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comunicati - [CS-PCK] 4 novembre - Azione diretta nonviolenta nelle piazze d'Italia

comunicati AT lists.peacelink.org

Oggetto: Comunicati PeaceLink

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[CS-PCK] 4 novembre - Azione diretta nonviolenta nelle piazze d'Italia


Cronologico Discussioni 
  • From: Comunicati PeaceLink <comunicati AT lists.peacelink.org>
  • To: comunicati AT lists.peacelink.org
  • Subject: [CS-PCK] 4 novembre - Azione diretta nonviolenta nelle piazze d'Italia
  • Date: Fri, 3 Nov 2006 12:00:27 +0100 (CET)
  • Importance: High
  • List-archive: <http://vanunu.peacelink.org/pipermail/comunicati>
  • List-id: Comunicati PeaceLink <comunicati.lists.peacelink.org>


4 NOVEMBRE 2005 - AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA NELLE PIAZZE D'ITALIA

NON RETORICA FESTA MILITARISTA MA LUTTO PER I MORTI DI TUTTE LE GUERRE

Si prega di diffondere il piu' possibile questo messaggio


Ci dissociamo dalle celebrazioni ufficiali del 4 novembre.

Ci dissociamo in nome della pace e della Costituzione.

Ci dissociamo in nome di tutti quegli italiani pacifici che furono condotti

a combattere e a morire perché costretti.

Ci dissociamo in nome di tutti i disertori che non vollero partecipare a

quella che il papa definì "un'inutile strage".

Ci dissociamo da ogni retorica celebrazione di eroismo.

Ci dissociamo da ogni ipocrisia.


Vogliamo ricordare che chi non combatteva veniva fucilato dai carabinieri

italiani. Il sentimento di pace degli italiani venne violentato da un

militarismo che avrebbe poi portato l'Italia al fascismo.


Occorre ricordare che la prima guerra mondiale fu uno spaventoso massacro.

Occorre trasformare il 4 novembre in una giornata di studio e di memoria,

in una giornata di ripudio della guerra.


Si leggano le strazianti poesie di Giuseppe Ungaretti scritte in trincea.

Si legga il "Giornale di guerra e di prigionia" di Carlo Emilio Gadda in

cui emerge l'ottusità di ufficiali arroganti e l'insipienza criminale degli

alti comandi.

Si legga "Addio alle armi" di Ernest Hemingway e "Un anno sull'altopiano"

di Emilio Lussu, grandi testimonianze del fanatismo di quella guerra.


Si diffondano le lettere dei soldati che mandavano al diavolo la guerra e

il re. Furono censurate. Perché censurarle oggi nelle cerimonie ufficiali e

non farne mai la minima menzione?


Per questo PeaceLink sta facendo un volantinaggio telematico in tutt'Italia

dal sito www.peacelink.it

Stiamo diffondendo la voce di chi ha maladetto la guerra perché voleva la
pace.


Oramai in tutte le scuole i libri di storia hanno rivisto il tradizionale

giudizio positivo sulla prima guerra mondiale e oggi prevale una netta

disapprovazione di una guerra che - come sostenne Giolitti - poteva essere

evitata portando all'Italia Trento e Trieste mediante una neutralità

concordata con l'Austria.

Non comprendiamo come mai a scuola i libri disapprovino una guerra che oggi

viene al contrario celebrata in piazza nella sua giornata vittoriosa.

Ci chiediamo per quale oscura ragione il livello di consapevolezza

raggiunto dalla cultura venga demolito dalla

retorica.


Ecco perché ci dissociamo dalle cerimonie ufficiali: quella guerra fu

terrorismo e non va celebrata.

Il popolo della pace - in nome della nonviolenza - dice ancora una volta no

alla guerra.



[Riproduciamo ancora una volta un estratto da un comunicato del "Centro di
ricerca per la pace" di Viterbo di due anni fa. E' nostra intenzione
riproporre ed estendere quest'anno l'iniziativa del 4 novembre di pace, in
memoria delle vittime, contro le guerre, le armi e gli eserciti; la nostra
iniziativa nonviolenta consiste in una cerimonia silenziosa di deposizione
di un omaggio floreale ai monumenti che ricordano le vittime della guerra,
in orario diverso e distante dai chiassosi ed offensivi "festeggiamenti"
delle forze armate]

"Ogni vittima ha il volto di Abele" (Heinrich Boell). Il "Centro di
ricerca per la pace" di Viterbo ha formulato la proposta che il 4 novembre
in tutta Italia si realizzino cerimonie di commemorazione per le vittime
di tutte le guerre da parte delle istituzioni, delle associazioni e delle
persone impegnate per la pace; la legalita', la democrazia e la
nonviolenza. Cerimonie semplici e silenziose, austere e rispettose del
sentire di tutti, di rigoroso impegno al rispetto e alla promozione della
dignita' umana di tutti gli esseri umani. Di solidarieta' con l'umanita'
intera: contro la violenza e la morte; in applicazione non solo del
dettato della coscienza illuminata dalla ragione, ma anche dei principi
giuridici e morali espressi nella Carta delle Nazioni Unite, nella
Costiuzione della Repubblica Italiana, nella Dichiarazione universale dei
diritti umani. E quindi di opposizione nitida ed intransigente
all'uccidere, al terrorismo, alle dittature, alla guerra e ai loro
strumenti e apparati. La proposta ha ottenuto gia' apprezzamenti e
sostegni significativi; confidiamo che altri apprezzamenti ed altre
adesioni si aggiungano di qui a quel giorno. Poi ogni istituzione,
associazione, persona, trovera' secondo la sua sensibilita' e il modo di
agire ad essa conforme, come appropriatamente manifestare in modo
rigorosamente rispettoso di tutti, sobrio, leale, democratico e
nonviolento, il suo cordoglio per le vittime, il suo amore per l'umanita'
e il suo impegno contro tutte le violenze.

