[Nonviolenza] Telegrammi. 4818



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4818 del 28 aprile 2023
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. Harry Belafonte
2. "Con la nonviolenza, per il diritto alla vita di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente". Un incontro di riflessione con la dottoressa Antonella Litta a Viterbo
3. "Contro la guerra: la scelta della nonviolenza". Un incontro di riflessione a Viterbo con Paolo Arena
4. Una nota del Movimento Nonviolento sulla proposta di "Referendum pacifista"
5. Giobbe Santabarbara: In due frettolose parole un'opinione sul testo che precede
6. Daniele Lugli: Sulle orme di Capitan Toni
7. Enrico Peyretti: Il discrimine essenziale, tra vita e morte
8. Cosa possiamo (e dobbiamo) realmente fare contro la guerra in corso in Europa?
9. Segnalazioni librarie
10. La "Carta" del Movimento Nonviolento
11. Per saperne di piu'

1. LUTTI. HARRY BELAFONTE

E' deceduto Harry Belafonte, musicista, attore, militante per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Con gratitudine lo ricordiamo.

2. INCONTRI. "CON LA NONVIOLENZA, PER IL DIRITTO ALLA VITA DI TUTTI GLI ESSERI UMANI E DELL'INTERO MONDO VIVENTE". UN INCONTRO DI RIFLESSIONE CON LA DOTTORESSA ANTONELLA LITTA A VITERBO

Si e' svolto nel pomeriggio di giovedi' 27 aprile 2023 a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" un incontro di riflessione con la dottoressa Antonella Litta sul tema: ""Con la nonviolenza, per il diritto alla vita di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente".
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Una minima notizia su Antonella Litta
Antonella Litta svolge l'attivita' di medico di medicina generale a Nepi (Vt). E' specialista in Reumatologia ed ha condotto una intensa attivita' di ricerca scientifica presso l'Universita' di Roma "la Sapienza" e contribuito alla realizzazione di uno tra i primi e piu' importanti studi scientifici italiani sull'interazione tra campi elettromagnetici e sistemi viventi, pubblicato sulla prestigiosa rivista "Clinical and Esperimental Rheumatology", n. 11, pp. 41-47, 1993. E' referente locale dell'Associazione italiana medici per l'ambiente (International Society of Doctors for the Environment - Italia) e per questa associazione e' responsabile e coordinatrice nazionale del gruppo di studio su "Trasporto aereo come fattore d'inquinamento ambientale e danno alla salute" nonche' referente nazionale per le problematiche ambientali e sanitarie derivanti dall'inquinamento delle acque ad uso umano. E' referente per l'Ordine dei medici di Viterbo per l'iniziativa congiunta Fnomceo-Isde "Tutela del diritto individuale e collettivo alla salute e ad un ambiente salubre". Gia' responsabile dell'associazione Aires-onlus (Associazione internazionale ricerca e salute) e' stata organizzatrice di numerosi convegni medico-scientifici. Presta attivita' di medico volontario nei paesi africani. E' stata consigliera comunale. E' partecipe e sostenitrice di programmi di solidarieta' locali ed internazionali. E' impegnata nell'Associazione nazionale partigiani d'Italia (Anpi) a livello locale e provinciale. Fa parte di un comitato che promuove il diritto allo studio e il diritto all'abitare con iniziative di solidarieta' concreta. Presidente del Comitato "Nepi per la pace", e' impegnata in progetti di educazione alla pace, alla legalita', alla nonviolenza e al rispetto dell'ambiente. E' la portavoce del Comitato che si e' opposto vittoriosamente all'insensato ed illegale mega-aeroporto di Viterbo salvando la preziosa area naturalistica, archeologica e termale del Bullicame di dantesca memoria e che s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, in difesa della salute, dell'ambiente, della democrazia, dei diritti di tutti. Come rappresentante dell'Associazione italiana medici per l'ambiente (Isde-Italia) ha promosso una rilevante iniziativa per il risanamento delle acque del lago di Vico e in difesa della salute della popolazione dei comuni circumlacuali. E' oggi in Italia figura di riferimento nella denuncia della presenza dell'arsenico nelle acque destinate al consumo umano, e nella proposta di iniziative specifiche e adeguate da parte delle istituzioni per la dearsenificazione delle acque e la difesa della salute della popolazione. E' promotrice del "Coordinamento addio pesticidi". Per il suo impegno in difesa di ambiente, salute e diritti alla dottoressa Antonella Litta e' stato attribuito il 6 marzo 2013 a Roma il prestigioso "Premio Donne, Pace e Ambiente Wangari Maathai" con la motivazione: "per l'impegno a tutela della salute dei cittadini e della salubrita' del territorio". Il 18 ottobre 2013 ad Arezzo in occasione delle settime "Giornate italiane mediche per l'ambiente" le e' stato conferito il prestigioso riconoscimento da parte della "International Society of Doctors for the Environment" con la motivazione: "per la convinta testimonianza, il costante impegno, l'attenzione alla formazione e all'informazione sulle principali problematiche nell'ambito dell'ambiente e della salute". Il 25 novembre 2013 a Salerno le e' stato attribuito il prestigioso Premio "Trotula de Ruggiero".

