R: [pace] La Terra ha molti luoghi





Grazie per la riflessione..condivido l'importanza del considerare i "pazienti", i "malati" innanzitutto delle persone, portatrici di dignità e capaci di vitalità e coraggio. Questo dovrebbe essere l'atteggiamento da promuovere in ambito sanitario, nella cura delle persone. Si tratta infatti di avere "cura" dei propri simili.. to take care of them.
Il taglio di fondi alla sanità pubblica, la privatizzazione possono portare lontano da questo atteggiamento, di "cura dell'umanità".
Al proposito, per chi fosse interessato, vi rinvio ad un appello a tutti i medici ed operatori sanitari che dichiara l'opposizione alla costruzione di basi di guerra un atteggiamento coerente con , e conseguente dalla  deontologia della professione di medico.
é un appello sorto da cittadini di Vicenza che si oppongono alla costruzione della nuova base USA al Dal Molin.
Grazie per l'attenzione.
Marta Zecchetto 
Da: Ettore Masina <ettore at ettoremasina.it>
Oggetto: [pace] La Terra ha molti luoghi
A: pace at peacelink.it
Data: Domenica 3 agosto 2008, 10:14

LETTERA 134
luglio 2008

La Terra ha molti luoghi
1
Vengo da un luogo dove molte idee e certezze cadono o mutano,  come le foglie
degli alberi al mutare delle stagioni, molte speranze sembrano bambine impaurite
oppure madri intrepide nella loro inermità, e molte disperazioni affermano
perentoriamente il loro potere; un luogo in cui talvolta il destino sembra un
uccello da preda calato improvvisamente dalle oscure regioni dell'assurdità
 per dilaniare piccole innocenti felicità quotidiane.
Vengo da un luogo silenzioso in cui i ricordi portano gli echi di grandi,
spaventosi rumori: incidenti stradali, strumenti di lavoro diventati nemici,
crolli  di impalcature, esplosioni; oppure ogni ricordo si è sperso nelle
amnesie da choc, la tragedia è avvenuta silenziosamente perchè una piccola
vena si è spezzata o - persino! - un  minuscolo insetto ha iniettato un
micidiale veleno.
Vengo da un luogo ( un ospedale, come avrete inteso) in cui non tutti i
ricoverati hanno due gambe o due braccia o polmoni funzionanti o piedi capaci di
reggere un corpo: talvolta un corpo vecchio, talvolta un corpo giovanissimo. Un
luogo in cui vi sono letti che sembrano cabine di astronavi, collegati, come
sono, a macchinari, cavi, schermi televisivi, ma anche un luogo in cui le
lacrime hanno lo stesso sale di quelle dei secoli passati. Porto notizie di quel
luogo, ma prima devo spiegare perchè l'ho visitato.
2
Il luogo di cui parlo è un istituto di riabilitazione, il Gervasutta di 
Udine. Vi sono approdato due volte (l'anno scorso  e quest'anno) in
daily hospital, per qualche opportuno restauro, ma voglio dire subito alle
amiche e agli amici che, grazie anche a questa scelta, le mie condizioni di
salute sono oggi più che buone.
3
Il luogo che ho frequentato nel mese di luglio non è, naturalmente, un
paradiso; anche qui vi è chi ha meno voglia di lavorare di altri e, come accade
in tante altre sedi ospedaliere, è riconoscibile per la ruvidezza dei rapporti
con i malati. Chi non ama il suo mestiere e non ha la forza di cambiarlo ( o di
cambiare se  stesso) non può amare gli altri e si imprigiona in un bozzolo di
infelicità. Anche qui vi sono gelosie e, mi figuro, camarille
Tuttavia il luogo da cui vengo mi è sembrato in grande prevalenza, un luogo
pulito e onorabile per l'umanità e la  cortesia con la quale medici e
paramedici trattano i pazienti; e soprattutto un luogo in cui più che pietà si
respira stima, cioè si cerca di far capire al paziente che "farcela"
è anche questione del suo coraggio. Una volta, in un ospedale romano, ho
sentito un medico rispondere a un paziente che, un pò petulantemente, è vero,
ma nel suo  pieno diritto, chiedeva informazioni sulla sua malattia: "Lei
faccia il malato: segua le nostre prescrizioni e lasci perdere il resto, ché a
quello  ci pensiamo noi": una pretesa classista, castale che toglie
dignità a chi soffre, così come gli toglie stupidamente gli abiti per
confinarlo per l'intera giornata nell'avvilimento del pigiama.
La filosofia che a me pare di vedere in azione al Gervasutta è esattamente il
contrario. L'infermità che  ha lacerato la qualità della tua vita è una
sfida che è posta a te, fa parte della tua storia personale, dunque non puoi
che esserne protagonista; il medico e i paramedici sono, se tu lo vuoi, tuoi
alleati: possono guidarti ma proprio come una guida alpina che sa graduare i
passaggi difficili, le forze del cliente, l'avvicinarsi di temporali
imprevisti, le crisi di stanchezza, la necessità di soste, il  chiodo da
piantare nella roccia. La capacità di sforzo portata sino a limiti ragionevoli
ma non pietisti fa parte della filosofia: vedi vecchietti andarsene
ringalluzziti, portano con  sé una bombola d'ossigeno ma hanno appena
terminato un esercizio con pesi da tre chili; tre settimane è il periodo di
tempo necessario, se il paziente "tiene", a consentire a un amputato
di camminare senza bastone su una gamba meccanica.

