Diversabilita' e pace: un carteggio




Diversabilità e Pace

Ripartire dalle abilità diverse per costruire una cultura di pace


Quello che segue è un breve carteggio avvenuto di recente tra Claudio Imprudente, giornalista e disabile, presidente del Centro Documentazione Handicap di Bologna e Marco Espa presidente dell’associazione ABC (Associazione Bambini Cerebrolesi) della Sardegna.


Claudio
Tra le numerose iniziative di formazione in cui sono coinvolto ci sono anche i corsi per obiettori di coscienza. Inevitabilmente, dopo aver parlato di diversabilità e handicap, mi interessa scambiare con loro qualche riflessione sulla pace. Non vi nascondo però che appena propongo questo argomento cresce in me un po’ di imbarazzo perché sento di essere l’ennesimo santone che si riempie la bocca di questa bella e inflazionatissima parola. Anche nelle scuole con il progetto Calamaio capita che un ragazzo salti su e mi chieda: “Claudio, cos’è per te la pace?” Anche in questa situazione non mi sento tranquillo, temo di dire le solite banalità. Nonostante queste paure, mi faccio coraggio per superarle e tento di rispondere, magari proponendo un approccio nuovo e vicino a quelli che sono i temi che tratto di solito.

Per voi c’è una relazione tra diversabilità e pace? Per me c’è, eccome! Penso infatti che la diversabilità sia la base per una cultura di pace. “E perché?”, direte voi. Ragionando con Fabrizio, amico e collega, ci siamo resi conto che una relazione di pace parte dal condividere le cose che si hanno in comune per poi valorizzare le abilità e le potenzialità dell’altro. Questo approccio permette di arricchirsi della diversità senza perdere la propria preziosa identità. Il concetto di diversabilità non è altro che questo e va ben oltre all’ambito, ormai per me un po’ angusto, dell’handicap. Così il significato di questa parola-strumento può essere allargato a tutte le relazioni di cui l’uomo è protagonista compresi i rapporti uomo-donna, uomo-ambiente, uomo-Dio. Tra una birra e un limoncello ci siamo convinti che, perché si concretizzi questo modo di porsi di fronte all’altro sono necessari tre espedienti: il primo è buttarsi nella relazione, cioè prendere coraggio e essere disposti anche ad andare dove non si è mai andati (mettersi in discussione). Il secondo è toccare con mano, cioè fare esperienza diretta per conoscere sulla propria pelle la realtà in questione. Sporcarsi le mani è sempre molto faticoso, ma mettersi i guanti di plastica non permette di conoscere a fondo la realtà. Il terzo è guardarsi negli occhi, cioè creare una relazione alla pari, entrare in empatia, condividere. Quando nei convegni voglio spingere il mondo cosiddetto normodotato ad avere una relazione alla pari con il mondo dell’handicap mi “scappa” il concetto di abbassarsi per potersi guardare negli occhi. Se pensiamo al fatto che io sono seduto sulla carrozzina e chi mi vuole parlare deve sedersi, quindi abbassarsi al mio livello, l’immagine calza. Ma quante volte però, gli obiettori, e non solo loro, mi hanno ringraziato perché nello stare con me hanno percepito come un alzarsi, cioè si sono sentiti crescere!

Da questo posso dire che il più delle volte l’idea di abbassarsi al livello di un’altra realtà o di un’altra persona è solo un pregiudizio: l’uomo vive relazioni vere nel momento in cui condivide qualcosa con l’altro, questo implica uno scambio reciproco, solo in questo caso è possibile l’arricchimento e il crescere grazie alla diversità dell’altro. Intendo dire che l’uomo difficilmente è capace di abbassarsi, ne conosco solo uno che lo ha fatto in modo limpido e fino in fondo: Gesù.
Vi racconto una storiella per spiegarmi meglio.
Qualche tempo fa andai a S.Damiano, ad Assisi, lì incontrai fra Massimo, alto e con gli occhiali da sole, che rimase un po’ con me e mi accompagnò spiegandomi un po’ le icone che c’erano. In queste icone Gesù era rappresentato come un agnellino e come un bambino. Allora lui mi chiese: “Tu avresti paura di un agnello e di un bambino?” Beh! Insomma, non dovrò stare qui a dirvi che sorrisi dentro di me prima di rispondere che ovviamente due figure così deboli e innocenti non mi facevano alcuna paura. E pensandoci bene mi parve parecchio curioso e bello pensare che, a parte i giochetti, Dio aveva proprio scelto la debolezza per incontrare gli uomini, per entrare in relazione con loro attraverso il suo Figlio. Aveva scelto la debolezza per non fare loro alcuna paura. Ecco perché Dio non vota Bush! A parte la battuta provocatoria, Dio non sceglie di essere forte, potente; sceglie invece la debolezza, quindi la diversabilità.

Quante volte ho detto che per risolvere i mille problemi dell’handicap basta cambiare una consonante: da sfiga a sfida. Ebbene, non ci crederete ma mi sono imbattuto in un'altra vocale un po’ rivoluzionaria. Nel famoso discorso delle beatitudini Gesù definisce beati i miti, i costruttori di pace, i puri di cuore ecc. Il problema che noi abbiamo capito male: invece di beati capiamo beoti. Curioso, no? Sapete che il 2003 sarà l’anno europeo delle persone con disabilità? Secondo me è un’occasione per mettere a posto un po’ di vocali, ma anche un bel po’ di consonanti! Ho già detto tante volte che la parola disabilità non mi piace perché sottolinea solo le non-abilità! Penso si debba ripartire dalle abilità diverse per costruire una cultura di pace.