3. INCONTRI. "CONTRO LA GUERRA: LA SCELTA DELLA NONVIOLENZA". UN INCONTRO DI RIFLESSIONE A VITERBO CON PAOLO ARENA

La sera di giovedi' 27 aprile 2023 a Viterbo, presso il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera", si e' tenuto un incontro di riflessione sul tema: "Contro la guerra: la scelta della nonviolenza".
All'incontro ha preso parte Paolo Arena.
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Una minima notizia su Paolo Arena
Paolo Arena, critico e saggista, studioso di cinema, arti visive, weltliteratur, sistemi di pensiero, processi culturali, comunicazioni di massa e nuovi media, e' uno dei principali collaboratori del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e fa parte della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta", un'esperienza nata dagli incontri di formazione nonviolenta che per anni si sono svolti con cadenza settimanale a Viterbo; nel 2010 insieme a Marco Ambrosini e Marco Graziotti ha condotto un'ampia inchiesta sul tema "La nonviolenza oggi in Italia" con centinaia di interviste a molte delle piu' rappresentative figure dell'impegno nonviolento nel nostro paese. Ha tenuto apprezzate conferenze sul cinema di Tarkovskij all'Universita' di Roma "La Sapienza" e presso biblioteche pubbliche. Negli scorsi anni ha animato cicli di incontri di studio su Dante e su Seneca. Negli ultimi anni ha animato cicli di incontri di studio di storia della sociologia, di teoria del diritto, di elementi di economia politica, di storia linguistica dell'Italia contemporanea. Fa parte di un comitato che promuove il diritto allo studio con iniziative di solidarieta' concreta. Cura il sito www.letterestrane.it

4. L'ORA. UNA NOTA DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO SULLA PROPOSTA DI "REFERENDUM PACIFISTA"
[Dal sito di "Azione nonviolenta" riprendiamo e diffondiamo il seguente intervento dal titolo "Sulla raccolta firme per due quesiti referendari 'contro la guerra'. Il parere del Movimento Nonviolento" e il sommario "Viene presentato come un Referendum pacifista contro le armi all'Ucraina; molti non sanno chi l'abbia proposto, cosa chiedono i quesiti, quando si votera' e quali saranno le conseguenze. Cerchiamo di fare chiarezza e argomentare la nostra posizione"]

E' iniziata la raccolta firme per due quesiti referendari relativi all'export di armamenti (volti a modificare il primo la legge di proroga dell'invio di armi in Ucraina e il secondo la legge 185/90 sull'export di armamenti) su cui ci esprimiamo nel metodo e nel merito con questo documento, per rispondere a chi chiede il nostro parere.
I due quesiti referendari sono promossi da due diversi Comitati, "Generazioni future" (primo quesito) e "Ripudia la guerra" (secondo quesito), e si coordinano per la raccolta firme con la campagna referendaria "L'Italia per la pace".
La raccolta firme durera' tre mesi, dal 22 aprile al 22 luglio 2023, e dovra' raggiungere 500mila firme valide da presentare alla Corte di Cassazione. La decisione finale della Corte Costituzionale sull'ammissibilita' arrivera' entro fine 2023, per poi votare, se i quesiti e la validita' delle firme troveranno semaforo verde, fra il 15 aprile e il 15 giugno 2024.
Siamo venuti a sapere di tale iniziativa a cose fatte, senza essere coinvolti nel dibattito preparatorio, ne' consultati sull'opportunita' o meno di fare ricorso all'istituto referendario per tale materia e nella valutazione e scelta dei quesiti specifici.
Il Movimento Nonviolento fa parte della Rete Italiana Pace e Disarmo (RiPD), network di coordinamento delle maggiori organizzazioni impegnate sui temi oggetto dei quesiti referendari, che promuove in continuita' campagne per il disarmo e il controllo degli armamenti, con la quale non c'e' stato confronto ne' condivisione sull'opportunita' del lancio di questa campagna referendaria, che avrebbe potuto evidenziarne gli elementi di debolezza.
Per questo esprimiamo solo a posteriori dubbi e perplessita' che forse (se richiesti prima) avrebbero potuto portare a scelte diverse.
Per i motivi che esponiamo qui sotto riteniamo di non attivarci nella raccolta firme.
Come Movimento Nonviolento siamo gia' fortemente impegnati - al limite delle nostre energie e risorse - contro la guerra e per la pace in Ucraina fin dal giorno dell'invasione russa (e anche ben prima, dal 2014 contro la vendita di armi alla Russia, contro l'espansione della Nato e per i processi di disarmo e democratizzazione in Europa e ai suoi confini).
Impegnati come siamo nella Campagna "Un'altra difesa e' possibile" per l'istituzione del Dipartimento della Difesa civile non armata e nonviolenta tramite Legge di iniziativa popolare, e nella Campagna di "Obiezione alla guerra", per il sostegno agli obiettori di coscienza, disertori e renitenti alla leva russi, bielorussi e ucraini, fosse dipeso da noi non avremmo certamente aggiunto l'impegno gravosissimo di una raccolta firme per dei referendum che non avranno, comunque vada, impatto sul conflitto in corso.
Di fronte alla necessita' di unire gli sforzi del mondo per la pace, il disarmo, la nonviolenza, non ci pare opportuno lanciare a freddo, senza un approfondito dibattito preventivo, una ulteriore campagna (che se presa sul serio sarebbe totalizzante) che richiede organizzazione, sforzi e ingenti risorse che francamente non abbiamo e che non ci pare di vedere in campo.
Nel merito le proposte referendarie ci appaiono deboli per due ragioni:
– a proposito del quesito relativo all'abrogazione dell'Art. 1 del Dl 2 dicembre 2022 n. 185, convertito in legge n. 8 del 27 gennaio 2023, che proroga al 31 dicembre 2023 l'autorizzazione parlamentare all'invio di armi in Ucraina, ci sembra evidente che i tempi referendari - seppure tutto l'iter andasse in porto positivamente - non siano compatibili con i tempi tecnici per intervenire su una proroga che scade fra otto mesi;
– per quanto riguarda il quesito relativo all'abrogazione dell'art. 1, comma 6, lettera a), legge 09 luglio 1990, n. 185, relativamente alle parole "o le diverse deliberazioni del Consiglio dei Ministri, da adottare previo parere delle Camere", in riferimento all'invio di armi all'Ucraina, e' privo di efficacia in quanto la Legge 185/90 si applica all'export di armamenti effettuato dalle aziende produttrici di armi: togliere quindi direttamente nella legge 185/90 il punto sulle deliberazioni di Governo/Camere non ha alcuna influenza sulla cessione di armi verso l'Ucraina. Il passaggio parlamentare, in questo caso, e' politico e non tecnico.
Per queste ragioni, di metodo e di merito, il Movimento Nonviolento non aderisce al comitato referendario e non collaborera' alla raccolta di firme ne' sul piano nazionale ne' su quello territoriale, non potendoci permettere di disperdere le nostre energie gia' impegnate in campagne che riteniamo di primaria importanza politica.
Il rischio di non riuscire a raccogliere le 500mila firme valide necessarie e' tecnicamente elevato, e l'insuccesso andrebbe comunque a pesare sull'intero movimento pacifista, che verrebbe additato come debole e disorganizzato, e il tema pace/guerra liquidato come non popolare.
Se invece le firme saranno comunque raccolte, i due quesiti, cosi' come formulati, hanno un'alta possibilita' di essere bocciati dalla Corte, che puo' dichiararli inammissibili. In questo caso i proponenti potranno protestare, denunciando furti di democrazia, complotti o manovre politiche contro il pacifismo, ma alla fine ci sara' un nulla di fatto, con grande dispendio di energie.
Se invece la Corte approvera' i quesiti e si arrivera' a celebrare il Referendum nel 2024, a quel punto ovviamente parteciperemo alla campagna e al dibattito politico che ne scaturira'. Ma fin d'ora possiamo dire che a noi non pare che il "pacifismo giuridico" possa essere introdotto per via referendaria. Il ripudio costituzionale della guerra c'e' gia', e non viene rispettato dalla politica: non saranno due limitatissimi quesiti referendari, facilmente aggirabili, a ripristinarlo. Inoltre, fatto ancora piu' grave, se i Referendum andassero disertati, e non raggiungessero il quorum (rischio molto concreto), o peggio fossero bocciati nelle urne, allora le conseguenze politiche sarebbero disastrose: il pacifismo in toto sarebbe accusato di essere ininfluente, minoritario, residuale.
Detto tutto questo, aggiungiamo pero' che: il Referendum, previsto dall'articolo 75 della Costituzione italiana, e' un elemento fondamentale della nostra democrazia: l'intero corpo elettorale viene chiamato ad abrogare una Legge, o una sua parte, per correggere l'azione del Parlamento ritenuta errata: il popolo come controparte del legislatore che egli stesso ha eletto; si capisce quindi la delicatezza e la straordinarieta' di tale istituto, che tuttavia va preservato come espressione di volonta' partecipativa diretta da parte del singolo cittadino. Per questo riteniamo inaccettabile che dopo l'approvazione del decreto attuativo relativo al funzionamento della piattaforma di raccolta elettronica delle sottoscrizioni per i referendum e i progetti di legge di iniziativa popolare, tale modalita' non sia ancora operativa con la piattaforma istituzionale e gratuita, ma ci si debba rivolgere a piattaforme implementate da societa' private a pagamento. Per questo chiediamo al Governo che venga garantito il diritto alla piena partecipazione civica attivando senza ulteriori ritardi la piattaforma pubblica.
A fronte delle critiche e perplessita' che abbiamo illustrato, esprimiamo pieno rispetto per tutti coloro che si impegneranno nel referendum, per chi firmera' e votera', riconoscendone la formale legittimita' e il diritto, pur nel dissenso politico e nella differente valutazione di opportunita'.
Movimento Nonviolento
Documento approvato il 16 aprile 2022 dal Direttivo e dal Comitato di coordinamento nazionale