Il 4 novembre e' l'anniversario della conclusione per l'Italia della prima
guerra mondiale, l'orribile "inutile strage" che fu non solo ecatombe di
tanti innocenti, ma altresi' seminagione di nuovo odio e nuove crudelta'
che ebbero come esito dittature disumane e una seconda immane
conflagrazione mondiale. Che il 4 novembre nel ricordo di tutte le vittime
delle guerre sia anche monito ed impegno contro le guerre presenti e
future, contro tutte le violenze e contro tutti gli strumenti e gli
apparati di morte. Questa data non deve piu' essere strumentalizzata dai
comandi militari che con il loro festeggiare se stessi e le macchine
belliche - potere e apparato inteso ad addestrare a uccidere, a preparare
la guerra, ed in guerra ad irrogare la morte ad altri esseri umani -
offendono le vittime delle guerre nel modo piu' tragico e osceno. Questa
data deve divenire giornata di lutto e di memoria, e di solenne impegno
affinche' mai piu' degli esseri umani perdano la vita a causa di guerre, e
quindi affinche' mai piu' si facciano guerre. Il 4 novembre non si
facciano sciocche esibizioni, gesti inappropriati, strumentalizzazioni
provocatorie. Da parte di nessuno. Si abbia rispetto per la memoria delle
vittime, si abbia rispetto per il lutto.

Il 4 novembre, in silenzio e dignita', le istituzioni democratiche, le
associazioni e i movimenti umanitari, le persone di volonta' buona, vadano
a meditare in silenzio e a deporre un fiore dinanzi alle lapidi che
ricordano coloro che furono assassinati, ne rimemorino i nomi e
l'umanita', le vite assurdamente orribilmente estinte, e ci si impegni
tutti a contrastare le guerre presenti e future. E sia infine cancellata
la vergogna della macabra festa degli apparati di morte; si affermi il
diritto alla vita per l'umanita' intera. "Ogni vittima ha il volto di
Abele" (Heinrich Boell).








In alternativa all'aggregazione di massa e ai grandi cortei, che consentono

la partecipazione solo a chi e' in grado di

viaggiare ed ha molto tempo a

disposizione, PeaceLink propone per il 4 novembre una iniziativa

"lillipuziana" che anche singole persone possono realizzare nella propria

citta', con un minimo dispendio di tempo e di denaro.


Per il 4 novembre proponiamo una attivita' di volantinaggio in tutte le

piazze d'italia.




1 - DOSSIER 4 NOVEMBRE


La festa del 4 novembre fu una ricorrenza istituita dal fascismo per

trasformare le vittime di una guerra spietata e non voluta in eroi

coraggiosi che si immolavano per la Patria. Furono costruiti monumenti ai

caduti e agli insegnanti fu chiesto di celebrare le forze armate. Questa

eredita' non e' stata sufficientemente sottoposta a critica con l'avvento

della Repubblica. Tutto questo e

molto altro e' documentato in un piccolo

volantino/dossier che puo' essere diffuso nelle piazze d'italia durante i

festeggiamenti "ufficiali" e durante le parate militari che si svolgono

puntualmente ogni anno in questa data.


Il volantino sul 4 novembre, in formato PDF e gia' pronto da stampare, e'

disponibile all'indirizzo


http://www.peacelink.it/dossier/4novembre/4nov.pdf


Per leggere e stampare i documenti in formato PDF e' necessario utilizzare

il programma gratuito Acrobat Reader, disponibile all'indirizzo


http://www.adobe.com/products/acrobat/readstep2.html



L’Italia entrò nella

prima guerra mondiale nonostante l'Austria avesse promesso la

restituzione di Trento e Trieste in cambio nella non belligeranza.

L'intento era infatti quello di espandere l'Italia verso territori esteri

(come avvenne con la conquista del Sud Tirolo) seguendo il mito

dell'imperialismo romano, che ebbe poi nel fascismo la sua massima

celebrazione. Dopo la guerra infatti si parlo' di "vittoria mutilata"

perche' le mire espansionistiche non furono coronate.


La prima guerra mondiale fu un affare per grandi industriali, politici

corrotti, funzionari statali senza scrupoli, alti ufficiali con le mani in

pasta. Le commesse di guerra fruttarono profitti cosi' scandalosi che fu

nominata una commissione di inchiesta parlamentare, prontamente sciolta dal

fascismo dopo la marcia su Roma.


Perche' allora si festeggia la prima guerra

mondiale? Una risposta ci viene

da un testo scolastico: G. De Vecchi, G. Giovannetti, E. Zanette, "Moduli

di storia 2", ed. scolastiche B. Mondadori.


"L'idea di una "guerra grande" non per l'orrore e la sofferenza bensi' per

l'eroismo e il patriottismo dei suoi protagonisti e la bonta' dei suoi

obiettivi, nacque soltanto dopo il conflitto. Essa fu il risultato delle

commemorazioni ufficiali dei governi liberali dell'immediato dopoguerra e

poi del regime fascista. Questa idea si concretizzo', fin dagli anni

immediatamente successivi al conflitto, in una serie di iniziative

finalizzate a tenere vivo negli italiani il ricordo della guerra: cerimonie

pubbliche, istituzione di festivita' (per esempio il 4 novembre,

anniversario della vittoria), intitolazione di vie e scuole a eroi della

guerra,

diffusione nelle stesse scuole e nei centri ricreativi dei canti

patriottici. Ma lo strumento piu' efficace furono i monumenti ai caduti. Fu

soprattutto il regime fascista a favorirne la diffusione, imponendone la

costruzione in tutti i paesi e citta' d'Italia. Quali erano la funzione e

le caratteristiche dei monumenti ai caduti? Il loro obiettivo immediato

era la commemorazione dei soldati morti sul campo di battaglia, in

particolare di quelli originari della località in cui era costruito il

monumento. Tuttavia, nei testi che apparivano sulle lapidi e nel tipo di

raffigurazione emergeva un altro e piu' importante obiettivo. Si trattava,

infatti, di iscrizioni e di sculture che descrivevano la guerra come una

sofferenza giusta e necessaria; i soldati

vi erano rappresentati come degli

eroi che, consapevolmente e volontariamente, avevano sacrificato la propria

vita per la patria. In sostanza, i monumenti e le lapidi presentavano la

guerra come un momento di "grandezza" dell'Italia e degli italiani, dunque

come un'esperienza estrema ma assolutamente positiva. Niente di piu'

