Israele -Palestina: nessuno tocchi abele e caino



NESSUNO TOCCHI CAINO E ABELE

A chi mi attribuisce cose che non scrivo e penso - giustificare l'azione di Israele quale esercizio al diritto alla difesa, ridurre l'altro (palestinese musulmano) a non persona e quindi negarne il diritto alla vita e porre le premesse a qualsiasi violenza, manca solo armare la mano di qualche terrorista di stato –  ricordo pacatamente che sono intervenuta quando ho letto che qualcuna criticava la partecipazione di attivisti ebrei  alla flottiglia di pace. Allo stesso tempo, ho negato che fatti incontestabili come le varie guerre di aggressione contro Israele e Hamas che scrive di perseguire la distruzione dello stato di Israele siano una causa che legittimi i crimini di Israele contro il popolo palestinese dei territori. A qualcuno che mi accusava di scrivere enormità senza leggere lo statuto di Hamas e senza guardare alla realtà, che lo statuto non diceva proprio così e che comunque non sono importanti gli statuti, ho risposto citando wikipedia  senza conoscere in modo approfondito questo partito ma sostenuta dalla stessa discussione interna in Hamas su questo punto.  Gentile Lorenzo, sono importanti le dichiarazioni di Aziz Dweik ma ho visto che sono state disconosciute da altri esponenti di Hamas.  Spero che venga liberato e con lui gli altri detenuti resistenti. Non voglio insistere oltre su cosa sia più importante tra gli statuti e i fatti politici, mi interessano entrambi. Ai molti/e che scrivono che i miei scritti sono deprimenti, smemorati, frutto di una sedicente Roveroni infiltrata e prezzolata da Israele o la giustificazione a qualsiasi violazione contro i palestinesi, non saprei che dire. Succede anche questo nelle discussioni. Se leggete  non solo quello che vi disturba vedreste forse che non è così, anzi la mia intenzione era opposta. 

Lì in quella terra, in Palestina, vi sono persone. Oppresse, rinchiuse e alle quali vengono negati i più elementari diritti, ovvero persone che in maggioranza votano a favore del nazionalismo e dell'oppressione e che svolgono periodicamente il servizio militare per lo Stato di Israele perpetuando e sostenendo di fatto l'occupazione. Alcune si rifiutano ma sono una esigua minoranza. Anche i bambini lì si rendono conto subito che si nasce con un destino differente a seconda della lingua e della religione cui la propria famiglia appartiene.

Lo davo per scontato e mi sembrava implicito che sono d'accordo che si tratta di una sproporzione tale di vittime che non possono neanche essere messe a confronto nella realtà dei fatti. E mi guardo bene dal dire e dal pensare ad un prima da dimostrare per Hamas e un dopo per Israele.  Anzi, al contrario, ho scritto esattamente che Israele deve subito riconoscere autodeterminazione e diritti umani dei palestinesi. Senza precondizioni di principio. Hamas deve essere un interlocutore per il processo di pace. Grazie a Mary Rizzo per l'invio del suo articolo su questo partito, l'ho letto/sto leggendolo con molto interesse. 

Mi rivolgo alle persone come me e anche diverse da me. Israele è una anomalia? Vi sono tante di queste anomalie: gli Stati Uniti e molti stati americani sono stati letteralmente occupati dagli europei che hanno sterminato, rinchiuso, depredato delle risorse e privato del sostentamento le popolazioni indigene pre-colombiane ivi residenti, senza neppure aver bisogno di una ideologia biblica di ritorno nella terra promessa. Lo stato della chiesa ... non capisco che anomalia lo accomuni a Israele, anzi da stato che governava su oltre mezza Italia oggi ha praticamente la sovranità solo sulla basilica di san pietro e adiacenze. Un pretesto per poter votare all'Onu come se fosse veramente uno stato. Forse l'ideologia della chiesa cattolica è assimilabile a quella sionista? Ma è una religione e oggi chiede perdono per tutte le sue vittime e perseguitati/e del passato. Mi sembra troppo davvero, anche se l'escludere le donne dal sacerdozio non è equo. Lo stato d'Israele è una anomalia perché è ora di trovare una soluzione minimamente accettabile e dignitosa per tutti.