5. POSTILLA. GIOBBE SANTABARBARA: IN DUE FRETTOLOSE PAROLE UN'OPINIONE SUL TESTO CHE PRECEDE

Credo che la raccolta di firme per i referendum (la cui debolezza - diciamo cosi' - e' certo evidente) contro l'invio di armi italiane ad alimentare la guerra in Ucraina che sta sterminando la popolazione di quel paese abbia anche il fine di promuovere adesso una mobilitazione estesa all'intera Italia, ed in quanto tale e' coerente con altri analoghi tentativi di rendere visibile e possibilmente incisiva l'opposizione popolare alla guerra; in questa luce e' un'iniziativa buona come tutte le altre che il crimine della guerra denunciano, che al crimine della guerra si oppongono.
Credo anche che il movimento che si oppone alla guerra avrebbe dovuto mobilitarsi fondandosi su una base giuridica piu' semplice e immediata: ovvero la difesa dell'articolo 11 della Costituzione repubblicana, che basta e avanza per impedire al governo italiano di inviare armi ad alimentare la guerra che sta massacrando la popolazione ucraina. Ma una lotta adeguata in difesa della Costituzione e del vincolo posto dall'art. 11 non abbiamo saputo farla, e nessun succedaneo varra' a rimediare a questo abissale errore.
E credo infine che cio' che occorrerebbe fare qui oggi e' cio' che fece la migliore gioventu' americana ai tempi della guerra del Vietnam: opporsi alla guerra con l'azione diretta nonviolenta.
Questo a me sembra che occorra fare qui e ora: bloccare le fabbriche d'armi; bloccare l'invio di armi; bloccare l'industria armiera, la macchina militare, il governo che sta attuando una politica folle e criminale, incostituzionale e assassina. Con l'azione diretta nonviolenta, da realizzare ovunque possibile e da generalizzare se possibile fino allo sciopero generale che paralizzi il governo golpista, i mercanti di morte, la macchina delle stragi.
L'abominevole guerra scatenata dallo scellerata autocrazia russa contro la popolazione ucraina inerme va contrastata non incrementando le stragi e le devastazioni, ma recando aiuti umanitari a tutte le vittime; soccorrendo, accogliendo e assistendo ogni persona in fuga dall'orrore; sostenendo gli obiettori di coscienza e i disertori di tutte le macchine belliche, aiutando la resistenza nonviolenta alla guerra e alle stragi e al fascismo in Ucraina come in Russia e in Belorussia.
E poiche' l'Italia e' parte dell'organizzazione terrorista e stragista della Nato, con l'azione diretta nonviolenta occorre premere altresi' per imporre al governo italiano di porre il veto ad ogni ulteriore iniziativa bellicosa e belligena della Nato, nella prospettiva del necessario scioglimento della sciagurata organizzazione e del trarre finalmente i suoi deliranti dirigenti dinanzi a una corte di giustizia affinche' siano giudicati per i crimini loro, la cui evidenza e' flagrante non meno dell'evidenza di quelli dell'aggressore stragista russo, dell'effettuale regime dittatoriale e stragista russo.
Solo l'azione diretta nonviolenta puo' fermare la follia dei poteri stragisti che stanno portando l'umanita' all'apocalisse atomica.
Solo l'insurrezione nonviolenta dei popoli puo' salvare l'umanita'.