lontano dalla realta'. Appare allora chiaro che i monumenti erano

progettati non solo per offrire alle famiglie un conforto e una

giustificazione per la morte dei loro cari, ma anche e soprattutto per

costruire la memoria di una guerra "grande" che ne falsificava la realta'

nascondendone gli aspetti piu' violenti e assurdi.


La memoria non ufficiale e l'opposizione alla guerra


La memoria ufficiale della guerra non fu pero' l'unica forma

di

commemorazione del conflitto. Soprattutto nel biennio 1919-20, vi furono

associazioni e forze politiche (in genere di sinistra) che cercarono di

mantenere in vita il ricordo dell'opposizione alla guerra e delle

sofferenze che essa aveva causato ai soldati e ai civili. Anche questa

versione alternativa si manifesto' attraverso lapidi e monumenti in genere

costruiti nei comuni guidati da sindaci socialisti. Si trattava pero' di

monumenti molto diversi da quelli ufficiali. Le lapidi "alternative" erano

ben piu' precise ed esplicite nel descrivere l'orrore del conflitto. I

soldati morti erano descritti come vittime e non come eroi.


A Bussonelo (TO) una lapide cominciava con queste parole:


PER QUELLO CHE FU

SOFFERTO

NELL'OZIO DEPRAVANTE DELLA CASERMA

SOTTO IL BASTONE DELLA SERVITU'

NEL LEZZO DELLE TRINCEE

NELLE VIGILIE DI MAGNIFICATE CARNEFICINE...


Essa fu distrutta nel 1921 dai fascisti.


Il monumento ai caduti di Tolentino (MC), distrutto dai fascisti nel 1922,

recava questa lapide:


POSSA LA SANTITA' DEL LAVORO REDENTO

FUGARE E UCCIDERE PER SEMPRE

IL SANGUINANTE SPETTRO DELLA GUERRA

PER NOI E PER TUTTE LE GENTI DEL MONDO

QUESTA LA SPERANZA E LA MALEDIZIONE NOSTRA

CONTRO CHI LA GUERRA VOLLE E RISOGNA


Questi monumenti ebbero vita breve e difficile. Gia' i primi governi

liberali del dopoguerra ne ostacolarono o vietarono la costruzione; con la

salita al potere del fascismo, nella cui ideologia tanta parte

aveva

l'esaltazione della nazione e della guerra, essi vennero tutti distrutti.


Un mito presente ancora oggi


L'interpretazione ufficiale della guerra rimase prevalente anche dopo la

caduta del fascismo, non solo a causa dell'efficacia della propaganda del

regime, ma anche perche', messa a confronto con la seconda guerra mondiale

- che in Italia nessuno, a parte il regime fascista, aveva voluto - 1a

Grande guerra appariva meno insensata e drammatica. E' solo a partire dagli

anni sessanta che nelle interpretazioni degli storici, così come nella

mentalita' degli italiani, ha cominciato a riaffiorare una memoria critica

della guerra.

A testimoniare la sopravvivenza del mito della Grande guerra vi sono ancora

i monumenti di epoca fascista; in molti casi ne e' stata modificata la

dedica, estendendola anche

ai morti della seconda guerra mondiale e della

Resistenza. Solo in pochissime realta', in genere nel corso degli anni

settanta e ottanta, sono stati sostituiti con nuovi monumenti che

rappresentano la guerra non come un giusto sacrificio per il bene della

patria, ma come un orrore da evitare per sempre."


(Fonte: G. De Vecchi, G. Giovannetti, E. Zanette, "Moduli di storia 2", ed.

scolastiche B. Mondadori)


Chi il 4 novembre festeggia la "vittoria" farebbe bene a rileggere questa

lettera scritta da una vittima, semianalfabeta, ma con le idee molto piu'

sincere e molto piu' chiare di tanti intellettuali ed editorialisti di oggi:


"Maesta'

inviamo a V.M. questa lettera per dirvi che finite questo macello inutile.

Avete ben da dire voi , che e'

glorioso il morire per la Patria. E a noi

sembra invece che siccome voi e i vostri porchi ministri che avete voluto

la guerra che in prima linea potevate andarci voi e loro. Ma invece voi e i

vostri mascalzoni ministri, restate indietro e ci mandate avanti noi poveri

diavoli, con moglie e figli a casa, che ormai causa questa orribile guerra

da voi voluta soffrono i poverini la fame! Viliacchi, spudorati Ubriaconi,

Impestati, carnefici di carne umana, finitela che e' tempo li volete

uccidere tutti? Al fronte sono stanchi nell'interno soffrono la fame,

dunque cosa volete? Vergognatevi, ma non vedete che non vincete, ma volete

che vadino avanti lo stesso per ucciderli. Non vedete quanta strage di

giovani e di padri di famiglia avete fatto, e non siete ancora contenti?

Andateci voi o viliacchi col vostro corpo a difendere la vostra patria, e

poi quando la vostra vita

la vedete in pericolo, allora o porchi che siete

tutti concluderete certamente la pace ad ogni costo. Noi per la patria

abbiamo sofferto abbastanza, e infine la nostra patria e' la nostra casa,

e' la nostra famiglia, le nostre mogli, i nostri bambini. Quando ci avete

uccisi tutti siete contento di vedere centinaia di migliaia di bambini

privo di padre? E perche'? per un vostro ambizioso spudorato capriccio."



