[Stampa] Amnesty chiede all'Iran di porre fine alla discriminazione nei confronti della minoranza curda



COMUNICATO STAMPA
CS105-2008

AMNESTY INTERNATIONAL CHIEDE ALL'IRAN DI PORRE FINE ALLA DISCRIMINAZIONE
NEI CONFRONTI DELLA MINORANZA CURDA

In un nuovo rapporto pubblicato oggi, Amnesty International ha dichiarato
che il governo iraniano sta venendo meno al suo dovere di prevenire la
discriminazione e le violazioni dei diritti umani contro i cittadini
curdi, in particolare le donne. Secondo l'organizzazione, la repressione
nei confronti dei curdi iraniani, soprattutto dei difensori dei diritti
umani, sta aumentando.

Il rapporto di Amnesty International cita esempi di discriminazione
religiosa e culturale, cosi' come nel campo dell'abitazione,
dell'educazione e dell'impiego, contro i circa 12 milioni di curdi che
vivono in Iran, il 15 per cento della popolazione del paese. A venir presi
soprattutto di mira sono i difensori dei diritti umani e i giornalisti.

'La Costituzione iraniana stabilisce l'uguaglianza di tutti gli iraniani
di fronte alla legge. Ma, come denuncia il nostro rapporto, questo non
vale per i curdi. Il governo di Teheran non ha preso misure adeguate per
porre fine alla discriminazione e al ciclo di violenza che colpisce le
donne, ne' tanto meno per punire i responsabili' - si legge nel rapporto.

Le donne curde che lottano per i propri diritti si scontrano con un
duplice ostacolo: fanno parte di una minoranza etnica emarginata e vivono
in una societa' fondamentalmente patriarcale.

Sebbene costituiscano la spina dorsale dell'economia delle aree curde, le
donne e le bambine sono sottoposte a rigidi codici sociali, usati per
negare i loro diritti umani. A causa di questi codici, puo' risultare
molto difficile per le autorita' indagare sulle ineguaglianze nel campo
dell'educazione, sui matrimoni precoci e forzati, sulla violenza domestica
e sulle tragiche conseguenze di alcune di queste violazioni, come i
'delitti d'onore' e i suicidi.

'Le donne curde subiscono violenza quotidianamente e vengono discriminate
dalle autorita' e dalla propria comunita', compresi i familiari. Il
governo iraniano e' obbligato a esercitare la diligenza dovuta per
sradicare la violenza contro le donne in casa e nella comunita', ma
purtroppo cio' non sta avvenendo' - prosegue il rapporto.

Sebbene l'espressione della cultura curda, ad esempio attraverso
l'abbigliamento e la musica, sia  generalmente rispettata e la lingua
curda sia utilizzata in alcune trasmissioni e pubblicazioni, questa
minoranza continua a subire una discriminazione assai radicata.

Il rapporto di Amnesty International descrive alcuni recenti casi di
violazioni dei diritti umani contro gli appartenenti alla minoranza curda:

- nel febbraio di quest'anno, Farzad Kamangar, Ali Heydariyan e Farad
Vakili sono stati condannati a morte per il reato di 'moharebeh' (azione
ostile a Dio), al termine di un processo farsa. La condanna per
'moharebeh' viene inflitta a coloro che sono accusati di aver preso le
armi contro lo Stato e di avere rapporti col Pkk, il Partito dei
lavoratori del Kurdistan, la formazione armata che compie attacchi in
Turchia. Heydariyan e Vakili sono stati anche condannati a 10 anni di
carcere, a quanto pare per aver falsificato documenti, da scontare prima
dell'esecuzione. Kamangar, un insegnante di 32 anni, ha rifiutato di
chiedere clemenza affermando che farlo avrebbe significato ammettere la
propria colpevolezza. La sua condanna a morte e' stata confermata l'11
luglio dalla Corte suprema e rischia di essere eseguita da un momento
all'altro;

- sempre quest'anno, a maggio, Mohammad Sadiq Kabudvand e' stato
condannato a 11 anni di carcere dalla 15a Sezione del Tribunale
rivoluzionario di Teheran: 10 anni per 'aver agito contro la sicurezza
dello Stato mediante l'istituzione dell'Organizzazione per i diritti umani
del Kurdistan (Hrok)' e un anno per 'propaganda contro il sistema'. Il
verdetto e' stato emesso al termine di un processo a porte chiuse. Amnesty
International considera Kabudvand prigioniero di coscienza, condannato
solo per aver esercitato, come giornalista e presidente dell'Hrok, il suo
diritto alla liberta' d'espressione e di associazione;

- Hana Abdi, studentessa di Psicologia, e' stata arrestata il 4 novembre
2007 a casa del nonno, a Sanandaj. E' stata detenuta in isolamento per tre
mesi. Nel giugno di quest'anno la 2a Sezione del Tribunale rivoluzionario
di Sanandaj l'ha condannata a cinque anni di carcere, da scontare al
confino nella piccola citta' di Germi, nella provincia dell'Azerbaigian
occidentale, per l'accusa di 'essersi associata e aver colluso per
compiere un reato contro la sicurezza nazionale'. Abdi fa parte della
Campagna per l'eguaglianza, un'iniziativa per i diritti delle donne
iraniane che chiede la fine della discriminazione legale contro le donne
in Iran. Amnesty International la considera prigioniera d'opinione,
condannata solo per aver esercitato pacificamente il suo diritto alla
liberta' d'espressione e di associazione.

Ulteriori informazioni

Quello diffuso oggi e' l'ultimo di una serie di rapporti di Amnesty
International sulla violazione dei diritti umani delle minoranze etniche e
culturali dell'Iran. I precedenti rapporti avevano riguardato gli arabi e
i baluci.  Amnesty International da tempo sottopone le proprie
preoccupazioni, comprese quelle contenute in questo rapporto, al governo
iraniano ma non ha mai ricevuto una risposta adeguata. Le autorita' di
Teheran replicano raramente e da oltre 28 anni non permettono ad Amnesty
International di visitare il paese.

FINE DEL COMUNICATO
Roma, 30 luglio 2008

Il rapporto Iran: Human rights abuses against the Kurdish minority e'
disponibile in lingua inglese all'indirizzo http://www.amnesty.org e
presso l'Ufficio stampa di Amnesty International Italia.

Per approfondimenti e interviste:
Amnesty International Italia - Ufficio stampa
e-mail: press at amnesty.it