6. MEMORIA. DANIELE LUGLI: SULLE ORME DI CAPITAN TONI
[Dal sito di "Azione nonviolenta" riprendiamo e diffondiamo.
"Daniele Lugli (Suzzara, 1941), amico e collaboratore di Aldo Capitini, dal 1962 lo affianca nella costituzione del Movimento Nonviolento di cui sara' presidente nazionale dal 1996 al 2010, e con Pietro Pinna e' nel Gruppo di Azione Nonviolenta per la prima legge sull'obiezione di coscienza. La passione per la politica lo ha guidato in molteplici esperienze: funzionario pubblico, assessore alla Pubblica Istruzione a Codigoro e a Ferrara, docente di Sociologia dell'Educazione all'Universita', sindacalista, insegnante e consulente su materie giuridiche, sociali, sanitarie, ambientali - argomenti sui quali e' intervenuto in diverse pubblicazioni - e molto altro ancora fino all'incarico piu' recente, come Difensore civico della Regione Emilia-Romagna dal 2008 al 2013. E' attivo da sempre nel Terzo settore per promuovere una societa' civile degna dell'aggettivo ed e' un riferimento per le persone e i gruppi che si occupano di pace e nonviolenza, diritti umani, integrazione sociale e culturale, difesa dell'ambiente. Nel 2017 ha pubblicato con Csa Editore il suo studio su Silvano Balboni, giovane antifascista e nonviolento di Ferrara, collaboratore fidato di Aldo Capitini, scomparso prematuramente a 26 anni nel 1948"]