---

Annotazione: la prima guerra mondiale costo' all'Italia 650 mila morti e un

milione di mutilati e feriti, molti di piu' di quanti erano gli abitanti di

Trento e Trieste.


Chi volle la prima guerra mondiale fu un mascalzone


Chi la festeggia oggi e' un ignorante


Dal 4 novembre rinasca il monito solenne: MAI PIU' LA GUERRA!






FEEDBACK


E' importante che chi realizza un'azione diretta nonviolenta per conto

dell'Associazione Peacelink comunichi il risultato della sua iniziativa con

un breve resoconto - da inviare all'indirizzo info at peacelink.it -

specificando il numero di copie distribuite, il luogo della diffusione del

materiale, la reazione delle persone contattate e qualsiasi altra

informazione correlata allo svolgimento dell'attivita' di

volantinaggio.

COMUNICATO STAMPA

Non solo uranio LE GUERRE INQUINANO. PER SEMPRE Dal 2 al 7 novembre, un
ciclo di incontri con i due fotogiornalisti

giapponesi Naomi Toyoda e Hitoshi Shimizu sugli effetti delle guerre

30 ottobre 2006

Le ultime guerre nei Balcani e in Medio Oriente hanno segnato
un'evoluzione molto preoccupante nel tipo di armamenti utilizzati e di
strategie scelte da parte dei militari. Armi in grado di provocare
inquinamento pericoloso e permanente, sia diretto che indiretto, sono
state utilizzate in aree densamente popolate. Al tempo stesso la scelta di
bombardare obiettivi chimico-industriali ha provocato danni ambientali
irreparabili e su vasta scala. Viene da chiedersi quali siano gli effetti
sulla popolazione civile, a

maggior ragione di fronte all'aumento di casi di malattie incurabili tra i
soldati che sono stati inviati in missione in quelle zone, anche solo per
alcuni mesi.

Pur vivendo nell'era dell'informazione globale, nessuna notizia viene
fornita sulle armi utilizzate, sull'impatto ambientale, sugli effetti
sulla popolazione civile, sulle precauzioni da prendere da parte dei
militari, dei giornalisti e degli operatori umanitari presenti sul posto.

Spetta a un manipolo di giornalisti e fotografi coraggiosi andare a
raccogliere di prima mano queste informazioni. Naomi Toyoda e Hitoshi
Shimizu da anni hanno dedicato la propria vita professionale a raccontare
gli effetti delle guerre. Fotogiornalista il primo, regista il secondo,
verranno per la prima volta in Italia a mostrare la documentazione
fotografica e video che hanno raccolto in Iraq e negli Stati Uniti.

In una serie di conferenze a Torino, Genova, Firenze, Modena e Ladispoli
incontreranno scienziati, studiosi, legali, giornalisti, rappresentanti
della societa' civile, di associazioni di militari e delle istituzioni. Si
tratta di un'occasione estremamente importante non solo per informare e
informarsi sugli effetti delle guerre, ma anche per confrontarsi sugli
strumenti democratici, giuridici e nonviolenti che possano fermare un
sistema militare e politico che sembra sempre piu' ignorare le convenzioni
internazionali, nate per evitare il ripetersi delle atrocita' del secolo
scorso.

La settimana di incontri avviene in corrispondenza con la giornata
internazionale per la messa al bando dell'uranio impoverito (6 novembre),
che vede svolgersi iniziative in tutto il mondo per la promozione di un
trattato internazionale contro l'uso di armi all'uranio.

Di seguito le date degli incontri (che vedranno sempre presenti Hitoshi
Shimizu e Naomi Toyoda)

2 Novembre alle ore 18.00 TORINO (Centro Studi Sereno Regis - Via
Garibaldi 13) Con Massimo Zucchetti, docente di impianti nucleari al
Politecnico di Torino

3 Novembre alle ore 11.45 GENOVA (Punto Incontro Coop Liguria -
Lungobisagno Dalmazia 75 r) Con Stefania Divertito, giornalista

3 Novembre alle ore 18.00 GENOVA (Salone S.M.S. D. Orengo - via C. Zugna
2/b - Pontedecimo) Con Paola Manduca - Stefania Divertito, giornalista -
Valerio Gennaro, epidemiologo

4 Novembre alle ore 17.00 FIRENZE (Circolo SMS Rifredi - Via Vittorio
Emanuele II 303) Con Monica Zoppe', Gruppo di studio sulle nuove armi,
Scienziate/i contro la Guerra, Francesco Iannuzzelli, PeaceLink

5 Novembre alle ore 21.00 MODENA (La Tenda - Viale Molza) Con Muhammed
Tareq, coordinatore delle associazioni per i diritti umani di Falluja,
Iraq - Sigfrido Ranucci, giornalista RAI - Francesco Iannuzzelli,
PeaceLink - Stefania Divertito, giornalista - Maresciallo Domenico
Leggiero, Osservatorio Militare - Capitano Filippo Montaperto - avv.
Angelo Fiore Tartaglia - I genitori di Andrea Antonaci, militare italiano
deceduto nel 2000

6 novembre alle ore 10.30 MODENA (Baluardo della Cittadella - Piazza Tien
An Men) Convegno scientifico: Danni collaterali - Le conseguenze che
contribuiscono a rendere la guerra ancora piu' intollerabile Con On. L.
Forcieri, Sottosegretario alla Difesa - Dott. C. Nuccetelli, ISS - Dott.
S. Montanari, Nanodiagnostics - On. L. Malabarba - Dott. M. Grandolfo, ISS
- Ammiraglio M. Tarabbo - Colonnello R. Rossetti - Dott. A. Benedetti,
CISAM - Generale G. Aprea - Dott. V. Gennaro, Istituto Tumori di Genova -
Dott. A. Gatti, Universita' di Modena e Reggio Emilia

