che ha deciso di perseguitare l'Aim ed eliminarne i militanti con qualunque mezzo.
Nel 1975 per difendersi dalle continue aggressioni dei Goons di Wilson, alcuni residenti tradizionalisti chiedono l'aiuto dell'Aim, un cui gruppo di militanti viene ospitato nel ranch della famiglia Jumping Bull in cui organizza un campo di spiritualita'.
Proprio in quel lasso di tempo Dick Wilson sta anche trattando in segreto la cessione di una consistente parte del territorio della riserva alle compagnie minerarie.
Il 26 giugno 1975 avviene l'"incidente a Oglala", ovvero la sparatoria scatenata dall'Fbi che si conclude con la morte di due agenti dell'Fbi, Jack Coler e Ronald Williams, e di un giovane militante dell'Aim, Joe Stuntz, e la successiva fuga dei militanti dell'Aim superstiti guidati da Leonard Peltier che riescono ad eludere l'accerchiamento da parte dell'Fbi e degli squadroni della morte di Wilson.
Mentre nessuna inchiesta viene aperta sulla morte della giovane vittima indiana della sparatoria, cosi' come nessuna adeguata inchiesta era stata aperta sulle morti degli altri nativi assassinati nei mesi e negli anni precedenti da parte dei Goons, l'Fbi scatena una vasta e accanita caccia all'uomo per vendicare la morte dei suoi due agenti: in un primo momento vengono imputati dell'uccisione dei due agenti quattro persone: Jimmy Eagle, Dino Butler, Leonard Peltier e Bob Robideau.
Dino Butler e Bob Robideau vengono arrestati non molto tempo dopo, processati a Rapid City ed assolti perche' viene loro riconosciuta la legittima difesa.
A quel punto l'Fbi decide di rinunciare a perseguire Jimmy Eagle e di concentrare le accuse su Leonard Peltier, che nel frattempo e' riuscito a riparare in Canada; li' viene arrestato ed estradato negli Usa sulla base di due affidavit di una "testimone" che lo accusano menzogneramente del duplice omicidio; la cosiddetta "testimone" successivamente rivelera' di essere stata costretta dall'Fbi a dichiarare e sottoscrivere quelle flagranti falsita'.
Peltier viene processato non a Rapid City come i suoi compagni gia' assolti per legittima difesa ma a Fargo, da una giuria di soli bianchi, in un contesto razzista fomentato dall'Fbi.
Viene condannato a due ergastoli nonostante sia ormai evidente che le testimonianze contro di lui erano false, estorte ai testimoni dall'Fbi con gravi minacce, e nonostante che le cosiddette prove contro di lui fossero altrettanto false.
Successivamente infatti, grazie al Freedom of Information Act, fu possibile accedere a documenti che l'Fbi aveva tenuto nascosti e scoprire che non era affatto il cosiddetto "fucile di Peltier" ad aver ucciso i due agenti.
In carcere, si organizza un tentativo di ucciderlo, che viene sventato in modo rocambolesco; ma anche se riesce a salvarsi la vita Leonard Peltier viene sottoposto a un regime particolarmente vessatorio e le sue condizioni di salute ben presto si aggravano.
Tuttavia anche dal carcere, anche in condizioni di particolare durezza, Leonard Peltier riesce a svolgere un'intensa attivita' di testimonianza, di sensibilizzazione, di militanza, finanche di beneficenza; un'attivita' non solo di riflessione e d'impegno morale, sociale e politico, ma anche artistica e letteraria; nel corso degli anni diventa sempre piu' un punto di riferimento in tutto il mondo, come lo fu Nelson Mandela negli anni di prigionia nelle carceri del regime dell'apartheid.
La sua liberazione viene chiesta da illustri personalita', ma e' costantemente negata da parte di chi ha il potere di concederla. Analogamente la richiesta di un nuovo pronunciamento giudiziario e' sempre respinta, cosi' come gli vengono negate tutte le altre guarentigie riconosciute a tutti i detenuti.
Nel 1983 e poi in seconda edizione nel 1991 viene pubblicato il libro di Peter Matthiessen che fa piena luce sulla persecuzione subita da Leonard Peltier.