E' da tanto che con amici ci siamo ripromessi di visitare i luoghi di piu' intensa e vicina presenza di Antonio Giuriolo. Gia' ne ho detto.
Sabato 22 aprile, pensando anche al 25, il desiderio si e' tradotto in realta'. Una sosta alla Casa della Pace di Casalecchio per l'incontro, pure conviviale, con Maurizio Sgarzi, infaticabile assuntore e promotore di impegni di pace e solidarieta'. Non puo' essere con noi nel percorso ma ci da' il suo viatico con indicazioni utili. E' organizzatore di camminate per tutti, dalle passeggiate alle impegnative escursioni. In assenza di garofani portiamo rose rosse al cippo, alla stele, alla pietra in ricordo di Giuriolo.
Ci portano qui nostre conversazioni su scritti di Biagi, Bobbio, Capitini, Meneghello, di altri che hanno condiviso esperienze e di Trentin e Camurri, che di Giuriolo hanno proposto ampi ritratti. Ci sono minuziose ricostruzioni degli spostamenti della piccola brigata di capitan Toni, dal luglio al dicembre del '44. Sono preziose se si volesse fare un percorso appenninico dedicato. Mi piace riferirmi pero' ai vivi ricordi che ne ha Francesco Berti Arnoaldi-Veli. Per lui Giuriolo e' "un nonviolento che non si accontentava della conoscenza, ma vi aggiungeva la carita'; che non si arrestava al rigore delle idee; ma si sottoponeva al paragone dell'azione". E' un modo per ricordare anche l'avvocato Berti, che ho conosciuto. E' morto a Bologna, nel dicembre del 2018, a 92 anni, un noto avvocato, un protagonista della Resistenza, che non ha mai abbandonato l'impegno civile. Con lui e Carlo Bassi, il 5 ottobre del 2001 alla biblioteca Ariostea di Ferrara, sono a un incontro "Ricordo di Balboni con Savonuzzi e Devoto: Silvano Balboni. La nonviolenza. Il movimento di religione. I Centri di orientamento sociale". Berti ha una corrispondenza con il coetaneo Claudio Savonuzzi. Ne conserva le lettere. Ci legge qualche testo. Mi riprometto di incontrarlo, interessato a seguire le vicende dell'amico di Silvano. Non ne faccio nulla.
Il nome di Francesco Berti Arnoaldi l'avevo gia' visto. Apre le testimonianze ne "Il messaggio di Aldo Capitini", edito nel '72. Non so se il Movimento ne abbia ancora qualche copia. Nel caso suggerisco di approfittarne. Il 4 settembre del '68 Berti fa visita, con Cesare Gnudi, a Capitini. Lo trova sdraiato, sofferente, in attesa del ricovero per un'operazione alla quale non sopravvive. L'incontro e' pero' intenso e appassionato e Aldo e', come sempre e come Berti annota, "intento ai valori che contano".
Ma stiamo al partigiano Checco, salito in montagna alla chiamata alle armi. E' un ragazzo del '26. Il 24 giugno nella chiesetta di Ronchidos a Gaggio Montano si costituisce la brigata Giustizia e Liberta'. Ai primi di luglio la brigata e' a Segavecchia, sopra Pianaccia di Lizzano in Belvedere. Il 10 luglio arriva il nuovo comandante della formazione Matteotti, operante nella stessa zona. E' Toni Giuriolo. I due gruppi si separano: la Matteotti il 15 luglio e' all'Orsigna, poi alla Rocchetta nel modenese. La Giustizia e Liberta' a Canevare sopra Fanano. A fine luglio le due brigate si ritrovano assieme a Berceto di Canevare.
Nella stanza della radio, che inutilmente rinnova richieste di lanci, Checco capta una musica lontana, un grande concerto di violino e orchestra. Entra Toni e anche lui si ferma ad ascoltare. C'e' la battaglia di Montefiorino, seguita da un grande rastrellamento. La Giustizia e Liberta' risale verso il Cimone per ridiscendere, a notte a Ronchidos dove e' nata. La Matteotti sale al lago della Ninfa e si sposta a Capugnano di Porretta. Gli uomini si disperdono. Con Toni ne restano una quindicina. Agosto e' un mese di crescente pressione tedesca. Partigiani vengono presi e fucilati, Toni si sposta a Zocca, risale quindi a Riva e a monte Cappel Buso. Ai primi di settembre la brigata si compatta, con una cinquantina di emiliano romagnoli e altrettanti toscani della Sambuca. Di nuovo a monte Cavallo. Si aggiungono venticinque russi. Dal 26 al 29 settembre si susseguono le liberazioni di Castelluccio di Porretta, Molino del Pallone e Pavana, Ponte della Venturina. Il 4 ottobre con le prime pattuglie della V armata e' la liberazione di Porretta. Gli alleati di solito disarmano e congedano i partigiani che incontrano. Cosi' i pistoiesi della Sambuca tornano a casa e i russi chiedono di essere rimpatriati. La Matteotti e Giustizia e Liberta' non si sciolgono e agiscono sotto le direttive del comando americano.
Il 28 ottobre per ordine del suo comandante Pietro il partigiano Checco e' assegnano a Toni come guida per condurlo, attraverso i ben conosciuti sentieri di Gaggio Montano, al posto telefonico americano. Il 15 novembre Toni scende a Firenze liberata. Incontra i compagni del Partito d'Azione che gli chiedono di restare. C'e' bisogno di lui. C'e' appena stato il proclama Alexander: una mazzata per la resistenza armata. Lui torna alla sua formazione. A Ragghianti, che non e' riuscito a vedere, scrive: "Non sono passato al P.S.; e' stato semplicemente il caso che, avendomi portato incidentalmente a Bologna, mi ha fatto incontrare alcuni amici socialisti i quali mi hanno pregato di fare una visita di una settimana sull'appennino a una loro formazione; la settimana, contro ogni mio proposito, e' diventata quattro e piu' mesi e ancora non si decide a finire".
Il 12 dicembre, nell'offensiva contro la munita posizione tedesca di Corona, dopo un iniziale successo occorre ritirarsi per il contrattacco. Nel prestare soccorso ai feriti Giuriolo e' colpito a morte, mentre si china sul diciassettenne Pierino (Pietro Galiani) che muore pure lui, dicendo "e' morto povero capitano... mi voleva tanto bene". Il capitano Rausel, comandante l'O.S.S. (Servizio segreto statunitense) di Lizzano, propone la decorazione per il Capitano Giuriolo. La brigata assume il nome di Toni Matteotti Montagna, per distinguerla da quelle di pianura. Non avra' piu' un altro capitano dopo Toni. I piu' stretti collaboratori la portano all'aggregazione alla X divisione americana. Successivamente, e fino alla liberazione di Bologna, e' alle dirette dipendenze dell'O.S.S. di Lizzano.
Che comandante era Toni lo scrive un ragazzo alla mamma. "Abbiamo come comandante un compagno tanto buono e bravo che non c'e' d'aver paura di niente. Pensa che l'altra sera io mi sono addormentato sulla sua coperta e lui e' stato tutta la notte senza, con quel freddo, per non svegliarmi nel prenderla". E Giuriolo in una relazione precisa: "Non si tratta solo per i comandanti di essere veramente compagni dei propri dipendenti, di dividere spontaneamente, con semplicita' e non come concessione, i loro pericoli e i loro disagi, si deve fare ancora di piu': si deve rendere i propri uomini partecipi dei propri progetti, discutere con loro le decisioni da prendere... La condizione prima ed eterna dunque per un comandante... e' non tanto di essere stato eletto liberamente una volta da essi, ma di continuare ad essere eletto, di riscuotere ogni giorno il loro consenso in tutto quello che fa e in tutto quello che decide".
Ed e' sempre il maestro. Arrivano dei russi, fatti prigionieri a Cahrcov, teatro di cruente battaglie nella seconda Guerra e in quella in corso, gemellata a Bologna dal '66. Sono fuggiti dal campo di prigionia e di lavoro coatto in Italia. Seguono conversazioni in russo, che Toni conosce, e letture dell'Armata a Cavallo di Babel. Combattono coraggiosamente, con morti e feriti. Quando si congedano Toni consegna un foglietto a Trifonov, studioso di letteratura.
"I partigiani italiani porteranno sempre caro il ricordo dei compagni russi, che si sono trovati con essi fianco a fianco nella comune lotta contro il nazi-fascismo. Questa simpatia non e' nata soltanto dalla sofferenza e dai pericoli sostenuti insieme, ma ha la sua ragione d'essere anche in quell'ammirazione che noi tutti proviamo per il popolo russo, forte, coraggioso, capace dei piu' duri sacrifici e nello stesso tempo profondamente buono, disinteressato, silenzioso. Mi auguro di conoscere un non lontano domani questo popolo piu' da vicino, e saro' allora felice di rivedere qualcuna delle loro indimenticabili facce. Toni".
Il corpo di Toni, coperto dalla neve, e' recuperato solo a primavera. Liberato dal collegamento con una mina lasciata dai tedeschi a ulteriore sfregio come da consuetudine, e' messo in una cassa per la sepoltura ad Arzignano. Nell'aprile del 2016 il corpo e' riesumato per una diversa collocazione. Vengono trovate due bombe, legate alle caviglie, non viste nella primavera del '45. Sono efficienti e vengono fatte brillare.