7 Novembre alle ore 16.30 LADISPOLI (Aula Consiliare - Piazza G. Falcone
1) Con Gino Ciogli, sindaco di Ladispoli - Roberto Garau, assessore alla
cultura - Stefania Divertito, giornalista

Per maggiori informazioni o per contattare gli organizzatori
http://www.peacelink.it/nodu email: nodu at peacelink.org

Il ciclo di incontri e' stato organizzato da - Centro di Documentazione
"Semi sotto la neve" - Centro Studi Sereno Regis - Comitato pace "E
Majorana" di Genova Molassana - Comitato pace "Rachel Corrie" di Genova
Valpolcevera - Comune di Ladispoli - Comune di Modena Assessorato alla
Cultura e Politiche giovanili - Consiglio di Circoscrizione V Valpolcevera
- Infinito edizioni - Istituto Tecnico Commerciale "Ettore Majorana" -
PeaceLink

ANDIAMO A PRENDERE UN CAFFE'?!

INVITO AI MILITARI DI OGNI ORDINE E GRADO

PER IL 4 NOVEMBRE.



Scrivo contento di ricordare che come me, voi siete esseri viventi
appartenenti alla razza umana, quindi persone, cittadini e cittadine del
mondo nati/e nella terra che qualcuno ha chiamato Italia.


In questo paese è diffusa l'idea che ci sono tanti cittadini/e che odiano
i militari e tutti quelli che portano una divisa, tra questi cittadini
vengono considerati erroneamente anche gli antimilitaristi. Provo a far
chiarezza!


Antimilitaristi, nel senso nonviolento non si nasce.


Ci SCOPRIAMO antimilitaristi man mano che maturiamo una visione del mondo
basata su valori principi e dimensione progettuale che hanno come fine il
rispetto di ogni persona, l'equità economica, il rispetto della natura, la
pari opportunità per tutti di partecipare attivamente alle decisioni che
prende la comunità umana ai vari livelli, da quello locale a quello
mondiale.


Ci scopriamo antimilitaristi quando cittadini come noi, vivono in un
ambiente, l'esercito, che li trasforma in matricole, numeri incasellati al
posto giusto, per produrre meccanismi violenti di relazione e di potere
vero e proprio.


Ci scopriamo antimilitaristi perché la cultura e l'organizzazione militare
riproducono in una visione maschilista, meccanismi che mortificano la
PERSONA trasformandola in oggetto che il potere politico, economico e
culturale possono usare come e quando vogliono per realizzare progetti di
dominio di conquista e di controllo.


Progetti pagati con lo sfruttamento e il sangue di milioni di semplici
persone, voi comprese . Il militarismo, va oltre le caserme e i
generali…………..


Non sono a chiedervi perché siete entrati/e nell'esercito, e lungi da me
il voler giudicare la scelta di ognuno/a di voi. Quello che so è che in
molti/e patite per le condizioni in cui siete costretti/e a vivere. Quello
che so è che cresce sempre più il numero dei militari che non vogliono
imbracciare le armi per andare fuori confine.


Quello che so è che a voi non è riconosciuto il minimo diritto sancito
dalla costituzione e dal DIRITTO NATURALE di potervi esprimere. Quello che
so è che a tutti indistintamente, politici e religiosi compresi, va bene
che ci sia la struttura esercito fatto da uomini e donne trasformati in
numeri e schiavi pronti a obbedire agli ordini di qualsiasi governo in
carica.


Per fortuna, in questo paese e nel mondo c'è chi la pensa diversamente e
sta lottando col fine di trasformare "l'esercito " in una esperienza
nonviolenta di società civile organizzata, i Corpi Civili di Pace, dove la
PERSONA non viene trasformata in numero-schiavo, ma, insieme alle altre, è
chiamata a esercitare il diritto e il dovere di interposizione e alla
prevenzione di tutti i micro e macro conflitti sul territorio italiano e
oltre.


Siamo ancora in tempo per cambiare in meglio la situazione attuale,
diventa fondamentale rompere la barriera che viene posta tra noi cittadini
"civili" e voi cittadini "militari" affinché il paese Italia conosca
realmente ciò che accade nelle caserme e nella catena di comando. Diventa
vitale creare spazi di incontro con la società civile, oltre che con le
istituzioni locali, che abbiano lo scopo di ascoltarsi, e di dare voce a
chi voce non ha dentro e fuori le caserme.


Siamo tutti corresponsabili delle porcherie di questo mondo, ognuno di noi
è chiamato ad assumersi la responsabilità dinanzi alla propria coscienza,
alla storia dell'oggi e quella futura.


La stragrande maggioranza di noi civili e voi militari, sa benissimo che è
falsa l'immagine dei "soldati di pace" presentata dai politici con il
consenso della chiesa.


Anche le giovani persone che frequentano la prima elementare chiedono alle
maestre: "come fa un soldato con il fucile a portare la pace?"


Siamo tutti chiamati a scegliere se stare dalla parte di chi pensa di
essere padrone della natura tutta e degli esseri umani, o stare con coloro
che sentendosi parte di un equilibrio, mettono al centro del loro pensare
e agire il rispetto della vita e della morte, perché è meglio che la morte
ci trovi sani e vecchi, possibilmente goderecci e sorridenti.


Tutti quanti abbiamo compreso da generazioni, che l'esercito vive grazie
al contributo della classe lavoratrice che produce e consuma.