Nel 1999 viene pubblicata l'autobiografia di Leonard Peltier (presto tradotta anche in francese, italiano, spagnolo e tedesco).
Ma nei primi anni Duemila il processo per la tragica morte di un'altra militante del'Aim, Anna Mae Aquash, viene strumentalizzato dall'Fbi per orchestrare una nuova squallida e grottesca campagna diffamatoria e persecutoria nei confronti di Leonard Peltier. E nel 2009 un agente speciale che aveva avuto un ruolo fondamentale nella "guerra sporca" dell'Fbi contro l'Aim, Joseph Trimbach, da' alle stampe un libro che e' una vera e propria "summa" delle accuse contro Leonard Peltier.
Tuttavia e' ormai chiarissimo che Peltier e' innocente, e la prova definitiva dell'innocenza la da' proprio il libro di Trimbach: in quest'opera il cui scopo dichiarato e' dimostrare che l'Aim e' nient'altro che un'organizzazione criminale e terroristica, e che Leonard Peltier e' nient'altro che un efferato assassino, l'autore non solo non presenta alcuna vera prova contro Peltier, ma di fatto conferma cosi' che prove contro Peltier non ci sono.
Ma gli anni continuano a passare e la solidarieta' con Leonard Peltier non riesce ad ottenerne la liberazione. Occlusa proditoriamente la via giudiziaria, resta solo la grazia presidenziale, ma quando alcuni presidenti statunitensi lasciano intendere di essere disposti a prendere in considerazione un atto di clemenza che restituirebbe la liberta' a Leonard Peltier la reazione dell'Fbi e' minacciosa. Clinton prima e Obama poi rinunciano. Pavidita' dinanzi alla capacita' di intimidazione anche nei confronti della Casa bianca da parte dell'Fbi?
E giungiamo ad oggi: Leonard Peltier, che e' gia' affetto da gravi patologie, alcuni mesi fa e' stato anche malato di covid: nuovamente chiediamo al presidente degli Stati Uniti che sia liberato e riceva cure adeguate. Non muoia in carcere un uomo innocente, non muoia in carcere un eroico lottatore per i diritti umani di tutti gli esseri umani e per la difesa del mondo vivente.
Leonard Peltier deve essere liberato non solo perche' e' anziano e malato, ma perche' e' innocente.
Una bibliografia essenziale:
- Edda Scozza, Il coraggio d'essere indiano. Leonard Peltier prigioniero degli Stati Uniti, Erre Emme, Pomezia (Roma) 1996 (ora Roberto Massari Editore, Bolsena Vt).
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
- Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier, South End Press, Cambridge, MA, 1983, 1989, 2002 (disponibile in edizione digitale nel sito dell'"International Leonard Peltier Defense Committee": www.whoisleonardpeltier.info)-
- Bruce E. Johansen, Encyclopedia of the American Indian Movement, Greenwood, Santa Barbara - Denver - Oxford, 2013 e piu' volte ristampata.
- Ward Churchill e Jim Vander Wall, Agents of Repression: The FBI's Secret Wars Against the Black Panther Party and the American Indian Movement, South End Press, Boulder, Colorado, 1988, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022.
- Ward Churchill e Jim Vander Wall, The COINTELPRO Papers: Documents from the FBI's Secret Wars Against Dissent in the United States, South End Press, Boulder, Colorado, 1990, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022.
- Joseph H. Trimbach e John M. Trimbach, American Indian Mafia. An FBI Agent's True Story About Wounded Knee, Leonard Peltier, and the American Indian Movement (AIM), Outskirts Press, Denver 2009.
- Roxanne Dunbar-Ortiz, An Indigenous Peoples' History of the United States, Beacon Press, Boston 2014.
- Dick Bancroft e Laura Waterman Wittstock, We Are Still Here. A photographic history of the American Indian Movement, Minnesota Historical Society Press, 2013.
- Michael Koch e Michael Schiffmann, Ein leben fur Freiheit. Leonard Peltier und der indianische Widerstand, TraumFaenger Verlag, Hohenthann 2016.