7. L'ORA. ENRICO PEYRETTI: IL DISCRIMINE ESSENZIALE, TRA VITA E MORTE
[Riceviamo e diffondiamo.
Enrico Peyretti (1935) e' uno dei maestri della cultura e dell'impegno di pace e di nonviolenza; e' stato presidente della Fuci tra il 1959 e il 1961; nel periodo post-conciliare ha animato a Torino alcune realta' ecclesiali di base; ha insegnato nei licei storia e filosofia; ha fondato con altri, nel 1971, e diretto fino al 2001, il mensile torinese "il foglio", che esce tuttora regolarmente; e' ricercatore per la pace nel Centro Studi "Domenico Sereno Regis" di Torino, sede dell'Ipri (Italian Peace Research Institute); e' stato membro del comitato scientifico del Centro Interatenei Studi per la Pace delle Universita' piemontesi, e dell'analogo comitato della rivista "Quaderni Satyagraha", edita a Pisa in collaborazione col Centro Interdipartimentale Studi per la Pace; e' membro del Movimento Nonviolento e del Movimento Internazionale della Riconciliazione; collabora a varie prestigiose riviste. Tra le opere di Enrico Peyretti: (a cura di), Al di la' del "non uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la guerra, Beppe Grande, Torino 1999; Dov'e' la vittoria?, Il segno dei Gabrielli, Negarine (Verona) 2005; Esperimenti con la verita'. Saggezza e politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini) 2005; Il diritto di non uccidere. Schegge di speranza, Il Margine, Trento 2009; Dialoghi con Norberto Bobbio, Claudiana, Torino 2011; Il bene della pace. La via della nonviolenza, Cittadella, Assisi 2012; Elogio della gratitudine, Cittadella, Assisi 2015; e' disponibile nella rete telematica la sua fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente, di seguito riprodotta, che e' stata piu' volte riproposta anche su questo foglio; vari suoi interventi (articoli, indici, bibliografie) sono anche nei siti: www.cssr-pas.org, www.ilfoglio.info e alla pagina web http://db.peacelink.org/tools/author.php?l=peyretti Un'ampia bibliografia (ormai da aggiornare) degli scritti di Enrico Peyretti e' in "Voci e volti della nonviolenza" n. 68]