4
Nessuno viola le leggi della privacy ma molti ricoverati  seguono con
rispettosa cordialità i progressi dei compagni più gravi. Mentre io
frequentavo il Gervasutta, la persona più importante sembrava essere per molti
Laura A. L'anno scorso ha quasi perso la vita in  un micidiale incidente
automobilistico e adesso è rimasta tetraplegica. Vuol dire che muove soltanto
un avambraccio e un polso. Siccome è una donna straordinaria, è diventata un
po' l'esempio del coraggio che è necessario ai pazienti del Gervasutta.
Quando arriva nella stanza che serve da "ritrovo" sembra una regina
sul suo trono, tanto è eretta nella carrozzina che le serve da esoscheletro e
che lei ha imparato a guidare velocemente con quel suo polso eroico. Sorride,
sempre, e forse è anche per quello che è tanto amata. Spesso, prima che lei
arrivi dalla palestra o dalla "terapia occupazionale", è preceduta
dalle buone notizie: che ha finalmente potuto bere un caffé, che quel suo polso
fatato è riuscito a solle!
 vare un peso di 3 etti 3... Che sa persino azionare un computer: giorni  fa,
sapendo che mia moglie Clotilde sta facendo alcune ricerche, le ha regalato un
mazzetto di papers rintracciati in internet. Per la laurea di una figlia è
uscita a far festa in un ristorante. Chi può, quando lei gira per i corridoi
del Gervasutta, corre ad aprirle le porte antipanico.
5
Visitare un ospedale siffatto,  vuol dire rendersi conto della gravità di
situazioni sulle quali si è spesso fatto della contro-retorica. Avete presente
certa ironia delle destre sui  "mestieri usuranti"? Al Gervasutta  non
arrivano casi "acuti" né lungo degenti, ma non è difficile
incontrare vecchi che si portano addosso i segni  di fatiche durissime
affrontate sin da giovani: contadini, minatori, muratori, emigranti: i
superstiti di un'Italietta fascista e padronale che ai poveri assegnava
soltanto guerre e  sfruttamento. Le storie che si raccolgono parlando  con
vecchi schiacciati dalla loro stessa mansuetudine e ridotti a corpi deformi
dovrebbero essere raccontate nelle chiese e nelle scuole. Commuove vedere quanto
siano più alti e vigorosi i figli e le figlie che vengono a trovarli o
amorevolmente li portano avanti e indietro dal daily hospital. La democrazia, i
sindacati, le lotte proletarie hanno lasciato un segno - bellissimo! - sulla
carne dei nostri figli. Ma qualc!
 uno cerca di riportare indietro gli orologi.
6
Ho un'età che una volta si sarebbe detta "veneranda", ma che
oggi, soprattutto per certe statistiche e certi governanti, risulta
"asociale", nel senso che chiede alla comunità "troppi" e
"troppo gravosi" impegni economici. Da questa constatazione, potrebbe
- e forse dovrebbe - partire un lungo discorso che al momento non ho voglia di
fare. Quello che invece voglio dire, e che mi sembra straordinariamente
importante, è il seguente. Noi anziani finiamo, proprio in virtù della nostra
età, per essere i veri intenditori del sistema sanitario nazionale. Allora va
detto: il Gervasutta è un esempio di buona sanità ma non è un unicum.
Ciascuno di noi, come ciascuno dei miei lettori e lettrici, ha certamente tristi
casi da segnalare al riguardo; e una stampa, non sempre disinteressata,
amplifica proteste e denunzie. Tuttavia, se lo si paragona ai sistemi sanitari,
non si dice quelli del cosiddetto Terzo Mondo ma quelli dei fatidici G8, la
nostra realtà ospedaliera risulta migliore di !
 tutte le altre, in particolar modo di quella britannica e di quella americana.
Contro questa situazione è adesso in corso un'opera di smantellamento a
favore del "privato". Tra poco questa offensiva sarà più chiara; e a
pagarne il prezzo sarà proprio la povera gente che ha votato Berlusconi e
Tremonti.
7
Ridare qualità alla vita di chi sembrava ormai cacciato dalla disgrazia ai
margini di ogni allegria e persino di ogni  serenità è opera preziosa. Nelle
palestre del Gervasutta guardavo il lavoro delle fisioterapiste e dei
fisioterapisti. Non se ne rendevano conto, loro, e si sarebbero meravigliati e
meravigliate se gliel'avessi detto: ma qualche volta mi sembravano
faticatori intenti a rimuovere grosse pietre da una strada, ed altre volte
suonatori e suonatrici di strumenti  musicali, danzatori, impastatori di pane,
genitori di adulti tornati bambini e di nuovo incapaci di camminare e coordinare
i propri gesti; qualche volta severi nel chiedere maggiore attenzione e qualche
volta amorevoli nel sollecitare speranze.
Li guardavo e pensavo: siamo a pochi chilometri da Aviano dove sostano gli
aerei americani che trasportano verso luoghi di tortura i "nemici
combattenti" dell'impero. Mentre sentivo la mia schiena raddrizzarsi e
i miei muscoli rilassarsi sotto esperte mani che mi rendevano più libero
pensavo a Guantanamo e a cento altre sedi di sevizie spesso elaborate sulle
stesse basi scientifiche; e mi domandavo (e mi domando) come la nostra civiltà
che mai come in questo tempo si occupa della bellezza dei corpi umani possa poi
fingere di non sapere che le crocifissioni continuano.
Ettore Masina
Attenzione!
Chi non riuscisse a procurarsi in libreria il mio "Le nostre barche sono
rotonde", può acquistarlo direttamente  dalla casa editrice. Per farlo,
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costo complessivo unitario è fissato in ¤ 12,00, comprensivo della spesa per
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Ettore Masina
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