6. REPETITA IUVANT. UNA COSA UTILE PER LA PACE: BLOCCARE LA FORNITURA DI ARMI ASSASSINE, CON L'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA

Ovviamente apprezzando e sostenendo le molte iniziative gia' in corso (e soprattutto quelle che concretamente recano aiuti umanitari e soccorrono, accolgono e assistono tutte le vittime e tutte le persone che dalla guerra fuggono e alla guerra si oppongono), vorremmo aggiungere una cosa da fare che ci sembra utile piu' di ogni altra per contribuire da qui, in Italia, a far cessare le stragi in Ucraina: bloccare la fornitura di armi assassine.
E per bloccare la fornitura di armi assassine occorre bloccare con specifiche e adeguate azioni dirette nonviolente le fabbriche di armi, i depositi di armi, i trasporti di armi, i centri decisionali e le strutture tecniche che le forniture di armi assassine organizzano ed eseguono.
*
Fornire armi assassine dove e' in corso una guerra significa partecipare a quella guerra, cosa esplicitamente vietata dall'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana.
Non vi e' infatti alcun dubbio che fornire armi assassine dove una guerra e' in corso e dove quindi esse vengono usate per uccidere degli esseri umani (e tutte le armi sono usate sempre e solo per uccidere) significa partecipare alla guerra e alle stragi di cui essa consiste, e il citato articolo 11 della Costituzione e' chiarissimo e inequivocabile al riguardo, aprendosi con queste precise parole: "L'Italia ripudia la guerra".
Pertanto, un governo italiano che decide di fornire armi assassine a un paese in guerra e' ipso facto in contrasto con la Costituzione cui ha giurato fedelta', ed e' quindi un governo fuorilegge, criminale, golpista. E chiunque in Italia cooperasse all'invio di armi assassine, o l'invio di armi assassine consentisse, sarebbe parimenti criminale.
*
E' quindi diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi all'invio di armi assassine dove una guerra e' in corso.
Cosi' come e' diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi a un governo golpista e a chiunque coopera alla commissione di stragi.
*
Come e' possibile contrastare questo crimine?
Come e' possibile fare qualcosa di concreto per salvare le vite di coloro che la guerra - che quelle armi assassine alimentano - uccide?
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi le fabbriche, i depositi, i trasporti di armi.
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi i centri decisionali e le strutture tecniche che quell'invio di armi assassine organizzano ed eseguono.
*
Naturalmente occorre:
a) individuare tutti i luoghi da bloccare ed organizzare adeguatamente il blocco della scellerata attivita' finalizzata all'invio di armi assassine ovvero all'uccisione di esseri umani;
b) formare adeguatamente le persone di volonta' buona disponibili a partecipare a tali azioni dirette nonviolente.
La nonviolenza infatti richiede una specifica accurata preparazione e una completa conoscenza e consapevolezza del significato e delle conseguenze delle proprie azioni, che essendo non simboliche ma concrete espongono chi le esegue alle ovvie rappresaglie da parte dei poteri la cui azione criminale si vuole impedire.
La nonviolenza infatti, nel suo impegno per salvare tutte le vite, richiede una rigorosa coerenza tra i mezzi e i fini, una piena coscienza delle personali sofferenze cui si puo' andare incontro, una nitida disponibilita' ad accettare di subire torti e persecuzioni senza reagire, a subire violenza senza opporre violenza.
*
A oltre un anno dall'inizio della guerra in Ucraina scatenata dall'invasione militare per volonta' del folle e criminale autocrate russo, e' ormai chiaro ad ogni persona che tutti i governi attivamente coinvolti nella guerra, che la guerra e le stragi hanno alimentato e tuttora alimentano e che hanno impedito fin qui ogni tregua ed ogni trattativa di pace, non intendono affatto porre fine alle stragi, non intendono affatto salvare le vite umane che ogni giorno la guerra distrugge, ma anzi cooperano alla prosecuzione, all'intensificazione e all'estensione delle uccisioni di esseri umani, ed accrescono il pericolo che la guerra si faccia mondiale e nucleare e possa distruggere l'intera umana famiglia.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per contrastare questo abominevole massacro e il pericolo dell'apocalisse atomica.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per imporre ai governi la cessazione della guerra.
Hic et nunc solo l'azione diretta nonviolenta puo' concretamente contribuire a fermare le stragi e ad imporre ai governi di cessare il fuoco e avviare trattative di pace.
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Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

7. REPETITA IUVANT. UNA PROPOSTA PER LE ELEZIONI EUROPEE DEL 2024: UNA LISTA NONVIOLENTA PER LA PACE E CONTRO IL RAZZISMO

Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
La politica dell'Unione Europea e' oggi caratterizzata da due orrori.
Il primo: la persecuzione dei migranti: col sostegno alle dittature che li imprigionano in condizioni disumane; con l'appalto ai poteri mafiosi in regime di monopolio della mobilita' per chi e' in fuga da guerre, dittature, fame e miseria; con la reclusione nei lager sia nei paesi di transito che in Europa; con la strage degli innocenti nel Mediterraneo; con lo schiavismo e l'apartheid in Europa. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
Il secondo: il sostegno alla prosecuzione della guerra in Ucraina che ogni giorno provoca altre stragi: con l'incessante fornitura di armi si alimenta la guerra e s'impedisce l'avvio di trattative di pace, e si contribuisce cosi' sia alla prosecuzione dello sterminio della popolazione ucraina vittima della guerra, sia all'escalation verso una guerra atomica che puo' mettere fine all'intera umanita'. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni politiche europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
I vertici dell'Unione Europea si sono peraltro ormai completamente prostituiti alla Nato, l'organizzazione terrorista e stragista che per conto del governo razzista e imperialista degli Stati Uniti d'America opera, dalla fine della Guerra fredda e con sempre maggiore intensita' ed accelerazione, per destabilizzare, asservire o distruggere non solo singole parti del continente europeo ma l'Europa intera. Abolire la Nato e' palesemente l'urgenza delle urgenze per dare all'Europa un futuro di pace.
Il Parlamento Europeo potrebbe e dovrebbe operare per la pace e in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani e per la salvaguardia della biosfera, ma attualmente e' anch'esso complice della furia razzista e della furia bellica che si e' incistata nei governi dei paesi europei e nei vertici di tutte le istituzioni politiche europee.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
E l'Italia rischia di essere rappresentata unicamente da partiti fascisti, razzisti e bellicisti.
Esplicitamente fascista, razzista, bellicista ed ecocida e' tutta l'area governativa italiana.
Razzista si e' dimostrato il partito grillino, che durante la prima esperienza di governo ha condiviso e sostenuto la scellerata politica di brutale persecuzione dei migranti da parte del capo leghista che di quel governo era vicepresidente, ministro e magna pars.
Tragicamente bellicista e' il Pd (e quindi di fatto anche coloro che ad esso subalterni con esso si alleano e che pertanto al di la' del velame dei vaniloquenti proclami portano voti al partito della guerra in cambio di qualche scranno e prebenda).
Questa la triste e trista situazione.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Che fare, quindi?
Io credo che occorra costruire una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo.
Nonviolenta: che cioe' faccia della scelta della nonviolenza la discriminante fondamentale. La nonviolenza essendo l'unica lotta nitida e intransigente, concreta e coerente, contro tutte le violenze e le oppressioni; la nonviolenza essendo il fondamentale strumento teorico e pratico a disposizione della lotta del movimento delle oppresse e degli oppressi per la liberazione dell'umanita' e la salvaguardia dell'intero mondo vivente.
Per la pace: e quindi per il disarmo integrale e l'integrale smilitarizzazione dei conflitti, dei territori, delle societa', delle culture.
Contro il razzismo: e quindi per il pieno riconoscimento di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani, poiche' siamo una sola famiglia umana in un unico mondo vivente.
E dire lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo significa dire una lista femminista ed ecologista, socialista e libertaria, delle classi sociali sfruttate e rapinate, delle oppresse e degli oppressi.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Se vogliamo aprire una riflessione comune e autentica, democratica e partecipata, fra tutte le persone e le esperienze disposte a riconoscersi in una prospettiva nonviolenta, femminista, ecologista, socialista e libertaria, per portare nel Parlamento Europeo la voce delle oppresse e degli oppressi e la lotta per la pace, l'affermazione dei diritti umani di tutti gli esseri umani e la difesa della biosfera, il momento e' adesso.
Prenda la parola ogni persona ed ogni esperienza interessata.
Si promuovano ovunque possibile incontri di riflessione.

8. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Letture
- Alessio Basilico, Prima guerra mondiale. Il fronte orientale, Rcs, Milano 2023, pp. 160, euro 5,99.
- Adolfo Scotto di Luzio, L'equivoco don Milani, Einaudi, Torino 2023, pp. XII + 148, euro 12.
- Marco Travaglio, Il santo, PaperFirst, Roma 2023, pp. 528, euro 15 (in supplemento a "Il fatto quotidiano").
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Riletture
- Karl Marx, Friedrich Engels, India, Cina, Russia, Il Saggiatore, Milano 1960, 1970, pp. 432.
- Karl Marx, Friedrich Engels, Scritti sull'arte, Laterza, Roma-Bari 1967, 1978, pp. 256.
- Karl Marx, Friedrich Engels, Scritti sulla religione, Savelli, Roma 1973, Garzanti, Milano 1979, pp. 368.
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Maestre
- Ida Magli, Introduzione all'antropologia culturale. Storia, aspetti e problemi della teoria della cultura, Laterza, Roma-Bari 1980, 1983, pp. VIII + 216.
- Lucy Mair, Introduzione all'antropologia sociale, Feltrinelli, Milano 1970, 1980, pp. 312.

9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

10. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4906 del 25 luglio 2023
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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