"Tutti temono la morte, tutti hanno cara la vita" (Buddha, Dhammapada). Tutti vogliamo vivere. La vita e' tutto cio' che abbiamo e siamo: ogni altro bene e' frutto ed esplicazione della vita. Albert Schweitzer: "Rispetto [Ehrfurcht, venerazione] per la vita". Il mistero della vita, superiore al dicibile, e' variamente interpretato, ma si afferma per se stesso, in noi umani come negli animali e nei vegetali. Nessuna vita si autodistrugge se non per sostenere e aiutare un'altra vita a vivere, ne' sopporta di venire distrutta (se non in condizioni di tale sofferenza da rendere la fine della vita migliore della vita).
Se la mia vita e' minacciata ho due possibilita': colpisco e uccido la vita che minaccia la mia: "mors tua vita mea". Oppure non colpisco e non uccido una vita che vale come la mia, anche se mi minaccia o mi aggredisce, e, cosi' facendo, affermo che il valore della mia vita e' nella sua vita, e il valore della sua vita e' nella mia vita.
"Preferisco essere ucciso, che uccidere": Gandhi, Tolstoj, Gesu'. Essi (e altri come loro) hanno vissuto la verita' della loro vita senza falsificarla con l'uccidere una vita che vale come la loro. La loro vita, sebbene uccisa per non uccidere, in realta' non muore, continua ad operare in noi, perche' afferma: "La vita in te vale per me, fino a spendere la mia vita per salvare la tua".
Chi muore cosi' continua a fecondare la vita di tutti. Noi lo chiamiamo eroe, santo, campione, martire, costruttore del vivere anche per noi. Il paradosso della vita spesa per altri e' vita ritrovata e diffusa. Chi mette a rischio la propria vita a favore di altri, per esempio chi annega per salvare chi sta annegando, noi sentiamo che e' piu' veramente vivo, ha una vita piu' degna e piu' grande, pur morendo, di chi vivacchia senza spendersi.
Anche la vita del malvagio va difesa e rispettata, perche' una vita non e' mai chiusa, ma sempre aperta a possibili evoluzioni e trasformazioni, anche per influsso di altre vite. Percio': malvagita' della pena di morte (e di ogni pena afflittiva); malvagita' della guerra, anche come mezzo di difesa con strumenti uguali all'offesa (uccisione per uccisione), perche' la guerra "fa piu' malvagi di quanti ne toglie di mezzo" (Kant, Progetto filosofico per la pace perpetua). Cioe' rende noi difensori che uccidiamo, malvagi come gli aggressori che uccidono.
Una vita che viene uccisa per far vivere, per lasciar vivere altre vite, vale piu' di una vita che vive facendo morire altre vite, e cosi' offendendo anche il proprio valore.
Questa seconda, la vita che uccide vite, dice implicitamente: se e' lecito che io distrugga la tua vita, e' pure lecito che la mia vita sia offesa e distrutta. Il conflitto tra due vite, affidato all'azione di uccidere piu' potente e piu' rapida, toglie alle persone il proprio diritto di vita, per affidarlo a forza e sveltezza, al caso esteriore, alla maggiore capacita' mortifera delle armi.
Il mito arrogante dell'eroe di guerra, della "bella morte" fascista, non e' la lode di chi muore per salvare altri, ma di chi muore nolla foga di uccidere. E' mitologia di morte, di un vivere che si consuma nel distruggere, e cosi' offende e disprezza la vita propria come l'altrui. E' culto della morte, della potenza mortale, invece che della vita creativa, donativa, costruttiva, aperta al maggior bene.
Ogni vita vale ogni vita. Cio' e' riconosciuto nella Regola d'oro: ogni altra vita vale come la tua; considerala dello stesso valore; fai ad essa cio' che vorresti fosse fatto a te, e non fare cio' che non vorresti fosse fatto a te: percio' non offendere, non uccidere.
Il principio della Regola d'oro non pretende un fondamento metafisico, ma almeno pratico: la sofferenza di tutti diminuisce se si cerca di non infliggere sofferenza a nessuno; la gioia di tutti aumenta se si cerca di dare gioia a tutti. L'altruismo non e' una perdita, ma in definitiva e' un maggior bene comune, anche quando inizialmente e' dono gratuito, senza immediata ricompensa.
Il comandamento che la sapienza biblica riconosce come dato da Dio a Mose', "non uccidere", include tutti gli altri: non offendere, non far soffrire, dai rispetto gioia e aiuto, non dolore e disprezzo; riconosci in questo modo di vivere la presenza e lo stimolo di una vita piu' grande, che da' vita: il Dio vivente (comunque lo si pensi: persona, natura, energia, spirito, amore, misericordia...).
La nonviolenza di Gandhi e di Gesu' non e' la pura astensione dal fare violenza, ma e' vivere la forza-della-verita'-vita, che salva e protegge la vita altrui, anche del violento, scoprendo forme di resistenza e di lotta non omicide e non offensive per neutralizzare la sua violenza, impedendogli, con la resistenza tenace e coraggiosa, di trarre vantaggio dalla violenza, e proponendogli la legge della vita, bene molteplice e comune a lui e agli altri.
La vita uccisa-per-non-uccidere non muore, ma e' vita "eterna", che supera il tempo: vale ed e' feconda nel tempo, al di la' della sua durata. "Non c'e' amore piu' grande che dare la vita per chi ami" (vangelo di Giovanni 15,12): ama dunque ogni vita, e la tua vita sara' la piu' grande, non per prepotenza e prevaricazione, ma per ampiezza di fecondita'.
Chi si accolla la morte per non scaricarla su altri, neutralizza la distruttivita' della morte perche' la capovolge da soppressione di vita a difesa e promozione della vita dell'altro, quindi anche della propria vita.
Tolstoj: "non resistere al violento (cioe': non competere con il violento)" (vangelo di Matteo 5,39), cioe' non fare come il violento, non resistere al violento usando violenza; non accettare la sua regola dell'uccidere per vivere, perche' l'uccidere non da' vivere, se non apparentemente e brevemente.
Infatti, e' falsa la vita del vincitore violento, armato, omicida; e' vita che crea la propria auto-minaccia, perche' fa valere la legge per cui la forza armata e' piu' della vita. Ogni vincitore semina nel vinto la rivincita a proprio danno. Violenza e' suicidio. O vita o violenza: e' questa l'alternativa.
La vita difesa con l'uccidere e' un vicolo corto e cieco; la vittoria armata e' la sconfitta di una vita, e' la sconfitta della parte che vince con le armi, perche' si dimostra incapace di vivere per forza propria, ma solo divorando altre vite; la vittoria violenta e' un grado inferiore di evoluzione delle vite, animali e non ancora umane, cioe' vite competitive, alternative, e non ancora solidali, cooperative, ricche l'una della presenza dell'altra. La vita e la coscienza umana e' piu' evoluta e offende se stessa con quella antropofagia, che e' la guerra.
La guerra e' stoltezza anti-vita, cecita', in chi la scatena e in chi se ne lascia intrappolare.
Afferma la vita e la sua evoluzione non solo l'amore attivo, in condizioni di normale convivenza, ma anche, in opposizione alla violenza, la difesa nonviolenta attiva, mediante le molte tecniche sperimentate in tanti casi storici, non valorizzati nella memoria storica corrente, ma statisticamente piu' efficaci della difesa con le armi e la violenza "giustificata". Le tecniche nonviolente sono, essenzialmente, la disobbedienza all'ordine ingiusto e al confronto violento, e il sabotaggio dei mezzi usati dal violento, senza colpire alcuna vita.
Visto questo valore chiaro, bisogna ammettere che nella nostra umanita', ancora in via di evoluzione e realizzazione, e nella imprevedibilita' dei casi, puo' darsi il caso disgraziato ed estremo in cui una grave violenza in atto non puo' essere impedita o fermata, esaurito davvero ogni altro mezzo, se non col togliere la vita stessa a chi e' nell'atto di togliere vita ad altri. Sarebbe vilta' non agire, e se davvero l'unica possibilita' tragica e' uccidere chi sta per uccidere altri, questo diventa addirittura un dovere, o almeno una necessita' non voluta. Lo leggiamo anche in Gandhi (Young India, 4 novembre 1926, in Teoria e paratica della non-violenza, Einaudi 1996, p. 69-71). E' chiaro che il caso di vera impossibilita' di rispettare la vita di chi sta togliendo la vita ad altri, e' un caso estremo e non toglie nulla al principio generale del rispetto di ogni vita, anche del malvagio. Proprio questo principio generale rende necessaria l'eccezione descritta, ma non permette di istituire metodi e mezzi e sistemi predisposti per togliere la vita, perche' facilmente sarebbero portati, per paura, precipitazione, mentalita' facilmente offensiva, ad uccidere senza estrema necessita'. L'abuso dell'arma predisposta per uccidere, purtroppo si verifica nelle polizie di tutto il mondo - per non dire negli eserciti, creati per uccidere! - dove manca l'educazione positiva alla nonviolenza attiva.

