Flop dei pacifisti tarantini? Lettera alla Gazzetta del Mezzogiorno



Lettera alla Gazzetta del Mezzogiorno
Redazione di Taranto

5 MARZO PER PACE A TARANTO
Perché voler trasformare una bella manifestazione in un inesistente "flop" dei pacifisti?


Mi dispiace che un giornalista bravo e scrupoloso come Fulvio Colucci abbia "stroncato" la manifestazione per la pace di Taranto titolando "Il freddo batte la pace" e aggiungendo "in pochi alla fiaccolata in piazza della Vittoria". Pochi? Né Fulvio né io li abbiamo contati. Però posso dire che ci siamo distribuiti lungo il perimetro di piazza della Vittoria e - se ci fossimo tenuti per mano - l'avremmo forse potuta circondare non una ma due volte. I partecipanti facevano capannelli per poter parlare e non ci si disponeva a formare una "perfetta" catena umana, ma nonostante tutto il perimetro era "presidiato". Saremo quindi stati seicento con un ricambio fisiologico di almeno la metà. Duecento bandiere della pace sono finite in due ore. La manifestazione è durata tre ore e molti venuti negli orari più disparati anche solo per portare un saluto, così come ha fatto il sindaco Rossana Di Bello alla fine. Comunque a colpo d'occhio la piazza era piena di persone. "I pacifisti riescono a malapena nello sforzo di incatenare Piazza della Vittoria con un centinaio di mani a voler stare larghi", scrive Fulvio il quale - dato che quasi tutti avevamo due mani! - ci valuta di conseguenza in una cinquantina scarsi. Dato completamente inesatto. Come inesatta è la valutazione di una manifestazione per la pace "a senso unico": non una bandiera di partito era esposta, come noi organizzatori avevamo chiesto. Non abbiamo gridato contro Saddam ma neppure contro Bush, semplicemente perché non abbiamo gridato. L'unica bandiera presente nella piazza erano le bandiere della pace e questo Fulvio avrebbe - per amore della verità - fatto bene a scriverlo. Fulvio parla di slogan antiamericani "più o meno abilmente sottintesi": anche questo non è vero, a meno che non abbia letto i sottintesi, ma non siamo dei maghi e non siamo in grado di intervenire sui sottintesi. La manifestazione escludeva gli slogan e appena i ragazzi di Antagonismo Studentesco ne hanno gridati alcuni - questione di trenta secondi - abbiamo chiesto di rinunciare (in base ai patti presi) e loro, con una ragionevolezza che vorrei trovare in Bush e in Saddam, hanno rinunciato, rendendo la manifestazione una manifestazione di tutti. E poiché era di tutti abbiamo dato la parola a tutti, compreso i politici: dovevamo censurarli? E' venuto Bertinotti ma non ha fatto il comizio dal nostro microfono: l'ha intervistato il giornalista Giovanni Matichecchia. Dai nostri altoparlanti sono state trasmesse le voci di tutti gli intervistati (gente comune della piazza) dato che Primavera Radio intervistava e noi amplificavamo. Il microfono era aperto a chiunque. Mi dispiace che Fulvio non abbia colto i tratti specifici di questo "esperimento di comunicazione" realizzato in piazza basato sul dare a tutti la parola, sull'ascoltare la volontà di pace contenuta nelle poesie e nelle preghiere, sul rinunciare al "contro", sul dare voce a credenti e non credenti, sul bandire ogni slogan e ogni bandiera di parte. La notizia era proprio questa: nessuno slogan e una sola bandiera, quella della pace. Nonostante tutto ciò sia sfuggito all'articolo, Fulvio ha colto una cosa importantissima: i bambini che giocavano in piazza. Non vi sarebbero stati i bambini in piazza se si fosse trattato di una triste passerella di politici condita di slogan antiamericani e di appelli "contro le guerre del capitale" che Fulvio definisce discutibili e che anche io definirei "discutibili" in quanto… non ne ho ascoltato neppure uno. Salvo che non sia circolato un volantino che non ho letto (ma vogliamo negare l'articolo 21 della Costituzione?). Se la Gazzetta parla di "flop" dei pacifisti ci conforta vedere che su altri giornali locali due intere pagine locali - mai accaduto - sono dedicate al popolo della pace, a cui ha fatto visita tanto il segretario di Rifondazione Comunista Fausto Bertinotti quanto il sindaco di Taranto Rossana Di Bello.

Alessandro Marescotti
Presidente di PeaceLink