Re: [pace] Israele -Palestina/Hamas



forse questo mio articolo potrebbe aiutare la comprensione di Hamas
http://www.tlaxcala.es/pp.asp?reference=9269&lg=it
mary rizzo

At 13.43 17/06/2010, you wrote:

Analisi lucida, semplice (non semplicistica!), convincente. Concordo appieno!
Isabella Horn (Fucina per la Nonviolenza, sezione fiorentina del Movimento Nonviolento Italiano)
----- Original Message -----
From: tiziano cardosi
To: pace at peacelink.it
Sent: Wednesday, June 16, 2010 8:22 PM
Subject: Re: [pace] Israele -Palestina/Hamas

io comincio ad essere depresso quando continuo a vedere il dibattito su hamas che vuol distruggere lo stato di Israele
Hamas non credo sia un modello per nessuno, ma è un soggetto che esiste e non si può ignorare, come non si può ignorare Liebermann.
Il fatto è che un fondamentalismo come Hamas è la risposta inevitabile al fondamentalismo sionista.
Continuare a far l'analisi del sangue a Hamas non ci porta molto lontano.
Trovare una soluzione in Plaestina (perché è bene ricordare che Israele si è insediato in quella zona che si chiama Palestina) non è semplice, ma mi pare molto semplice capire chi è oppresso e chi oppressore, chi il popolo senza terra e chi il popolo con la terra. Certamente anche tra gli oppressi ci sono figure e movimenti poco raccomandabili, ma questo non inficia il fatto.
Per essere più precisi bisognerebbe smettere di ragionare in termini di Ebrei, Musulmani, Israeliani, Palestinesi e parlare di esseri umani.
Se gli esseri umani possono e devono convivere perché continuiamo a dire che Israele deve esistere? Israele è la concretizzazione di una ideologia nazionalista e filofascista. In uno stato libero e laico dovrebbero vivere assieme Ebrei, Musulmani, Cristiani, Agnostici, Buddisti. Israele è una anomalia come lo stato della Chiesa, in più profondamente intriso di razzismo e dotato di un arsenale militare anche atomico. Non volere uno stato come Israele non vuol dire torcere nemmeno un capello ad un Ebreo, vuol dire ripensare la convivenza.
Un saluto
TC

Il 16/06/2010 19:39, a_roveroni at libero.it ha scritto:

ISRAELE E PALESTINA: NON SEMPLIFICHIAMO E OCCULTIAMO UNA PARTE

Nessuno/a interviene di nuovo sulla discussione, eppure sono sicura che ci sono iscritti/e molto competenti che potrebbero dare un contributo.
Aggiungo pertanto ancora altre mie considerazioni perchè mi pare serpeggi un certo negazionismo che non si addice a questi forum. Sulla questione israelo-palestinese per costruire la pace è necessario uscire dalla dinamica amico-nemico, vittima-persecutore, dove ci sarà sempre chi vince e chi perde senza una via d'uscita accettabile e giusta per ciascuno.  Occorre ascoltare e guardare ai fatti, tutti i fatti, anche quelli che apparentemente sembrano allontanarci da questo obiettivo, o che ci disturbano. Specialmente se una delle parti li sente come vitali per la sua esistenza stessa. E' da questo insieme fattuale che prende forma una visione più complessa e organica che si avvicina alla realtà sociale per comprenderla e agire di conseguenza.  La distruzione dello stato di Israele è una “enormità ” ma non certamente di mia invenzione! Non possiamo dimenticare che è questa la minaccia con cui fin dalla sua fondazione Israele si confronta. Dalla guerra del '48 in cui Is
raele si è difesa dall'aggressione degli stati arabi (e non cito la dichiarazione dell'allora rappresentante della Lega Araba per la sofferenza che mi provoca), fino a far propria la dottrina della guerra preventiva (nel 1967) - che per il diritto internazionale resta un'aggressione- in questo caso compiuta da Israele, per tornare nel '73 con la guerra del Kippur a subire l'attacco degli stati arabi. E' vero quindi che non si è sempre difesa e che ha anche aggredito e ha attaccato popolazione inerme da ultimo nella operazione Piombo Fuso del 2009 e non voglio qui ribadire quanto ho già scritto del mio punto di vista sulla necessità giuridica e opportunità politica anche per il proprio stesso bene  che Israele metta subito fine alla sua politica di apartheid, di colonizzazione e all'occupazione illegale di Gerusalemme est, del Golan, di Cisgiordania e Gaza. Ma per aiutare il dialogo e la pace occorre guardare a tutti i fatti, ripeto, con assoluta imparzialità e senza mis
tificazioni e occultamenti a favore dell'uno o dell'altro. Per quanto riguarda la posizione odierna di Hamas verso Israele, a parte l'Iran le cui minacce sarebbe bene non sottovalutare, i dirigenti di questo movimento islamico annunciano aperture verso Israele  salvo poi ritrattare subito dopo. Un esponente di Hamas, Osama Abu Khaled, portavoce del movimento a Damasco, affermava ad esempio all'inizio del 2010 che "Non ci è possibile riconoscere Israele a nessuna condizione e in nessuna circostanza", sottolineando che "le dichiarazioni attribuite a Dweik sono false". Hamas vuole "uno Stato entro i confini del 1967 in cambio di una tregua definitiva", ha aggiunto il portavoce, il quale ha ribadito che "non vi sarà alcun riconoscimento dell'entità sionista". (l'Opinione, 22 gennaio 2010) L'arte di dire tutto è il contrario di tutto! Anche leggendo una lunga intervista del 20 gennaio 2006 al suo portavoce Moshir Al Masri(tratta dal sito: http://www.kelebekler.com/occ/hamas.htm, fonte Voltairenet.org) leggiamo della disponibilità di Hamas a tregue lunghe, anche di dieci anni, con Israele. E poi?   Resta il fatto incontestabile che non ci sono state ancora modifiche formali nella posizione nettamente antisionista di Hamas, sia rifiutando di rivedere il proprio statuto del 1988 che nelle dichiarazioni pubbliche. Per quale motivo non dovremmo prendere sul serio e guardare quanto un partito politico scrive sulla propria costituzione?  La forma è importante tanto quanto la sostanza. Sullo statuto di Hamas che “non direbbe esplicitamente di voler distruggere Israele” - come Lorenzo scrive in questa Lista, basta digitare la voce Hamas in Wikipedia e troviamo quanto segue:
Lo Statuto di Hamas richiede la distruzione dello Stato di Israele e la sua sostituzione con un Stato islamico palestinese nella zona che ora è Israele, la Cisgiordania e la Striscia di Gaza. La stessa carta dichiara che "Non esiste soluzione alla questione palestinese se non nel jihad".[4] [5]
Note:
(4) Calls for the destruction of Israel:
"Underlying that theme, [Hamas leader] Zahar promised that Hamas 'will not change a single word in its covenant,' which calls for the destruction of Israel." Levitt, Matthew. Hamas: Politics, Charity, and Terrorism in the Service of Jihad, Yale University Press, 2006, ISBN 0300122586, p. 248.
"The Hamas charter calls for Israel to be destroyed and replaced by an Islamic state." Myre, Gred. "Israeli Official Says Hamas Has Made Abbas Irrelevant" The New York Times, February 27, 2006.
"Hamas, whose charter calls for Israel's destruction" Dinnick, Wilf. "High-Stakes Political Poker: Forcing Hamas' Hand", ABC News, June 6, 2006.
"Hamas's charter uncompromisingly seeks Israel's destruction." "Palestinian Rivals: Fatah & Hamas", BBC News, May 25, 2006.
(5) "The Covenant of the Islamic Resistance Movement (Hamas)", MidEast Web, August 18, 1988; "The Covenant of the Islamic Resistance Movement", The Avalon Project at Yale Law School, retrieved April 22, 2006.
Ancora, possiamo leggere sempre in Wikipedia il seguente stralcio dello statuto di Hamas del 1988:
« Il Movimento di Resistenza Islamico crede che la terra di Palestina sia un bene inalienabile (waqf), terra islamica affidata alle generazioni dell’islam fino al giorno della resurrezione. Non è accettabile rinunciare ad alcuna parte di essa. Nessuno Stato arabo, né tutti gli Stati arabi nel loro insieme, nessun re o presidente, né tutti i re e presidenti messi insieme, nessuna organizzazione, né tutte le organizzazioni palestinesi o arabe unite hanno il diritto di disporre o di cedere anche un singolo pezzo di essa, perché la Palestina è terra islamica affidata alle generazioni dell’islam sino al giorno del giudizio. Chi, dopo tutto, potrebbe arrogarsi il diritto di agire per conto di tutte le generazioni dell’islam fino al giorno del giudizio? Questa è la regola nella legge islamica (shari'a), e la stessa regola si applica a ogni terra che i musulmani abbiano conquistato con la forza, perché al tempo della conquista i musulmani la hanno consacrata per tutte le
 generazioni dellÂ’islam fino al giorno del giudizio. (Articolo 11 dello statuto) »
Ben venga la disponibilità di Hamas a tregue più o meno lunghe. Ma non dimentichiamo di chiedere a TUTTI che occorre costruire la fiducia di entrambe le parti con il riconoscimento del reciproco diritto all'esistenza e all'autodeterminazione. Anche se Israele sembra aver colpevolmente perso negli anni 90' l'occasione storica - con il riconoscimento che l'OLP aveva offerto del suo diritto all'esistenza - di avere la pace in cambio della restituzione della terra occupata nella guerra del 1967, continuiamo a volere una pace giusta.
Annalisa Roveroni
----- Initial Header -----------
>From      : pace-request at peacelink.it
To          : pace at peacelink.it,"beati costruttori di pace" beati at beati.liste.org
Cc          :
Date      : Tue, 15 Jun 2010 12:19:56 +0200
Subject : Re: [pace] Fwd:L'altra Israele
 

Vorrei dire che sostenere che Hamas vuole la distruzione dello
stato ebraico

mi sembra una enormità : fa parte della propaganda filoisraeliana proporre
sempre questo luogo comune, alimentato certo dallo statuto di Hamas (sarebbe
bello poi capire chi l'ha letto davvero lo statuto perchè non si dice
esplicitamente di voler distruggere Israele) che è un partito nato durante
un'intifada, e che nello statuto fa della propaganda. Anche i partiti
comunisti, alcuni, all'origine nel loro statuto avevano la lotta proletaria,
ma non per quello li consideravamo terroristi, si guardva la loro politica.
Fermarsi allo statuto di Hamas, e semplificarlo e dare ad Hamas solo quella
intenzione non serve a capire cosa succede in Palestina. Occorre vedere cosa
Hamas dichiara e fa concretamente, e cioè: proposta e accettazione di tregue
che vengono disattese da Israele e richiesta che Israele torni ai confini
del 1967: è questa la politica di Hamas, non quella di voler distruggere di
Israele. Aggiungo anche che Israele non si è sempre difesa, ha anche fatto
guerre di aggressione e che fin dalla sua dichiarazione di stato nel 1948 si
è estesa su un territorio che era superiore a quello previsto dall'ONU per
lo stato ebraico.
Lorenzo
   






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