Il sionismo non si condividerà – d'altronde è nato in un periodo storico che non ha prodotto ideologie particolarmente democratiche e rispettose dei diritti umani – e in questo caso purtroppo continua a causare disumane sofferenze. Israele comunque è lì da oltre sessant'anni e non è uno stato solo di ebrei. Nonostante tutto, le guerre, le discriminazioni e diffidenze convivono palestinesi cristiani e musulmani.  Tanto meno sono tutti ebrei sionisti. Come per altri movimenti politici e ideologie del novecento che hanno dimostrato  con tutta evidenza i propri limiti, incapacità a migliorare le società umane e a portare pace e prosperità, anche il sionismo e i partiti che vi si richiamano dovrebbero essere superati dalla storia e abbandonati dagli elettori/ici o dai propri esponenti. 

Israele non è il sionismo, anche se è il prodotto di questa ideologia. Non si chiude un paese come si chiude o si cambia nome e prospettiva politica ad un partito. Possiamo – o dovremmo - criticare, boicottare, fare appelli, chiedere sanzioni economiche e diplomatiche, organizzare iniziative di pace e di dialogo e spedizioni di aiuti e solidarietà al popolo palestinese dei territori occupati e sottoposti al blocco. Ma la decisione di cambiare finalmente prospettiva politica e di conseguenza i propri comportamenti verso i palestinesi deve venire e speriamo venga presto da parte della maggioranza israeliana. Non siamo noi che possiamo e dobbiamo volere o meno Israele.  

Mi sembra che di fronte al protrarsi infinito del conflitto e dell'oppressione palestinese vi siano qui da noi come lì alcuni che pensano di eliminare il problema togliendo di mezzo uno dei due contendenti. O con la forza delle armi, o con la forza dei numeri democratici della superiorità demografica. 

Si potrebbe iniziare invece una storia nuova pretendendo – i fedeli delle tre grandi religioni monoteiste di tutto il mondo - che sia riconosciuto lo status sovranazionale di Gerusalemme.  Le religioni che uniscono invece di dividere. La negazione reciproca sta prima di tutto nell'incapacità e non volontà di guardare all'altro, alle sue ragioni, ai suoi diritti, al suo inviolabile diritto all'esistenza, nella sua alterità e nella sua eguaglianza insieme. Una identità che può e deve migliorare, nel senso del rispetto dei diritti umani di tutti e della coesistenza pacifica con gli stati vicini. Mi sembra che anche noi che non viviamo direttamente dentro al conflitto finiamo spesso per partecipare così profondamente alle ragioni e ai patimenti dell'uno e dell'altro che diventiamo inclini all'odio razziale o religioso o ateo che sia. Perdendo così la funzione che dovrebbe essere quella della terza parte, che facilita il dialogo.

Si dovrebbe ripensare allo stato-nazione e alla convivenza globale tra popoli diversi, alla gestione mondiale dell'interdipendenza, della crisi ambientale e climatica, della globalizzazione finanziaria e del blocco delle spese militari iperboliche con chi è interessato a farlo. Ma come far sì che si producano al più presto i necessari cambiamenti politici sul campo? Come incidere sull'opinione pubblica? La mia proposta “ingenua” era di avvicinarsi alle persone normali in Israele comprendendo la loro psicologia magari esageratamente e ad arte costruita, per avanzare delle proposte immediate di soluzione.

Grazie per la benevola lezione di Ferro-Nando sul funzionamento di Wikipedia ( e se fosse bloccata da un esponente di Hamas che non condivideva le modifiche?). Un grazie sincero comunque per aver avuto la pazienza di leggere e scrivere.
Un saluto a tutti/e
  Annalisa Roveroni 



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Date      : Thu, 17 Jun 2010 14:03:28 +0200
Subject : Re: [pace] Israele -Palestina/Hamas







> forse questo mio articolo potrebbe aiutare la comprensione di Hamas
> http://www.tlaxcala.es/pp.asp?reference=9269&lg=it
> mary rizzo
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