Nestlé ha annunciato oggi il lancio, in Gran Bretagna, del suo primo caffè equo e solidale



Nestlé ha annunciato oggi il lancio, in Gran Bretagna, del suo primo caffè equo e solidale
, certificato Fairtrade.

Si chiamerà NESCAFE Partners' Blend, sarà in vendita da metà ottobre,
e proverrà da cinque cooperative di piccoli coltivatori in Salvador e
in Etiopia.

La multinazionale svizzera è la prima dei quattro grandi produttori
mondiali di caffè (gli altri sono Kraft, Sara Lee e Procter & Gamble)
a prendere una simile iniziativa. E il mondo delle organizzazioni non
governative e del commercio equo e solidale si divide.

Nestlé, infatti, è oggetto di una campagna di boicottaggio
internazionale, per le sue continue violazioni del codice
dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), che vieta la
pubblicità dell'allattamento artificiale nei Paesi in via di
sviluppo, una pratica pericolosa, a causa dell'acqua contaminata
frequente in quei Paesi.

Lo scorso luglio, l'International Labor Rights Fund ha depositato
presso la Corte federale di Los Angeles una denuncia contro Nestlé ed
altre due compagnie che importano cacao dalle coltivazioni della
Costa d'Avorio, maggior produttore mondiale, accusandole di traffico
di bambini, torture e lavoro forzato.

In gennaio, le votazioni via Internet del pubblico hanno assegnato a
Nestlé il "Public Eye Awards" per le imprese irresponsabili,
individuando con nettezza nella multinazionale svizzera l'impresa che
ha commesso le più gravi trasgressioni dal punto di vista sociale ed
ambientale.

Ciò nonostante, Nestlé ha ottenuto la certificazione equo-solidale
per il suo nuovo caffè.

"Questo è un punto di svolta, per noi e per i coltivatori di caffè",
ha dichiarato Harriet Lamb, direttore della Fairtrade Foundation
britannica. "E' una svolta anche per le molte persone che sostengono
Fairtrade e che stanno premendo sulle grandi compagnie, affinché
offrano caffè equo e solidale. Questo fatto mostra ciò che noi, il
pubblico, possiamo realizzare. C'è una grande compagnia, che ha
ascoltato ciò che la gente chiede e le offre ciò che vuole, un
prodotto Fairtrade".

L'amministrare delegato di Nestlé UK e Irlanda, Alastair Sykes, ha
dichiarato che la compagnia "è impegnata da molto tempo nello
sviluppo di pratiche agricole sostenibili, per contribuire ad
alleviare le privazioni e la povertà tra i piccoli coltivatori di
caffè.

"E' sempre maggiore l'attesa dei nostri consumatori, affinché noi si
trasferisca questo impegno di responsabilità sociale nei nostri
marchi, mostrando loro come i coltivatori possono essere aiutati ad
avere una vita migliore.

"Questo significa che dobbiamo essere certi che i coltivatori dei
Pesi in via di sviluppo ricevano un prezzo giusto per il loro caffè,
ma anche che le loro fonti di reddito si sviluppino, per sostenere il
futuro delle loro famiglie, nel rispetto delle loro terre e comunità.

"Questi – ha proseguito Alastair Sykes – sono temi che preoccupano il
consumatore e che hanno portato ad un incremento di prodotti equo-
solidali. E' con grande piacere, quindi, che offriamo ai consumatori
un prodotto che porta il marchio Fairtrade".

Il caso Nestlé s'inserisce nel contesto di altre certificazioni equo-
solidali di prodotti di multinazionali, già avvenute o in corso di
definizione: McDonald's in Svizzera, Dole in Francia e Chiquita in
Usa.

Questo pragmatismo non è condiviso da tutti, anche in Italia, dove il
marchio Fairtrade è gestito da Transfair, che, come la consorella
britannica, fa parte della Fair Trade Labelling Organisations (FLO),
il coordinamento internazionale dei marchi di garanzia.

"Ctm altromercato", che riunisce 118 botteghe equo-solidali, con 230
punti vendita in Italia, sostiene che "il commercio equo e solidale
deve certamente interessarsi ad un'evoluzione positiva del ruolo e
dei comportamenti delle imprese transnazionali, ed all'espansione nel
mercato di prodotti realizzati in condizioni eque: ma non ad ogni
costo, ed avendo una chiara strategia per il futuro.