Re: [pace] Israele -Palestina/Hamas



Io credo, molto semplicemente, che partire dallo statuto di Hamas o dalle dichiarazioni sempre ambigue dei loro capi per sperare anche solo di fare un passo avanti nelle soluzione del conflitto sia un errore. Il loro statuto, come riportato da te si rifà a una concezione tutta religiosa, la terra di Palestina appartiene all'Islam, dice, questa è una cosa diversa dal voler distruggere Israele, è chiaramente un linguaggio di propaganda religioso, con cui poi la politica si deve confrontare. Hamas dice di tornare al 1967 e di fare una lunga tregua: è quanto basta! Cosa pretendi di più da un popolo che è già stato quasi del tutto espropriato e distrutto? Certo, potrebbero essere più furbi e meno invasati e dichiarare di voler riconoscere Israele entro i confini del 1967: ma l'ha fatto l'ANP; continua a farlo Abu Mazen. Qual è stato il risultato? Nulla, che Israele continua a tener occupato Abu Mazen in colloqui da cui la Palestina non ottiene nulla, anzi, Israele nel frattempo continua la pulizia etnica di Gerusalemme, la costruzione di Muro e colonie, e ha alzato il tiro: ora i palestinesi non solo devono riconoscere Israele come stato, ma come stato EBRAICO. Ecco il risultato di riconoscere Israele e di tentare di dialogare. Io a Torino ho sentito Jeff Halper, un israeliano, discutere anche delle intenzioni bellicose di Hamas, delle loro minacce, dicendo che Israele non ha nulla da temere, è la quarta potenza nucleare al mondo, è allaeta di USA e UE, cosa mai può temere da chi al massimo si fabbrica in casa i razzi con plastica sabbia e polvere da sparo? La preoccupazione dell'esistenza di Israele vizia la discussione, e come ha detto Halper, è da come imposti il problema che determini le soluzioni che proponi. Preoccuparsi dell'esistenza di Israele, è fare il gioco della propaganda. Se un elefante sta tentando con un piede di schiacciare un topolino, un topolino già mutilato, tu di cosa ti preoccupi? Di far vivere il topolino, o di convincere il topolino a non voler male all'elefante, prima di chiedere all'elefante di smettere di tentare di schiacciarlo? Non si può uscire dalla logica vittima/persecutore, come vorresti tu, perché le forze in gioco sono così sproporzionate da rendere inevitabile, se si vuole essere giusti e imparziali, identificare nei palestinesi le vittime e negli israeliani i persecutori, anzi i carnefici. Se vuoi possiamo dire che gli israeliani sono carnefici al 99% e all'1% vittime, cambia poco. In altre parole, io ritengo sbagliato sia moralmente sia politicamente aspettare che per fare la pace cambino le dichiarazioni dell'oppresso, ossia dei palestinesi. Quello che dovrebbe cambiare sono le azioni dell'oppressore, ossia l'occupazione di terre e di Gerusalemme. Israele infatti non ha bisogno di dichiarare di volere o non volere lo stato palestinese: Israele non lo riconosce NEI fatti, non nelle dichiarazioni, Israele sta distruggendo e forse ha già distrutto la possibilità di avere uno stato palestinese. E quindi che senso ha pensare all'esistenza o meno di Israele? Qui la domanda da porsi è: è realistico pensare che Israele lasci un pezzo di terra ai palestinesi, compresa Gerusalemme est, tale che possa esistere uno stato vero, uno stato sovrano, che non abbia i confini e le forniture di acqua e l'economia controllate da Israele? La risposta, di sempre più pacifisti israeliani è che Israele, da solo, ha ormai distrutto la possibilità di avere uno stato palestinese al suo fianco.
La sfida è capire come fare quindi ad avere uno stato binazionale.
Personalmente, credo che la battaglia sia già persa, che i palestinesi siano condannati sempre più a espatriare o a vivere in pezzi di terra sempre più piccoli e circondati da colonie e strade israeliane. Secondo me insomma, Israele ha già vinto, manca solo il finale, l'appropriazione totale dell'area di Gerusalemme, e il confinamento dei palestinese in bantustan ancora più piccoli. E di certo, parlare di Hamas che vuole distruggere Israele, non fa che facilitare tutto questo.
Lorenzo G




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Sent: Wednesday, June 16, 2010 7:39 PM
Subject: [pace] Israele -Palestina/Hamas