Sono gli edili che costruiscono le caserme, i metalmeccanici producono i
motori e le armi, I tessili fanno le stoffe e le sartorie le divise. I
lavoratori dell'Enel portano la corrente. I chimici producono dalle
polveri da sparo ai farmaci che servono per diminuire il dolore da ferita
da arma da fuoco; i medici hanno l'ordine di curare le ferite dei soldati
affinché possano tornare sul campo di battaglia quanto prima o tornare
alle proprie case pesando economicamente il meno possibile sui conti dello
stato. Anche gli psicologi sono pagati per fregare chi era obbligato dalla
legge a fare il servizio militare, ed ora, a fregare chi a fare il soldato
ci va "volontariamente".

I lavoratori dell'informazione, sono pagati per convincere milioni di
persone a dar ragione a tizio o a caio, diventando a loro volta complici
di quelle politiche. La libera informazione si paga col sangue. Povera
magistratura che i poteri forti vorrebbero al proprio sevizio per dare un
timbro di legalità in più alle loro politiche scellerate. Mi scusino gli
ingegneri e i lavoratori di tutte le discipline se ancora non li ho
citati: anche loro ci sono dentro fino al collo. Non arrabbiatevi compagni
e fratelli lavoratori agricoli, non ho dimenticato neanche voi che
producete ortaggi e frutta che finiscono sulle mense dell'esercito. Gli
allevatori di bestiame e i suoi dipendenti? Ci sono anche loro. E voi,
fratelli e compagni che lavorate nel mondo dell'informatica per uno
stipendio da fame come tutti gli altri?Siete nella merda come tutti noi.
Figuriamoci quelli che lavorano nel mondo della scuola, sono pagati per
fornire istruzione e fare educazione civica, e come il mondo del
volontariato educativo, invece di preoccuparsi di fare educazione alla
GIUSTIZIA spendono troppe energie per educare "i giovani" alla "legalità"
come se la legalità fosse madre della giustizia e non viceversa.


Siamo tutti coinvolti in una filiera che non risparmia nessuno, neanche le
giovani generazioni perché bevono coca cola e consumano, senza
responsabilità oggettiva, più di quanto necessario.

I sindacati, insieme ai lavoratori, si trovano tra l'incudine e il
martello; dicono no alla guerra ma ancora non hanno trovato il coraggio di
iniziare una politica forte di trasformazione industriale, asserendo di
non avere la forza per cambiare processi economici e politici di carattere
mondiale. …Meglio un esercito di pace che troppi disoccupati, ci viene
detto. Diversamente da voi, guardo alla storia e constato che quando le
persone e i popoli decidono di realizzare "il sogno" e raggiungere un
obbiettivo, non c'è governo o dittatura che regga.

Pensate un po', ci son dentro anche i preti i vescovi e il papa. Io non so
cosa pensi il buon Dio dei cappellani militari e mi guardo bene di fare da
portavoce……. ma una cosa l'ho capita; uno che vuole fare assistenza
spirituale ai "figli di Dio" che hanno scelto la vita militare, non è
obbligato a coprire il ruolo di cappellano militare, ruolo che fa
arrossire di vergogna i tanti credenti semplici ma non stupidi e
superficiali. Il fatto stesso che esista ancora questa figura culturale e
giuridica, da ragione a coloro che pensano che la chiesa si è venduta per
poche monete tradendo i valori di amore e fraternità. I cappellani
militari vivono in simbiosi con la cultura e la prassi militare,
assecondando il nazionalismo ed esaltando la cultura sacrificale, dando
ragione a quelli che dicono " io sono nel giusto, gli altri nel torto ".
L'esistenza stessa del ruolo del cappellano militare, rende
corresponsabile la chiesa dei crimini contro l'umanità che gli eserciti
compiono tutti i giorni e del non rispetto dell'aticolo 11 della
costituzione italiana.

Per me credente, cittadino del mondo, educatore, ed anche educatore scout
nell'a.g.e.s.c.i., diventa doveroso presentare la figura del cappellano
militare, una figura da non prendere in nessun modo in considerazione. Nel
far mia la legge dell'amore che mi chiede di amare il prossimo come me
stesso, non esiterò un istante a chiamare quanti mi è possibile a
praticare l'obiezione di coscienza sempre, nelle professioni e in tutti i
luoghi e i momenti di vita individuale e collettiva.

Tutti i giorni siamo costretti a contare le vittime di tante guerre
compreso quelle "umanitarie"………Quando saremo chiamati a dare l'estremo
saluto a un/a" militare di pace" italiano; mentre i politici i cappellani
e i vescovi, saranno nelle cattedrali e nei palazzi del potere a esaltare
il sacrificio……….. io sarò con gli amici e le amiche della nonviolenza
sulle strade e nelle piazze a ridire ancora una volta: NO ALLA GUERRA
SENZA SE E SENZA MA! SI ai CORPI CIVILI DI PACE! con la speranza che anche
voi, cittadini e cittadine in divisa, sarete con noi a cantare che un
mondo di giustizia è possibile.

L'invito a prendere un buon caffè è sempre valido….

….piccolo uomo

Pierluigi Ontanetti di firenze 19 ottobre 2006

4 novembre, non festa ma lutto

Il 4 novembre, festa delle Forze Armate, diamoci appuntamento di fronte a
tutte le caserme d'Italia per contestare la guerra, le guerre
"umanitarie". Mentre nel pianeta milioni di persone muoiono di fame,
soprattutto bambini, le nazioni, in maniera particolare quelle
occidentale, sperperano denaro e risorse per costruire micidiali e sempre
più sofisticati ordigni di morte. Quest'anno la Finanziaria del governo
Prodi prevede oltre 20 miliardi di euro per le spese militari, tutti soldi
che vengono vergognosamente sottratti alle spese sociali: sanità, scuola,
occupazione. A Cagliari, in contemporanea con la cerimonia per la festa
delle Forze Armate, al Parco delle Rimembranze in via Sonnino si terrà
alle ore 9 del 4 novembre una contromanifestazione pacifista di protesta.