Claudio Imprudente


Marco
Ciao Claudio, grazie!!! Ho letto con attenzione la tua lettera ho diverse cose da dirti! ma oggi è solo il primo capitolo, ti butto giu' due righe scritte male, di corsa voglio andare ancora più in situazione estrema per questo il titolo di questo intervento è nullabilità e pace......! Io sono convinto che la potenza si manifesta nella debolezza mi spiego meglio come fanno due persone o due popoli per poter meglio condividere le proprie vite? Se non avviene attraverso la reciprocità, cioè una accoglie l'altro essendo vuoto di se stesso per poter accogliere l'altro interamente, non è questo il nulla? Annullo me stesso perché così l'altro si senta totalmente accolto senza riserve e viceversa questo gioco di annullarsi per fare "spazio" totalmente all'altro rappresenta un passo importante perché uno entri "nella pelle dell'altro" è il primo passo per l'unità, nella diversità.
e per la pace.
E godere maggiormente delle ricchezze diverse dalle mie dell'altro e viceversa e questo il destino anche delle nazioni, dei popoli l'unità (non l'uniformita) per questo il termine diversabile o diversamente abile mi pare riduttivo, mi fa pensare che qualcuno per dimostrare di essere uomo debba dimostrare qualcosa dove li mettiamo quelli senza alcuna abilità apparente? Infatti penso che la questione non è quella di avere abilità ma è quella di saper essere il nulla che accoglie l'altro. essere così, e su questo proprio chi è "senza abilità" è più avvantaggiato .... se ha la possibilità di essere reciproco con altri, però.

Per questo gli istituti vanno chiusi per questo vanno incentivate le politiche sociali sul territorio per sostenere la comunità per questo vale la pena combattere perché tutti possano partecipare alla vita di relazione. Combattere e nulla d'amore non sono in contraddizione, anzi è proprio questa la fonte del combattimento, se sei capace di essere il nulla per l'altro, di entrare nella pelle dell'altro, ti sei dimenticato di te stesso....vuol dire che hai la possibilità di non essere condizionato da niente e da nessuno, tutti ti appartengono perché tu appartieni a tutti...

Un piccolo esempio, poi chiudo, ci ritorneremo se vuoi su questo tema. Chiara mia figlia sarebbe classificata come una persona che non ha alcuna abilità ma...allora perché le persone, come dici tu, si sentono innalzate, anzi ringraziano chiara per esserci? È una barzelletta? lo dicono tanto per dire? Ma....come mai gente in lite si ricompone? O veramente certe esperienze di donazione totale le cambiano la vita? chiara può solo "essere", sicuramente anche come personalità lei fa spazio agli altri, non ti prevarica con niente di se, permette a chiunque di potersi esprimere totalmente....e lei è totalmente espressa nella comunità che la circonda, se si relaziona a lei.... noi siamo lei e lei è noi...questo in un istituto non può accadere...in casa si, in un quartiere si, a scuola si … insomma in relazioni d'amore, dando a questo termine un valore pienamente laico (e per me quindi anche pienamente cristiano).
non è infatti nichilismo....
Ti dico una frase azzardata: è questo il modello di Uomo? Chi cerca di essere il nulla per fare spazio all'altro diverso da se è il vero Uomo? Gesù è stato questo quando si è sentito abbandonato?

Dio è morto per essere il nulla d'amore che accoglie tutta l'umanità e il creato in una botta sola....ma non è stato facile è stata una cosa straziante anche per lui è li che ha manifestato la sua potenza non quando è risorto
mmmhhhh....pensi che sono beato o beota????
a presto
marco espa


Claudio
Diversabile o nullabile?

Che bello poter scambiare un po' di idee con te.
Le tue riflessioni ci trovano assolutamente d'accordo. Infatti, secondo noi, il nullabile è, come dici tu, il più potente dei diversabili! Ci spieghiamo meglio: il termine Diversabile vuole sottolineare e scoprire una dimensione nuova di abilità. fuori dagli schemi classici per i quali ci sono persone più o meno abili. In questa ottica, come non è possibile non comunicare (Watzlavic), non è possibile non avere abilità. In altre parole essere, è già di per sé una abilità! Ma perché c'è tanta "potenza" nascosta quando l'essere è in una modalità debole, povera, apparentemente non abile? Forse perché dietro ogni limite c'è una risorsa! O forse addirittura perché la vera essenza dell'uomo traspare nel momento della sua debolezza oltre che nel momento del gesto creativo. L'esempio di Chiara, che ci hai fatto e di cui ti ringraziamo, è lampante. Chi entra in relazione con il nullabile è arricchito dalla sua abilità di non avere abilità! Scoprire tutti gli ingredienti di un essere umano in una persona che ritenevi, sì umana, ma non pienamente, è una vera e propria grazia! Permette di rielaborare e correggere il concetto di umanità che si ha. E' una rivoluzione culturale. La nostra domanda è: -come si potrebbe diffondere il più possibile questa consapevolezza? Siamo convinti comunque di dover rispettare i tempi delle cose che si devono realizzare, prima di tutto in noi. La calma è la virtù dei forti!
Con affetto, Claudio


Marco

Claudio perché non fai circolare nella tua rete le nostre considerazioni?
magari è un'occasione per coinvolgere altri nei nostri discorsi....
ciao! marco

Claudio
Ottimo!!!! Lo faccio immediatamente!!!






Nicola Rabbi
Centro Documentazione Handicap
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Bandiera Gialla
quotidiano di informazione sociale a Bologna e dintorni
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