ISRAELE E PALESTINA: NON SEMPLIFICHIAMO E OCCULTIAMO UNA PARTE
Nessuno/a interviene di nuovo sulla discussione, eppure sono sicura che ci sono iscritti/e molto competenti che potrebbero dare un contributo. Aggiungo pertanto ancora altre mie considerazioni perchè mi pare serpeggi un certo negazionismo che non si addice a questi forum. Sulla questione israelo-palestinese per costruire la pace è necessario uscire dalla dinamica amico-nemico, vittima-persecutore, dove ci sarà sempre chi vince e chi perde senza una via d'uscita accettabile e giusta per ciascuno. Occorre ascoltare e guardare ai fatti, tutti i fatti, anche quelli che apparentemente sembrano allontanarci da questo obiettivo, o che ci disturbano. Specialmente se una delle parti li sente come vitali per la sua esistenza stessa. E' da questo insieme fattuale che prende forma una visione più complessa e organica che si avvicina alla realtà sociale per comprenderla e agire di conseguenza. La distruzione dello stato di Israele è una "enormità" ma non certamente di mia invenzione! Non possiamo dimenticare che è questa la minaccia con cui fin dalla sua fondazione Israele si confronta. Dalla guerra del '48 in cui Israele si è difesa dall'aggressione degli stati arabi (e non cito la dichiarazione dell'allora rappresentante della Lega Araba per la sofferenza che mi provoca), fino a far propria la dottrina della guerra preventiva (nel 1967) - che per il diritto internazionale resta un'aggressione- in questo caso compiuta da Israele, per tornare nel '73 con la guerra del Kippur a subire l'attacco degli stati arabi. E' vero quindi che non si è sempre difesa e che ha anche aggredito e ha attaccato popolazione inerme da ultimo nella operazione Piombo Fuso del 2009 e non voglio qui ribadire quanto ho già scritto del mio punto di vista sulla necessità giuridica e opportunità politica anche per il proprio stesso bene che Israele metta subito fine alla sua politica di apartheid, di colonizzazione e all'occupazione illegale di Gerusalemme est, del Golan, di Cisgiordania e Gaza. Ma per aiutare il dialogo e la pace occorre guardare a tutti i fatti, ripeto, con assoluta imparzialità e senza mistificazioni e occultamenti a favore dell'uno o dell'altro. Per quanto riguarda la posizione odierna di Hamas verso Israele, a parte l'Iran le cui minacce sarebbe bene non sottovalutare, i dirigenti di questo movimento islamico annunciano aperture verso Israele salvo poi ritrattare subito dopo. Un esponente di Hamas, Osama Abu Khaled, portavoce del movimento a Damasco, affermava ad esempio all'inizio del 2010 che "Non ci è possibile riconoscere Israele a nessuna condizione e in nessuna circostanza", sottolineando che "le dichiarazioni attribuite a Dweik sono false". Hamas vuole "uno Stato entro i confini del 1967 in cambio di una tregua definitiva", ha aggiunto il portavoce, il quale ha ribadito che "non vi sarà alcun riconoscimento dell'entità sionista". (l'Opinione, 22 gennaio 2010) L'arte di dire tutto è il contrario di tutto! Anche leggendo una lunga intervista del 20 gennaio 2006 al suo portavoce Moshir Al Masri(tratta dal sito: http://www.kelebekler.com/occ/hamas.htm, fonte Voltairenet.org) leggiamo della disponibilità di Hamas a tregue lunghe, anche di dieci anni, con Israele. E poi? Resta il fatto incontestabile che non ci sono state ancora modifiche formali nella posizione nettamente antisionista di Hamas, sia rifiutando di rivedere il proprio statuto del 1988 che nelle dichiarazioni pubbliche. Per quale motivo non dovremmo prendere sul serio e guardare quanto un partito politico scrive sulla propria costituzione? La forma è importante tanto quanto la sostanza. Sullo statuto di Hamas che "non direbbe esplicitamente di voler distruggere Israele" - come Lorenzo scrive in questa Lista, basta digitare la voce Hamas in Wikipedia e troviamo quanto segue: Lo Statuto di Hamas richiede la distruzione dello Stato di Israele e la sua sostituzione con un Stato islamico palestinese nella zona che ora è Israele, la Cisgiordania e la Striscia di Gaza. La stessa carta dichiara che "Non esiste soluzione alla questione palestinese se non nel jihad".[4] [5]
Note:
(4) Calls for the destruction of Israel:
"Underlying that theme, [Hamas leader] Zahar promised that Hamas 'will not change a single word in its covenant,' which calls for the destruction of Israel." Levitt, Matthew. Hamas: Politics, Charity, and Terrorism in the Service of Jihad, Yale University Press, 2006, ISBN 0300122586, p. 248. "The Hamas charter calls for Israel to be destroyed and replaced by an Islamic state." Myre, Gred. "Israeli Official Says Hamas Has Made Abbas Irrelevant" The New York Times, February 27, 2006. "Hamas, whose charter calls for Israel's destruction" Dinnick, Wilf. "High-Stakes Political Poker: Forcing Hamas' Hand", ABC News, June 6, 2006. "Hamas's charter uncompromisingly seeks Israel's destruction." "Palestinian Rivals: Fatah & Hamas", BBC News, May 25, 2006. (5) "The Covenant of the Islamic Resistance Movement (Hamas)", MidEast Web, August 18, 1988; "The Covenant of the Islamic Resistance Movement", The Avalon Project at Yale Law School, retrieved April 22, 2006.