Antonello Repetto tel. 0781.856397

<hr>

Ogni anno, pochissime persone, ci ritroviamo al Parco delle Rimembranze,
per una sorta di piccola manifestazione simbolica contro le guerre e il
militarismo. Quest'anno, cadendo di sabato, si potrebbe sperare di
riuscire ad essere in tanti. Ci credo poco. L'avvento al governo del
cosiddetto centrosinistra ha trasformato con un abracadabra le missioni di
guerra in missioni di pace. Ciò vuol dire che chi muore sventrato dai
nostri missili soffre infinitamente meno, trattandosi, nella fattispecie,
di missili di pace. Questo ci mette il cuore e la coscienza... in pace, e
possiamo proseguire la nostra digestione. Del resto, abbiamo fatto (e
continuiamo a fare) una guerra in Afghanistan, per fare un piacere ad un
"amico" (gli USA), per strappare il burka alle signore del posto, farci
passare oleodotti, ed esportare ingenti quantitativi di democrazia, in
quanto, è noto, l'attuale regime (da noi democraticamente imposto coi
cannoni) è ben meno sanguinario del precedente. E va bene così. Del resto,
abbiamo fatto (e continuiamo a fare) una guerra in Iraq, per fare un
piacere ad un "amico" (gli USA), per aiutare l'Agip a rifornirsi di
petrolio, distruggere con armi di distruzione di massa armi di distruzione
di massa, ed esportare ingenti quantitativi di democrazia, in quanto, è
noto, l'attuale regime (da noi democraticamente imposto coi cannoni) è ben
meno sanguinario del precedente. E sia. E via dicendo, sul Libano e sul
resto. Ci sarà pure un nesso, che dite? tra il fatto che noi occidentali
siamo quel 20% di umanità che consuma (togliendole con la violenza degli
eserciti, delle multinazionali, della Banca Mondiale, del Fondo Monetario
Internazionale, dell'Organizzazione Mondiale del Commercio) l'80% delle
risorse mondiali, e quelli che ad alcuni conviene chiamare "conflitti di
civiltà"? No, che non c'è: la televisione non ne parla. La televisione,
tra una velina e l'altra (date alla parola il significato che volete), ci
fa sapere che, solo di fronte all'evidenza, la Nato ha ammesso, l'altro
ieri, di aver massacrato en passant una sessantina di innocenti.
Accidenti! Ma guarda guarda cosa va a capitare! E' comprensibile che ci
vogliano bene. Ma noi non ce ne accorgiamo. Abbiamo la digestione
difficile. Ci viene sonnolenza. I rapporti internazionali sono improntati
allo sfruttamento e al dominio. Che imponiamo coi cannoni, quando il
denaro non basta. Basterebbe un po' di buon senso, uno spirito di
giustizia, cose che usiamo tutti i giorni nei rapporti col nostro vicino
di casa, basterebbe saper ascoltare le esigenze, le ragioni, la cultura de
l'altro. Ma noi, figli degli illuministi, noi campioni di liberalismo, noi
alfieri della libertà (quella del più forte di schiacciare il più debole),
siamo cosi acutamente giusti dal voler togliere il velo alle donne (per lo
stesso principio si dovrebbe imporre ai motociclisti di eliminare le
visiere fumè dal proprio casco, o, perché no? a tutti, di togliersi le
mutande in spiaggia), dal voler dimostrare che solo coloro che hanno una
cultura diversa da noi massacrano le loro mogli e le loro figlie (noi
progrediti maschietti italiani non lo facciamo, vero?), dal voler imporre
la nostra (mancanza di) cultura a tutto il Pianeta. Ma non aspettiamocela
dalla politica, la giustizia. Loro devono rendere conto ai fabbricanti di
cannoni, loro devono rendere conto ai petrolieri, loro devono rendere
conto ai banchieri. E poi sono quello che sono. Se davvero ci importasse
qualcosa, dovremmo mobilitarci, noi. Partendo da don Milani (l'obbedienza
non è una virtù), proseguendo con Capitini (il potere di tutti), elaborare
un progetto alternativo di rapporti tra le persone e le comunità,
improntato alla comprensione e al dialogo, ed imporlo ai governi. E non
permettere, a lorsignori, di combattere guerre, in nostro nome, per loro
interesse. E paralizzando il sistemo economico-militare, pretendere di
cambiare, in direzione della Pace, i rapporti tra gli stati. Anche andando
in piazza, il 4 novembre, per far capire che la retorica degli eserciti e
degli eroi è funzionale alle guerre e allo sfruttamento. Tutto questo è
utopia? L'alternativa è il massacro. Finché non ci tocca in prima persona,
non fa neanche troppo male. Scegliete voi.

Due giornate contro la guerra, il militarismo, la retorica patriottica e
le missioni in armi.

Sabato 4 novembre ore 11 al Balön davanti all'Arsenale

Polentata antimilitarista - con banchetto informativo, musica, vino,
polenta concia. Durante la giornata sarà piantato "l'albero alle vittime
degli eserciti e degli stati".

Nel giorno che lo Stato italiano dedica alla memoria dei massacri della
prima guerra mondiale e all'esaltazione delle operazioni "umanitarie"
armate in Iraq, in Afganistan e in Libano saremo in piazza a manifestare
la nostra scelta di diserzione dal militarismo e dal suo portato di morte,
sopraffazione, gerarchia. Mentre il pacifismo italiano ha celebrato il suo
"De Profundis" sostenendo la missione in Libano, tacendo di fronte al
rifinanziamento di quelle in Iraq e Afganistan, le ragioni
dell'antimilitarismo, che affonda le proprie radici nella critica allo
Stato e alla gerarchia, divengono più urgenti e ci impongono di schierarci
dalla parte giusta: quella delle vittime, sempre e ovunque. In caso di
pioggia battente l'iniziativa si svolgerà al coperto, nei locali della FAI
in corso Palermo 46.