8. REPETITA IUVANT. COSA POSSIAMO (E DOBBIAMO) REALMENTE FARE CONTRO LA GUERRA IN CORSO IN EUROPA?

Certo, continuare a soccorrere, accogliere, assistere tutte le vittime.
Certo, continuare a recare aiuti umanitari a tutte le vittime.
Certo, continuare a denunciare la criminale follia di chi la guerra ha scatenato.
Certo, continuare a denunciare la criminale follia dei governi che, invece di adoperarsi per far cessare la guerra e le stragi di cui essa consiste, alimentano l'una e quindi le altre.
Certo, continuare a denunciare il pericolo estremo e immediato che la guerra divenga mondiale e nucleare e distrugga l'intera umana famiglia riducendo a un deserto l'intero mondo vivente.
Certo, continuare a denunciare che la guerra sempre e solo uccide gli esseri umani,  sempre e solo uccide gli esseri umani,  sempre e solo uccide gli esseri umani.
Certo, continuare ad esortare chi nella guerra e' attivamente coinvolto a cessare di uccidere, a deporre le armi, a disertare gli eserciti, a obiettare a comandi scellerati, a rifiutarsi di diventare un assassino.
Certo, continuare a ricordare che salvare le vite e' il primo dovere di tutti gli esseri umani e di tutti gli umani istituti.
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Tutto cio' e' buono e giusto, ma non basta.
Occorre fare anche altre cose che solo noi qui in Europa occidentale possiamo e dobbiamo fare.
E le cose che possiamo e dobbiamo fare sono queste:
1. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale contrastare anche qui la macchina bellica, l'industria armiera, i mercanti di morte, la follia militarista, i governanti stragisti: paralizzare i poteri assassini occorre.
2. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di mettere il veto ad ogni iniziativa della Nato, l'organizzazione terrorista e stragista di cui i nostri paesi tragicamente fanno parte: paralizzare immediatamente i criminali della Nato occorre, e successivamente procedere allo scioglimento della scellerata organizzazione.
3. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di cessare di armare ed alimentare la guerra e sostenere invece l'impegno per l'immediato cessate il fuoco ed immediate trattative di pace.
4. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di restituire all'Onu la funzione e il potere di abolire il flagello della guerra.
5. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei la pace, il disarmo, la smilitarizzazione.
6. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei una politica della sicurezza comune dell'umanita' intera fondata sulla Difesa popolare nonviolenta, sui Corpi civili di pace, sulle concrete pratiche che inverino l'affermazione del diritto alla vita, alla dignita' e alla solidarieta' di tutti i popoli e di tutte le persone.
7. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei una politica comune di attiva difesa dell'intero mondo vivente prima che la catastrofe ambientale in corso sia irreversibile.
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E' questa la nostra opinione fin dall'inizio della tragedia in corso.
Ci sembra che senza queste azioni nonviolente la guerra, le stragi e le devastazioni non saranno fermate.
Troppi esseri umani sono gia' stati uccisi per la criminale follia dei governanti.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi per la salvezza comune dell'umanita' intera.
Sia massima universalmente condivisa la regola aurea che afferma: agisci nei confronti delle altre persone cosi' come vorresti che le altre persone agissero verso di te.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

9. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Letture
- AA. VV., Israele contro Israele, volume monografico di "Limes. Rivista italiana di geopolitica", n. 13, marzo 2023, Gedi, Torino 2023, pp. 280 (+ 12 pp. di tavole fuori testo), euro 15.
- Francesco Catastini, La Liberazione, Rcs, Milano 2023, pp. 160, euro 5,99.
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Riletture
- Virgilio Melchiorre (a cura di), Filosofie nel mondo, Bompiani-Rcs, Milano 2014, pp. 944.
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Riedizioni
- Stephen W. Hawking, Dove il tempo si ferma. La nuova teoria sui buchi neri, Rcs, Milano 2016, 2023, pp. 96, euro 8,90 (in supplemento al "Corriere della sera").
- Giuseppe Remuzzi, Le impronte del signor Neanderthal, Rcs, Milano 2021, 2023, pp. 288, euro 14,90 (in supplemento al "Corriere della sera").
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Maestre
- Virginia Woolf, Le tre ghinee, La Tartaruga, Milano 1975, Feltrinelli, Milano 1987, pp. 256.

10. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

11. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4818 del 28 aprile 2023
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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Nuova informativa sulla privacy
Alla luce delle nuove normative europee in materia di trattamento di elaborazione dei  dati personali e' nostro desiderio informare tutti i lettori del notiziario "La nonviolenza e' in cammino" che e' possibile consultare la nuova informativa sulla privacy: https://www.peacelink.it/peacelink/informativa-privacy-nonviolenza
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