Ancora, possiamo leggere sempre in Wikipedia il seguente stralcio dello statuto di Hamas del 1988:

« Il Movimento di Resistenza Islamico crede che la terra di Palestina sia un bene inalienabile (waqf), terra islamica affidata alle generazioni dell'islam fino al giorno della resurrezione. Non è accettabile rinunciare ad alcuna parte di essa. Nessuno Stato arabo, né tutti gli Stati arabi nel loro insieme, nessun re o presidente, né tutti i re e presidenti messi insieme, nessuna organizzazione, né tutte le organizzazioni palestinesi o arabe unite hanno il diritto di disporre o di cedere anche un singolo pezzo di essa, perché la Palestina è terra islamica affidata alle generazioni dell'islam sino al giorno del giudizio. Chi, dopo tutto, potrebbe arrogarsi il diritto di agire per conto di tutte le generazioni dell'islam fino al giorno del giudizio? Questa è la regola nella legge islamica (shari'a), e la stessa regola si applica a ogni terra che i musulmani abbiano conquistato con la forza, perché al tempo della conquista i musulmani la hanno consacrata per tutte le generazioni dell'islam fino al giorno del giudizio. (Articolo 11 dello statuto) »

Ben venga la disponibilità di Hamas a tregue più o meno lunghe. Ma non dimentichiamo di chiedere a TUTTI che occorre costruire la fiducia di entrambe le parti con il riconoscimento del reciproco diritto all'esistenza e all'autodeterminazione. Anche se Israele sembra aver colpevolmente perso negli anni 90' l'occasione storica - con il riconoscimento che l'OLP aveva offerto del suo diritto all'esistenza - di avere la pace in cambio della restituzione della terra occupata nella guerra del 1967, continuiamo a volere una pace giusta.
Annalisa Roveroni
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From      : pace-request at peacelink.it
To : pace at peacelink.it,"beati costruttori di pace" beati at beati.liste.org
Cc          :
Date      : Tue, 15 Jun 2010 12:19:56 +0200
Subject : Re: [pace] Fwd:L'altra Israele
Vorrei dire che sostenere che Hamas vuole la distruzione dello stato ebraico
mi sembra una enormità: fa parte della propaganda filoisraeliana proporre
sempre questo luogo comune, alimentato certo dallo statuto di Hamas (sarebbe
bello poi capire chi l'ha letto davvero lo statuto perchè non si dice
esplicitamente di voler distruggere Israele) che è un partito nato durante
un'intifada, e che nello statuto fa della propaganda. Anche i partiti
comunisti, alcuni, all'origine nel loro statuto avevano la lotta proletaria, ma non per quello li consideravamo terroristi, si guardva la loro politica. Fermarsi allo statuto di Hamas, e semplificarlo e dare ad Hamas solo quella intenzione non serve a capire cosa succede in Palestina. Occorre vedere cosa Hamas dichiara e fa concretamente, e cioè: proposta e accettazione di tregue
che vengono disattese da Israele e richiesta che Israele torni ai confini
del 1967: è questa la politica di Hamas, non quella di voler distruggere di
Israele. Aggiungo anche che Israele non si è sempre difesa, ha anche fatto
guerre di aggressione e che fin dalla sua dichiarazione di stato nel 1948 si
è estesa su un territorio che era superiore a quello previsto dall'ONU per
lo stato ebraico.
Lorenzo







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