Venerdì 10 novembre ore 21,15 in corso Palermo 46, presentazione del libro
di Marco Rossi "Afganistan senza pace" (Edizioni Zero in Condotta). Sarà
presente l'autore. Questo libro getta luce su una guerra feroce, dove le
truppe italiane agiscono in prima linea su mandato di un governo
guerrafondaio, nel silenzio "sinistro" e assordante dei pacifisti di ieri.

NO A TUTTE LE GUERRE! NO A TUTTI GLI ESERCITI! Siamo in guerra. Una guerra
le cui vittime sono in Afganistan, in Iraq, in Libano ma non solo. Si
muore anche in Italia. Si muore affogati nel Mediterraneo perché una legge
razzista vieta la libera circolazione. Si muore di lavoro perché le tutele
sono un lusso che i padroni non vogliono pagare. Si muore di malasanità
perché i soldi ci sono per gli assassini in divisa ma non per i malati. E
chi non muore, vive male, perché gli affari sono affari e nulla fermerà il
progresso. Succede in Val Susa, succede in ogni angolo di quest'Italia
ferita dal TAV, dalle autostrade, dalla cementificazione. Il 4 novembre,
anniversario degli immani massacri della grande guerra, la retorica,
quella più becera, si spreca, per far dimenticare una finanziaria di
guerra, leggi liberticide contro i lavoratori, gli immigrati, le donne.
Sono tornati in auge i mai sopiti mostri dell'intolleranza, del razzismo,
del nazionalismo. La caccia alle streghe inaugurata dopo l'11 settembre va
avanti: leggi speciali negli USA consentono di tenere prigionieri senza
processo e torturare i nemici. Nel nostro paese le politiche securitarie
di Berlusconi trovano in Prodi un degno successore. La sicurezza diviene
il comodo alibi per giustificare restrizioni di libertà, tagli alla spesa
sociale, la militarizzazione del territorio. Il governo "pacifista"
mantiene le truppe in Iraq e Afganistan, dove fanno la guerra e la
chiamano pace, dove la "civiltà occidentale" sta edificando un monumento
fatto dei cadaveri degli uomini, donne e bambini che muoiono ogni giorno
in un massacro senza fine. Il governo "pacifista" ha anche inventato una
nuova missione di "pace" in Libano: uomini armati al servizio del grande
affare della ricostruzione di un paese in ginocchio. Nessuno di noi
dimentica che sono gli stessi che, nel '99, bombardarono a tappeto la
Serbia e il Kosovo. Guerra umanitaria, operazione di polizia
internazionale, guerra al terrorismo… cambiano i nomi ma non la sostanza
di una politica di potenza che vede il nostro paese in prima fila a
sgomitare per affermare con le armi il proprio diritto al saccheggio ed
alla rapina.

Oggi come nel 1915 le nostre ragioni sono quelle dell'antimilitarismo
radicale. Quello che si oppone alle guerre ed agli eserciti. Tutte le
guerre, tutti gli eserciti. Allora in tanti, tra i lavoratori strappati ai
campi ed alle fabbriche si ribellarono alla guerra e gettarono il fucile.
Tra le seicentomila vittime italiane di quel massacro diverse migliaia
erano i disertori, fucilati perché rifiutavano di partecipare alla
carneficina, di diventare assassini di Stato. Noi come loro siamo oggi
disertori: disertori dalla guerra e dalla sua logica di morte e
oppressione. Siamo uomini e donne di parte. La parte delle vittime degli
eserciti, delle guerre, degli Stati. Sempre e ovunque.

Federazione Anarchica Torinese - FAI Corso Palermo 46 Torino La sede è
aperta ogni giovedì dalle 21 Mail fat AT inrete.it Tel. 011 857850 oppure 338
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diffusione dei documenti e' consigliabile inviare tramite postacelere (non

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lettera in cui si scrive che "in conformita' a quanto stabilito dalla legge

374/1939, ho provveduto ad inviare n.4 copie del materiale che

verra'

utilizzato per attivita' informative in via tal dei tali durante la

giornata del 4 novembre prossimo. Cordiali Saluti.". Portate con voi una

copia della ricevuta durante il volantinaggio per eventuali controlli.


- Chi decide di fare volantinaggio nei pressi delle piazze in cui si

svolgeranno manifestazioni o parate per la "festa" del 4 novembre, potra'

essere scambiato per un disturbatore e fermato da agenti in borghese o in

divisa. Nel caso in cui un agente di polizia voglia identificare un

manifestante, questi può chiedere che l'accertamento sia fatto sul posto,

mediante presentazione di carta di identità: la conduzione in centrale

infatti dovrebbe avvenire solo per arresto o fermo in caso di commissione

di reati. E' importante avere con se' un documento di identita' valido e in

buono stato. Se gli agenti insistono

per portarvi in centrale o in caserma,

assecondateli con gentilezza e durante il tragitto cogliete l'occasione per

stabilire un dialogo sereno e costruttivo, spiegando nei minimi dettagli in

cosa consiste la vostra attivita' e quali sono i contenuti del materiale

che avevate intenzione di distribuire. Non abbiate paura di nulla, perche'

non puo' esservi contestato nessun reato, ma al limite vi verra' impedito

di continuare a distribuire i volantini. Cogliete la palla al balzo e

riorganizzate la vostra attivita' informativa cercando di trasmettere ai

carabinieri o alla polizia, attraverso un colloquio sereno ed educato, gli

stessi contenuti e gli stessi messaggi che volevate trasmettere ai passanti

attraverso i volantini.




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Associazione PeaceLink


Telematica per la Pace - Volontariato dell'informazione

http://www.peacelink.it - info AT peacelink.it






  • [CS-PCK] 4 novembre - Azione diretta nonviolenta nelle piazze d'Italia, Comunicati PeaceLink, 03/11/2006

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