Siria: Homs; tra soldati feriti, ci sparano addosso - Cronaca - ANSAMed.it



vorrei ricordare per l'ennesima volta che non invio questi articoli perché ami il regime di Assad, ma per far capire che le notizie che troppo spesso arrivano dalla Siria sono mediate da chi ha interesse per scatenare una guerra; mi si dirà che gli intervistati della giornalista erano costretti a dire quel che hanno detto per paura? Può darsi. Io sono abbastanza convinto che l'opposizione democratica è scavalcata da chi vuole una guerra. I diritti umani (che credo siano realmente violati anche dal regime) sono solo un paravento. Spero sia chiaro.
Saluti di pace
Tiziano Cardosi

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Siria: Homs; tra soldati feriti, ci sparano addosso

abitanti parlano di agguati compiuti da uomini armati

20 dicembre, 09:43


  Una via di Homs
(dell'inviata Anna Lisa Rapana').

(ANSA) - HOMS (SIRIA) - La notizia dell'accordo firmato al Cairo tra Siria e Lega Araba giunge mentre l'autobus turistico con a bordo giornalisti stranieri entra nel compound dell'ospedale militare di Homs. E' la prima tappa di un 'viaggio nella citta' simbolo della protesta', un viaggio che comincia con un funerale.

Sfilano cinque bare di soldati e il corteo: in testa i vertici militari e il governatore di Homs. I familiari si avvicinano alla stampa e davanti alle telecamere spiegano: ''Sono morti per la Siria''. All'interno di un edificio invece ci sono i soldati feriti. Un giovane di 23 anni racconta che si trovava ad un posto di osservazione quando e' stato circondato da uomini armati e colpito. Simili le storie degli altri soldati in cura. In ortopedia ci sono anche due civili, il piu' anziano e' un conducente di autobus ed era ''in viaggio tra Damasco e Homs quando il mezzo, con a bordo 33 persone, e' stato circondato da uomini armati'', dice.

L'ospedale militare infatti, conferma uno dei medici, ''accoglie anche civili. Chiunque arrivi qui bisognoso di cure''. Anche eventuali feriti tra i dimostranti dell'opposizione? ''Certo, noi curiamo tutti. Ma in questo momento in ospedale non ce ne sono'', risponde.

Lo stesso medico poi, mostra proiettili conservati in una bottiglietta di plastica: ''Sono stati estratti a soldati feriti e molti di questi non si fabbricano in Siria'' spiega, implicando che vengono da oltreconfine e non sono in dotazione all'esercito siriano.

Gli spari si sentono dal centro di Homs. Non e' facile distinguerli tra il rumore del traffico, i clacson e anche le urla dei bambini all'ora dell'uscita da scuola. Non si capisce da dove provengano ma sono raffiche. E i presenti non si stupiscono. ''E' successo altre volte'' dicono, davanti alla clinica privata dove sono ricoverati alcuni giovani feriti negli ultimi giorni a Homs. I familiari vogliono spiegare ai giornalisti che i loro figli e fratelli camminavano tranquillamente per strada quando sono stati raggiunti dai colpi. Hitham e' stato ferito il giorno delle elezioni, ''si stava recando a un corso d'inglese'' dice la madre.

Poi le domande suscitano reazioni piu' accese: ''Qui e' il caos, vengono in questo quartiere da altre zone e sparano a caso. Ci sono momenti in cui e' pericoloso uscire da casa''. Ma chi spara? E Perche'? ''Non sappiamo perche'. Sono bande armate''. Qualcuno accenna a differenze religiose, ma non entra in dettagli.

La stessa paura corre lungo Al Hadava Street, una via commerciale di Homs tappezzata dalle bandiere siriane e dalle immagini del presidente Assad. ''Questa zona e' piu' sicura'', dicono i responsabili locali che accompagnano il gruppo, ''ce ne sono altre piu' pericolose, ma e' meglio non andarci, per motivi di sicurezza''. L'arrivo di giornalisti suscita curiosita'. Una donna anziana si avvicina, vuole spiegare che a Homs ''si e' sempre vissuto in armonia. Ora l'hanno distrutta: i commercianti chiudono i negozi, i bambini devono essere accompagnati''. E ''no, non e' una questione religiosa, i miei vicini appartengono ad un'altra setta ma l'altra sera sono venuti a casa mia perche' avevano paura. Non sappiamo chi spara, non sappiamo perche'''.

Marlene, Mustafa e Fadya invece un'idea ce l'hanno: ''Cospirazione, terrorismo'', dicono. Scuotono la testa, Marlene ha 28 anni e aspetta un bambino: ''Eravamo tranquilli a Homs. Ma ora non si puo' piu' stare. Noi ce ne andiamo, abbiamo deciso.

Affittiamo una casa altrove, magari a Damasco. E ce ne andiamo, gia' domani''. (ANSA).